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DECIMA SERIE

AVVERTENZA

l. Il presente volume, primo della decima serie, contiene il materiale relativo al periodo compreso tra l'indomani della proclamazione dell'armistizio con le Nazioni Unite (9 settembre 1943) e lo spirare del secondo ministero Bonomi (11 dicembre 1944).

Il primo documento è datato da Pescara, dal IO settembre il Governo è a Brindisi, il 10 febbraio 1944 si trasferisce a Salerno e il 15 luglio può finalmente tornare a Roma. Questo peregrinare evoca da solo le circostanze del periodo: la guerra sul territorio nazionale con le forze delle Nazioni Unite che risalgono lentamente la penisola, la separazione di fatto del paese lungo la linea mobile delle operazioni militari, l'occupazione straniera a Nord e Sud di tale linea. Il problema principale del Governo, sul piano della politica estera, è quello di cercare d'ottenere l'applicazione della promessa contenuta nel «documento di Quebec», che accompagna politicamente l'armistizio di Cassibile, i cui termini, esso dice, «do not visualize active assistance of Italy, in fighting the Germans» e chiarisce: «The extent to which the terms will be modified in favour of Italy will depend on how far the Italian Government and people do in fact aid the United Nations against Gern1any during the remainder of the wan>. E per dare concretezza a questo chiarimento, la frase seguente del documento dice: «The United Nations however state without reservations that wherever the Italian forces or Italians fight the Germans or destroy German property or hamper German movement they will be given all possible support by the forces of the United Nations». La documentazione qui pubblicata trova su questo tema il suo filo conduttore, che si dipana in modo costante anche se non sempre lineare. Si passa così dall'incontro di Malta del 29 settembre tra Badoglio ed Eisenhower nel quale viene firmato il testo dell'unconditional surrender, alla dichiarazione di guerra alla Germania e al riconoscimento della «cobelligeranza» (13 ottobre) che si accoppia però con condizioni di impiego delle residue forze armate italiane corrispondenti più al testo d'armistizio che al suo corollario politico. E a ciò corrisponde, sul piano politico generale, la trasformazione della Missione militare alleata, organo -almeno sul piano teorico -di coordinamento, nella Commissione alleata di controllo (A.C.C.), non solo dell'applicazione dell'armistizio, ma anche dell'intero apparato statale, comprese naturalmente le rappresentanze all'estero nei paesi neutrali. La situazione non migliora con l'istituzione del Comitato consultivo per l'Italia, deliberata dai tre maggiori paesi della coalizione antihitleriana nella conferenza di Mosca dell'ottobre 1943. In tale Comitato siederanno, oltre agìi anglo-americani, un sovietico, un rappresentante del Comitato francese di liberazione e ancora un greco e uno jugoslavo; e gli è affidato il compito di formulare raccomandazioni dirette a coordinare la politica alleata nei confronti dell'Italia, secondo le risoluzioni adottate nella conferenza di Mosca. L'importanza del Comitato è modesta, data la sua natura consultiva, ma esso consente ai rappresentanti del Governo italiano di entrare in contatto con persone diverse dai membri

della Commissione di controllo e ciò darà Io spunto alla ricerca di altre vie per tentare di dare alla cobelligeranza un significato più concreto: sono la via sovietica e quella francese. Dal primo tentativo viene l'approccio con l'U.R.S.S. e il ristabilimento di relazioni ufficiali con Mosca nel marzo 1944; dal secondo verranno poi le conversazioni con la Francia che approderanno a qualche risultato solo nel febbraio 1945.

II tema su indicato trova il suo primo provvisorio approdo nella Dichiarazione di Hyde Park (26 settembre 1944) che annunzia un allentamento del controllo alleato in seguito all'evoluzione della situazione politica interna del paese determinata dalla formazione del ministero Bonomi nel giugno. Nel periodo che ruota intorno a questo mutamento affiora un secondo tema rilevante della documentazione raccolta nel volume: l'atteggiamento del Governo italiano nei confronti della politica estera fascista quale necessaria premessa delle future condizioni di pace. È questo un tema che prenderà consistenza sempre maggiore e si intreccerà con l'altro della valorizzazione delle promesse del documento di Quebec. La maggior parte della documentazione compresa nel volume si sviluppa su questi due temi maggiori, ma trovano il loro posto anche le questioni minori di cui il Governo ebbe ad occuparsi (prigionieri, internati, situazione delle rappresentanze nei paesi controllati dalla Germania, comportamento delle truppe alleate in Italia, Roma città aperta, ecc.) nonché i rapporti con la Resistenza nel Nord del paese e questioni più proprie della politica interna quando queste erano direttamente connesse con la politica degli Alleati, quale la questione istituzionale, che registrò la nota differenza di orientamenti tra americani e inglesi.

2. La documentazione su tutti gli argomenti ricordati è stata selezionata con particolare larghezza, proporzionata comunque all'importanza di ciascuno di essi, secondo le regole consuete di questa raccolta. Ne è tuttavia risultato un volume di dimensioni ridotte, nonostante la lunghezza del periodo considerato. E ciò è naturalmente dovuto alla consistenza della documentazione conservata, che è assai limitata, perché tale fu, per motivi strutturali e politici, l'azione che potè essere condotta. A Brindisi si ritrovò un piccolo gruppo di funzionari che riaprì un Ministero degli Esteri, distaccandosi dalla segreteria del capo del Governo, il 18 ottobre, ed ebbe una guida autonoma nel nuovo segretario generale, Renato Prunas, a partire dal 2 novembre. E tale la situazione sostanzialmente rimase, pur con l'incremento di altri pochi funzionari che riuscirono a passare le linee, fino al ritorno del Governo a Roma: un piccolo nucleo di diplomatici, raggruppati nell'unico ufficio della Segreteria Generale, in poche stanzette anche nella più comoda sistemazione di Salerno. Le carte furono però custodite scrupolosamente e si ebbe anche cura di raccogliere quanto si poteva reperire di pertinente di data anteriore al 18 ottobre. Ma anche dopo il ritorno a Roma, quando si potè procedere alla ricostituzione organica di quasi tutti gli uffici del Ministero, la situazione mutò di poco: il centro propulsore dell'attività politica rimase la Segreteria Generale e questo ha fatto sì che tutta la documentazione più importante, anche del secondo semestre del 1944, si trovi nel suo archivio. Lo spoglio dei fascicoli delle varie Direzioni Generali del Ministero ha offerto a questo volume solo uno scarso contributo essendo state omesse le questioni minori in base ai criteri generali cui questa raccolta si ispira.

Qualche chiarimento specifico merita la raccolta della corrispondenza telegrafica per il periodo qui considerato. In primo luogo è da ricordare che, per tutta la sua estensione, i telegrammi partirono e arrivarono attraverso la Commissione alleata di controllo nel senso che quelli in partenza venivano consegnati, in inglese, all'A.C.C., la quale decideva se spedirli o no (e in alcuni casi non li spedì); quelli in arrivo dalle poche rappresentanze all'estero esistenti, trasmessi sempre in inglese attraverso la rete di comunicazione degli Alleati, pervenivano all'A.C. C., che, anche in questo caso, decideva se consegnarli o no al Governo italiano. La consegna poi avveniva, specie nel periodo iniziale, con fogli di trasmissione contenenti, a volte, anche più telegrammi, e in vari casi solo con l'indicazione del mittente, senza quindi né data né numero. Quando giunse a Brindisi, Prunas cercò di ricostituire una raccolta dei dispacci telegrafici, tradotti anche in italiano, che viene appunto chiamata «collezione Prunas», la quale però, per le ragioni dette, risulta alquanto incompleta e disorganica. Per il 1944 la raccolta telegrafica è organizzata meglio, ma anche per essa sono da ricordare due inconvenienti: i ripetuti mutamenti, specie nell'estate 1944, nella numerazione di protocollo e una rilegatura di questo materiale senza averlo prima riordinato, sicché, ad esempio, è difficile trovare la serie dei dispacci in arrivo da una sede nella sequenza dei numeri di partenza: E c'è inoltre da tenere presente che, per molte sedi, la corrispondenza faceva capo, per disposizione dell'A.C. C., ad un centro unico, in genere l'Ambasciata a Madrid: ad esempio i telegrammi per Ankara o per Berna venivano spediti a Madrid e di lì ritrasmessi, e da Turchia e Svizzera le rappresentanze inviavano i loro dispacci a Madrid che provvedeva a ritrasmetterli in Italia. Nella pubblicazione si è rispettata puntualmente la situazione descritta: quando esisteva il testo inglese lo si è preferito a quello italiano, costituendo esso il testo originale della comunicazione, come pure si è lasciata inalterata la doppia destinazione dei dispacci. C'è infine da ricordare, quanto alla trasmissione, che i telegrammi da e per Mosca furono trasmessi fino al settembre 1944 attraverso la rappresentanza sovietica in Italia. Da questa data il canale fu chiuso e quindi anch'essi passarono attraverso la Commissione alleata di controllo.

Oltre ai fondi archivistici del Ministero che si sono indicati, le ricerche sono state naturalmente estese anche a quelli dei Ministeri militari, in particolare a quello dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito che comprende le carte della Missione militare ad Algeri, e all'Archivio Centrale dello Stato. Mentre nei fondi di questo (Presidenza del Consiglio, Carte Badoglio, Carte Bonomi) non è stato rinvenuto altro che copie di ciò che esisteva nell'Archivio storico del Ministero, nelle carte del Ministero della Difesa si sono rinvenuti vari documenti interessanti di cui, come al solito, è stata segnalata la specifica provenienza. Desidero qui ringraziare, per la collaborazione prestata, il dott. Mario Serio e i funzionari dell'ACS, il generale Bertinaria, il nuovo dirigente dell'Ufficio Storico SME, col. Gay e il col. Frattolillo.

3. Vari documenti importanti erano già stati pubblicati nelle raccolte ufficiali degli Stati Uniti (United States and Italy 1936-1946, Documentary Record, Washington, United States Government Printing Office, 1946, e Foreign Relations of the United States, 1943, vol. II, Europe, Washington, United States Government Printing Office, 1964; Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, The British Commonwealth and Europe, Washington, United States Government Printing Office, 1965) e ricordati

o editi in altre pubblicazioni ufficiali inglesi o americane (SIR LLEWELLYN WooowARD,

British Foreign Policy in the Second World War, voli. II e III, London, Her Majesty's Stationery Office, 1971; C.R.S. HARRIS, Allied Military Administration of Italy, 1943-1945, London, Her Majesty's Stationery Office, 1957; HARRY L. CoLES and ALBERT K. WEINBERG, Civil Affairs: Soldiers become Governors, Washington, Departrnent of the Army, 1964; ALBERT N. GARLAND and HOWARD McGAW SMYTH, Sicily and the surrender of Italy, Washington, Department of the Army, 1965). Anche nelle memorie di alcuni protagonisti (PIETRO BADOGLIO, L'Italia nella seconda guerra mondiale, Memorie e Documenti, Verona, Mondadori, 1946; GIUSEPPE CASTELLANO, La guerra continua, Milano, Rizzoli, 1963; EGIDIO ORTONA, Anni d'America, La ricostruzione 1944-1951, Bologna, Il Mulino, 1984; CHARLES DE GAULLE, Mémoires de guerre, vol. II, L'unité 1942-1944, Paris, Plon, 1956) erano già stati pubblicati vari documenti, che sono stati comunque riscontrati sugli originali, indicando, quando occorreva, le differenze; sono stati anche utilizzati i diari di Croce e Macmillan (BENEDETTO CROCE, Quando l'Italia era tagliata in due, Estratto di un diario, Luglio 1943-Giugno 1944, Bari, Laterza, 1948; HAROLD MACMILLAN, War Diaries. Politics and War in the Mediterranean 1943-1945, London, Macmillan, 1984) e infine il volume di Brusasca (/1 Ministero degli Affari Esteri al servizio del popolo italiano, 1943-1949, a cura di GIUSEPPE BRUSASCA, Roma, Tipogr2tfia riservata del Ministero degli Affari Esteri, 1949) che è a mezza strada tra un ricordo del periodo, tratto dalle carte del Ministero, e un annuario diplomatico, al quale si rimanda soprattutto per il resoconto delle vicende toccate dopo l'armistizio alle rappresentanze all'estero.

Naturalmente molto del materiale qui raccolto era stato già utilizzato, e talvolta parzialmente riprodotto, da vari studiosi. Non potendoli citare tutti, ricordiamo solo il primo, che fu Mario Toscano con i saggi su La ripresa delle relazioni diplomatiche fi"a l'Italia e l'Unione Sovietica nel corso della seconda guerra mondiale (in «La Comunità Internazionale», 1962, fase. l); La ripresa delle relazioni diplomatiche fra l'Italia e la Francia nel corso della seconda guerra mondiale (in «Storia e Politica», 1962, fase. IV); Altre rivelazioni sull'armistizio di Malta e sulla dichiarazione di cobelligeranza dell'Italia (in «Nuova Antologia», nn. 1967-1968, novembre-dicembre 1964), ristampati i primi due in MARIO ToSCANO, Pagine di storia diplomatica contemporanea, vol. II, Milano, Giuffré, 1963, e, con aggiornamenti, in ID., Designs in diplomacy, Baltimore, The Johns Hopkins Press, 1970; il terzo in ID., Dal 25 luglio al/'8 settembre, Firenze, Le Monnier, 1966.

4. Nella preparazione di questo volume mi hanno aiutato la dott. Emma Moscati per la ricerca archivistica sui fondi ministeriali e le dott. Alessandra Raffa, Antonella Grossi e Livia Maccarone per quelle negli archivi esterni. L'indice-sommario e la tavola metodica sono ancora opera della dott. Moscati, mentre alla dott. Raffa si devono le appendici e l'indice dei nomi. La dott. Francesca Grispo ha curato la revisione redazionale dell'intero volume. A tutte queste preziose collaboratrici il mio più sentito ringraziamento.

Ma un ringraziamento particolare lo debbo al segretario generale del Ministero, ambasciatore Bruno Bottai: se questo primo volume della serie decima vede la luce molto si deve al suo incoraggiamento e al suo sostegno per il proseguimento del lavoro della Commissione oltre 1'8 settembre 1943.

PIETRO PASTORELLI


DOCUMENTI
1
1

IL COMANDO SUPREMO AL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE

MONKEY 30. [Pescara], 9 settembre 1943, ore 21,50 (per. ore 22,10 j2.

We are moving to Taranto. We shall re-establish communications tomorrow 10th September, we repeat 10th September. Greetings.

2

IL COMANDANTE IN CAPO DELLE FORZE ALLEATE, EISENHOWER, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MESSAGGIO. ... , 10 settembre 1943, [ore 16,57j4.

L'intero futuro ed onore dell'Italia dipendono da ciò che le sue forze armate sono ora pronte a fare. I tedeschi sono definitivamente e deliberatamente entrati in campo contro di voi. Hanno mutilato la vostra flotta ed affondato una delle vostre navi; hanno attaccato i vostri soldati e si sono impadroniti dei vostri porti. I tedeschi vengono ora attaccati sulla terra ed in mare e, su una scala sempre più vasta, nell'aria. È giunto il momento di agire. Se l'Italia, dal primo all'ultimo uomo, si alza ora prenderemo ogni tedesco per la gola. Vi propongo con urgenza di fare perciò un richiamo squillante a tutti gli Italiani amanti della Patria. Hanno già fatto molto di propria iniziativa ma queste azioni sembrano essere incerte e non coordinate. Hanno bisogno di essere guidati e per lottare è necessario ed essenziale dare al vostro popolo un'idea chiara ed efficiente della situazione. V.E.

1 Copia dalle Carte della Missione militare italiana presso il Comando delle forze alleate, in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. 2 Una nota sulla copia del messaggio ricevuto ad Algeri, che qui si pubblica, avverte: «Monkey closed down in spite of our protests at 19,50 GMT, repeat 19,50 GMT (21,50 !oca!)».

3 Copia in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Ed., nell'originale inglese, in ALBERT N. GARLANIJ and HOWARIJ McGAW SMYTH, Sici/y and the Surrender of lta/y, Washington, Department of State Army, 1965, p. 253.

4 La trasmissione avvenne per via marittima. Nel foglio, prima del messaggio, si legge: «Mi è stato ordinato dal mio Comandante in Capo di portare, con il mezzo più veloce possibile, il seguente messaggio del Generale Eisenhower al Maresciallo Badoglio e Vi prego quindi di farlo giungere in tal modo a destinazione. Mi è stato pure ordinato di rendere un rapporto non appena il messaggio è stato consegnato al Maresciallo Badoglio e Vi prego di mandarmi un ufficiale a bordo del "Pelican" non appena ciò sia stato eseguito».

è l'unico uomo che può fare ciò. Potete così assisterci a liberare il Vostro paese dagli orrori dei campi di battaglia. Vi prego con urgenza di agire adesso: l'esitazione verrebbe interpretata dal nostro comune nemico come un segno di indecisione e debolezza 1•

3

IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT, E IL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MESSAGGIO. ... , IO settembre 1943, [notte].

Marshal, it has fallen to you in the hour of your country's agony to take the first firm step to win peace and freedom for the Italian people and to win back for ltaly an honourable piace in the civilization of Europe.

You have already freed your country from Fascist servitude. There remains the even more important task of cleaning the ltalian soil from the German invaders.

Hitler, through his accomplice Mussolini, has brought ltaly to the verge of ruin. He has driven the Italians into disastrous campaigns in the sands of Egypt and the snows of Russia. The Germans bave always deserted the Italian troops on the battlefield, sacrificing them contemptuously in order to cover their own method of retreat. Now Hitler threatens to subject you ali to the cruelties he is perpetrating in so many lands.

Peoples of Italy, now is the time for every ltalian to strike his blow. The liberating armies of the Western World are coming to your rescue. W e bave very strong forces and are entering at many points. The German terror in ltaly will not last long. They will be extirpated from your land and you, by helping in this great surge of liberation, will piace yourselves once more among the important and long proved friends of your country from whom you have been so wrongfully estranged.

Take every chance you can, strike hard and strike home. Have faith in your future. Ali will come well. March forward with your American and British friends in the great world movement towards freedom, justice and peace3 .

I Per la risposta vedi D. 4.

2 Ed. in United States and Italy 1936-1946, Documentary Record, Washington, United States Government Printing Office, 1946, p. 68, e in Foreign Relations of the United States. Diplomatic Papers, 1943, vol. Il, Europe, Washington, United States Government Printing Office, 1964, pp. 363-364, e parzialmente, in italiano, in PIETRO BADOGLIO, L'Italia nella seconda guerra mondiale (Memorie e documenti), Verona, Mondadori, 1946, p. 126.

3 Per la risposta vedi D. 5.

4

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL COMANDANTE IN CAPO DELLE FORZE ALLEATE, EISENHOWER

MONKEY 39. [Brindisi], 11 settembre 1943 2•

Your message received 3 . Since yesterday, orders have been communicated to all armed forces to act vigorously against German aggressions. Today a message from the King and a proclamation from me will be sent out to Nation. It is absolutely necessary now, Signor Generale, that we should coordinate our actions as we are fighting the same adversary. I beg you to send me quickly Brindisi one of your officers specially qualified to put me au courant of situation. Whole situation demands your contribution will be the swiftest and the most powerful possible4 .

5

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT, E AL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL

MESSAGGIO. Brindisi, 11 settembre 1943 6 .

Ringrazio vivamente per il messaggio che Voi, che dirigete i destini di così grandi Nazioni, avete voluto inviare a me, in queste ore tanto tragiche per il mio Paese7 .

Faccio sicuro affidamento sulla Vostra affermazione che le forze armate anglo-.j:lmericane, che già sono sbarcate in diversi punti del Continente italiano, seguiteranno ad affluire numerose e sollecitamente come richiede imperiosamente la situazione.

Le nostre forze armate, già provate e disseminate in Italia e più ancora fuori d'Italia, non hanno la possibilità di riunirsi e di validamente opporsi da sole alle forze tedesche. Ma tutto quello che è possibile è, e sarà fatto con quello stesso spirito e con quella stessa tenacia che esplicammo insieme sui campi di battaglia d'Italia e di Francia durante la grande ultima guerra.

I Copia dalle Carte della Missione militare italiana presso il Comando delle forze alleate, in Archivio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

2 Manca l'indicazione dell'ora di partenza. Risulta pervenuto il 12 alle 5,20.

3 Vedi D. 2.

4 Per la risposta vedi D. 6.

5 Ed., dalla metà del terzo capoverso, in BADOGLIO, L'Italia nella seconda guerra mondiale, cit.,

pp. 126-127. 6 Dalla copia in italiano, l'unica agli atti del Ministero, che qui si pubblica, non risulta il mezzo di trasmissione del documento. 7 Vedi D. 3.

Posso assicurarvi che il popolo italiano, tutto stretto attorno al suo Re, e che anela a costo di qualsiasi sacrificio a conseguire la libertà ed una pace con giustizia non mancherà di fare virilmente il suo dovere, tutto il suo dovere in questa occasione.

La fede non ci manca, e marceremo con Voi, o amici americani e britannici.

6

IL COMANDANTE IN CAPO DELLE FORZE ALLEATE, EISENHOWER, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

DRIZZLE 71. ... , 13 settembre 1943, ore 18,122•

In accordance with Your request 3 an Allied Mission is being formed and will be despatched to Your Government in the near future. Time and piace of arrivai will be notified Iater. Mission will consist of approximately sixteen officers and twenty-eight other ranks for whom it is requested You arrange accomodation, including Iiving quartiers and necessary office space. Mission will bave authority to transmit instructions of Allied Forces Headquarters under terms of co-ordinated action of ltalian Armed Forces and people with operations of Allied Forces.

7

IL COMANDANTE IN CAPO DELLE FORZE ALLEA TE, EISENHOWER, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

DRIZZLE 94. ... , 14 settembre 1943, ore 6,30 2 .

I agree a meeting between us would be most valuable and should take piace as soon as possible4 . However it should be necessary to hold this meeting near Tunis, as I am reluctant to leave my Headquarters at present stage of operations. If you agree with the foregoing, details can be worked out through the Military Mission5 .

1 Copia dalle Carte della Missione militare italiana presso il Comando delle forze alleate, in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

2 Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo.

3 Vedi D. 4.

4 La richiesta di un incontro era stata avanzata con il Monkey 46 del 12 settembre, che non è stato rinvenuto. Si veda GARLAND and SMYTH, Sicily and the Surrender of Italy, cit., p. 540.

5 Con Drizzle 109 del 15 settembre 1943 Castellano comunicò: «Well known meeting unlikely to take piace before twenthies. Will comunicate date as soon as possible». L'incontro ebbe poi luogo a Malta il 29 settembre: vedi D. 22.

8

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, MASON-MACFARLANE

APPUNTO l. Brindisi, 15 settembre 1943.

Le clausole dell'armistizio, divulgate dalla Radio anglo-americana, hanno dimostrato che l'Italia ha accettato la resa a condizioni molto dure e onerose, specie per quanto riguarda la flotta.

Da sua parte il nuovo governo fascista ha annunziato, per fare breccia nell'animo delle popolazioni e delle truppe, che anche esso vuole la pace, ma a condizioni onorevoli.

È assolutamente necessario ed urgente, perciò, che la parte anglo-americana specifichi pubblicamente che l'applicazione delle condizioni suddette era subordinata al successivo atteggiamento della parte italiana (inizio di applicazione legale, contegno delle autorità e popolazioni, ecc.).

Ad ogni modo, dato che i tedeschi, malgrado il corretto contegno degli italiani nei loro riguardi, dopo l'armistizio sono passati ad inequivocabili atti di guerra su vasta scala contro le Forze Armate e le popolazioni italiane, e dato che queste hanno virilmente reagito, il mondo dovrebbe conoscere che gli Alleati considerano ormai l'Italia come uno Stato che collabora spontaneamente sul piano militare.

A tale scopo occorrerebbe che la parte alleata, con attiva propaganda, attestasse i nuovi orientamenti e le intenzioni degli Alleati nei nostri confronti.

9

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI NEI PAESI NEUTRALI

T. S.N. 2 . Brindisi, 16 settembre 1943.

V.S. dipende esclusivamente e riceve ordini dal sottoscritto.

Comunicazioni di questo Governo o a questo Governo dovninno per ora essere fatte tramite organi locali dell'Intelligence Service, coi quali dovrà essere

l Copia in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, dove è anche conservata copia del seguente telegramma (Monkey 53) inviato da Badoglio a Castellano il 13 settembre 1943: «Conoscenza condizioni armistizio in seguito radiodiffusione consente intensa propaganda tedesca nostri danni. Per ottenere influenza su popolo e sostenere governo converrebbe che propaganda alleata ribadisse concetto che condizioni finali pace saranno in funzione nostro concorso. Per consentirci pronta efficace radio-propaganda necessario impianto potente stazione Puglie sotto controllo alleato». Il sistema di comunicazione diretta tra il Comando Supremo italiano (Monkey) ed il Comando delle forze alleate (Drizzle), per la cui istituzione vedi serie nona, vol. X, p. 856, fu soppresso il 15 settembre con l'insediamento a Brindisi della Missione militare alleata. ·

2 Questa copia in italiano è l'unica agli atti del Ministero, è priva di n. di prot. e non reca indicazioni circa la sua trasmissione che è probabile sia avvenuta insieme a quella del D. 14.

5 -Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

attuata la più completa collaborazione. Informo per norma che Capo S.l.M. Generale Carboni in Roma non, dico non, ha alcuna facoltà di dare ordini. Accusi ricevuta1 .

10

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, E AL MINISTRO A LISBONA, PRUNAS

Brindisi, 20 settembre 1943, ore 19,45 3•

Governo di S.M. il Re, da me presieduto, è ormai in stretta collaborazione civile e militare con anglo-americani. Vedrò modo poter attivare collegamento con

V.E. Per ora seguiti indirizzo di collaborare con vostri camerati inglesi e americani.

11

VITTORIO EMANUELE III AL RE DI GRAN BRETAGNA, GIORGIO VI, E AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT

L. PERSONALE. Brindisi, 21 settembre 1943 5 .

Ritengo opportuno prospettare in via riservata e personale a Vostra Maestà (Eccellenza) alcune considerazioni inspirate all'interesse comune dei Nostri Paesi.

A mio avviso è necessario ed urgente che tutta o la maggior parte possibile del territorio italiano venga liberato dai tedeschi, ad evitare che le grandi industrie dell'Italia settentrionale possano, loro malgrado, lavorare in pieno per il nemico fornendogli carri, aerei, autocarri: in pochi mesi, col lavoro forzato dei nostri cantieri del nord, parecchie navi da guerra, comprese due nostre navi da battaglia, potranno nuovamente solcare il Mediterraneo battendo bandiera tedesca.

I Nel registro della corrispondenza telegrafica in partenza dall'Ambasciata a Madrid c'è il seguente telegramma di risposta (T. 1661 del 25 settembre) che non risulta pervenuto a Brindisi: «With reference to Your Excellency's message received through the British Chargé d' Affaires in Madrid I have the honour to assure you that this Royal Embassy and ali the Italian Consulates in Spain will receive orders only from you. Due note has been taken of the warning that Generai Carboni is no t entitled to give any orders. I renew the assurance that I am already in full collaboration with my British and American colleagues».

2 I numeri precedenti mancano. Questa in italiano è l'unica copia esistente agli atti del Ministero. 3 Una nota, che precede la data, avverte: «Rimesso, per l'inoltro, al generale MacFarlane». Non risulta inoltrato: vedi D. 13.

4 Copia in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Ed. in GIUSEPPE CASTELLANO, La guerra continua, Milano, Rizzoli, 1963, pp. 225-226, e, nel testo inglese spedito, in Foreign Relations of the United States, 1943, vol. II, cit., pp. 374-375.

5 Le due lettere furono inviate ad Eisenhower che provvide all'inoltro ai destinatari (vedi ivi).

Nel frattempo è di essenziale importanza politica per Noi e per Voi raggiungere al più presto Roma.

Il popolo italiano il 25 luglio si è decisamente staccato dal passato regime, però io penso che un nuovo governo fascista, sia pure illegalmente costituito, ma in possesso della Capitale, potrebbe sempre, appoggiandosi su formazioni armate della milizia e sull'interessato apporto di una minoranza facinorosa, ostacolare seriamente le nostre operazioni militari e fomentare la guerra civile.

È interesse comune che questo non avvenga e ciò potrà tanto più prontamente evitarsi quanto più presto il mio Governo ed Io potremo ritornare a Roma e le nostre truppe spingersi verso l'Italia settentrionale.

Attualmente il mio Governo esercita i poteri civili su quattro provincie delle Puglie e sulla Sardegna: esso trarrebbe un notevolissimo rafforzamento morale e politico nei confronti del governo illegale del nord, ove gli fosse consentito di estendere la propria giurisdizione anche sul rimanente territorio occupato, Sicilia compresa.

L'esercizio del potere civile su di una notevole parte del territorio nazionale, consentirebbe, fornendo una maggiore scelta di uomini politici, la ricostruzione politica del Paese da completarsi col ritorno al regime parlamentare da me sempre auspicato.

Sottopongo infine alla personale attenzione di Vostra Maestà (Eccellenza) l'importantissimo problema del cambio: un trattamento più favorevole di quello adottato in Sicilia avrebbe ripercussioni morali e politiche incalcolabili per la causa comune.

Formulando i migliori voti per i Nostri Paesi, mi dico, Signor mio Fratello, di Vostra Maestà Buon Fratello'.

12

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, AMBROSIO, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, MASON-MACFARLANE

NOTA 33. Brindisi, 22 settembre 1943.

Si trascrive, per conoscenza, il seguente telegramma diretto dal Maresciallo Badoglio al Generale Eisenhower:

«Generale MacFarlane mi informa che per ordine superiore truppe 51° Corpo armata italiano dovranno guardare strade ponti aerodromi in seconda linea e cedere tutti autocarri truppe anglo-americane. Ora noi abbiamo chiesto armistizio perché deboli ma non siamo dei poltroni. Alla liberazione del nostro paese dai tedeschi intendiamo concorrere col nostro sangue. Voi che siete così grande soldato com-

I La variante di questa frase nella lettera per Roosevelt è ivi. Per le risposte vedi DD. 23 e 29.

2 Copia in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Ed., con forti varianti nella prima parte, in BADOGLIO, L'Italia nella seconda guerra mondiale, cit., p. 130. Non è stata rinvenuta risposta.

prenderete nostri sentimenti e non permetterete che ci venga inflitto un trattamento così umiliante per noi. Spero in una vostra favorevole risposta che ci permetta di agire da soldati a fianco delle vostre truppe».

13

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, MASON-MACFARLANE, AL COMANDANTE LOVATELLI

MEMORANDUM. ... , 22 settembre 1943.

I would be grateful if you would transmit to His Majesty the King and to Marshal Badoglio the following message which I bave received from Generai Eisenhower:

«The Italian missions both in Lisbon and Madrid are concerned over the absence of any knowledge regarding the present whereabouts of the Italian Government and the absence of definite instructions as to the line of policy they are to follow. The Ambassador in Madrid points out that a serious problem confronts him in Spain. There are 3,000 Italians in Madrid alone, and bis staff, including Consuls and Agents runs into the hundreds. Pressure is being brought to bear on the Consuls to declare for the Fascist Government by the Germans. Pressure has so far been resisted by ali the Consuls who are awaiting instructions. Present indefinite status cannot however continue for long. The Ambassador has heard nothing since the government left Rome and does not even know who is the Minister Foreign Affairs. He is unable to answer the questions of the Italians in Spain who are equally without information and the Ambassador states that he must bave some word quickly in order to unite them. He believes he can hold the majority in line if communications are established with bis government though i t is clear that some Italians in Spain will desert to the Fascist Regime. Direct courier service by piane from Gibraltar to the Seat of the Italian Government is solicited. D'Ajeta in Lisbon 1 has asked that a message be communicated to the King to the effect that he and bis collaborators are holding themselves at the King's disposal and awaiting bis orders. Information is further requested concerning the King's generai desire with respect to the functioning of the Legation as well as any specific wishes he may bave with regard to individuai members of the staff. It has also been suggested that Marshal Badoglio may wish to instruct Italian diplomatic organizations abroad to cooperate with the Allies and piace ali information concerning Germany at their disposal. Since it may be impractical for him to communicate direct with ali Italian diplomatic agents, he may wish to communicate through the Italian Ambassador in Madrid, passing on through him bis instructions and the terms of the Armistice for their guidance. The Italian missions bave also pointed out that another serious matter is that whereas the radio from Northern

I Il ministro a Lisbona era però Prunas.

IO

ltaly, and lately from Rome, assures Italians that the Fascist Government is the Government of Italy, no word has come from either the King or Badoglio on the other side, which is naturally disturbing to Italians abroad who feel in need of guidance»1•

14

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. S.N. 2 . Brindisi, 23 settembre 1943 3 .

Se R. Governo non ha finora comunicato con V.E. est per estrema difficoltà comunicazioni. Non posso dire località ove ci troviamo per ovvie ragioni. Ma ci troviamo in una località dell'Italia meridionale.

Direttive vostra azione e di tutte le Legazioni e Consolati coi quali V.E. può venire in contatto est seguente: firmato armistizio ed eseguite tutte le clausole, siamo ora in fase di piena collaborazione con anglo-americani per cacciare tedeschi da Italia. Sedicente governo fascista repubblicano sarà annientato da nostra avanzata al Nord. Tutti italiani devono ubbidire agli ordini del Re e appoggiare azione degli inglesi e degli americani.

Propaganda nostra est fatta attraverso radio Algeri e Londra ma a giorni funzionerà nostra radio. Seguirà a V.E. ed a Lisbona messaggio privato di Sua Maestà il Re. Comunichi con me attraverso Comando interalleato Algeri 4 .

15

MEMORANDUM D'INTESA SULL'IMPIEGO DELLA FLOTTA ITALIANA E DELLA MARINA MERCANTILE

MED. 00380/17 D. 6• [Taranto], 23 settembre 1943.

The armistice having been signed between the Head of the Italian Government and the Allied Commander-in-Chief under which all Italian warships and the Italian

l Per la risposta vedi D. 14.

2 Non ha n. di prot. considerandosi forse una ripetizione del T. 5: vedi D. IO. Risponde al D. 13.

3 Una nota manoscritta avverte: «Consegnato al generale MacFarlane».

4 Il messaggio del Re non è stato rinvenuto. Per la risposta vedi D. 16.

5 Ed. in United States and /ta/y, cit., pp. 53-54, e, in italiano, in UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE, La Marina dal/'8 settembre 1943 alla fine del conflitto, Roma 1962, pp. 230-232 (La Marina italiana nella seconda guerra mondiale, XV), con l'omissione del secondo capoverso del paragrafo 4.

6 Il documento è intitolato: «Memorandum of Agreement on the employment and disposition of the Italian Fleet and Mercantile Marine between the Allied Naval Commander-in-Chief, Mediterranean, acting on behalf of the Allied Commander-in-Chief and the ltalian Minister of Marine».

Mercantile Marine were placed unconditionally at the disposal of the United Nations, and H. M. the King of ltaly and the ltalian Government having since expressed the wish that the Fleet and the ltalian Mercantile Marine should be employed in the Allied effort to assist in the prosecution of the war against the Axis powers, the following principles are established on which the ltalian Navy and Mercantile Marine will be disposed.

(A) -Such ships as can be employed to assist actively in the Allied effort will be kept in commission and will be used under the orders of the Commander-in-Chief, Mediterranean, as may be arranged between the Allied Commander-in-Chief and the ltalian Government. (B) -Ships which cannot be so employed will be reduced to a care and maintenance basis and be placed in designated ports, measures of disarmament being undertaken as may be necessary. (C) -The Government of ltaly will declare the names and whereabouts of - (ii) -Merchant Ships now in their possession which previously belonged to any of the United Nations. These vessels are to be returned forthwith as may be directed by the Allied Commander-in-Chief. This will be without prejudice to negotiations between the Governments which may subsequently be made in connection with replacing losses of ships of the United Nations caused by ltalian action. (D) -The Allied N a val Commander-in-Chief will act as the agent of the Allied Commander-in-Chief in ali matters concerning the employment of the ltalian Fleet or Merchant Navy, their disposition and related matters. (E) -It should be clearly understood that the extent to which the terms of the armistice are modified to allow of the arrangements outlined above and which follow, are dependent upon the extent and effectiveness of Italian co-operation.

2. Method of Operation. The Commander-in-Chief, Mediterranean will piace at the disposal of the ltalian Ministry of Marine a high ranking Naval officer with the appropriate staff who will be responsible to the Commander-in-Chief, Mediterranean, for ali matters in connection with the operation of the ltalian Fleet, and be the medium through which dealings wiii be carried out in connection with the Italian Mercantile Marine. The Flag Officer acting for these duties (Flag Officer, Liaison) will keep the ltalian Ministry of Marine informed of the requirements of the Commander-in-Chief, Mediterranean, and will act in close co-operation as regards issue of ali orders to the I talian Fleet.

3. Proposed disposition of the Italian Fleet.

(a) Ali battleships will be placed on a care and maintenance basis in ports to be designated and will bave such measures of disarmament applied as may be directed. These measures of disarmament will be such that the ships can be brought into operation again if it so seems desirable. Each ship will have on board a proportion of Italian Naval personnel to keep the ships in proper condition and the Commander-in-Chief, Mediterranean, will have the right of inspection at any time.

(b) -Cruisers. Such cruisers as can be of immediate assistance will be kept in commission. At presentit is visualised that one squadron of four cruisers will suffice and the remainder will be kept in care and maintenance as for the battleships but at a rather greater degree of readiness to be brought into service if required. (c) -Destroyers and Torpedo Boats. It is proposed to keep these in commission and to use them on escort and similar duties as may be requisite. It is proposed that they should be divided into escort groups working as units and that they should be based on Italian ports. (d) -Small Craft. M.A.S., minesweepers, auxiliaries and similar small craft will be employed to the full detailed arrangements being made with the Flag Officer (Liaison) by the Italian Ministry of Marine for their best employment. (e) -Submarines. In the first instance submarines will be immobilised in ports to be designated and ;t a later date these may be brought into service as may be required to assist the Allied effort. 4. -Status of Italian Navy. Under this modification of the armistice terms, ali the Italian ships will continue to fly their flag. A large proportion of the Italian Navy will thus remain in active commission operating their own ships and fighting alongside the forces of the United Nations against the Axis powers. - 5. -Mercantile Marine. It is the intention that the ltalian Mercantile Marine should operate under the same conditions as the merchant ships of the Allied Nation. That is to say, ali mercantile shipping of the United Nations is formed into a pool which is employed as may be considered necessary for the benefit of ali the United Nations. In this wili naturally be included the requirements for the supply and maintenance of Italy. The system wili be analogous to that used in North Africa, where the North Africa Shipping Board controls ali United States, British and French shipping under certain agreements which will have to be arranged in detail in so far as Italian ships are concerned. While it may be expected that a proportion of Italian ships wili be working within the Mediterranean and to and from Italian ports, it must be appreciated that this will not always necessarily be the case and ships flying the Italian flag may be expected to be used elsewhere as is done with the merchant ships of ali the United Nations. Italian ships employed as outlined in this paragraph will fly the Italian flag and will be manned by crews provided by the ltalian Ministry of Marine.
16

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

T. 1660 1• Madrid, 24 settembre 1943.

In relazione messaggio V.E., pervenutomi oggi 24 settembre per cortese tramite Ambasciatore Stati Uniti America in Madrid 2 , onoromi comunicare quanto segue:

l) Attendo con devozione messaggio che Sua Maestà si è compiaciuto inviarmi e prego V.E. voler riaffermare Augusto Sovrano sentimenti indefettibile fedeltà mia e tutto personale R. Ambasciata e RR. Consolati dipendenti.

2) Come noto a V.E., sono in contatto con Ambasciatore Stati Uniti e Incaricato Affari britannico per rapida completa applicazione istruzioni inviatemi da V.E., e confermate con lettera autografa, circa partenza RR. Navi e piroscafi mercantili che si trovano in porti spagnoli 3 . Stamani ho prospettato a Ministro Affari Esteri spagnolo la questione pregandolo accordarmi ogni possibile facilitazione per risolverla conformemente istruzioni V.E. Jordana, nel richiedermi nota scritta, mi ha detto che esaminerà problema con ogni obiettività. Ha aggiunto che data neutralità Spagna non si nasconde delicatezza questione la quale riveste speciale carattere giuridico. Subito dopo colloquio mi sono messo in rapporto con colleghi America e Inghilterra d'accordo coi quali preparerò anzidetta nota.

3) Desidero assicurare V.E. che tutto personale R. Ambasciata è rimasto fedele Sua Maestà e ha dato sua leale adesione opera V.E. e che tutti i dipendenti Consolati in Spagna collaborano in questa linea di condotta, salvo qualche sporadica manifestazione contraria da me già parzialmente risolta. Sin dall'inizio ho informato RR. Rappresentanze in Ankara, Buenos Aires, Berna, Helsinki, Lisbona, Stoccolma, Tangeri, Dublino, Kabul della immutata linea di condotta mia e miei collaboratori. Le prime sette mi hanno già telegrafato che seguono analoga condotta. Conformemente ordini V.E. ho inviato a tutte predette Rappresentanze direttive che Ella ha voluto cortesemente trasmettere per conoscenza mia e Sedi con cui ero riuscito mettermi contatto. Assicuro che sarà mia cura continuare inoltro con massima rapidità delle comunicazioni che V.E. riterrà fare a RR. Rappresentanze predette.

4) Informo che R. Ministro a Berna mi ha telegrafato che sua Legazione continua esercitare attività tutela interessi italiani nei Paesi dove Governo svizzero ci rappresenta.

5) Per buoni uffici questo Ambasciatore America giungerà fra giorni costì mio corriere speciale con messaggi per S.M. il Re e per V.E. 4 .

1 N. di prot. generale della corrispondenza in partenza dell'Ambasciata, da dove è stato spedito in inglese. Si pubblica la copia in italiano agli atti del Ministero, sulla quale, circa la spedizione e l'arrivo, è solo annotato «via americana».

2 Vedi D. 14.

3 Non pubblicate.

4 Il messaggio per il Re non è stato rinvenuto; quello per Badoglio è il rapporto n. 8548/3056 del 25 settembre che non si pubblica. Per la risposta vedi D. 19.

17

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

Madrid, 27 settembre 1943 1 .

Riferimento capoverso tre del mio telegramma 1660 inoltrato attraverso l' Ambasciata degli Stati Uniti 3 . Le RR. Rappresentanze in Lisbona e in Tangeri mi pregano di far pervenire a

V.E. la rinnovata assicurazione della loro indefettibile lealtà a Sua Maestà ed al suo Governo e della loro piena collaborazione con le rappresentanze anglo-americane.

Il R. Ministro in Helsinki mi chiede di inoltrare il seguente messaggio: «Ringrazio V.E. per il telegramma ricevuto tramite il R. Ambasciatore in Madrid e do assicurazione che questa R. Legazione seguirà fedelmente le direttive in esso contenute. Guarnaschelli».

Il R. Ministro in Kabul ha telegrafato che la sua Legazione resta fedele a Sua Maestà ed al R. Governo italiano.

18

IL MINISTRO E CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, DE COURTEN, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, AMBROSIO

L. 1467/S. ... , 27 settembre 1943.

l) Il mattino del 23 corrente mese mi sono incontrato sull'Incrociatore britannico «Euryalus» con il Comandante in Capo della Flotta Inglese nel Mediterraneo Sir Andrew Cunningham per esaminare il problema del futuro impiego della flotta italiana. Al convegno hanno assistito, da parte italiana: il sottoscritto, l'Ammiraglio di Squadra Brivonesi, il Capitano di Vascello Giuria ti, il Capitano di Corvetta Lovatelli (interprete); da parte inglese: Sir A. Cunningham, il suo Capo di Stato Maggiore Commodoro Dick, l'Ammiraglio Peters (Capo dell'Ufficio Marina di Taranto).

2) L'Ammiraglio Cunningham mi ha presentato un memoriale (allegato 1)4 pregandomi di esaminarlo e di comunicargli le mie osservazioni e considerazioni.

1 Redatto in inglese. Si pubblica la copia in italiano, l'unica agli atti del Ministero, che reca l'annotazione: «2 dall'Ambasciatore italiano in Madrid».

2 Manca l'indicazione del mezzo di trasmissione e della data d'arrivo.

3 Vedi D. 16.

4 Non pubblicato: si tratta di un progetto (draft), in data 19 settembre, intitolato «Employment of the ltalian Fleet» il cui contenuto è letteralmente identico al D. 15 salvo l'inizio del paragrafo 4 che cominciava con le parole: «Referring to these modifications of... » sostituite poi con «Under this modification of...».

La successiva discussione è durata circa due ore e mezzo e si è svolta con molta franchezza e comprensione dalle due parti, tenendosi presente da parte mia l'obbiettivo fondamentale di ottenere che la flotta italiana possa al più presto riprendere la propria attività, nel quadro della liberazione del territorio nazionale, in condizioni che siano onorevoli e tali da rispettare il principio della sovranità nazionale.

3) Riassumo qui di seguito i punti per i quali ho sollevato obiezioni ed risultati ai quali si è pervenuti di comune accordo:

a) Cap. l, par. A -Ho fatto presente che, trattandosi di porre le navi impiegabili agli ordini del Comandante in Capo del Mediterraneo secondo accordi da prendersi tra il Comandante in Capo alleato ed il Governo italiano, mi riservavo di chiedere il consenso del Capo del Governo. Ho tenuto a chiarire che la flotta attiva italiana sarebbe stata agli ordini del Comandante in Capo alleato del Mediterraneo ossia della Suprema Autorità Marittima alleata, delegata dal Comando in Capo Alleato (nella fattispecie il Comando in Capo della flotta inglese nel Mediterraneo) dalla quale già dipendono la forze navali di tutte le nazioni alleate. La parte inglese ha concordato.

b) Cap. l, par. B -Ho messo in rilievo la opportunità, per ragioni etiche, di non parlare di «misure di disarmo» che possano suscitare l'idea di un disarmo in senso lato, ma di parlare di «misure di sicurezza». La parte inglese ha concordato.

c) Cap. l, par. C. -Per quanto riguarda il rimpiazzo del naviglio perduto dalle nazioni alleate in seguito ad azioni italiane, ho chiesto se si trattava di una affermazione di principio o di una intenzione specifica, giacché tale intenzione sarebbe apparsa contrastante col principio informatore dell'accordo, basato sulla collaborazione attiva. La parte inglese ha detto che riteneva trattarsi di affermazione di principio ma non era in grado di assicurarlo. È stato concordato di mettere in rilievo che negoziati conclusivi dovranno aver luogo «fra i Governi».

d) Cap. 3, comma a) -Ho messo in rilievo che, qualora le navi da battaglia debbano essere rimesse in servizio ed impegnate in operazioni belliche, è assolutamente indispensabile che esse siano mantenute armate al completo ed in addestramento, il che presuppone la loro dislocazione in basi nazionali (Augusta e Taranto): il mantenere gli equipaggi al completo potrebbe essere realizzato anche nell'ipotesi che la permanenza delle navi da battaglia nei porti controllati dovesse prolungarsi per qualche settimana, perché la disciplina degli equipaggi italiani è tale da permettere di affrontare senza complicazioni un certo periodo di permanenza a bordo senza contatti con la terra. Il problema cambierebbe di aspetto qualora il periodo di controllo dovesse essere molto lungo. Da parte inglese è stato affermato che in pratica non si può vedere per il momento la necessità che le navi da battaglia siano impiegate ed è quindi presumibile che la durata della loro permanenza in porti controllati sia lunga. Concordo allora nella opportunità di prevedere una riduzione degli equipaggi, con periodico avvicendamento. Chiedo però che, per ovvie ragioni di carattere morale, almeno una nave da battaglia sia autorizzata a fare ritorno a Taranto. La parte inglese si riserva di esaminare la richiesta.

e) Cap. 3, comma b)-In relazione all'intendimento britannico che gli incrociatori italiani abbiano, almento parzialmente, immediato impiego, chiedo ed ottengo che tutti gli incrociatori possano rientrare in basi nazionali in modo da assicurare il loro mantenimento in efficienza ed un razionale turno di avvicendamento. La parte britannica mi chiede se abbia difficoltà a che gli incrociatori italiani vengano impiegati anche in Atlantico: rispondo che non ho obiezioni, ma faccio presente che l'autonomia dei nostri incrociatori è relativamente limitata: mi viene risposto «sì, ma combattono molto bene e noi ne sappiamo qualcosa».

f) Cap. 3, comma c) -La parte inglese insiste in modo particolare sulla possibilità di impiegare al più presto le nostre unità di scorta (siluranti e corvette), affermando di conoscere per esperienza quanto efficace fosse la scorta dei nostri convogli.

g) Cap. 3, comma e) -Concordo nella necessità di ridurre gli equipaggi dei sommergibili a gruppi di manutenzione. Per quanto riguarda le unità in lavori in porti nazionali, rimane inteso che detti lavori siano sospesi, in modo che le unità possano continuare a rimanere nelle attuali basi.

h) Cap. 5 -Per quanto riguarda l'impiego della Marina mercantile, concordo nel concetto di mettere le nostre unità mercantili in «pool» con quelle alleate, nell'intesa che un nostro delegato farà parte del North Africa Shipping Board per la utilizzazione del naviglio mercantile in relazione alle necessità.

4) Ho successivamente comunicato all'Ammiraglio Cunningham, dopo aver conferito per telefono con il Capo del Governo, la adesione dell'Eccellenza Badoglio alle clausole del promemoria. Ritengo che detto promemoria servirà di base per la conclusione dell'accordo generale, previsto in occasione del prossimo convegno con il Generale Eisenhower 1•

1 Il 27 luglio 1944 Prunas inviò a de Courten la seguente lettera (n. 1/125): «In relazione alla tua lettera n. 366 del 28 giugno u.s. con la quale cortesemente inviavi a questo Ministero i documenti relativi all'accordo intervenuto tra te e l'Ammiraglio Cunningham circa l'impiego della flotta italiana, ti sarei grato se tu potessi fornirmi le seguenti ulteriori precisazioni. Dai documenti inviati a questo Ministero il 28 giugno risulterebbe che l'Ammiraglio Cunningham ti presentò a Malta il "Draft" del 19 settembre 1943 circa l'impiego della Flotta Italiana allegato alla tua lettera del 27 settembre diretta al Comando Supremo. A tale "Draft" tu sollevasti varie obiezioni, quasi tutte accolte da parte alleata. Non risulta tuttavia se le conclusioni cui siete pervenuti di comune accordo sono state registrate o meno in un nuovo documento, sottoscritto dall'Ammiraglio Cunningham e da te dopo che il Maresciallo Badoglio ti telefonò la sua adesione alle clausole del "Draft", o se invece l'accordo è rimasto nella forma di un consenso verbale alleato alle obiezioni da te fatte al "Draft" presentato dall'Ammiraglio Cunningham. Poiché l'emendamento all'accordo suddetto, firmato a Brindisi il 17 novembre 1943, è stato sottoscritto da te e dal rappresentante del Comandante in Capo delle Forze Alleate nel Mediterraneo, sarebbe interessante precisare se l'accordo intervenuto tra l'Ammiraglio Cunningham e te è registrato o meno da un documento sottoscritto dalle due parti. In caso affermativo ti pregherei di volermi inviare copia di tale documento e così pure di qualsiasi altra tua eventuale comunicazione agli Alleati a conferma delle obiezioni da te sollevate». Il ministro de Courten rispose 1'8 agosto 1944 con la seguente lettera (n. 284 UT): «In risposta alla tua lettera 1/125 del 27 luglio ti informo che l'accordo intervenuto a Taranto il 23 settembre 1943 con l'Ammiraglio Cunningham non è registrato in un documento sottoscritto dalle due parti. L'Ammiraglio Cunningham mi sottopose lo schema d'accordo allegato alla mia lettera 1467/S del 27 settembre 1943 al Comando Supremo; io feci verbalmente le osservazioni registrate nella lettera stessa ricevendone le risposte ivi riportate. Anche l'adesione del Maresciallo Badoglio fu comunicata verbalmente. Si tratta quindi di "gentleman's agreement"».

19

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 6/2 1• Brindisi, 28 settembre 1943.

Confermo istruzioni dare completa collaborazione anglo-americani 2• Informi atteggiamento codesto Governo confronti Governo Sua Maestà e situazione codesta Rappresentanza e Consolati dipendenti. Riferisca obbiettivamente atteggiamento connazionali promovendo e dando massimo rilievo dimostrazioni fedeltà Governo Sua Maestà che conta su potente appoggio anglo-americano per liberare Italia nemici tedeschi e fascisti risollevando sorti Patria. Trasmetta per opportuna conoscenza istruzioni eventualmente ricevute da sedicente governo repubblicano fascista. Comunichi tramite codesta rappresentanza americana aut inglese, riferendo possibilità corrispondere direttamente con Italdipl Berna, Lisbona, Ankara, Stoccolma. Dia possibilmente notizie nostre Rappresentanze Dublino, Tangeri e Consolati dipendenti. Ritrasmetta presente telegramma Lisbona mantenendo stretto contatto 3 .

20

STRUMENTO DI RESA DELL'ITALIA

Whereas in consequence of an Armistice dated September 3rd, 19435 , between the United States and the United Kingdom Governments on the one hand and the Italian Government on the other hand, hostilities were suspended between Italy and the United Nations on certain terms of a military nature;

I Analogo telegramma venne inviato alle Rappresentanze a Buenos Aires (T. 7/1), a Stoccolma

(T. 8/1), ad Ankara (T. 9/1) ed a Berna (T. 10/1). I cinque telegrammi vennero consegnati a Mason-MacFarlane che li spedì ad Algeri con questo dispaccio: «Government of Italy seeks means to establish communications with its more important Embassies and Legations in order rally their overseas nationals to Government's support and to have channel for transmitting instructions. I am forwarding commands concerned separate texts of message from Marshall Badoglio for relay via London or Washington to Italian ambassadors or ministers at Stockholm, Madrid, Ankara, Berne and Buenos Aires. These messages as relayed should be addressed to either USA or UK diplomatic representative at each capitai for delivery. Inverse procedure should be followed for replies» (copia dalle Carte della Missione militare italiana ad Algeri, in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito).

2 Risponde al D. 16. 3 Per le risposte da Madrid e Lisbona vedi DD. 31 e 46. Per le risposte da Buenos Aires e Stoccolma ai T. di cui alla nota l, vedi DD. 37 e 56; quelle da Ankara e Berna non si pubblicano.

4 Il titolo del documento è, nell'originale che qui si pubblica, «Instrument of Surrender of Italy». Ed. in United States and /taly, cit., pp. 55-64, dove tuttavia sono introdotte due delle sei modifiche che questo documento subirà con il D. 69: la prima, quella del titolo, e la seconda, quella del sesto capoverso del preambolo, mentre è stato erroneamente saltato l'intero articolo l a che non compare quindi né nella versione data come originale né in quella modificata, con conseguente rinumerazione degli altri due commi (b e c) dell'articolo stesso. È inoltre da segnalare che su questo originale figurano scritte a matita, in francese, probabilmente dallo stesso Badoglio, le sei modifiche che saranno introdotte con il citato D. 69.

5 Vedi serie nona, vol. X, D. 757.

And whereas in addition to those terms it was also provided in the said Armistice that the Italian Government bound themselves to comply with other conditions of a politica\, economie and financial nature to be transmitted later;

And whereas it is convenient that the terms of a military nature and the said other conditions of a politica\, economie and financial nature should without prejudice to the continued validity of the terms of the said Armistice' of September 3rd, 1943, be comprised in a further instrument;

The following together with the terms of the Armistice of September 3rd, 1943, are the terms on which the United States and United Kingdom Governments acting on behalf of the United Nations are prepared to suspend hostilities against Italy so long as their military operations against Germany and her Allies are not obstructed and Italy does not assist these Powers in any way and complies with the requirements of these Governments.

These terms have been presented by GENERAL DWIGHT D. EISENHOWER, Commander-in-Chief, Allied Forces, duly authorised to that effect; And have been accepted by MARSHAL PIETRO BADOGLIO, Head of the Italian Government.

l. (A) The Italian Land, Sea and Air Forces wherever located, hereby surrender unconditionally.

(B) -Italian participation in the war in all Theaters will cease immediately. There will be no opposition to landings, movements or other operations of the Land, Sea and Air Forces of the United Nations. Accordingly, the Italian Supreme Command will order the immediate cessation of hostilities of any kind against the Forces of the United Nations and will direct the Italian Navy, Military and Air Force authorities in all Theaters to issue forthwith the appropriate instructions to those under their Command. (C) -The Italian Supreme Command will further order ali Italian Naval, Military and Air Forces or authorities and personnel to refrain immediately from destruction of or damage to any real or personal property, whether public or private. 2. -The Italian Supreme Command will give full information concerning the disposition and condition of all Italian Land, Sea and Air Forces, wherever they are situated and of all such forces of Italy's Allies as are situated in Italian or Italian occupied territory. 3. -The Italian Supreme Command will take the necessary measures to secure airfields, port facilities, and ali other installations against seizure or attack by any of Italy's Allies. The Italian Supreme Command will take the necessary measures to insure Law and Order, and to use its available armed forces to insure prompt and exact compliance with ali the provisions of the present instrument. Subject to such use of Italian troops for the above purposes, as may be sanctioned by the Allied Commander-in-Chief, ali other Italian Land, Sea and Air Forces will proceed to and remain in their barracks, camps or ships pending directions from the United Nations as to their future status and disposal. Exceptionally such Naval personnel shall proceed to shore establishments as the United Nations may direct. 4. -Italian Land, Sea and Air Forces will within the periods to be laid down by the United Nations withdraw from ali areas outside Italian territory notified to the Italian Government by the United Nations and proceed to areas to be specified by the United Nations. Such movement of Italian Land, Sea and Air Forces will be carried out in conditions to be Iaid down by the United Nations and in accordance with the orders to be issued by them. Ali Italian officials will similarly leave the areas notified except any who may be permitted to remain by the United Nations. Those permitted to remain will comply with the instructions of the Allied Commander-in-Chief. 5. -No requisitioning, seizures or other coercive measures shall be effected by Italian Land, Sea and Air Forces or officials in regard to persons or property in the areas notified under artide 4. 6. -The demobilization of Italian Land, Sea and Air Forces in excess of such establishments as shall be notified will take piace as prescribed by the Allied Commander-in-Chief. 7. -Italian warships of all descriptions, auxiliaries and transports will be assembled as directed in ports to be specified by the Allied Commander-in-Chief and will be dealt with as prescribed by the Allied Commander-in-Chief. (Note. If at the date of the Armistice the whole of the Italian Fleet has been assembled in Allied ports, this artide would run: «Italian warships of ali descriptions, auxiliaries, and transports will remain unti! further notice in the ports where they are at present assembled, and will be dealt with as prescribed by the Allied Commander-in-Chief»). 8. -Italian aircraft of ali kinds will not leave the ground or water or ships, except as directed by the Allied Commander-in-Chief. 9. -Without prejudice to the provisions 14, 15 and 28 (A) and (D) below, ali merchant ships, fishin.g or other craft of whatever flag, ali aircraft and inland transport of whatever nationality in Italian or Italian-occupied territory or waters will, pending verification of their identity and status, be prevented from leaving.

IO. The Italian Supreme Command will make available all information about naval, military and air devices, installations, and defences, about all transport and inter-communication systems established by Italy or her allies on Italian territory or in the approaches thereto, about minefields or other obstacles to movement by land, sea or air and such other particulars as the United Nations may require in connection with the use of Italian bases, or with the operations, security, or welfare of the United Nations Land, Sea or Air Forces. Italian forces and equipment will be made available as required by the United Nations for the removal of the above mentioned obstacles.

11. -The Italian Government will furnish forthwith lists of quantities of ali war materia! showing the location of the same. Subject to such use as the Allied Commander-in-Chief may make of it, the war materia! will be placed in store under such contro! as he may direct. The ultimate disposal of war materia! will be prescribed by the United Nations. 12. -There will be no destruction of nor damage to nor except as authorised or directed by the United Nations any removal of war material, wireless, radio location or meteorologica! stations, railroad, port or other installations or in generai, public or private utilities or property of any kind, wherever situated, and the necessary maintenance and repair will be the responsibility of the ltaijan authorities. 13. -The manufacture, production and construction of war materia! and its import, export and transit is prohibited, except as directed by the United Nations. The Italian Government will comply with any directions given by the United Nations for the manufacture, production or construction and the import, export or transit of war material. 14. -(A) All ltalian merchant shipping and fishing and other craft, wherever they may be, and any constructed or completed during the period of the present instrument will be made available in good repair and in seaworthy condition by the competent ltalian authorities at such places and for such purposes and periods as the United Nations may prescribe. Transfer to enemy or neutra! flags is prohibited. Crews will remain on board pending further instructions regarding their continued employment or dispersa!. Any existing options to repurchase or re-acquire or to resume contro! of ltalian or former Italian vessels sold or otherwise transferred or chartered during the war will forthwith be exercised and the above provisions will apply to all such vessels and their crews.

(B) Ali ltalian inland transport and all port equipment will be held at the disposal of the United Nations for such purposes as they may direct.

15. United Nations merchant ships, fishing and other craft in Italian hands wherever they may be (including for this purpose those of any country which has broken off diplomatic relations with Italy) whether or not the title has been transferred as the result of prize court proceedings or otherwise, will be surrendered to the United Nations and will be assembled in ports to be specified by the United Nations for disposal as directed by them. The Italian Government will take all such steps as may be required to secure any necessary transfers of title.

Any neutra! merchant ship, fishing or other craft under Italian operation or control will be assembled in the same manner pending arrangements for their ultimate disposal. Any necessary repairs to any of the above mentioned vessels will be effected by the Italian Government, if required, at their expense. The Italian Government will take the necessary measures to insure that the vessels and their cargo are not damaged. .

16. -No radio or telecommunication installations or other forms of intercommunication, shore or afloat, under Italian contro! whether belonging to Italy or any nation other than the United Nations will transmit until directions for the contro! of these installations have been prescribed by the Allied Commander-in-Chief. The Italian authorities will conform to such measures for control and censorship of press and of other publications, of theatrical and cinematograph performances, of broadcasting, and also of ali forms of intercommunication as the Allied Commander-in-Chief may direct. The Allied Commander-in-Chief may, at his discretion, take over radio, cable and other communication stations. 17. -The warships, auxi1iaries, transports and merchant and other vesse1s and aircraft in the service of the United Nations will have the right free1y to use the territorial waters around and the air over Italian territory. 18. -The forces of the United Nations will require to occupy certain parts of ltalian territory. The territories or areas concemed will from time to time be notified by the United Nations and ali Italian Land, Sea and Air Forces will thereupon withdraw from such territories or areas in accordance with the instructions issued by the Aliied Commander-in-Chief. The provisions of this artide are without prejudice to those of artide 4 above. The Italian Supreme Command will guarantee immediate use and access to the Aliies of ali airfields and Naval ports in Italy under their contro!. 19. -In the territories or areas referred to in artide 18 ali Naval, Military and Air instaliations, power stations, oil refineries, public utility services, ali ports and harbors, ali transport and ali inter-communication installations, facilities and equipment and such other instaliations or facilities andali such stocks as may be required by the United Nations wili be made available in good condition by the competent Italian authorities with the personnel required for working them. The Italian Government wili make available such other local resources or services as the United Nations may require. 20. -Without prejudice to the provisions of the present instrument the United Nations will exercise ali the rights of an occupying power throughout the territories or areas referred to in artide 18, the administration of which wili be provided for by the issue of prodamations, orders or regulations. Personnel of the Italian administrative, judicial and public services wili carry out their functions under the contro! of the Aliied Commander-in-Chief unless otherwise directed. 21. -In addition to the rights in respect of occupied Italian territories described in articles 18 to 20, (A) -Members of the Land, Sea or Air Forces and officials of the United Nations will have the right of passage in or over non-occupied Italian territory and will be afforded ali the necessary facilities and assistance in performing their functions. (B) -The Italian authorities will make available on non-occupied Italian territory ali transport facilities required by the United Nations induding free transit for their war materia! and supplies, and will comply with instructions issued by the Aliied Commander-in-Chief regarding the use and contro! of airfields, ports, shipping, inland transport systems and vehides, intercommunication systems, power stations and public utility services, oil refineries, stocks and such other fuel and power supplies and means of producing same, as United Nations may specify, together with connected repair and construction facilities. 22. -The Italian Government and people will abstain from ali action detrimental to the interests of the United Nations and wili carry out promptly and efficiently ali orders given by the United Nations. 23. -The Italian Government will make available such Italian currency as the United Nations may require. The Italian Government will withdraw and redeem

in Itaiian currency within such time iimits and on such terms as the United Nations may specify ali hoidings in Itaiian territory of currencies issued by the United Nations during miiitary operations or occupation and will band over the currencies withdrawn free of cost to the United Nations. The Itaiian Government will take such measures as may be required by the United Nations for the control of banks and business in Itaiian territory, for the controi of foreign exchange and foreign commerciai and financiai transactions and for the reguiation of trade and production and will compiy with any instructions issued by the United Nations regarding these and simiiar matters.

24. -There shall be no financiai, commerciai or other intercourse with or dealings with or for the benefit of countries at war with any of the United Nations or territories occupied by such countries or any other foreign country except under authorisation of the Allied Commander-in-Chief or designated officiais. 25. -(A) Relations with countries at war with any of the United Nations, or occupied by any such country, will be broken off. ltaiian dipiomatic, consuiar and other officiais and members of the ltaiian Land, Sea and Air Forces accredited to or serving on missions with any such country or in any other territory specified by the United Nations will be recalled. Dipiomatic and consuiar officiais of such countries will be dealt with as the United Nations may prescribe.

(B) The United Nations reserve the right to require the withdrawai of neutrai dipiomatic and consuiar officers from occupied ltaiian territory and to prescribe and iay down regulations governing the procedure for the methods of communication between the Italian Government and its representatives in neutrai countries and regarding communications emanating from or destined for the representatives of neutral countries in Itaiian territory.

26. -Italian subjects will pending further instructions be prevented from ieaving ltaiian territory except as authorised by the Allied Commander-in-Chief and will not in any event take service with any of the countries or in any of the territories referred to in artide 25 (A) nor will they proceed to any piace for the purpose of undertaking work for any such country. Those at present so serving or working will be recalled as directed by the Allied Commander-in-Chief. 27. -The Military, Navai and Air personnei and materia! and the merchant shipping, fishing and other craft and the aircraft, vehides and other transport equipment of any country against which any of the United Nations is carrying on hostiiities or which is occupied by any such country, remain iiable to attack or seizure wherever found in or over Itaiian territory or waters. 28. -(A) The warships, auxiliaries and transports of any such country or occupied country referred to in artide 27 in Italian or Italian-occupied ports and waters and the aircraft, vehides and other transport equipment of such countries in or over ltaiian or Itaiian-occupied territory will, pending further instructions, be prevented from ieaving. (B) -The Miiitary, Naval and Air personnei and the civiiian nationais of any such country or occupied country in Itaiian or Itaiian-occupied territory will be prevented from ieaving and will be interned pending further instructions. (C) -Ali property in Italian territory belonging to any such country or occupied country or its nationals will be impounded and kept in custody pending further instructions. (D) -The ltalian Government will comply with any instructions given by the Aliied Commander-in-Chief concerning the internment, custody or subsequent disposal, utilisation or employment of any of the above mentioned persons, vessels, aircraft, materia! or property.

6 ~ Documenti diplomatici • Serie X · Vol. I

29. -Benito Mussolini, his Chief Fascist associates and ali persons suspected of having committed war crimes or analogous offences whose names appear on lists to be communicated by the United Nations wili forthwith be apprehended and surrendered into the hands of the United Nations. Any instructions given by the United Nations for this purpose will be complied with. 30. -Ali Fascist organisations, including ali branches of the Fascist Militia (MVSN), the Secret Police (oVRA), ali Fascist youth organisations will insofar as this is not already accomplished be disbanded in accordance with the directions of the Allied Commander-in-Chief. The Italian Government wili comply with ali such further directions as the United Nations may give for abolition of Fascist institutions, the dismissal and internment of Fascist personnel, the control of Fascist funds, the suppression of Fascist ideology and teaching. 31. -Ali Italian laws involving discrimination on grounds of race, color, creed or politica! opinions will insofar as this is not already accomplished be rescinded, and persons detained on such grounds wili, as directed by the United Nations, be released and relieved from ali legai disabilities to which they have been subjected. The Italian Government will comply with ali such further directions as the Aliied Commander-in-Chief may give for repeal of Fascist legislation and removal of any disabilities or prohibitions resulting therefrom. 32. -(A) Prisoners of war belonging to the forces of or specified by the United Nations and any nationals of the United Nations, including Abyssinian subjects, confined, interned, or otherwise under restraint in Italian or Italian-occupied territory will not be removed and will forthwith be handed over to representatives of the United Nations or otherwise dealt with as the United Nations may direct. Any removal during the period between the presentation and the signature of the present instrument will be regarded as a breach of its terms. (B) -Persons of whatever nationality who have been placed under restriction, detention or sentence (including sentences in absentia) on account of their dealings or sympathies with the United Nations wili be released under the direction of the United Nations and relieved from ali legai disabilities to which they have subjected. (C) -The Italian Government will take such steps as the United Nations may direct to safeguard the persons of foreign nationals and property of foreign nationals and property of foreign states and nationals.

33. (A) The Italian Government will comply with such directions as the United Nations may prescribe regarding restitution, deliveries, services or payments by way of reparation and payment of the costs of occupation during the period of the present instrument.

(B) The Italian Government will give to the Allied Commander-in-Chief such information as may be prescribed regarding the assets, whether inside or outside Italian territory, of the Italian state, the Bank of Italy, any Italian state or semi-state institutions or Fascist organisations or residents in Italian territory and will not dispose or allow the disposal, outside Italian territory of any such assets except with the permission of the United Nations.

34. -The Italian Government will carry out during the period of the present instrument such measures of disarrnament, demobilisation and demilitarisation as may be prescribed by the Allied Commander-in-Chief. 35. -The Italian Government will supply all inforrnation and provide all documents required by the United Nations. There shall be no destruction or concealment of archives, records, plans or any other documents or information. 36. -The Italian Government will take and enforce such legislative and other measures as may be necessary for the execution of the present instrument. Italian military and civil authorities will comply with any instructions issued by the Allied Commander-in-Chief for the same purpose. 37. -There will be appointed a Contro! Commission representative of the United Nations charged with regulating and executing this instrument under the orders and generai directions of the Allied Commander-in-Chief. · 38. -(A) The terrn «United Nations» in the present instrument includes the Allied Commander-in-Chief, the Control Commission and any other authority which the United Nations may designate.

(B) The terrn «Allied Commander-in-Chief» in the present instrument includes the Control Commission and such other officers and representatives as the Commander-in-Chief may designate.

39. -Reference to Italian Land, Sea and Air Forces in the present instrument shall be deemed to include Fascist Militia and all such other military or para-military units, formations or bodies as the Allied Commander-in-Chief may prescribe. 40. -The terrn «War Material» in the present instrument denotes all material specified in such lists or definitions as may from time to time be issued by the Control Commission. 41. -The terrn «ltalian Territory» includes all Italian colonies and dependencies and shall for the purposes of the present instrument (but without prejudice to the question of sovereignty) be deemed to include Albania. Provided however that except in such cases and to such extent as the United Nations may direct the provisions of the present instrument shall not apply in or affect the administration of any Italian colony or dependency already occupied by the United Nations or the rights or powers therein possessed or exercised by them. 42. -The Italian Government will send a delegation to the Headquarters of the Control Commission to represent Italian interests and to transmit the orders of the Control Commission to the competent Italian authorities. 43. -The present instrument shall enter into force at once. It will remain in operation unti! superseded by any other arrangements or until the voting into force of the peace treaty with Italy. 44. -The present instrument may be denounced by the United Nations with immediate effect if Italian obligations thereunder are not fulfilled or, as an alternative, the United Nations may penalize contravention of it by measures appropriate to the circumstances such as the extension of the areas of military occupation or air or other punitive action.

The present instrument is drawn up in English and Italian, the English text being authentic, and in case of any dispute regarding its interpretation, the decision of the Contro! Commission will prevail.

Signed at Malta on the 29th day of September, 1943.

fs/ Badoglio jsj Dwight D. Eisenhower Marshal PIETRO BADOGLIO DWIGHT D. EISENHOWER Head of the Italian Government Generai, United States Army, Commander-in-Chief, Allied Forces

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IL COMANDANTE IN CAPO DELLE FORZE ALLEATE, EISENHOWER, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. PERSONALE. [Malta], 29 settembre 1943.

The terms of the armistice to which we have just appended 04T signature are supplementary to the short military armistice signed by your representative and mine on September 3rd, 19432• They are based upon the situation obtaining prior to the cessation of hostilities. Developments since that time ha ve altered considerably the status of Italy, which has become in effect a co-operator with the United Nations.

It is fully recognised by the Governments on whose behalf I am acting that these terms are in some respects superseded by subsequent events and that severa! of the clauses have become obsolescent or have already been put into execution. W e also recognise that it is not at this time in the power of the Italian Government to carry out certain of the terms. Failure to do so because of existing conditions will not be regarded as a breach of good faith on the part of Italy. However, this document represents the requirements with which the Italian Government can be expected to comply when in a position to do so.

1 Ed. in United States and Italy. cit., p. 64. 2 Vedi D. 20 e serie nona, vol. X, D. 757.

It is to be understood that the terms both of this document and of the short military armistice of September 3rd may be modified from time to time if military necessity or the extent of co-operation by the Italian Government indicates this as desirable.

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RIUNIONE TRA I RAPPRESENTANTI DEL GOVERNO ITALIANO E I RAPPRESENTANTI DELLE NAZIONI ALLEATE

VERBALE. Malta, 29 settembre 1943.

La riunione ha inizio alle ore 10,50 nel quadrato della «Nelson». Partecipano per parte italiana: S.E. Badoglio, S.E. Ambrosio, S.E. Roatta, S.E. Sandalli, S.E. De Courten 2; per parte alleata: Generale Eisenhower, Ammiraglio Cunningham, Generale Alexander, Generale [Mason-]MacFarlane, Generale Gort, ed altri.

Eisenhower: Da quanto ho capito, la prima questione da vedere è quella dell'entrata in guerra dell'Italia.

Badoglio: Sull'argomento della dichiarazione di guerra alla Germania, ho preso ieri ordini da Sua Maestà. S.M. desidera formare in un primo tempo un Governo su larga base. Tale governo ora è3 formato da me e dai Ministri militari: non appena a Roma, esso sarà completato. Nel frattempo noi combattiamo 4 contro la Germania in Corsica, in Dalmazia e dovunque sia possibile. Appena ritirate le truppe dalla Sardegna, io conto di poter mettere a disposizione degli Alleati dalle otto alle dieci divisioni.

Eisenhower: Desidero sapere se il Governo italiano è a conoscenza delle condizioni fatte dai tedeschi ai prigionieri italiani in questo intervallo di tempo in cui l'Italia combatte la Germania senza averle dichiarato guerra.

(La domanda genera qualche perplessità nei rappresentanti italiani, perché inizialmente non ben capita. Dopo consultazioni il Generale Ambrosio dichiara):

Ambrosia: Sono sicuro che i tedeschi li considerano partigiani.

Eisenhower: Quindi passibili di fucilazione?

Badoglio: Senza dubbio. Eisenhower: Dal punto di vista alleato la situazione può anche restare come attualmente, ma per difendere questi uomini, nel senso di farli divenire combattenti regolari, sarebbe assai più conveniente per l'Italia dichiarare la guerra. Badoglio: Questo punto di vista è già stato considerato, ma si ritiene che in questo momento il Governo italiano abbia influenza sopra una frazione troppo piccola del territorio italiano per poter fare questa dichiarazione.

l Ed. in MARIO ToscANO, Dal 25 luglio al/'8 settembre, Firenze, Le Monnier, 1966, pp. 108-118, da una copia che non reca le correzioni, fatte a penna da Badoglio, e che sono indicate nelle note seguenti.

2 Sono anche presenti: «interprete Maggiore Ruspoli, stenografo Maggiore Maggini».

3 Prima della correzione il testo diceva: «Inizialmente tale governo sarà ... ».

4 Prima della correzione il testo diceva: «combatteremo».

Eisenhower: Questa non è una buona ragione, perché molti governi con molto minor territorio dell'Italia, ed alcuni senza territorio, hanno dichiarato la guerra alla Germania. La mia intenzione, che coincide totalmente con le intenzioni degli Alleati, è quella di ridare all'Italia i territori attualmente occupati dalle truppe alleate, ma come può avvenire questa restituzione se non dopo una regolare dichiarazione di guerra alla Germania?

Badoglio: Non posso che riferire il vostro punto di vista a S.M. il Re. La dichiarazione di guerra è una prerogativa esclusiva di Sua Maestà. Mi riservo quindi di dare in seguito una risposta.

Eisenhower: Rispetto la lealtà di soldato che dimostra verso il Sovrano il Maresciallo Badoglio, ma voglio insistere su questo punto che mi sembra fondamentale: per tre anni gli italiani sono stati nemici dei miei governi. Noi dobbiamo tener conto delle opinioni pubbliche in Paesi alleati. Questo cambiamento delle opinioni pubbliche non può avvenire nelle masse con la velocità con cui può avvenire nell'animo di soldati seduti intorno ad un tavolo. Dico questo per la seguente ragione: il benessere dell'Italia dipenderà nel futuro dal grado di effettiva e leale collaborazione che darà agli Alleati. lo personalmente sono convinto che il Maresciallo Badoglio e il suo Governo faranno di tutto per assecondarci nella lotta contro la Germania, ma per l'opinione pubblica occorre al più presto la dichiarazione di guerra. Desidero sapere se il Maresciallo Badoglio è d'accordo con me.

Badoglio: Dichiaro formalmente che riferirò nella forma più esatta a Sua Maestà.

Eisenhower: Sta bene, ma vorrei almeno sapere se il Maresciallo personalmente è d'accordo in linea di massima con me sulla necessità di dichiarare la guerra (sembra tenere in modo pregiudiziale alla dichiarazione di guerra).

Badoglio: Personalmente sono d'accordo col Generale Eisenhower. Ripeto che Sua Maestà deve decidere.

Eisenhower: Bisogna considerare un secondo punto, quello dell'allargamento del Governo. Gli Alleati desiderano sapere se Badoglio ha già dei nomi in proposito, anche sconosciuti, purché gente tecnicamente preparata e di alto rendimento e soprattutto sicuramente contro il fascismo.

Badoglio: Io sono un generale e per la prima volta nella mia vita faccio il Capo del Governo. Non conosco profondamente gli uomini politici come conosco i generali. Ma Sua Maestà li conosce perfettamente e sa giudicarli con discernimento. La sua straordinaria memoria lo aiuta in questi giudizi. Sua Maestà non mancherà di indicare gli uomini che occorrono.

Eisenhower: È bene precisare che questa guerra non è soltanto contro la Germania, ma soprattutto contro le forze fasciste. Nella collaborazione eventuale con gli Alleati questo punto deve essere assolutamente ben compreso. Ripeto che il volume dell'aiuto e della collaborazione delle forze alleate dipenderà strettamente dal modo con cui sarà condotta la lotta contro i fascisti.

Badoglio: Assicuro formalmente che la lotta sarà prima antifascista e poi antitedesca. A questo proposito faccio presente che Sua Maestà domanda di far rientrare Grandi, ex-ambasciatore a Londra, e attualmente a Lisbona, perché è colui che ha attaccato e buttato giù Mussolini e la sua presenza in un nuovo Governo sarebbe efficacemente antifascista.

Eisenhower: Questo punto è talmente delicato che mi riserbo di riferire in proposito. Debbo tuttavia far presente la mia opinione personale che questa richiesta non sarà accolta benevolmente dagli Alleati, perché nell'opinione pubblica Grandi è stato il numero due del fascismo e quindi includerlo nel nuovo Governo potrebbe sembrare un avvicinamento fascista.

Badoglio: Bisogna precisare che la caduta del fascismo è stata costituzionale e conseguente ad un voto di sfiducia del supremo organo del fascismo, il Gran Consiglio, al suo Capo. Il voto di sfiducia è stato pronunciato soltanto in seguito alla requisitoria fatta da Grandi, che già da tempo aveva preso un atteggiamento antimussoliniano. Questo tutti gli italiani lo sanno. Certamente se i fascisti potessero oggi avere in mano Grandi lo ammazzerebbero, tanto è l'odio contro di lui. Per questo ritengo che la sua inclusione come Ministro degli Esteri nel nuovo Governo potrebbe avere una ripercussione assai favorevole dal mio punto di vista. Leggo in proposito una dichiarazione (fa tradurre dal Maggiore Ruspoli un brano della dichiarazione sopraccennata).

Eisenhower: Da soldato a soldato direi: prendete nel vostro Governo chi volete, ma voi che siete Capo di un Governo ed io che sono il rappresentante degli Alleati, non dobbiamo dimenticare di avere dietro le spalle dei popoli che hanno delle opinioni.

Badoglio: L'idea di Sua Maestà è di prendere i capi dei singoli partiti oggi esistenti in Italia e le persone più influenti. Ripeto che Sua Maestà conosce personalmente i migliori: egli me li indicherà. Assicuro però che, qualunque sia la scelta degli uomini, darò io personalmente una impronta decisa al Governo e, qualora un Ministro non agisse esattamente secondo le mie idee, non esiterei a proporne l'allontanamento 1 con la stessa decisione con cui lo avrei chiamato. (Cenno di dubbio di Eisenhower su questa ultima parte).

Eisenhower: Sulla questione Grandi riferirò al mio Presidente e al Governo inglese. Se Badoglio potesse farci conoscere in anticipo, in via strettamente confidenziale, i nomi delle persone scelte da Sua Maestà, trasmettendoli a noi tramite la missione MacFarlane, credo che sarebbe assai bene per evitare qualche eventuale frizione. Non dico questo con intenzioni particolari. Tengo anzi a dichiarare che non si ha intenzione di interferire nelle questioni interne italiane, ma il Generale Badoglio comprenderà che la situazione è delicata e che occorre, mentre si sviluppa la collaborazione, evitare ogni occasione che non porti ad un aumento di reciproca simpatia.

Badoglio: Assicuro che per parte mia e del mio Governo saranno prese tutte le precauzioni per evitare qualsiasi motivo di attrito.

Eisenhower: Ne sono assolutamente sicuro. I Governi alleati domandano come sarebbe considerato un ingresso di Sforza nel nuovo Governo Badoglio.

I Prima della correzione il testo diceva: «non esiterei ad allontanarlo».

Badoglio: Conosco personalmente Sforza, e quindi ho una mia opinione su di lui. Ritengo tuttavia che Sua Maestà non veda la cosa favorevolmente perché ci fu un tempo in cui Sforza fece una campagna contro la Monarchia. Una risposta in proposito sarà data tramite MacFarlane. La mia impressione personale è che l'opera di Sforza negli Stati Uniti sia molto utile anche alla nostra causa. Suppongo perciò che, anche se Sua Maestà si dichiarasse contrario ad accettare di farlo entrare nel nuovo Governo, non dovrebbe mancare il modo di utilizzarlo egualmente per noi.

Eisenhower: Confermo che i Governi alleati vedrebbero con molta simpatia utilizzare direttamente Sforza. Naturalmente riferirò in merito.

(Il Generale Smith, Capo di Stato Maggiore di Eisenhower e il Generale Alexander, fanno pervenire ad Eisenhower un biglietto. Dopo lettura, il Generale Eisenhower prosegue).

Eisenhower: Mi risulterebbe che Sforza avrebbe diretto recentemente un messaggio a Sua Maestà e a Badoglio, in cui assicurerebbe ad entrambi la sua lealtà e la sua volontà di collaborazione.

Badoglio: Sono infatti al corrente di tale messaggio, ma sono costretto a mantenere le riserve fatte circa l'accettazione da parte di Sua Maestà.

Eisenhower: Per riportare l'Italia sotto l'affetto dell'America, cosa estremamente importante per gli sviluppi successivi, occorre utilizzare Sforza e ad ogni modo dargli una sistemazione definitiva.

(Pausa per l'offerta di bibite: ore 11,25. Alla ripresa l'argomento è mutato).

Badoglio: Il secondo punto che vorrei chiarire è quello delle intenzioni degli Alleati per l'Italia nel campo militare, e cioè come intendono proseguire la lotta contro la Germania sul suolo italiano. Se Eisenhower lo crede opportuno potrebbe informarmene a quattr'occhi, ed io ne informerei solo il Sovrano.

Eisenhower: Posso dirvi che la nostra intenzione è di scacciare i tedeschi dall'Italia al più presto. Una prima mossa sarà diretta dalle posizioni al Sud, e la successiva quella di liberare Roma. Benché disgraziatamente non abbia avuto tempo di intervistare in proposito il Generale Alexander, che è il capo delle forze alleate terrestri in Italia, credo di poter ritenere che la liberazione di Roma sarà abbastanza presto.

Badoglio: Per la presa di Roma credo di poter offrire alcune truppe italiane: la divisione di paracadutisti «Nembo» e due divisioni di fanteria, che attualmente sono in Sardegna.

MacFarlane: Sottolineo il desiderio di S.E. Badoglio circa la partecipazione di truppe italiane.

Eisenhower: Ritengo che non vi sarebbero obbiezioni importanti in proposito, se per quell'epoca truppe italiane fossero già inquadrate con quelle alleate.

Ambrosia: Bisognerebbe naturalmente portarle subito sul territorio italiano non appena sviluppata la questione di Napoli. (Dopo alcuni colloqui rapidi tra le varie persone, non perfettamente registrati).

Alexander (ad Eisenhower): Fa presente che i piani per la campagna in Italia sono già minuziosamente preparati in ogni loro dettaglio e che quindi la partecipazione di truppe italiane non può essere presa in considerazione. Eventualmente, e solo quando sarà avvenuta la dichiarazione di guerra, si potrà studiare la cosa.

(A questo punto il Generale Smith conferisce sottovoce con Eisenhower).

Eisenhower (senza tenere conto dell'osservazione di Alexander): Sono sicuro che il Generale Alexander potrà aggiustare le cose in modo da arrivare ad una collaborazione effettiva. Non vedo difficoltà perché le truppe italiane non entrino con le prime truppe in Roma.

Badoglio: Come vecchio generale che ho al mio attivo molti piani di guerra, comprendo le difficoltà di mutare dei piani già fatti, ma ho il dovere di rappreseni tare due punti: l) l'effetto che provocherebbe l'entrata delle truppe italiane in Roma insieme colle truppe alleate sull'orientamento del Partito fascista repubblicano; (a questo punto il Generale Smith si avvicina al Comandante Lovatelli per dirgli che Eisenhower non è al corrente dei particolari, ma che il Generale Ambrosio già sa che truppe italiane potranno operare insieme con quelle alleate, che ci sia o meno la dichiarazione di guerra). 2) Sono sicuro che i tedeschi faranno a Roma ciò che hanno fatto a Napoli: ruberanno, incendieranno, uccideranno. Roma non solo è la capitale d'Italia, ma è anche la sede dello Stato del Vaticano (decisa mossa di approvazione da parte di Eisenhower). A noi incombe l'obbligo di proteggere il Papa. Per questo motivo è stata avanzata soprattutto la richiesta di trasportare le truppe dalla Sardegna nel Lazio, e meglio nei pressi di Fiumicino, in modo che in una giornata siano a Roma.

(Eisenhower ed Alexander si consultano. Alcuni collaboratori portano appunti ad entrambi).

Eisenhower: Consideriamo molto molto seriamente questa cosa, anche perché abbiamo ottime informazioni sulla «Nembo». Truppe paracadutiste italiane potrebbero essere lanciate al momento opportuno, anche per garantire l'ordine ed impedire saccheggi nella città. Ci riserviamo di dare una risposta in proposito.

Badoglio: Passando ad altro punto, ritengo di dover schematizzare una situazione. L'Italia è percorsa longitudinalmente dagli Appennini. Risulterebbe che i tedeschi hanno intenzione di fare la loro linea di resistenza tra Spezia e Rimini. Kesserling farà successive ritirate con successive resistenze. Il modo di evitare questo sarebbe una manovra di aggiramento. (Alexander sottovoce ad Eisenhower: noi sappiamo che questo è del tutto sbagliato). Ora i vecchi hanno sempre l'aria di dare consigli, ma noi conosciamo bene il nostro territorio. La linea trasversale tra Spezia e Rimini ha un punto debole, cioè Rimini.

Alexander: Concordo (sottovoce ad Eisenhower: Voi vedrete questo nel mio piano).

Eisenhower: Le truppe italiane hanno ormai attraversato tre anni di guerra. Tuttavia è molto importante che le truppe concorrano a liberare il territorio italiano.

Perciò io sceglierò le divisioni migliori che dovranno essere armate con l'armamento delle meno buone. Le migliori al momento della battaglia devono essere perfettamente equipaggiate. Prego perciò il Generale Badoglio di prendere subito le truppe e cominciare l'organizzazione per armare i migliori. Quelli disarmati potranno essere impiegati nelle stazioni, ecc. Noi non possiamo riequipaggiare tutto un esercito perché siamo troppo impegnati. Perciò il Maresciallo Badoglio deve riuscire a creare delle divisioni di élite (insiste su questa parola), con i propri mezzi. Naturalmente noi aiuteremo con le enormi quantità di preda bellica che abbiamo, ma non bisogna darla a tutti e disperderla in giro, ma concentrarla per i migliori. Appena saranno pronte queste divisioni occorre avvertirci, ché noi le ispezioneremo e poi saranno messe in azione.

Badoglio: Per questi dettagli i miei generali ed i vostri si accorderanno fra loro perché adesso il mio compito non è quello di un generale, ma di un Capo del Governo.

Eisenhower: Naturalmente. Questo non era un consiglio, ma un preannuncio del mio orientamento mentale. Badoglio: Chiedo di avere di tempo in tempo notizie sui nemici in Italia e anche sugli Alleati. Altrimenti si resta completamente all'oscuro.

Alexander (ad Eisenhower, sottovoce): Non ne vedo il perché. Eisenhower: Il Generale Alexander verrà presto in Italia e si troverà a Bari nella prima quindicina di ottobre. Così i collegamenti saranno molto più stretti e porteranno ad [una] collaborazione più effettiva. Le notizie che potranno interessare entrambi saranno scambiate. Badoglio: Assicuro il Generale Alexander che per parte mia farò il possibile per aiutarlo in ogni modo. Alexander (con un sorrisetto sottile): Per parte mia assicuro che darò ogni notizia sul nemico, di cui conosco ogni unità e ogni uomo. Eisenhower (ore 11,45, avviandosi alla chiusura): Ho disposto che l'unica pubblicità che verrà fatta su questo incontro dirà che ci siamo incontrati per discutere il proseguimento della guerra contro la Germania. Questo riserbo è dovuto al fatto che temo fastidiose campagne giornalistiche.

Badoglio: Assicuro il Generale Eisenhower che amo i giornalisti come i fascisti (racconta un episodio della campagna dell'Africa Orientale italiana).

Eisenhower (sorridendo): Molti dei presenti sono vostri amici in questo sentimento. Spero che in seguito a questo incontro l'opinione pubblica potrà essere galvanizzata contro la Germania e i due Paesi alleati diranno: finalmente l'Italia sta facendo quello che può.

Badoglio: Ho in proposito da farvi presente una difficoltà: quella della propaganda. A Bari abbiamo una sola stazione radio e non molto efficiente, e troviamo anche difficoltà ad espandere la propaganda nella popolazione dall'altra parte a mezzo di manifestini, ecc.

Eisenhower (molto favorevole): In questo campo il mio Stato Maggiore darà qualsiasi aiuto.

Badoglio: Chiederei di far parlare da Londra il Maresciallo Messe.

Eisenhower: Credo che potrà esser fatto.

Badoglio: Messe è molto attaccato al Re e il Re ha molta fiducia in lui. Io darei tutto il materiale necessario. Non vi è dubbio che se il Maresciallo Messe parla alla radio, il suo orientamento sarà favorevole a noi. In Italia, e particolarmente a Roma, radio Londra è molto ascoltata. (Mentre si svolge quest'ultima parte, il Ministro Macrnillan fa ripetuti cenni di no. Il Generale Alexander strizza l'occhio, annuendo).

Eisenhower (che si è accorto): Mandare senz'altro il materiale, perché otterrò di far parlare il Maresciallo Messe.

Ambrosia: Chiedo notizie circa l'invio di sommergibili in Adriatico.

MacFarlane (molto deciso): Rispondo categoricamente di no, perché il parere di esperti è che l'Adriatico ha profondità troppo scarse. (Ambrosio si rivolge a De Courten, ma la cosa non ha seguito, perché nel frattempo):

Eisenhower: Ringrazio molto il Maresciallo Badoglio per essere venuto.

Badoglio: Sono io che ringrazio profondamente. Nel 1918 gli italiani hanno dato un colpo decisivo ai tedeschi. Nel R. Esercito c'erano tre divisioni inglesi e un reggimento americano che poi ho riveduto a Cleveland. Anche questa volta daremo il colpo decisivo alla Germania.

(Termine della riunione ore 11 ,55).

* * *

Il Maggiore Maggini e il Maggiore Ruspoli assicurano l'esattezza di quasi tutte le frasi di questo documento. Però in alcuni punti può essere sfuggita qualche parola o qualche corta frase che non altera in alcun modo il concetto fondamentale.

Impressioni sul colloquio. Significativo il fatto di un americano che presiede una conferenza di vitale importanza sulla nave ammiraglia della flotta britannica. L'impressione del Maggiore Ruspoli (dal tono delle parole inglesi pronunciate e dal senso delle frasi) è che il Comando sia decisamente in mano americana e che questo [emergeva] non solo attraverso la persona del Generale Eisenhower, [ma anche dal] suo modo alcune volte brusco di trattare i suoi collaboratori inglesi. Gli americani, che non hanno una lunga ed accurata preparazione militare e di guerra, lasciano però fare agli inglesi nel campo tattico e nei dettagli di organizzazione. Questo gli inglesi lo capiscono e lo risentono. Notevole il continuo ed insistente ostruzionismo da parte inglese, mentre da parte americana prevale se non un senso di benevolenza, perlomeno un'intenzione di collaborazione attiva e costruttiva. Notevole anche l'assoluto senso di responsabilità che dimostra Eisenhower di fronte a tutti gli altri nel parlare e decidere a nome dei Governi alleati. Egli si esprime spesso con le parole: i miei Governi; ed anche (ciò che è più significativo): il mio Governo -od il mio Presidente -ed il Governo inglese.

23

IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT, A VITTORIO EMANUELE III

L. PERSONALE. Washington, 30 settembre 1943.

I am very pleased to receive your letter of September 23 2 , transmitted to me by cable by Generai Eisenhower and to bave your expression of opinion in that in the common interests of our two Countries it is necessary and urgent that ali or the greatest possible part of Italian territory be freed from the Germans with which opinion I am in complete agreement and toward the accomplishment of which we should jointly direct our full effort using ali available military resources of Italy and the Allied Governments.

It is the intention of the Allied Governments to obtain contro! of Rome a t the earliest practicable date. It is my desire that civil Governement in the recovered areas in Italy shall be administered by the Italian Government insofar as it is permitted by military considerations and under the supervision of the Allied Supreme Commander. Consideration is now beeing given in consultation with our allies to the exchange rate for the Lira.

With an expression of best wishes for the early success of our common effort to dislodge and destroy the Nazi invaders of your Country.

24

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. 174. Algeri, 30 settembre 1943.

È stata recentemente costituita ad Algeri una Commissione che dovrà occuparsi delle questioni politiche e militari relative al Mediterraneo, ed alla quale parteciperanno i rappresentanti degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, della Russia e del Comitato Francese della Liberazione Nazionale.

Segnalo quanto sopra, nel caso che V.E. ritenga opportuna una partecipazione italiana alla Commissione.

Nell'ipotesi affermativa, secondo istruzioni di V.E. rappresenterò la questione al Generale Eisenhower per le decisioni3 .

1 Ed. in CASTELLANO, La guerra continua, cit., p. 230, e in Foreign Relations of the United States, 1943, vol. II, cit., pp. 379-380.

2 Vedi D. l I che però è del 21.

3 Per la risposta vedi D. 26.

25

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, AMBROSIO

L. 24!2. Algeri, 2 ottobre 1943.

Trasmetto a V.E. copia di una lettera che ho scritto, per desiderio dell'Alto Comando alleato, al Ministro Acquarone. Mi permetto richiamare l'attenzione di V.E. specialmente sui punti 3 e 4 che valgono da soli a convincere della necessità di dichiarare la guerra.

Se V.E. vorrà mettere la propria autorevole parola, ciò varrà a far prendere al Sovrano una decisione affermativa che credo sia per noi di molta importanza ed a tutto nostro vantaggio.

Le ragioni da me esposte nella lettera acclusa superano le obiezioni che sono state fatte a Malta da parte italiana circa la necessità che il Governo sia interamente costituito ed abbia autorità su di una più grande parte di territorio italiano 3 .

ALLEGATO

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL MINISTRO DELLA REAL CASA, ACQUARONE

L. 240. Algeri, 2 ottobre 1943.

Nel convegno di Malta è stata discussa l'opportunità che l'Italia dichiari guerra alla Germania e rompa di conseguenza le relazioni col Giappone. Il Comando in capo alleato ritorna oggi su questo argomento che ritiene di estrema importanza e mi prega di insistere per una decisione affermativa.

Mi rivolgo a V.E. perché si compiaccia segnalare questo desiderio dell'Alto Comando alleato a Sua Maestà il Re sottoponendo alla considerazione dell'Augusto Sovrano i seguenti argomenti:

l) La dichiarazione di guerra alla Germania e la rottura delle relazioni col Giappone da parte del Governo italiano farebbero un'ottima impressione sull'opinione pubblica americana e su quella inglese a tutto nostro vantaggio perché così si spianerebbe sempre più la via per ottenere quelle concessioni a cui aspiriamo.

1 Copia dalle Carte della Missione militare italiana presso il Comando delle forze alleate, in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

2 Questa lettera e quella allegata furono da Castellano trasmesse al gen. Smith con la seguente lettera (2 ottobre 1943, n. 242): «l am sending you the letter for the Minister Acquarone, with the English translation. If you approve what is written, will you please dose the envelope and send the letter to Brindisi. I have written a letter to Gen. Ambrosio (which I enclose) for his information and for any action as necessary to bring to the notice of the King».

3 Ambrosio rispose scrivendo ad Acquarone: vedi D. 34.

2) Il fatto rafforzerebbe la posizione del Governo italiano e potrebbe essere sfruttato dalla nostra propaganda e da quella anglo-americana in tutto contrasto con le calunnie della propaganda fascista.

3) La sopradetta dichiarazione di guerra salvaguarderebbe i nostri soldati, i quali, se catturati dai tedeschi, sarebbero considerati franchi tiratori.

4) Una volta in guerra -dichiarata -con i tedeschi, sarebbero, da parte dei Governi alleati, rimessi sotto la sovranità di Sua Maestà il Re i territori occupati, cosa che non può essere concessa finché l'Italia, dalla posizione di potenza «in armistizio» con l'America e l'Inghilterra, non passerà nella posizione di cobelligerante.

5) La cobelligeranza, e l'alleanza che in seguito spererei si possa ottenere, non si confanno ad una nazione la quale non abbia dichiarato guerra al comune nemico.

Il Comando in Capo alleato ritiene della più grande urgenza una decisione in proposito e considera troppo lungo il tempo che intercorrerà da oggi al giorno in cui il Governo potrà essere a Roma; anche se, come è nelle speranze e nella volontà degli anglo-americani, la capitale potrà essere liberata fra quattro o cinque settimane.

Sarò grato a V.E. se vorrà comunicarmi quando la Maestà del Re si sarà compiaciuta decidere affinché io possa riferire all'Alto Comando in Capo alleato.

26

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO

L. 71. Brindisi, 3 ottobre 1943.

La questione che Lei mi prospetta col foglio n. 174 del 30 settembre2 è certamente della massima importanza, e sarebbe grave iattura se noi fossimo esclusi dalla Commissione.

Non mi nascondo che non avendo noi ancora dichiarata la guerra alla Germania (al quale atto Sua Maestà il Re si oppone sino a che non saremo a Roma) ci veniamo a trovare in una situazione assai delicata rispetto agli altri.

Bisognerà che la S.V. con molto tatto cerchi d'intrattenere sull'argomento il generale Smith, per conoscere le sue idee al riguardo. Se condizione essenziale per far parte della Commissione fosse la dichiarazione di guerra, io avrei un altro importante argomento da far valere presso Sua Maestà.

Ma, ripeto, Ella deve piuttosto far apparire la nostra partecipazione come un concetto suo, ed insistere solo se trova terreno favorevole 3 .

1 Ed. in CASTELLANO, La guerra continua, cit., p. 178. 2 Vedi D. 24. 3 Vedi D. 33.

27

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. 250. Algeri, 3 ottobre 1943.

I professori Pazzi ed Agnino, accreditati dal Governo di V.E. presso la Legazione di Lisbona per prendere contatto con gli Alleati al fine di studiare i mezzi più opportuni e vantaggiosi per gli approvvigionamenti del paese e per favorire la sua ripresa economica, dopo aver conferito con l'Ambasciatore inglese di Lisbona, sono stati da costui inviati ad Algeri, secondo disposizioni ricevute dal proprio Governo e da quello americano.

Prima di prendere contatto con gli Alleati in Algeri, essi mi hanno visitato mettendomi al corrente della loro missione che veniva trasferita ed officiata qui, presso il rappresentante del Governo inglese Macmillan e presso il rappresentante degli Stati Uniti Murphy. Con tali personalità, oltre che con vari altri diplomatici, i professori Pazzi ed Agnino hanno avuto diverse conversazioni durante le quali hanno illustrato agli Alleati l'ordinamento giuridico commerciale italiano ed hanno inquadrato sommariamente le esigenze del paese per il presente e per il futuro.

Prima però di iniziare un'attività concreta, ho desiderato, d'accordo con i diplomatici inglesi ed americani, che i due professori riprendessero contatto con il Governo e fossero ufficialmente autorizzati a trattare. Per questo motivo essi rientrano in Italia, da dove potranno ritornare ad Algeri qualora sia ritenuto opportuno.

I numerosi colloqui avuti a Lisbona ed in Algeri con le rappresentanze dei Governi inglese ed americano e tutto il trattamento ricevuto durante la loro permanenza qui, impressiona favorevolmente sul giudizio che gli Alleati hanno dei due professori.

Personalmente ho avuto un'ottima impressione di loro, che mi sono apparsi come persone di assoluta serietà e di particolare competenza in ordine ai compiti che potranno essere loro affidati, e che essi sono in grado di condurre con giusta visione degli interessi economici del nostro paese.

28

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

T. 48/1951. Berna, 4 ottobre 1943 2•

Sono confermate le notizie del concentramento a Parigi di tutti i nostri diplomatici e consoli di Francia. Sembra probabile che essi saranno presto trasferiti in

l Copia dalle Carte della Missione militare italiana presso il Comando delle forze alleate, in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. 2 Sulla copia contenuta nella Collezione Prunas che qui si pubblica, non sono indicati né il mezzo di trasmissione, né la data d'arrivo.

37 Germania. Risulta anche che i tedeschi rifiutano di riconoscere le qualità e le immunità diplomatiche al personale militare in servizio costà presso le nostre Rappresentanze diplomatiche e consolari. Ma soprattutto la situazione dei nostri compatrioti in Francia, calcolati a circa 800 mila, sta diventando delicata e difficile. In effetti essi sono rimasti senza protezione e sono minacciati di essere inviati a lavorare in Germania. Prego farmi sapere se posso domandare al Governo svizzero di assumere la protezione di questi italiani, con il consenso tedesco 1 .

29

IL RE DI GRAN BRETAGNA, GIORGIO VI, A VITTORIO EMANUELE III

L. PERSONALE. ... , 4 ottobre 1943 3•

I thank Y our Majesty for Y our personal letter conveyed to me through Generai Eisenhower4 .

I and my Government agree that it is most important in our common interests that the greatest possible area of Italian territory should be freed from the Germans, and in particular that' the Allied troops should reach Rome at the earliest moment with the best assistance that the Italian armed forces can afford them.

My Government are prepared to agree on a provisional basis to Your Majesty's suggestion that your Government's jurisdiction should be extended to Sicily and subsequently to other areas on the mainland of Italy as they are cleared of the Germans, the authority of the Italian Government being exercised under the supervision of the Allied Governments. A t the same time I must make it clear that while my Government are prepared to dea! with Your Majesty's Government on a de facto basis in regard to questions arising out of the execution of the Armistice and the expulsion of the German invader from Italian soil, there is no question of recognising your Majesty's Government as our ally. Nor will this provisional arrangement be allowed by my Government to restrict in any way the free choice by the Italian people after the war of the form of democratic Government which they prefer.

I and my Government welcome Y our Majesty's reference to the politica! reconstruction of Italy, and the prospect of a return to a parliamentary règime. My Government earnestly hope that ali anti-fascist elements throughout Italy will range themselves around Your Majesty and Your Government and that a coalition Government including ali patriotic groups will be formed with the object of carrying on the struggle against the German invader with the maximum force of the Italian people.

I Per la risposta vedi D. 38. 2 Ed. in CASTELLANO, La guerra continua, cit., pp. 227-228. 3 Mancano gli estremi di trasmissione. 4 Vedi D. Il.

Finally, my Government are prepared to consider the possibility of altering the rate of exchange between pounds and lira, though I must warn Y our Majesty that there may be serious difficulties in the way of any such change.

30

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, AMBROSIO, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

NOTA 1720. Brindisi, 5 ottobre 1943.

I) A un mese dall'armistizio si osserva che: dal punto di vista morale il Paese ha sostanzialmente dimostrato la sua ostilità contro i tedeschi e la sua volontà di fare causa comune con gli anglo-americani; dal punto di vista materiale l'apporto alla causa anglo-americana è risultato assai scarso. Cause: Governo rappresentato dal Capo dello Stato, dal Capo del Governo e poche altre persone, relegato all'estremità della Penisola e senza contatti con grosso del Paese; Capitale e detto grosso in mano tedesca; maggioranza dell'esercito liquefattasi di fronte all'offensiva germanica, o spontaneamente; quasi tutte le regioni e le posizioni importanti fuori dell'Italia perdute; disponibilità di pochissime divisioni, tutte insufficientemente armate, scarse di munizioni e di mezzi di trasporto ed in parte fuori mano; alcune altre divisioni, o raggruppamenti, in lotta contro i tedeschi, ma tagliati fuori e impossibilitati di resistere a lungo; aviazione ridotta al minimo; ricostruzione di un governo fascista, il quale, pur essendo inviso alla maggioranza, per avere alla testa Mussolini (eliminato da troppo poco tempo), per essere appoggiato dai tedeschi e per agire là dove il governo legittimo non può ancora fare efficacemente sentire la sua azione, può rimettere in piedi una struttura statale, seguito da tutti coloro che erano e sono interessati alla sua esistenza; a nostro vantaggio, la marina, in mano però, di fatto, agli anglo-americani.

II) Ne consegue che nella nuova società itala-anglo-americana il socio italiano apporta un capitale morale notevole, ma un capitale materiale sostanzialmente passivo. Orbene, non potendo prima di parecchio tempo potenziare il capitale materiale (partecipazione effettiva alla lotta contro la Germania), è indispensabile potenziare al più presto ulteriormente il capitale morale. Diversamente è logico pensare che gli anglo-americani ci tratteranno come gente sotto tutela e se noi non ci faremo presto «parte diligente», essi prenderanno tutto in mano.

III) Il potenziamento del capitale morale sembra effettuabile mediante: a) formazione di un Governo vero e proprio; b) amministrazione da parte di questo Governo di tutto il territorio italiano

non occupato dai germanici; c) chiarificazione dell'atteggiamento del Governo di fronte alla Germania;

1 Copia in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

~ Documenti diplomatici -Serie X -Vol. J

d) vasta e continua presa di contatto con le regioni non ancora liberate. Il rinunciare attualmente a costruire un Governo completo, mentre esiste al completo quello illegale fascista-repubblicano, mi sembra un errore, in quanto può apparire agli occhi degli Alleati come una prova di passività, d'incertezza e come una confessione di impotenza.

IV) La questione dell'ingerenza anglo-americana, nell'amministrazione del territorio italiano, come ho già rappresentato, va definita senza equivoci. È sostanzialmente dipendente anche dal nostro atteggiamento militare.

V) Il Paese è tuttora disorientato. Di fronte alla dichiarazione (peraltro non bene accetta alla massa) fascista che l'armistizio, dovuto a tradimento, non ha valore, e che le cose continuano come prima, sta quanto viene detto dal Governo legale, e cioè che i tedeschi si sono comportati bestialmente, e che bisogna cacciarli fuori, ma non viene specificato che l'Italia è ormai alleata ed associata agli anglo-americani, e che è in guerra contro la Germania. Così stando le cose, sia dal punto di vista internazionale, sia da quello interno, sembra desiderabile un atteggiamento deciso al riguardo.

VI) Per la presa di contatto con le regioni non ancora liberate (propaganda) sono in corso provvedimenti. Molto materiale è stato in realtà preparato, ma hanno sempre difettato, e difettano, i mezzi di trasmissione.

VII) Dal punto di vista militare, bisogna fare un passo avanti a quanto si è detto a Malta. Numerose questioni militari attendono di essere definite e la Missione di collegamento non sembra essere, per lo scopo, la via più adatta. Occorrerà perciò che questo Comando si metta in relazione diretta e permanente collo Stato Maggiore del Quinto Gruppo d'Armata (Gen. Alexander) o con altro ente autorizzato a decidere.

31

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

Madrid, 7 ottobre 1943.

Accuso ricevuta del messaggio di V.E. pervenutomi oggi per cortese tramite dell'Ambasciatore d'America relativo alla conferma delle istruzioni di piena collaborazione con le Autorità anglo-americane 2 . Detto messaggio è stato telegrafato a Lisbona, Dublino, Tangeri secondo gli ordini di V.E.

I Numero di protocollo della corrispondenza telegrafica in partenza dall'Ambasciata (dal 5 ottobre l'Ambasciata aveva ripreso la numerazione speciale dei telegrammi in partenza interrotta il 15 settembre al n. 1188) da dove è stato spedito in inglese. Si pubblica la copia in italiano, l'unica agli atti del Ministero, sulla quale circa la spedizione e l'arrivo, è solo annotato: «Via britannica». Non è incluso nella Collezione Prunas.

2 Vedi D. 19.

A Tangeri è stato ricostituito il sedicente fascio. Tutto il personale del R. Consolato Generale e delle Scuole italiane rimane fedele a Sua Maestà.

Con Dublino, Ankara, Stoccolma, Lisbona, Berna, questa R. Ambasciata è già in relazione telegrafica in cifra, ed è quindi possibile continuare tali rapporti. Comunicazioni dirette per posta ordinaria con detti Paesi sono anche possibili però offrono ben poca garanzia. Con Lisbona e Tangeri questa R. Ambasciata è collegata · anche telefonicamente e con nostro corriere.

32

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, AMBROSIO

L. 293. Algeri, 8 ottobre 1943.

Il generale Smith, nel mettermi al corrente delle conversazioni di Malta 2 , mi ha comunicato che da parte italiana è stata fatta la proposta di impiegare circa dieci nostre divisioni. Questa proposta non è stata favorevolmente accolta. Il motivo va ricercato nel fatto che gli Alleati non hanno molta fiducia nello spirito combattivo delle nostre truppe, che si sono fatte quasi dovunque "disarmare e che non hanno combattuto. Principalmente ha fatto una assai penosa impressione la mancata difesa di Roma, che qui non si giustifica in alcun modo perché non si comprende come sette divisioni italiane non abbiano potuto ingaggiare e sostenere il combattimento contro due divisioni tedesche. Ho cercato, per amor di Patria, di giustificare l'accaduto con la deficienza del nostro armamento, ma nessuno si è convinto.

In questa situazione e perché è pur necessario concretare qualcosa, ho pregato, tanto per cominciare, che si metta a punto almeno una divisione. Messa a punto che significa non soltanto rifornimento di armi nostre, ma distribuzione di armi moderne e assegnazione dei reparti corazzati. Soprattutto ci necessitano mezzi di trasporto perché, se vogliamo impiegare a fianco degli Alleati un nostro reparto è necessario motorizzarlo, altrimenti sarà tenuto in seconda schiera e giungerà sempre a battaglia finita. In questo ordine di idee è anche il generale Smith e attualmente l'ufficio operazioni dell'Alto Comando sta studiando come costituire, e con quali materiali, la unità in parola.

Prego inviarmi al più presto l'organico di una divisione «sui generis» costituita su tre reggimenti di fanteria, due di artiglieria e rinforzata con un battaglione carri, il tutto motorizzato. Su queste basi sarà concretato lo studio.

Prego ancora considerare quali delle divisioni «Piceno» o «Mantova» codesto Comando vorrebbe trasformare. È opportuno impiegare una delle divisioni che sono in Italia, anziché pensare ad una di quelle della Sardegna perché la questione dei trasporti, sempre delicata, complica molto le cose.

l Copia dalle Carte della Missione militare italiana presso il Comando delle forze alleate, in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

2 Vedi D. 22.

33

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. 294. Algeri, 9 ottobre 1943.

In assenza del generale Smith, recatosi temporaneamente in America, ho intrattenuto così casualmente, in occasione di un incontro, il ministro d'America Murphy sulla questione del «Comitato Interalleato Mediterraneo» 1• Il Ministro Murphy mi ha detto che ancora tutto è nella fase embrionale perché non sono state definite dai governi interessati le funzioni del Comitato. Si conoscono soltanto i nomi dei delegati: il ministro Macmillan per l'Inghilterra, il signor Wilson per l'America, il signor Vyshinsky per la Russia, il signor Massigli, quale osservatore, per la Francia. Verso la metà di questo mese giungerà in Algeri il signor Wilson, dopo di che si potrà conoscere qualcosa di più preciso.

In tale situazione non ho fatto alcun cenno circa la nostra partecipazione, ma mi sono limitato a dire che i lavori del Comitato interessano certamente anche l'Italia. Il Ministro Murphy ha compreso l'allusione e mi ha promesso di presentarmi al signor Wilson quando questi sarà arrivato. Con lui mi regolerò secondo le direttive datemi da V. E. 2 .

34

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, AMBROSIO, AL MINISTRO DELLA REAL CASA, ACQUARONE

L. 1854. Brindisi, IO ottobre 1943.

Il Generale Castellano mi ha trasmesso copia della lettera 240 in data 2 c.m. trasmessa a V.E. 4 . Le comunico, in merito, il mio punto di vista.

l) I vantaggi degli Alleati per la nostra dichiarazione di armistiZIO sono stati di per se stessi enormi. Se avessimo avuto le nostre divisioni fra Salerno e le Puglie, invece che a Roma, non sarebbero mai sbarcati. Inoltre la nostra collaborazione è stata già in questo mese della massima intensità; basta pensare: al

1 Vedi D. 24. 2 Vedi D. 26. 3 Copia in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. 4 Vedi D. 25, allegato.

possesso assicurato della Sardegna e della Corsica; alla protezione dei porti di Bari, Brindisi e Taranto; alla guerriglia, ai sabotaggi di ogni genere fatti in Italia e nei Balcani, con vittime imprecisate, ma certo numerosissime; al possesso assicurato di numerose isole egee; alla difesa sfortunata di Cefalonia e Corfù. Tutto questo è stato fatto senza nessuna contro-partita, salvo la promessa di attenuare le condizioni di pace.

2) La rottura delle relazioni col Giappone è da escludere. Se a noi è permesso, al massimo, di essere co-belligeranti, vuol dire che possiamo collaborare per cacciare i tedeschi dal nostro suolo, ma non abbiamo nessuna ragione di combattere i giapponesi. Per questo occorrerebbe una vera alleanza politica, che non è concessa. La rottura delle relazioni col Giappone, preludio della guerra, cagionerebbe l'invio della nostra flotta a combattere nel Pacifico, ed è questo che loro vogliono, e che noi non dobbiamo permettere mai, senza alleanza politica.

3) La dichiarazione sarebbe in realtà sfruttata a nostro danno dalla propaganda fascista, in quanto la guerra verrebbe dichiarata da un Governo che ha giurisdizione, per modo di dire, su sette province, che non ha esercito, né aeronautica, e che ha una flotta comandata dall'ex nemico. La nostra dichiarazione di guerra sarebbe per conseguenza semplicemente platonica.

4) Alle prossime operazioni su Roma, parteciperanno si e no cinquemila uomini. La sorte dei prigionieri sarà certo dolorosa, ma saranno in numero assolutamente trascurabile di fronte a decine di migliaia che sono morti o fucilati,

o di stenti.

5) Il rimettere sotto la nostra sovranità i territori occupati, fa più comodo agli Alleati che a noi, perché si disinteresseranno di tutto (viveri, carbone, ordine pubblico, ecc.). Però il provvedimento, nonostante quanto sopra, sarebbe per noi certamente importante, perché ci consentirebbe di riannodare gradatamènte le fila di tutti i servizi nel nostro Paese, a mano a mano che viene liberato.

6) Di alleanza politica non è il caso di parlare, come è detto chiaramente nelle lettere dei Capi di Stato 1•

Parere conclusivo. La data dell'armistizio è stata anticipata senza alcun riguardo alla nostra situazione, così che si è generata una crisi gravissima in Italia e ne1 Balcani.

Dobbiamo evitare che si ripeta questo passivo senza contropartita.

La co-belligeranza dovrebbe essere oculatamente negoziata.

Poiché peraltro gli anglo-americani non entreranno certamente in discussioni politiche, e neppure negozieranno compensi a fine guerra, si deve almeno ottenere che ci mettano in grado di realmente combattere, per non fare una dichiarazione platonica che servirebbe soltanto ai loro fini politici. E quindi debbono portarci in

l Vedi DD. 23 e 29.

Continente le divisioni dalla Sardegna-Corsica (queste ultime complete) e fornire i

mezzi per mettere in efficienza altre divisioni.

Inoltre non dovrebbe essere permessa la propaganda comunista.

Niente rottura col Giappone, senza alleanza politica.

35

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 154. Brindisi, 11 ottobre 1943 1•

V.E. è incaricata da Sua Maestà il Re di comunicare all'Ambasciatore di Germania a Madrid, affinché lo partecipi al suo Governo, che, di fronte ai continui ed intensificati atti di guerra compiuti contro gli italiani dalle forze armate tedesche, l'Italia si considera dalle ore 15 (ora di Greenwich) del giorno 13 ottobre in stato di guerra con la Germania 2•

36

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL COMANDANTE IN CAPO DELLE FORZE ALLEATE, EISENHOWER

L. 155. Brindisi, Il ottobre 1943.

Vi comunico, con vera gioia, che Sua Maestà il Re d'Italia ha dichiarato la guerra alla Germania 4 . La dichiarazione sarà consegnata dal nostro Ambasciatore di Madrid all' Ambasciatore tedesco il giorno 13 alle ore 15 (Greenwich). Con questo atto ogni legame con il funesto passato è troncato ed il mio Governo sarà fiero di poter marciare con Voi sino alla immancabile vittoria. Vi prego, caro Generale, di voler comunicare quanto sopra ai Governi anglo-americano e russo e delle Nazioni Unite.

Vi sarei pure grato se voleste comunicare ciò alle Ambasciate d'Italia ad Ankara e Buenos Aires e alle Legazioni di Berna, Stoccolma, Dublino, Lisbona5 .

1 Trasmesso tramite la Missione militare alleata.

2 Per la risposta vedi D. 45.

3 Ed., in inglese, in United States and Italy. cit., pp. 69-70, e in Foreign Relations of the United States, 1943, vol. II, cit., p. 386.

4 Vedi D. 35.

5 Le risposte da Ankara, Buenos Aires, Berna e Lisbona furono trasmesse al gen. Taylor con Memorandum del 18, 19, 21 e 22 ottobre. Quelle da Stoccolma e Dublino mancano.

37

IL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MEMORANDUM. Brindisi, Il ottobre 1943.

The following message from Minister Renzetti is transmitted to your Excellency through the American Legation, Stockholm: «This is a reply to your message of October 4th received through the American Legation1•

l. On receipt of first instructions 2 full cooperation was offered to both British and American Legations in Stockholm and I have established personal contacts with both Ministers.

2. -I have already had repeated contacts between the Military Attachés of America and Great Britain and Italian Military Attaché. Full collaboration was offered by Colonel Roero di Cortanze who at the same time submitted detailed information about matters of present common interest. 3. -The attitude of the Swedish Government is completely clear through the following instructions to the Swedish Minister Rome: "Acknowledge exclusively Royal Governments. Do all possible to get in touch with latter and reach present seat. Resist pressure of Germans to leave Rome upon arrivai of Allied Forces and to yield only in case of use of force". 4. -The position of the Italian Legation in Stockholm was first made clear in September 9th verbal communication from me to the Swedish Government and a public declaration later on September 17th subsequently broadcasted and published. Entire Legation staff joined in this declaration and is unanimously desirous of supporting the Royal Government against aggressors German and Fascist. This is true of all Italian Consulates in Sweden. (There were none of latter in the first category). 5. -The Italian Colony in Osio, to avoid persecutions and internment, agreed that a message signed by Honorary Vice Consul Brunelli be sent to so-called Fascist Government in Berlin. Above message was not adhered by Head of [Legation] and all other officers and clercks of Legation. 6. -The Helsinki Legation issued a public statement of loyalty to the Royal Government. Fruitless were endeavors of Germans to obtain acknowledgment of Mussolini Government from Finnish Government. 7. -The Royal Legation Copenhagen, as previously advised, has informed Germans that all its members intend to remain faithful to Royal Government. 8. -There has so far been no declaration for Fascism by members of small Italian colony resident here. 9. -We can cable directly with Royal Representatives in Bern, Lisbon, Madrid and Ankara and in some instances regular codes can be ust;,d. It is also possible via London to send airmail».

I Vedi D. 19, nota l. 2 Vedi DD. 9 e 14.

38

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI

T. ·142/158 1• Brindisi, 12 ottobre 1943 2•

Rispondo Suo 195P. Autorizzo V.E. di richiedere al Governo svizzero di assumere protezione italiani m Francia, in Germania ed altri paesi occupati dai tedeschi 4 .

39

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL COMANDANTE IN CAPO DELLE FORZE ALLEATE, EISENHOWER

Brindisi, 12 ottobre 1943 6 .

In order to avoid that Italy's declaration of war on Germany might appear a mere platonic gesture, I should like to bring to your attention our requests as to grant me the possibility of giving an appreciable contribution to your armed forces.

You wrote me that an eventual improvement in the Armistice conditions will depend on the positive action undertaken by the Italian Government 7 . However, if I am not to receive from you the necessary assistance, I am afraid that I wiii be able to show you nothing more than my good will.

I Agli atti del Ministero, nella Collezione Prunas, c'è solo copia dell'originale in italiano.

2 Non è indicato il mezzo di trasmissione.

3 Vedi D. 28.

4 Con successivo telegramma del 13 ottobre 1943, n. 143/172, Badoglio aggiungeva: «Pregavi richiedere al Governo svizzero di assumere protezione nostri interessi, oltre che in Germania e territori occupati, nei seguenti paesi: Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Giappone, Manchukuo, Thailandia, Cina». Per la risposta vedi D. 63.

5 Agli atti del Ministero c'è solo la stesura italiana di questa lettera. La versione inglese, che qui si pubblica, è nelle carte della Missione militare italiana presso il Comando delle forze alleate, in , Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

6 Una nota manoscritta avverte: «Consegnato al gen. Watley, dal gen. Castellano, il 20 ottobre 1943 alle ore 10,30». 7 Vedi D. 21.

A) With the occupation of Rome, the Anglo-American armies will be confronted with the task of operating in the mountain area of the Appennines. In such area motorized troops will meet difficult conditions, as the few road communications will not always be sufficient for truck suppplies to the operating troops. Besides, war in the mountains needs special drilling, and it is a well known fact that Italian troops are very well trained in this type of war. Therefore the transportation from Sardinia with landing in Civitavecchia or further north, according to the course of operations of at least four of our divisions will prove very useful. As we lack the necessary ships, the few we still had having been requisitioned, it is indispensable that Anglo-Americans take over these transportations.

B) W e can prepare more divisions, if you would put to our disposal the war material that we left in Sicily and Tunisia. It will be also necessary to help us with clothing, shoes, and a mini m un of motor vehicles. I will· submit later o n to your attention a more dètailed request on the matter.

C) It will also be advisable to secure the transportation from Sardinia and the landing at Fiumicino of some of our alpine troops and grenadeers for the maintenance of public order in Rome. This landing should take piace one or two days after Anglo-American troops have entered Rome, so as to free them immediately from police duties.

D) With the advance proceding northward, no more Italian troops will be available there. It will then be necessary to organize with Italian prisoners now in Tunisia regular units for the surveillance of roads, ports, railroads, and airfields in the rear of the fighting line.

E) It will also be advisable to organize later on with prisoners of war and volunteers to be recruted locally, larger units to be employed in offensive operations. It is for us, Sir, the highest honour to offer our blood to free our country.

F) As soon as we reach Rome and once a widely democratic Government will be established, it will be advisable to restare to the Italian Government the administration of the regions freed from enemy, without however reducing the Anglo-Americarr support in food and sanitary supplies, coal, and fuel for military and civil services, as we will not be able to provide for such items.

G) Your intervention in order to prevent that Anglo-American officers have articles of comunist or separatist propaganda published or broadcast would also be most desirable.

These are, Sir, the lines of the program that the Generai Staff has submitted to me and I have approved. May I ask you to kindly let me know your decisions on the matter, so that I may take necessary steps in consequence 1•

1 Per la risposta vedi D. 61.

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IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL COMANDANTE IN CAPO DELLE FORZE ALLEATE, EISENHOWER

L. 175. Brindisi, 14 ottobre 1943 1•

Con la dichiarazione di guerra fatta ieri dal Governo di Sua Maestà il Re alla Germania, si chiude il periodo di armistizio e quello di cooperazione, durato complessivamente trentacinque giorni, per entrare nel terzo periodo, quello della co-belligeranza.

Mi sia permesso, signor Generale, di fare un riassunto degli effetti prodotti dal nuovo atteggiamento dell'Italia in questi trentacinque giorni.

A) Nel campo militare:

l) sbarco degli anglo-americani a Salerno. Il Maresciallo Kesserling, per opporsi allo sbarco, non poté usufruire di una divisione corazzata e di una paracadutisti (di circa 10 mila uomini), che furono trattenute a Roma per far fronte alle forze italiane dislocate attorno alla Capitale. Mancanza assoluta di forze italiane a fianco delle tedesche in detta battaglia;

2) cacciata dei tedeschi dalla Sardegna e dalla Corsica (con parziale concorso francese in questa isola), assicurando agli Alleati, nell'alto Tirreno, una situazione di predominio di singolare importanza, sia per azioni aeree sulla Francia meridionale e sull'Italia centro-settentrionale, sia per eventuali azioni di sbarco in tali settori;

3) impegno di numerose forze tedesche in tutta la penisola italiana per avere ragione delle forze italiane, assumerne i compiti nella difesa costiera, assicurare le linee di comunicazione, tenere a freno le popolazioni pronunciatesi contro l'occupazione tedesca;

4) sottrazione di circa una trentina di divisioni italiane in Balcania, con obbligo alla Germania di inviare proprie forze in quello scacchiere proprio nel momento in cui più forte si esercitava la pressione russa;

5) guerriglia e sabotaggi di ogni genere fatti in Italia e nei Balcani;

6) possesso assicurato di numerose isole nell'Egeo;

7) difesa sfortunata di Corfù e Cefalonia;

8) basi navali, porti (Taranto, Brindisi, Bari, Manfredonia) e basi aeree numerose messe a disposizione degli anglo-americani e protette dalle nostre truppe. Sono così stati possibili sbarchi numerosi di notevoli contingenti di uomini e di materiali, con celerità veramente impressionante;

9) completa disponibilità della flotta e dell'aviazione italiana per operazioni di guerra.

I Non risultano gli estremi di trasmissione di questa lettera e non si è nemmeno rinvenuta la traduzione inglese.

B) Nel campo politico:

l) esempio alle piccole potenze (Ungheria, Bulgaria, Rumenia) controllate dalla Germania ed in guerra al suo fianco. Tali potenze non hanno concluso senz'altro l'armistizio anche per questioni di forze a disposizione in rapporto ai contingenti tedeschi che praticamente le occupano, ma la corrente contraria alla guerra con la Germania ha fatto notevoli progressi in tali Paesi, e si sono avute manifestazioni aperte, talune anche ufficiali, contrarie alla prosecuzione dell'attuale lotta;

2) concorso alla causa dei vari partiti di patrioti nelle Nazioni invase (Francia, Jugoslavia, Grecia, Danimarca, ecc.); specialmente notevoli il cbntraccolpo al Governo Laval e le misure che le autorità tedesche hanno conseguentemente dovuto prendere in Francia: resa possibile la liberazione della Corsica.

Questo, signor Generale, è, a mio avviso, il bilancio risultante dall'azione del Governo da me presieduto, senza aJcuna amplificazione o esaltazione.

Lo inoltro a Voi, perché, nei còntatti che abbiamo avuto sia direttamente sia attraverso la missione Vostra presso il mio Governo, avete sempre dimostrato grande comprensione della nostra situazione e particolarmente fiducia e benevolenza verso l'opera nostra.

Se Voi, signor Generale, mi aiuterete, come Vi ho richiesto in altra mia lettera di pochi giorni or sono 1 , vedrete che i nostri sforzi si raddoppieranno per essere utili alla causa comune 2 .

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IL PRIMO SEGRETARIO DI LEGAZIONE VENTURINI AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO. Brindisi, 15 ottobre 1943.

In considerazione della prossima riunione ad Algeri della Commissione mediterranea con intervento dei Delegati americano, inglese, russo e di quelli delle Nazioni Unite sembrerebbe opportuno l'invio colà di un nostro osservatore, in attesa che lo sviluppo degli avvenimenti permetta di accreditare regolarmente un nostro Delegato.

La persona che sarà scelta come osservatore potrebbe temporaneamente essere aggregata alla Missione del Generale Castellano.

Qualora V. E. approvi verrebbero iniziati i necessari passi presso questa Missione Militare Alleata 3 .

I Vedi D. 39. 2 Non è stata rinvenuta risposta a questa lettera: vedi D. 79. 3 Annotazione di Badoglio: «Sta bene)).

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IL PRIMO SEGRETARIO DI LEGAZIONE VENTURINI AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO. Brindisi, 15 ottobre 1943.

La reazione dell'opinione pubblica italiana all'Armistizio dell'8 settembre e agli eventi successivi è stata determinata, a quanto ci è stato possibile constatare fino alla nostra partenza per Brindisi (l o ottobre), dai seguenti fattori:

l) senso di generale rilassamento (particolarmente discernibile nelle truppe e negli strati inferiori della popolazione) per la creduta fine della guerra;

2) universale aspettativa di una rapida avanzata anglo-americana che avrebbe stroncato sul nascere le previste e temute rappresaglie tedesche, e successiva delusione, per il suo mancato verificarsi; ..

3) generale sbandamento dei quadri civili e militari in seguito alla precipitosa partenza del Re, di parte del Governo e del Comando Supremo, e alla mancanza di precise direttive politiche e militari;

4) assoluta ignoranza anche nei ceti meglio informati dello svolgersi degli avvenimenti che avevano portato alla conclusione e alla proclamazione dell'armistizio, illuminata solo dalla pubblicazione da parte anglo-americana delle clausole armistiziali, il cui contenuto apparente era quello di una umiliante resa incondizionata.

Nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell'armistizio mentre Roma capitolava dopo episodici combattimenti e giungevano di ora in ora notizie del dissolvimento del R. Esercito, i cui reparti venivano disarmati e imprigionati dai tedeschi o abbandonavano le armi seguendo l'esempio dei comandanti superiori che per primi fuggivano celati in abito borghese -l'Italia tutta, e in particolare la città di Roma, si sentì abbandonata dai propri capi a un destino che, dopo il discorso di Hitler, doveva prevedersi durissimo, quale infatti fu. L'opinione pubblica, mentre si infiammava rapidamente contro gli ex-alleati che apparivano ormai nella loro vera veste di padroni e di oppressori, rivolgeva accuse gravissime al Governo e ai capi militari. Si imputava al Governo di aver concluso l'armistizio al solo scopo di salvare la Corona, mettendola sotto la protezione delle armi anglo-americane che l'avrebbero ricondotta a Roma al loro seguito. Si accusavano i capi militari di impreparazione, inefficienza e vigliaccheria. Si diceva dai partiti estremi che vi erano state formali promesse di armare le popolazioni civili e che esse non erano state mantenute per il timore che le armi concesse al popolo fossero conservate per essere utilizzate in un secondo tempo per fini politici. Si proclamava -a destra e a sinistra -che la vecchia classe dirigente italiana aveva, anche in questa suprema occasione, dimostrato la propria totale incapacità, e che pertanto essa doveva essere, non appena possibile, radicalmente mutata. Mentre l'opinione pubblica, sotto il peso delle severe sanzioni tedesche, non faceva mistero del proprio odio antigermanico e del desiderio di vedere l'Italia liberata, si diceva da alcuni uomini rappresentativi dei partiti politici antifascisti che se guerra doveva essere alla Germania, non doveva trattarsi di guerra «regia». Sintomatico in proposito l'avviso espresso da alcuni esponenti del Partito socialista dell'D.P. che essi avrebbero preteso dal Governo Badoglio la costituzione di battaglioni «Matteotti» e • «Amendola» a contropartita del loro pieno appoggio a una campagna antitedesca da parte dei loro organizzati.

Su questo stato d'animo è venuta a gravare, per molti giorni, la generale ignoranza di ciò che avveniva nell'Italia occupata dagli anglo-americani: se vi fosse un governo italiano e se esso fosse in qualche modo riconosciuto dagli occupatori e con una sua sfera di potere; dove fosse la sua sede; se esso disponesse di proprie forze armate e da chi fossero comandate; se insomma si dovesse aspettare dagli anglo-americani il dono della liberazione dell'Italia (distrutta e saccheggiata dai germanici in ritirata), o se vi fosse anche un'iniziativa italiana, sia pur minima, a cui collegarsi. Fuori infatti dei partiti politici e fuori di qualsiasi idea di vantaggio personale o di gruppo, molti individui, sopratutto giovani ufficiali di complemento o effettivi, ex fascisti di cuore e di tempra italiani, universitari, operai, volevano non solo rifiutare ogni collaborazione ai tedeschi che la richiedevano o l'imponevano, ma partecipare di persona alla impresa di liberazione, ben comprendendo che la rigenerazione dell'Italia non può venire dallo straniero, ma deve sorgere dagli sforzi e dai sacrifici degli italiani stessi. Essi tuttavia (molti avendo combattuto contro gli anglo-americani o avendo ricevuto da essi lutti e danni nelle famiglie e nelle cose) non si sentivano di mettersi agli ordini dell'ex-nemico; avrebbero invece con ardore combattuto inquadrati in reparti italiani, dipendenti dal Governo italiano: sentimento di fierezza e di dignità nazionale e personale di cui va fatto conto perché esso è sicura garanzia delle qualità virili e combattive di chi lo nutrisce.

Nessuna o scarsa notizia sicura giungeva invece dal Sud, per quanto molte voci circolassero, frutto più che altro del desiderio popolare: quali quelle che fosse stata conclusa un'alleanza militare con le Nazioni Unite, che il Maresciallo Messe avesse preso il comando delle truppe italiane in campo, che i prigionieri fatti in Sicilia e perfino in Tunisia venissero restituiti per essere inquadrati in nostre unità combattenti. Poco udibili e ancor meno udite le trasmissioni di radio Bari (di cui a gran parte della popolazione è quasi ignota l'esistenza o quanto meno i programmi), gli stessi messaggi del Re e del Maresciallo venivano solo indirettamente a conoscenza delle masse. Molto ascoltate invece le trasmissioni inglesi e americane, sopratutto per aver notizia dell'avanzata verso il Nord.

Questo stato d'animo, provocato da ignoranza e mancanza di propaganda, è venuto in gran parte a mutare in seguito alla costituzione del Governo fascista repubblicano. L'adozione da parte di Mussolini della posizione repubblicana ha molto appianato, per naturale reazione, l'ondata antimonarchica che si era alzata in Italia. Lo scioglimento di due Istituti particolarmente rappresentativi della Monarchia, il Senato e il R. Esercito, ha colpito dolorosamente molti animi e molti interessi. Ma sopratutto la costituzione di un Governo che per la sua stessa origine appare totalmente succube dei tedeschi ha chiarito l'atmosfera, costringendo ogni italiano a prendere posizione sia pure a prezzo di grave rischio personale e a rischio di rappresaglie contro la famiglia. L'esperimento fascista repubblicano (che alcuni dei suoi esponenti, come Pavolini, tentano giustificare come

uno sforzo di salvare il salvabile dall'oppressione tedesca) è la definitiva pietra tombale calata sul corpo morto del fascismo. Sono noti i casi di numerosi anche alti ex-gerarchi fascisti che non hanno aderito al nuovo regime, dichiarando non trattarsi di un libero governo italiano.

Grave errore sarebbe tuttavia sottovalutare la possibilità per il fascismo repubblicano di coalizzare intorno a sè varie forze e sopratutto numerose truppe, specie se la lentezza dell'avanzata anglo-americana gli permetterà di consolidarsi in Italia settentrionale. Saranno con lui alcuni ex-fascisti in buona fede che hanno subìto persecuzioni durante il regime Badoglio; i molti fascisti che non vedono altra possibilità di salvare le loro persone e il loro beni che in una momentanea adesione seguita da una eventuale fuga all'estero; alcuni giovani mossi da una propaganda molto più vivace e producente di quella che era caratteristica del passato regime, e che fa leva sul senso dell'onore e dell'indipendenza nazionale; e soprattutto le falangi di tutti coloro che o per paura o per fame saranno, volenti o nolenti, costretti ad aderire alle nuove formazioni fasciste. La consistenza morale di queste truppe è tuttavia da prevedersi alquanto debole; su di essa avrà certamente influito in questi giorni la dichiarazione di guerra alla Germania; e le defezioni si faranno sempre più numerose man mano che le truppe alleate procederanno verso il Nord, specialmente se da parte nostra si saprà contrapporre una abile, continua ed efficace propaganda, basata soprattutto sui vantaggi che la nuova posizione assunta dall'Italia nel conflitto mondiale potrà assicurarle al momento della pace, e di quelli già ottenuti dal Maresciallo Badoglio durante un mese di trattative con gli anglo-americani.

La creazione, fin da ora, di un tale spirito di riscossa nazionale è indispensabile per la costruzione nel dopoguerra di un solido regime che sopprima decisamente tutti i fattori di rilassatezza spirituale e di anarchia politica, i quali sorgeranno spontanei dalle sofferenze e dalle distruzioni di questo critico periodo. Qualora infatti gli italiani non si riconquistassero a loro stessi, i germi della disgregazione non tarderebbero ad operare, rendendo presto o tardi necessario un regime che cercherebbe internazionalmente l'ordine e l'energia che non fossero state trovate all'interno, e che per il prevalere delle esigenze sociali nella vita pubblica italiana sarebbe indubbiamente a tendenza comunista. Il pericolo comunista in Italia non è dato dalle masse che accetteranno volentieri qualsiasi possibilità di lavoro che assicuri la loro sussistenza, ma da moltissimi elementi delle classi medie, che trasfonderebbero nel comunismo i loro risentimenti personali, il loro bisogno di stabilità e il loro stesso amor proprio nazionale.

Questo apprezzamento della situazione, formatosi in noi a Roma e in Toscana, nonché dal contatto di elementi di altre parti d'Italia da noi incontrati prima· della partenza, si è consolidato durante il viaggio per raggiungere Brindisi, compiuto parte in treno e parte a piedi (attraverso l'Abruzzo e il Molise). È stato possibile constatare il violento odio antitedesco che infiamma le popolazioni che sono sottoposte alla sistematica spoliazione di tutti i loro averi da parte delle truppe germaniche. Interi paesi e centri rurali sono spopolati, essendosi gli abitanti rifugiati sulle montagne con tutto ciò che potevano salvare. È stato d'altra parte possibile rilevare una pericolosa aspettazione miracolistica della ~berazione da parte delle truppe anglo-americane, e una diffusa delusione circa l'incapacità degli italiani a prendere in mano il proprio destino, congiunta a sfiducia verso i presenti capi; stato d'animo nato evidentemente dall'ignoranza degli sforzi dovuti sostenere dal Governo Badoglio per affermarsi di fronte ai Comandi alleati. È evidente anche una diffusa stanchezza del fatto «guerra», inteso come attiva partecipazione personale a operazioni militari, dovuta in buona parte però alla mancanza di un impulso spirituale trascinatore che convinca le popolazioni dell'assoluta necessità per l'Italia di pagare col sangue il proprio risorgimento, e al non sapere chiaramente per chi e per che cosa si debba combattere e morire, quando già per tre anni si è combattuto e si è caduti contro altri nemici sotto la guida degli stessi uomini. Basterebbe forse la presenza di reparti italiani combattenti a fianco degli Alleati sotto bandiera italiana, per rovesciare tale stato d'animo. Il numero di tali reparti e la qualità del loro armamento (dato il terreno) non ha importanza qualora essi abbiano spirito e mordente: doti che non si possono trovare che nei volontari, i quali affiuiscono in non piccolo numero, e soprattutto in quelli originari delle provincie d'Italia del Nord. A nostro parere non mancherebbe campo per l'impiego di truppe italiane. I tedeschi, specialmente nelle regioni montuose, sono poco numerosi e legati alla strada dai loro mezzi e dalla loro tattica. Larghi spazi liberi per possibili infiltrazioni rimangono in terreno di campagna dove neanche gli anglo-americani si inoltrano. Per quanto riguarda questi ultimi abbiamo potuto constatare la cauta prudenza con cui essi avanzano per superare opposizioni costituite da poche batterie e scarni reparti di fanteria: ciò che lascia pensare a un loro progresso abbastanza lento, soprattutto nelle zone montane.

I tedeschi si ritirano distruggendo ponti e passaggi obbligati, gallerie ferroviarie e viadotti, e facendo vaste retate di materiale automobilistico, animali da traino e da soma; rapinando generi alimentari e trasportando via con sè i giovani di cui possono impadronirsi. È certo che questo lavoro di distruzione sarà da loro perseguito, se gliene sarà lasciato il tempo, in tutta la Penisola; cosicché ci troveremo di fronte ad un Paese versante in grave miseria e da cui saranno scomparsi molti dei fattori della moderna vita civile (mezzi di trasporto, idrici, di illuminazione ecc.). Bisogna anche prevedere che saranno man mano trasportate via dai grandi centri, come ostaggi, le personalità non simpatizzanti con il fascismo, che non siano riuscite a salvarsi. È prudente quindi contare su una relativa povertà di uomini di primo piano fino al termine della guerra. Donde sembra sia da ritenersi opportuno cominciare sin da ora, e sia pure nei limiti del possibile e con mezzi di fortuna, l'opera di ricostruzione nazionale. È evidente l'importanza anche dal punto di vista propagandistico di assumere rapidamente l'iniziativa in questo campo: ciò servirà a dimostrare al resto dell'Italia che esiste nel Sud un Governo italiano indipendente, e quindi a controbattere le affermazioni della propaganda fascista. Se quest'opera del Governo si estenderà fin da ora a varie provincie (e quanto più numerose tanto meglio), risulterà in maniera precisa che il Governo Badoglio si è assunto il compito di mettere in moto la vita del Paese, e che tale compito intende assolvere fino alla fine.

Questa certezza, unita alla conoscenza dei vantaggi già ottenuti dal Maresciallo nei confronti degli occupatori, servirà a dissipare molti dubbi, a confortare molte · coscienze, a ravvivare molte energie: cosicché l'opera cui tendono i nostri sforzi, la liberazione dell'Italia ottenuta mediante la riaffermazione della sua dignità, potrà essere fatta volgere assai più rapidamente ed efficacemente al suo termine.

* * *

Postilla autografa di Badoglio: «La questione dell'armistizio il giorno 8 (mentre era previsto per il 18) spiegherà molte cose. La mancata resistenza attorno a Roma sarà poi da esaminare a tempo opportuno. Quello che ci ha nociuto e ci nuoce tuttora è la mancanza di radio trasmittente. Speriamo presto di risolvere la questione con la modifica in corso a quella di Bari».

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IL PRIMO SEGRETARIO DI LEGAZIONE VENTURINI AL MINISTRO A LISBONA, PRUNAS

L. PERSONALE. Brindisi, 15 ottobre 1943.

Sono giunto qui da pochi giorni proveniente da Roma. La situazione che ho lasciato colà è delle più tragiche. I tedeschi stanno spogliando l'Italia; hanno imposto il servizio obbligatorio del lavoro per tutti gli uomini dalla classe 1910 a quella 1925; hanno arrestato ed internato in Alta Italia o in Germania gran numero di generali e di ufficiali superiori; hanno fucilato parecchia gente compromessasi con il regime Badoglio; stanno ovunque spargendo il terrore; seguono nella loro lenta ritirata la politica della «terra bruciata».

Aggiungi a ciò il nuovo Governo repubblicano di M ussolini che cerca di far propaganda per arruolare il maggior numero di elementi nella nuova milizia fascista e per ricreare una nuova rete di interessi intorno al partito. Gli ufficiali sono stati sciolti dal giuramento; ai funzionari si chiede di aderire e collaborare; coloro che si rifiutano corrono il rischio di essere arrestati insieme alle loro famiglie. Moltissimi cercano di nascondersi o di fuggire, ma per forza di cose moltissimi sono pure coloro che si piegano.

L'odio contro i germanici è però condiviso dalla quasi totalità della popolazione italiana la quale vive nella speranza di essere presto liberata. Tale è la situazione nell'Italia occupata, situazione che sarà certamente peggiorata in seguito alla dichiarazione di guerra alla Germania.

Nell'Italia già liberata la situazione pure è assai difficile, ma per altri motivi. Le distruzioni nelle zone in cui si è combattuto lasciano le popolazioni in uno stato di grande miseria. L'interruzione dei mezzi di comunicazione rende molto arduo far giungere rifornimenti, che d'altra parte scarseggiano. L'AMGOT controlla tuttora la maggior parte del territorio italiano, per cui il Governo Badoglio, non ha che poteri alquanto limitati.

Americani ed inglesi si mostrano però, specie in questi ultimi giorni dopo la dichiarazione di guerra, favorevoli a dare al Governo italiano la piena sovranità su territorio italiano che non sia più zona di operazione.

A Brindisi si trovano le Loro Maestà, il Principe di Piemonte, parte del Governo, lo Stato Maggiore. Guariglia è rimasto bloccato a Roma e pare sia stato arrestato.

Più presto vieni, meglio è. Vi è molto da fare e tu potrai fare molto. Di funzionari degli Esteri siamo qui in sette. Io sono il più anziano. Altri funzionari sono in viaggio oppure nascosti tra Roma e l'Italia liberata. Man mano che le truppe avanzeranno, acquisteremo quindi nuove reclute.

P. S. In seguito alla emissione da parte dei governi inglese ed americano di moneta d'occupazione tutti i prezzi stanno rapidamente aumentando e l'inflazione, con tutte le sue paurose conseguenze economiche e sociali, è alle porte. Occorrerà affrontare al più presto tale questione.

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IL PRIMO SEGRETARIO DI LEGAZIONE VENTURINI ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

L. PERSONALE. Brindisi, 16 ottobre 1943.

Per incarico di S.E. Badoglio, Le trasmetto l'unito appunto 1 contenente varie notizie sulla situazione generale in Italia, con preghiera di volerne far prendere conoscenza a tutti i funzionari di codesta R. Ambasciata, ai RR. Uffici dipendenti, alla R. Legazione in Lisbona, al R. Consolato Generale in Tangeri e a tutti i RR. Uffici cui Le sia possibile trasmetterlo.

Per quanto riguarda la situazione qui, è certo che siamo ancora ben lontani dal poterei considerare su un piano di parità con gli Alleati. Essi controllano ancora la maggior parte del Paese occupato (seppure abbiano già manifestato l'intenzione di restituire all'Amministrazione italiana, Sicilia, Calabria, Lucania e Campania, praticamente sopprimendo l' AMGOT), e anche nelle provincie delle Puglie esercitano il controllo sull'ordine pubblico (congiuntamente ai RR.CC.), sulla stampa, la radio, il cinema, ecc. Dal punto di vista immediato il problema più grave è quello dell'approvvigionamento delle grandi città, soprattutto di Napoli, lasciata dai tedeschi in condizioni disastrose (come più tardi sarà di Roma); e ciò sia per le enormi difficoltà dei traffici all'interno, a causa delle interruzioni stradali e ferroviarie e della mancanza di mezzi di trasporto, sia per la scarsezza di naviglio alleato con cui trasportare i rifornimenti d'oltre mare. Gli anglo-americani dimostrano comunque molta buona volontà, e una riunione è stata tenuta giorni fa per studiare le più urgenti misure da prendere, cui ha partecipato da parte nostra S.E. Jung, che è un poco il consigliere finanziario del Governo in questo periodo. Ci domandiamo se non sarebbe possibile ottenere grano dall'Argentina, o soccorsi di altro genere dalla Croce Rossa Internazionale.

Ma il problema che a breve scadenza minaccia di diventare più tragico è quello dell'aumento dei prezzi, dovuto sia alla rarefazione dei generi, sia all'inflazione provocata dalla messa in circolazione di valuta militare in misura incontrollata. Tale valuta (espressa in sterline quella delle Autorità inglesi e in lire quella delle americane) circola con pieno potere liberatorio nel territorio occupato, in ossequio a una delle clausole dell'Armistizio, al cambio di una sterlina per 400 lire o un dollaro per 100 lire. Il Governo italiano, che si è impegnato a riscattare a suo tempo tale valuta cartacea, non ha alcuna possibilità di sapere quanta di essa sia messa in circolazione; può tutt'al più calcolarlo approssimativamente, dal numero delle truppe occupanti e dal soldo che esse ricevono. Ora tale soldo è enormemente

l Non pubblicato.

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

sproporzionato al potere di acquisto medio dell'italiano; un ufficiale inferiore riceve oltre 40 mila lire al mese, un soldato seimila. Si può immaginare quale effetto ciò abbia sui prezzi, e come il continuare su questa strada non possa alla lunga portare che al polverizzamento della valuta nazionale. Esempi recenti si sono visti in Grecia e in Croazia, dove pure le misure finanziarie prese dall'Asse erano state meno drastiche di quelle adottate nel caso italiano.

Credo che il Governo si proponga, non appena una migliorata atmosfera lo consenta, di cercare di ottenere alcuni provvedimenti per ovviare almeno ai più gravi aspetti di tale situazione:

a) fissare un tanto mensile da versarsi in lire italiane dal R. Governo quale contributo alle spese di occupazione, calcolato sul numero delle truppe (come è stato fatto in Francia e in Croazia);

b) chiedere che ufficiali e soldati ricevano solo una parte del loro soldo in valuta spendibile in Italia, mentre il resto venga loro accreditato in Patria in valuta locale (come è stato fatto da noi in Croazia e in Grecia), venendo così a diminuire la pressione del loro elevato potere di acquisto sul mercato italiano.

Veda, Signor Ambasciatore, se Lei ritenga possibile accennare ai Suoi colleghi inglese e americano la difficilissima situazione sopra prospettata.

Le relazioni correnti con gli anglo-americani sono per il resto cordiali. Qualche modifica alle clausole armistiziali a nostro vantaggio è stata già ottenuta: per esempio la restituzione di parte della Flotta (incrociatori, caccia, qualche sommergibile e naviglio minore), e buone speranze si nutrono per la restituzione delle navi da battaglia. Unità della Squadra partecipano alla scorta dei convogli alleati. Nostri reparti aerei volano sull'Italia occupata dai tedeschi per il lancio di manifestini. Qualche reparto dell'Esercito è in ricostituzione, sia pure con difficoltà, data la lentezza con cui perviene il nostro materiale, a suo tempo catturato dagli anglo-americani in Tunisia e in Sicilia, ed entrerà in questi giorni in linea.

Alcune altre notizie sulla situazione sono contenute in una mia lettera personale a Prunas 2 , che è nel corriere. La legga prima di inoltrarlo 3 .

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IL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MEMORANDUM. Brindisi, 17 ottobre 1943.

I have the honor to transmit to your Excellency the following message which has been received from the Italian Ambassador at Madrid: «To His Excellency Marshall Badoglio Head of His Italian Majesty's Government 1207. Reference your Excellency's message dated October 11 4 . Today October

2 Vedi D. 43. 3 Per la risposta vedi D. 60. 4 Vedi D. 35.

13 at 13 hours Greenwich time Counselor of this Royal Embassy handed to German Ambassador in Madrid note in which I requested him by order of His Majesty to inform his Government that in face of the repeated and intensified acts of War committed against the ltalian people by the Armed Forces of Germany from 15 hours Greenwich time on the }3th of October ltaly considers herself in a state of war with Germany. German Ambassador read carefully my note and handed it back saying he refused to accept it. Counselor of Royal Embassy replied that anyhow notification had been made. Signed Paulucci di Calboli» 1•

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IL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MEMORANDUM. Brindisi, 17 ottobre 1943.

Ho l'onore di trasmettere a V.E. la traduzione di due comunicazioni del Ministro italiano a Berna e del Ministro italiano a Lisbona.

Allo stesso tempo Washington ha attirato la mia attenzione sul fatto che, mentre si riteneva che V.E. desiderasse inviare delle comunicazioni alle Missioni italiane in tutti i paesi neutrali, non risulta che sia stata inviata alcuna comunicazione in Afghanistan o in Finlandia. Per ciò che riguarda l'Afghanistan, il Ministro britannico il 25 settembre inviò una nota al Ministro italiano chiedendogli di comunicare unicamente per il tramite della Legazione inglese; e se si volesse inviare un messaggio al Ministro italiano a Kabul questo o altri mezzi di comunicazione degli Alleati potrebbero essere adoperati per tale scopo. Sarei perciò lieto di sapere se V.E. intende inviare delle comunicazioni alle Missioni italiane a Kabul o ad HelsinkP.

ALLEGATO l IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

T. S. N. 3 . Berna, 6 ottobre 1943.

Sto sollecitando il Governo svizzero di assumere ufficialmente la protezione dei nostri interessi in Germania e nei Paesi sotto il controllo tedesco. È probabile che i tedeschi faranno abbiezione valendosi dell'esistenza del Governo repubblicano italiano, ma anche che contemporaneamente le Autorità svizzere continueranno a darci confidenzialmente tutte le possibili notizie circa la situazione dei nostri concittadini in quei Paesi. La protezione svizzera degli interessi italiani continua normalmente nei Paesi dove si effettuava finora, pendente la graduale trasformazione di simile attività.

l Annotazione di Badoglio in testa al documento: «A Venturini». 2 Annotazione di Badoglio: «A Venturini: esaminare precedenti e nel caso riparare all'omissione». Vedi D. 50. 3 Inserito nella Collèzione Prunas con il n. 49 in arrivo.

ALLEGATO II

IL MINISTRO A LISBONA, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

T. s. N. Lisbona. 9 ottobre 1943.

l. Mi riferisco al telegramma dell'E. V. ricevuto tramite la R. Ambasciata di Madrid 1 .

2. -Come ho ripetutamente assicurato fin dai primi giorni dopo l'armistizio 2 per tramite di queste Rappresentanze britannica ed americana tutta la R. Legazione al completo senza eccezioni di sorta è rimasta fedele a S.M. il Re e al Suo Governo. Tutti i Consolati dipendenti da questa Legazione hanno assunto lo stesso atteggiamento di fedeltà ad eccezione del Console Generale a Lourenco Marques che, secondo una comunicazione ricevuta oggi attraverso l'Ambasciata britannica, nonostante precedenti assicurazioni date in senso contrario in seguito a mia espressa richiesta, ha dichiarato ieri la sua adesione al Governo fascista repubblicano. Sto prendendo al riguardo tutte le misure a mia disposizione. 3. -Ho già informato l'E.V. che la grande maggioranza degli italiani residenti nel Portogallo sono rimasti fedeli alla Dinastia e al suo Governo. Tanto ho l'onore di confermare. Con tutti i mezzi possibili sto mantenendo intera comunità italiana solidale intorno alla R. Legazione. 4. -Ho constatato che il messaggio di S.M. il Re3 è stato pubblicato e messo in particolare evidenza dalla stampa portoghese. Copie del testo di tale messaggio sono state inviate a tutti gli italiani residenti in questo Paese ed inoltre è stato telegrafato a tutti i RR. Uffici di dare ad esso la massima diffusione in tutti gli ambienti. Le parole del nostro Sovrano sono di grande incoraggiamento e conforto per noi tutti. 5. -Ad eccezione del caso Campini non si è avuta nessuna altra dissidenza degna di menzione.
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IL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MEMORANDUM. Brindisi, 17 ottobre 1943.

In confirrnation of the statement which I ha ve already made to Your Excellency orally I have the honor to inform you that the American, British and Soviet Governments have approved the amendments to the document containing the Long Armistice Terms which you desired 4 . A supplementary document in the form of a Protocol embodying these amendments is being forwarded to me by Generai Eisenhower and immediately on its receipt I will communicate it to Your Excellency for signature5 . '

l Vedi D. i9. 2 Vedi DD. 13 e 17. 3 Vedi D. 14. 4 Vedi D. 21. 5 Vedi D. 69.

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IL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, AMBROSIO

MEMORANDUM. Brindisi, 17 ottobre 1943.

l) La Missione militare alleata ha ricevuto dal Comandante in Capo alleato un esposto sulla politica riguardante l'impiego delle forze annate italiane. Non si fa menzione della flotta dato che il suo impiego è stato stabilito in un accordo precedente2• Queste linee generali contemplano l'impiego delle forze armate italiane in tre categorie: come truppe combattenti; come truppe nelle linee di comunicazione, della difesa contraerea e dei servizi; e come mano d'opera civile mobilitata.

2) Impiego come truppe combattenti. A causa della difficoltà di comando, di sostentamento e di rinnovo, non è previsto l'impiego su vasta scala di forze italiane come truppe combattenti. Per ora non ci sono progetti d'impiego di formazioni combattenti a parte la brigata rinforzata ora in attesa di ordini.

3) Impiego come truppe nelle linee di comunicazione, della difesa contraerea e della dzfesa costiera e dei servizi.

a) Truppe nelle linee di comunicazione. Ci sarà aumentato bisogno di truppe in Sicilia ed in Italia per i servizi di guardia per la protezione contro sabotaggi e per la sicurezza interna man mano che le truppe alleate avanzano verso il nord. Inoltre saranno necessarie in Sardegna alcune precauzioni difensive. Si ritiene che un totale di dieci divisioni sarà necessario per questi compiti. La dislocazione prevista è la seguente: Sardegna: una divisione e due divisioni costiere sarde; Sicilia: una divisione italiana da campo; Italia a sud della linea Napoli-Foggia: tre divisioni; Italia a sud della linea Pisa-Rimini e a nord della linea Napoli-Foggia: tre divisioni.

b) Difesa contraerea e costiera. Si desidera impiegare su vasta scala unità italiane di difesa contraerea e costiera. È probabile che la difesa contraerea di certe zone sarà affidata agli italiani ed in altri casi unità italiane saranno impiegate a rinforzare le difese alleate di porti e simili.

c) Unità dei servizi. Si ritiene che il nemico ritirandosi distruggerà porti, strade, ferrovie e collegamenti nel modo più vasto. Ciò imporrà un gran peso alle unità del genio e dei collegamenti e richiederà il massimo impiego di mano d'opera italiana specializzata e non specializzata. Inoltre ci sarà un costante bisogno di unità meccaniche di ogni genere. Conseguentemente è progettato di ritenere tutte le unità specializzate delle forze annate italiane per collaborare con le analoghe truppe alleate.

4) Impiego delle forze aeree italiane. È previsto che le forze aeree italiane dovrebbero preferibilmente essere impiegate per sostenere le forze armate italiane

1 Copia in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Il testo originale inglese non è stato rinvenuto.

2 Vedi D. 15.

e se possibile le forze dei patrioti nei Balcani. Aerei non operativi ed equipaggi compresi aerei da trasporto e da ricognizione marittima saranno impiegati normalmente per sostenere le unità operative dell'aviazione italiana; il di più sarà impiegato per sostenere le operazioni alleate. Il personale tecnico italiano sarà per quanto possibile impiegato per la riparazione e la manutenzione degli aerei italiani.

5) Smobilitazione. Rer la smobilitazione di personale non specializzato, attenta considerazione deve essere data ai bisogni dell'agricoltura o delle miniere. Si desidererebbe conoscere approssimativamente quanta mano d'opera dovrebbe essere rilasciata dalle FF.AA. per il pieno sviluppo dell'agricoltura e delle miniere in vista di bilanciare i bisogni civili e militari. Un'ulteriore smobilitazione tuttavia non dovrebbe aver luogo a meno che si stabilisca che la situazione del lavoro civile è tale da assicurare un impiego alle truppe smobilitate e che i bisogni dei lavori militari sono coperti.

6) Trasferimento di truppe italiane dalla Sardegna. Vi sono approssimativamente 188 mila uomini in Sardegna. Non appena l'imbarco sarà possibile si desidera trasferire nell'Italia continentale circa 140 mila uomini con un minimo di equipaggiamento.

7) Conclusione. Quanto segue riassume le precedenti linee generali applicate alle varie categorie esaminate.

a) Specializzati. La precedenza assoluta sarà data all'impiego di specializzati italiani del genio, dei trasporti e dei collegamenti.

b) Forze combattenti. Presentemente una brigata rinforzata è riservata per l'impiego di operazioni attive.

c) Truppe nelle linee di comunicazione. Probabilmente accorreranno dieci divisioni per i servizi di sicurezza delle linee di comunicazione, tre per la Sardegna, una per la Sicilia e sei per l'Italia a sud di Pisa -Rimini. Tuttavia la scarsità di mano d'opera può rendere necessario il ridurre questo numero.

d) Difesa contraerea e costiera. Queste unità saranno trattenute.

e) Forze aeree italiane. L'aviazione italiana sarà impiegata per sostenere le forze italiane o quelle dei patrioti nei Balcani, per servizi di corriere e per la ricognizione marittima. Gli specialisti dell'aviazione italiana saranno impiegati presso gli aerei italiani e alleati.

f) Comando. Le unità italiane saranno lasciate sotto i loro locali Comandanti con controllo operativo rientrando nei rispettivi Comandi Alleati.

g) Mano d'opera. Unità e prigionieri di guerra non richiesti per i suddetti doveri saranno impiegati in lavori. Un importante scopo di ciò è rendere disponibile la mano d'opera necessaria per l'agricoltura e le miniere. Qualche smobilitazione a questo fine può anche diventare necessaria 1•

I Per la risposta vedi D. 54.

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IL PRIMO SEGRETARIO DI LEGAZIONE VENTURINI AL CAPO DELLA SEZIONE POLITICA DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, CACCIA

MEMORANDUM 8/l. Brindisi, 18 ottobre 1943.

The Italian Ambassador in Madrid has telegraphed on October 4th! that a high Official of the Spanish Foreign Office has drawn his attention on the fact that Spain and other various neutral states are expecting an official Anglo-American statement to the effect that the Allied Governments consider H.M.'s Government as the only legitimate one in Italy. Said declaration should serve to clarify the situation and could be useful in the event that Mussolini's Government, with German aid, should bear pressure in arder to obtain recognition by said neutral states.

50

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR

MEMORANDUM 33/2. Brindisi, 18 ottobre 1943.

I acknowledge receipt of your Memorandum of October 17th2 by which you call my attention on the fact that, according to Washington, the Italian Government has sent no message to the Italian Diplomatic Agencies in Kabul and Helsinki and you kindly ask me if I desire to do so.

In relation to the foregoing, I beg to inform you that with a message of September 16th3 I gave my first instructions to all the diplomatic missions in neutral countries. This message was sent through your Mission and must have been received by Kabul as it appears from the Legation's reply received through your channel 4 . The Legation in fact acknowledges receipt of a message of mine dated September 24th, which presumably is the one of September 16~h.

As to Helsinki, as Finland is not a neutral country, no special message was sent to that Legation, but Stockholm was asked to keep in touch with it giving news of what was happening in Italy.

In view of the fact that it is possible for our Agencies in Ankara, Madrid and Stockholm to correspond directly with all other Italian Diplomatic Missions

I Con T. 1689, partito da Madrid il 2 ottobre. 2 Vedi D. 46. 3 Vedi D. 9. 4 Vedi D. 17.

61 in neutra! countries and Finland and in order to reduce as much as possible the volume of telegrams forwarded by your Mission, I believe that it would be satisfactory to continue to cable our messages only to Madrid or Ankara or Stockholm asking them to forward the news to the other Italian Missions throughout the world.

Nevertheless in order to satisfy the comprehensible desires of the above named Missions to receive direct news from H.M.'s Government I would be grateful if you kindly would see that the enclosed messages be sent to them 1•

51

IL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MEMORANDUM. Brindisi, 18 ottobre 1943.

I have the honor to inform Your Excellency that the following tripartite statement was issued simultaneously from Washington, London and Moscow immediately following the Declaration of War on Germany by Italy on October 13.

«The Governments of Great Britain, the United States and the Soviet Union acknowledge the position of the Royal Italian Government as stated by Marshal Badoglio and accept the active cooperation of the Italian nation and Armed Forces as a co-belligerent in the war against Germany. The military events since September gth and the bruta! maltreatment by the Germans of the Italian population, culminating in the Italian Declaration of War against Germany have in fact made in Italy a co-belligerent and the American, British and Soviet Governments will continue to work with the Italian Government on that basis. The three Governments acknowledge the Italian Government's pledge to submit to the will of the Italian people, after the Germans have been driven from Italy, and it is understood that nothing can detract from the absolute and untrammelled right of the people of Italy by constitutional means to decide on the democratic form of Government they will eventually have.

The relationship of co-belligerency between the Government of Italy and the United Nations' Governments cannot of itself affect the terms recently signed3, which retain their full force and can only be adjusted by agreement between the Allied Governments in the light of the assistance which the Italian Government may be able to afford to the United Nations' cause».

1 Non rinvenuti. Per la risposta vedi D. 57.

2 Ed., la dichiarazione, in United States and ltaly, cit., p. 71; Foreign Relations of the United States, 1943, vol. II, cit., pp. 387-388.

3 Vedi D. 20.

52.

IL REGIO GOVERNO ALLA MISSIONE MILITARE ALLEATA

NOTA VERBALE. Brindisi, 18 ottobre 1943.

The Royal Italian Government presents its compliments to the Allied Military Mission and has the honour to inform that, following the arrivai in Brindisi of a group of officials of the diplomatic and consular service, it has decided that on even date the Royal Italian Foreign Office should start functioning in this city (Palazzo del Governo, tel. 1515).

Provisionally H.E. Marshal Badoglio is going to be titular head of the Foreign Office. The Royalltalian Government would be grateful to the Allied Military Mission if the foregoing could be comunicated to the Allied Government.

53

IL MINISTRO DELLA MARINA, DE COURTEN, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

PRoMEMORIA. Taranto, 18 ottobre 1943.

Nelle lettere 162 e 175 rispettivamente del 12 e 14 ottobre, che V.E. ha diretto al generale Eisenhower 2 , sono tracciate le linee di un futuro programma militare italiano e sono elencati gli effetti prodotti dal nuovo atteggiamento dell'Italia dall'armistizio in poi, secondo elementi forniti dallo Stato Maggiore Generale.

Trattandosi di comunicazioni ufficiali d'importanza sostanziale, che eserciteranno grande influenza sugli ulteriori sviluppi della situazione politica e militare, e poiché lo Stato Maggiore Generale non ha richiesto la mia collaborazione nello studio e nella elaborazione dei dati militari da comunicare al Comandante in Capo delle Forze anglo-americane nel Mediterraneo, ho ritenuto mio dovere esaminare questi documenti dal punto di vista della mia sfera di competenza.

Ho rilevato che: a) nella parte che si riferisce al futuro programma militare non è fatto cenno delle necessità e delle possibilità del R. Esercito, e nulla è detto relativamente alla R. Marina. Le caratteristiche della guerra condotta dagli anglo-ameri

l Copia in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. 2 Vedi DD. 39 e 40.

cani fanno sì che il contributo delle nostre navi alle operazioni belliche presenti e future, in Mediterraneo e negli Oceani, sia in grado di esercitare una sensibile influenza che, nel nostro stesso interesse, deve essere valorizzata sin da ora in ogni occasione. Tale contributo implica ovviamente necessità nel campo del materiale e del personale, che avrebbero dovuto essere accennate ed invece sono state passate sotto silenzio;

b) nella elencazione delle ripercussioni del mutato atteggiamento italiano, il sostanziale appoggio della Marina è messo in scarsa luce. Tale apporto può così riassumersi:

-io sbarco degli anglo-americani a Salerno non ha avuto alcuna opposizione dal mare, mentre l'intervento della flotta, predisposto ed in via di progressiva attuazione, avrebbe potuto avere ripercussioni gravissime;

-la disciplinata esecuzione delle clausole di armistizio da parte della flotta, oltre avere riflessi morali di vastissima portata sullo spirito della popolazione italiana, ha permesso agli anglo-americani la esecuzione senza contrasto degli sbarchi nel Golfo di Taranto e lungo le coste orientali delle Puglie, che hanno avuto tanta importanza nel quadro della manovra strategica alleata nell'Italia meridionale;

-la diretta partecipazione di reparti navali italiani al servizio di scorta convogli, ad operazioni sussidiarie di sbarco (Ischia-Procida) ad azioni dirette a facilitare il ripristino dei porti distrutti (sommergibili italiani a Napoli), all'invio a destinazione di reparti informativi, ha costituito un diretto e sostanziale contributo alla condotta di guerra alleata;

-l'azione delle siluranti e del naviglio mercantile italiano, accompagnata da sensibili perdite, ha consentito di riportare nelle Puglie dalle sponde orientali dell'Adriatico circa 25 mila soldati, a tutto vantaggio della partecipazione delle forze armate italiane alla guerra contro la Germania;

-è già stato consegnato al Pool del North Africa Shipping Board naviglio mercantile del dislocamento complessivo di circa 150 mila tonnellate: detto naviglio è stato già immesso nel traffico a vantaggio degli Alleati.

Ritengo che, data la mentalità degli americani e degli inglesi, la quale non è continentale, ma nettamente imperiale ed oceanica, chiare indicazioni relative al contributo della Marina avrebbero avuto una particolare efficacia ed avrebbero quindi aggiunto forza alle argomentazioni di V.E.: gli anglo-americani sono sempre molto sensibili a tutto quanto ha attinenza con il mare e con le operazioni navali.

Mi sembra quindi indispensabile che, in casi analoghi, lo Stato Maggiore Generale prospetti gli elementi di fatto da un punto di vista generale, e non particolaristico, in modo che siano opportunatamente messi in valore, nel supremo interesse nazionale, tutti i dati suscettibili di rafforzare le nostre tesi e di influenzare in senso a noi favorevole gli anglo-americani.

54

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, AMBROSIO, AL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR

L. 2066. Brindisi, 19 ottobre 1943.

l) Ho ricevuto il Vostro promemoria in data 17 corrente all'oggetto: «Politica riguardante l'impiego delle forze armate italiane» 2 .

2) Il Comando Supremo italiano avrebbe desiderato una più larga partecipazione alle operazioni belliche delle armate anglo-americane, tanto più che è stato autorevolmente affermato che le condizioni di armistizio saranno attenuate in relazione alla nostra reale collaborazione. È evidentemente necessario di consentirci di esplicare codesta collaborazione, anche sotto la forma dell'azione bellica diretta, che è la più efficace, specie dopo la dichiarazione di guerra. Le divisioni italiane non sono motorizzate, ma sono attrezzate per la guerra in terreno rotto, così che forse in avvenire il loro concorso potrà costituire un utile complemento, per risparmiare tempo e perdite, alle divisioni moto-corazzate anglo-americane. Comunque si assicura che la collaborazione dell'Esercito, in Italia e in Balcania, e delle popolazioni continuerà nella forma più intensa possibile.

3) Sarà provveduto nel senso indicato per le truppe delle linee di comunicazione, della difesa contraerea, della difesa costiera, e dei servizi. Desidero però precisare due circostanze:

a) le truppe indicate da codesta Missione al comma a) del n. 3 non saranno sufficienti per garantire l'ordine pubblico, cosa essenziale, nelle retrovie di un esercito che combatte; dovranno quindi essere integrate da altre formazioni, che questo Comando ha allo studio;

b) le truppe che saranno utilizza bili· per la difesa costiera non saranno sufficienti a garantire sicuramente le coste, specie progredendo verso nord, ed a mano a mano che i mesi passano, perché la Germania potrà anche far navigare in Mediterraneo una non disprezzabile flotta da guerra.

4) Si prende atto circa l'impiego delle forze aeree italiane.

5) Sono stati già smobilitati, od inviati in licenza per i bisogni dell'agricoltura, militari di classi anziane delle province pugliesi; si prega comunicare se uguale provvedimento può essere adottato per le altre province liberate dell'Italia meridionale e della Sicilia. Si esaminerà se e quanti uomini potranno essere restituiti all'agricoltura ed alle miniere, compatibilmente con le esigenze militari.

6) Due divisioni di fanteria e la divisione paracadutisti sono già pronte in Sardegna per essere· trasportate quando possibile in Italia: codeste divisioni dovrebbero essere trasportate al completo di artiglierie, quadrupedi e automezzi. Una delle predette divisioni dovrebbe sbarcare, insieme ad altre truppe, su spiaggia

l Copia in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. 2 Vedi D. 48.

prossima a Roma, non appena le divisioni anglo-americane saranno nella Capitale, per la tutela dell'ordine pubblico nella Capitale stessa. Inoltre sono disponibili in Sardegna-Corsica reparti carri e di artiglieria motorizzata, non indivisionati, che potrebbero eventualmente essere aggregati a qualche grande unità anglo-americana per operazioni belliche attive.

7) Il Capitano Rendell di codesta Missione potrà prendere contatto col Ten. Col. Mellano di questo Comando Supremo per avere tutti i dati di dettaglio richiesti: sarà cura di questo Comando informare non appena i dati saranno pronti.

Vi prego, Signor Generale, di portare quanto sopra a conoscenza del Comando in Capo alleato.

55

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, AMBROSIO, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO

PROMEMORIA. Brindisi, 19 ottobre 1943 2•

Le operazioni degli Alleati procedono con una lentezza esasperante.

Questo dipende senza dubbio ed anzitutto dal metodo di guerra degli anglo-americani, che intendono accumulare a piè d'opera mezzi abbondanti per ridurre al minimo le perdite ed assicurare l'avanzata.

Certo, se esistessero reparti atti ad operare in montagna, che cadessero sul tergo delle difese tedesche a cavallo delle rotabili, forse l'avanzata sarebbe più spedita.

Comunque se il ritmo dell'avanzata non cambierà, i tedeschi avranno modo e tempo di distruggere tutto il nostro Paese e di asportare ogni minima risorsa.

Voi ricorderete che la principale ragione determinante dell'Armistizio fu la Vostra affermazione (conseguente certo ad assicurazioni avute dagli Alleati) che almeno la Capitale sarebbe rimasta in crisi pochi giorni prima dell'arrivo delle Armate anglo-americane3. I pochi giorni sono diventati parecchie settimane, ed ho anche fondate ragioni per ritenere che l'attacco alla linea difensiva Spezia-Rimini, se non connesso con altri fatti bellici ora imprevedibili, non avverrà mai, o avverrà fra molti e molti mesi, richiedendo una imponente massa di mezzi di laboriosa riunione.

È certo, per concludere, che il Paese andrà incontro a gravissimi danni e lutti per codesta lenta avanzata alleata, e che è venuta a mancare una delle premesse fondamentali e determinanti dell'armistizio.

1 Dalle Carte della Missione italiana militare presso il Comando delle forze alleate, in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

2 Un'annotazione avverte: «[Trasmesso) a mezzo nostro ufficiale».

3 Annotazione a margine di Castellano: «È vera la mia affermazione, ma essa era anche in relazione alla difesa di Roma e all'impiego della divisione paracadutisti che non fu accolto da Comando Supremo».

Non è il caso di rappresentare quanto sopra integralmente al Comando in Capo alleato, ma però converrà non lasciare sfuggire occasione per affermare la superiore convenienza di imprimere alle operazioni un ritmo più serrato.

I sacrifici del Paese saranno compensati se ci saranno fatte condizioni di pace onorevoli, ma mentre ci viene richiesto, per lo scopo, di collaborare attivamente, non ci vengono per contro forniti né i mezzi, né la maniera per tale collaborazione.

Anche per questo non lasciate passare occasione per rappresentare la necessità di consentirci di prendere parte più attiva alle operazioni belliche.

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IL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MEMORANDUM. Brindisi, 19 ottobre 1943.

I have the honor of transmitting to Your Excellency the following message N. 890 from the italian Chargé d'Affaires at Buenos Aires dated 6th October:

«l have the honor to acknowledge the receipt of Your Excellency's telegram delivered to me today, October 5th, by the United States Chargé d'Affaires bere 1• I summarize telegrams already sent by me to Your Excellency through British Embassy here in reply to telegrams sent to Italian Diplomatic Representatives loyal to the Royal Government» 2 .

«One unnumbered telegram, September 24th: I assure scrupulous observance Your Excellency's orders. Under date 16th istant I informed Argentine Foreign Minister and local press that this Embassy maintains itself faithful to the orders of Royal Government».

«Telegram N. 887, September 28th, sent to Royal Embassy Madrid in accordance with instructions received: T assure uniformity my actions with directive of Royal Government. I am developing work of clarification with Argentine authorities and colony also in view campaign newspaper Mattino d'Italia in favor of so-called Fascist Republican Government. Please authorize me to proceed eventual transfer of subordinate personnel on basis of evaluation positions of individuai functionaries; also to piace under direction of Royal Embassy local representatives of Bank of ltaly and Istcambi in order to provide at this post for needs of Royal Embassy and depending consulates>>.

«Telegram N. 888, September 30th: I acknowledge receipt of Your Excellency's telegram 27th instant. On 171h instant I presented official note to this Foreign Office in sense now prescribed by Your Excellency. The Foreign Office replied 28th instant taking note of my communication. On 20th instant all subordinate functionaries signed to proceed on explicit declaration of loyalty to Royal Government. fn case of eventual defections I shall act as instructed. In compliance with Your Excellency's

I Vedi D. 19, nota l. 2 Vedi DD. 9 e 14.

67 orders I sent on September 30th a new note to the Foreign Office confirming my previous comunication in name of Royal Government.

Royal Military Attaché for his part sent Supreme Command through British Military Attaché telegrams 1/1 and 2/1 dated September 30th and 30th respectively. He requests acknowledgments.

I confirm for every good purpose the absolute loyalty of this Embassy to Royal Government and readiness to execute scrupulously ali the orders sent me or which may reach me in future. I am already collaborating with United States and British Embassies bere. This Embassy can communicate in clear by radio and cable with Royal representatives in Madrid, Lisbon and Berne. The Argentine Government has implicitly manifested that it has no intention of recognizing Fascist Republican Government. At the Foreign Office I bave been confidentially assured that the Argentine Government considers the Government of His Majesty the only legitimate Italian Government in conformity with this country's generai term conduct in not recognizing a change of government occurring during war. This position is confirmed by measures taken at my request against daily Mattino d'Italia for 'having used disrespectiful terms against rulers of a country with which Argentina maintains friendly relations thus giving rise to diplomatic representations'. I repeat that Argentine note replying to mine of September 17th was limited to acknowledging receipt. Up unti! now I bave not received reply to my note of September 30th in name of Royal Government. In conclusion Argentine Government has abstained from official declaration regarding us because it considers them superfluous.

Severa! days ago there left on Steamer "Cabo De Hornos" Doctor Quiroga, Consul Generai at Genoa and Colonel Raggio, Military Attaché to Argentine Embassy there. Both bave confirmed the above to me in confidence. The generai position of Argentine public opinion aqd press is generally in our favor excepting nationalist sectors. A serious schism was produced in colony especially following campaign in favor of so-called Fascist Republican Government and Germany by daily Mattino d'Italia of which Engineer Valdani is financeer and Michele Intaglietta director. I am trying by ali means at my disposal to clarify the situation and I am continuing in contact with loyal elements, including exponents of "Free ltaly ", who assure their loyalty to Royal Government».

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IL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MEMORANDUM. Brindisi, 22 ottobre 1943.

A seguito del promemoria di V.E. n. 33/2 del 18 corr. 1 ho inviato al Quartier Generale delle Forze Alleate un telegramma per opportuna informazione dei Governi britannico ed americano spiegando che il Governo italiano era effettivamente

l Vedi D. 50.

in contatto con la Rappresentanza italiana in Helsinki tramite la Legazione italiana in Stoccolma nonché con la Legazione d'Italia in Kabul. Come misura speciale chiedevo tuttavia che il messaggio che voi avete allegato venisse consegnato direttamente a mezzo degli Alleati ai Rappresentanti italiani in Helsinki e in Kabul.

Ho ricevuto in seguito un messaggio tramite il Quartier Generale delle Forze Alleate da Washington che mi autorizzava a render noto a V.E. che gli Stati Uniti hanno tuttora la loro rappresentanza ad Helsinki, la quale può essere usata nel caso che voi dobbiate di tanto in tanto inviare un messaggio ad Helsinki direttamente anziché per il tramite della Legazione d'Italia in Stoccolma.

Il telegramma da Washington segnalava fra l'altro che, in base ad informazioni ricevute dal Dipartimento di Stato, un rapporto è giunto all'Ambasciatore d'Italia in Spagna dal Ministro italiano in Finlandia sottolineando i segueftti punti:

l) Il Governo finlandese ha deciso di non riconoscere il Governo di Mussolini secondo quanto richiesto dalla Germania, ma ha chiesto che a tale decisione non venga dato risalto nella stampa. Il Ministro degli Esteri finlandese sembra sia la sorgente di tale informazione.

2) Il Governo finlandese intende, se gli verrà consentito, di mantenere il suo Ministro a Roma nel caso di occupazione della città da parte delle forze alleate.

3) La stampa finlandese ha pubblicato in data 19 settembre una dichiarazione firmata da tutto il personale della Legazione d'Italia che il solo governo riconosciuto come Governo italiano era quello di Sua Maestà.

4) Sembra che la Rappresentanza italiana sia senza fondi e che il suo principale problema all'ordine del giorno sia quello finanziario.

58

IL PRIMO SEGRETARIO DI LEGAZIONE VENTURINI AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO. Brindisi, 23 ottobre 1943.

Mi riferisco all'appunto del 15 ottobre1;

Da ormai un mese e mezzo il R. Governo è imbottigliato a Brindisi. Frattanto si sono verificati due avvenimenti, entrambi di notevole importanza per le loro ripercussioni interne ed esterne.

1) L'offensiva anglo-americana va a rilento. A Roma, che doveva essere liberata al più tardi il 28 ottobre, si spera giungere, a detta delle stesse Autorità militari inglesi, verso Natale. Ciò ha come conseguenza:

a) i tedeschi hanno tutto il tempo di organizzare una sistematica e totale spogliazione dell'Italia;

'l Vedi D. 42.

b) il governo repubblicano fascista può ricostruire i suoi quadri e quel che più conta un esercito. La nomina prima di Graziani ed ora di Gambara, entrambi ufficiali generali che godono di molta notorietà negli ambienti popolari e di largo seguito fra gli ufficiali, ne sono la prova.

D'altro canto i nostri attuali Capi militari (Ambrosio, Roatta, Rossi, ecc.) non sono né conosciuti dalle masse né stimati dagli ufficiali. Sono note le accuse che vengono loro mosse circa la condotta della guerra ed ancor più circa il loro «squagliamento» al momento dell'armistizio. È noto altresì che i loro nomi sono stati posti in discussione al Parlamento britannico, quali quelli di «criminali di guerra».

È quindi necessario controbilanciare immediatamente tale pericoloso stato di cose. Il solo Generale che possieda, nell'opinione pubblica, i numeri necessari per galvanizzare il ricostituendo esercito italiano, è Messe. Occorrerebbe pertanto sollecitare il suo rientro e concentrare nelle sue mani il massimo dei poteri militari. Tale opinione è condivisa dagli elementi giovani e più dinamici dello Stato Maggiore, i quali accusano pubblicamente i loro attuali Capi di inerzia e di incapacità.

2) L'arrivo del Conte Sforza. Egli si è incontrato con V.E. ma non ha ancora chiesto di rendere visita al Re, nonostante i discreti accenni fattigli.

I partiti cosidetti antifascisti si agitano considerevolmente e sono in contatto con i Comandi inglese ed americano. La radio di qualche giorno fa comunicava che, sotto gli auspici del Fronte Nazionale di Liberazione, si è costituito a Napoli un Corpo di volontari «indipendenti dall'esercito regolare italiano», che agirebbe in collaborazione con l'Armata americana. Alla testa del comitato napoletano del Fronte Nazionale si troverebbe Benedetto Croce, mentre gli esponenti dei partiti di opposizione starebbero organizzando il loro Quartiere Generale provvisorio a Capri.

Da fonte degna di fede, risulta inoltre che a Roma sarebbe in corso tutto un lavorio per far trovare il R. Governo davanti al «fatto compiuto» dopo l'occupazione di Roma da parte delle truppe anglo-americane. Sarebbero in costituzione reparti irregolari che dovrebbero, con maggiore organicità di quanto non si sia verificato a Napoli, assalire le truppe tedesche in ritirata. Contemporaneamente verrebbe varato un Comitato di salute pubblica, di cui farebbero parte Casati, De Gasperi, Nenni, Marchesi, Lussu e lo stesso Sforza, il quale Comitato vorrebbe dare agli anglo-americani l'impressione di essere l'esponente della volontà popolare e, in quanto tale, sostituire l'attuale Governo presieduto da V.E. Ciò a prescindere dalle riserve che indubbiamente molti italiani ed i partiti di opposizione (anno circa l'istituto monarchico e, comunque, la permanenza del Sovrano e del Principe Ereditario.

Per quanto riguarda in particolare Sforza, circola insistente la voce che egli non vuole compromettere la sua posizione politica collaborando al Governo di

V.E. e al servizio dell'attuale Sovrano. In tale stato di cose, mi domando se non sia giunto il momento di addivenire ad una chiarificazione coi Governi inglese ed americano.

Finora V.E. non ha avuto modo di avere contatti diretti con i dirigenti della politica inglese ed americana. A parte l'incontro di Malta con il Generale Eisenhower, anche dopo la dichiarazione di guerra, V.E. non ha potuto avvicinare che Rennell Rodd e il Generale Alexander: quanto ai rapporti che vengono tenuti ad Algeri con quelle Autorità militari alleate dal Generale Castellano, non sembra che essi siano sufficienti per permettere di chiarire la situazione e di conoscere quali siano gli intendimenti degli Alleati sia nei confronti della Monarchia che del Governo presieduto da V.E. Altri punti che ugualmente richiederebbero di essere chiariti, sono quelli relativi all'invio del materiale bellico necessario per la ricostituzione dell'Esercito italiano, agli aiuti immediati di carattere alimentare e alla questione delle spese di occupazione.

Ma quali che siano i rapporti coi Governi inglese ed americano, sta di fatto che il R. Governo si trova a Brindisi in condizione di isolamento nei confronti delle stesse province italiane che da lui dipendono e quasi estraniato pertanto dalla vita del Paese. Difficoltà d'ogni genere intralciano quella modesta opera di governo che i pochi uomini che qui risiedono vorrebbero svolgere. Inoltre, l'AMGOT persegue suoi obiettivi non ben precisi, specie in Sicilia, e il R. Governo rimane in gran parte all'oscuro di quanto si verifica nelle zone non sottoposte al suo diretto controllo. ·1

Sembra infine che le Autorità inglesi ed americane perseguano obiettivi diversi e che tra loro esista un'abbastanza marcato antagonismo circa la condotta politica nei riguardi dell'Italia.

A mio subordinato parere, è pertanto dannoso agli interessi italiani prolungare questo equivoco stato di cose e riterrei necessario ed utile sotto ogni riguardo chiedere un incontro con rappresentanti ufficiali anglo-americani, scrivendo direttamente al Generale Eisenhower ed esponendogli i motivi per i quali V.E. vorrebbe con lui intrattenersi.

Se V.E. concorda su quanto da me fatto presente, potrei preparare due bozze di comunicazione, una relativa al Generale Messe e l'altra per Eisenhower'.

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IL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MEMORANDUM. 24 ottobre 1943.

I have the honor to transmit to Y our Excellency the following message from the Italian Ambassador at Stockholm dated 9 October:

«Telegram N. 7 of gth October. The newly arrived Hungarian Minister Stockholm M. Ullein-Reviczky, former Head of Press and Foreign Propaganda Department at the Foreign Office, has paid me his first visit. I advise hereafter content of conversation: Germany has requested all T ripartite Pact Governments to acknowledge Republican Mussolini Government for September 271h. The Hungarian Government having delayed its answer beyond this date, Germany exerted, both in Budapest and Berlin, violent pressure which, in the last phase, assumed the character

1 Il documento è siglato da Badoglio.

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

of a short term ultimatum, and threatened Hungary with military occupation by Roumanian, Slovak and Croatian troops. Following this, the Hungarian Government decided t o acknowledge the "existed" Das Botschaft of Mussolini's Government whereas ali other Tripartite Powers, in accordance to originai German demand, seem to bave recognized it as "sole legai Italian Government". Hungarian Minister at Rome, as well as ali members of the staff with one exception connected with the Chancery that has been left in charge of the Legation, have been "asked" to come to Budapest (not recalled); whole procedure, in the Hungarian Government's view, amounting to an acknowledgment de facto and not de jure. German forces located in the Balkans are estimated now at 19 to 21 divisions which bave even lately reinforced with elements drawn from the Russian front» 1 .

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L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL PRIMO SEGRETARIO DI LEGAZIONE VENTURINI

L. 8886. Madrid, 25 ottobre 1943 (per. il JO novembre).

Rispondo alla Sua lettera del 16 corrente pervenutami a mezzo del colonnello Ponzani2.

L'appunto contenente notizie varie sulla situazione generale in Italia che Ella mi ha mandato, per incarico di S.E. il Capo del Governo, mi sarà quanto mai utile e sto già sfruttandolo opportunamente per ribattere l'intensa propaganda che i tedeschi hanno cominciato a svolgere a nostro danno in questo Paese. Sarà mia cura inoltre di darne conoscenza non soltanto agli Uffici dipendenti, funzionari ed Enti suscettibili di poterlo utilizzare, ma anche alle RR. Rappresentanze in Paesi neutri, cui tenterò di farlo pervenire con ogni mezzo.

Nei miei frequenti contatti con Sir Samuel Hoare e con Hayes, Ambasciatore degli Stati Uniti d'America, ho già toccato le varie questioni alle quali Ella accenna: restituzione all'Amministrazione italiana delle province più meridionali; urgente necessità di rifornire di grano e di altri viveri l'Italia; eccessivo aumento dei prezzi a causa della svalutazione della lira.

Ho insistito sulla difficilissima situazione nella quale ci troviamo e sull'interesse che gli stessi Governi inglese ed americano avrebbero di metterei in condizioni di dare un più valido apporto alla causa che abbiamo abbracciato.

Per quanto riguarda l'invio di grano mi sono valso della circostanza che il Governo spagnolo sta trattando con quello americano l'acquisto in Argentina di alcune centinaia di migliaia di tonnellate di tale cereale. Poiché noi siamo creditori dal Governo spagnolo di circa 10 mila tonnellate di grano, prestato nel 1939, al termine della guerra civile, in questa occasione tale quantità ci potrebbe essere

I Vedi D. 74. 2 Vedi D. 44.

restituita. Gli spagnoli potrebbero ottenere dall'Argentina, col beneplacito dei Governi americano ed inglese, una maggiorazione del contingente pattuito corrispondente al quantitativo dovutoci. I miei colleghi americano e britannico si sono dimostrati in linea di principio favorevoli e mi hanno promesso di interessarne i loro Governi. Ne ho anche parlato con questo Ministro degli Affari Esteri il quale, dal canto suo, si è riservato di discutere la proposta in sede competente. Naturalmente tali trattative sono indipendenti da quelle che sta svolgendo il R. Governo per ottenere grano dall'Argentina e soccorsi di altro genere dalla Croce Rossa Internazionale, alle quali Ella mi accenna; ma anche su tali possibilità ho insistito con i predetti miei colleghi.

Circa l'aumento dei prezzi dovuto sia alla rarefazione dei generi che all'inflazione provocata dalla messa in circolazione di valuta militare in misura incontrollata, ho prospettato la necessità di un riparo nella forma suggerita ai paragrafi a) e b) della Sua lettera. Anche su questo punto i miei colleghi anglo-americani hanno dimostrato piena comprensione e promesso di agire presso i loro Governi.

Per quanto riguarda infine la restituzione all'Amministrazione italiana della Sicilia, Calabria, Lucania e Campania, nelle mie conversazioni mi sono valso dei più svariati e persuasivi argomenti spiegando come fosse conveniente mettere tutta la parte dell'Italia che attualmente trovasi sotto il controllo delle truppe alleate in una situazione di eguaglianza amministrativa, se non di superiorità, a quella che i tedeschi concedono nell'Italia da loro occupata. Ciò costituisce uno dei principali argomenti della propaganda tedesca.

La prego, caro Venturini, di assicurare S.E. il Capo del Governo della mia massima sollecitudine e delle pressioni verso i miei colleghi inglese ed americano per facilitare la soluzione di questi problemi tanto vitali per il nostro Paese.

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IL COMANDANTE IN CAPO DELLE FORZE ALLEATE, EISENHOWER, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. S. N. Algeri, 28 ottobre 1943 1•

Reference your letter n: 162 di prot. of 12 October 19432 , I assure you that I am very sympathetic to the possibili ti es which you have enumerated. You will appreciate the fact that at this stage in our operations, supply and transport are governing factors, and temporary limitations rule out, for some time at least, a number of your proposals which otherwise would be very desirable. However, you may rest assured, that, within the limitations mentioned above, all your proposals will be given full consideration. Until the staff has worked out all the implications, I am unable to state how far your projects can be carried out.

I Circa la trasmissione di questa lettera a Brindisi, vedi D. 95. 2 Vedi D. 39.

As we advance farther North in Italy, the need for trained mountain troops will become more acute. The excellence of the Italian mountain troops is well known, and we hope to be able to take full advantage of their assistance when the time comes. It is realized that the matter of transportation and equipment must be considered in the employment of these troops.

The occupation of Rome will undoubtedly necessitate the employment of certain Italian troops. When the time comes, we hope to be able to provide whatever assistance is required. Certain other problems must be worked out as they arise and are dependent upon conditions as they then exist. This applies particularly to defense of the Italian coast, the protection of our lines of communication and the administration of regions freed from the enemy.

The matter of demobilization has been raised by the Allied Mission a t Brindisi. This Headquarters considers that further demobilization is undesirable at present and that ultimately it should only be carried out when the civilian labor market can accept the additional personnel.

In the meantime our plans for the effective utilization of the Italian forces will be greatly facilitated by a complete troop list, giving location of units, their types and present status of equipment. Such a list has been requested through the Allied Military Mission a t Brindisi. Y our assistance in the prom p t rendition of this list will do much towards the accomplishment of the program outlined in your letter.

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IL PRIMO SEGRETARIO DI LEGAZIONE VENTURINI AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO. Brindisi, 28 ottobre 1943.

Come è noto, immediatamente dopo l'attacco giapponese dell'Il dicembre 1941 a Pearl Harbour, le piccole repubbliche dell'America centrale dichiararono la guerra all'Asse, in questo seguite, dopo alcuni mesi, dal Brasile e dal Messico; gli altri paesi latino-americani, eccettuata la sola Argentina, si limitarono a rompere le relazioni diplomatiche applicando provvedimenti di carattere restrittivo nel campo politico ed economico nei nostri confronti e nei confronti delle numerose collettività italiane ivi residenti 1•

Questo stato di fatto permane nel suo complesso dopo l'armistizio dell'8 settembre e dopo la nostra dichiarazione di guerra alla Germania che ha invece modificato i nostri rapporti con gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l'U.R.S.S. trasformando la posizione dell'Italia da stato nemico a stato co-belligerante2 .

Sarebbe pertanto opportuno che il Governo di Sua Maestà si adoperasse, sia per il tramite della Missione Militare Alleata che per quello della nostra Ambasciata

I Per la relativa documentazione si veda serie nona, vol. VIII. 2 Annotazione di Badoglio: «Armistizio con tutti?».

a Madrid od a Buenos Aires, al fine di riprendere i rapporti diplomatici, in un primo tempo con il gruppo di Stati latino-americani con i quali questi sono semplicemente interrotti, ed in un secondo con quelli con i quali esiste tutt'ora uno stato di guerra.

Un passo del genere potrebbe raggiungere i risultati seguenti:

l) la normalizzazione dei rapporti con il continente latino-americano in cui l'Italia ha sempre avuto una posizione preminente per ragioni etniche, religiose, culturali e linguistiche;

2) un indubbio vantaggio per il grande numero di italiani residenti nelle Repubbliche latino-americane che si trovano ora in una posizione di disagio sia perché molti fra essi, a parte le loro convinzioni politiche, sono stati limitati nella loro libertà di azione e sia perché verrebbero a cessare le sanzioni economiche prese ovunque nei confronti di interessi italiani e di quelli di connazionali emigrati;

3) un aumento di prestigio del Governo di Sua Maestà nell'Italia occupata, in Germania ed anche nei paesi satelliti che scorgerebbero un'altra vantaggiosa conseguenza della politica intrapresa dal R. Governo. Questa circostanza potrebbe essere anche abilmente sfruttata dalla propaganda alleata e contribuirebbe a rafforzare le indecisioni ed il malcontento esistente in tali paesi e specialmente in Ungheria ed in Romania;

4) la presenza di rappresentanti diplomatici dell'America latina accreditati presso la Real Corte aprirebbe la strada verso qualche maggiore e diretto contatto del R. Governo con l'estero al di fuori del tramite seguito attualmente.

In quanto alla via da seguire per tentare una ripresa di rapporti diplomatici con l'America latina occorrerà ottenere l'assenso e la collaborazione degli Alleati essendo ovvio che lo stato di fatto esistente nei riguardi di tali Stati è precipuamente conseguenza di loro pressioni e in particolare delle pressioni degli Stati Uniti. In un secondo tempo poi potremmo istruire opportunamente le RR. Ambasciate in Madrid ed in Buenos Aires per una presa di contatto con i rappresentanti diplomatici delle varie repubbliche 1 .

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IL VICE CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, TAYLOR, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MEMORANDUM. ... , 2 novembre 1943.

I have the honor to transmit to Your Excellency the following telegram N. 1985 from Magistrati: «Confidential. In answer to the telegrams from Your Excellency 2 I hereby confirm that the Swiss Government has pointed out serious difficulties which they

l Annotazione di Badoglio: «Sta bene». 2 Vedi D. 38.

meet in connection with taking over the protection of Italian interests in Germany and France by reason of strong opposition from Germany. I am assured however by the Swiss Authorities that they will continue to do everything possible to give us confidentially ali available news about our consular and diplomatic officers in these countries as well as about the Italian communities. The possibility of arranging for protection through the International Red Cross is being given my consideration» 1•

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IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA MISSIONE MILITARE ALLEATA

NOTA VERBALE 246. Brindisi, 2 novembre 1943.

Il R. Ministero degli Affari Esteri presenta i suoi complimenti alla Missione Militare Alleata e ha l'onore d'informare che S.E. il nobile don Renato Prunas, Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario in Lisbona, è stato temporaneamente nominato Segretario Generale del Ministero.

Il Ministro Prunas ha assunto servizio in pari data. Il R. Ministero degli Affari Esteri sarà grato se quanto precede verrà portato a conoscenza dei Governi alleati 2•

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IL PRIMO SEGRETARIO DI LEGAZIONE VENTURINI AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO. Brindisi, 4 novembre 1943.

Richiamandomi a quanto ho avuto l'onore di esporre con i precedenti appunti del 15 e del 23 ottobre u.s. 3 , reputo per me doveroso riferire varie critiche e considerazioni circa l'opera del Governo presieduto da V.E., che sono il risultato di sintesi e deduzioni relative a conversazioni avute in questi ultimi giorni con persone di ogni ceto ed età, appartenenti con differente rango a varie categorie ed ambienti: militari, funzionari, uomini di governo, intellettuali, privati di ogni genere, ecc.

1 Con successivo telegramma (n. 57/1989), di cui è conservato nella Collezione Prunas solo il testo italiano, Magistrati riferì: «Come previsto, i passi svolti dalle autorità svizzere a Berlino per assumere la protezione dei nostri interessi hanno avuto esito negativo. Si conferma che i tedeschi non hanno intenzione di permettere ad una terza potenza di assumere detta protezione dato che il governo repubblicano è riconosciuto dal Reich. Tuttavia gli svizzeri mi hanno assicurato che faranno ovunque tutto il possibile per ottenere in via confidenziale tutte le informazioni possibili sulla situazione dei nostri compatrioti». Per la risposta vedi D. 67.

2 La notizia fu trasmessa alle Rappresentanze all'estero con T. 255/101 del 9 novembre diretto all'Ambasciata a Madrid.

3 Vedi DD. 42 e 58.

Considerazioni di indole generale. La grande maggioranza della gente ha l'impressione -e questa impressione va sempre più estendendosi -che il Governo stia seguendo una politica dilatoria e che, per ora, preferisca non affrontare i numerosi problemi che assillano la vita del paese.

La speranza -si dice -di poter risolvere tutti i problemi a Roma era giustificata qualche settimana fa, quando ci si poteva illudere di arrivare presto alla capitale e di poter mettere subito in movimento l'ingranaggio governativo. Ma, ora che l'avanzata alleata verso il Nord appare procedere con un ritmo così ritardato, non è più possibile cullarsi in tale illusione. Tanto più che tutto fa ritenere che la liberazione di Roma, dopo vari mesi di occupazione tedesca e di governo repubblicano-fascista, anziché risolvere e facilitare i vari problemi, li aggraverà e ne creerà dei nuovi. È da tenere presente che quasi sicuramente troveremo una Roma senza ministeri, con i vari edifici governativi distrutti o inservibili, con gli uomini politici più utili ai nostri scopi e con gli elementi migliori della burocrazia trasferiti in alta Italia od in Germania. Occorreranno settimane e forse mesi per rimettere in qualche efficienza la macchina governativa. Ed oltre a ciò sarà bene non dimenticare la possibilità di trovare a Roma una popolazione quasi ostile, che potrebbe rimproverare al Governo di averla lasciata senza direttive e senza una voce di incitamento e di speranza, nonché un eventuale governo

o comitato rivoluzionario, costituitosi al momento dello sgombero della città da parte delle truppe tedesche.

Necessita quindi abbandonare la politica di attesa finora seguita e predisporre una organizzazione -sia pure in regime di economia e limitata ai servizi più essenziali -che abbracci tutte le grandi linee della vita nazionale e che possa assumere l'amministrazione del paese.

Tutto ciò è necessario non solo nei riguardi del popolo italiano ma anche di fronte agli Alleati, ai quali occorre dare la sensazione che il Governo si è posto energicamente al lavoro ed è in grado di trattare con i competenti organismi alleati la soluzione dei nostri più urgenti problemi, nonché di utilizzare nel modo migliore gli aiuti che riusciremo ad ottenere.

In sostanza, per quanto riguarda la politica interna, le critiche si possono sintetizzare nella formula: «Vogliamo un governo». La mancanza di un governo vero e proprio, che impartisca direttive e faccia sentire l'azione di una guida responsabile nei vari settori della vita nazionale, mortifica le migliori energie e toglie a parecchi ogni volontà di azione.

L'agitarsi dei partiti di opposizione dà a molti l'impressione che essi rappresentino delle forti masse di opinione pubblica, mentre in sostanza non si tratta, almeno per il momento, che di esigue minoranze di intellettuali con scarso seguito, in parte con concezioni superate e vecchie di oltre vent'anni. Ma in realtà la massa dei ben pensanti non desidera che un governo il quale dia prova di capacità e concilii il principio di libertà con quello di ordine. Almeno fino a quando non saremo a Roma non si domanda che una amministrazione composta di uomini decisi più a lavorare che a fare della politica.

Altra esigenza generale da tutti sentita è quella di essere informati sugli avvenimenti. La mancanza di notizie ufficiali dà la possibilità a tutti i vari politicanti e mestatori di spargere le notizie più fantasiose. È quindi richiesta l'opera di un ente informativo che quotidianamente, per mezzo della stampa e della radio, tenga al corrente la pubblica optmone sui principali avvenimenti e problemi, stroncando ogni speculazione tendenziosa e dando soprattutto la sensazione di farle seguire la vita e le vicende del paese.

Nel campo militare, a parte le note accuse contro gli attuali capi militari, ritenuti responsabili del disfacimento dell'Esercito, si criticano i pletorici comandi e lo stato di trascuratezza e disordine, in cui appare la truppa. Si disapprova severamente la maggior parte dei generali, considerandoli inetti, soltanto preoccupati di conservare le loro posizioni personali ed i loro stipendi. AI riguardo risulta da fonte sicura che I'Intelligence Service britannico ha compilato un rapporto complessivo sulla situazione italiana da inviarsi a Londra, in cui, nella parte che si riferisce alle condizioni militari, vengono fatte le «note cratteristiche» dei generali dell'Esercito più in vista, classificandone la maggioranza come mediocre o addirittura cattiva.

Nel campo internazionale si ritiene che molti siano i problemi che occorrerebbe porre fin da ora sul tappeto e che i nostri rapporti con gli Alleati e con la Russia siano tuttora molto imprecisi ed allo stato fluido. Ci si illude però sovente, credendo all'esistenza di accordi segreti che pongano l'Italia su di un piede di parità con gli altri cobelligeranti o che addirittura assicurino fantastiche garanzie per quanto riguarda il territorio metropolitano e gli stessi possedimenti coloniali; credenza questa oltremodo pericolosa, perché, quando essa dovesse essere sfatata dai fatti, si creerebbe nell'opinione pubblica un generale discredito nei confronti del nostro Governo a tutto vantaggio dei partiti di opposizione.

Ciò premesso, l'azione, che dovrebbe venire subito iniziata, dovrebbe riassumersi nei seguenti capisaldi:

l) Sollecito completamento del Governo con la nomina di titolari per i dicasteri non ancora costituiti.

Qualora, per le note ragioni, non fosse possibile formare un governo di «concentrazione nazionale», si dovrebbe almeno costituire un governo a carattere apolitico e puramente tecnico ed amministrativo, scegliendo i nuovi ministri fra i migliori elementi delle varie amministrazioni statali dell'Italia meridionale e tra personalità degli ambienti professionali ed universitari. Così, ad esempio, il Ministero di Grazia e Giustizia potrebbe essere affidato ad un magistrato, il Ministero dell'Educazione Nazionale a un professore universitario, il Ministero delle Finanze ad un alto funzionario dell'Intendenza di Finanza, il Ministero degli Interni ad un Prefetto o ad un ufficiale generale delle Forze Armate, ecc.

2) Smobilitazione del macchinoso ingranaggio degli alti comandi delle Forze Armate, necessario per un esercito di cinquanta divisioni e una Marina di cinquecentomila tonnellate, ma inutile per la modesta entità delle Forze Armate di oggi.

Eliminazione della massa di generali ed ammiragli, attualmente in gran parte inoperosi (a Taranto, per esempio, vi sono ventisei ammiragli!) e rinnovamento degli alti comandi militari con l'immissione di elementi dalla mentalità più agile e dinamica e la nomina alla testa del R. Esercito di un uomo nuovo, non compromesso, energico, che per il suo passato militare dia affidamento di occuparsi soltanto della preparazione e della guida delle unità combattenti.

Occorrono a questo riguardo degli animatori e dei trascina tori; e questa necessità è tanto più sentita ora che dall'altra parte sono stati posti al comando

delle truppe uomini come Graziani e Gambara che, nonostante tutti i loro difetti, hanno saputo crearsi nel passato un largo ascendente tanto sui soldati che in seno all'opinione pubblica.

Si è gefleralmente concordi nel ritenere che il solo uomo che possa tentare un'opera di risanamento del nostro Esercito e risollevarne il morale ed il prestigio è il generale Messe, nelle cui mani occorrerebbe concentrare tutto il potere militare.

Abolizione del Comando Supremo, dato che non esiste più la necessità di avere un apposito organo con le sole funzioni di coordinare le direttive delle tre Forze Armate. Al riguardo sarebbe sufficiente un buon Capo di Stato Maggiore che fosse nello stesso tempo anche Ministro della Guerra, come si verifica per la Marina e l'Aeronautica, e che avesse anche le principali attribuzioni del capo di Stato Maggiore Generale.

3) Invio in congedo della maggior parte dei soldati attualmente sotto le armi (subito le classi fino al 1915, ufficiali di complemento compresi) che -bisogna riconoscerlo -sono nella grande maggioranza stanchi, sfiduciati e privi di qualsiasi desiderio di combattere.

Ricostituzione dell'Esercito quasi totalmente con formazioni di unità leggere, di battaglioni volontari e di arditi, particolarmente adatti per la guerra di montagna, in cui le forze alleate sono invece deficienti. Ciò darebbe modo, da un lato di alleggerire l'Esercito della zavorra di migliaia di soldati attualmente inoperosi per mancanza di armi e di equipaggiamento, e dall'altro di utilizzare gli elementi più idonei e particolarmente i volontari che affluiscono dal Nord. In tale maniera si eviterebbe anche lo sviluppo del pericoloso fenomeno delle bande volontarie organizzate alle dipendenze degli Alleati e sotto l'egida dei partiti di opposizione (vedi reparti del generale Pavone), che si estenderà sempre più se non si troverà il modo di utilizzare e disciplinare al più presto questi elementi.

4) Presa di contatto diretta con il Generale Eisenhower al fine di trattare alcune fondamentali questioni, e cioè:

a) lnsistere per il mantenimento dell'impegno di restituire all'amministrazione italiana tutte le province occupate, compresa la Sicilia. È da osservare a questo riguardo che occorre porre rimedio all'attuale caos amministrativo di cui giungono continuamente palesi e preoccupanti dimostrazioni. Finché l'amministrazione dell'Italia meridionale continuerà ad essere divisa tra il R. Governo, l'AMGOT e le autorità militari alleate, a loro volta suddivisi in altri compartimenti stagni, con conseguente molteplicità di vedute è di direttive, sarà molto difficile ristabilire un minimo di attività e di ordine. Non è da dimenticare l'aspetto politico della questione: la necessità di riaffermare anche in questo campo l'autorità del R. Governo nei confronti degli Alleati e di stroncare ad un tempo il formarsi di situazioni pericolose come quella prospettata dal generale Castellano, e cioè l'opera svolta dagli inglesi per incoraggiare il separatismo della Sicilia e dagli americani per accaparrarsi le fonti di produzione dell'isola. Qualora gli attuali quadri della nostra burocrazia non fossero sufficienti, si potrebbe ricorrere all'opera di ufficiali delle Forze Armate, scegliendoli con rigorosi criteri qualitativi tra gli elementi più idonei all'espletamento di incarichi civili, specialmente tra gli ufficiali di Marina, che, dato il comportamento della flotta, sono quelli che oggi godono di maggiore prestigio sia di fronte alla nostra popolazione che di fronte agli anglo-americani. Al fine di conciliare la necessità di accentrare il più possibile l'amministrazione con la realtà della situazione, che porta invece al decentramento, si potrebbe seguire una via di mezzo, creando organismi provvisori a carattere regionale, quali per esempio degli Alti Commissari per la Sicilia, la Calabria, ecc. con ampi poteri discrezionali. Inutile osservare infine come la restituzione alla nostra amministrazione delle province occupate dagli Alleati avrebbe per noi le più favorevoli ripercussioni per l'evidente aumento di prestigio che ne deriverebbe per il R. Governo.

b) Partecipazione italiana alle operazioni alleate nel territorio della penisola. Tanto da parte inglese che americana si è ripetutamente affermato che il trattamento che verrà fatto all'Italia dipenderà dal suo apporto per la liberazione del suo territorio e per la sconfitta della Germania. Però, pur sapendo che con i mezzi attualmente a nostra disposizione il contributo italiano non può essere che assai modesto, gli Alleati non hanno finora mostrato alcuna intenzione di fornire effettivamente il materiale necessario, che si trova in Sicilia ed in Tunisia, e -a quanto è stato riferito -avrebbero opposto un rifiuto al trasporto in Italia per il loro immediato impiego delle due divisioni che si trovano in Sardegna. È questo un giro vizioso che occorre troncare, facendo capire agli Alleati che, se non saremo posti in grado di fornire questo efficace contributo alle operazioni militari in Italia, ci vedremo costretti a dubitare della loro buona fede circa le intenzioni postbelliche nei nostri riguardi.

c) Utilizzazione della nostra flotta, mantenendone il più possibile la sua unità. Sarebbe opportuno fare discretamente comprendere agli Alleati, che hanno dimostrato di tanto apprezzare la leale adesione della nostra Marina, come l'anonimo impiego di nostre singole unità, senza dare alla flotta italiana, nel suo complesso, compiti più vasti ed una maggiore indipendenza d'azione, scontenti e demoralizzi i comandi e tutti gli ufficiali. Una diversa linea di condotta in materia, sarebbe tanto più opportuna in quanto è evidente, per ovvii motivi, che ci converrebbe evitare lo sminuzzamento della nostra flotta tra le varie basi britanniche.

d) Chiarificazione sulle intenzioni alleate in merito alla questione monarchica. La ridda di voci che circolano in tutti gli ambienti e gli equivoci atteggiamenti assunti dai vari partiti italiani impongono di conoscere in modo preciso il pensiero dei governi alleati in argomento. È fondamentale conoscere se essi sono d'accordo nel lasciare l'attuale situazione della monarchia fino alla completa liberazione d'Italia, o per lo meno fino alla presa di Roma.

e) Richiesta di chiarimenti circa l'invio' di due divisioni francesi in Italia. La notizia che a Napoli starebbero per giungere due divisioni francesi ha destato penosissima impressione. Sarebbe opportuno far presente le dannose ripercussioni che tale fatto produrrebbe nell'opinione pubblica italiana, specie nell'Italia ancora sotto l'autorità della sedicente repubblica fascista. È un male che occorrerebbe evitare ad ogni costo nell'interesse stesso degli anglo-americani, perché è più che logico attendersi disordini e spiacevoli incidenti fra tali truppe e le nostre popolazioni.

f) Far capire agli anglo-americani che se le loro autorità militari persistono nelle attuali requisizioni arbitrarie e soprusi di vario genere è da prevedere che la popolazione, la quale prima dell'occupazione era nella grandissima maggioranza favorevole agli Alleati, diventerà ostile.

g) Preparazione, in uno spirito di franca collaborazione, di un piano organico per la concessione e distribuzione di rifornimenti alimentari, di materie prime e combustibili. È logico che, in tale materia, gli anglo-americani non si limitino a darci i rifornimenti, ma vogliano esercitare un'azione di controllo. Data la nostra attuale situazione sembra che non si possa discutere molto e che per noi quello che più importa è di iniziare al più presto.

h) Spese d'occupazione e inflazione di carta moneta anglo-americana. Per il momento non conviene affrontare tale questione. Tuttavia si prospetta che sarebbe opportuno adottare la seguente norma di linguaggio, ogni qual volta se ne presenti l'occasione: «Dato che l'Italia ha perso la guerra, è logico che ne subisca le conseguenze in tutti i settori. È però ovvio che nello stesso interesse anglo-americano non è consigliabile portare la finanza italiana al fallimento».

5) Rafforzamento della Missione italiana ad Algeri, il cui attuale capo dovrebbe essere sostituito da elemento di maggiore prestigio e che conoscesse bene l'inglese. A tale riguardo sono stati fatti da parecchi i nomi dell'ammiraglio Da Zara e del generale Roatta.

L'esperienza di questo periodo ha dimostrato che i capi della Missione Alleata di Brindisi hanno ben poca influenza presso l'Alto Comando di Algeri. I generali MacFarlane e Taylor non sono, in parole povere, che dei semplici passacarte e la recente nomina del Generale Joyce, figura quasi sconosciuta e di secondo piano, non fa che avvalorare la sensazione che qualsiasi azione del Governo avrà maggiore efficacia se svolta direttamente ad Algeri piuttosto che per tramite della missione di Brindisi.

Ad Algeri, accanto alla nostra Missione militare occorrerebbe poter ottenere di costituire una delegazione politico-economica che potrebbe essere diretta da un diplomatico di grado abbastanza elevato coadiuvato da un esponente degli ambienti finanziari italiani.

Il nostro rappresentante diplomatico dovrebbe più specificatamente trattare con Macmillan e Murphy, affrontando le varie questioni politiche che man mano si presenteranno.

6) Trasferimento del Governo a Bari, nel caso che l'offensiva continui ad andare a rilento e non si preveda di poter arrivare prossimamente a Roma.

7) Potenziamento del servizio stampa e propaganda, sia nelle province liberate e nell'Italia del Nord che all'estero.

Per quanto riguarda l'Italia ancora occupata dai tedeschi va osservato che, con "gni probabilità, sarà difficile aumentare la potenzialità di Radio Bari la quale non si fa sentire attualmente oltre le Puglie. D'altra parte il materiale richiesto per una stazione radio più potente non potrà arrivare che fra parecchie settimane. Per cui, date anche le gravi sanzioni stabilite dal Governo fascista contro gli ascoltatori delle radio nemiche, che avranno probabilmente diminuito il numero degli ascoltatori delle stazioni ad onde corte, occorrerebbe allargare la sfera d'azione della nostra propaganda con altri mezzi; e cioè intensificando al massimo il lancio di manifestini in tutte le zone italiane non ancora liberate. A questo servizio finora attuato saltuariamente dovrebbe essere dato un carattere continuativo.

La voce del R. Governo dovrebbe arrivare costantemente al popolo italiano per sorreggerlo ed incitarlo in quest'ora di travaglio e di sofferenze e per convincerlo che la nostra causa è quella giusta e corrisponde agli interessi presenti e futuri dell'Italia.

66

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO. Brindisi, 5 novembre 1943.

l) La R. Ambasciata a Buenos Aires ha informato che i RR. Consolati in Argentina stanno ricevendo domanda di arruolamento da parte di cittadini italiani. Alla R. Ambasciata fu telegrafato (27 ottobre) 1 che le domande possono essere ricevute in attesa delle decisioni degli Organi Militari se i volontari possono effettivamente essere utilizzati.

2) L'Ambasciata americana a Rio de Janeiro ha informato che anche in Brasile vari italiani hanno espresso il desiderio di far parte delle Forze Armate italiane.

3) Non sembra sia opportuno di dare istruzioni all'estero di procedere all'effettivo arruolamento di volontari se non si sia prima concertato con gli Alleati un piano di rimpatrio dei volontari stessi. Né sembra sia il caso di iniziare trattative in tal senso con gli anglo-americani (che in ogni modo sembra difficile possano portare ad un risultato soddisfacente) se non sia stato prima deciso che un effettivo impiego di volontari può aver luogo. Esperienze passate e la situazione attuale non sembrano consigliare il far venire scarsi gruppi di volontari dall'estero.

Si rimane tuttavia in attesa delle decisioni di V.E. 2•

67

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI

T. 153/101. Brindisi, 8 novembre 1943 3 .

Your 1985 and 19894 . We realize difficulties encountered by Swiss Government in trying to ensure protection of our citizens and interests in Germany and France. Please wire result

I T. 147/229, non pubblicato. 2 Vedi D. 94. 3 Mancano gli estremi di trasmissione attraverso I'A.C.C. 4 Vedi D. 63.

of similar steps if any taken by Swiss authorities with Governments of Japan, China (Nanking), Manchukuo, Siatn, Hungary, Rumenia, Bulgaria, Croatia and Slovakia. Would appreciate precise information on actual situation of our representatives at Bucarest, Budapest, Zagreb, Sofia and Bratislava. No matter how question will be solved in principle by each Government, it is of course of utmost importance that at least that minimum of protection guaranteed by international law be ensured to our diplomatic and consular representatives.

Please tell Monsieur Pilet Golaz on my behalf that we are very grateful to him for ali he has already done and will be able to accomplish to this end.

68

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE ALLEATA, MASON-MACFARLANE

PROMEMORIA 1 . Brindisi, 9 novembre 1943.

In relazione all'emendamento al Cunningham-de Courten Agreement nei riguardi dell'impiego della flotta italiana, posto dalle Nazioni Unite come condizione di firma dell'emendamento alle condizioni aggiuntive di armistizio, il Governo italiano rileva quanto segue:

I) Il Cunningham-de Courten Agreement è stato esaminato ed accettato di mutuo accordo fra il Ministro della Marina italiana e l'Ammiraglio Cunningham il 23 settembre u.s. 2 , in regime di armistizio, con lo scopo di permettere alla flotta italiana di fornire il proprio contributo agli sforzi alleati nella prosecuzione della guerra. In esso era chiaramente affermato che le navi da guerra italiane sarebbero state impiegate sotto gli ordini del Comandante in Capo della Flotta del Mediterraneo secondo accordi fra il Comandante in Capo alleato ed il Governo italiano.

II) Il Cunningham-de Courten Agreement è in corso di larga e completa applicazione da più di un mese e la attuazione dei provvedimenti relativi non ha dato luogo a nessun contrasto fra il Ministro della Marina italiana ed il Comandante in Capo della Flotta del Mediterraneo: anzi la cooperazione della flotta italiana, per mutui accordi, è stata anche più ampia di quanto fosse inizialmente previsto.

III) Il Governo italiano, ad un mese e mezzo di distanza dalla conclusione del Cunningham-de Courten Agreement, non vedrebbe in conseguenza l'opportunità di introdurre in esso una clausola aggiuntiva la quale parrebbe forse in contrasto con lo spirito di collaborazione sempre dimostrato dalla Marina italiana. E ciò tanto più in quanto essa viene suggerita quando l'Italia si trova da quasi un mese in stato di cobelligeranza con le Nazioni Unite.

1 La copia in italiano che qui si pubblica è l'unica agli atti del Ministero. 2 Vedi D. 15.

IV) Il Governo italiano ritiene quindi di dover porre in evidenza la forma della clausola aggiuntiva nella quale si parla di decisioni unilaterali delle Nazioni Unite, le quali dovrebbero essere notificate al Governo italiano volta per volta.

· V) Il Governo italiano mette quindi in rilievo che la clausola aggiuntiva potrebbe senz'altro essere accettata qualora fosse modificata nella forma seguente, la quale, pur rispettando la sostanza del desiderio delle Nazioni Unite, è redatta in modo conciliabile con le naturali esigenze italiane:

«È inteso e concordato che le disposizioni del presente accordo relative all'impiego e disposizione delle navi da guerra e mercantili italiane non pregiudicano la possibilità che tutte o parte delle navi italiane siano impiegate in altri modi che le Nazioni Unite riterranno convenienti ai fini della guerra generale. Le loro proposte a questo riguardo saranno discusse di volta in volta dal Governo italiano».

69

PROTOCOLLO DI EMENDAMENTO ALLO STRUMENTO DI RESA DELL'ITALIA 1

It is agreed that the title of the document signed at Malta on September 29, 1943 by Marshal Pietro Badoglio, Head of the Italian Government, and Generai Dwight D. Eisenhower, Commander-in-Chief, Allied Forces 2 , should be changed to «additional conditions of Armistice with Italy». The following further amendments to this document are also agreed:

In the first paragraph of the Preamble the words «acting in the interests of ali the United Nations» are inserted between the words «governments» and «on the one hand». The paragraph in question therefore reads as follows:

«Whereas in consequence of an Armistice dated September 3, 1943 between tbe United States and United Kingdom Governments acting in the interests of ali the United Nations on tbe one band, and the Italian Government on the other band, bostilities were suspended between Italy and United Nations on certain terms of a military nature».

In the fourth paragrapb of the Preamble the words «and Soviet» are inserted between the words «United Kingdom» and «Governments», and the word «and» between the words «.United States» and «United Kingdom» is deleted. The paragraph in question therefore reads as follows:

«The following, together with the terms of the Armistice of September 3, 1943, are the terms on which the United States, United Kingdom and Soviet Governments, acting on behalf of the United Nations, are prepared to suspend hostilities against Italy so long as their military operations against Germany and the Allies are not obstructed and Italy does not assist these powers in any way and complies with the requirements of these governments».

l Ed. in United States and Italy, cit., pp. 65-66. 2 Vedi D. 20.

In paragraph six of the Preamble the word <mnconditionally» is inserted between the word «accepted» and «by». The paragraph in question therefore reads as follows:

«and have been accepted unconditionally by Marshal Pietro Badoglio, Head of the Italian Government representing the Supreme Command of the Italian land, sea and air forces and duly authorized to that effect by the Italian Government».

In Artide la the word <<Unconditionally» is deleted. The Artide in question therefore reads as follows:

«The Italian land, sea and air forces wherever located hereby surrender».

Artide 29 is amended to read as follows:

«Benito Mussolini, his chief Fascist associates, and all persons suspected of having committed war crimes or analogous offences whose names appear on lists to be communicated by the United Nations and who now or in the future are on territory controlled by the Allied Military Command or by the Italian Government, will forthwith be apprehended and surrendered into the hands of the United Nations. Any instructions given by the United Nations to this purpose will be complied with».

The present Protocol is drawn up in English and Italian, the English text being authentic, and in case of any dispute regarding its interpretation the decision of the Control Commission will prevail.

Signed on the 9 1h November 1943 at Brindisi.

fs/ Noel MacFarlane fs/ Il Capo del Governo Italiano Lt. Generai Badoglio For the Allied Commander-in-Chief

70

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., JOYCE

L. 300. Brindisi, IO novembre 1943.

I have read with deep interest the inspiring speech delivered by President Roosevelt on the occasion of the signing of the Assistance Pact between the United Nations.

It is a human, generous and constructive document. The establishment of an internationai body for mutuai assistance foreseen in the agreement represents an initiative undoubtedly designed to soothe many unspeakable sufferings and heal many painful wounds.

I will be very grateful, my dear Generai, if you will see your way to convey to the President my heartfelt and deep appreciation. The words spoken yesterday in Washington are amongst those that humanity most anxiousiy awaits 1•

1 Il 26 novembre Joyce inviò a Badoglio la seguente risposta: «With reference to your letter of November IO, in which you were kind enough to send a message to the President in regard to his speech upon the occasion of the signature of the Assistance Pact, I take great pleasure in conveying to you at the President's request his sincere appreciation and thanks for your courteous message».

71

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 171/106 1• Brindisi, 15 novembre 1943 2 .

Segnalo dichiarazioni fatte ieri alla stampa estera dal Maresciallo Badoglio, diramate anche con comunicato di Radio Bari, che fanno il punto della situazione politica italiana.

Annunciata ricostruzione Governo è in corso. Lista sottosegretari sarà comunicata quanto prima salvo per Ministero Affari Esteri che continuerà temporaneamente ad essere retto da un Segretario Generale, alle dirette dipendenze del Maresciallo.

Il Governo avrà prossimamente sua nuova sede nella zona di Napoli.

Di quanto precede potrete opportunamente dar notizia a codesto Governo. Aggiungete che mentre Governo italiano si rende perfettamente conto delle ragioni di indole pratica che hanno portato sino ad ora ad una interruzione dei normali contatti coi rappresentanti diplomatici dei governi neutri, è suo vivo desiderio che anche questo aspetto situazione possa fra breve progressivamente normalizzarsi.

72

IL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., JOYCE, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO MEMORANDUM., 17 novembre 1943 3 .

I have been informed by Generai Eisenhower that he cannot recommend to the Allied Governments the acceptance of your proposed revision of the amended Naval Agreement 4 because he is convinced that such revision would not be acceptable to them.

It is stated that the Allied Governmcnts have agreed to the modification proposed by the ltalian Government in the Long Terms of Surrender, but to clarify

1 Copia dalla Collezione Prunas: manca il testo inglese. 2 Consegnato aii'A.C.C. il 16 novembre. Questo telegramma non figura tra quelli pervenuti a Madrid. 3 Joyce inviò ufficialmente questo memorandum a Badoglio con una lettera di trasmissione datata 18 novembre. 4 Vedi D. 68.

and define their position and rights with respect to the ltalian Navy and Merchant Marine they have demanded an additional statement in the Naval Agreement asserting the right of the United Nations to make such disposition of any or all of Italian ships as they see fit.

The amended Naval Agreement must be looked upon as an instrument which sets forth in some detail an important way in which the Italian Government can effectively contribute to the winning of the war in acknowledging the right of the United Nations to specify the ways in which Italian collaboration can be most effectively rendered.

It is further stated that if the Italian Government cannot accept the amended Naval Terms as submitted, the Instrument of Surrender as signed at Malta must stand as originally written without modification, thus affirming the unconditional surrender of the Italian Ground, Air and Naval Forces. The Naval Term which have not yet been signed then automatically become a working arrangement subject to such variations as the United Nations desire 1•

73

EMENDAMENTO ALL'ACCORDO SULL'IMPIEGO DELLA FLOTTA ITALIANA

The aforementioned agreement 3 is amended as follows:

The following phrase to be added to the Preamble:

«It is understood and agreed that the provisions of this agreement as to immediate employment and disposition of Italian warships and merchant ships do not affect the right of United Nations to make such other dispositions of any or all Italian ships as they may think fit. Their decisions in this respect will be notified to the Italian Government from time to time».

Final sentence of last paragraph to be amended to read: «will be manned so far as possible by crews provided by Italian Ministry of Marine and will fly the Italian flag».

l Questo documento è preceduto, nella raccolta degli atti del Ministero, dal seguente «Appunto del gen. Kenyon Joyce»: «Marshal Badoglio has informed me that there appears to have been some misunderstanding regarding his promise given late last night to have the Naval Amendments signed today. He states his position was and remains as follows: "I asked Generai MacFarlane to present to Generai Eisenhower certain modifications of the Navai Agreement which I hope Generai Eisenhower will authorize. In event he is unabie to do so himseif and feels that the amendments must be signed without delay, I am prepared to obtain in the necessary signatures. In the latter case, however, I will sign only if Gen. Eisenhower will promise me to intervene with the Allied Governments to have my proposal accepted "».

2 Ed. in Vnited States and Italy, cit., pp. 66-67.

3 Vedi D. 15.

-Documenti diolomalici -Serie X -Vol. l

The present instrument is drawn up in English and Italian, the English text being authentic, and in case of any dispute regarding its interpretation the decision of the Contro! Commission will prevail.

Signed on the 17 1h November 1943 at Brindisi.

For the Naval Commander-in-Chief Mediterranean, Allied Forces

/s/ R. McGregor /s/ Amm. R. de Courten Rear Admiral Ministro della Marina 1 Flag Officer Liaision, Italy

74

LA COMMISSIONE ALLEATA DI CONTROLLO AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

MEMORANDUM. ... , 19 novembre 1943.

The following message from the ltalian Minister at Stockholm to the ltalian Government, dated October 23, has been received:

«l have the honor to report, with reference my dispatch N. 7 of the gth October2 , that I had a second meeting with the Hungarian Minister who appears to wish to maintain friendly relations with the Royal Italian Legation. He discussed relations between Rumania and Hungary and said that Germany intrigues have so far frustrated attempts to reach an agreement between the two countries. In his opinion the Hungarian Government would be glad in the spirit of sincere collaboration to reach a satisfactory settlement on the main outstanding questions in order to show their good will towards the Allied powers».

1 All'atto della sottoscrizione di questo documento de Courten presentò la seguente dichiarazione firmata (anch'essa ed. in United States and Italy, cit., p. 67, nel testo inglese che non è conservato nell'Archivio del Ministero):

«In obbedienza agli ordini di S.E. il Maresciallo Badoglio, Capo del Governo, ho firmato le clausole aggiuntive al preambolo ed dall'ultimo paragrafo del Cunningham-de Courten Agreement, richieste dai Governi alleati come condizioni di firma degli emendamenti all'atto di Armistizio.

Nel procedere a tale firma, chiedo che sia preso atto della seguente dichiarazione:

"Ritengo mio dovere mettere in chiaro rilievo che la richiesta di inserzione di queste clausole, avanzata a poco meno di due mesi dall'incontro con Sir Andrew Cunningham, allora comandante in capo della flotta alleata del Mediterraneo, altera lo spirito dell'accordo concluso fra I'Amm. Cunningham e me. Le clausole di tale Agreement erano state proposte, in regime in armistizio, dallo stesso Amm. Cunningham, il quale mi aveva invitato ad esaminarle ed a comunicargli le mie osservazioni e considerazioni: poiché era stato raggiunto il completo accordo sul testo presentato da parte alleata e poiché I'Agreement ha avuto finora la più larga e completa applicazione senza nessun contrasto né nella lettera, né nello spirito, non avevo e non ho nessuna ragione di pensare che esso dovesse essere modificato e completato con una ulteriore clausola di carattere cautelativo. Tale clausola appare in antitesi con la collaborazione attiva data finora dalla Marina italiana e con la palese dimostrazione della leale disposizione della flotta italiana ad intensificare fino al massimo limite il suo contributo alla condotta della guerra contro il comune nemico, nello spirito della co-belligeranza in atto"».

2 Vedi D. 59.

In passing on this message the Allied Commission of Control has been instructed to request that the Italian Minister in Stockholm should be warned to restrict his relations with representatives of powers at war with the Allies to the minimum and to refuse to act as intermediary in overtures of this kind. It is suggested that a similar warning might be sent to other Italian representatives in neutral countries 1 .

75

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 185/108. Brindisi, 20 novembre 1943 2•

Please bear in mind, as generai line of conduct, convenience of restricting to minimum our relations with representatives of Powers at war with Allies and refrain from acting as intermediary in such controversia! questions as relations between Hungary and Rumania. Pleace forward to Stockholm in relation that Legation's message of october 23 3 .

76

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT, E AL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL

L. PERSONALE 5 . Brindisi, 20 novembre 1943.

Vi sarei molto grato, Signor Presidente (Signor Primo Ministro), se vorrete trovar tempo e modo di esaminare alcune brevi considerazioni sull'emendamento riguardante l'armistizio e le clausole navali che io, come Capo del Governo italiano e l'Ammiraglio de Courten, come Ministro della Marina, ci siamo trovati nella dura necessità di dover firmare oggi6 , dopo aver invano proposta una modificazione che, a nostro avviso, sarebbe stata indubbiamente più rispondente alla situazione di diritto e di fatto attualmente esistente fra i nostri Paesi?.

1 Annotazione di Prunas: «Mi indicano soltanto Madrid, oltre Stoccolma». Vedi D. 75.

2 Trasmesso tramite l'A.C.C.

3 Vedi D. 74.

4 Ed. nel testo inglese, non conservato agli atti del Ministero degli Esteri, in Foreign Relations of the United States, 1943, vol. Il, cit., pp. 393-395 e, parzialmente, in BADOGLIO, L'Italia nella seconda guerra mondiale, cit., pp. 153-155. 5 Di questa lettera si pubblica in allegato anche la minuta autografa scritta da Badoglio il 17

novembre, date le notevoli varianti che presenta rispetto al testo spedito.

6 In realtà il 17.

7 Vedi DD. 68, 72 e 73.

Riassumo in breve il mio pensiero:

L'armistizio, firmato per mio ordine il 3 settembre dal Generale Castellano, non conteneva alcuna clausola che accennasse alla resa dell'Italia 1• Erano, come Voi sapete, clausole prevalentemente militari. Mi fu detto allora che, in seguito, mi sarebbero state presentate ulteriori clausole ma soltanto civili.

Il 29 settembre, quando già avevamo da parte nostra dato leale esecuzione a tutte le disposizioni dell'armistizio e quando era già stata iniziata, con la piena approvazione della Missione anglo-americana, la fase della vera e propria collaborazione, fui costretto, a Malta, a firmare le clausole aggiuntive che alteravano e aggravavano le condizioni dell'armistizio firmato il 3 settembre e che avevano per titolo «resa incondizionata deli'Italia» 2•

Dinanzi alle mie rimostranze, il Generale Eisenhower si impegnò peraltro a rappresentare ai Governi alleati le ragioni del mio contrasto e a proporre loro la cancellaziope di diverse frasi specialmente ed inutilmente lesive per il buon nome della nuova Italia e pregiudizievoli, a mio avviso, alla causa comune che era ed è mio fermissimo proposito sostenere con ogni mezzo a mia disposizione.

Il Generale Eisenhower del resto, in data del 29 settembre, mi scriveva fra l'altro quanto segue: «The supplementary terms of the armistice are based upon the situation obtaining prior to the cessation of hostilities. Developments since that time have altered considerably the status of Italy, which has become in effect a co-operator with the United Nations. It is fully recognised by the Governments on whose behalf I am acting that the terms are in some respects superseded by subsequent events and that severa! of the clauses have become obsolescent» 3 .

E ancora più esplicitamente il 17 ottobre scorso il Capo della Missione Alleata mi assicurava formalmente per iscritto: «In confirmation of the statement which I have already made to you orally I have the honor to inform you that the American, British and Soviet Governments have approved the emendements to the document containing the Long Armistice Terms which you desired» 4 .

Comunque, e nonostante l'ulteriore passaggio dalla cooperazione alla cobelligeranza e le assicurazioni datemi, il documento mi venne restituito corretto in parte, ma tuttora contenente la parola «resa», non esistente nelle clausole primitive.

Così avvenne anche per le condizioni navali.

Il 23 settembre quest'ultima questione fu lungamente ed esaurientemente discussa fra l'Ammiraglio Cunningham e l'Ammiraglio De Courten e portata ad una conclusione concordata fra le due Parti 5 .

Ora, a più di trenta giorni di distanza, mi si presenta un nuovo emendamento in cui si concede finalmente la promessa e annunziata cancellazione delle parole che avevano dato motivo alle mie rimostranze, ma, insieme, si condiziona la sua firma da parte alleata all'accettazione da parte nostra di una ulteriore clausola navale, che torna ancora una volta su una materia già concordata e discussa e aggrava sensibilmente la posizione dell'Italia 6 .

I Vedi serie nona, vol. X, D. 757. 2 Vedi D. 20. 3 Vedi D. 21. 4 Vedi D. 47. 5 Vedi D. 15. 6 Vedi DD. 68 e 73.

Sono stato costretto, ripeto, a firmare tale emendamento, che spero tuttavia, Signor Presidente (Signor Primo Ministro), vogliate trovar modo di far riesaminare sulla base della modificazione da me presentata.

Mi sia lecito ricordare che in questo periodo i tre quarti delle forze navali italiane collaborano con le forze navali alleate; che forze italiane si sono battute in Sardegna ed in Corsica contro i tedeschi; che forze italiane si battono, in condizioni particolarmente dure e difficili, in Croazia, Montenegro, Grecia, insieme a greci e serbi; che forze italiane si battono nelle isole dell'Egeo insieme a forze inglesi; che nostri patrioti si battono in alta Italia, in condizioni disperate, contro i germanici e ne sabotano le linee di comunicazione e di rifornimento.

Mi sia lecito altresì ricordare che, nella zona liberata, non solo abbiamo soddisfatto a tutte le richieste degli Alleati, ma abbiamo anche insistito sempre perché nostre truppe possano concorrere alla liberazione del Paese, ciò che ci è stato infine parzialmente concesso.

Il mio Governo che, nella sua presente temporanea formazione, assicura, a mio giudizio, nelle circostanze attuali, quelle garanzie d'ordine e di stabilità, che è interesse nostro e Vostro mantenere, e che dovrà del resto, come Voi sapete, essere sostituito, appena giunti a Roma da altri che meglio e più compiutamente rappresentino la nuova Italia, nata faticosamente fra difficoltà di guerra ed interne estremamente dure, vede dunque con qualche amarezza questo progressivo e costante aggravarsi di condizioni già discusse e concordate da parte dei Governi alleati. E di ciò stenta veramente a rendersi conto privo com'è di comunicazioni, di qualunque fonte di informazione col mondo esterno, di contatti diretti con le decine di milioni di italiani che vivono oltre confine e con le sue Rappresentanze all'estero, senza cioè quegli elementari attributi di libertà che pur intendiamo da parte nostra introdurre lealmente nell'interno del Paese.

Ed è per questo, Signor Presidente (Signor Primo Ministro), ch'io mi permetto di rivolgermi direttamente a Voi perché, tenendo soprattutto conto delle molte, gravi, dolorose difficoltà che la Nazione italiana attraversa, del fermissimo proposito mio e del mio Governo di battersi al Vostro fianco contro il nemico comune, della mia volontà di dare al Paese quelle libere istituzioni democratiche che sono la Vostra forza, vogliate continuare ad inspirare la Vostra azione nei nostri confronti a quei criteri di umana equità di cui Voi indubbiamente siete fra i più grandi e rispettati assertori nel mondo 1•

ALLEGATO

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA; ROOSEVELT, E AL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL

L. PERSONALE (MINUTA). [Brindisi, 17 novembre 1943 }.

Ho l'onore di sottoporre al vostro esame alcune considerazioni sui documenti riguardanti l'armistizio e le clausole navali che io, come capo del governo italiano, e l'ammiraglio de Courten, come ministro della marina, ci siamo trovati nella dura necessità di dover firmare.

l Non è stata rinvenuta alcuna risposta a questa lettera.

L'armistizio firmato per ordine mio il 3 settembre, dal generale Castellano, non conteneva alcuna clausola che accennasse ad una resa dell'Italia. Erano clausole puramente militari e mi fu detto che dopo sarebbero state presentate clausole civili.

Il 29 settembre, quando noi avevamo già compiuto lealmente tutte le clausole dell'armistizio, e quando si era in fase di collaborazione con piena approvazione dell'opera nostra da parte della missione anglo-americana, a Malta fui costretto a firmare un documento che conteneva le clausole aggiuntive all'armistizio, e che portava per titolo «resa incondizionata dell'Italia» che alterava ed aggravava le condizioni d'armistizio firmate il 3 settembre. Davanti alle mie rimostranze il generale Eisenhower prese l'impegno di rappresentare quanto io avevo esposto ai governi alleati, proponendo la cancellazione di diverse frasi specialmente gravose per il buon nome d'Italia. Di fatto il documento mi venne restituito corretto in gran parte, ma mantenendo la parola «resa» che non c'era nelle clausole iniziali d'armistizio.

Così avvenne per le clausole navali. Il 23 settembre questa questione fu lungamente discussa fra l'ammiraglio Cunningham e l'ammiraglio de Courten e si raggiunse dalle due parti il comune accordo.

Ora a più di un mese di distanza mi vengono presentate clausole navali che aggravano sensibilmente la posizione dell'Italia. E ciò mentre da più di un mese i tre quarti delle forze navali nostre collaborano in pieno con le forze navali alleate. In questo tempo forze italiane si sono battute in Sardegna ed in Corsica contro i tedeschi, forze nostre si battono in Croazia, Montenegro, Grecia insieme ai serbi, e greci, e nelle isole dell'Egeo da sole o insieme a forze inglesi, nostri patrioti stanno sabotando le linee di comunicazione tedesche in alta Italia. Nella zona liberata non solo abbiamo soddisfatto a tutte le richieste degli Alleati ma abbiamo anche insistito continuamente perché nostre truppe potessero concorrere alla liberazione del paese, cosa alfine che ci fu accordata.

Dunque non mancò in noi né buona volontà né energia. Perché allora i governi alleati, che pure nel proclama vostro a me diretto ci chiamavano amici, stanno ogni volta ad aggravare le condizioni già discusse ed accettate da ambo le parti? Ciò porterebbe a dichiarare che il fare bene vuoi dire conseguire il peggio.

Io mi rivolgo a voi, che dirigete governi così potenti, io capo di una disgraziata nazione che è precipitata così gravemente, e mi rivolgo a voi perché vogliate dimostrare un po' di benevolenza verso questo paese, che se fu traviato ha però già espiato la sua colpa. E chiedo che vogliate rivedere quelle clausole che io fui costretto a firmare.

77

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO. Brindisi, 22 novembre 1943.

I signori Reber e Caccia mi hanno ieri intrattenuto sulle reazioni -a loro detta sfavorevoli -che l'annunzio della formazione del nuovo Governo italiano ha suscitato sia nell'opinione pubblica nordamericana che in quella britannica.

Riassumo la loro comunicazione:

«Dopo l'infelice episodio Darlan, l'Italia meridionale è il primo esempio di controllo alleato su un territorio europeo. Dovrebbe in conseguenza costituire agli occhi del mondo il modello di ciò che gli Alleati faranno, a mano a mano che la loro occupazione si estenderà sui diversi territori europei. Da qui la specialissima importanza che annettono in questo momento alle cose nostre. Tale modello dovrebbe essere concepito e attuato in termini decisamente democratici. Qualunque altra soluzione non è né potrebbe essere in alcun modo accetta all'opinione delle Nazioni Unite, che premono infatti in questo senso sui rispettivi governi. Il Maresciallo Badoglio ha invece costituito il 26 luglio un governo di tecnici e continua ad insistere sulla stessa formula, a distanza di quattro mesi, con l'attuale nuovo Gabinetto. L'opinione e i Governi alleati, pur rendendosi conto delle difficoltà pratiche di varia natura che si frappongono a soluzioni diverse, paventano in conseguenza che, anche dopo Roma, si continuerà a procedere da parte nostra sulla stessa strada, ponendo ad esempio innanzi la circostanza che è materialmente impossibile la costituzione di un vero e proprio Governo democratico e rappresentativo senza la partecipazione delle regioni dell'Italia centrale e del Nord ed altre argomentazioni del genere, che trovano del resto la loro validità teorica e pratica. Le opinioni alleate intendono invece che alle istituzioni democratiche e rappresentative si arrivi in Italia senza troppi tentennamenti e riserve, e, soprattutto, sollecitamente. I signori Reber e Caccia non hanno naturalmente soluzioni da proporre, anche perché, personalmente, si rendono conto delle difficoltà del problema. Essi non possono tuttavia non farci constatare che l'opinione pubblica internazionale è quella che è, né è possibile, a loro avviso, mutarla se non mutando i nostri' metodi».

Ho risposto ai predetti signori che essi erano perfettamente al corrente del fermissimo proposito del Maresciallo Badoglio di procedere alla costituzione di un governo veramente rappresentativo e degli ostacoli che si sono sin qui frapposti alla sua attuazione. Essi sapevano altresì, come me, da quale parte fossero venuti gli ostacoli. Non era in conseguenza equo attribuirli al Maresciallo, bensì a persone e gruppi bene individuati sui quali sarebbe stato forse possibile esercitare da parte alleata una qualche pressione conciliativa. Comunque, il Governo attuale era stato costituito con l'intesa precisa che sarebbe stato da parte nostra provveduto, appena giunti a Roma, alla formazione del Governo rappresentativo richiesto non solo dalle opinioni pubbliche alleate, ma anche da tutti gli italiani. Né si poteva dubitare delle intenzioni sovrane in proposito. Potevo anzi assicurarli che il prossimo Governo sarebbe stato un Governo decisamente orientato verso sinistra. Sforza, cioè, ad esempio, sarebbe rimasto spiritualmente alla retroguardia. Ho aggiunto che, se mi rendevo certamente conto delle esigenze delle opinioni pubbliche alleate, occorreva anche che da parte alleata ci si rendesse conto delle generiche e specifiche circostanze italiane. Ciò che poteva esser fatto meglio informandole sulle cose nostre di quello che oggi non avvenga o consentendo a noi di meglio informarle. Il dissidio fra esigenze nostre ed altrui avrebbe potuto in questo modo essere se non completamente sanato, certamente di molto alleggerito.

Perciò dovevo ancora una volta insistere sulla assoluta necessità di ridarei quella libertà di informazione e di comunicazioni dirette che oggi ci è assolutamente preclusa. Chiedevo cioè ancora una volta soprattutto i contatti diretti con i nostri naturali centri di informazione e di chiarimento che sono le Rappresentanze all'estero. Naturalmente, tali compiti sarebbero stati ancora più e meglio facilitati se e quando ci sarà consentito di avere gente nostra, a qualunque titolo e con qualunque veste, sia a Londra che Washington. Quest'ultimo accenno non è stato raccolto. Domandavo cioè che quella libertà che tutti evidentemente vogliamo all'interno del Paese, ci sia concessa, ed in nome degli stessi ideali democratici, anche all'esterno, dove invece restiamo da quasi tre mesi imbavagliati e impotenti.

Ho comunque suggerito che, in via provvisoria, una forma di compromesso poteva, a mio avviso, trovarsi, nell'azione che questo Governo si prepara a svolgere

e che sarà indubbiamente inspirata allo spirito più democratico, come ad esempio dimostrava la legge sugli ebrei di prossima pubblicazione.

Li pregavo in conseguenza di volere attirare su tale generale prossima azione, la più seria attenzione dei loro governi e delle loro opinioni pubbliche. Ciò che avrebbe certamente giovato ad acquetarle, documentando la sincerità e la lealtà delle nostre intenzioni.

Ho concluso osservando che il fatto che l'Italia meridionale era da parte alleata concepita come «modello» da offrire all'Europa aspettante, certamente ci lusingava., ma ciò andava limitato, a mio avviso, non soltanto al settore politico, ma esteso anche al settore alimentazione, monetario, comunicazioni, ecc., dove l'azione anglo-americana avrebbe, se ben condotta, ampi allori da cogliere.

78

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., JOYCE

L. PERSONALE l. Brindisi, 24 novembre 1943 2•

Il nuovo Gabinetto italiano, nella sua prima riunione odierna, ha preso visione della dichiarazione approvata dal Congresso nord-americano all'indirizzo del Popolo italiano3 e, dietro mia proposta, ha all'unanimità approvato la seguente mozione di risposta:

«Interprete dei sentimenti unanimi di tutto il Popolo italiano il R. Governo tiene, nella sua prima riunione odierna, a ringraziare il Congresso del suo nobile, generoso messaggio.

Le parole direttele dal Popolo nord-americano, attraverso i suoi Rappresentanti democraticamente e liberamente eletti, hanno toccato profondamente il cuore della Nazione. Il Popolo italiano non dimenticherà mai questa grande voce umana giunta d'oltre Atlantico nell'ora oscura e dolorosa che il Paese attraversa.

Uscita da una travagliata fase della sua storia, liberatasi dal tormentoso fardello di un regime che l'ha condotta sui margini dell'abisso, l'Italia riprende oggi le sue tradizioni migliori e si avvia, stremata di risorse ma non di speranze, verso quell'avvenire di libertà cui tutti i suoi figli migliori hanno sempre aspirato.

L'Italia saluta attraverso il Congresso il grande, libero, generoso, Popolo nord-americano, a cui lo legano così antichi e saldi vincoli di amicizia e di collaborazione sui quali sa di poter contare nel presente e nell'avvenire».

1 È conservata solo la copia in italiano.

2 Un'annotazione avverte: «Lettera consegnata a mano da Casardi il 25 novembre».

3 La dichiarazione, resa nota il 21 ottobre, diceva: «Il Congresso degli Stati Uniti, democraticamente eletto dal popolo, è in grado di significare al popolo italiano sentimenti di simpatia e amicizia ed il desiderio di porgergli aiuto. Il Congresso degli Stati Uniti, a nome del popolo che lo ha eletto, saluta l'ingresso del popolo italiano nel consesso delle Nazioni liberate. Il Congresso si congratula col popolo italiano per aver saputo abbattere il fascismo e per la sua ferma volontà di ricostruire il Paese, al quale gli americani intendono portare aiuto. L'America si impegna di usare tutta la sua potenza per permettere al popolo italiano, come a tutti i popoli, di tutelare la libertà, la pace e la sicurezza di tutti gli uomini benpensanti. Il Congresso saluta la fine del fascismo in Italia come un'alba di libertà e come un'esempio per la creazione di un mondo pacifico».

Vi sarò molto grato, Signor Generale, se vorrete farVi cortese tramite per far pervenire alla Presidenza del Congresso a nome del R. Governo il presente messaggio di risposta 1 .

79

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO

L. 1120. Brindisi, 27 novembre 1943.

Lei ha consegnato la lettera, che le diedi nella sua ultima venuta a Brindisi, al Generale Smith. Ora io ho ricevuto la risposta, molto cortese e molto comprensiva per il che io ho risposto ringraziando tanto Eisenhower quanto Smith 3•

Nella sua lettera Smith mi accenna a loro progetti e alle loro deficienze senza però nulla specificare. Afferma di aver messo lei al corrente di tutto, e si riserva di parlarmene al primo nostro incontro. Sarebbe però bene che intanto lei mi scrivesse dicendomi quanto le ha comunicato Smith.

Ho saputo qui dalla Missione [militare alleata] che il Generale Eisenhower aveva risposto ad una mia lettera in data 14 ottobre nella quale facevo un riassunto dei risultati positivi risultanti per gli Alleati dall'armistizio e dal successivo periodo di collaborazione nostra 4 . Ma, cosa che dimostra il disordine nel funzionamento della segreteria della Missione, tale risposta è andata smarrita. Poiché è per me interessante sapere in che termini il Generale Eisenhower prendeva atto delle mie constatazioni, sarebbe necessario che lei si rivolgesse a Smith per aver copia di detta risposta e me la inviasse.

Salvo decisioni che ora prenderò nei riguardi della dipendenza della Missione, sarà bene che lei ogni comunicazione che fa al Comando Supremo, l'indirizzi anche al Capo del Governo 5 .

80

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. 1122. Brindisi, 27 novembre 1943.

Ritengo che la Missione militare presso il Comando Supremo interalleato di Algeri debba ormai cambiare di composizione.

I Il 28 novembre Joyce assicurò per lettera Badoglio di aver trasmesso il messaggio al Congresso americano.

2 Dalle Carte della Missione militare italiana presso il Comando delle forze alleate, in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

3 Lettere non rinvenute.

4 Vedi D. 40.

s Per la risposta vedi D. 95.

Scopo di questa missione fu all'inizio condurre le trattative di armistizio, ed in seguito servire di collegamento con il Comando interalleato.

Ma ora, pur rimanendo molto importante il problema militare di competenza della Missione, altri compiti, forse ancora più importanti, vengono a presentarsi alla Missione stessa, che richiederanno un cambiamento nella sua composizione.

Accenno al compito politico, specie ora che è ventilata la riunione di una speciale commissione interalleata per la discussione e soluzione dei problemi inerenti al problema del Mediterraneo.

Altro compito sarà quello economico, importantissimo per la precaria situazione nostra in detto campo. Né deve colà mancare un esperto nostro in fatto di approvvigionamenti.

Basta quanto sopra perché sia necessario lo studio da parte nostra della nuova formazione della commissione, il che porta nello stesso tempo ad iniziare pratiche con il Comando alleato per dette modificazioni.

Affido al Ministro Prunas lo studio di siffatta questione e lo svolgimento delle pratiche con il Comando alleato 1•

81

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., JOYCE

L. S. N. 2 . Brindisi, 27 novembre 1943.

Dopo attento esame della questione e alla luce dell'esperienza passata, riterrei vantaggioso, nell'interesse comune, se alla Missione italiana in Algeri potesse essere aggregata una persona atta a svolgere sul posto una proficua attività di chiarimento e di informazioni anche in materia civile in generale e finanziaria in particolare. Ciò potrebbe, a mio avviso, integrare utilmente la sfera esclusivamente militare in cui la predetta Missione attualmente opera.

Avrei prescelto tale rappresentanza civile e finanziaria nella persona dell'On. Philipson, che fu già per due legislature (1919-1924) deputato di Firenze e che fu dal precedente regime condannato a dieci anni di confino, di cui cinque scontati alle Tremiti. L'On. Philipson è personalità dunque di sicura fede democratica e perfettamente qualificato per i compiti che io riterrei opportuno affidargli.

Come Voi sapete, l'art. 12 dell'Atto Aggiuntivo d'Armistizio dispone che il Governo italiano invierà una delegazione al Quartiere Generale «per rappresentare gli interessi italiani». Ora io credo -ripeto -che tali interessi sarebbero più adeguatamente rappresentati, se, come dicevo, fosse allargata la sfera di attività in cui la Missione attualmente opera, comprendendovi anche un elemento che possa, accorciando i tempi e i carteggi, dare senza altro tutti quegli utili chiarimenti e informazioni che potranno essergli richiesti dal Gran Quartiere Generale.

l Per la risposta vedi D. 83. 2 È conservata solo la copia in italiano.

Riterrei che l'On. Philipson debba iniziare la sua attività il più rapidamente possibile. Per questo Vi sarei, caro Generale, molto grato se voleste con cortese sollecitudine comunicare quali disposizioni esecutive saranno necessarie allo scopo 1 .

82

IL CONSOLE ROBERTI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Brindisi, 27 novembre 1943.

Ho confermato a Caccia ed a Reber che non eravamo ancora in grado di fornire elementi sulle decisioni prese nelle due riunioni del Consiglio dei Ministri ma che, comunque, se avevano tuttora intenzione di passare il pomeriggio a Bari avrebbero potuto prendere contatto con S.E. Reale il quale, secondo S.E. Fano, si trova oggi in quella città.

Reber mi ha risposto essere spiacevole che vi sia tanta difficoltà per essere tenuti al corrente dei lavori del Consiglio dei Ministri e che, tenuto conto delle possibili reazioni in Italia e all'estero, sarebbe preferibile pubblicare un comunicato ufficiale dopo ogni seduta anziché al termine della sessione.

Gli ho risposto che il Ministro Prunas era d'accordo su questa opportunità ma che bisognava rendersi conto che era difficile influire sopra un Consiglio dei Ministri in regime democratico.

Parlandomi poi in via generale mi ha detto che il non tenere la sezione politica al corrente delle cose poteva essere dannoso e che comunque metteva la Commissione Alleata in condizione di non essere in grado di dare quell'appoggio che potrebbe essere utile al Governo in determinate circostanze. A titolo di esemplificazione mi ha qui mostrato una copia della Gazzetta Ufficiale di cui, per caso fortuito, era riuscito a sospendere la pubblicazione e nel quale i decreti sono tuttora preceduti dall'intestazione «in nome di S.M. Vittorio Emanuele III Re d'Italia e di Albania Imperatore d'Etiopia» aggiungendo che tale intestazione avrebbe prodotto una pessima impressione fra le Nazioni Unite.

Gli ho ribattuto che quelli erano i titoli ufficiali di Sua Maestà e che quindi mi pareva difficile che si potessero omettere in una pubblicazione come la Gazzetta; con l'occasione gli ho fatto notare che i fasci non apparivano più nello stemma dello Stato. A questo Reber mi ha risposto risultargli che dovrebbe essere in corso un provvedimento che abolisce i titoli stessi e che, comunque, sarebbe molto opportuno che il Ministero degli Esteri venga preventivamente consultato su tutto quello che è suscettibile di provocare reazioni o commenti all'estero; si rendeva conto, nella specie, che la pubblicazione non era certo stata redatta volutamente nel modo suddetto.

l Per la risposta vedi D. 85.

Parlando quindi della questione Pazzi 1 mi ha chiesto se ci risultava che ormai le sue dimissioni erano state decise; gli ho risposto che questo non constava in modo certo ma che, comunque, vi etano ragioni che portavano a crederlo; ho aggiunto allora che avevo sentito dire che le obbiezioni al Pazzi fossero mosse soprattutto da elementi del Gabinetto venuti da Napoli e che il Maresciallo era sempre stato favorevole alla sua inclusione nel Gabinetto. A questo punto Caccia mi ha detto che le dimissioni di Pazzi avrebbero certamente prodotto una sfavorevole impressione all'estero e presterebbero il fianco alle critiche di coloro che accusano il Governo di essere di tendenze troppo di destra; a parte questo avrebbero dato un'impressione di indecisione e di debolezza 2•

83

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. S. N. Brindisi, 29 novembre 1943.

Assicuro V.E. che la questione relativa alla Missione militare in Algeri, di cui al foglio n. 1122 del 27 novembre3 , è oggetto di attento esame. L'assegnazione presso la Missione stessa dell'On. Philipson, disposta da V.E. in questi giorni, potrebbe essere un passo nel senso desiderato 4 .

Non riterrei comunque che la Missione come tale possa avere troppo vasti sviluppi in campi diversi da quello militare. Com'è noto, dopo l'istituzione e l'ampliamento della Commissione Interalleata di Controllo e delle sue diverse sottocommissioni, le maggiori questioni economiche, amministrative, ecc. saranno trattate infatti a Brindisi, non ad Algeri.

Osservo inoltre che la costituzione di una Commissione Interalleata per il Mediterraneo, di cui si è effettivamente parlato in un primo tempo, pare sia stata lasciata cadere, per far posto invece a:

l) una Commissione consultiva europea con sede a Londra e di cui saranno membri i rappresentanti inglese, nordamericano, sovietico;

2) un Consiglio consultivo per l'Italia, di cui fanno parte i rappresentanti nordamericano, sovietico, inglese, Comitato francese di Liberazione, e, in un secondo tempo, Jugoslavia e Grecia. La sede del predetto Consiglio sarà molto probabilmente, dopo qualche riunione ad Algeri, trasferita in Italia.

1 Una annotazione sul nome avverte: «Prof. Guido Pazzi, docente di Economia politica all'Università di Messina».

2 In testa al documento Prunas ha annotato: «l) Disposto perché si invii regolarmente un riassunto dei lavori del Consiglio dei Ministri prima della pubblicazione. 2) D'accordo per le qualifiche di Sua Maestà. Un D.R. è stato elaborato allo scopo». E in coda Roberti ha aggiunto a mano in data 29 novembre la seguente nota: «Dopo tutto il Consiglio dei Ministri ha anticipato la pubblicazione del comunicato diramato il 28 e pubblicato in pari data nella Gazzetta del Mezzogiorno. Ho visto Reber e Caccia domenica sera (28), ambedue molto soddisfatti del comunicato di cui telegrafavano subito il contenuto ai rispettivi ministeri».

3 Vedi D. 80.

4 Vedi D. 81.

Piuttosto che sulla Missione di Algeri, il nostro interesse dovrebbe, credo, essere concentrato sulle Commissioni predette, per ottenervi appena possibile una qualunque forma di rappresentanza. La Missione militare potrà esserci utile oltre che per i suoi scopi specifici anche come uno dei mezzi per giungere a tali fini.

È altresì ovvio che la Missione di Algeri è, oggi, una delle poche finestre che ci rimangono aperte su determinati settori: potrebbe cioè essere cautamente utilizzata per i nostri primi approcci e contatti con la Russia e col Comitato francese di Liberazione, essendoci da parte alleata preclusa finora ogni altra strada diretta.

A mio giudizio, la vera portata della Missione Philipson (cui, se V.E. è d'accordo, mi proporrei di aggregare uno dei miei funzionari più preparati) dovrebbe risiedere appunto in quest'ultima parte, che andrebbe svolta -ripeto -col maggior tatto e cautela.

Non è superfluo aggiungere che un ulteriore, molto importante fine della nostra politica immediata dovrebbe essere -oltre quello di liberarci dall'attuale esosa forma di controllo delle nostre comunicazioni con l'esterno che ci paralizza -la richiesta insistente di essere comunque e a qualunque titolo rappresentati a Washington e a Londra, cioè presso la fonte stessa delle decisioni.

Il Gran Quartiere di Algeri non è, tutto sommato, e salvo che per le questioni militari, che una grande stazione di smistamento di carte. Il nostro compito deve soprattutto essere quello di scavalcare questa barriera burocratica fitta, disordinata e inefficiente che gli Alleati hanno posto faticosamente in opera in Italia e ad Algeri, per poter giungere, ripeto, alla fonte stessa delle decisioni ultime: Washington e Londra, cercando di operare insieme, attraverso il Comitato europeo e il Consiglio dell'Italia, sulle opinioni pubbliche, stampa, classi dirigenti anglo-americane.

È questo, Signor Maresciallo, soltanto un quadro sommario, che ho tenuto comunque, approfittandomi dell'incarico affidatomi con la Vostra lettera citata e di cui Vi sono grato, sottoporre sin da ora alla Vostra cortese preventiva approvazione.

84

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 203/113. Brindisi, 30 novembre 1943 1•

Your 1227 arrived on 21 inst2•

You are certainly aware of formation new Cabinet and my recent statement. It is our firm desire to concentrate our efforts for reconstruction of country and participation in war. A new and more representative Government shall be formed

I Consegnato all'A.C.C. il 30 novembre, giunto a Madrid il IO dicembre.

2 Con tale telegramma, del 6 novembre, Paulucci aveva riferito la cattiva impressione prodotta nella comunità italiana dalle voci di dimissioni del maresciallo Badoglio e di abdicazione del Re sottolineando in particolare le difficoltà per un nuovo accreditamento dei rappresentanti italiani nei paesi neutrali e i vantaggi che ne sarebbero derivati ai tedeschi e alla Repubblica sociale.

after Rome's occupation. lt is natura! that country should resume with many uncertainties its politicallife from which it has been banned for twenty years. This situation must strengthen our determination to serve country instead of making us so w distrust and discord. ltalians living abroad must above ali remain united. Every division amongst them would be interpreted only as leading to disintegration. Efforts to revive under any form a past that has lead ltaly to brink of complete disaster are obvious internai and international impossibilities. Continue your clarifying action and efforts to persuade in this respect local Govemment and ltalian Colony. Speak to the latter in the name of the old soldier that I am and for the sake of the many years of my not undistinguished service to King and country. This ought to strenghthen everybody's trust. Marshall Messe, one of the most distinguished soldiers in this war, is at my side and will carry out reorganization of army.

Please forward foregoing to ali missions.

Following only for yourself: Please inform Government that new Italy intends to maintain old and unwavering ties of friendship with Spain. In this grave moment we count on her cooperation and comprehension. Questions relating ships, crews etc. must and can be rapidly solved on the basis of this precise assumption.

85

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO. Brindisi, l" dicembre 1943.

I signori Reber e Caccia mi hanno comunicato stamane che il Gran Quartier Generale ha oggi telegrafato essere dolente di non potere accogliere la nostra richiesta di aggregare l'On. Philipson alla Missione italiana in Algeri 1• La predetta Missione ha -secondo essi -carattere e scopi esclusivamente militari; il fatto che essa è accreditata presso il Gran Quartier Generale lo conferma; per tutti gli altri compiti non militari la [Com]missione di controllo è il solo organo competente e sufficiente.

Ho risposto ai predetti signori che prendevo atto con molto rammarico della loro comunicazione. Osservavo che l'Armistizio parla di rappresentanza italiana ad Algeri e non specifica affatto che debba trattarsi di rappresentanza esclusivamente militare, ciò che era del resto confermato dal fatto che la Missione Castellano si occupa anche di questioni non militari. Era questa dunque un'altra interpretazione restrittiva dell'Armistizio che ne aggrava senza ragione le condizioni già pesantissime.

Ho aggiunto che Algeri non è soltanto la sede del Gran Quartier Generale, ma anche quella del Comitato Consultivo per l'Italia e del Comitato Francese di Liberazione e che in essa risiedono innumerevoli rappresentanze sovietiche, polacche, jugoslave, ecc. Algeri è per conseguenza un centro di informazioni e di contatti

1 Vedi D. 81.

che, nell'ermetico isolamento dall'esterno in cui il Governo italiano è costretto dagli Alleati a vivere, era perfettamente logico ed umano supporre ci fosse lasciato aperto. Tanto più in quanto la persona prescelta dava ogni garanzia, come nel caso presente, di fede indiscutibilmente democratica.

Reber e Caccia si sono trincerati dietro gli ordini ricevuti ed hanno soltanto osservato che il Comitato Consultivo per l'Italia si trasferirà certamente fra breve in Italia e che lo stesso Gran Quartier Generale potrebbe trasferirvisi a breve scadenza.

Ho, concludendo, fermamente insistito sulla necessità che la Commissione di Controllo si renda finalmente conto che non è possibile, senza gravissimo pregiudizio nostro e nessuna utilità per gli Alleati, continuare a tenerci, come oggi avviene, rigorosamente tagliati dal mondo esterno 1•

86

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., JOYCE

L. 436. Brindisi, 2 dicembre 1943 2•

Tengo a confermarLe quanto già le dissi verbalmente a proposito dell'imminente riunione a Brindisi del Comitato Consultivo per l'Italia. Lei sa con quale interesse l'opinione pubblica italiana segue la questione. È dunque superfluo io Le ripeta ancora una volta quale vivace e naturale delusione susciterebbe il sapere che un Comitato, espressamente costituito per l'esame degli affari italiani, che ha luogo in Italia e nella città ove ha sede il R. Governo, dovesse iniziare i suoi lavori con l'assoluta esclusione nostra. Ed è per questo, caro Generale, ch'io Le sarei vivamente riconoscente se Ella volesse usare di tutta la Sua autorità e il Suo peso per ottenere che alle riunioni del Comitato fosse autorizzato ad assistere, a quel qualunque titolo ch'Ella crederà opportuno, anche un membro italiano. Personalmente riterrei che la qualifica di «osservatore» potrebbe per il momento bastare. In questo caso avrei prescelto a ricoprire tali attribuzioni il Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri, Ministro Prunas. Il quale, naturalmente, sarebbe a disposizione del Comitato per tutto quanto possa facilitarne i lavori e l'attività.

Le sarò molto grato, caro Generale, se vorrà dare alla mia richiesta la Sua più benevola attenzione e tener presente quale e quanta importanza io personalmente e tutto il Governo Vi annetta3 .

l Badoglio ha annotato sul documento: «Lettera a Joyce». Vedi D. 87.

2 Circa la consegna di questa lettera si veda l'allegato.

3 Il 4 dicembre il gen. Joyce rispose: «< wish to acknowledge the receipt of Your Excellency's letter of 2 December pertaining to the question of ltalian representation on the Advisory Council for ltaly. I have reported Your Excellency's request to the Commander in Chief and shall keep you informed of any decision reached. Meanwhile, our visitors have completed their informai visit here. They expect to visit Naples and Palermo after which point their movements have not been determined».

ALLEGATO IL CONSOLE ROBERTI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Brindisi, 2 dicembre 1943.

Ho consegnato a Reber in assenza di Caccia, la lettera con cui il Maresciallo Badoglio prega il Generale Joyce di usare della sua influenza perché l'Italia possa essere rappresentata alle sedute del Comitato Consultivo per l'Italia.

Avendo Reber attentamente letto la lettera gli ho detto che il R. Governo sperava vivamente che il generale Joyce e la Sezione Politica deii'A.C.C. si sarebbero interessati personalmente e nel modo migliore affinché il Comitato prendesse una decisione favorevole.

Ho aggiunto che l'opinione pubblica italiana sarebbe stata profondamente umiliata se il Comitato si fosse riunito proprio qui a Brindisi, sede del Governo italiano, senza consentire l'intervento, a qualsiasi titolo di un nostro rappresentante; che sarebbe stato un vero e proprio schiaffo ad un Governo che si era indotto a sottoscrivere un armistizio particolarmente duro e particolarmente favorevole per i vincitori; che bisognava proprio dare questa prova di fiducia ad un Governo che mostrava di voler collaborare in tutto e per tutto; che, infine, il Ministro Prunas si sarebbe accontentato di intervenire alle riunioni a qualsiasi titolo senza creare la minima difficoltà, il minimo imbarazzo.

Reber ha risposto che, pur non essendo in grado di impegnarsi e di fare alcuna promessa trattandosi di una questione di competenza del Comitato, non avrebbe mancato di rappresentare nel migliore dei modi ai suoi colleghi ad ai membri anglo-americani del Comitato (Macmillan e Murphy), il nostro punto di vista e che, per conto suo, sperava che si potesse ottenere che il Ministro Pr:mas venisse invitato a partecipare, sia pure saltuariamente, alle riunioni, sia a titolo di osservatore, sia per poter fornire quei chiarimenti ed informazioni che potessero rendersi necessari. Parlando poi in via generale ha aggiunto che tutti i componenti dell'A.C.C. sono convinti della buona fede del Governo Badoglio e della ferma sua volontà di collaborare cogli Alleati; a questo proposito mi ha anche detto che gli Alleati sono molto soddisfatti dell'opera della R. Marina e che, proprio recentemente, il Generale Foster ha presentato un rapporto molto lusinghiero sulla R. Aeronautica; che lui Reber ed i suoi colleghi comprendevano bene la nostra situazione di disagio ma che bisognava non avere troppa fretta e procedere per gradi onde non urtare certi settori dell'opinione pubblica anglo-americana molto suscettibili per via dei sacrifici imposti dalla guerra; che a mano a mano che la collaborazione con l'Italia si sarebbe sviluppata in tutti i campi ad essa sarebbe corrisposta una sempre maggiore indipendentizzazione del paese ma che bisognava aver pazienza e non affrettare i tempi. A questo punto gli ho detto che effettivamente, particolarmente noi degli Esteri, sentivano molto il fatto di essere tenuti in una situazione di così patente inferiorità, di essere completamente isolati dal mondo esterno, di vedere molte nostre richieste non accolte o procrastinate; che tutto ciò dava un profondo senso di rammarico e di delusione a noi che eravamo venuti qui con rischio personale, che eravamo ora privi di notizie delle nostre famiglie, ecc.

Reber allora mi ha detto che si rendeva ben conto del nostro stato d'animo, ma che sperava che avremmo avuto fiducia nella comprensione e simpatia sua e dei suoi colleghi ed ha concluso affermando ancora una volta di confidare in una rapida evoluzione per il meglio di tutta la situazione e che nel caso presente avrebbe espresso con tutta esattezza e nel modo più opportuno a Macmillan e a Murphy quanto gli avevo detto per conto del Ministro Prunas.

87

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., JOYCE

L. 486. Brindisi, 2 dicembre 1943.

Ho appreso con vivo rammarico che il Gran Quartiere Alleato non ha creduto di poter accogliere la mia richiesta d'aggregare l'on. Philipson alla Missione italiana in Algeri 1•

I Vedi D. 85.

Come Voi sapete, l'armistizio parla d'una «rappresentanza italiana», senza affatto specificare che debba trattarsi di rappresentanza esclusivamente militare. Difatti il Generale Castellano si occupa e deve occuparsi anche di questioni non strettamente attinenti alla guerra.

Prendo comunque atto della Vostra decisione, pur notando che essa interpreta ancora una volta restrittivamente le clausole di un armistizio già di per se stesse gravissime, e colpisce nella specie una persona che ha passato dieci anni della sua vita nel confino delle Tremiti, per antifascismo.

Permettetemi, caro Generale, di aggiungere che la totale segregazione dal mondo esterno in cui il mio Governo è costretto a vivere, è estremamente pregiudizievole per noi e non dà certamente agli Alleati alcun vantaggio apprezzabile.

Le nostre· Rappresentanze nei Paesi neutri, i milioni di italiani che vivono all'estero ne sono disorientati e perplessi. Lasciamo al Governo fascista del Nord il campo completamente libero per ogni dannosa iniziativa. I nostri cospicui interessi in tutto il mondo si logorano progressivamente e senza ragione.

Ogni personale, energica azione di cui Voi potreste farvi iniziatore per farci uscire comunque da codesto isolamento, tornerebbe dunque di gran vantaggio alla causa delle Nazioni Unite che è la nostra.

Ve ne ringrazio sin d'ora, sicuro di poter contare sulla Vostra collaborazione in questo senso.

88

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO RISERVATO 487. Brindisi, 6 dicembre 1943.

Ho visto oggi Massigli, Commissario per gli Affari Esteri del Comitato Francese di Liberazione.

È questo il primo contatto fra noi e il Governo de Gaulle. Ricordo che tale Governo è riconosciuto parzialmente dagli anglo-americani, in pieno dai russi, non da noi. Il Comitato Francese considera d'altra parte i rapporti italo-francesi nel quadro dell'armistizio del 3 settembre.

Quantunque l'Ambasciatore Massigli non sia, per il suo passato e i suoi precedenti, l'uomo più adatto a dare alle nostre relazioni con la Francia quel nuovo orientamento ed avvio che la situazione richiede, il colloquio si è tuttavia svolto, facilitato dalla mia vecchia conoscenza con lui e dalla mia precedente missione in Francia, in un'atmosfera di comprensione e di buona volontà reciproche.

Riassumo in breve i punti salienti della conversazione:

l) È interesse comune della Francia e dell'Italia dar inizio a una nuova era di collaborazione e di intesa. Occorre in primo luogo ricostruire fra i due Paesi un'atmosfera. Le reazioni suscitate in tutti i settori dell'opinione pubblica francese dall'aggressione del 1940 perdurano e sono profonde. È questa un'opera lenta e paziente, che va condotta dalle due parti con cosciente cautela. Massigli ha ricono

-Documenti diplomatici · Serie X · Vol. I (4213051)

sciuto che l'occupazione militare italiana in territorio francese è stata, tutto sommato, umana. Ciò ha indubbiamente giovato. Le parole pronunziate a suo tempo dal Generale de Gaulle, subito riprese e confermate dal Maresciallo Badoglio 1 , costituiscono indubbiamente una prima tappa sulla strada giusta. Gli ho fatto rilevare il nostro recente decreto di sequestro delle pubblicazioni anti-francesi nell'Italia libera, e alcuni articoli ufficiosi fatti pubblicare in quest'ultima settimana dalla nostra stampa. Li conosceva e se ne è compiaciuto. Ho detto che sarebbe stata cosa opportuna che la stampa francese li avesse rilevati e commentati con obiettività e serenità. Un'azione parallela, insomma.

2) Anche il Comitato di Liberazione è come noi insofferente dell'isolamento in cui gli Alleati lo fanno vivere. Siamo dunque d'accordo con Massigli nel predisporre, fra noi, un contatto diretto. Un diplomatico francese (Panafieu), attualmente in Italia come ufficiale, potrebbe essere a breve scadenza mantenuto qui come civile. La Missione Castellano potrebbe mantenere i contatti ad Algeri. Questi, per ora, i tramiti. La cosa è importante. È, forse, la prima breccia nella muraglia cinese del controllo anglo-americano. Naturalmente la cosa è anche, almeno per ora, riservata.

3) Premettendo che parlavo a titolo personale, ho detto a Massigli che una soluzione genuinamente internazionale che fosse data al problema dello sfruttamento dei territori e risorse africane, ci troverebbe quasi certamente consenzienti. A condizione, ripeto, che essa fosse genuinamente internazionale. In caso diverso, occorrerebbe forse dirimere bilateralmente fra noi e i francesi le nostre controversie. Arriveremmo, agevolmente, a una soluzione reciprocamente accettabile. Massigli ha voluto accennare alle convenzioni su Tunisi, a suo giudizio, definitivamente cadute. Comunque, il problema italiano, anche tagliate tutte le intemperanze ed eccessi imperialistici e nazionalistici, che non esitiamo a qualificare come tumori maligni, resta pur sempre un problema molto arduo, che va risolto con equità. Risolverlo soltanto in termini di emigrazione sarebbe da negrieri e perpetuerebbe, in Europa e nel mondo, i germi di un fatale contrasto e dissidio.

4) Ho pregato Massigli di farmi sapere in che cosa avremmo, a suo giudizio, potuto essere utili al Comitato Francese. Lo farà, a mano a mano che se ne presenti l'occasione. Per mio conto l'ho interessato subito a due questioni concrete: la situazione dei 60 mila prigionieri italiani nell'Africa del Nord; la situazione in Corsica. Per il primo punto ha promesso il suo interessamento ed ha manifestato il proposito di portare la questione in seno al Comitato Consultivo per l'Italia; per il secondo ha accennato alla possibilità di affidare agli svizzeri la protezione dei nostri interessi in Corsica. Gli ho detto che avremmo preferito un'intesa de facto fra di noi, senza terzi.

1 Si riferisce al discorso di de Gaulle dell'8 ottobre (in CHARLES DE GAULLE, Mémoires de guerre, vol. II, L'Unité 1942-1944, Paris, Plon, 1956, p. 536) e all'intervista di Badoglio pubblicata sul Times del 25 ottobre 1943 nella quale egli aveva affermato: «<o sono convinto che la politica italiana verso la Francia, la Jugoslavia e la Grecia dopo la guerra sarà una politica di amicizia cordiale ed aperta, e che non ci sarà più nessuno in Italia che vorrà risuscitare una qualsiasi rivendicazione territoriale contro di esse. Tali rivendicazioni erano un concetto puramente fascista».

Non era possibile e forse non era neanche opportuno che in un primo contatto le cose fossero portate più innanzi. La situazione nostra e francese attuale consente difficilmente, oggi, progetti e piani approfonditi. È comunque affiorato dalle due pçtrti, esplicitamente, il comune desiderio di riavvicinamento e di intesa, sulla base delle nostre comuni sventure e su quella della comune speranza di rinascita. Ho avuto l'impressione netta che Massigli giudichi con scetticismo l'enorme macchina burocratico-militare montata dagli anglo-americani in Europa. La vittoria delle democrazie gli pare comunque certa, data la prevalenza dei mezzi e i larghissimi margini di spreco e di dilettantismo che tale prevalenza consente. Non ritiene che la Russia sia interessata alla bolscevizzazione dell'Europa. Il bolscevismo sarebbe stato infatti assorbito dallo slavismo militante e nazionalista, che ha una faccia, e, soprattutto, delle esigenze completamente diverse. Dopo l'esempio italiano, egli vivamente si augura che la guerra non sia portata nel territorio metropolitano francese, dove, come in Italia, i metodi bellici anglo-americani apporterebbero, accanto a quelli tedeschi, lutti e sofferenze e distruzioni infinite. È peraltro certo che il secondo fronte, se la Germania non crollerà prima, sarà aperto nella prossima primavera. I francesi disporrebbero di un esercito di 400 mila uomini, non so come istruiti ed armati.

Il colloquio con V.E. ha, infine, molto giovato a sottolineare maggiormente il nostro desiderio di intesa e la sincerità senza riserva del nostro proposito di tenerci possibilmente uniti alla Francia, per salvare con noi anche la latinità oggi, insieme a noi, sommersa.

89

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO 488. Brindisi, 6 dicembre 1943.

Mi risulta che la recente riunione del Comitato Consultivo per l'Italia ha avuto carattere puramente formale. Esso è stato soprattutto convocato per dare ai sovietici la sensazione che anche la Russia è stata direttamente inserita negli affari mediterranei in generale, italiani in· particolare, da cui, sino alla recente conferenza di Mosca, era stata accuratamente esclusa.

Mi risulta altresì che la nostra domanda di comunque partecipare ai lavori 1 sarà presa molto probabilmente in considerazione alla prossima riunione del Comitato stesso, che, a quanto pare, avrà luogo fra breve a Palermo. Né il delegato francese, né quello sovietico, hanno sollevato obbiezioni al riguardo. Ne avevo infatti parlato coll'Ambasciatore Massigli, che mi ha dato, per quanto concerne il Comitato Francese di Liberazione, assicurazioni al riguardo.

l Vedi D. 86.

90

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO 489. Brindisi, 6 dicembre 1943.

II delegato russo presso il Comitato Consultivo per l'Italia, che ho chiesto di vedere, mi fa sapere che sarà molto lieto di incontrarsi con me appena di ritorno a Brindisi: cioè tra tre-quattro giorni. II Signor Vyshinsky ha aggiunto che avrebbe certamente sollecitato tale incontro di sua iniziativa, se non lo avessi preceduto con la mia richiesta.

Sarà questo, come V.E. sa, il primo contatto ufficiale coi Soviet, contatto che è stato sin qui scoraggiato dagli anglo-americani e che mi propongo di approfondire sia per l'ovvia importanza che esso riveste, sia per le possibilità che esso indubbiamente offre di allargare le nostre possibilità di azione, sino ad ora strettamente compresse entro le barriere burocratico-militari inglese ed americana.

91

IL VICE CAPO DELLA SEZIONE POLITICA DELL'A.C.C., REBER, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

MEMORANDUM 091.112. ... , 6 dicembre 1943.

The following message to Marshal Badoglio has been received from Moscow:

«En mon nom personnel et au nom groupe émigrés antifascistes en Unione Soviétique, me suis adressé votre Gouvernement demandant autorisation aide revenir ltalie pour prendre part lutte peuple Italien contre ennemi commun. N'ayant pas reçu réponse, prie Votre Excellence et Commission Consultative pour questions Italie, base résolution conférence Moscou, nous donner aide pour résoudre question notre retour dans notre Patrie. Palmiro Togliatti, Rue Gorki 10-57, Moscow» 1 .

92

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI

T. 229/123. Brindisi, 8 dicembre 1943 2•

Kindly inform Pilet Golaz that decision to forbid reconstitution of Fasci in Switzerland3 has been received by me and by my Government with great satisfac

1 Il testo francese è stato emendato dagli errori di trasmissione che figurano nell'originale. Per la risposta vedi D. 107.

2 Consegnato all'A.C.C. 1'8 dicembre.

3 Con T. 212/2011, consegnato a Prunas con memorandum di Reber del30 novembre, Magistrati aveva riferito: «The Swiss authorities have officially decided to prohibit reconstitution of Fasci in Switzerland on the ground that the Royal Italian Government declared last July that Fascist Party and

tion. Decision confirms the existence on part of Swiss Authorities of an exact vision of realities of Italian situation and perfectly corresponds to those relations of friendship between our two countries which I intend to strenghthen with ali means in our common interest.

93

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 231/123. Brindisi, 8 dicembre 1943 1•

Please personaliy convey foliowing message to Generai Franco:

«There are stili in Spanish waters thirteen Italian merchant ships totaliing over sixty thousand gross tons. Same are essential for this country's supplies. On threshold of winter eighteen million Italians are threaned by impending famine. The Italian people have much suffered. Their cities are ravaged, their industries are in ruins and devastation and havoc is spreading throughout countryside. I cannot believe that during this dark hour Generai Franco would contribute in any way to aggravate our situation. I therefore personaliy turn to him with confidence. Should

·our ships be immediately set free, they would help us to solve part of our problems which are mostly due to lack of transport. Generai Franco well knows that, whatever may be the politica! vicissitudes, there cannot be between Spain and Italy reasons of discord or motives for quarrelling. He well knows that it is our firm intention to maintain old and traditional friendship with Spain. His personal intervention would immediately solve ali difficulties. And this is exactly what I hope for and look forward to»2•

94

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 233/122 C. Brindisi, 8 dicembre 1943 3 •

Many Italians residing out of Italy have asked to join the Allies in their fight for the liberation of this country 4 . On instructions of Head of Government I confirm that applications can be accepted with reservation that praticai possibility of employing volunteers is subject to decisions of Military authorities. Please forward foregoing to ali Missions.

its organizations were dissolved. In consequence of this decision any possible revival in this country of Fasci or similar groups is barred. I should like to inform you further that among the Italian communities in Switzerland there is generai tranquillity».

I Consegnato all'A.C.C. il 9 dicembre, pervenuto a Madrid il 14 dicembre. 2 Per la risposta vedi D. 106. 3 Consegnato ali'A.C.C. il 9 dicembre. 4 Vedi D. 66.

95

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. SEGRETA 679. Algeri, 8 dicembre 1943.

In risposta alla lettera di V.E. n. 1120 del 27 novembre c.a. 1 mi faccio un dovere di comunicare:

l) I progetti e le deficenze da parte degli Alleati, ai quali accenna il gen. Smith nella lettera indirizzata a V.E. e dei quali mi ha parlato a suo tempo a voce, si riferiscono a deficerize di naviglio e di mezzi da sbarco in Mediterraneo che non consentivano, come sarebbe stato desiderabile, l'attuazione del piano operativo per la liberazione di Roma con sbarco sulle coste tirreniche. Del piano operativo io avevo già, nella mia ultima venuta a Brindisi, messo al corrente V.E. In sostanza, il Comando in Capo alleato vedeva necessario effettuare uno sbarco in forze sulla costa vicino a Roma; ma, pur avendo disponibili le truppe occorrenti, non aveva il naviglio sufficiente per trasportarle, naviglio che gli era stato tolto per essere inviato in altro scacchiere. Principalmente difettano di mezzi da sbarco. Oggi la situazione è migliorata. Nella recentissima conferenza del Cairo il Gen. Eisenhower ha ottenuto quei mezzi, con la limitazione, però, nel tempo, perché a metà gennaio il naviglio ora concesso gli verrà tolto. Se il Comando in Capo alleato riuscirà ad organizzare le operazioni prima che scada questo limite, e se nello stesso tempo il gen. Alexander avrà raggiunto con la propria ala sinistra Frosinone, sarà effettuato lo sbarco immediatamente a Sud di Roma. È necessario che da terra sia raggiunta tale località, altrimenti lo spazio sarebbe troppo grande e darebbe la possibilità al nemico di parare un colpo dopo l'altro. L'Armata Clarke incontra molte difficoltà nell'avanzata, minori sono quelle dell'Ottava Armata. Se la Quinta Armata potrà raggiungere Cassino, il suo comandante non si attarderà e procederà con lo slancio che è nel suo temperamento, a differenza di quanto non faccia il gen. Montgomery che procede metodicamente anche quando sarebbe necessario sfruttare urgentemente il successo. L'azione offensiva attualmente in corso ha per obiettivo finale la conquista di Roma, obiettivo che-a mio parere -potrà essere raggiunto se sarà possibile effettuare lo sbarco.

II) La deficenza di naviglio ha inciso anche sui trasporti dei rifornimenti per la popolazione civile. Gli Alleati però si rendono conto del fatto che le popolazioni civili sono oggi, dal punto di vista alimentare, in peggiori condizioni di quando c'erano i tedeschi e desiderano rimediare. Anzi hanno deciso di dare, d'ora innanzi, la precedenza ai trasporti dei rifornimenti sui trasporti delle truppe.

III) Accludo copia della lettera che il gen. Eisenhower ha scritto in risposta ad una lettera di V.E. in data 12 ottobre c.a. 2• Il gen. Smith si è molto dispiaciuto che la Missione americana a Brindisi abbia smarrito l'originale.

I Vedi D. 79.

2 Vedi D. 39. Come appare chiaramente dal D. 79 Badoglio si riferiva alla risposta al D. 40 di cui invece non è stata trovata traccia.

IV) Il gen. Smith mi incarica di pregare V.E. di voler distruggere questa mia lettera che tratta di progetti operativi sui quali egli desidera sia mantenuto il più assoluto segreto e di cui non gradisce che rimanga alcuno scritto 1 .

96

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. SEGRETA 685. Algeri, 8 dicembre 1943.

Poche ancora sono le possibilità di una nostra rinascita militare offerteci dagli Alleati. Si procede molto lentamente ed è da chiederci se verrà mai un giorno nel quale effettivamente ci sarà concesso di partecipare attivamente, e nella misura desiderabile, alla lotta contro i tedeschi.

Questo non è che un riflesso della nostra situazione politica che per ragioni superiori ad ogni possibilità umana non può, allo stato attuale e per lo meno fino alla liberazione della capitale, sfociare in qualcosa di costruttivo e di concreto come desidererebbero gli Alleati. Anche su questa strada essi non ci danno il necessario appoggio e forse, pur senza volerlo, ci intralciano attraverso alla radio ed ai giornali dicendo e pubblicando qualunque notizia o qualunque idea nasca nella mente di un tizio che si fa intervistare e che trancia giudizi su tutto e su tutti.

Sono persuaso che le intenzioni future dei nostri alleati sono del tutto favorevoli a noi, ma che nel presente manca una decisa volontà di aiutarci, senza che per questo fatto esista realmente un partito preso. Comunque il tempo passa e tutto a nostro svantaggio.

Qui ad Algeri io seguo gli umori attraverso una infinità di persone e, direi quasi, seguo gli umori di una parte dell'opinione pubblica sia inglese, sia americana. La prima ci è ancora molto ostile sotto una apparenza di cortesia; la seconda ci è-per simpatia -amica, ma non ancora a tal punto da sposare con pieno interesse la nostra causa.

L'azione del governo italiano è altamente apprezzata dal Comando in Capo il quale ha illimitata fiducia in V.E., ma il giudizio del solo ambiente militare non è sufficiente. La massa degli americani non ha ancora ben chiaro se noi continuiamo ad avere idee imperialistiche o se ci accontentiamo di quello che occorre per risorgere e per occupare nel mondo il posto onorevole che ci spetta.

È vero che il confronto con i francesi, prepotenti ed orgogliosi oggi più che mai, è tutto a nostro vantaggio, perché gli americani non sopportano l'arroganza, ma di contro esiste il fatto, non ancora dimenticato dalla maggioranza, che noi fino a tre mesi fa eravamo in guerra con gli Stati Uniti, guerra che gli americani non hanno mai giustificato.

In America noi abbiamo dodici milioni di italiani, i quali, durante il fascismo, avevano finito per dimenticare la Patria, ma che oggi sono ritornati ad amarla.

I Per la risposta vedi D. 97.

109 Questi uomini però non conoscono più l'Italia, mancano di notizie e non riescono forse ad avere delle idee esatte. Inoltre mancano di direzione, non hanno un uomo che ne riunisca gli spiriti, e li faccia vibrare di amor patrio, un uomo che faccia comprendere quanto bene essi possono fare all'Italia. Se qualcuno andasse in America a parlare con i personaggi più influenti, qualcuno che in umiltà (senza per altro venir meno alla dignità) rappresentasse le condizioni dell'Italia, le sue necessità, le sue aspirazioni non più egemoniche ma soltanto giuste, qualcuno che sapesse far presa sulla sensibilità infantile di quella gente, io credo che noi ne potremmo trarre enormi benefici. Questa persona potrà giungere fino al Presidente il quale, già ben disposto verso di noi, non rimarrà indifferente all'opinione di dodici milioni di votanti. Se all'alba del 1944, l'anno delle elezioni, gli italiani di America chiedessero al Presidente di appoggiare politicamente e militarmente il nostro paese, é da ritenere che il signor Roosevelt non vorrà rifiutarsi.

Il personaggio più adatto sarebbe naturalmente V.E. perché nessuno ha il prestigio di cui gode l'E.V. nel mondo e soprattuto in America. Qualora V.E. non credesse di farlo si tratterebbe di inviare una persona adatta che dovrebbe seguire le direttive dell'E.V.

Certo non sarà facile riuscire ad ottenere l'invio di questa persona in America, ma all'occorrenza si potrà ricorrere ad un piccolo sotterfugio seguendo uno di questi due sistemi:

-inviare una persona dell'industria, o della finanza, o del commercio ben nota che dovrebbe figurare come incaricato di V.E. per iniziare dei contatti di natura economica in vista del dopoguerra;

-inviare un generale con l'incarico di visitare i numerosi campi dei prigionieri in America, nello stesso modo che faccio io nel Nord Africa con la piena approvazione del Comando alleato che ha constatato quali benefici effetti, disciplinari e morali, hanno queste visite.

Il borghese o il militare affiancato, in qualità di interprete, da un italiano di America che conosca i vari La Guardia o i vari Giannini (per nominare due dei più influenti) e che servirebbe per i primi necessari contatti, italiano attualmente qui sotto le armi.

Mi sono permesso, Signor Maresciallo, di esprimere queste idee che sono il frutto di osservazioni personali e di conversazioni avute con elementi veramente amici dell'Italia.

Qualora V.E. ritenesse di prenderle in considerazione, io potrei, pur non nascondendo le difficoltà della cosa, iniziare gli approcci per ottenere il nulla osta alla partenza di chi V.E. volesse designare; approcci che però dovrebbero essere condotti qui, all'insaputa della Commissione Alleata di Controllo la quale non agevola, ma ostacola, ogni nostra iniziativa 1•

1 Castellano, inviando per conoscenza questa lettera a Prunas, lo stesso 8 dicembre, gli scriveva tra l'altro: «Non so se Lei ha preso contatto con Massigli e compagni nella loro venuta in Italia. Io non mi posso occupare della cosiddetta politica perché non voglio urtare la suscettibilità degli italiani di Brindisi e perché non ho un compito preciso al riguardo. Ma se, non potendo inviare qui, come desiderabile, un Suo funzionario in gamba perché gli Alleati non ne vogliono sapere, mi si autorizzasse, in mancanza di meglio e in linea ufficiosa e riservata, a far qualcosa, potrei tentare di seguire le eventuali Sue direttive». Per la risposta di Prunas vedi D. 98.

IlO

97

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO

L. PERSONALE2 . Brindisi, 10 dicembre 1943.

l) Dica al simpatico generale Smith che la lettera da lui scrittami è stata immediatamente distrutta, e che non una parola uscirà dalle mie labbra sull'argomento 3 .

2) Mi duole di dover dire che le operazioni qui sono state condotte con enorme lentezza e con un piano d'operazione molto discutibile. In primo luogo si impiegò più di un mese per stabilire le basi e le linee di tappa. Naturalmente il nemico ne approfittò per portare a dodici le divisioni che inizialmente erano cinque e per sistemare a difesa posizioni già naturalmente forti. Se si fosse agito con più vigore si impediva al tedesco sia l'aumento di divisioni sia il lavoro fortificatorio. Il concetto poi di agire per le ali deve essere venuto nella mente del generale Alexander, per essere il terreno in quei settori meno impervio che non al centro. Ma chi è padrone del centro dell'acrocoro aquilano domina anche i fianchi. Più l'ottava armata avanza lungo la costa, più la sua situazione diventa delicata.

3) lo spero che il generale Clark continui la sua pressione, ma ho i miei dubbi che fra un mese egli sia a Frosinone.

4) Avverta il generale Smith che, da notizie avute da ufficiali che sono passati attraverso le linee, i tedeschi stanno preparando una seconda linea che da Sezze per Frosinone va ad allacciarsi alla Maiella.

5) Se si farà lo sbarco, Roma sarà liberata. Se non si fa, forse occorrerà un notevole aumento di forze (specie attrezzate da montagna) e le operazioni richiederanno mesi e mesi.

6) Dica a Smith che a noi risulta che in Italia i tedeschi sono in grave deficienza di carburanti. Partendo da Brindisi e da Grottaglie sarebbe opportunissimo un bombardamento su Ploiesti e Cimpina (1700 chilometri tra andata e ritorno). Lei ricorda che quello fatto dall'Africa produsse il 25 per cento di riduzione nella produzione di benzina.

7) Sono lieto di sapere che finalmente hanno deciso di pensare ai viveri. Se no, il malcontento dovuto al contegno di certe truppe (canadesi, sud-africani, indiani), alla fame, alla poca riuscita delle operazioni, crescerebbe in maniera inquietante.

8) Kesserling alza la voce, e si dice sicuro di non mollare. Certo non ci facciamo una bella figura.

l Dalle Carte della Missione militare italiana presso il Comando delle forze alleate, in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Ed. in CASTELLANO, La guerra continua, cit., pp. 190-191.

2 La lettera è autografa.

3 Vedi D. 95.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO

L. RISERVATISSIMA 564. Brindisi, 13 dicembre 1943.

Le avrei scritto in questi giorni a proposito dei miei contatti con Massigli 1 . Lo faccio tanto più volentieri dopo la sua lettera dell'8 dicembre 2 . Ho visto Massigli, che si è fermato a Brindisi soltanto ventiquattro ore e Io ha visto, in mia presenza, anche il Maresciallo.

Date le circostanze della Francia e nostre non era possibile, né opportuno, in un primo colloquio, tentare di giungere a sistemazioni neanche generiche. Quel che occorre è modificare l'atmosfera, che, come Lei sa, è carica per noi di rancori e di astio. Credo che su questo siamo d'accordo. Così come sulla necessità di preparare un riavvicinamento.

Può dunque, con tatto e cautela, prendere contatto. Si tratta badi, di rapporti de facto, che non pretendono, per ora, di andare più oltre. Persona molto adatta, per i suoi precedenti, è Hubert Guérin, Direttore degli Affari Politici: inizii con lui. Come prima giustificazione dell'approccio, La prego di consegnargli, a mio nome, coi miei cordiali saluti e il mio buon ricordo, la lettera aperta acclusa3 .

Cerchi, come ho fatto anch'io, di avviare qualche cosa di diretto sia pei nostri 60 mila prigionieri, sia per la situazione degli italiani in Corsica. E dica a Guérin che siamo pronti a dare corso, con ogni buona volontà, a eventuali richieste francesi.

Insomma: modificare l'atmosfera, ristabilire contatti diretti, preparare le condizioni per un riavvicinamento.

Un altro argomento: io sarei molto lieto se riuscissi a metterLe a fianco uno dei miei giovani funzionari più in gamba (penso a Manzini), il quale potrebbe certo esserle di molto aiuto. Potrei anche farlo richiamare ed averlo costì come ufficiale. Mi dica che ne pensa.

Per tutta questa materia strettamente politica, La prego di riferire soltanto agli Esteri e per esso a me. Naturalmente, il Maresciallo sarà informato di tutto. Ma è bene evitare eccessive interferenze in materia delicata. Il Maresciallo Le scrive a parte per quanto riguarda la Sua lettera dell'8 4 .

I Vedi D. 88. 2 Vedi D. 96, nota I. 3 Non rinvenuta. 4 Ma la risposta di Badoglio (D. 97) è alla prima lettera dell'8 dicembre, quella n. 679: vedi D. 95.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO SEGRETO 572. Brindisi, 16 dicembre 1943.

Ho avuto occasione di fare presente alla Commissione di Controllo l'opportunità di riprendere, in questa fase degli avvenimenti militari, la questione di Roma «Città aperta». Ho ricordato la precedente nostra dichiarazione unilaterale in tal senso, l'adesione germanica, la mancata risposta alleata 1• Ho aggiunto che, pro babilmente, le stesse ragioni di carattere militare che nello scorso agosto avevano sconsigliato gli Alleati dall'aderirvi, potrebbero, in questa mutata fase della situazione, farla ritenere opportuna. Pregavo comunque la Commissione di volermi cortesemente fare conoscere se e quale seguito intendessero dare ad una nostra eventuale ulteriore iniziativa in questo senso.

Il Signor Caccia ha subito obiettato che l'opinione pubblica britannica avrebbe con estrema riluttanza accettato un diverso trattamento che fosse fatto a Roma e a Londra. Gli ho naturalmente risposto che Londra è stata bombardata dai tedeschi e non da noi; che, probabilmente, non una sola bomba italiana era caduta sulla città; che, dunque, in sostanza, di fronte a quattro deplorevoli parole di Mussolini, vi erano, da parte alleata, i rovinosi bombardamenti aerei su tutte o quasi le città italiane. Intendevo peraltro porre la questione sul terreno esclusivamente militare e su quello più alto e più umano che ha comunque indotto i belligeranti al rispetto di città come Atene o il Cairo, ed entro questi limiti, lo pregavo di esaminare la questione.

La Commissione di Controllo mi fa oggi sapere che ritiene preferibile che la questione non venga nuovamente sollevata, sia perché le ragioni militari che avrebbero potuto consigliarlo sono state già attentamente vagliate (come sarebbe noto al Maresciallo Badoglio) e non riconosciute tali da giustificare una nuova iniziativa; sia, sopra tutto, perché i Comandi alleati si propongono di portare le operazioni oltre Roma e di impedire così molto probabilmente, come sarebbe loro viva speranza, che combattimenti abbiano luogo nella città o negli immediati dintorni della città.

Quest'ultimo accenno a eventuali operazioni di sbarco mi è stato fatto in via assolutamente riservata e personale e con la preghiera di assoluto segreto 2•

100

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 253/132 C. Brindisi, 17 dicembre 1943 3 .

The first units of the Royal Army went into action a few days ago on sector of Fifth American Army. The engagement was conducted with admirable disregard

l Vedi serie nona, vol. X, DD. 664, 744 e 745. 2 Quest'appunto è siglato da Badoglio. 3 Consegnato all'A.C.C. lo stesso giorno.

of danger and with boldness. The units bave deserved our and Allies praise. After Fleet and Aviation which, since conclusion of Armistice, have been actively operating, with Allies full satisfactions, against the Germans, it is now the turn of Army to be engaged in the common struggle; Your Excellency will certainly not overlook importance and significance of such a participation. Our soldiers bave fallen in the name and in defence of the new Italy that is beeing reborn from abyss of wretchdness in which she had been so ruinously led. From this ali Italians and specially those living abroad must derive, not rhetoric self confidence, but a stout heart and reasons for hope and faith.

Express yourself in this manner with everybody.

Please forward this telegram to ali Missions.

101

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., JOYCE

Brindisi, 17 dicembre 1943.

Dietro mia proposta, il Consiglio dei Ministri, nella sua ultima riunione, si è pronunciato all'unanimità in favore dell'adesione dell'Italia alla Carta Atlantica del 14 agosto 1941.

I principi esposti nella Carta trovano, Signor Generale, il consenso unanime della nuova Italia: è un consenso tanto più generale e senza riserve in quanto maturato attraverso esperienze particolarmente dolorose.

Nel momento in cui, dopo la Flotta e l'Aviazione, anche le prime formazioni del R. Esercito entrano in campo contro il nemico comune, io non credo che i nostri soldati caduti accanto ai combattenti anglo-americani possano essere meglio onorati che con la nostra adesione a quei principi di equità e di giustizia sui quali tutti noi fondiamo le nostre speranze per un migliore avvenire nel mondo.

Vogliate, Vi prego, far presente ai Governi nordamericano e britannico il nostro intendimento e farmi sapere a suo tempo quale procedura debba da parte nostra essere seguita allo scopo di sollecitamente concretarlo.

Vi sarò in pari tempo grato se vorrete chiarire ed illustrare la nostra iniziativa con la Vostra autorità e il Vostro peso. Voi conoscete i propositi miei e del mio Governo. Sapete quali siano state e quali siano le difficoltà e le sofferenze del Popolo italiano. Sapete anche con quale lealtà il R. Governo intende partecipare alla lotta comune contro il nazismo e con quale convinzione lavora per riportare l'Italia, attraverso la riconquistata libertà, a quell'onorato posto nel mondo promessole dai Vostri Capi.

Non dubito dunque, caro Generale, della Vostra comprensione cordiale 2 .

I È conservata solo la copia in italiano. 2 Sulla mancata risposta vedi D. 303, allegato.

102

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO RISERVATO. Brindisi, 20 dicembre 1943.

Cominciano a giungere soprattutto dalla Russia richieste di rimpatrio da parte di fuorusciti comunisti italiani ed è da presumersi che tali richieste aumenteranno progressivamente, fra breve.

È chiaro che i connazionali che giungono oggi dalla Russia sono senza dubbio agenti bolscevichi che si manterranno in stretto collegamento con le Autorità sovietiche sul posto, cioè col gruppo Vyshinsky, che fa parte della Commissione Consultiva per l'Italia, con la Missione Militare sovietica ecc.

Aggiungo che soprattutto gli inglesi sembrano preoccuparsi della faccenda.

Il Capo dell'«<ntelligence Service», maggiore Johnston mi ha chiesto ieri infatti con insistenza di essere informato di quanto ci risulti circa l'attuale propaganda bolscevica nei territori liberati.

Gli ho risposto che, a prescindere dalla circostanza che la Russia è per noi una delle Nazioni Unite e che come tale intendiamo trattarla, sono proprio gli anglo-americani che molto spesso creano, col loro atteggiamento, l'atmosfera adatta alle agitazioni estremiste. Tutta la politica degli approvvigionamenti, ad esempio, condotta sin qui dagli Alleati -restrittiva ed avara -non può, con la minaccia della fame a breve scadenza, che favorire e agevolare agitazioni e sommosse in questo senso.

La questione del rimpatrio degli agitatori comunisti italiani è comunque questione che dovrebbe forse essere portata dinnanzi al Consiglio dei Ministri, che dovrebbe dare in proposito generiche norme direttive. Il Ministero degli Esteri non ritiene possa, tutto sommato, trattarsi di un grosso affiusso di rimpatri: si e no, forse, di una cinquantina di agitatori. Benché ci si renda perfettamente conto che l'inserimento di questo anche esiguo gruppo nell'attuale delicata fase della vita nazionale possa rappresentare un pericolo, è da tener peraltro presente l'opportunità politica di cercare di non scontentare in alcun modo la Russia, con la quale è nostro essenziale interesse creare un'atmosfera di comprensione e di buona volontà reciproche 1•

103

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO. Brindisi, 22 dicembre 1943.

Sottopongo a V.E. il seguente progetto di messaggio da inviare al Generale Juin, Comandante delle truppe francesi in Italia:

«L'entrata in azione delle truppe francesi sul fronte italiano, accanto alle truppe nostre ed alleate, fa rivivere nel nostro cuore i combattenti delle Argonne, dello

l Su quest'appunto Badoglio ha annotato: «Innocenti: da portare in Consiglio dei ministri».

Chemin des Dames, e i seimila soldati italiani sepolti nel lontano cimitero di Bligny. Vivamente spero che le memorie antiche e gli avvenimenti attuali chiudano un triste capitolo della nostra storia. Porgo a Voi, Signor Generale, ai Vostri ufficiali e soldati, il mio voto augurale».

Credo, tutto sommato, molto più opportuno far buon viso all'entrata delle truppe francesi in Italia, piuttosto che dimostrarne da parte nostra un qualche disappunto, anche se questo sarebbe perfettamente giustificato sia dall'atteggiamento adottato dagli Alleati nei confronti della partecipazione militare nostra alla nostra guerra; sia dalla totale mancanza di ogni forma di comunicazione che ha accompagnato l'invio delle divisioni francesi in Italia, ciò che sarebbe stata semplice cortesia.

Non soltanto sarebbe opportuno trasmettere il telegramma, ma, credo, addirittura pubblicarlo. Per dimostrare ai francesi la nostra buona volontà, agli Alleati che la cosa -nonostante ogni loro eventuale previsione -serve la nostra politica di riavvicinamento alla Francia e come tale la utilizziamo 1•

104

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO

L. RISERVATA 632. Brindisi, 22 dicembre 1943.

Secondo informazioni da fonte francese i sovietici avrebbero richiesto ed ottenuto di far parte, oltre che del Comitato Consultivo per l'Italia (ciò che è ormai da tempo un fatto compiuto), anche della Commissione Alleata di Controllo. Anche il Comitato Francese di Liberazione insisterebbe per un'analoga partecipazione.

Sarebbe gradita ogni possibile notizia in proposito. La Commissione di Controllo a Brindisi dichiara di non essere al corrente della situazione 2 .

105

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO

L. RISERVATA 633. Brindisi, 22 dicembre 1943.

In occasione della recente riunione del Comitato Consultivo per l'Italia che ha avuto luogo a Brindisi, abbiamo richiesto al Generale Joyce che l'Italia fosse

1 Badoglio ha siglato il documento. Un'annotazione di Roberti precisa: «Consegnato il testo del telegramma all'Ufficio di collegamento italiano presso la Missione che mi assicura che il telegramma è stato inoltrato a destinazione. Consegnata una seconda copia del testo alla Presidenza del Consiglio per l'inoltro alla stampa. 22 dicembre».

2 Per la risposta vedi D. l 13.

invitata a parteciparvi. Susseguentemente una seconda riunione del Comitato ha avuto luogo a Algeri 1 .

Ci è stato qui risposto che trattavasi di riunioni puramente formali; ma che, comunque, la nostra richiesta sarebbe stata tenuta presente. Di quanto precede è stato informato anche l'Ambasciatore Massigli, che si è mostrato favorevole all'accoglimento della nostra richiesta.

Ciò premesso, vogliate alla prima occasione far presente al Generale Smith quanto precede e dirgli a nostro nome essere inconcepibile che un Comitato che riguarda specificamente ed esclusivamente l'Italia, debba riunirsi, e molto spesso nel nostro Paese, senza la partecipazione italiana. Se poi, come sarà probabile, tale partecipazione sarà estesa agli iugoslavi e greci, cioè a tutti i Paesi mediterranei, la cosa diventerebbe da inconcepibile, assurda.

Domandate in conseguenza il Suo intelligente, amichevole intervento perché l'attuale trattamento, che contrasta con i più elementari principi democratici e liberali, sia modificato.

Sarò grato se vorrete a suo tempo informarmi dell'esito dei Vostri passi 2•

106

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

R. RISERVATO 10172/3623. Madrid, 28 dicembre 1943 3•

Ho ripetutamente avuto occasione, nei telegrammi a Lei indirizzati, di riferire circa l'importantissima questione delle navi mercantili nazionali rifugiate nei porti spagnoli. Ed il Capitano di Vascello Giuriati, inviato a Madrid nell'ottobre scorso dal R. Ministero della Marina ha recato al R. Governo informazioni e dati a tale proposito. Ritengo tuttavia opportuno di prospettare all'E.V., in questo rapporto, un quadro d'insieme di tale questione, anche nei riflessi che essa ha e può avere con altri non minori problemi che rimangono da risolvere per noi in questo Paese.

Sino dai primissimi giorni dopo l'armistizio queste Ambasciate di Gran Bretagna e degli Stati Uniti, dietro istruzioni loro impartite dai rispettivi Governi, chiesero al Governo spagnolo di provvedere ad adottare opportune misure di sicurezza allo scopo di evitare comunque che le navi mercantili italiane rifugiate nei porti spagnoli si allontanassero da essi ovvero formassero oggetto di atti di sabotaggio. Ed il Governo spagnolo aderì immediatamente e di buon grado a tale richiesta, con il celato proposito di avvalersi successivamente di tali misure di sicurezza sia per cercare di ottenere la cessione di navi di cui aveva in precedenza trattato l'acquisto con il R. Governo senza che si addivenisse ad una conclusione,

I Vedi D. 86. 2 La risposta non è stata rinvenuta, ma si veda il D. 108. 3 Non è indicata la data d'arrivo.

sia per avanzare richieste di compensazione per la perdita dei piroscafi spagnoli «Monte Igueldo» e «Castillo Oropesa» del cui siluramento esso aveva attribuito la responsabilità a sommergibili italiani.

Non appena pervennero istruzioni di V.E. nel senso che le navi mercantili italiane dovessero raggiungere nel più breve termine possibile porti sotto il controllo degli Alleati, non mancai di adoperarmi, in piena collaborazione con i miei colleghi americano e britannico, per la più sollecita esecuzione di tali istruzioni.

La situazione tuttavia si presentava sin dall'inizio assai complessa sotto molteplici aspetti: necessità di lavori di riattamento alle navi che si trovavano ferme sino dalla nostra entrata in guerra, equipaggi insufficienti in quanto per ragioni di economia essi erano stati ridotti a poco a poco al minimo indispensabile per la manutenzione e sorveglianza delle navi in porto, azione intimidatoria da parte dei Consoli germanici su ufficiali ed equipaggi ai quali minacciavano rappresaglie contro le rispettive famiglie residenti in Italia, rilassamento della disciplina in conseguenza del lungo periodo di forzata inattività. Devesi aggiungere l'azione dell'ex Console Morreale passato alla dissidenza, l'attività di un agente marittimo espressamente inviato dal cosiddetto Governo repubblicano nonché l'opera di agenti tedeschi esplicata sia mediante atti di sabotaggio sia mediante subornamento di singoli ufficiali o marinai; ed infine la sempre più palese intenzione delle Autorità spagnole di frapporre ogni possibile ostacolo alla partenza delle navi. Quest'ultimo aspetto della questione si rivelò più manifestamente quando, di fronte al rifiuto di alcuni Comandanti di sottostare alla requisizione delle navi disposta dal R. Governo, venne richiesto l'intervento delle autorità spagnole per lo sbarco di Comandanti e membri dell'equipaggio riottosi; e le Autorità spagnole rifiutarono intervenire -quantunque fossero giuridicamente obbligate a farlo in base al disposto dell'art. 21 della Convenzione Consolare italo-spagnola -oppure adottarono un atteggiamento dilatorio facendo conoscere, pur evitando di comunicarlo ufficialmente per iscritto, che nove delle nostre navi (di cui sette alle Canarie e Villa Cisneros e due in acque portoghesi) erano state precedentemente vendute alla Spagna dal R. Governo. Quest'ultima affermazione non corrispondeva a verità in quanto le trattative al riguardo erano da lungo tempo arenate e non mancai di affermarlo recisamente a questo Ministero degli Esteri, insieme ai miei colleghi britannico ed americano. Fu allora che si fece presente da parte spagnola che prima di accedere alla partenza dei piroscafi era necessario da parte nostra cederne due in compensazione della perdita subita dalla marina mercantile di questo Paese con l'affondamento del «Monte Igueldo» e del «Castillo Oropesa». In via preliminare e d'accordo con questi Ambasciatori degli Stati Uniti e di Gran Bretagna, ritenni allora opportuno, allo scopo di impostare la questione nei giusti termini, di inviare a questo Ministero degli Affari Esteri un appunto (allegato n. 1) 1 in cui ricordavo che il

R. Governo aveva escluso l'affondamento dei due summenzionati piroscafi da parte di unità della R. Marina. Per altro richiamo l'attenzione dell'E.V. sul mio

I Gli allegati non si pubblicano.

rapporto odierno n. l O173/36241 dal quale risulta come qualche affondamento, sia pure giustificato, di piroscafi spagnoli da parte di unità della R. Marina non possa escludersi completamente.

Frattanto, l'Ambasciatore di Gran Bretagna, su istruzioni ricevute dal Foreign Office, proponeva a questo Ministro degli Affari Esteri una soluzione transazionale in base alla quale sarebbero stati lasciati liberi di partire tutti i nostri piroscafi in acque spagnole ad eccezione di due che verrebbero noleggiati alla Spagna in attesa della definizione delle responsabilità sulla perdita del «Montelgueldo» e del «Castillo Oropesa». Il Conte Jordana aderì alla proposta fattagli da Sir Samuel Hoare il quale si affrettò ad informarne il suo Governo. Senonché, dopo pochi giorni, il Conte Jordana avanzava all'Ambasciatore di Gran Bretagna delle controproposte (allegato n. 2) in perfetto contrasto con quelle accettate, chiedendo fra l'altro la cessione definitiva da parte nostra di due navi alla Spagna, accennando all'affondamento per parte italiana di altri due piroscafi («Navemar» e «Monte Moncayo») ed informando che erano state impartite istruzioni perché non venissero frapposti ostacoli alla partenza delle sole navi rifugiate nei porti del continente (e cioè 7 su un totale di 14). A tali controproposte il mio collega britannico rispondeva con una nota assai ferma (allegato n. 3) esigendo l'integrale esecuzione dell'accordo che era stato raggiunto in un primo tempo.

Non appena ricevuto, il 14 corrente, il telegramma di V.E. n. 123 contenente il messaggio per il Generalissimo Franco2 , chiesi subito udienza al Ministro degli Affari Esteri allo scopo di consegnargli -secondo la prassi in uso in Spagna il messaggio diretto al Capo dello Stato. Il Conte Jordana mi assicurò che Franco avrebbe preso conoscenza del messaggio, con grande interesse; per parte sua egli faceva presente, in via preliminare, che si trattava di una questione di Governo più che di Stato e che il Consiglio dei Ministri, dopo ripetuti esami, si era sempre pronunciato nel senso di cui Jordana si era fatto interprete nella sua nota del 19 novembre diretta a Sir Samuel Hoare (allegato n. 2). Era una questione spinosa che al Governo spagnolo procurava notevoli fastidi poiché su di essa continue pressioni venivano esercitate dagli armatori italiani in senso contrario alla partenza delle navi e dalle Compagnie di navigazione spagnole (una delle quali rappresentata dall'ex Ministro degli Affari Esteri Serrano Suiì.er, cognato del Generalissimo Franco) per ottenere la cessione di piroscafi nostri in compenso di quelli spagnoli affondati. Aggiungeva infine che si presentava per il Governo di Sua Maestà un'occasione assai propizia per valorizzarsi in seno al Consiglio dei Ministri spagnolo mediante un gesto amichevole che avrebbe costituito la parziale rifusione dei gravi danni sofferti dalla Spagna per la perdita, p!r opera della R. Marina, di quattro piroscafi mercantili. Ho confermato al Ministro Jordana il punto di vista del R. Governo in merito a tali affondamenti, ho particolarmente insistito sulla importanza che riveste per la popolazione italiana, già tanto duramente provata dalla guerra, la immediata liberazione delle nostre navi mercantili; ed infine ho confutato il diritto da parte di armatori e compagnie

l Non pubblicato. 2 Vedi D. 93.

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. l (4213051)

di navigazione di opporsi alla partenza delle navi stesse in quanto esse sono state da tempo requisite dal R. Governo come venne ufficialmente reso noto al Governo spagnolo.

Di quanto aveva formato oggetto del mio colloquio con Jordana ho intrattenuto i miei colleghi americano e britannico: questo ultimo ha dichiarato in proposito che non si doveva assolutamente cedere alle richieste spagnole, aggiungendo che le istruzioni pervenutegli in tal senso dal Foreign Office erano assai precise.

Si può pertanto intuire che la questione potrà trascinarsi per lungo tempo essendo ormai polarizzata nella richiesta spagnola per una cessione definitiva di due piroscafi e nel diniego inglese ad accettarla; a meno che, naturalmente, non si veda, dall'una o dall'altra parte, l'interesse di transigere su questi punti fondamentali.

La linea di condotta adottata dal Governo spagnolo sulla questione delle navi mercantili italiane non dovrebbe, a mio avviso, essere considerata isolatamente, bensì inquadrata nell'insieme dei rapporti fra la Spagna ed il R. Governo. Le circostanze che hanno impedito a questo Governo di mantenere in questo momento una Rappresentanza diplomatica presso Sua Maestà, le dichiarazioni del Ministro Eden e del Maresciallo Smuts, nonché le frequenti corrispondenze «Reuter» e commenti della «ABC» relativi alla situazione politica italiana, le vane ma continue pressioni di Berlino per ottenere un riconoscimento per lo meno de facto del sedicente Governo repubblicano, il fatto che la maggior parte degli interessi spagnoli in Italia si trovano nella zona tuttora sotto controllo tedesco, l'influenza se pure decrescente della Falange, e soprattutto la presenza delle Forze Armate germaniche lungo la frontiera dei Pirenei -presenza non ancora controbilanciata dalla vicinanza degli eserciti degli Alleati -costituiscono tutti elementi che influiscono notevolmente sulla Spagna nel senso di renderla aliena dal compimento di gesti che potrebbero attirare su di essa l'ostilità di Berlino e di Tokio.

Ritengo infine doveroso prospettare che, nel caso in cui i negoziati condotti ora principalmente da Sir Samuel Hoare non dovessero approdare, non è da escludersi che da parte britannica venga considerata la convenienza di accogliere almeno in parte la richiesta spagnola circa la cessione di navi mercantili. Prego

V.E. di volermi cortesemente far conoscere se ritiene sia il caso, in tale eventualità, che io prospetti a Sir Samuel Hoare l'opportunità che alla nostra condiscendenza circa l~navi debba corrispondere da parte spagnola una revisione dell'atteggiamento negativo adottato sulle altre importanti questioni economiche in merito alle quali ho già avuto occasione di riferire. Tuttavia è bene tener presente che anche l'esito di simile tentativo appare, allo stato delle cose, molto aleatorio 1•

I Prunas rispose con T. 56/21 del 5 febbraio 1944: «Sentito anche Ministero Marina, proposta transazionale avanzata da Ambasciatore britannico è considerata limite estremo nostre concessioni di fronte pretesa spagnola, oltre il quale non si intende assolutamente ammettere alcuna concessione. Affido a Verrando, che rientrerà costì quanto prima, istruzioni dettagliate per migliore soluzione questione in collaborazione con Alleati».

P. S. Da notlzta testé pervenutami risulta che l'ex addetto Navale presso questa R. Ambasciata, Comandante Muffone, ha inviato telegrammi ai Comandanti dei piroscafi italiani rivelatisi contrari alla requisizione da parte del R. Governo, invitandoli a persistere nel loro atteggiamento dissidente.

107

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO

T. 297/120. Brindisi, 29 dicembre 1943 1•

Reference my 1122.

Please ask Soviet Ambassador to inform Palmiro Togliatti alias Mario Ercoli that he may return to Italy whenever he pleases. Since however we have no means of transport he will have personally to make arrangements on basis of opportunities offered to him locally. With regard group of Italians who should accompany him, ask that names be in advance communicated to us. Possibly inform beforehand concerning arrivai in Italy.

108

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO SEGRETO. Brindisi, 30 dicembre 1943.

I Signori Reber e Caccia mi informano che il Comitato Consultivo per l'Italia si riunirà nuovamente il 7 gennaio prossimo nella zona di Napoli. In questa occasione un rappresentante italiano sarà invitato a partecipare ai lavori. La notizia deve per ·il momento essere mantenuta assolutamente segreta.

l Manca l'indicazione del giorno di consegna all'A.C. C.

2 Con T. 236/112 consegnato all'A.C.C. il lO dicembre, Prunas aveva informato Rocco della richiesta di Togliatti ed aveva chiesto notizie su di lui e sul numero degli esuli antifascisti esistenti a Mosca. Rocco rispose con T. 16/30 del 23 dicembre 1943, consegnato dall'A.C.C. al Ministero degli Esteri il IO gennaio 1944, quanto segue: «Gli antifascisti italiani che risiedevano in Russia prima della guerra ammontavano a circa centocinquanta, la maggioranza dei quali fu esiliata in Siberia nel 1937 per tendenze trozkiste. Togliatti era un membro del Comitato esecutivo del Comintern, e risiede a Mosca da venti anni».

La nostra partecipazione al Comitato Consultivo per l'Italia (di cui fanno parte Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia, Comitato Francese di Liberazione, e, in un secondo tempo, Jugoslavia e Grecia), immediatamente richiesta da questo Ministero1, costituisce il primo inserimento italiano in un Comitato politico alleato ed è, come tale, un concreto ed effettivo successo.

109

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO RISERVATO. Brindisi, 30 dicembre 1943.

II Signor Caccia, a titolo esclusivamente personale e riservato, mi dice che la preoccupazione più evidente dimostrata sinora dai russi in seno al Comitato per l'Italia, è stata quella di assicurarsi che «defascistizzazione» e «epurazione» procedano in Italia in modo effettivo e certo. Il Signor Vyshinsky ha chiesto ripetutamente se vi erano stati a questo proposito «processi di Stato» e se si avesse intenzione di organizzarli.

Ciò spiega il motivo per cui da parte della Commissione di Controllo si insiste non tanto sulla «defascistizzazione» in se stessa, quanto sulla necessità di porre nel maggiore risalto possibile tutto quanto è fatto da parte nostra in questo senso. Tale insistenza, oltre che obbedire ad una esigenza effettiva delle opinioni pubbliche alleate, par cioè dettata anche dal desiderio di dimostrare alla Russia che gli Alleati si comportano in Italia in senso effettivamente e genuinamente democratico.

In sostanza la Russia-che deve avere ottenuto dagli anglo-americani concreti impegni al riguardo -sembra paventare che l'attività svolta nei territori occupati dalle truppe alleate ed in quelli che a mano a mano esse occuperanno, sia diretta a lasciare in piedi e favorire tutta quella struttura borghese e capitalistica che è di necessità avversa alla teoria e alla prassi sovietiche.

Non è superfluo sottolineare che, pur riaffermando la necessità di obbedire alle esigenze sovietiche, sia il Rappresentante inglese che quello amerièano non nascondono la diffidenza con cui essi guardano la recente inserzione sovietica nei problemi italiani e l'attività che i Rappresentanti russi hanno iniziato a svolgere sul nostro territorio 2•

I Vedi D. 86.

2 Questo appunto reca la seguente annotazione di Badoglio: <<Sarà bene inviare per conoscenza la legge sulla defascistizzazione». Vedi D. 112.

110

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO 17. Brindisi, 3 gennaio 1944.

Ho approfittato della notizia diramata recentemente dalla radio fascista circa il riconoscimento da parte della Spagna del governo di Mussolini per pregare la Commissione di Controllo di far presente ai governi inglese e americano i suggerimenti riassunti nel promemoria accluso.

Sotto l'apparenza di isolare la Spagna falangista e di controbattere l'azione tedesca e fascista nella penisola iberica ho in sostanza suggerito che le Repubbliche dell'America latina siano autorizzate a riprendere con noi relazioni normali.

È chiaro che se il suggerimento fosse accolto, quell'ulteriore passo oltre la cobelligeranza che gli anglo-americani non ritengono di poter ancora compiere direttamente, sarebbe effettuato dall'America latina.

Ciò rafforzerebbe e migliorerebbe di molto la nostra posizione internazionale e, rompendo il ghiaccio, reagirebbe favorevolmente sulle stesse opinioni pubbliche inglese e americana, preparandole a muoversi a breve scadenza sulla stessa direzione.

Nel promemoria allegato, in italiano e in inglese, sono particolareggiatamente illustrati i suggerimenti fatti a riguardo pervenire agli anglo-americani.

ALLEGATO

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA COMMISSIONE ALLEATA DI CONTROLLO

PROMEMORIA 16. Brindisi, 2 gennaio 1944.

l. Spain's attitude toward the Royal Italian Government has become so hostile during the last three months that it has lent colour to some recent German statements concerning possible recognition by Franco of the Mussolini Government.

Although this news was later denied, Spanish hostility is plainly manifested in almost every question in which we are concerned (Italian merchant and war vessels in Spanish waters; repatriation of officers and crews, etc.). The Spanish attitude is certainly encouraged by the atmosphere of diffidence and the situation of inferiority in which the Royal Government is being apparently kept by the Allies, as compared with the vigorous endorsement which thc Mussolini Government has immediately received from Germany, without hesitations or reservations.

The Royal Government's international position has also been gradually weakened by lack of direct means of communication with their representatives abroad, by default of any contact with ltalians in foreign countries (about 12 millions), by the impossibility of sending abroad any news and information, directly from Italian sources, aiming to illustrate Italy's situation, activities and intentions.

Ali this is inevitably bringing about a deterioration of our activities in foreign countries, confusion of thought among Italian colonies abroad, lack of leadership in our diplomatic and consular representatives. Fascist Republican activities, powerfully assisted by Germany, have been gradually strengthened and developed by our leaving them a free hand.

2. It seems advisable, in the interest of the common cause, that the Royal Government's authority and international standing be upheld by the Allies. Re-establishment of direct communications and Italian participation to the Advisory Committee for Italy are initial steps in the right direction, but it is necessary to continue.

In order to prevent any possible future attempt by Germany to secure recognition of the Mussolini Government by Franco, it is indispensable to take without delay a strong and determined stand. Such action would also overcome undoubted Spanish hostility against us and ought to be extended to Latin America. If, for instance, those South American Republics, such as Chile, Colombia, Venezuela, Peru, Equator etc., which have severed relations with Italy without declaring war, had a possibility of resuming them, this would be a further reason for Franco to abstain from any action (such as recognition of the Fascist Social Republic) liable to hard his own standing in the Latin world.

It might also be considered appropriate to approach Brazilian authorities with the suggestion that, on account of the plight of so many Italians residing in that Country, diplomatic relations ought to be resumed with the Royal Government. This would have a definite influence on Portuguese attitude and as a consequence on the Madrid Government, pledged as they are to a Peninsular policy.

The Argentine Government, who after the death about a year ago of their Ambassador to Rome, Dr. Malbran, have so far left their Embassy in charge of a Charge' d'Affaires, might also be induced to appoint a successor to Dr. Malbran, accredited to the Royal Government. Such a step would also be warrented by the fact that the so called Fascist Repubblican Government have apparently forced ali foreign diplomatic representatives to leave Rome, and would be reciprocated by the proposed appointment on the new Italian Ambassador to Buenos Aires.

In brief what is suggested is some concerted action in our favour by the Latin world, which would certainly contribute to isolate Falangist Spain and to discredit the Mussolini Government 1 .

111

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., JOYCE

L. PERSONALE 2 . Brindisi, 5 gennaio 1944.

Le accludo una nota ufficiale diretta alla Commissione di Controllo dal R. Ministero degli Affari Esteri.

Le sarò molto grato se vorrà dare alla questione, che sta molto a cuore a me, al mio Governo e a tutta l'opinione pubblica italiana, la sua personale attenzione, affinché essa possa giungere il più sollecitamente possibile ad una soluzione concordata.

Tengo, in via personale, ad aggiungere che un accordo di questa natura e portata, che comprende circa mezzo milione di italiani, non potrà, per ragioni evidenti, che influire favorevolmente e decisamente sui rapporti fra le nostre rispettive Nazioni, inserendoli, con tutte le conseguenze connesse, in quel piano di totale collaborazione alla guerra comune che il mio Governo energicamente persegue ed attua in tutti i settori della vita nazionale.

l Non è stata rinvenuta risposta dall'A.C.C. 2 È conservata solo la minuta in italiano.

ALLEGATO

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA COMMISSIONE ALLEATA DI CONTROLLO

NOTA VERBALE. Brindisi, 5 gennaio 1944.

l. Il Generale della R. Aeronautica P. Piacentini, testé rientrato dalla prigionia, ha informato il R. Ministero degli Affari Esteri di aver avuto l'incarico di portare a conoscenza dei prigionieri di guerra italiani in India il seguente telegramma del Gran Quartiere Generale a Delhi:

«Comunicate quanto segue al Generale Piacentini per divulgazione prigionieri di guerra italiani. È stato firmato un accordo tra le Potenze Unite e il R. Governo italiano confermante i seguenti principi: l) status quo dei prigionieri di guerra sarà preponderantemente mantenuto; trattamento migliorato per quanto è possibile; 2) volontari, ripeto solo volontari, saranno formati in unità a carattere italiano al comando di ufficiali e sottufficiali italiani per essere impiegati in ogni parte del mondo allo scopo di servire i migliori interessi della causa degli Alleati ed a discrezione delle potenze che attualmente detengono i prigionieri; 3) uniforme per quanto possibile quella delle truppe britanniche con distintivi di grado, arma, ricompense italiane; 4) paga da essere stabilita tra le potenze interessate ed il R. Governo d'Italia; 5) disciplina esercitata dagli ufficiali italiani e soggetta al finale controllo delle autorità britanniche; 6) le guardie saranno trattenute nelle baracche; 7) mettere in grande evidenza che gli italiani così riuniti in dette unità operano agli ordini del proprio Re e del proprio Governo e non, ripeto non, sotto nemiche pressioni».

A seguito di tale comunicazione il Generale Piacentini ha ispezionato dal 3 dicembre all'Il dicembre i campi di prigionieri di Clementown e di Bairagarh (Bophal), tenendovi discorsi di divulgazione, di incitamento e di propaganda. In seguito a quanto precede risulta che seimila prigionieri italiani sono già partiti per l'Australia in qualità di lavoratori e 237 specialisti marittimi sono stati avviati nei cantieri di Bombay. Il Generale Piacentini, sulla base del predetto telegramma ha avanzato altresì proposte e raccomandazioni presso le locali Autorità militari inglesi in merito all'impiego dei suddetti prigionieri di guerra.

2. -Come la Commissione di Controllo sa, esiste sull'argomento una generica dichiarazione del Marasciallo Badoglio in data del 10 ottobre scorso, ma nessun accordo scritto è a tutt'oggi intervenuto fra le Nazioni Unite e il R. Governo, in materia di prigionieri di guerra. Trattandosi indubbiamente di un malinteso, il R. Governo, pur apprezzando i sentimenti che hanno mosso il Gran Quartiere Generale a Delhi, prega la Commissione di Controllo di volere cortesemente chiarire l'equivoco presso il Governo britannico, e di fare in pari tempo sospendere tutti gli inizi di esecuzione che tale presunto accordo potrebbe sin qui aver ricevuto, considerando in conseguenza come non autorizzate le conversazioni avute in proposito dal Generale Piacentini. 3. -Il Ministero degli Affari Esteri ha peraltro l'onore di aggiungere che nello scorso mese di novembre, fra il Generale Gazzera e le competenti Autorità militari nord-americane (Provost Marshal Generai, Gen. White e Mac Nanny) è stato discusso a Washington un piano di organizzazione militare dei prigionieri di guerra italiani. Secondo comunicazioni fatte dal Generale Gazzera al suo ritorno in Italia tale piano sarebbe stato in questi giorni tradotto in uno schema di accordo che, a cura delle Autorità nord-americane, sarebbe sottoposto fra breve all'esame sia del Governo italiano sia del Governo britannico e quindi attuato, dopo la loro rispettiva approvazione, tanto per i prigionieri italiani negli Stati Uniti quanto per i prigionieri italiani in Gran Bretagna. 4. -Il Ministero degli Affari esteri prega la Commissione di Controllo di voler con cortese sollecitudine porsi in contatto con le competenti Autorità di Washington per avere conferma ufficiale di quanto è detto al punto 3) della presente nota.

Il R. Ministero degli Affari Esteri ha l'onore di aggiungere che il R. Governo sarà molto lieto di procedere ad un accordo che regoli la situazione dei suoi ufficiali e soldati sia

in Gran Bretagna che negli Stati Uniti e nell'Africa settentrionale francese, meglio inquadrandola nei nuovi rapporti esistenti fra l'Italia e le Nazioni Unite. Esso ritiene, per ragioni ovvie, che tale accordo debba essere generale ed elaborato e discusso fra l'Italia e i Governi interessati, evitando in questo modo che la questione sia frammentariamente abbordata e frammentariamente risolta da Autorità locali, sulla base di criteri incerti e soltanto localmente validi. Esso ritiene altresì che il progetto discusso dal Generale Gazzera, che è appunto concepito su tali linee generali e con tali comprensive direttive, può certamente, in linea di massima e salvo un esame più approfondito, costituire una base molto utile per una rapida discussione ed un sollecito accordo. Il R. Governo è infine molto lieto di poter estendere e sviluppare la sua collaborazione con le Nazioni Unite anche in questo settore, nell'interesse della causa comune.

Il R. Ministero degli Affari Esteri sarà grato alla Commissione di Controllo se vorrà trattare la questione come specialmente urgente, in vista della convenienza di regolare il più sollecitamente possibile tutta questa complessa e delicata materia che sta particolarmente a cuore a tutta l'opinione pubblica italiana 1 .

112

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., JOYCE

L. PERSONALE 2 . Brindisi, 6 gennaio 1944.

Le accludo il testo della legge per la «defascistizzazione» recentemente approvata dal Consiglio dei Ministri, cui seguirà fra brevissimo la legge per l'abolizione dei provvedimenti razzia!i 3 .

Mi permetto attirare su di essa la Vostra attenzione e di pregarVi di fare altrettanto coi Vostri governi.

È una legge che, pur mantenendo fermi alcuni principi di equità e di giustizia, è peraltro, come doveva essere, molto decisa ed energica. Come tale, essa è certamente destinata ad assicurare quell'«epurazione» che è fermissimo proposito mio e del mio Governo di apportare in tutti i settori della vita del Paese.

Vorrei aggiungere che la nostra attività in questo campo incontra difficoltà ed ostacoli, che siamo fermamente decisi a superare, ma che non sono peraltro lievi. Si tratta, come Voi sapete, di vent'anni di vita italiana e di tutta una somma di interessi, di persone, di abitudini da rimuovere e da sommuovere. Tutta l'opinione pubblica italiana è certamente con noi e ciò facilita, e di molto, la nostra opera, ma occorrerebbe che anche l'opinione pubblica internazionale ci seguisse e meglio ci confortasse del suo appoggio e della sua attiva comprensione.

Una parola che fosse detta a questo riguardo nei Vostri Parlamenti; un qualche sereno e pacato articolo o commento che fosse pubblicato sulla Vostra stampa; un riconoscimento ufficiale che fosse fatto da parte Vostra della buona volontà ed energia con le quali il mio Governo ha iniziato a ricostruire le basi della nuova

I Per la risposta vedi D. 129. 2 È conservata solo la minuta in italiano. 3 Vedi D. 109.

libertà italiana, molto e certamente gioverebbero a conferire alla nostra attività quell'autorità e prestigio internazionali di cui qualunque governo ha bisogno per meglio o più speditamente procedere su una strada difficile.

Vi sarò molto grato, caro Generale, se vorrete trovar modo di far pervenire ai Vostri Governi un qualche concreto suggerimento in questo senso e Vi prego di credere alla mia cordiale amicizia.

113

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

L. 51. Algeri, 7 gennaio 1944 1•

Mi riferisco al foglio n. 632 dal 22 dicembre2 .

In realtà i sovietici hanno chiesto di far parte della Commissione Alleata di Controllo. Però nulla è stato ancora deciso in proposito e la richiesta è sempre allo studio da parte degli anglo-americani. Se fosse accolta si tratterebbe di una partecipazione «simbolica» nella persona di un solo rappresentante in funzione di-osservatore.

Non appena sarà stata presa una decisione ne sarò informato e ne darò comunicazione a codesto Ministero 3 .

114

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

R. RISERVATO 129/61 4 . Madrid, 8 gennaio 1944 (per. il 15).

Ho l'onore di informarLa che, entrato in rapporti di stretta collaborazione con questi Ambasciatori degli Stati Uniti e di Gran Bretagna, ho ritenuto che sarebbe stato quanto mai opportuno di prendere contatto anche con i Rappresentanti in Madrid degli Stati del Sud e Centro America.

I Manca l'indicazione della data d'arrivo.

2 Vedi D. 104.

3 Con lettera 113 del 26 gennaio Castellano riferì: «Il Generale sovietico Solodovnik è stato designato a far parte della Commissione Alleata di Controllo, in seno .alla quale egli è autorizzato a chiedere qualsiasi informazione e a far le proposte che riterrà del caso. Sarà a Brindisi il giorno 28 corr.».

4 L'origine di questo rapporto risulta dal seguente appunto di Carlo Marchiori, datato Brindisi, 14 gennaio 1944: «In base alle istruzioni ricevute ho fatto presente all'Ambasciatore Paulucci l'opportunità di adoperarsi per ristabilire cordiali relazioni di fatto tra la sua Ambasciata e le locali rappresentanze diplomatiche sudamericane, in vista di una futura ripresa di regolari rapporti diplomatici tra il

R. Governo ed i Governi sudamericani. L'Ambasciatore mi ha assicurato che si sarebbe subito adoperato in merito, e prima della mia partenza mi ha informato di avere opportunamente interessato al riguardo l'Ambasciatore americano e di essere stato da questi presentato ai vari Capi delle Missioni sudamericane in occasione di un ricevimento al quale era intervenuto il Corpo Diplomatico».

Come è noto infatti a V. E., sino da quando sono giunto in questa sede, l'Italia si trovava o in stato di guerra, oppure aveva rotto i rapporti diplomatici, con tutti gli Stati sud e centro americani, ad eccezione della Repubblica argentina.

Non ho creduto tuttavia di agire direttamente, e ciò allo scopo di evitare incertezze ed imbarazzi ai Rappresentanti sud-americani, bensì ho preferito svolgere un'azione graduale e misurata presso questo Ambasciatore degli Stati Uniti, azione che ha dato buoni risultati. Infatti il 6 corrente, al grande pranzo e ricevimento ufficiale dato dal Generalissimo Franco in onore del Corpo Diplomatico, l'Ambasciatore degli Stati Uniti S. E. Cari ton J. H. Hayes si è prodigato nel più amichevole dei modi per presentarmi simpaticamente a ciascuno degli Ambasciatori e Ministri degli Stati sud e centro americani, mentre l'Ambasciatrice degli Stati Uniti faceva conoscere a mia moglie le consorti dei suddetti Rappresentanti diplomatici.

Il l Ocorrente avrà inizio lo scambio delle visite ufficiali, cui non mancheranno di seguire -io spero -quei rapporti personali di cordiale amicizia che presentano indubbio interesse per noi, soprattutto ove si consideri l'importanza delle posizioni italiane in tanti Stati dell'America meridionale.

Tenuto conto di quanto precede, mi permetto di sottoporre al giudizio di V.E. l'opportunità che le RR. Rappresentanze nei Paesi neutrali nonché la R. Legazione in Helsinki ricevano istruzioni di prendere anch'esse contatto con le Ambasciate e Legazioni degli Stati sudamericani. A tale proposito ritengo che i contatti già presi a Madrid e l'amichevole interessamento di questo Ambasciatore americano possano costituire un utile precedente.

115

COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, CON I MEMBRI DEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA

VERBALE1 . Napoli, 10 gennaio 1944 2 •

Massigli, nella sua qualità di Ministro degli Esteri, presiede la riunione ed apre la seduta. Badoglio legge le sue dichiarazioni.

«Ringrazio a nome del R. Governo il Comitato Consultivo per la decisione che ci consente di prendere parte ai suoi lavori. È una decisione saggia che corrisponde perfettamente a quei principi di equità che noi tutti vogliamo vedere instaurati nel mondo. Come tale, essa era attesa da tutta la nostra opinione pubblica, che saprà indubbiamente apprezzarla al suo giusto valore.

1 Sono presenti Massigli, Vyshinsky, Macmillan e Reinhardt (in rappresentanza di Murphy); accompagnano Badoglio i sottosegretari Cuomo, Reale e Jung, e il segretario generale Prunas. Un resoconto dell'intera seduta del Comitato consultivo è in Foreign Relations of the United States, Diplomatic Papers, 1944, vol. III, The British Commonwealth and Europe, Washington, United States Goverment Printing Office, 1965, pp. 999-1002.

2 Prunas ha redatto questo verbale il giorno dopo, lunedì Il gennaio.

Il Governo italiano vede con particolare simpatia, accanto ai rappresentanti dei grandi ed amici Impero britannico e Repubblica Nord-americana, sedere qui i rappresentanti della Russia sovietica, che ha dato e dà al mondo un così mirabile esempio di solidarietà nazionale e di virtù militare sotto la guida di un capo che è stato sempre all'altezza degli avvenimenti; ed il rappresentante del Comitato Francese di Liberazione, di cui la patriottica tenacia è un esempio ed un incitamento per tutti.

Il Governo italiano saluterà anche con simpatia i rappresentanti della Jugoslavia e della Grecia, appena la loro partecipazione, che vivamente si augura, sarà ritenuta possibile.

Mi sia permesso esprimere l'opinione che il Comitato farà opera soprattutto utile se, piuttosto che studiare il problema italiano come tale, cercherà di approfondire l'aspetto italiano del problema mediterraneo. Ed è logico e giusto che a un siffatto problema, posto in questi termini, partecipino tutti i popoli che hanno nel Mediterraneo la condizione stessa della loro vita e della loro esistenza.

Tengo anche esplicitamente a porre nel maggiore rilievo che tutta l'attività italiana in seno al Comitato non sarà mai dettata da un deliberato proposito di critica o di opposizione preconcetta. Vi prego di interpretarla sempre come un leale ed onesto contributo all'esame dei problemi che sarà nostro comune interesse portare a una soluzione accettabile per tutti.

Sarò molto breve e dirò molto semplicemente delle cose semplici.

La nuova Italia che comincia faticosamente a rivivere dalle rovine e dai lutti cui è stata condotta da un regime che tenta senza successo, nell'Italia del Nord, sotto la protezione delle baionette tedesche, di sottrarsi alla giusta espiazione che lo attende, crede profondamente nella giustizia della vostra e, !asciatemi dire, della nostra causa. La nuova Italia, che è poi la vecchia Italia di Mazzini, di Cavour, di Garibaldi, di Vittorio Emanuele II, vuole in conseguenza partecipare alla lotta comune col massimo delle sue possibilità e dei suoi mezzi. I suoi marinai, i suoi aviatori, i suoi soldati danno in quattro mesi prove che dovrebbero essere concludenti.

Il R. Governo intende purificare la vita nazionale, riportarla su quelle basi di libertà democratica che, non avrebbero dovuto essere state mai abbandonate. La sua opera legislativa, dopo l'abbandono di Roma, è cominciata colla legge sulla defascistizzazione. È una legge dura ed energica, sebbene contenuta in quei limiti di equità che fanno parte della nostra tradizione migliore. Continueremo colla legge che abolisce i provvedimenti razziali, che è già stata elaborata e sarà pubblicata fra breve. Procederemo ancora sulla stessa strada. Su queste due leggi io richiamo la vostra attenzione. Esse costituiscono, oltreché provvidenze necessarie, anche una prova, ma molto seria e concreta, del nostro fermissimo proposito di riportare il paese, con ogni risorsa in nostro potere, sulla strada della libertà, della democrazia, della collaborazione internazionale.

Chi afferma che il Governo, che ho l'onore di presiedere, è un governo incerto e debole, deve anche onestamente ricordare in quali condizioni e con quali mezzi noi lavoriamo. Deve ricordare le nostre città semi-distrutte, le nostre comunicazioni sconvolte, le nostre industrie paralizzate, il commercio interno ed esterno bloccato, le nostre finanze esauste. Deve ricordare cha la guerra divampa sul territorio nazionale e che il Paese è diviso in due tronconi dolenti. In queste condizioni, senza la capitale, senza i grandi organi dell'Amministrazione dello Stato, con una burocrazia ridotta ai minimi termini, privi quasi di ferrovie, di telegrafi e di telefoni, qualunque governo non può evidentemente fare miracoli.

L'occupazione alleata, i duri termini dell'armistizio che tuttora vigono in pressoché tutta la loro integrità, importano d'altra parte come voi sapete, doppioni di amministrazioni un po' dappertutto, che legiferano, regolamentano, controllano. In un breve promemoria scritto 1 attiro l'attenzione del Comitato su alcuni dei problemi maggiori che una tale situazione comporta. Basti qui affermare che l'amministrazione di tutto quel territorio nazionale che potrà esserci ridato, compatibilmente con le ragioni supreme dell'interesse militare che debbono naturalmente prevalere su ogni altra considerazione, costituirà indubbiamente, con l'eliminazione di tutta codesta faticosa e paralizzante bardatura, un grande passo innanzi verso la progressiva normalizzazione della situazione italiana. Vi prego di non scorgere nelle mie parole nessuno spirito preconcetto di critica, che sarebbe totalmente estraneo al mio pensiero. Io voglio soltanto sottolineare che qualunque governo, perché sia effettivamente qualificabile come tale, ha bisogno di esercitare la sua autorità, sia pure entro limiti e sotto controlli precisi, ma effettivamente e concretamente.

Qui voglio soltanto affermare che è un circolo vizioso qualificare un qualunque governo come debole, se poi in pari tempo non si prende sufficiente cura a non esautorarlo e paralizzarlo all'interno ed all'esterno.

L'Italia ha molto sofferto. Se colpe ci sono state, come ci sono state, e gravi, occorre anche lealmente riconoscere che il popolo italiano le paga durissimamente e amaramente, una per una. Ora un grande popolo come l'italiano non può aver bisogno della tutela che si dà ad un minorenne od a un incapace, ma, piuttosto, dell'appoggio che si dà ad un convalescente. Questo appoggio si traduce oggi in due parole: fiducia nella lealtà dei nostri propositi e pane per i nostri figli. Il resto verrà da sé, lentamente ma sicuramente, pur attraverso polemiche e contrasti, non certamente infecondi e sterili se contenuti in limiti che nessun popolo può superare senza estremo pericolo.

Io sono un vecchio soldato, che ha vissuto per troppi anni lontano dalla politica per cominciarne oggi il noviziato. Ma da vecchio soldato io credo che di ogni triste come di ogni lieto evento, occorra cercare le cause soprattutto in noi medesimi. Sono cause che esistono sempre. E saranno per noi le sole che veramente contano. Ciò significa che se i nostri errori ci appartengono appieno, anche significa che la nostra salvezza non può venire che da noi stessi.

Un grande ed umano e veramente magnifico compito avrete condotto a termine se porrete il popolo italiano, che ha una storia così augusta e così tragica, in condizione di riprendere col vostro appoggio ma con le sue forze, la sua strada nel mondo, di ridare al mondo il suo inesausto contributo di cultura e di civiltà».

Massigli: Precisa essere subito necessario che non si crei un malinteso. Non è mai stato detto che l'Italia partecipi al Comitato come membro effettivo, e che la sua partecipazione sia permanente. La questione non è stata ancora regolata. Prende atto con piacere del desiderio di collaborazione così nettamente espresso dal Maresciallo. Ma come fare per sviluppare praticamente la collaborazione italiana?

l Non si pubblica.

Badoglio: Per rispondere adeguatamente deve tornare un po' addietro. Non appena arrivato a Brindisi ricevette ordini di provvedere alla sicurezza dei porti italiani. Vi ha provveduto, ma ha contemporaneamente telegrafato al Gen. Eisenhower che se gli italiapi avevano chiesto l'armistizio, ciò era perché si erano venuti a trovare senza armi, e non perché fossero dei poltroni. Lo attestavano gli avvenimenti dell'ultima guerra. Ricorda al riguardo le gesta della Seconda Armata in Francia. Abbiamo gli uomini e l'animo ma non i materiali. Ottenne comunque di inviare al fronte un raggruppamento che si è battuto bene. Ha scritto al Gen. Eisenhower1 che abbiamo sufficienti forze in Sardegna per formare sei-otto divisioni; gli ha fatto anche presente come tali divisioni avrebbero potuto essere particolarmente utili nella guerra in montagna dato che le truppe anglo-americane, altamente meccanizzate e legate alle strade, non vi sono invece attrezzate. Non solo egli attende tuttora le armi richieste, quanto poi gli Alleati anzi hanno portato via una considerevole parte del nostro armamento per truppe alpine, per inviarlo in Jugoslavia. Siamo pronti a combattere: che ci diano solo i mezzi. Gli aviatori italiani già combattono a fianco di quelli alleati; nostre unità già collaborano per la scorta ai convogli ed in operazioni di guerra; nostri sottomarini sono già alle Bermude. Ma non si può dare più di quanto si abbia.

Massigli: Si tratta allora di un problema tecnico, non politico?

Badoglio: Esattamente. Quando si tratti di combattere contro i tedeschi siamo tutti d'accordo: dateci solo le armi. Circa la partecipazione italiana al Comitato, ricorda essere stato il primo, non appena giunto al potere, a tirare addosso al fascismo: sciogliendo il partito fascista, il Gran Consiglio, la Camera dei fasci, le organizzazioni fasciste. È lui che ha chiesto ed attuato l'armistizio, e sa in coscienza che non lo si può accusare di essere venuto meno agli impegni presi con gli Alleati. Ha assicurato le linee di comunicazioni, ha messo tutto a disposizione. Poi ha dichiarato la guerra alla Germania e lo hanno creato [co]belligerante. Il che vuol dire che combattiamo oggi contro lo stesso nemico. Se viceversa oggi non lo accettano nel Comitato, significa trattarlo come nemico. Chiede che abbiano fiducia in lui. Ha giocato tutto per tutto per venire dalla parte degli Alleati, ed è pronto a dare tutto. Che ci trattino allora da amici, come nei loro messaggi hanno promesso Churchill e Roosevelt. Discutere le cose italiane senza partecipazione italiana non sembra trattare con noi da amici.

Massigli: Il Comitato è stato costituito con uno scopo determinato. Può darsi che col tempo ciò si modifichi. Perintanto l'assenza di una diretta partecipazione italiana non vuol significare affatto un atteggiamento ostile. Il Comitato è stato costituito semplicemente come un organo consultivo della Commissione Alleata di Controllo ai fini dell'applicazione dell'armistizio.

Macmillan: Occorre ricordare che siamo appena all'inizio. Il Comitato fu solo costituito per formulare raccomandazioni al Comando Supremo alleato, che a sua

l Vedi D. 39.

volta agisce e comunica direttamente col Governo italiano per il tramite della Commissione Alleata di Controllo. Per ora sembra essere opinione comune che non vi sia questione di vera partecipazione italiana, ma che ci si debba limitare a semplice consultazione, quando ciò appaia utile. Solo il tempo potrà dire come questa situazione potrà modificarsi. Sin d'ora desidero tuttavia dare atto al Maresciallo Badoglio della sua lealtà e determinazione nella attuazione degli impegni presi, e rendergli tributo di quanto ha fatto in una situazione indubbiamente difficile. Circa la partecipazione italiana alla guerra, osserva che i problemi tecnici di un eventuale armamento delle unità italiane non rientrano nella competenza del Comitato, che ha funzioni esclusivamente civili. Sa per esperienza tuttavia che l'equipaggiamento di un esercito solleva grosse questioni di ordine tecnico. Vorrebbe intanto chiedere una cosa. È stato riferito da certa fonte che la situazione interna italiana esercita una certa influenza negativa non solo nell'Italia liberata ma anche in quella tuttora occupata dai tedeschi; e che la partecipazione italiana nella lotta contro la Germania risulta minorata dalla difficoltà di modificare con la necessaria libertà e rapidità la composizione del governo che deve in questo momento dirigere il paese. Può il Maresciallo esprimere la sua opinione in proposito?

Badoglio: Occorre ricordare che nel corso di ventidue anni di governo, il fascismo era penetrato dappertutto. Non era possibile d'un colpo solo disfare in un mese ciò che era stato fabbricato in ventidue anni. Richiama ancora una volta l'attenzione sulla defascistizzazione. Il Governo si è trovato in gravi difficoltà nel cercare di precisare chi esattamente dovesse essere eliminato. Che il Comitato comunque esamini attentamente la legge e dica se non gli sembra abbastanza radicale. Che si ricordi che quando egli arrivò a Brindisi non aveva neppure un mezzo locale di comunicazione, e che Gioia del Colle ed Altamura erano ancora in mano tedesca. Ciò che è stato possible fare è stato realizzato tra difficoltà enormi. Il Governo attualmente esercita la sua autorità solo in cinque-sei centri principali. Non appena gli Alleati avranno restituito Salerno alla amministrazione italiana, il Governo vi si trasferirà: esso è già pronto a farlo ed ha tutto disposto per effettuare il trasferimento tra il 15 e il 20 del mese. Una volta a Salerno il Governo avrà meglio modo di esercitare la sua funzione.

Vyshinsky: Desidera anzitutto osservare al Maresciallo che il solo fatto di averlo accolto a discutere attorno allo stesso tavolo attesta che lo si considera amico e non un nemico. Coi nemici si usano altri argomenti che non la discussione. Il compito del Comitato del resto non è quello di governare l'Italia bensì di dare consigli al Comando Supremo alleato. Tutti i componenti del Comitato hanno interesse ad una partecipazione italiana al conflitto. Il Governo sovietico desidera anzi avere tutte le più dettagliate notizie circa le necessità che l'Italia ha per poter più attivamente partecipare alla lotta contro il comune nemico.

Badoglio: Il Comitato è qui per dare consigli. Ma la situazione italiana la conoscono meglio gli italiani, e quindi avere un membro italiano nel Comitato è per lo meno non meno utile agli Alleati di quello che non sia a noi. Desidera dare un'altra prova del fatto che il desiderio di combattere contro la Germania è un desiderio di tutto il popolo italiano. Che il Signor Vyshinsky ad esempio vada ad A velli no: vedrà a destra e sinistra grandi cataste di munizioni, senza alcuna sorveglianza; lo stesso lungo la strada da Foggia a Bari; e dovunque. Non vi è mai stato un attentato. Gli è che la popolazione italiana fa la guardia da sé.

Vyshinsky: Anch'egli ha fatto la stessa osservazione. Ma non è questa una questione che ha da fare con la composizione del Comitato.

Badoglio: Precisa che ha solo tenuto a far presente quanto precede per offrire la precisa sensazione dello stato d'animo del popolo italiano.

Vyshinsky: Il punto di vista degli Alleati nei riguardi dell'Italia è chiaramente espresso nella dichiarazione di Mosca. Egli del resto va studiando da due mesi la situazione italiana, e quando l'avrà sufficientemente studiata sarà lui a voler conoscere l'opinione del Maresciallo e del Governo italiano, appunto perché sono italiani. Ha però una questione da porre. Egli è personalmente interessato nel problema della composizione del Governo italiano. Non è forse ormai giunto il momento di fare dei mutamenti? Attualmente fanno parte del Governo solo tre ministri; gli altri sono semplici sottosegretari. Non sarebbe meglio creare ormai tutti ministri? E chi, a giudizio del Maresciallo, potrebbe far parte del nuovo governo? Sarebbe ad esempio possibile una collaborazione col Comitato Italiano di Liberazione, che pure combatte contro la Germania?

Badoglio: Si pensava di arrivare a Roma molto prima di quanto purtroppo non si sia verificato; e così pure pensavano i capi alleati. Poiché a Roma si trovano i capi dei diversi partiti politici italiani, egli aspettava di arrivare a Roma per costituire un Governo che abbracciasse tutte le tendenze. Egli è già pienamente d'accordo con gli altri componenti del Governo di presentare a Sua Maestà una lista di tutti gli esponenti dei diversi partiti che si trovino da questa parte: ed è questo il problema che si promette di risolvere non appena si sarà trasferito a Salerno. I due uomini politici attualmente al Governo, Reale e Cuomo, sono due vecchi parlamentari che non hanno mai aderito al fascismo. Lo stesso dicasi di Siciliani, De Caro e Corbino. Che il Comitato non abbia preoccupazioni: il problema dell'allargamento della base del governo interessa ancora più lui, Badoglio, che non gli Alleati: ed egli sa che i suoi attuali collaboratori lo aiuteranno su questa strada.

Vyshinsky: Ma è possibile una collaborazione col Comitato Italiano di Liberazione?

Badoglio: Poiché si tratta di lotta contro la Germania e contro il fascismo questa possibilità senz'altro esiste. Conseguita la vittoria in questa lotta comune, il popolo italiano sarà libero di decidere che forma di governo esso desideri.

M acmillan: Chiede al Maresciallo se può confermare che appena si sarà giunti a Roma si creerà la attesa nuova situazione (Badoglio annuisce). Attuaimente vi sono in Italia due punti di vista: l'uno è che non conviene fare alcun cambiamento sino a che non sia conseguita la completa liberazione del territorio nazionale; l'altro, che un cambiamento potrà essere effettuato non appena si sia giunti a Roma.

Badoglio: Non ritiene che il problema interno possa essere posto in termini così semplicistici. Chi infatti troveremo a Roma? Non avranno forse i tedeschi prelevato i vari capi politici. Egli non può dire che li prenderà a far parte del governo, se non sa se di fatto li troverà. La sua preoccupazione intanto è di formare un governo che sia in grado di governare. Giunti a Roma si vedrà se e come ciò sia possibile; e se si, potremo fare cambiamenti. Conferma comunque che a Salerno si formerà un governo con ministri e sottosegretari. Oggi sono le piccole cose che impediscono le grandi.

Macmillan: Può il Maresciallo dirci su chi egli conti per formare il nuovo governo?

Badoglio: Si. Vi sono attualmente sei partiti principali. Sono purtroppo troppi. Egli si rivolgerà per adesso ai principali esponenti di questi partiti. Egli del resto non crede alla difficoltà di costituire un governo, perché in fondo all'animo di tutti gli italiani è il desiderio di trovare una unità di intenti. Egli coprirà anche tutti i posti di sottosegretario, in modo da allargare le basi del governo, e spera entro gennaio di aver risolto la questione.

Vyshinsky: Alcuni di questi partiti hanno già posto delle condizioni.

Badoglio: Se alcuni pongono delle condizioni che egli ritiene oggi necessario evitare, si rivolgerà ad altri.

Vyshinsky: Osserva che simili condizioni sono state poste non da singole personalità ma da partiti.

Badoglio: Dichiara di conoscere bene i vari partiti. Se gli sia concesso un paragone militare, vorrebbe dire che vi sono alcuni partiti che hanno uno stato maggiore e dei gregari, altri che hanno semplicemente uno stato maggiore.

Reale: Vi sono in realtà tre partiti in lizza: i liberai-democratici, i cattolici ed i social-comunisti. Ora assistiamo al fatto che è stata posta da certuni una pregiudiziale che in questo momento varrebbe solo ad indebolire la situazione. Chi ha posto simile pregiudiziale per la partecipazione, indebolisce e divide gli sforzi nazionali, non li potenzia. Si dica ciò che si vuole: ma attorno al Re vi sono delle forze attive: l'esercito che combatte, l'aviazione che vola, la marina che naviga. Sono forze rispettabili che non si possono buttare a mare. Egli, Reale, è personalmente un repubblicano. Ma crede di essere nella nobile tradizione del partito repubblicano italiano che, quando ha giudicato che la patria fosse in pericolo, ha rinunziato temporaneamente alla sua pregiudiziale istituzionale. Cita ad esempio l'on. Chiesa, repubblicano ma interventista, e che accettò di far parte del governo nel 1915. L'unico argomento che si può opporre è che un simile atteggiamento rafforza la Monarchia. La risposta è chiara. Il popolo italiano sarà libero a suo tempo di esprimere il proprio pensiero; e tale libertà sarà garantita dalle stesse forze alleate. Quindi è ridicolo voler porre la questione in questo momento. Ricorda solo che egli fu interventista, quando un alto personaggio che tutti in Italia rispettano fu, durante l'ultima guerra, un neutralista (Croce). Chiede solo che gli Alleati diano la loro fiducia ad un governo che vuoi lavorare per loro oltre che per se stesso.

Cuomo: Desidera solo confermare quanto ha dichiarato il Maresciallo. Il popolo italiano si è raccolto attorno al lui come attorno ad una bandiera: ed è la bandiera di Vittorio Veneto. Speriamo che questo simbolo permetterà al popolo italiano di unirsi nuovamente. È quindi di opinione che ogni altra questione debba essere risolta dopo. Oggi vi sono due avversari: la Germania e il fascismo. Se abbiamo sempre di mira questi due avversari, siamo sicuri di fare l'interesse del paese.

Jung: Vuole associarsi a quanto hanno dichiarato il Maresciallo e i suoi due colleghi. Anch'egli fu interventista, e non del 1915 ma dell'agosto 1914. Quando raggiunse Brindisi dalla Sicilia, non fu per· sedersi in una poltrona del Gabinetto, ma per chiedere l'onore di combattere ancora una volta contro i tedeschi. Considera che vi sia oggi una sola via di salvezza: l'unione assoluta, dimenticando ogni altra questione.

Massigli: Chiede al Maresciallo se vi è altro che egli desideri dire. Ad esempio per quanto riguarda problemi nel campo economico.

Badoglio: Farà, a conclusione della seduta, circolare un memorandum sulla questione. Sono questioni tecniche, che non comportano delle dichiarazioni generiche. Appunto perché si tratta di questioni tecniche e particolari, sarebbe utile la partecipazione di un membro italiano al Comitato.

Massigli: Ciò potrà essere sempre fatto tramite la Commissione di Controllo.

Badoglio: Conferma la sua intenzione di continuare sulla strada di una leale e completa collaborazione.

Massigli: Ringrazia per la collaborazione già dimostrata e per sentimenti espressi.

Badoglio: Desidera dire ancora una cosa. Egli non considera che con la cacciata

dei tedeschi dal territorio nazionale la questione sia esaurita. Egli è sin d'ora

disposto a trattare la questione della partecipazione italiana a tutta la guerra.

I delegati italiani si ritirano. Il Comitato continua la sua seduta per discutere tra l'altro il comunicato da dare alla stampa.

-Documenti diplomatici • Serie X -Vol. I

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L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. 168/82. Madrid, 10 gennaio 1944 (per. il 27 marzo).

Come ho già avuto l'onore di riferire con mio rapporto n. 129/61 dell'8 corrente 1 , ho iniziato lo scambio di visite con i Rappresentanti in Madrid delle Repubbliche del Sud America.

Stamane sono stato ricevuto da questo Ambasciatore del Cile, S.E. Figueroa Anguita, con il quale mi sono intrattenuto in lungo e cordiale colloquio. L'Ambasciatore Figueroa si è dichiarato assai lieto di poter riprendere con un rappresentante italiano quelle amichevoli relazioni che gli eventi internazionali avevano fatto interrompere. Egli mi ha parlato a lungo della simpatia che il popolo italiano gode nel suo Paese e del grande contributo che i nostri emigranti hanno dato allo sviluppo del Cile ove moltissimi di essi hanno raggiunto posizioni di primo piano e di grande importanza.

Ho colto l'occasione per fare al mio collega cileno un quadro completo della situazione italiana e degli sviluppi che avevano condotto alla caduta del fascismo prima e poi all'armistizio, nonché della preordinata azione del Governo tedesco per deprimere e stremare l'Italia così da poter sottomettere anch'essa ad un regime di occupazione militare. Non ho mancato di illustrare all'Ambasciatore Figueroa la parte avuta dalla Monarchia nel liberare l'Italia dal suo regime di oppressione, nonché l'alta missione di Sua Maestà il Re e di V. E. per mantenere fra gli italiani quella comunanza di sentimento che costituisce la base fondamentale per la rinascita in Italia di una democrazia sana e duratura.

Il mio collega cileno ha dimostrato molta comprensione nei nostri riguardi ed ha espresso la sua fiducia nell'avvenire del nostro Paese il cui contributo è essenziale per la ricostruzione morale e politica del mondo di domani su basi vitali e concrete.

L'Ambasciatore Figueroa è anche convinto che sia precipuo interesse delle Potenze anglo-americane di avere domani nel Mediterraneo un'Italia solida e ben ordinata, tale da poter costituire un baluardo contro eventuali pressioni dell'oriente.

Quanto alla Spagna, dove risiede da ormai tre anni, S.E. Figueroa ha espresso la piena fiducia che i Governi di Washington e di Londra, consci della sua importanza geografica ed economica, non vorranno che dall'influenza ancora perdurante se pure diminuita di Berlino essa passi, per reazione, all'estremo opposto; bensì si adopereranno affinché questo Paese si orienti gradatamente verso quell'ordinamento normale che dovrà formare una caratteristica comune a tutti gli Stati europei nel dopoguerra.

l Vedi D. 114.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 12 gennaio 1944.

Vorrei aggiungere due parole di commento al verbale della seduta, che accludo 1 . L'impressione suscitata dal Maresciallo è stata, sotto ogni rapporto, ottima. Gli inglesi e gli americani hanno lodato la franchezza, la lealtà, il livello morale delle dichiarazioni iniziali, che non si attendevano. È piaciuto il tono impresso dal Maresciallo alla discussione susseguente e l'intervento dei Ministri, specialmente del Sottosegretario Reale. In complesso, tutte le Delegazioni hanno riportato da questo primo contatto collegiale col Governo italiano una impressione di gran lunga più buona che dai contatti avuti in questi giorni coi rappresentanti dei partiti. Cioè di maggiore lucidità, chiarezza di propositi, autorità, energia. I partiti sono apparsi invece divisi, discordi, e pressoché egualmente privi di quel senso di responsabilità che chi aspira al poter deve avere, o, almeno, ispirare. Ho avuto da varie parti assicurazione precisa che la nostra partecipazione al Comitato diverrà con una certa sollecitudine permanente de facto, anche se codesto aggettivo non sarà pronunciato subito. Dai miei colloqui con Massigli e Vyshinsky, sui quali riferisco a parte2 , e dai contatti avuti in questi giorni cogli anglo-americani, mi pare di poter trarre non arbitrariamente la conclusione che l'attuale fase diffidente, rigida, sospettosa e dispettosa dei nostri rapporti cogli Alleati, non dirò che stia per concludersi, ma appare certamente a tutti come non più rispondente alla situazione di fatto, e, soprattutto, meschina di risultati positivi e totalmente inadeguata a risolvere i problemi nostri ed altrui.

Mi par necessario, sulla scorta di queste impressioni, insistere da parte nostra su due argomenti: antifascismo, da una parte; proposito di allargare comunque la base del Governo, dall'altra. Propositi che vanno naturalmente attuati. Sono queste, fra l'altro, due precise ed insistenti esigenze sovietiche, cioè destinate ad imporsi nei consigli alleati, dove la Russia ha, sotto molti punti di vista, peso preponderante. Tali esigenze, che sono del resto anche nostre, dovrebbero, sempre ed in ogni occasione, essere inserite sulla piattaforma generale della nostra maturità di gente civile, cui occorrono piuttosto aiuti che consigli, o, per lo meno, consigli di incompetenti; e su un senso di dignità nazionale e di fiducia nell'avvenire del paese che la riacquistata libertà ci autorizza appunto a sperare. Dare cioè agli Alleati la sensazione netta che tutti gli italiani, o, almento i migliori italiani, diventano progressivamente più consapevoli del peso e della inefficienza della gigantesca bardatura burocratica che l'amministrazione e il controllo alleato impongono al paese, cui deve progressivamente sostituirsi un governo italiano, che abbia e cui siano lasciate tutte le prerogative, sia all'interno che all'esterno, appunto di un governo che si rispetti e sia rispettato e rispettabile.

l Vedi D. 115. 2 Vedi DD. 118, 119 e 120.

Ultima considerazione: mi pare, tutto sommato, che la questione istituzionale non sia più, almeno da parte dei rappresentanti alleati che stanno qui, considerata come attuale. La rissosa polemica svoltasi in queste ultime settimane al riguardo, li ha stancati e delusi. Anche mi pare che essi si rendano conto che la Monarchia è una cosa seria, a fianco ed accanto alla quale stanno ancora energie vive e concrete, forse meno vocali, ma, in sostanza, le sole che abbiano affrontato energicamente il compito prevalente e comune di battersi, e non soltanto a chiacchiere, contro i tedeschi.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO SEGRETO. Salerno, 12 gennaio 1944 1•

Ho visto ieri, lungamente, Vyshinsky. Mi ha ricevuto nella sua stanza d'albergo; molto semplicemente e cordialmente. Vyshinsky è serio, pacato, riflessivo. Ripete spesso che le sue opinioni sulle cose nostre sono, perché troppo recenti, soltanto approssimative e vanno quindi accettate come tali, ma che vuole documentarsi e approfondire sempre più e meglio le sue impressioni: intanto ha già visto pressoché tutta l'Italia liberata e avvicinato molta gente. Mi ha, tra gli altri, accennato di avere avuto ieri, a Napoli, un colloquio con Croce e Sforza.

Gli ho detto subito che il R. Governo avrebbe voluto prendere contatto ufficiale col governo sovietico subito dopo l'armistizio, ma che molto le circostanze, un po' gli anglo-americani ce lo avevano fino ad ora impedito. Gli ho accennato, ciò che è esatto, ad un vecchio nostro telegramma in cui si davano istruzioni al R. Ambasciatore ad Ankara di prendere subito contatto col suo collega sovietico, che non ci risulta mai pervenuto a destinazione. Ha rilevato il fatto con interesse.

Tenevo comunque a dirgli subito, in questo primo incontro, che il Governo italiano si rende perfettamente conto dell'enorme contributo sovietico alla guerra e dell'imponente ed ammirevole sforzo bellico del popolo russo; non ha dubbio che la Russia è e più sarà in avvenire un elemento determinante e preponderante della politica europea della guerra e del dopoguerra; è pronto a realisticamente registrare tali circostanze e a trame altrettanto realisticamente, appena possibile, tutte le conseguenze necessarie.

1 Questo documento, conservato in copia, e quello che si pubblica in allegato, conservato in originale, portavano originariamente la data del 12. Nel primo tale data fu cancellata e fu battuta poi a macchina quella del 9; nel secondo, la correzione fu fatta a penna. Non risulta il motivo di tale modifica, visto che il colloquio si svolse proprio l'Il gennaio a Ravello, come risulta dal D. 152 e dal riferimento alla visita di Vyshinsky a Croce (vedi BENEDETTO CROCE, Quando l'Italia era tagliata in due, Bari, Laterza, 1948, p. 60, e Foreign Relations ofthe United States, 1944, vol. III, cit., p. 1000).

Lo pregavo di trasmettere a Mosca tali mie dichiarazioni, che gli erano fatte a titolo ufficiale, a nome del R. Governo. Ciò di cui, con evidente compiacimento, mi ha assicurato.

Ho aggiunto che sarebbe stato nostro proposito e desiderio assicurarci un mezzo diretto di comunicazione e di contatto col Governo sovietico, che oggi ci manca completamente. Mi pareva infatti assurdo che, per comunicare con Mosca, dovessimo continuare a servirei, come facciamo, del tramite, cortese certo, ma malsicuro ed incerto, degli anglo-americani. Ha appreso con interesse, ma con qualche sorpresa, che un nostro telegramma impiega, in media, per quel tramite, una trentina di giorni per giungere a destinazione. Mi ha assicurato che esaminerà la questione e provvederà per il meglio. È superfluo sottolineare l'importanza, non soltanto formale, che avrebbe per noi un permanente e regolare contatto diretto col Governo sovietico. Sarebbe un'ulteriore breccia aperta nella muraglia isolante del controllo alleato, oltre e più importante di quella già aperta col Comitato Francese di Liberazione.

Abbiamo quindi, naturalmente, parlato a lungo della situazione italiana, che gli ho descritto come quella di un paese sconvolto dalla guerra ed in piena crisi politica, economica, spirituale, che l'occupazione alleata aggrava piuttosto che alleggerire.

Vyshinsky si rende conto della nostra situazione. Ritiene che tutti i popoli siano almeno in parte responsabili dei loro governi, e che il popolo italiano paghi molto duramente gli errori e le colpe del regime che si era per venti anni prescelto. Non ha l'impressione che la lotta contro il fascismo sia oggi condotta col vigore necessario né che il Governo sia sufficientemente rappresentativo dell'opinione del Paese.

Mi è sembrato peraltro perfettamente convinto che il controllo e l'occupazione alleata sono, non soltanto pesantissimi e durissimi, ma, soprattutto, dilettanteschi, e, quindi, atti ad aggravare il male piuttosto che a sanarlo. Mi ha quindi ripetuto, con molta forza e sicurezza, che la fase attuale è certamente soltanto temporanea e transitoria, cioè destinata ad essere progressivamente sostituita da fasi di maggiore fiducia e di meno pesanti interferenze ed interventi altrui. Ciò che-a suo giudizio -potrà essere molto facilitato e accelerato sia dal ritmo da noi impresso alla lotta contro il tàscismo, sia dal progressivo allargamento della nostra base di governo.

Teneva comunque a dirmi, con la sicurezza di interpretare il pensiero ed i propositi del suo Governo, che la Russia sovietica ha la certezza che l'Italia risorgerà e che si avvia, dopo le gravissime prove subite, verso un avvenire di libertà e di indipendenza.

Naturalmente ho spiegato a Vyshinsky perché e come non è esatto che il nostro antifascismo non proceda con vigore. È vero invece che esso procede con tutta quella energia compatibile con le circostanze, che sono quelle che sono e che non è dato a noi, né a nessuno, mutare. L'antifascismo ha, a mio giudizio, due modi di praticamente attuarsi: l'uno, atto a colpire l'immaginazione delle folle, ma superficiale e senza effetti curativi profondi; l'altro, più serio, sebbene meno appariscente, ma veramente atto a stroncare il male alle radici.

Ciò che occorreva era una saggia combinazione dei due sistemi. L'applicazione unilaterale del primo avrebbe condotto ad una semplice caccia all'uomo, ma svuotare le nostre isole di confino per immediatamente ed altrimenti colmarle. L'altro consisteva nell'accertare le cause del male, ed operare direttamente su di esse. Il popolo italiano è un popolo di grandissima civiltà e cultura ma povero e proletario. Bisogna farlo vivere. Occorre risolvere il nostro problema con equità e con giustizia. È questa la sola radicale cura antifascista ch'io veramente conosca. L'altra è soltanto un metodo di repressione e di punizione, assolutamente necessario, ma, anche, assolutamente insufficiente. La Russia dovrebbe, a mio giudizio, condurre la lotta antifascista che le sta giustamente a cuore, anche su queste linee e con queste direttive. Un aiuto sovietico che ci fosse dato in questo senso nei consigli alleati, sarebbe certo grande opera di epurazione e di pace. La Russia è disinteressata. Non ha problemi di spazio e di risorse. Noi li abbiamo e gravissimi. Né è certo il cambio della lira a quattrocento che ci aiuta a risolverli.

E poiché io parlavo con una qualche commozione, Vyshinsky ha tenuto ad assicurarmi che potevamo contare sull'appoggio sovietico anche in questo senso, cioè di disinteressato aiuto a risolvere il problema italiano su linee di equità e di giustizia.

Riferisco a parte su alcuni specifici argomenti trattati nella conversazione 1•

Mi pare, tutto sommato, che questo primo contatto ufficiale col Governo sovietico, che non poteva avere, per ragioni ovvie, che limiti e portata ben definiti, si sia svolto bene. Ho trovato, in complesso, Vyshinsky ricettivo, attento a farsi un'opinione propria, molto cauto nell'esprimersi nei riguardi anglo-americani. Tocca con evidente prudenza argomenti di proselitismo o di propaganda, dottrinari e pratici, quasi per timore di dar fastidio e molestia, non tanto a noi quanto agli amici alleati. Mi par ben disposto e comunque da coltivare con estrema cura. Possiamo certamente trovare in lui (soddisfatte le premesse antifasciste e di più largo governo democratico, che sono poi gli enunciati della Conferenza di Mosca, ai quali infatti egli ritorna sempre con insistenza) un sostegno ed un appoggio. La sua posizione personale ad Algeri, nel Comitato Consultivo, e credo, a Mosca, ove per molti anni è stato il più prossimo collaboratore di Molotov, è certamente forte.

Mi ha chiesto di venirlo a trovare, al suo prossimo ritorno in Italia, con frequenza e l'ho pregato a mia volta di rivolgersi direttamente a noi, sempre che avesse bisogno di informazioni, notizie e chiarimenti, che i Ministri competenti sarebbero stati in qualunque occasione molto lieti di dargli, sia direttamente sia per il mio tramite.

ALLEGATO

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 12 gennaio 1944.

Ho interessato Vyshinsky su alcune questioni che particolarmente ci riguardano, e precisamente:

l) Prigionieri italiani in Russia. Gli ho detto che sarebbe stato per noi di grandissimo conforto conoscere il numero esatto dei nostri prigionieri, le liste dei nomi, le condizioni

I Vedi allegato.

attuali. Fra l'altro una siffatta comunicazione che ci venisse fatta dal Governo sovietico avrebbe molto giovato alla nostra propaganda nell'Italia del Nord, ove risiede una gran parte delle famiglie. Le quali, oramai da molto tempo, sono totalmente e assolutamente prive di notizie. Ho aggiunto che era in corso con gli anglo-americani un accordo sull'impiego e utilizzazione dei prigionieri di guerra. Avremmo volentieri fatto altrettanto coi russi. Attiravo d'altra parte la sua attenzione sul fatto che tutti gli italiani hanno sinceramente e profondamente deprecato il nostro intervento in Russia; che, a giudizio unanime, le nostre truppe vi si sono comportate con umanità; che moltissimi ufficiali e soldati erano rientrati in Italia indignati e sdegnati per le atrocità viste commettere dalle truppe tedesche in Russia: ciò che, fra l'altro, aveva giovato ad approfondire l'abisso tra noi e la Germania. Vyshinsky, pur affermando che anche alcune unità italiane si erano rese colpevoli di atrocità contro le popolazioni dei territori sovietici occupati, ha peraltro ammesso che il nostro comportamento è stato, in generale, molto più umano di quello tedesco. Ha comunque assicurato che non avrebbe mancato di telegrafare immediatamente al suo governo e di appoggiare la mia richiesta. Si riservava di darmi una risposta al riguardo al suo prossimo ritorno in Italia.

2) RR. Uffici in Russia. Ho pregato Vyshinsky, a nome del R. Governo, di voler prendere sotto la diretta cura e protezione sovietica gli edifici, beni e interessi italiani in Russia che, com'egli sa, erano sin qui affidati ai giapponesi. Ho aggiunto che molto probabilmente il Governo di Tokio avrebbe risposto di aver ricevuto la domanda di protezione da parte del governo fascista, tuttora dal Giappone riconosciuto come l'unico e legittimo Governo italiano e che, in conseguenza, avrebbe forse declinato la richiesta. Sarebbe stata dunque questa una buona occasione per far ufficialmente sapere al Giappone che la Russia riconosce invece il Governo del Re come il solo legittimo e si comportava di conseguenza: ciò che avrebbe indubbiamente giovato ad abbassare il prestigio fascista. Vyshinsky mi ha assicurato che, nonostante la delicatezza dei rapporti russo-giapponesi, non avrebbe mancato di far pervenire al suo Governo la nostra richiesta, riservandosi, appena possibile, di farmene conoscere le decisioni, che egli ha ragione di ritenere favorevoli.

3) Protezione interessi italiani. Ho approfittato dell'occasione per descrivere a Vyshinsky le miserande condizioni fatte ai nostri funzionari a Tokio e a Shanghai, e per pregarlo di voler possibilmente assumere qualche informazione al riguardo. Saremmo stati naturalmente molto grati al Governo sovietico se, oltre tale missione esclusivamente informativa, esso avesse ritenuto di poter spendere una buona parola presso le Autorità nipponiche per cercare che tali disumane condizioni fossero alleviate. Vyshinsky ritiene che Mosca accoglierà , anche quest'ultima richiesta, la quale tende, oltre che a giovare naturalmente agli italiani di laggiù, anche a cercare di affidare alla Russia, almeno de facto, la protezione delle cose nostre in Estremo Oriente. Ciò che costituirebbe un cordiale, concreto inizio di ripresa di relazioni fra noi e Mosca.

4) Comunisti italiani in Russia. Ho detto a Vyshinsky che il R. Governo, appena ricevuto da parte dell'esiliato comunista Togliatti la richiesta di rimpatrio, aveva subito dato istruzioni al R. Ambasciatore ad Ankara di comunicare al suo collega sovietico che non vi era da parte nostra alcuna obbiezione o difficoltà. E che, anzi, in mancanza di mezzi nostri, avevamo pregato le Autorità alleate di facilitare il viaggio 1 . Vyshinsky è stato molto lieto della comunicazione che si riservava di telegrafare al suo Governo. Non ha peraltro mostrato eccessivo interesse alla sorte dei comunisti italiani rifugiati in Russia di cui, come noto, oltre centocinquanta sono stati esiliati in Siberia durante il periodo trozkista.

I Vedi DD. 91 e 107.

119

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

PROMEMORIA SEGRETO. Salerno, 12 gennaio 1944 1•

Rivedo Vyshinsky oggi a Salerno, a sua richiesta. Mi dice di aver ripensato durante la notte al mio suggerimento di ripresa di contatti fra la Russia e l'Italia 2• Osserva che dal punto di vista tecnico il ristabilimento di tale contatto è certamente giustificato e giustificabile, in quanto non rappresenterebbe che dare ai Soviet quella stessa situazione in cui sono inglesi e americani. Cioè parità di condizioni fra i tre maggiori Alleati. È più complicato invece il problema politico per i gravi riflessi diretti e indiretti che una siffatta iniziativa non potrebbe non esercitare sia sulla situazione interna italiana, sia sui rapporti fra Soviet, Stati Uniti, Gran Bretagna.

Osservo da parte mia che mi par certo che una eventuale iniziativa in questo senso dovrebbe essere accompagnata da un mutamento nell'atteggiamento del partito comunista italiano, oggi violentemente antigovernativo. Posizione del resto sterile e che conduce ad un vicolo cieco da cui converrebbe che la nostra situazione interna fosse girata. Aggiungo che tale eventuale modificazione nell'atteggiamento del partito comunista non potrebbe a sua volta non esercitare una decisa influenza anche sull'atteggiamento degli altri cinque partiti. Ciò che potrebbe probabilmente condurre alla costituzione di quel largo Governo democratico, che è il comune scopo di raggiungere.

Dal punto di vista internazionale non mi nascondo, d'altra parte, che una ripresa dei rapporti italo-sovietici non potrebbe essere certamente attuata attraverso una soluzione concordata fra Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Occorrerebbe dunque, a mio avviso, che fosse attuata da Mosca a momento opportuno, con iniziativa segreta ed autonoma. Il R. Governo dovrebbe per ragioni ovvie aver l'aria di subirla. Passata la sorpresa e la diffidenza, gli Alleati avrebbero certamente finito con l'accettarla, non avendo del resto mezzo e modo per contrastarla. Riterrei anzi probabile che un gesto russo in questo senso potrebbe forse provocare un parallelo gesto anglo-americano.

Si scongelerebbe dunque insieme sia la situazione interna italiana, sia, probabilmente, l'attuale situazione armistiziale intollerabile per giungere in tutti e due i settori a posizioni più accettabili e costruttive nell'interesse comune.

Era poi superfluo sottolineare quale vasto impeto una iniziativa siffatta potrebbe imprimere all'influenza sovietica in Italia, dando alla Russia tutti quei vantaggi che il mantenimento delle rigide posizioni armistiziali non potranno mai consentire ad americani ed inglesi. Insisto e sviluppo con particolare ampiezza questo punto.

1 Nella copia conservata nell'Archivio della Segreteria Generale il documento è datato IO gennaio, ma vedi D. 118, nota l.

2 Vedi D. 118.

Vyshinsky ascolta le mie argomentazioni con evidente interesse. Mi dice che vi rifletterà ancora. Aveva appunto sollecitato il nuovo abboccamento per averne lumi sull'eventuale modus procedendi. Egli tornerà a Mosca fra breve e sarà colà in grado di studiare e attuare soluzioni concrete. Mi ricorda che vi sono nella capitale sovietica alcuni comunisti italiani intelligenti e competenti.

Ho l'impressione netta che egli intenda effettivamente agire, non so naturalmente quando né con quale precisa procedura. L'accenno ai comunisti italiani in Russia potrebbe forse essere un'indicazione. È bene comunque mantenere la questione assolutamente segreta.

120

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

APPUNTO RISERVATISSIMO. Salerno, 12 gennaio 1944.

Massigli ha chiesto di vedermi, a Ravello, il giorno dopo la seduta del Comitato 1•

È decisamente persuaso che il controllo anglo-americano sull'Italia è durissimo, ciò che sarebbe già male, ma inefficiente, ciò che è malissimo. Ha qualificato il cambio sterlina-dollaro-lira come una vera e propria rapina. Naturalmente, conoscendo Massigli, non ho eccessive illusioni circa il completo altruismo di codesta sua persuasione. Penso piuttosto che abbia, o avesse, una qualche sia pur esigua speranza di estorcere, more gallico, qualcosa anche da noi, a titolo di riparazione o altro. E che l'atteggiamento degli anglo-americani gli tolga questa illusione. Naturalmente, da parte mia gli ho ribadito, e molto, il suo convincimento, che del resto condividiamo tutti.

Anche Massigli ritiene che la formula oggi adottata dal Comitato Consultivo circa la nostra partecipazione è soltanto temporanea e provvisoria, e, come tale, destinata, a breve scadenza, ad essere sostituita da una formula più realistica e costruttiva.

Ha elogiato la chiarezza e la fermezza del Maresciallo ed ha molto gradito le parole da lui pronunciate nei confronti del Comitato Francese di Liberazione.

Abbiamo riconstatato e riconfermato il comune proposito della Francia e nostro di una politica di intesa e di collaborazione. Egli pensa che qualcosa possa concretamente attuarsi sin d'ora soprattutto nel campo economico. Gli ho ricordato che c'è già stato fra noi un primissimo scambio di vedute in proposito, cui hanno, per il mio tramite, partecipato anche i Sottosegretari Jung e Corbino. Nessuna difficoltà da parte nostra a continuarlo ed approfondirlo. Naturalmente occorre, prima di ogni altra cosa, ottenere una qualche sia pur esigua disponibilità di trasporti, che, per ora, non esiste né per noi né per la Francia. Esamineremo in questi giorni dalle due parti se e come sarà possibile abbordare la questione con gli

l Il Comitato Consultivo per l'Italia tenne seduta il IO gennaio.

Alleati. È certo che un piccolo spiraglio che ci fosse lasciato per quel poco di commercio esterno che potesse essere ripreso sarebbe utilissima cosa.

La questione dei contatti diretti, già accennata nel nostro primo colloquio 1 , è stata ripresa: il Consigliere Panafieu resterà in Italia, in sua rappresentanza, il Generale Castellano o chi per lui ad Algeri, in rappresentanza nostra. Naturalmente è, per ora, una semplice rappresentanza de facto, senza qualifiche. Ma è insomma una porta aperta che potrà essere senz'altro utilizzata, appena le circostanze lo esigeranno, senza interferenze altrui.

Tutto sommato, ho avuto la sensazione molto netta che anche la Francia sia insofferente delle interferenze alleate, nonostante l'assoluta necessità, e forse proprio per questo, del loro appoggio. Per allargare il campo delle sue possibilità di manovra e gioco politico de Gaulle, e Massigli con lui, si accosta progressivamente di più al Governo sovietico, ciò che Stati Uniti ed Inghilterra guardano con evidente diffidenza.

L'ho vivamente pregato, anche a Vostro nome, di voler continuare ed agire in seno al Comitato Consultivo (di cui come Commissario agli Esteri ha la Presidenza) in senso a noi favorevole. Ciò che ha promesso 2 .

121

IL CONSOLE MARCHIORI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Brindisi, 14 gennaio 1944.

In base alle istruzioni ricevute ho fatto presente tanto all'Ambasciatore Paulucci che a d'Ajeta l'importanza e l'interesse per noi che tutti i Paesi neutrali inviino al più presto presso il R. Governo almeno un rappresentante diplomatico. Ad ambedue ho altresì detto che ci constava che da parte svedese si era al riguardo dimostrata particolare buona volontà3 .

A d'Ajeta ho aggiunto che il R. Ministero lo incaricava di adoperarsi in tal senso presso le varie rappresentanze diplomatiche a Lisbona. Per quanto riguarda lo stesso problema nei confronti della Spagna e del Portogallo sono stati redatti appunti a parte 4•

l Vedi D. 88.

2 Con appunto separato in pari data Prunas riferiva ancora: «L'Ambasciatore Massigli ha condiviso la mia sorpresa nell'apprendere che nessuna risposta era finora pervenuta dal Generale Juin al telegramma augurale inviatogli dal Maresciallo Badoglio nei giorni dell'entrata in azione delle truppe francesi sul nostro fronte [Vedi D. 103]. Ha aggiunto di aver letto il telegramma sui giornali, di averlo trovato particolarmente felice ed opportuno, e di averne personalmente ordinato la pubblicazione nei giornali marocchini e algerini. Dopo accertamenti fatti, lo stesso Ambasciatore Massigli mi ha informato il giorno dopo che il Generale Juin non ha mai ricevuto il telegramma del Maresciallo e mi ha espresso tutte le sue scuse, con la preghiera di farle pervenire a V. E. per l'involontaria scortesia di cui si è detto estremamente dolente. Ritengo che, anche in ritardo, ci verrà comunque risposto subito».

3 Vedi D. 37.

4 Vedi allegati.

ALLEGATO I

IL CONSOLE MARCHIORI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Brindisi, 14 gennaio 1944.

In base alle istruzioni ricevute, ho fatto presente all'Ambasciatore Paulucci l'importanza e l'utilità che avrebbe per noi il pronto invio di un diplomatico spagnolo presso il R. Governo, in attesa che con l'occupazione di Roma l'Ambasciata di Spagna presso il Quirinale venga riaperta.

L'Ambasciatore, pur promettendo il suo pronto interessamento, ha fatto rilevare come la cosa, in questo momento, appaia particolarmente difficile; e ciò per vari motivi: difficoltà da parte falangista, dato che la Falange appoggia, naturalmente, la Repubblica fascista e da parte tedesca per il disappunto del Governo del Reich, in seguito al mantenimento del riconoscimento de jure spagnolo al R. Governo e al mancato riconoscimento del Governo repubblicano; e difficoltà nei confronti degli anglo-americani in quanto tutto fa ritenere che, per ovvi motivi, essi farebbero gravi difficoltà. In conclusione si tratterebbe per il Governo spagnolo di effettuare un provvedimento che scontenterebbe tanto il Governo tedesco che gli anglo-americani, e che non mancherebbe di suscitare critiche negli ambienti falangisti verso l'operato del Ministro degli Esteri che, come noto, non riscuote le simpatie della Falange.

Tuttavia l'Ambasciatore Paulucci ha fatto prudentemente sondare in merito da Ottaviani il Direttore Generale degli Affari Politici, Doussinague, ma con esito non molto felice, in quanto Doussinague ha lasciato intendere al suo interlocutore che la cosa gli sembrava prematura, domandandogli quali altri diplomatici stranieri si trovavano presso il R. Governo, quali possibilità di sistemazione si poteva loro offrire e simili.

Ciononostante l'Ambasciatore Paulucci seguirà la questione ed assicura che alla prima occasione favorevole si interesserà nuovamente in merito presso il Governo spagnolo. È logico d'altra parte ritenere che con la presa di Roma il problema avrà automaticamente una impostazione completamente diversa e nel senso da noi desiderato.

ALLEGATO II

IL CONSOLE MARCHIORI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Brindisi, 14 gennaio 1944.

In base alle istruzioni ricevute, ho fatto presente a d'Ajeta l'importanza che avrebbe per noi il pronto invio di un diplomatico portoghese presso il R. Governo in attesa che con l'occupazione di Roma la Legazione del Portogallo presso il Quirinale venga riaperta.

D'Ajeta ha subito provveduto a discretamente sondare in merito il Ministero degli Esteri portoghese, ma ha però ritratto l'impressione che per il momento il Governo non intende accedere al nostro desiderio. Ad ogni modo terrà presente la cosa, e, quando ne avrà l'occasione, farà nuovi tentativi e nuovi sondaggi.

Analogamente a quanto avviene per la Spagna, ciò è da attribuirsi a due ordini di motivi. Primo, il Governo portoghese non intende fare nulla nel senso da noi desiderato in questa questione, senza prima essere d'accordo con gli anglo-americani; ciò che in questo momento non ritiene possibile. Secondo, dopo aver mantenuto il suo riconoscimento de jure al R. Governo, il Governo portoghese non intende, almeno nell'attuale situazione, procedere ancora oltre su questa strada, per non irritare troppo il Governo tedesco.

Naturalmente, è da ritenersi, che la questione sarà favorevolmente per noi superata il giorno che Roma verrà liberata e che il R. Governo potrà nuovamente installarvisi.

122

IL CONSOLE MARCHIORI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO SEGRETO. Brindisi, 14 gennaio 1944.

In base alle istruzioni ricevute, ho comunicato a d'Ajeta le note direttive relative alla sua azione a Lisbona nei confronti degli S. U.A., quali:

l) cercare di fare opportunamente e discretamente comprendere ai nordamericani che le simpatie degli italiani si rivolgono preferibilmente agli S. U.A. ed al popolo americano; che l'amministrazione alleata in Italia lascia moltissimo a desiderare e in molti casi sta rovinando il Paese politicamente, amministrativamente ed economicamente; che gli italiani soffrono per essere stretti dall'occupazione britannica come in una morsa e per essere dagli inglesi tenuti rigidamente isolati da tutto il resto del mondo, S. U. A. compresi; che la Monarchia ed il Governo italiano sono screditati, sia all'estero che all'interno, nonché di fronte all'Italia del nord, dagli attacchi di radio Londra e della stampa alleata, soprattutto inglese; che la caduta della Monarchia in Italia significherebbe oggi il caos e il comunismo, con le più sfavorevoli ripercussioni anche per gli Alleati; che l'appoggio alleato, specie britannico, a figure politiche italiane senza popolarità e di scarsi meriti morali ed intellettuali pregiudica la possibilità di una sana ripresa della vita politica italiana; che l'inflazione della carta moneta di occupazione porta rapidamente il Paese a sicura rovina; che, contrariamente a quanto ci era stato fatto sperare all'atto della nostra dichiarazione di guerra alla Germania, nessuna buona volontà si dimostra da parte alleata per fornirci l'occorrente onde rimettere in efficienza il nostro esercito e la nostra aviazione e porci in grado di combattere a fianco degli Alleati e contribuire alla liberazione del nostro Paese; ecc.;

2) cercare di far sentire la nostra voce e le nostre proteste agli italo-americani e possibilmente a La Guardia facendo loro comprendere la nostra triste situazione attuale;

3) cercare di stabilire contatti con gli italo-americani in modo da promuovere una loro azione presso il Governo statunitense ai fini di indurlo a prestare sempre più attenzione ai nostri problemi e influire in senso benefico sull'azione inglese in Italia; in modo da promuovere loro iniziative di aiuti economici e di invii di generi di prima necessità per le nostre popolazioni; in modo da suscitare tra le masse italo-americane un tale interessamento a favore dell'Italia da determinare in Roosevelt la convinzione che il loro atteggiamento nelle elezioni presidenziali possa essere influenzato dall'azione che egli avrà saputo svolgere a favore dell'Italia; ecc.

D'Ajeta ha assicurato che si sarebbe adoperato, naturalmente con le dovute cautele, nel senso delle direttive comunicategli.

Circa le sue relazioni con le locali rappresentanze diplomatiche inglese ed americana, d' Ajeta ha riscontrato da parte di ambedue uno spirito di comprensione ed una volontà di sincera collaborazione che in molte circostanze gli hanno permesso di dire delle verità, anche se spiacevoli per i suoi interlocutori. Anch'egli ha riscontrato molto maggiore larghezza di vedute e molto più spirito di comprensione tra gli americani che non tra gli inglesi.

Con il nuovo capo della Legazione americana, che ha il grado di Ambasciatore, Norweb, ha potuto stabilire fin dai primi momenti rapporti di intima collaborazione e relazioni molto amichevoli. Norweb si mostra particolarmente favorevole alla nostra causa e molto ricettivo per tutto quanto concerne le questioni italiane.

Anche gli altri componenti della nostra Legazione trattano con vari segretari ed addetti della Legazione americana su di un piede di parità ed hanno con loro rapporti personali e di carattere sociale.

Ciò non avviene invece con i membri della Legazione inglese, con i quali i rapporti sono soltanto d'ufficio, sebbene cordiali. Risulterebbe al riguardo -e ciò mi è stato detto anche a Madrid -che gli inglesi hanno ricevuto istruzioni superiori di non avere con i diplomatici italiani rapporti d'indole sociale.

Oltre ai numerosi contatti con i Capi Missione, d' Ajeta ha periodici contatti anche con i consiglieri ed i primi segretari delle due rappresentanze alleate. Ciò avviene nelle riunioni di due comitati, costituiti rispettivamente per la trattazione degli affari inerenti alle questioni generali ed al personale, di ambedue i quali fa parte d'Ajeta, congiuntamente, nel primo comitato, con i due consiglieri alleati e, nel secondo, con i due primi segretari.

Negli ultimi tempi d' Ajeta ha notato un sempre minore interessamento nelle nostre questioni da parte americana. Anche in seno ai due predetti comitati egli ha rilevato che le questioni che ci concernono vengono sempre più trattate soltanto in base a telegrammi del «Foreign Office». Ma, a parte tale sintomo, questa è anche la sensazione che si ha a Lisbona attraverso tutti i contatti che colà è possibile avere ed attraverso la stampa internazionale. L'interesse nordamericano per l'Italia appare oggi in una fase di marcata contrazione; e ciò viene in gran parte spiegato in vista dell'interesse assai maggiore che gli Stati Uniti si accingono a rivolgere al Pacifico.

Di questo si rendono perfettamente conto gli inglesi che per tale ragione mostrano di non prendere sul serio i sentimentalismi e le concezioni di maggiore accondiscendenza e di più larghe vedute degli americani nei nostri confronti e la conseguente maggiore simpatia italiana verso gli Stati Uniti.

Stando così le cose, v'è chi ritiene che oggi gli italiani dovrebbero o buttarsi in pieno verso la collaborazione con gli inglesi o aspettare, barcamenandosi, che sia superata la fase critica della lotta nel Pacifico cercando nel frattempo d'interessare economicamente gli americani all'Italia ed agganciare il loro capitale e la loro iniziativa economica al nostro Paese.

Questa seconda alternativa troverebbe appoggio nell'opinione di coloro che considerano passeggera l'attuale preminenza inglese nello scacchiere italiano e nell'Europa occidentale, perché pensano che, nonostante l'assorbimento di energie americane per la lotta contro il Giappone, la vittoria alleata in Europa avrà lo stesso un'impronta prevalentemente statunitense per l'importanza dell'apporto militare americano all'invasione del continente europeo. Ciò che dovrebbe determinare, una volta che il Giappone fosse stato piegato, un ritorno dell'interessamento americano verso l'Europa e soprattutto verso l'Italia.

Viene inoltre rilevato in questi ultimi tempi un maggiore senso di preoccupazione da parte britannica per quanto concerne la Russia. L'apporto sovietico contro la Germania, entrato in atto quando, crollata la Francia, gli inglesi avevano dovuto abbandonare il continente europeo, e la Madrepatria stava per essere invasa dai tedeschi, ha, nel 1941, rappresentato per l'Inghilterra l'estrema salvezza, ed ha naturalmente contribuito a determinare la nota politica britannica di accondiscendenza verso la Russia. Ma oggi che la vittoria delle Nazioni Unite appare sempre più sicura, il pericolo russo si fa maggiormente avvertire, mentre d'altra parte, nella nuova fase del conflitto che si profila, il fatto che l'apporto americano sia ora entrato nella sua piena efficienza diminuisce l'importanza del contributo militare sovietico. Ciò tende a dar luogo ad una situazione per la quale l'Inghilterra acquista maggiore libertà d'azione e può gradatamente allontanarsi dalla Russia, orientandosi verso l'idea di una riorganizzazione europea su basi a carattere conservatore.

Questa situazione che si va delineando presenta per noi aspetti che nel complesso vengono ritenuti più favorevoli che sfavorevoli, in quanto il timore della minaccia russa dovrebbe far riconoscere all'Inghilterra l'utilità, nel suo stesso interesse, di potenziare l'Italia e di appoggiare la nostra Monarchia e le nostre correnti d'ordine, e in quanto il peso dell'apporto militare americano in Europa e la sua influenza nella politica inglese dovrebbero rendere maggiormente possibile un benefico interessamento degli S. U. A. all'Italia, attraverso il quale anche contenere la tendenza britannica ad eccessive ingerenze nel nostro Paese.

Altre osservazioni di d'Ajeta sulla nostra situazione nei confronti alleati in base alle possibilità di valutazione offertegli da Lisbona sono le seguenti. Tanto gli inglesi che gli americani si rendono perfettamente conto della lentezza delle loro operazioni militari in Italia e della cattiva amministrazione alleata nell'Italia liberata. Sarebbe questo anzi un tasto molto delicato per gli Alleati che si mostrano particolarmente spaventati all'idea di critiche da parte delle loro pubbliche opinioni sulla situazione italiana.

Sembra quindi che tanto gli americani che gli inglesi, ma soprattutto gli americani, siano sempre più portati a considerare il problema italiano sulla base di una più larga comprensione delle nostre necessità, tanto materiali che politiche e morali. E da questo punto di vista, si potrebbe dire, il tempo lavora per noi.

Il 4 gennaio d'Ajeta ha avuto un lungo colloquio con l'Ambasciatore americano, al quale, con opportune «dosature» e premettendo che non vi era in lui alcuna intenzione di «double-cross» nessuno, ha esposto lungamente ed in dettaglio le notizie avute dall'Italia e le relative logiche considerazioni di chi, come lui, aveva creduto e crede ancora nei reciproci benefici di una collaborazione «ricostruttrice» italo-anglosassone e soprattutto italo-americana.

Nel corso della sua lunga esposizione, d'Ajeta ha avuto modo di riscontrare nel suo interlocutore molta comprensione per noi ed una notevole conoscenza dei nostri problemi, ed ha riportato l'impressione che nel campo americano si senta un notevole disagio per la loro mancata soluzione.

L'Ambasciatore Norweb non ha nascosto una forte «ipersensibilità» per le iniziative britanniche nella nostra penisola; ipersensibilità che trova riscontro in una generale indefinita inquietitudine americana per i possibili sviluppi europei della politica inglese e russa.

Oltre a ciò, ecco i punti più importanti del colloquio:

l) Norweb ha assicurato d'Ajeta che quanto era stato oggetto della sua conversazione sarebbe stato fatto subito conoscere, in maniera molto discreta, a Washington, dove la situazione militare e politica italiana era considerata «a mess» avvenuta in genere non per colpa americana.

2) Ha confermato che gli Alleati e soprattutto gli inglesi non erano preparati ad una liquidazione italiana del fascismo e che tutti i loro piani prevedevano invece una lenta debe/latio del regime mussoliniano attraverso una progressiva ed integrale occupazione militare dell'Italia che avrebbe dovuto concludersi con l'istaurazione, mercè l'appoggio alleato, di un regime repubblicano-democratico. Agli inizi di agosto dopo il colpo di Stato e le prime avvisaglie di prese di contatto per la conclusione di un armistizio, gli Alleati avevano dovuto in fretta adattare i loro progetti alla nuova imprevista realtà. Militarmente, ha riconosciuto l'Ambasciatore, essi non sono stati all'altezza del compito, perché difficoltà di ogni genere, anche di carattere tecnico (rifornimenti, ecc.), avevano ed hanno impedito quell'agilità di manovra assolutamente necessaria per battere nel tempo e nello spazio i tedeschi; politicamente, essi avevano dovuto «patteggiare» -ed in questo specialmente i britannici -con le loro opinioni pubbliche, preparate da lunga data ad una determinata soluzione, nonché con gli esponenti italiani dell'antifascismo che, secondo i vecchi piani, per tanto tempo avevano tenuto in pectore. Di qui l'attuale caso Sforza. Gli americani, secondo d' Ajeta, non fanno alcun sforzo per nascondere -e questo è il solo caso in cui ciò avviene con loro particolare soddisfazione che essi non sono i «primi attori» sulla ribalta politica italiana.

3) Circa la questione monarchica, nonostante la prudenza con cui l'Ambasciatore Norweb si espresse a riguardo, d'Ajeta ha avuto l'impressione, dai suoi parchi commenti all'esposizione della nostra consueta tesi sull'argomento, che la «vitalità» dimostrata dalla Monarchia italiana sia un dato di fatto acquisito da parte americana con notevole simpatia e cognizione di causa.

4) Anche Norweb ha fatto chiaramente capire che, prescindendo dal campo puramente militare, si è iniziato nel settore che ci riguarda direttamente un, sia pure minimo, processo di arretramento da parte dell'interesse americano in favore ed a vantaggio britannico. Naturalmente, rileva d' Ajeta, la cosa non torna gradita ai nord-americani, perché lo stesso Ambasciatore ha anche lasciato intendere che il recente «cambio della guardia» americano-britannico nel settore mediterraneo aveva provocato, oltre al rincrescimento italiano, anche amare riflessioni da parte di certi ambienti americani sull'effettiva consistenza del cosiddetto «imperialismo» statunitense.

Nel riferire questo punto della conversazione con Norweb, d'Ajeta fa una digressione ed osserva che la partenza per Washington del Presidente del Consiglio polacco, accelerata dall'avvicinarsi delle divisioni russe al territorio della Repubblica, e l'annuncio, mentre si approssima l'epoca dell'auspicata invasione della Francia, che anche Massigli si recherà a bussare alla porta della Casa Bianca, vengono a Lisbona interpretati come una chiara dimostrazione che, come noi, gli altri «dimenticati» e «bistrattati» dal Generale Smuts cercano affannosamente una garanzia per una indipendenza futura al di là dell'Atlantico. Che questa garanzia possa essere data o meno dipenderà in massima parte dal responso che alle varie sollecitazioni crederà di dare l'opinione pubblica interna americana, specie dopo gli inevitabili sacrifici dell'invasione europea. È chiaro che l'animo nord-americano si dibatte, come sempre, fra i due poli, dell'imperialismo (more moderno) e dell'isolazionismo.

5) D'Ajeta ha poi illustrato all'Ambasciatore l'interesse reciproco, italiano ed americano, che fin da questo momento l'Italia sia posta in grado di riprendere contatto con le masse degli itala-americani e che queste, con qualche gesto morale e qualche contributo materiale, facciano sentire al nostro Paese, nell'attuale tragica congiuntura, che gli italo-americani e, tramite loro, l'America partecipano non soltanto alla guerra di liberazione ma anche alla ricostruzione morale ed economica della Nazione. A questo proposito d' Ajeta ha avuto l'impressione che i nostri voti saranno da Norweb fedelmente riportati a chi di ragione e che la nostra richiesta era aspettata dal suo interlocutore. D'Ajeta ritiene che qualche cosa a questo riguardo sarà fatta, ed anche piuttosto presto; e ciò, se non altro, per riequilibrare la situazione del prestigio americano nel nostro settore.

6) Sempre in argomento della necessità di aiuti morali e materiali da parte delle nostre collettività italo-americane, d'Ajeta ha trovato modo di preannunziare all'Ambasciatore, a scanso di possibili future riserve ed infondati sospetti, che avrebbe ricercato contatti anche con i rappresentanti degli altri Stati del continente americano. Anche in questo d' Ajeta non ha trovato opposizione e si ripromette di presto iniziare i primi prudenti passi.

In conclusione d'Ajeta ha riscontrato da parte americana una valutazione piuttosto «presente» degli immediati sviluppi della guerra. Nessun dubbio però che l'interesse americano non è più «fissato» sull'Italia. Altri e più vasti problemi stanno distraendolo da noi. Tutto dovrebbe essere fatto per arrestare questo processo; e ciò potrebbe avvenire:

a) giungendo con la nostra parola a Washington e avvicinando in qualsiasi modo l'opinione pubblica nord-americana;

b) insistendo sul consiglio interessato e disinteressato da parte nostra, che anche la pace -che come la guerra non è né divisibile né frazionabile -deve essere vinta su tutti i settori, quindi anche in Italia;

c) interessando materialmente gli americani alla ricostruzione economica e finanziaria italiana.

D'Ajeta sarà grato al R. Ministero se si vorrà fargli sapere se si approva o meno la linea di condotta ch'egli persegue.

123

IL CONSOLE MARCHIORI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Brindisi, 15 gennaio 1944.

Il fatto saliente della situazione politica interna della Spagna è oggi rappresentato dalle ripercussioni prodotte dal crollo del fascismo in Italia e dal cattivo andamento della guerra per la Germania.

Prima del nostro armistizio si aveva in Spagna una Falange completamente orientata verso l'Italia e la Germania e che dall'Italia e dalla Germania si sentiva moralmente sostenuta e valorizzata di fronte all'opinione pubblica interna.

Nella stessa Falange si poteva poi scorgere una maggioranza più filo-italiana: e ciò per convinzione di maggiori analogie tra falangismo e fascismo che tra falangismo e nazismo; per riconoscimento di maggiore importanza, maggiori sacrifici e maggiore disinteresse al contributo militare italiano di fronte a quello tedesco nella guerra civile spagnola; per l'identità della fede religiosa; per l'ideale di solidarietà latina; per maggiore affinità e spirito di comprensione; per l'idea della necessità di una stretta unione ispano-italica al fine di poter contrastare nel Mediterraneo le temute ambizioni egemoniche della Germania.

Ma a fianco di questa maggioranza filo-italiana vi era anche una attiva corrente nettamente filo-nazista, perché ravvisante una maggiore serietà di intenti rivoluzionari nel nazismo che nel fascismo, una maggiore perfezione ed efficienza nelle organizzazioni tedesche che in quelle italiane, perché corrente costituita da elementi falangisti decisamente anticattolici, perché sotto l'influenza della maggiore potenzialità economica della Germania, perché entusiasta dei successi militari tedeschi del primo periodo di guerra e, dopo l'intervento in Russia, del ruolo assunto dalla Germania di paladina della crociata anticomunista, perché infine convinta che nel futuro la Germania avrebbe contato nel mondo ed in Europa molto più dell'Italia e che verso di essa era quindi opportuno decisamente orientarsi.

A tali sentimenti filo-Asse corrispondeva naturalmente nella Falange una marcata avversione verso l'Inghilterra e gli Stati Uniti d'America, nonché verso la Francia, per le ben note ragioni: irredentismo di Gibilterra, disegni di espansione nel Marocco e nell'Africa nord-occidentale, politica nordamericana nell'America latina, continuo ricatto economico anglo-americano, ecc.

Per effetto della questione monarchica la Falange presentava un'altra crepa. Uscita dalla guerra civile con tendenze decisamente antimonarchiche, molti falangisti, mano a mano che il tempo passava ed impallidiva il mito franchista, hanno cominciato a riconoscere l'importanza dell'istituto monarchico ed a convincersi che l'attuale periodo dittatoriale spagnolo dovrebbe, pena i più gravi pericoli per il Paese, sfociare nella restaurazione. Questi falangisti monarchici hanno aumentato ed aumentano sempre e non hanno mancato di dar luogo a crisi interne di certo rilievo ed a severe epurazioni, nonostante le quali, l'evoluzione di importanti gruppi della Falange verso la monarchia non ha potuto essere arrestata.

L'esercito e le forze armate in genere sono e sono stati in Spagna, fin dal tempo della guerra civile, antifalangisti. Il «Movimiento», di natura essenzialmente militare, è sorto come uno di quei caratteristici pronunciamenti di generali di marca tipicamente iberica.

Esso era diretto contro il governo demo-repubblicano e contro il comunismo e tendeva a dare ai militari le redini del comando della Spagna. Ma la reazione dell'esercito era una reazione di carattere esclusivamente contingente e vuota di contenuto etico e sociale. Col falangismo esso ebbe in comune soltanto il movente anti-Governo ed anti-comunista; e infatti la Falange non intendeva certo che l'Esercito dovesse poi governare il Paese e voleva essere essa invece ad impadronirsi del comando ed attuare una larga serie di riforme politiche e sociali, attuare cioè la «rivoluzione falangista».

Nell'esercito si avevano e tuttora si hanno preponderanti correnti monarchiche. Si può dire, quantunque non in senso assoluto, che l'Esercito è sempr~ stato ed è tuttora monarchico.

Sebbene le forze armate spagnole siano innanzitutto profondamente nazionaliste, anche in esse si possono rilevare diverse «filie» estere. Così mentre la Marina è per tradizione filo-britannica; l'Aeronautica sente ancor oggi moltissimo gli effetti

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

della stretta collaborazione durante la guerra civile con l'aviazione tedesca ed italiana, soprattutto con l'aviazione italiana. L'Esercito ha gruppi di ufficiali filo-inglesi, tipico l'esempio del Generale Varela, altri filo-tedeschi e, almeno prima dell'armistizio, anche filo-italiani. Ad ogni modo anche prima delle nostre tristi vicende le correnti filo-Asse degli ufficiali spagnoli erano essenzialmente polarizzate verso l'esercito del Reich. Ciò, per vari motivi, di cui i principali sono costituiti dalla superiorità dell'esercito tedesco, dai successi militari germanici del primo periodo della guerra, ecc. Inoltre la partecipazione della «Division Azul» sul fronte russo con equipaggiamento ed addestramento tedesco ed i nostri insuccessi militari nel corso della presente guerra hanno naturalmente favorito l'orientamento filo-tedesco delle correnti filo-Asse dell'Esercito spagnolo.

Il clero spagnolo è monarchico ed an ti-falangista; ma mentre è decisamente anti-tedesco, ha sempre dato l'impressione di essere favorevolmente orientato verso l'Italia.

L'aristocrazia che, contrariamente a quello che generalmente si crede, in Spagna conta e può esercitare anche oggi influenze nella vita politica, era ed è intransigentemente monarchica. Eccettuate rarissime eccezioni, è antifalangista. Ed è sempre stata massimamente cattolica osservante. Le sue «filie» estere sono moltissime per l'Inghilterra, poche per la Francia, di più per l'Italia. I motivi sono noti ed evidenti: la «filia» britannica è soprattutto ispirata da moventi snobistici e da interessi economici; quella per la Francia da moventi essenzialmente culturali; quella per l'Italia da moventi analoghi e da ideali cattolici e di Iatinità. Nei confronti della Germania l'aristocrazia è decisamente anti-tedesca, ma occorre però osservare che la lotta intrapresa dal Reich contro la Russia ha nobilitato la Germania di fronte all'aristocrazia spagnola e non ha mancato di guadagnarle presso di essa dei momenti di simpatia ed ammirazione.

Si dice generalmente che in Spagna manca una classe media; questo è vero solo in parte. In alcune zone, nel Levante -specie in Catalogna -e nelle regioni costiere del Nord v'è una classe che molto rassomiglia a quelle che in Francia e in Italia vengono definite «borghesia». Classe di commercianti, di industriali, di armatori e di professionisti ed intellettuali, questa borghesia spagnola è anch'essa in buona parte anti-falangista e monarchica. È più spregiudicata dal punto di vista religioso in Catalogna, dove è anche più filo-francese che filo-inglese; mentre nel Nord essa è invece rigidamente cattolica -come tutto il paese del resto -e marcatamente filo-britannica per i suoi fiorenti rapporti commerciali e marittimi con l'Inghilterra.

Falange, esercito, clero, aristocrazia, borghesia della Catalogna e delle Regioni del Nord hanno però tutti, in Spagna, un punto di contatto e di solidarietà: il timore del comunismo. Si tratta proprio di timore, di paura; paura, si potrebbe dire quasi, fisica. Paura di chi? Paura del popolo. Di quel popolo spagnolo di pastori, contadini ed operai, di minatori, pescatori e marinai che ancora oggi continua a vivere nelle condizioni più misere e più arretrate e che nella guerra civile è esploso con tutta la violenza e l'odio accumulatisi per secoli di infinite ingiustizie e sofferenze. Verso questo popolo è solo il clero e solo la Falange che compiono degli sforzi benefici. Ma quella parte del clero che è molto a contatto con il popolo finisce col confondersi con esso e con l'essere da esso sommersa. Resta quindi la Falange che, costituita da elementi di tutte le classi sociali, ma specie del popolo quello più colto, più benestante e più elevato, cerca di chiamare sempre di più nelle sue fila le masse lavoratrici. Ma le riforme sociali che la Falange vorrebbe attuare per l'elevazione e l'effettivo riscatto dal comunismo delle classi popolari si urtano contro l'insormontabile opposizione, ostinata e tenace, delle classi ricche e dei generali ultra conservatori e di limitatissime vedute, e stanno naufragando nella Falange stessa per quel processo di corruzione dei gerarchi falangisti di cui in Italia abbiamo avuto un tipico esempio col fascismo. La minaccia del popolo quindi è sempre viva in Spagna, anche se latente, e questa minaccia si chiama «comunismo». Il popolo oggi è rigidamente contenuto, ma la propaganda bolscevica, alimentata anche dall'azione britannica, serpeggia attivamente in tutta la Spagna. Ed i successi delle armate bolsceviche contribuiscono non poco a tenere viva la fiamma.

In questa complessa situazione come si innesta la figura di Franco? Durante la guerra civile e nei primi tempi dopo la vittoria nazionale egli rappresentava un po' il denominatore comune della situazione, cioè il punto nel quale si aveva il minor numero di dissensi tra le varie classi sociali e le varie correnti politiche della Spagna. Poi il suo prestigio è andato diminuendo. La Falange, pur essendogli ligia nel suo complesso, gli rimprovera, nelle sue correnti più ortodosse, di non essere un falangista nel senso rivoluzionario, di essere un tiepido, e non gli perdona di non avere il coraggio di promuovere le riforme sociali da essa propugnate. L'aristocrazia lo accusa di essere il maggiore ostacolo alla restaurazione monarchica, perché ormai preso dall'ambizione di voler essere lui a governare la Spagna. Il popolo vede in Franco il dittatore ed il reazionario. Dove il Caudillo trova ancora forti correnti di approvazione è nel clero e naturalmente nell'Esercito.

Terminata la guerra civile, la tattica del governo di Franco è stata quella di valorizzare essenzialmente le due forze allora più vitali e più vivaci della Spagna: l'Esercito e la Falange. Sull'Esercito e sulla Falange egli si è appoggiato e, potenziandole ambedue, ha alimentato fra loro una rivalità che gli ha dato modo di evitare la preponderanza di una di esse, di controllarle e di stabilire un equilibrio che ha costituito la sua base per governare il Paese.

Con il potenziamento della Falange Franco non ha quindi dato soltanto un contenuto etico e sociale al «movimiento», ma ha potuto anche frenare la tendenza alla oligarchia militare dei suoi generali. Si tenga presente che per i generali spagnoli Franco è una specie di «Primus inter Pares», un loro camerata da essi investito della suprema direzione del Movimento e della guerra e della politica della Spagna nazionale. In base a tale concetto essi ritengono però di avere anche il diritto, in nome del bene superiore della Patria, di spogliare Franco della suprema investitura da essi conferitagli; ciò che potrebbe avvenire il giorno in cui i generali giudicassero giunto il momento per restaurare la monarchia. Ma questa possibilità si è andata allontanando, perché Franco in oltre sette anni di potere ha saputo abilmente legare alla sua persona la maggior parte dei generali, corrompendoli ed asservendoli con alte cariche, promozioni, onori, ed incarichi, anche di natura civile, largamente retribuiti. Oggi moltissimi generali sono molto più franchisti che monarchici; mentre è invece nei quadri degli ufficiali più giovani che si va sempre più delineando una forte corrente di reazione, ostile ai generali, marcatamente anti-Franco e fortemente monarchica, sulla quale i monarchici fanno serio assegnamento per la restaurazione.

Dal punto di vista della politica internazionalè è nota la posizione della Spagna nel presente conflitto, combattuta fra il timore delle divisioni tedesche ai Pirenei (in Spagna si crede ancora molto, anche oggi nella potenza militare germanica) ed il ricatto economico anglo-americano, attraverso la concessione dei navicerts e il dosaggio degli arrivi di grano e petrolio dall'America del Sud, al quale si è aggiunta la realtà e la minaccia dell'occupazione militare alleata in Africa e nel Marocco francese, che naturalmente non manca di preoccupare agli effetti delle posizioni spagnole nordafricane. Per effetto delle vittorie degli Alleati la situazione ufficiale della Spagna nel conflitto, che nei primi tempi era di «non belligeranza», è successivamente scivolata in quella di «neutralità». Ciò nonostante oggi sono ancora notevolmente diffuse in Spagna le correnti filo-tedesche e si crede ancora molto nell'impossibilità di una disfatta germanica. È pertanto opinione molto diffusa che il presente conflitto debba terminare con una pace di compromesso; e la lotta combattuta dalla Germania è in diversi ambienti seguita con particolare simpatia e senso di solidarietà, in quanto si crede generalmente che, se la Germania dovesse essere disfatta, l'Europa diverrebbe preda del bolscevismo.

La soluzione di una pace di compromesso è quella che maggiormente gradirebbero gli spagnoli. Da essa, si pensa, risulterebbe una situazione in Europa abbastanza equilibrata, tale da garantire alla Spagna una vita indipendente, da conservarle i vantaggi economici guadagnati con la neutralità (la Spagna si trova oggi in una situazione di vera euforia economica) e da far sentire in mezzo alla stanchezza generale il peso delle sue modeste forze militari e della sua potenzialità commerciale ed industriale. Nel campo marittimo molti spagnoli si illudono, in tal caso, di succedere nel posto dell'Italia, ereditando almeno in parte il nostro traffico mercantile e sostituendoci nelle posizioni di prestigio politico e militare nel Mediterraneo.

Questa la situazione politico-psicologica della Spagna al momento del nostro armistizio e della nostra successiva dichiarazione di guerra alla Germania. Sarà ora facile comprendere le ripercussioni in Spagna di tali avvenimenti, premesso anche che nella formazione di un giudizio a noi favorevole da parte dell'opinione pubblica spagnola, siamo profondamente ostacolati dal fatto di non avere la possibilità materiale di far udire la nostra voce. Infatti, mentre radio Roma martella sistematicamente tutta la Spagna, radio Bari non si sente; mentre le comunicazioni postali e telegrafiche con l'Italia del Nord funzionano quasi regolarmente, esse non esistono con l'Italia del Sud; mentre italiani e spagnoli vanno e vengono con una certa facilità dalla Spagna all'Italia repubblicana, nessuno, salvo qualche funzionario italiano, è in grado di spostarsi dalla Spagna all'Italia del Sud e viceversa. Oltre a ciò la stampa spagnola è tutta falangista e permeata di propaganda tedesca. Nella migliore delle ipotesi, quindi, ci ignora. Non v'è perciò da meravigliarsi se quasi non si sa in Spagna che nell'Italia del Sud vi è, oltre alle autorità di occupazione, anche un Governo italiano, che sta rinascendo una vita politica, che si cerca di riorganizzare le nostre forze armate, che la R. Marina è rimasta in blocco agli ordini del Re e rappresenta per gli Alleati un contributo di primissima importanza, che squadriglie della nostra aviazione vengono impiegate in azioni di guerra e che i nostri soldati dell'Esercito combattono a fianco degli Alleati.

È logico che, dato un tale stato di cose, l'opinione pubblica spagnola ci sia nella maggioranza ostile o indifferente e che la mentalità piuttosto primitiva e semplicista degli spagnoli sia portata a definire di «tradimento» le nostre disgraziate vicende.

Per l'Esercito il nostro prestigio militare è caduto e la situazione è tanto più disastrosa per quanto alto era il piedistallo sul quale nel campo militare ci eravamo posti in Spagna, con l'intervento nella guerra civile, l'accreditamento della nostra Missione Militare, la nomina del Generale Gambara ad Ambasciatore e la diffusione di nostri ufficiali in tutto il paese durante il presente conflitto.

La Falange ci è naturalmente contraria: essa vede in noi degli antifascisti, della gente passata dalla parte degli inglesi e forse dei russi. Ciò è anche il frutto della campagna-stampa di evidente ispirazione falangista, avutasi nei primi tempi dopo l'armistizio, con la quale la Falange non ha forse tanto voluto scagliarsi contro di noi, quanto invece sfruttare le nostre disgrazie per uso propagandistico interno, e cioè per dimostrare agli spagnoli in quali sventure incorre un popolo che dopo aver avuto un regime di tipo falangista lo abbatte. Punto di vista al quale si contrappone quello dei monarchici, che negli avvenimenti italiani hanno soprattutto considerato il fatto della conservazione della monarchia e della capacità di questa di mantenere, anche nelle più tragiche vicende, la personalità dello Stato e di additare nei momenti del supremo pericolo il nuovo cammino da seguire. È perciò che nei monarchici l'Italia trova oggi in Spagna la maggiore comprensione e i migliori amici, nei monarchici che sono generalmente anglofili e che con la sopravvivenza della monarchia italiana in mezzo a tanta bufera hanno un argomento di più per patrocinare in Spagna, paese simile al nostro e con un regime politico così analogo al fascismo, la causa della restaurazione monarchica. E questo interessamento per le vicende degli ideali monarchici anche negli altri paesi è molto diffuso tra i monarchici spagnoli che parlano di «Internazionale delle Monarchie» e tengono stretti contatti e collaborano con i monarchici del Portogallo e con quelli della Francia. Essi sono naturalmente portati a sostenere la causa monarchica italiana, perché convinti che la caduta della monarchia in Italia comprometterebbe inesorabilmente una restaurazione in Spagna e determinerebbe in Italia l'anarchia che dall'Italia non potrebbe non dilagare nel Mediterraneo e nuovamente in Spagna.

Ma se gli avvenimenti italiani si sono favorevolmente ripercossi sui monarchici spagnoli, rafforzandoli nella convinzione dei loro ideali, in quanto la caduta del fascismo ha dimostrato la chiara possibilità di una caduta di Franco e della Falange e la capacità per l'istituto monarchico di potersi riaffermare e di poter tentare di ricondurre alla vita un Paese sull'orlo dell'abisso, nella Falange essi hanno invece provocato una grave crisi morale. Con il crollo del fascismo sono venuti a mancare alla Falange l'esempio e l'appoggio più sentiti. Scomparsa l'Italia fascista, è rimasto alla Falange soltanto l'esempio della Germania nazionalsocialista; ma, come si è detto più sopra, questo esempio è in Spagna assai meno convincente per il fatto dell'anticlericalismo nazista e delle sconfitte che sempre più si abbattono sull'esercito del Reich.

Questa situazione ha determinato nel falangismo un processo di riforma ed evoluzione, attraverso il quale si cerca di spogliarlo di quegli elementi che lo possono maggiormente identificare col fascismo e che di più possono renderlo impopolare. È così avvenuto che il segretario generale della Falange, Arrese, in alcuni suoi recenti discorsi, ha affermato il concetto che Falange non significa dittatura e tanto meno totalitarismo di stato, ma che essa è invece per la libertà ed ammette gli altri partiti ed il parlamentarismo. Tanto è vero -ha detto -che la Spagna nazionalsindacalista ha ricostituito le «Cortes». Si assiste in sostanza ad uno svuotamento della Falange, attraverso il quale si cerca di salvarla, spogliandola però delle sue più salienti caratteristiche. Opera di salvataggio che lascia naturalmente molto scettici nei suoi risultati.

Recentissimamente, procedendo per questo cammino, si sono abolite le milizie falangiste. Trattasi di un provvedimento che rappresenta anche una soddisfazione per l'Esercito, ma che probabilmente ha una portata molto più formale che sostanziale, in quanto ben poco assegnamento potevano fare Franco e la Falange su queste milizie, notoriamente male organizzate, mentre, d'altra parte, quasi a compensare la loro sparizione, si costituiscono oggi in tutti i centri della Spagna i nuclei, «hogares», dei reduci della «Division Azul», testé definitivamente ritirata dal fronte russo. Questi nuclei, per lo spirito particolarmente falangista, franchista ed aggressivo e per l'ottimo addestramento militare dei loro componenti, possono costituire per Franco e la Falange un'ottima guardia. Oltre a ciò essi sono particolarmente ben visti dai tedeschi, e molto probabilmente da essi stessi favoriti ed aiutati, dati i sentimenti filo-germanici, antianglosassoni ed anticomunisti con cui gli uomini della «Division Azul» sono ritornati in Patria. Essi sono un po' arrivano a dire alcuni -le SS in Spagna di Franco, della Falange e fors'anche della Germania. Ora, a parte tale definizione un po' eccessiva, sta però il fatto che anche in questa fase di crisi del falangismo si ha la sensazione che Franco, pur cercando di far evolvere la Falange e pur dando a sue spese delle soddisfazioni all'Esercito, intende però anche difenderla e conservarla perché necessaria amantenere quell'equilibrio interno su cui egli si appoggia per esercitare la sua azione di governo e perpetuare il suo comando.

L'importanza quindi della Falange in Spagna, anche oggi, dopo la fine del fascismo, permane; e ciò non tanto per i suoi ideali ed il suo programma, ma soprattutto per il fatto concreto della sua esistenza e del peso della sua organizzazione come elemento per impedire il prevalere di altre forze, assicurando il perdurare di quel sistema di compromesso che Franco e gli spagnoli in genere mostrano di tanto prediligere sia nella politica interna che nella politica estera.

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VITTORIO EMANUELE III AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

PRoMEMORIA 1 . Brindisi, [ 23 j gennaio 1944.

l. The present Cabinet will remam m charge until the Government returns to Rome.

1 I due documenti che qui si pubblicano recano l'indicazione «consegnato da Sua Maestà a MacFarlane il 27 gennaio 1944». In effetti l'incontro del Re con Mason-MacFarlane e la consegna dei documenti ebbero luogo il 23 gennaio alle ore 18 secondo il diario dell'aiutante di campo del Re (GEN. PAOLO PuNTONI, Parla Vittorio Emanuele III, Milano, Aldo Palazzi editore, 1958, pp. 198-199; in Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, cit., pp. 1008-1009, si indica il 24 gennaio che è probabilmente la data in cui MacFarlane riferì il colloquio della sera precedente). Il primo documento è intitolato a matita da Prunas «Pensiero del Re», seguito dall'annotazione «o pubblicarlo come una espressione ufficiale a MacFarlane di persona molto vicina al Re». In calce al secondo documento lo stesso Prunas ha annotato: «l) MacFarlane si è dichiarato d'accordo sull'opportunità che il Re vada a Roma subito per fare il Governo; 2) d'accordo sulla necessità di farlo subito; 3) il Re ha riconfermato che Badoglio lascia il Governo appena liberata Roma; 4) bisogna imbrigliarla la rivoluzione».

2. -As soon as Rome is freed from the Germans, a new Cabinet shall be formed on a wide basis including representatives of all Parties and without participation of men in any way compromised with Fascism. 3. -Within four months from the conclusion of peace a new Chamber of Deputies shall be elected. 4. -Parliament will freely discuss our institutions and proceed to all reforms however far-reaching they may be. 5. -People will be called to freely express their will and shall thus be the supreme master of their destinies. 6. -The Crown will faithfully follow the will of the people as expressed by the freely elected representatives of the Nation. 7. -Any different line of conduct would jeopardize at this delicate juncture the authority, right and power of the State, conditions which are essential to the prosecution of the fight against the Germans and the remnants of Fascism.

* * *

l. It is advisable that the broadcasts in Italian from the London, Naples, and Bari Radio Stations (the Bari Station being also controlled by Allied Authorities) should not limit their activity or show preference to the reporting of news unfavourable to the Monarchy (in the person of the King) and to the Royal ltalian Government. Such partiality on the part of an Allied organisation, even if unofficial, while does not contribute to the pacification of the people, so necessary to ensure peace and good order in the rear of the fighting troops, justifies an unfavourable interpretation of the attitude of the Governments of the United Nations towards the Italian Monarchy.

2. -It is necessary to pre-arrange, in agreement with Allied Authorities, the complete and far reaching formation of a political Government to take piace as soon as Rome is freed. This in order to avoid that the Leaders of the Antifascist Parties in Rome should think they have been neglected and should pass to the opposition, thus creating other troublesome repetitions of the "Sforza" case. As a matter of fact these Parties, while divided in different political tendencies, have obtained the absolute majority of public opinion and actively cooperate in the struggle against the Germans. l.f such a Government is arranged beforehand and formed without delay in order to be immediately functioning, it will guarantee peace in Rome. 3. -It is necessary to make it clear, once for ali, that contrary to the rumours purposely spread by irresponsible elements acting in bad faith, the King, in full agreement with United Nations, will, after the peace, leave the Italian people absolutely free to choose, with a freely-expressed vote, in a freely-formed Chamber of Deputies, whatever form of democratic Government will be considered preferable; but up to that time the King does not intend to leave His Place of Duty, in the exclusive and superior interest of the Country. Any other solution would create

a chaotic situation with irreparable consequences for Italy, in open contrast with the interest of the Allied troops fighting the war in which the King and the Royal Government are loyally collaborating.

4. It is necessary that the King should enter Rome with the first troops so as to prevent, with His presence, any adverse propaganda that interested elements may try to make, in order to create disturbances and difficulties for the Allied troops.

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IL PRIMO SEGRETARIO DI LEGAZIONE CASARDI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Brindisi, 24 gennaio 1944.

Il Signor Caccia ha informato che il Generale MacFarlane ha avuto incarico di intrattenere il Maresciallo Badoglio circa la chiusura della nostra Rappresentanza in Finlandia. Ciò in relazione al noto impegno da noi assunto all'art. 25 dell'armistizio.

Caccia ha tenuto a far sapere peraltro che l'A.C.C., come tale, non ha intenzione, almeno per il momento, di sollevare la questione della applicazione del predetto articolo 25 nei riguardi della Bulgaria, Rumania e Ungheria. Ciò non esclude che essi possano in avvenire ricevere viceversa istruzioni in un senso o nell'altro da parte dei loro Governi.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AIETA

T. 36/10. Brindisi, 26 gennaio 1944 1•

Press and broadcasted news purport war declaration by Columbia to Axis Powers few days ago. Ask !oca! Columbian representative if news is correct ascertaining its precise terms. Stress Axis no longer exists and war declaration to Axis Powers would practically mean recognizing selfstiled Fascist Republican Government stili bound to Germany. It is obviously unlikely that Columbia intends declare war to Royal Government who in turn are warring Germany. Question is not irrelevant. It could involve situation Italian nationals in Columbia. Wire what you will be told. Specify Royal Government naturally intends normalize their relations with Columbia and reestablish traditional ties heartiest and firmest friendship 2•

I Consegnato lo stesso giorno ali'A.C.C. 2 Per la risposta vedi D. 145.

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IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT

L. PERSONALE. Napoli, 27 gennaio 1944.

Generai Donovan has promised to represent to you my ideas on the present situation. I am very grateful to him for this and will be grateful to you if you will give my ideas your kind consideration.

I only wish to confirm to you, my dear President, that I, as an old soldier have only one aim in my actions, and only one guiding thought in mi n d: to help with all our forces the Allies to drive the Germans out of Italy. Any other question can be of only secondary importance.

But in order to be able to inspire and galvanize the country, I must receive assistance from you, because if I am always and only considered as the representative of a country that has been conquered and has asked for armistice, I cannot have the prestige to be able to give my people forceful leadership in the war of liberation. An act of generosity on your part would increase my strength in the greatest measure and enable me to furnish the contribution that the Allies are expecting from us.

My dear President, if Italy who is now fighting the same common enemy could be declared an ally, you would have the eternai gratitude of the ltalians living in Italy and in the United States.

You will forgive me if I have approached the question in such a frank way, but I am a soldier and not a diplomat 2•

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

PROMEMORIA SEGRETO. Brindisi, 28 gennaio 1944.

Il 28 corrente 3 il Marasciallo Badoglio si è incontrato a Napoli col Generale Donovan, noto emissario e fiduciario di Roosevelt. L'incontro è avvenuto per nostra iniziativa e non è stato portato a conoscenza degli inglesi.

Il Maresciallo mi ha detto di essere molto soddisfatto dell'incontro, durato quasi due ore.

Il Generale Donovan ha dato ampie e cordiali assicurazioni d'interessamento alle cose nostre ed ha chiesto di essere informato sulla situazione quale noi la

1 In ACS. Ed. in Foreign Re/ations of the United States, 1944, vol. III, cit., pp. 1011-1012. 2 Per la risposta vedi D. 141. 3 Ma si tratta invece del 27.

vediamo. Egli non avrebbe mancato di informarne a sua volta personalmente Roosevelt, che conta di vedere fra una settimana a Washington.

Il Maresciallo gli ha consegnato, a sua richiesta, una lettera diretta al Presidente1 e nella quale, premesso che il suo interlocutore Donovan gli ha chiesto di esprimersi con la maggiore franchezza, si insiste soprattutto sulla necessità che la fase della cobelligeranza sia superata e si giunga sollecitamente a quella dell'alleanza, ciò che costituirà l'incentivo maggiore ed, insieme, il più equo e giusto per portare tutto il popolo italiano alla guerra totale contro i tedeschi.

Il Maresciallo ha altresì consegnato al Donovan copia del promemoria 2 che, se non erro, fu da lui già consegnato al Generale Joyce al momento della partenza di quest'ultimo dall'Italia.

Nel promemoria -scritto su carta non intestata e non firmato (dietro suggerimento dello stesso Generale Joyce) -si pongono in luce soprattutto i seguenti punti:

l) l'Inghilterra svolgerà la sua politica europea appoggiandosi soprattutto sulla Francia, che intende infatti ristabilire nella sua primitiva potenza;

2) la Russia punterà invece soprattutto sull'Europa centrale e sulla penisola balcanica;

3) ogni politica isolazionista da parte degli Stati Uniti sarebbe, come la precedente guerra dimostra, assolutamente pericolosa e pregiudizievole non solo agli Stati Uniti stessi, ma a tutto il mondo in generale. L'America deve invece mantenere e sviluppare, vinta la Germania, quei compiti europei e mondiali che il suo formidabile sforzo bellico e la sua potenza le assegnano. Per svolgerli, essa deve soprattutto appoggiarsi sull'Italia, aiutandone la ricostruzione e la rinascita. Sulla piattaforma italiana, cioè di quarantacinque milioni di uomini di alta civiltà, intelligenti e operosi, gli Stati Uniti potranno costruire una solida politica europea di equilibrio fra i due blocchi capitanati dalla Russia e dalla Gran Bretagna;

4) l'Italia conta a tale scopo di reciproco vantaggio, pressocché esclusivamente sull'amicizia con gli Stati Uniti cui la legano saldi vincoli di comprensione e di sangue. L'Inghilterra contrasterà sempre invece, come la storia e ciò che avviene in Italia dall'armistizio in poi ampiamente dimostrano, la rinascita italiana per ovvie ragioni mediterranee e imperiali. Essa tenterà sempre di mantenere l'Italia in uno stato di malcelata soggezione, ciò che è la condizione fondamentale ed esclusiva della cosidetta «tradizionale amicizia i tal o-britannica». L'Inghilterra d'altra parte, cessato il comune compito di vincere la guerra che oggi la unisce saldamente agli Stati Uniti, non potrà non contrastare lo sviluppo della potenza militare, marittima, aerea, economica nordamericana in modo e forma progressivamente più acuti. Una salda intesa fra Italia e Stati Uniti è dunque basata su interessi reali e risponde alle reciproche necessità ed esigenze dei due Paesi.

Questo è, in sostanza, il tono generale del documento che ricostruisco a memoria, dopo un'affrettata lettura datamene dal Maresciallo.

I Vedi D. 127. 2 Manca.

Nel corso della conversazione, il Generale Donovan avrebbe a pm riprese lasciato trapelare le molte ragioni di disappunto attualmente esistenti fra americani ed inglesi. Avrebbe, ad esempio, affermato che da per tutto ove gli inglesi intervengono, nascono automaticamente divergenze e contrasti. Sul Generale Alexander avrebbe dichiarato che preferirebbe saperlo professore di danza piuttosto che Comandante sul fronte italiano.

Sono rimasto estraneo, per quel che concerne me e il Ministero degli Esteri, all'incontro Badoglio-Donovan. Ho peraltro preparato per il Maresciallo il promemoria accluso 1 che è stato consegnato al Donovan, insieme a brevi appunti del Sottosegretario Jung 2 , e, credo, del Comando Supremo.

Tutto sommato e salvo i pericoli che una presa di posizione anti-britannica comporta, ritengo che l'incontro con Donovan possa anche dare risultati utili.

ALLEGATO I

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL GENERALE DONOVAN

PROMEMORIA. Brindisi, 26 gennaio 1944.

l. Jtalian partecipation in the war. President Roosevelt has promised that the progressive lightening of the conditions imposed on Italy, will depend on the measure of effective partecipation of Italy itself in the war against the Germans. This progressive participation, however, has up to now been hampered by Allied Military Authorities, which have been taking away from the Italian Army part of the materia! and equipment which stili remained. While ali our Fleet and Aviation have been taking part in the war, the cooperation of the Army is instead reduced within the smallest limits. The ltalian Government is certainly able to put in the field severa! divisions which would be very useful for the progress of operations: it only needs help in arming them. It is obvious that in this way it would never be possible to carry out fully the fundamental conditions laid down by Roosevelt, as far as the Army is concerned, not for lack of goodwill on Italy's part, but because of the difficulties and obstacles placed by Allied Military Authorities. This is a vicious circle that only Roosevelt, with his generous understanding, can break.

2. Italian prisoners of war under Allied contro/. Italy is not only perfectly willing, but it desires that her war effort against the Germans be made more effectual by also employing the 450.000 prisoners of war in Allied hands; but Italy asks at the same time that their human dignity be safeguarded. A pian which was discussed in Washington last November between Generai Gazzera, then prisoner of war, and Provost Marshal Generai, which was based on those very principles of human dignity, has instead been replaced by a plan prepared by the British Government, according to which our 450.000 prisoners of war could be employed anywhere, at the complete discretion of anyone of the 44 United Nations, and in any job in which those nations might consider convenient to use them. According to this last pian, ltaly would also lose any possibility of intervention on their behalf; by accepting such an agreement, Italy would be waiving the guarantees of the 1929 Geneva Convention. In spite of this the 450.000 Italian soldiers would stili be kept in the status of prisoners of war. No Italian Government could undertake to sign an agreement of this kind, which recalls too closely the forced levies of workmen carried out by the Germans.

l Vedi allegato l. 2 Vedi allegato Il.

Italy does insist on the total partecipation of its prisoners in the war, but on the conditions of equality discussed by American Military Authorities with Generai Gazzera. This new Italian contribution to the common war effort should also bring about some concrete modification of the present state of relations betwecn the United Nations and Italy, by placing it on a basis of equity and justice, which would give to the whole Italian people the greatest incentive to spiritual and physical recovery.

3. Armistice conditions. The armisticc conditions are, as it is well known, decidedly harsh. After nearly five months sincc its signaturc, the interpretation of its clauses, instead of becoming progressively more generous and liberai, has been growing more and more restrictive. The Italian Government is stili almost without a minimum of railway, postal, telegraph and telephone communication facilities. Allied occupation is a heavy burden on the Iiberated regions, especially as a result of requisition of private and public buildings and property. Liberated territories are controlled by a plurality of overlapping administrations, both military and civil, issuing Iaws and regulations of their own, unrelated and often even conflicting.

The Royal Government is stili completely eu t off from any communication from foreign countries and unable to make its voice heard abroad; it has not been allowed to get in touch directly with the few Embassies and Legations stili maintained in neutra! countries. Neither has it been granted to the only Italian news agency «Stefani» to resume its activities, with thc result that un der this name Gcrman -controlled propaganda from Northern Italy has been able to create a dangerous confusion especially among Italian communities abroad. Deprived of direct news from loyal Italian sources, almost 15 million Italian Iiving in foreign countries are misinformed and misled, lacking any trustworthy Italian interpretation of home events. They do not know what is actually taking piace in Italy, how fina! has been the downfall of fascism, what are the ideals and aspirations of democratic Italy striving to rise from the abyss in which it was plunged by the former Regime. As a result of the complete isolation of the Royal Government, propaganda by the socalled Fascist Republican Government, powerfully backed by Germany, has been given a free hand and has made much headway in Spain, Portugal, Turkey, Sweden, Switzerland and above ali in the large Italian community of Argentina.

The Royal Government is anxious to come out of this isolation; it feels entitled to be trusted with a minimum of free initiative in resuming norma! relations with ali countries fighting Germany, paving the way to a policy of detente, cooperation and peace which is unanimously advocated by ali Italian politica! parties.

4. Relations with the United States. Italy is a bo ve al! anxious t o re -establish closer relations with the United States. A first constructive step could be the authorization for some outstanding Italian national figure to visit, under any capacity, the United States. This would also help American citizens of Italian extraction to understand fully the significance of recent developments in our country and to make them realize how much the present American administration is contributing to the rebirth of Italian democracy. Italian visitors could also help to cxplain to the press and to politica! and economie circles actual Italian conditions, to illustrate thc concrete possibilities that Italy offers to American economy, to point out the best means of laying down those cultura!, politica! and economie foundations on which may be based in the future that policy of dose cooperation and friendship that every Italian politica! party wishcs to establish between our two countries. The Italian people, in spite the grievous errors committed during these last 20 years, are stili a highly civilized people, hard-working and frugai. After the terrible experience they have undergone, there can be no question of their desire for peace. Their mora! and social structure is stili firm. The Italian people, who are returning to the faith in the liberai traditions of the «Risorgimento», will no doubt represent in the Europe of to-morrow an element of order and civilization. The United States will be able to find in this new Italy a Nation willing to cooperate in their European policy of peace and reconstruction. The Italian people would feel greatly encouraged by any step lightening the armistice conditions and going gradually beyond co-belligerance. Any initiative that might be taken by President Roosevelt to this end would strengthen the bonds betwcen 45 million Italians and the great American people.

ALLEGATO II

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL GENERALE DONOVAN

MEMORANDUM. Brindisi, 27 gennaio 1944.

Currency and price leve! constitute for Italy the main and most acute problem in the financial and economie field. The Italian Government has often expressed its opinion that the exchange rate (l Dollar = 100 Liras) is one of the main factors of the dislocation of Italy's economie life and financial organisation after the armistice and that it is fostering inflation more than anything else.

The Allied Forces are pouring enormous quantities of currency into circulation with an unceasing flow and, at the above mentioned rate of exchange, this inflow of currency expressed in Liras rises to figures of such magnitude as to have an overwhelming inflatory effect.

Considering the details of this occurrence it appears clearly that, in spending their money, members of the Allied Forces pay it out on the basis of what one Dollar has meant to them al\ their life and not on the basis of what 100 Liras have meant (and to a greet extent still mean) to the Italians.

Italian traders of all classes are naturally only too ready to take full advantage of this opportunity and as they come thus in possession of immensely larger amounts of money than they ever hoped to own, whilst on the other hand the scarsity of all commodities, even the most necessary ones, is extreme, they increase their expenditure on the same scale on which they have increased their income.

Furthermore the Italian working classes are getting more and more aware not only of the Dollar and Sterling pay of the Allied troops, but also of the Dollar and Sterling wages and salaries paid in the Allied countries, about which special broadcasted reports in italian for Italian labourers give them frequent and detailed informations. They resent deeply the enormous disparity between the means of payment at the disposal of Allied soldiers and workers. This disparity appears to them much greater than it actually is on account of the rate of exchange.

Italy is facing therefore a double inflatory pressure: one caused by the actual expenditure of the Allied Forces in a market in which the supply of commodities of all kinds is so extremely scarce, and the other of a psychological nature deriving from the widespread illusion that by raising wages the position of the individuai Italian would be improved as far as his ability to satisfy his needs is concerned. On both these factors the rate of exchange has an enormous influence and contributes to the seriousness of the situation.

Whatever the ultimate purpose of the Allies may be with regards to Italy's financial and economie problems, it seems obvious that it is, in any case, of essential importancc to keep the contro! of the currency firmly in hand and this can only be done by avoiding that monetary movements acquire such a momentum as to overcome any effort to contro! the situation.

The food problem is of primary importance with regard to inflation. Only when the Italian population will be in a position to actually rely on a ration of essential foodstuffs sufficient to constitute a reasonable basis for livelihood and when this ration will be obtainable without having recourse to the black market will the pressure relax which is now being exherted, especially by the population of the towns, in a vain effort to secure essential foodstuffs such as bread, maccaroni, olive oil, fats. It is this pressure which, through its repercussion of the market for commodities and services, contributes strongly to inflate prices al: round.

Allied Military Officers generally requisition for exclusive use of the troops entire industriai plants (cement factories, sa w milis, mechanical workshops etc.) of which they take full and exclusive possession also when the actual needs of the troops represent only a small percentage of the productive capacity of such plants. The paralyzing effects of this practice on any effort towards reconstruction and its result of further rcducing the output of essential commodities needs no elucidation.

It is also quite obvious that similar effects derive from the practice constantly followed by military bodies of removing from undamaged or only partially damaged plants machinery or parts of machinery without the slightest consideration as to the consequences of such removal on the existing or easily obtainable efficiency of such plants.

It seems further essential: a) that there may be better coordination and more uniformity in the measures designed to meet current developments. In great many instances civil or financial officers in the various provinces act as if each individuai province were a different nation; b) that problems may be examined more speedily in order to reach timely decisions.

It is a common saying amongst both Allied officers and Italian officials that any request, proposal or submission of problems has to be echoed four or five times before i t reaches the authority who has power to decide. By the time this is done the originai utterance has lost ali sound and significance and by the time an answer is received new problems have arisen and very often the decision does not fit any longer into the picture.

In the financial and economie field an acute need is felt that some Allied Authority with sufficient powers to dea! with the situation (within the generai lines of the policy decided upon at headquarters) be on the spot in a position to act promptly according to circumstances.

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IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA COMMISSIONE ALLEATA DI CONTROLLO

NOTA VERBALE 1 . Brindisi, 29 gennaio 1944.

l. Il R. Governo ha esaminato con la maggiore attenzione il progetto d'accordo speciale fra Italia da una parte, la Commonwealth britannica e Stati Uniti dall'altra, per l'organizzazione e l'impiego dei prigionieri di guerra italiani attualmente sotto il controllo delle due predette Potenze 2 •

2. -Secondo i termini di tale progetto, l'accordo dovrebbe essere concluso in conformità «all'intenzione espressa dal Governo italiano di cooperare con le Nazioni Unite alla sconfitta della Germania». Si rileva che l'intenzione di battersi contro la Germania espressa dal R. Governo al momento dell'armistizio, si è già concretata nei cinque mesi susseguenti, in una effettiva cooperazione bellica, la cui estensione, nel campo propriamente militare, sarebbe, se gli Alleati l'avessero consentita, molto maggiore dell'attuale. Comunque, non si tratta più dunque di un'intenzione, ma di una collaborazione già in atto, da integrarsi anche mediante l'utilizzazione e l'impiego dei prigionieri di guerra. 3. -Secondo l'art. l del progetto d'accordo i prigionieri di guerra italiani sotto il controllo della Commonwealth britannica e degli Stati Uniti, potranno avere la possibilità, a discrezione delle predette Potenze, di arruolarsi come volontari per servire in unità o formazioni organizzate su basi militari, o di essere altrimenti

I È conservata solo la minuta in italiano. 2 Tale progetto era la risposta dell'A. C. C. al D. III.

impiegati sotto il comando, non solo nordamericano e britannico, ma di qualunque delle Nazioni Unite, in qualunque parte del mondo ed in qualunque mansione possa essere considerata conveniente nell'interesse della causa comune da qualunque dei predetti Governi.

L'impiego e l'utilizzazione dei nostri prigionieri non avrebbe dunque (nonostante che nel preambolo si parli esclusivamente di guerra alla Germania) nessuna limitazione geografica ed essi potrebbero essere conseguentemente impiegati in qualunque dei cinque continenti e da qualunque delle quarantaquattro Nazioni Unite. Il loro impiego non avrebbe inoltre alcuna limitazione di compiti e di mansioni: essi potrebbero dunque essere impiegati in qualunque lavoro anche indecoroso che possa essere loro imposto da qualunque delle predette Nazioni.

I nostri soldati così impiegati a totale e assoluta discrezione altrui, dovrebbero ciò nonostante continuare a conservare lo stato di prigionieri di guerra, con la semplice assicurazione che il loro trattamento verrebbe migliorato, soltanto se e quando le circostanze lo permetteranno.

4. -Lo stesso articolo l dispone che tutti i prigionieri italiani che non saranno disposti ad arruolarsi come volontari, o i cui servizi saranno considerati come impraticabili o indesiderabili da qualunque dei predetti Governi, saranno soggetti ad essere impiegati dovunque e in qualunque mansione ritenuta conveniente dal governo che li detiene e saranno trattati esattamente come lo erano prima dell'armistizio. 5. -Benché lo stato di prigionieri di guerra sia comunque mantenuto immutato, l'art. 4 dispone che la protezione consentita ai nostri prigionieri dalla Convenzione di Ginevra del 27 luglio 1929, sia dichiarata caduca e l'art. 8 fa altrettanto per tutte le disposizioni della stessa Convenzione che contrastino col progetto stesso. In sostanza cioè, i prigionieri italiani perderebbero ogni protezione loro consentita dalle convenzioni internazionali ed il R. Governo ogni possibilità di decisione o di iniziativa nei loro confronti. 6. -L'accordo infine potrà, secondo l'art. 7, essere denunziato senza preavviso e per quel che la concerne, da qualunque Potenza, salvo naturalmente l'Italia; tutti i pagamenti effettuati ai componenti delle forze italiane (a termini dell'accordo finanziario annesso all'accordo principale) sarebbero a carico del R. Governo; un Maresciallo d'Italia (e tutti gli altri in conseguenza) sarebbe retribuito notevolmente meno di un policeman ecc. 7. -Si ritiene che la semplice esposizione delle disposizioni dell'accordo fatto più innanzi basta per se stessa a dimostrare le ragioni per le quali esso non può costituire neanche una base di discussione. Qualunque Governo che ritenesse di apporvi la sua firma sarebbe indubbiamente travolto dall'opinione pubblica dell'Italia liberata e cadrebbe automaticamente nel più certo discredito da parte degli italiani del territorio occupato. Esso, d'altra parte. non solo non può costituire incentivo alla collaborazione dei prigionieri alla guerra, ciò che dovrebbe essere lo scopo fondamentale dell'accordo e il comune fine da conseguire, ma, anzi, le sue durissime disposizioni scoraggerebbero ed annullerebbero in modo certo ogni e qualunque proposito in quel senso. 8. -Il R. Governo ricorda che il Generale Gazzera, nello scorso novembre, ha discusso a Washington con il Provost Marshal Genera! e con i generali White e McManny dello Stato Maggiore nordamericano, un progetto di massima, relativo all'organizzazione militare dei prigionieri di guerra italiani, sia per la protezione di servizi ausiliari negli Stati Uniti, sia per la preparazione ad operare in guerra sul fronte italiano. Secondo venne comunicato al Generale Gazzera, il predetto progetto, che aveva ricevuto l'approvazione di massima dei predetti alti ufficiali nordamericani, doveva essere tradotto in uno schema di accordo da sottoporsi all'approvazione del Governo italiano e di quello britannico, per trovare quindi attuazione tanto per i prigionieri italiani detenuti negli Stati Uniti, quanto per quelli che sono sotto controllo della Commonwealth britannica. Tale progetto è stato comunicato alla Commissione di Controllo con lettera diretta dal Maresciallo Badoglio al Generale Joyce sin dal 5 gennaio 1 , insieme alla preghiera che si sospendessero tutti gli inizi di esecuzione di misure prematuramente adottate in India nei confronti dei nostri prigionieri, segnalate al suo ritorno dalla prigionia dal Generale Piacentini.

Il R. Governo richiama l'attenzione della Commissione di Controllo sul progetto Gazzera-Provost Marshal Genera! e ha l'onore di proporre che una piccola Commissione mista italiana, nordamericana ed inglese sia immediatamente nominata dalle tre parti allo scopo di discutere la complessa questione di giungere ad una sollecita, amichevole conclusione.

Il R. Governo conferma, concludendo, la sua fermissima decisione di integrare il suo sforzo bellico anche attraverso la totale cooperazione dei suoi prigionieri; ricorda che essi ascendono approssimativamente, fra Gran Bretagna e Stati Uniti, a circa 27 mila ufficiali e 420 mila sottufficiali e uomini di truppa (è cioè problema che investe direttamente, con le famiglie, dai tre ai quattro milioni di italiani); si augura che i metodi di utilizzazione e di impiego che saranno discussi dagli Alleati siano i più atti a raggiungere il fondamentale scopo comune, che è quello di battersi contro i tedeschi, e, in pari tempo, a distanza di cinque mesi dall'armistizio, i più suscettibili di influire, decisamente e favorevolmente, salvaguardando l'umana dignità del Popolo italiano, sui rapporti fra le nostre rispettive Nazioni.

130

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. SEGRETA !16. Algeri, 30 gennaio 1944 (per. il 23 febbraio).

Al Generale bolscevico Solodovnik, che a quest'ora deve essere in Italia, ho accennato all'opportunità che un italiano vada a Mosca per parlare un po' dell'I

l Vedi D. III.

talia di oggi, delle sue necessità, delle sue giuste aspirazioni. Il Generale Solodovnik ha accolto l'idea molto favorevolmente e mi ha promesso di parlarne a Vyshinsky.

Se Lei avrà occasione, come credo, di incontrarsi con lui, e se crede potrebbe ribattere l'argomento.

Non ho avuto più notizie di quanto avevamo assieme parlato nella mia ultima venuta costà. La Sua proposta al riguardo come è stata accolta? Me ne può dire qualcosa?

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L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AJETA, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

T. 119/17. Lisbona, 31 gennaio 1944 1•

Nelle precise linee di quanto riferito in data 8 gennaio n. 52 , ho l'onore di informare l'E.V. che questa R. Legazione ha ripreso contatto con rappresentanti principali Repubbliche sud e centro americane allo scopo di poter raccogliere direttamente ogni utile notizia circa nostre collettività e in vista anche di una possibile auspicabile futura ripresa delle nostre relazioni con America latina.

Particolarmente nelle conversazioni fin qui avute con Ambasciatore Brasile e con Ministri Messico, Venezuela, Uruguay ho potuto rilevare sicura comprensione tutti problemi connessi alla ricostruzione di un'Italia democratica e sincera simpatia per nazione italiana che insieme Nazioni Unite-lotta per sua liberazione.

Mentre mi riservo riferire su possibili sviluppi, informo che questo Ministro del Messico mi ha testè rimesso, su istruzioni ricevute, un telegramma del suo Governo con il quale si da atto dei sentimenti di simpatia che animano il Governo messicano nei riguardi del popolo italiano e si comunica che sono state abrogate tutte le misure restrittive adottate in conseguenza dello stato di guerra nei confronti sudditi italiani residenti in Messico 3 .

1 Una nota sull'originale avverte: «Il presente telegramma viene rimesso in data odierna alla locale Legazione degli Stati Uniti d'America per la cortese trasmissione in via telegrafica». Pervenuto tramite l'A.C.C. il 15 febbraio ma in archivio non è conservato il testo inglese.

2 Il T. 619/5 dell'8 gennaio da Lisbona non si pubblica perché essendo stato affidato per l'inoltro a Raimondo Manzini (vedi D. 196), questi lo recapitò il 26 aprile. Il contenuto si ispira agli stessi concetti esposti nella citata lettera.

3 Con successivo T. 155/21 del 9 febbraio 1944 Lanza d'Ajeta aggiungeva: «Further to my telegram No. 17: Reference to official communication I received from the Mexican Minister on behalf of his Government, I consider it advisable -more particularly as regards broader aspects of situation laid before your Excellency in my report No. 5 -to draw your Excellency's attention to the fact that an expression of confident appreciation for the Mexican declaration on the part of the Royal Government would seem advisable and urge~t». Vedi D. 138.

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DELLA SEZIONE POLITICA DELL'A.C.C., REBER

L. PERSONALE l. Brindisi, 2 febbraio 1944.

Il Comitato esecutivo dell'Ufficio Internazionale del Lavoro si è riunito il 17 gennaio scorso a Londra allo scopo di organizzare una Conferenza internazionale del Lavoro, in un momento da determinarsi.

Voi sapete che l'Italia lasciò prima della guerra la Società delle Nazioni e tutte le organizzazioni connesse. Ora il R. Governo intenderebbe riprendere il suo posto presso l'Ufficio Internazionale del Lavoro.

Poiché la Presidenza dell'Ufficio è attualmente nordamericana, io mi rivolgo a Voi per pregarVi di far pervenire al signor Carter Goodrich, Presidente dell'Ufficio e rappresentante degli Stati Uniti, la domanda ufficiale del R. Governo di essere riammesso a far parte dell'Ufficio Internazionale del Lavoro, di cui fece parte sin dalla sua costituzione.

Vi sarò grato, caro Reber, se vorrete cortesemente dar sollecito corso alla nostra richiesta, tenendo presente che il R. Governo considera particolarmente importante di far parte della Organizzazione Internazionale del Lavoro, al momento in cui essa si accinge a riprendere la sua attività 2•

133

IL CONSOLE GENERALE A TANGERI, BERlO, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

TELESPR. RISERVATO 81/31. Tangeri, 2 febbraio 1944 3•

Le recenti dichiarazioni fatte il 19 gennaio da Jacquinot, Commissario alla Marina, all'Assemblea Consultiva di Algeri, sulla opportunità che la flotta da guerra francese sia potenziata dalla cessione alla Francia da parte degli Alleati di unità italiane, pone ancora una volta sul tappeto il problema delle relazioni italo-francesi. Può essere interessante nel momento attuale dare uno sguardo retrospettivo all'atteggiamento assunto dai circoli dirigenti di Algeri in dipendenza degli avvenimenti svoltisi in questi ultimi mesi nel nostro Paese.

L'evoluzione dell'atteggiamento francese si può dividere in due fasi: la prima si riferisce al periodo immediatamente anteriore all'armistizio; la seconda a quello posteriore. Sono troppo note le relazioni fra i due paesi prima della caduta di

1 È conservata solo la minuta in italiano. 2 La domanda fu poi inviata direttamente al presidente del Consiglio d'amministrazione del

B.I.T. con lettera di Bonomi del 24 marzo, n. 1484. Per la risposta vedi D. 306. 3 Manca l'indicazione della data d'arrivo.

Mussolini perché valga la pena di ritornarvi sopra. Il «colpo di pugnale nella schiena», le «vessazioni» ed il «fallimento» delle nostre Commissioni di armistizio sono stati gli «slogans» che hanno caratterizzato lo stato d'animo francese nei nostri riguardi, stato d'animo che si ripercosse in modo particolarmente sfavorevole sulle nostre collettività residenti nel Nordafrica francese.

Quando gli avvenimenti del 25 luglio lasciarono prevedere la possibilità che tutto il problema italiano potesse essere tra breve riveduto, i sentimenti di rancore e di gelosia largamente diffusi tra la popolazione francese aumentarono di intensità e furono attizzati dalla speranza di una rivincita che cancellasse l'onta della sconfitta. La speranza che la Francia potesse anch'essa dettare con gli Alleati le condizioni di una pace con l'Italia motivarono le note dichiarazioni di de Gaulle in data 27 luglio. «<l cambiamento del potere in Roma -egli disse -potrà porre prossimamente la questione della resa dei conti. È evidente che la resa di tali conti non può essere valida né durevole senza la Francia. Infatti geografia, storia, economia, cultura e religione fanno sì che per territorio ed idee l'Italia e noi siamo uniti a tal punto che non vi può essere una sistemazione generale della penisola che non intacchi profondamente anche la Francia e che possa per conseguenza costituire una base per l'avvenire se noi non partecipiamo ad essa».

Come è noto, malgrado le dichiarazioni e gli avvertimenti francesi, l'armistizio con l'Italia fu concluso dagli anglo-americani non soltanto senza previa consultazione della Francia ma !asciandola anzi completamente all'oscuro dei negoziati in corso.

Tale soluzione ferì profondamente l'amor proprio francese e formò oggetto di una vibrante protesta da parte del Comitato di Algeri. Detto organismo espresse infatti la sua delusione agli Alleati nel constatare che, pur avendo portato un valoroso e costante contributo alla causa comune, la Francia fosse stata scartata dalla discussione di problemi per essa essenziali ed alla soluzione dei quali essa era maggiormente interessata di qualsiasi altra potenza. Da quanto si è potuto intuire localmente sembra che motivo di risentimento sia stata anche la circostanza che i RR. Rappresentanti all'estero non abbiano preso immediatamente contatto con quelli francesi, in analogia a quanto era stato fatto con quelli inglesi ed americani. Comunque sia, il cambiamento di regime in Italia e lo schieramento del nostro Paese dalla parte degli Alleati nel conflitto attuale, anziché produrre una distensione nei rapporti franco-italiani, sembra aver provocato nel Nordafrica francese un atteggiamento di maggiore intransigenza. Nei circoli ufficiali ed ufficiosi e nella stampa nordafricana sovente sono messe in rilievo notizie sfavorevoli nei nostri riguardi. Non solo vengono presentati sotto aspetto tendenzioso le divisioni esistenti nell'Italia del Sud tra i vari partiti, il problema dinastico, lo sforzo del Maresciallo Badoglio per ricostruire l'unità degli italiani, le opposizioni e le critiche di Sforza e di Croce, le interferenze della Commissione Alleata di Controllo per l'Italia, ma sono anche ridicolizzate con fotografie e commenti inopportuni le nostre Forze Armate. A tale proposito trasmetto in allegato due ritagli dal settimanale Vaincre del 14 novembre e 5 dicembre contenenti fotografie e commenti per noi particolarmente offensivi.

Tutto l'atteggiamento francese lascia intendere che fino al momento in• cui rivendicazioni, di cui tuttavia non si precisa la natura, non saranno prese in esame, i rapporti italo-francesi difficilmente potranno migliorare. Ciò risulta anche dal discorso tenuto 1'8 ottobre da de Gaulle, dopo la liberazione della Corsica ed in occasione del suo viaggio nell'isola, discorso nel quale, pur accennando in termini abbastanza calorosi alla fraternità latina, egli ha ribadito il concetto che dovrà essere fatta giustizia. «Vorrà forse la Francia, ha detto de Gaulle, una volta conseguita la vittoria e ristabilita la giustizia, fissarsi in un atteggiamento di rancore nei riguardi di un popolo per lungo tempo sviato ma che nulla di fondamentale dovrebbe dividere da noi? No certo, e lo dico appositamente qui stesso, giacché ci troviamo al centro di questo mare latino, di questo mare dal quale ci è venuta la civiltà ... Da Ajaccio vogliamo gridare la nostra speranza di vedere il mare latino ritornare un legame, invece di essere un campo di battaglia ... ».

Il sentimento di rancore per il fatto che la liberazione dell'isola sia stata effettuata in gran parte delle truppe italiane, appare chiaro in un'intervista concessa il 10 ottobre alla stampa. Ad una domanda di un giornalista che accenna al problema italiano de Gaulle risponde crudamente: «Avete visto gli italiani? Sono 75 mila in Corsica. Che cosa devono fare? Devono andarsene». Ed alla domanda se dette truppe hanno dato ai francesi un aiuto importante, risponde seccatamente: «No!» «Hanno recato fastidio in modo sensibile alle truppe tedesche?» Identica laconica risposta.

II problema tunisino ha fatto oggetto, nella seconda metà di novembre, di numerosi commenti, nella stampa nordafricana e di un importante discorso di Massigli pronunziato davanti all'Assemblea Consultiva in data 24 novembre. Anche su tale argomento identico desiderio di svalutare l'oper~ dell'Italia ed il contributo dato dal nostro Paese per lo sfruttamento e la messa in valore del Protettorato. La tesi che la stampa ha sostenuto è quella che prima del trattato di protettorato gli italiani residenti in Tunisia si riducevano a poche centinaia. L'emigrazione italiana si sarebbe svolta in un periodo successivo, quando cioé l'attività e l'organizzazione francese avevano reso possibile l'afflusso di elementi dall'Europa. Si ammette il contributo di lavoro dato dall'Italia ma lo si limita a quello strettamente manuale, riservandosi alla Francia l'iniziativa, la direzione, i capitali ed il lavoro specializzato.

Nei discorsi di cui si è fatto menzione, Massigli afferma che «il problema italiano che ha pesato con un onere così grave sulle relazioni tra la Francia e la sua vicina, deve essere risolto». Ricorda in seguito le parole di de Gaulle: «Il Comitato della Liberazione si augura che, una volta regolati i conti, si ristabiliscano rapporti armoniosi. Ma ciò supgone una liquidazione preventiva dell'ipoteca italiana sulla Tunisia. Il colpo di pugnale del 1940 ha ucciso le convenzioni del 1896. Esse sono morte. Non risusciteranno mai più».

La questione tuttavia che maggiormente attira la attenzione dei francesi è quella della nostra flotta. Le autorità di Algeri hanno accolto con malumore che l'Italia sia riuscita a trarre in salvo la sua flotta, mentre quella francese è stata nella maggioranza affondata a Tolone e che le nostre navi continuino a navigare con bandiera ed equipaggi italiani. È in relazione a tale stato d'animo che vanno valutati i molteplici accenni alla possibilità che unità da guerra italiane passino in dotazione alla Marina francese, accenni di cui si è fatto ufficialmente interprete il Commissario alla Marina, Jacquinot.

A rialzare le molteplici delusioni inflitte all'amor proprio dei francesi si è inscenata, come riferisco settimanalmente nei miei rapporti stampa, una magniloquetl.te campagna propagandistica magnificante il valore e l'importanza delle operazioni militari condotte dalle truppe francesi in territorio italiano. Alcuni giornali arrivano perfino a paragonare tali operazioni a quelle di Carlo VIII, di Luigi XII, di Francesco I, di Bonaparte e di Napoleone III (Paris del 14 gennaio). Tutto ciò, è sintomo della profonda crisi morale attraverso la quale sta passando il popolo francese, crisi tanto profonda da offuscare il tradizionale spirito critico dei francesi ed il loro senso delle proporzioni.

Questo stato di cose trova riscontro nell'atteggiamento di attesa e di riserva che sembra ispirare le locali autorità francesi nei nostri riguardi e che certamente è dettato dal Governo di Algeri.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

TELESPR. RISERVATO 848/357. Madrid, 7 febbraio 1944 (per. il 28 marzo).

Miei rapporti n. 129/61 1 e 135/67 2 dell'8 gennaio u.s. Nella seconda quindicina di gennaio ho ricevuto la visita del nuovo Ambasciatore del Perù Dott. Riccardo Rivera Schreiber, visita che ho restituito giorni or sono.

Nel corso dei nostri cordiali colloqui il mio collega peruviano ha rilevato l'importantissimo contributo fornito dal genio e dal lavoro italiano allo sviluppo del Perù. La colonia italiana in quel Paese occupa, in molti campi, una posizione di primo ordine. Anche dopo la dichiarazione di guerra -mi ha assicurato il collega peruviano -gli interessi italiani in Perù sono stati rispettati e tutelati nel miglior modo possibile: così per esempio, nei casi dell'importante Banco Italiano di Lima e di una grande Società elettrica alle quali si è cambiato nome lasciando però sostanzialmente invariata la gestione.

Per parte mia ho tracciato un quadro della situazione italiana nei suoi successivi sviluppi ed ho illustrato l'opera di Sua Maestà il Re e del Maresciallo Badoglio. L'Ambasciatore Rivera Schreiber ha dimostrato molta comprensione nei nostri riguardi. Egli è sicuro che, al termine di questo conflitto, le Repubbliche sud-americane eserciteranno la loro influenza a favore dell'Italia nella quale riconoscono un fattore politico indispensabile per l'equilibrio internazionale.

L'Ambasciatore, venendo a parlare dei rapporti fra Perù e Spagna, ha osservato che essi sono in realtà meno stretti di quanto si voglia far qui apparire. Si insiste molto, da parte del Governo di Madrid, sul concetto della «ispanità» che dovrebbe essere alla base di una unità spirituale fra il popolo spagnolo e quelli dell'America latina. Ma nel contempo si dà spesso prova di una assoluta incomprensione dei fattori determinanti la politica estera delle Repubbliche sudamericane e del suscettibile orgoglio nazionale di queste ultime. Quando avvenne la rottura tra la Germania e molti Stati sudamericani, fu la Spagna ad assumere la tutela degli interessi tedeschi in tali Paesi: e con questo gesto compromise seriamente le simpatie di cui poteva godere nell'America del Sud. Del resto a Lima si ricorda ancora con un certo risentimento che il Governo peruviano donò vent'anni or sono a quello

l Vedi D. 114. 2 Non rinvenuto.

spagnolo uno dei più begli edifici della capitale per installarvi la sua Ambasciata; mente il Governo spagnolo non ha ancora contraccambiato in alcun modo il gesto peruviano.

L'Ambasciatore Rivera Schreiber è piuttosto pessimista nei riguardi della Spagna in quanto ritiene che il Generalissimo Franco non si sia ancora reso sufficientemente conto che la situazione internazionale si è radicalmente modificata; e mantiene pertanto, in politica estera, una linea di condotta che potrà in futuro essere fatale per il suo regime.

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IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. 139/1. Algeri, 7 febbraio 1944.

Ho avuto un lungo colloquio con il Comandante in seconda del Mediterraneo, Gen. Devers, dopo il suo ritorno dal fronte. Qualche giorno prima ne avevo avuto uno anche con il Gen. Wilson.

Mentre quest'ultimo, pur essendo molto gentile ed esternandomi sentimenti amichevoli e pur dicendomi di interessarsi molto alla mia esposizione, ha concluso pregandomi di concedergli il tempo per orientarsi su argomenti a lui nuovi, il primo mi ha dimostrato di essere al corrente e di avere già delle idee proprie.

A l'uno e all'altro io sono andato a ripetere, in sostanza, quanto avevo già detto ai loro predecessori sulla necessità ed opportunità di prendere una buona volta una decisione radicale riguardo la nostra cooperazione militare.

Prendendo lo spunto dalla dichiarazione conclusiva del recente convegno di Bari, nella quale si critica il Governo di V.E. per non essere riuscito in una effettiva collaborazione militare, ho fatto rilevare che se gli Alleati vogliono, come dicono, sostenere il Governo, devono riconoscere l'impellente necessità, anche sotto questo punto di vista, di accettare il concorso delle nostre armi.

In particolare ho insistito che siano accelerati i tempi per il trasporto della «Nembo» e delle altre truppe che il Comando in Capo italiano avesse in animo di trasferire dalla Sardegna concedendoci, oltre all'incrociatore, l'impiego di nostre navi. Facevo presente al riguardo che il logorio dell'accanita battaglia deve far nascere nell'Alto Comando il desiderio di poter disporre di altre forze, forze che noi potremmo fornire purché ci diano le armi e quant'altro ci necessita. Soggiungevo che è per noi assai doloroso vedere combattere in Italia truppe francesi e polacche senza che i nostri soldati partecipino alla lotta.

Lo scopo di questi miei colloqui è stato quello di ricostruire, nei due maggiori esponenti dell'Alto Comando, quella mentalità amichevole nei nostri riguardi che si era creata col Gen. Eisenhower e con il Gen. Smith, ambedue assai ben disposti

1 In Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

verso di noi. Pur rendendomi conto della nuova situazione, per la quale sull'impiego delle truppe è arbitro il Gen. Alexander, ho cercato di convincere il Comandante ed il Vice Comandante, i quali hanno pur sempre la responsabilità della intera situazione, che un aiuto effettivo noi potremmo dare, aiuto più valido, per evidenti ragioni morali e di ambiente, di quello che essi ricevano dalle truppe di altra nazionalità.

Concludevo dicendo che se l'Alto Comando avesse risolto il problema in linea di principio, avrebbe saputo trovare i materiali ed i trasporti occorrenti.

Il Gen. Devers ha convenuto con me su quanto ho esposto dicendosi convinto che l'apporto nostro alla guerra sarebbe di grande vantaggio. Mi ha poi soggiunto che il Gen. Wilson e lui stesso sono molto favorevoli alla nostra partecipazione e che però si preoccupano soltanto di metterei in effettiva condizione di poter entrare in linea con i mezzi adeguati e di poter sostenere per lungo tempo la lotta.

A quest'ultimo proposito mi ha comunicato che il Comando in Capo è oggi in grave difficoltà per rifornire le truppe francesi in uomini e materiali, dopo le gravi perdite subite.

Ho risposto che mi rendevo perfettamente conto di ciò e che anzi apprezzavo le intenzioni perché esse dimostrano un interesse amichevole verso di noi, ma che questioni del genere potevano essere studiate e risolte di comune accordo con il Comando Supremo italiano, il quale non darebbe mai il proprio consenso all'impiego di nostre truppe se non le ritenesse pronte, sotto tutti i punti di vista, alla lotta.

Questa prima parte del colloquio si è conclusa con una esplicita dichiarazione del Gen. Devers, il quale mi ha assicurato di porre ogni buona volontà e «il suo cuore di soldato amico dell'Italia», per venire incontro ai nostri legittimi desideri.

Si è poi parlato delle operazioni sul fronte italiano. Egli ritiene che le truppe della testa di sbarco potranno resistere alla controffensiva tedesca e che la risoluzione si avrà quando la Quinta Armata sarà riuscita ad aprirsi la strada oltre Cassino per Frosinone. In altri termini il concetto operativo è oggi il seguente: resistere nella zona della testa di sbarco e sfondare a cavallo della Casilina.

Se ne deduce che i vantaggi dello sbarco di Anzio sono, per ora, ben pochi e che essi potranno rivelarsi soltanto in seguito. D'altro canto i tedeschi hanno fatto affluire delle divisioni dal Nord, ed alla data di oggi ben sei divisioni circondano le truppe del Sesto Corpo d'Armata alleato.

136

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 14 febbraio 1944.

Il Signor de Panafieu, rappresentante della Francia presso la Commissione di Controllo e il Comitato Consultivo per l'Italia, mi informa:

l) che è in corso lo sbarco a Napoli di una terza divisione francese diretta al nostro fronte. Tale divisione sarebbe la migliore unità di cui il Comitato di Liberazione dispone e a cui maggiormente tiene il Generale Giraud;

2) che i rapporti stabilitisi immediatamente fra truppe francesi e italiane sono cordialissimi. Ciò che gli ho confermato anche da parte mia. Egli ha tenuto ad assicurarmi che la recente disposizione adottata dal Generale Clark, che pone il nostro raggruppamento agli ordini del Generale Juin, è di iniziativa esclusivamente americana;

3) che il Comitato di Liberazione si dispone a riconoscere ufficialmente l'Italia quale cobelligerante, ciò che potrà vantaggiosamente influire sulle relazioni itala-francesi, chiarire l'atmosfera fra i due Paesi, giovare alla soluzione di problemi concreti quali quello dei prigionieri italiani sotto controllo francese, normalizzazione della situazione in Corsica, ecc..

4) A suo avviso, il Generale de Gaulle avrebbe in animo, appena regolate le maggiori questioni itala-francesi, di promuovere una qualche forma di federazione latina. Come riprova del rinnovato interesse francese alle cose italiane, mi ha annunziato la recentissima costituzione di uno speciale ufficio «Italia» presso il Commissariato francese agli Esteri, cui è stato posto a capo il Consigliere Nicot, alle dipendenze del Direttore Generale Guérin, ambedue noti per le loro simpatie verso l'Italia.

137

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 14 febbraio 1944.

Secondo informazioni di parte britannica il Signor Vyshinsky, che è partito qualche giorno fa per la Russia, non farà più ritorno né ad Algeri né in Italia. Anche Macmillan e Murphy sono rispettivamente a Londra e a Washington. Il Comitato Consultivo per l'Italia entrerà in conseguenza in una fase relativamente lunga di inattività.

L'allontanamento di Vyshinsky, che è stato chiamato a Mosca per svolgervi un importante compito, è certamente da deplorare, in quanto egli ha svolto in Italia un'azione che sembra in complesso qualificabile come equilibrata e sennata.

138

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AIETA

T. 97/16. Salerno, 16 febbraio 1944 1•

Thank Mexican Minister for notification contained in your telegram N. 17 2• Ask him to kindly inform his Government that news abrogation ali restrictive

l Consegnato aii'A.C.C. il 17 febbraio. 2 Vedi D. 131.

174 measures adopted during state of war against Italians residing in Mexico, has been highly appreciated by Italian public opinion. The Royal Government on this occasion wishes to stress particularly their cordial sentiments of friendship and their desire to re-establish with Mexico those ties of mutuai collaboration that have always been traditional between the two countries 1•

139

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AJETA

L. PERSONALE. Salerno, 16 febbraio 1944 2 .

Ti accludo una mia lettera aperta diretta a codesto Ambasciatore del Brasile, Neves da Fontoura. Prendine visione, chiudila e consegnala personalmente al destinatario.

In sostanza, da parte nostra tentiamo di fare, tra l'altro, ulteriori passi oltre la cobelligeranza. Una ripresa di relazioni diplomatiche normali con l'America latina potrebbe rappresentare appunto questo.

Aggiungerò, a titolo personale, che non credo possibile e attuabile, prima di Roma, una effettiva ripresa di relazioni. Ma quel che basterebbe è una dichiarazione comune in cui si affermi che la ripresa di relazioni è stata decisa e che sarà attuata in pratica appena possibile. Dopo Roma, ogni cosa sarà più facile. E se difficoltà di questo genere ti fossero prospettate, puoi lasciare intendere che la questione potrebbe essere avviata in questi termini.

Dammi notizie per lo stesso tramite per cui riceverai questa lettera 3•

ALLEGATO

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE DEL BRASILE A LISBONA, NEVES DA FONTOURA

L. PERSONALé. Salerno, 14 febbraio 1944.

Mi è rimasta impressa nella memoria l'accoglienza cordiale da Lei fattami or è qualche mese a Lisbona, quando venni a trovarla per la prima volta dopo l'Armistizio. E le parole particolarmente amichevoli ch'Ella disse in quell'occasione nei confronti del mio Paese, che attraversava allora e tuttora attraversa uno dei momenti più duri e più grigi della sua storia.

l Come risulta dal D. 157 questo telegramma non giunse a Lisbona. Ne fu consegnata copia all'A.C.C. per ripetizione il 18 marzo (f. 273/44).

2 Per la trasmissione una nota avverte: «Affidata a Manzini. 7 marzo 1944».

3 Per la risposta vedi D. 196.

4 Un'annotazione avverte: «Approvata dal Maresciallo».

Pensavo da tempo di rivolgermi direttamente a Lei, quale Rappresentante più autorizzato del Brasile in Europa, per esporle alcune considerazioni che interessano l'Italia, ma che potranno indubbiamente interessare anche il Brasile e comunque la latinità, di cui Ella è, Signor Ambasciatore, così alto ed efficace interprete.

Le spiego, in breve, il mio pensiero. Com'Ella sa, salvo l'Argentina con cui abbiamo sempre mantenuto rapporti normali, tutte le altre Repubbliche sudamericane erano con l'Italia o in stato di guerra o in rottura di relazioni diplomatiche. Tale situazione, che in parte perdura, è diventata oggi irreale ed anormale.

L'Italia è infatti oggi nemica della Germania, cui ha dichiarato la guerra e contro la quale si batte con tutta la sua flotta, aviazione e quella parte dell'esercito che gli Alleati le consentono di impiegare.

Ora, io penso che il Brasile, con l'enorme autorità e prestigio che gode in tutta l'America latina, potrebbe farsi iniziatore di una ripresa dei rapporti diplomatici e consolari con l'Italia da parte di tutte le Repubbliche sudamericane, appunto basandosi sulla lealtà con la quale il R. Governo collabora da quasi sei mesi alla guerra comune. Potrebbe cioè adottare una iniziativa che adegui la situazione nostra e dell'America latina a quella che è l'effettiva realtà dei fatti.

Credo che nessuno più e meglio del Brasile potrebbe farsi iniziatore di un'azione politica siffatta: sono i latini d'America che, in una crisi per noi gravissima, porgono la mano ai latini d'Europa. È, sopratutto, il Brasile che, in nome della comunità di razza, di lingua, di religione, decide e compie un largo, umano gesto di riconciliazione e di pacificazione verso l'Italia e verso Roma. E, sopratutto, il Brasile che si fa interprete, come lo Stato sudamericano più forte e più responsabile, di una politica umana, latina, cattolica.

Un'iniziativa del genere non potrebbe d'altra parte che suscitare vasti e pressocché unanimi consensi, non soltanto fra le collettività italo-brasiliane, ma anche fra i molti milioni di italiani di origine che sono oggi leali cittadini della Repubblica sudamericana e degli Stati Uniti. E sarebbe evidentemente accolta da quarantacinque milioni di italiani, i quali ripiglieranno, dopo la crisi, il loro posto in Europa, con quei vivi e profondi sentimenti che formano il sostegno e la base di ogni duratura e salda politica di amicizia per il presente e per l'avvenire.

Sento dire, né ho modo di accertarlo, date le scarsissime informazioni in nostro possesso, che un corpo di spedizione brasiliano si prepara a sbarcare in Europa fra brevissimo. Quale migliore e più propizia occasione se tale fatto militare potesse essere preceduto da una comune dichiarazione, sia pure per il momento soltanto teorica, che per iniziativa brasiliana fosse fatta da venti Repubbliche sudamericane nel senso descritto?

Naturalmente una dichiarazione di questo genere dovrebbe altresì essere accompagnata dall'annunzio della contemporanea abolizione di tutte le misure restrittive adottate nei confronti dei cittadini italiani durante lo stato di guerra. Tale abolizione sarebbe tanto più opportuna ed agevole in quanto, com'Ella sa, gli stessi Stati Uniti l'hanno senz'altro adottata subito dopo la dichiarazione di guerra, come riconoscimento dell'apporto di attività, disciplina, lavoro degli italiani nel Nord America; e ci è stata annunziata qualche settimana or sono, con cordiali parole di comprensione e di simpatia, anche dal Governo messicano. Occorrerebbe dunque soltanto generalizzarla ed estenderla a tutta l'America latina.

Voglio dire subito che ho parlato sulle generali della questione anche con gli anglo-americani. E che la mia proposta li ha trovati -a quanto ho ragione di ritenere consenzienti.

Ma è certo che una parola che fosse detta in proposito dal Suo Governo, avrebbe oggi moltissimo peso ed efficacia.

Ed è perciò, Signor Ambasciatore, che io La prego di voler esaminare queste mie brevi considerazioni con quello stesso cordiale spirito generoso con cui mi ha accolto a Lisbona e di volersi fare interprete della nostra richiesta presso il Suo Governo.

Sono convinto che se il Presidente Vargas vorrà disporre che, dopo i necessari passi presso le Repubbliche latino-americane, un'azione ufficiale sia fatta in questo senso da parte brasiliana presso Washington e Londra, si potrebbe con rapidità giungere a conclusioni favorevoli.

S.E. il Maresciallo Badoglio mi incarica di pregarLa di voler trasmettere al Presidente della Repubblica i suoi sentimenti di vecchio e costante ammiratore del Vostro Paese, che

"

ricorda con nostalgia, ed io La prego, Signor Ambasciatore, di credere ai sensi della mia gratitudine per tutto quanto riterrà di fare sull'argomento.

P. S. Do incarico al R. Incaricato d'Affari a Lisbona, Marchese d'Ajeta, di consegnarle la presente lettera. Egli potrà essere il tramite per tutte quelle indicazioni che crederà darmi sull'argomento 1 .

140

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA COMMISSIONE ALLEATA DI CONTROLLO

NOTA VERBALE 814. Salerno, 21 febbraio 1944.

l. Pursuant the request of the Allied Contro! Commission 2 and on the basis of art. 25 of the Armistice terms, the Royal Government are immediately recalling their diplomatic representative in Finland and should be grateful if the Commission will kindly approach the American Authorities with a view to their consenting to take over the protection of Italian citizens and interests in Finland.

2. -The Royal Government deems it necessary to point out in this occasion that the severance of diplomatic relations with Finland, at this moment when norma! relations ha ve not been as yet restored with any of the United Nations, shall certainly contribute to strenghten throughout Italian public opinion the feeling of utter isolation from the rest of the world in which Italy has been kept notwithstanding the six months which bave lapsed since the signing of the Armistice. The above action shall also authomatically bring about the opening in Helsinki, in piace of our Mission, of a Fascist Legation, hostile both to us and the common cause. 3. -The Royal Government also wish to point out that henceforth art. 25 of the Armistice terms could only find practical application in respect of three Balcan Countries. These Countries are and will always remain our neighbours. Our relations with them retain in consequence an extremely delicate character and have to be handled accordingly. The ltalian necessity of appeasement and cooperation, also, and indeed above ali, with her neighbours (a necessity which in no way and under no circumstance can obviously be in contrast with the essential goals of the common war) is a rea! and effective one. This necessity could hardly be reconciled with previsions which do not afford ltaly the possibility of assuming that her point of view be adequately taken into account on questions which directly and deeply affect her: in other words with provisions which do not consent an equitable and reasonable safeguard of her permanent politica! interests.

l Per la risposta vedi D. 228, allegato. 2 Vedi D. 125.

The Royal Government are consequently of the opinion that the above mentioned artide is undoubtedly among those provisions that Generai Eisenhower, as Commander in Chief, described in his letter of September 29th, 1943 to Marshal Badoglio in the following manner: «It is fully recognised by the Governments on whose behalf I am acting that these terms are in some respects superseded by subsequent events and that severa! of the clauses have become obsolescent» 1•

141

IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. PERSONALE. Washington, 21 febbraio 194P.

Generai Donovan has handed me your letter of January 274 , which will have my most earnest attention.

I thank you for expressing in this forthright way, as a soldier and patriot, your desire to give the greatest possible effectiveness to the effort the Italian armed forces are making to drive the Germans from their country, and to find every means to unite, to strengthen, and to sustain the ltalian people in this task.

I appreciate the candor of your letter. You will understand if I am equally frank. I do not underestimate the difficulties under which you and your countrymen have had to work in rendering that effective assistance so necessary to an early expulsion of the enemy. At the same time I feel that events since October 13 have made it evident that unti! the Government of Italy can also include the articulate politica! groups of anti-Fascist, liberai elements within its composition, it will not be possible for any Head of Government to organize the conduct of the war on such a broad national scale as the status of an ally would require. There is, I understand, a pian for the reconstruction of the Italian Government on a broad politica! basis as soon as the present criticai military situation will permit and not Iater than the liberation of Rome.

With ali these considerations in mind I feel that it would be better to hold in abeyance any major changes in our present relationship 5 .

1 Vedi D. 21.

2 Ed. in Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, cit., p. 1031.

3 Circa la data d'arrivo, un appunto di Prunas per Badoglio, in data 9 marzo, riferisce: «In via personale e segreta, il signor Reber desidera preavvertire il Maresciallo Badoglio che la risposta del Presidente Roosevelt alla lettera direttagli per il tramite del Colonnello Donovan è stata inoltrata in questi giorni da Washington per l'Italia, ove giungerà fra breve e gli sarà immediatamente consegnata».

4 Vedi D. 127.

5 Per la risposta vedi D. 187.

142.

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AJETA, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 173/30. Lisbona, 23 febbraio 1944 1•

This is with reference to my cable N° 172• My contacts with the Venezuelan Minister are shaping in a highly satisfactory way and he today handed me the following written message on behalf of his Minister of Foreign Affairs:

«It is with special attention and particular sympathy that my Government follows the action of the Royal Italian Government intended to achieve the country's liberation and reorganization in its loyal and earnest collaboration with the United Nations. My Government at the same time looks forward to hearing within a short time that Italy has firmly resumed the piace among free nations that she is entitled to by the rights of history and tradition».

Whit reference to my telegram N° 21 3• I venture to stress the advisability of a confidential gesture of appreciation on the part of the Royal Government as well as of suitable publicity being given to this news 4 .

143

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL

L. PERSONALE 5 . [Salerno], 23 febbraio 1944.

Ho ascoltato alla radio il Vostro discorso alla Camera dei Comuni. Vi ringrazio a nome delle Forze Armate italiane per il lusinghiero giudizio da Voi espresso sulla loro azione. Ma molto di più si potrebbe fare e notevoli contingenti di truppe italiane specialmente atte alla guerra di montagna potrebbero validamente concorrere all'azione degli Alleati se mi fossero inviate le armi e gli equipaggiamenti da tempo richiesti. Per quanto riguarda il governo da me presieduto avete constatato che una sola e ben precisa volontà lo guida: aiutare in tutti i modi i governi alleati per vincere la guerra. Il governo ritiene che le questioni interne debbano essere affrontate quando tutto il popolo italiano possa liberamente esprimere la sua volontà. Ma per ora una sola decisione deve primeggiare indiscutibilmente su tutto: battere i tedeschi 6 .

l Pervenuto il 2 marzo tramite l'A.C.C.

2 Vedi D. 131.

3 Vedi D. 131, nota 3.

4 Per la risposta vedi D. 154.

5 È conservata solo la copia della minuta in italiano.

6 Il [0 marzo Mason-MacFarlane scrisse a Badoglio: «As you asked, I telegraphed to the Prime Minister the message which you gave to me on the 23rd February. Mr. Winston Churchill has now replied requesting me to transmit to Y. E. his personal thanks for your message».

144

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO

T. 156/21. Salerno, 24 febbraio 1944 1•

My te1egram No 7 dated February 162•

On occasion Vyshinsky's stay in Italy I a1so submitted to him a request for 1ists of lta1ian prisoners in Russia and news of their present condition 3 . Any information we should receive from the Soviet Government would be of very great confort for families long without news and would be usefull our cause in Northern Italy where most of said families reside. Vyshinsky promised to forward and sponsor request. Please take up matter with your Soviet colleague and report results 4 .

145

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AJETA, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 174/31. Lisbona, 24 febbraio 1944 5•

Reference is made to instructions contained in Ministry's telegram N° 106 and have taken with Colombian representative, with whom I was already in touch, every suitable step.

When handing me the required Colombian declaration of belligerency, the latter, referring only to Germany, has formally made it clear that it was never his Government's intention that said declaration should apply also to the Royal Italian Government.

Subsequent press interpretation, by adopting an out of date formula stili mentioning Axis powers, is probably responsible for an error in which some people stili incur, thus giving rise to the illogica! misrepresentation so opportunely pointed out by Royal Ministry.

The Colombian representative, by the same occasion, has handed me an official message in which his Government ~while noting Royal Government's intention to resume norma! relations with Colombia and to reestablish the traditional close

I Consegnato all'A.C.C. lo stesso giorno.

2 T. 103/7, non pubblicato: conteneva istruzioni di sollecitare una risposta alla richiesta fatta a Vyshinsky di far assumere alle autorità sovietiche la protezione dei cittadini e degli interessi italiani in U.R.S.S., fino a quel momento affidata al Giappone.

3 Vedi D. 118, allegato.

4 Rocco rispose con T. per corriere 359/01 dell'Il marzo di aver personalmente interessato della questione il collega sovietico il quale avrebbe trasmesso la richiesta al suo Governo.

5 Pervenuto il 2 marzo tramite l'A.C.C.

6 Vedi D. 126.

180 friendship between the two countries -«welcomes with deep satisfaction this initiative to which it will give its early attention with a view to achieving its realiza ti o n».

I will report further on the matter and am forwarding relevant documentation by valise 1•

146

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 6/6. Roma, 24 febbraio 1944 2•

Ritengo doveroso riferire a V. E. che, secondo impressioni ricevute attraverso recenti conversazioni avute in Segreteria di Stato, la Santa Sede non manca di essere tuttora preoccupata per la situazione religiosa esistente nell'Italia Meridionale. È probabile che un tale stato di apprensione determinatosi in un primo momento per il completo isolamento in cui la Santa Sede si è trovata dopo l'occupazione tedesca di Roma, continui a perdurare per il fatto di essere la Santa Sede stessa tuttora nella impossibilità di comunicare direttamente con i propri Vescovi, né di essere ancora in grado di conoscere per altro tramite se ed in qual misura la situazione militare interferisca nell'esercizio del ministero pastorale.

In conseguenza però del recente passaggio all'amministrazione italiana di alcune provincie dell'Italia liberata mi permetto ora di suggerire che venga fatta giungere per il mio tramite alla Segreteria di Stato una parola di assicurazione circa le condizioni religiose di tali regioni.

Ciò mi parrebbe particolarmente opportuno in questo momento anche in considerazione della campagna scatenata dalla stampa tedesca e neofascista in seguito alla distruzione dell'Abbazia di Montecassino, che non ha mancato di suscitare, è bene riconoscerlo, una enorme impressione in tutti gli ambienti anche fuori del Vaticano.

Pur essendo ancora oggi ed anzi sempre maggiormente di precipuo interesse politico e contingente mantenere il più stretto riserbo per tutte le cose concernenti

1 Badoglio rispose con T. 204/31 del 6 marzo quanto segue: «Your 31. Explanations given by Columbian representative Lisbon are fully exhaustive. Thank him on my behalf adding that any solution furthering hearty and fruitful rapproachment between our two countries fully corresponds rea! and constant feelings of Italian people. For Columbia too it will be interesting to ascertain possibility adopting measures similar to these recently adopted by Mexico».

2 I dispacci di Babuscio Rizzo erano trasmessi, con il corriere vaticano, in Svizzera; di qui Magistrati ne trasmetteva per telegrafo una sintesi che l'A.C.C. provvedeva a fare pervenire al Ministero. Questo dispaccio giunse a Salerno il 21 marzo (T. da Berna n. 300/65) nella seguente sintesi di Magistrati:«It is suggested by our Chargé d'Affaires at the Holy See that in view of the resumption of Italian administration in the liberated provinces of ltaly, i t might be advisable for the Royal Government to give him instructions to forward assurances concerning religious conditions in Southern Italy to the Papa! Secretary of State. The Chargé d'Affaires believes that such a declaration would neutralize the German and neo-Fascist propaganda campaign which followed the Abbey Monte Cassino destruction. The Holy See, as you know, is not able as yet to communicate with bishops in Southern Italy and consequently does not have its own information as to whether the military situation is interfering with religious activities there. »

la Santa Sede, ed il Vaticano è certamente molto grato al R. Governo per un tale atteggiamento finora mantenuto, pur tuttavia credo che una parola di assicurazione su quanto precede giungerebbe estremamente gradita alla Segreteria di Stato.

Mi permetto sollecitare al presente dispaccio urgente riscontro 1•

147

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL, E AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT

L. PERSONALE2 . [Salerno, 25 febbraio 1944 p.

Il Governo da me presieduto, sebbene abbia avuto successive modificazioni nei suoi componenti, è sempre quello che, come avete Voi ed il Signor Roosevelt accennato nel primo messaggio a me diretto 4 , ha dato colpi decisivi all'organizzazione fascista, ha chiesto ed ottenuto l'armistizio (non la resa incondizionata giacché i Governi alleati hanno ben precisato le loro condizioni), ha subito iniziato il periodo di collaborazione con gli Alleati, ha quindi dichiarato la guerra alla Germania ed è stato ammesso come cobelligerante con gli Alleati.

Mentre era a Roma questo Governo ebbe l'adesione di tutti i veri capi dei vari partiti politici. Una prova di questa affermazione sta nel fatto che, avendo agenti tedeschi sobillate le masse operaie per uno sciopero generale da effettuarsi il lo settembre, un comunicato firmato da tutti i capi partito consigliava gli operai di astenersi da manifestazioni contrarie al Governo. Siffatto comunicato apparve su tutti i giornali italiani il 30 ed il 31 agosto 1943.

Era evidente l'intenzione tedesca di rovesciare il Governo antifascista. Non essendo riusciti, con i seimila SS ammessi a Roma da Mussolini, organizzarono un attentato contro la mia persona, attentato che riuscii a sventare. Giunto a Brindisi, e preso contatto con il Comando Supremo Alleato, il Governo iniziò subito, come ho detto, il periodo di intensa collaborazione con gli Alleati, facendo funzionare in pieno i porti, assicurando le linee di comunicazione, garantendo gli aeroporti ed iniziando la lotta contro i tedeschi a Bari ed a Gioia del Colle.

I Per la risposta vedi D. 173.

2 Questa lettera è conservata agli atti in due parti distinte (qui divise dagli asterischi): la prima, in dattiloscritto, che Badoglio sottopose ai componenti del governo per conoscere le loro opinioni (le risposte sono tutte agli atti), indirizzata al solo Churchill; la seconda parte, in minuta autografa, destinata visibilmente anche a Roosevelt. E ciò induce a ritenere che Badoglio l'abbia aggiunta in un momento successivo, ed abbia pensato di indirizzare la lettera ad entrambi.

3 Dattiloscritto e minuta autografa non hanno data, ma questa si deduce dalle risposte dei ministri di cui alla nota precedente. La lettera non fu spedita: due annotazioni su foglio separato avvertono: «Progetto di lettera mai partito»; «La lettera a Churchill [e a Roosevelt] è rimasta in sospeso per la sopravvenuta questione delle navi italiane».

4 Vedi D. 3.

In questo periodo nessun rappresentante di partito fece una qualsiasi opposizione al Governo.

Anzi il 26 settembre ho ricevuto un telegramma del Conte Sforza trasmessomi per tramite del ministero degli esteri di Washington 1 , nel quale lo Sforza affermava che sarebbe stato criminale fare opposizione al mio Governo finché io godevo della fiducia degli Alleati, e che tutte le questioni nostre interne avrebbero dovuto trovare la soluzione ad Italia completamente liberata dai tedeschi. Questo telegramma fu integralmente riportato dai giornali italiani.

Ma giunto a Bari nell'ottobre il Conte Sforza, e recatosi a visitarmi nel mio ufficio a Brindisi, mi dichiarò che avrebbe dato tutto l'appoggio al mio Governo pronto ad eseguire missioni sia in Inghilterra sia in America ma che non avrebbe potuto far parte del Governo, perché non ammetteva che Sua Maestà il Re rimanesse al potere.

lo ho tentato di tutto per far recedere lo Sforza da questa idea, ma egli, unitosi col prof. Benedetto Croce, sempre più si infervorò nel suo proposito, riuscendo ad attirare dalla sua parte i rappresentanti dei partiti dell'Italia meridionale. Dico rappresentanti perché così essi si sono definiti, ma molte anzi moltissime persone influenti non aderirono a questa azione.

Visto che non era possibile intendersi con essi giacché, mentre l'obiettivo principale proclamato dal Governo era quello di aiutare anzitutto gli Alleati a scacciare i tedeschi, l'obiettivo posto dai seguaci di Sforza era anzitutto l'abdicazione del Re, la rinunzia al trono del Principe ereditario e la creazione di una Reggenza, io ho completato il Governo con uomini di sicura fede antifascita, animati da un desiderio ardente di coadiuvare in tutto e per tutto lo sforzo degli Alleati, e di mantenere in modo assoluto l'ordine nelle retrovie.

Il primo di questi obiettivi è stato pienamente conseguito e l'avete riconosciuto Voi nel Vostro discorso. E molto di più potremmo fare se ci venissero date le armi e gli equipaggiamenti di cui manchiamo.

Il secondo obiettivo è pure raggiunto. Se Voi visitaste le retrovie sul fronte italiano vedreste, lungo tutte le strade, cataste di munizioni o di carburanti, quasi senza sorveglianza. Non un attentato fu mai commesso contro questi depositi.

Le Forze Armate sono pienamente consenzienti a questa direttiva ed ubbidiscono senza riserve agli ordini che in nome del Re io loro trasmetto. Vi ho detto tutto questo sebbene io sappia che i capi della Commissione di Controllo vi abbiano tenuto sempre e perfettamente al corrente della situazione.

Ancora prima del Vostro discorso il mio Governo aveva lealmente dichiarato al generale MacFarlane che, appena giunti a Roma, il Governo avrebbe presentate a Sua Maestà il Re le sue dimissioni, lasciando così perfettamente libero il Re di rivolgersi ai veri capi dei partiti politici che in gran parte sono nella capitale.

Il Governo attuale avrebbe così chiuso il ciclo del suo lavoro con la soddisfazione di essersi addossate le responsabilità più gravi, di avere collaborato con la massima lealtà con gli Alleati, di avere, compatibilmente con le sue poche forze a disposizione, facilitato la liberazione di quasi metà dell'Italia dalla oppressione tedesca.

I Si veda Foreign Re/ations of the United States, 1943, vol. Il, cit., p. 430.

-Documenti diplomatici • Serie X • Vol. l

Il mio Governo, ed io per primo, soldato e non uomo politico, non è affetto dalla smania di potere. E saremo ben lieti a Roma di cedere la direzione a mani più pratiche e più esperte.

Ma se questa è pure l'intenzione degli Alleati, è necessario che, sino all'arrivo a Roma, sia mantenuto a questo Governo il prestigio di cui ha naturalmente bisogno.

È indispensabile che qui in Italia le Autorità Alleate assumano un indirizzo di assoluta neutralità, cosa questa che, è per me doloroso il doverlo dire, non fu scrupolosamente seguita sino a poco tempo fa.

È parimenti indispensabile che il Governo italiano possa applicare la legge fondamentale nel territorio di sua giurisdizione, legge che punisce chi insulta la Maestà del Re e le Forze Armate.

Libertà non vuoi dire licenza, specialmente in tempo di guerra, ed il Governo ha il dovere di impedire tutto ciò che può portare disorientamento nel paese e diminuire la tensione di tutti verso il solo ed unico scopo veramente essenziale: battere i tedeschi.

Forse, anzi certamente, troverete a Roma uomini più abili di noi. Però, e lo dico con legittimo orgoglio, nessuno potrà superarci in lealtà di azione verso gli Alleati.

* * *

Quanto ho sinora esposto riguarda esclusivamente la questione della sistemazione politica italiana. E come conclusione di detta esposizione io Vi dico: in cinque mesi e mezzo Voi avete esperimentato quanto Vi ha dato e Vi possa dare l'attuale Governo e avete fatto l'elogio della sua leale collaborazione. Cambiando governo, Voi potrete avere politicamente una soluzione migliore, ma ai fini della guerra sarebbe imprudente asserire fin d'ora che Voi cambierete in meglio.

Mi siano permesse ore alcune considerazioni.

Nel convegno di Malta il Generale Eisenhower mi rilasciò una lettera 1 nella quale era detto che diverse delle clausole di armistizio erano già sorpassate dagli avvenimenti e che l'addolcimento delle altre clausole sarebbe dipeso dal contegno tenuto dagli italiani nella lotta contro il tedesco. Ciò d'altra parte corrisponde alla dichiarazione da Voi fatta che le Nazioni Unite non facevano la guerra all'Italia, ma a Mussolini ed al fascismo.

La intera nazione italiana, ed anche quella parte che è sotto il dominio tedesco, contro il quale lotta in tutti i modi e disperatamente con grande sacrificio di vite umane, attendono con ansia, dopo quasi mezzo anno di cobelligeranza, che le Nazioni Unite diano pubblicamente un segno della loro approvazione verso questo popolo che lotta per la sua resurrezione e spera.

Nessun provvedimento sinora è stato preso in favore del cobelligerante.

Si crea una Commissione Consultiva per gli affari d'Italia e si esclude la presenza in essa di un italiano. Per quanto egregie siano le persone componenti detta Commissione, è certo che le questioni italiane potrebbero essere meglio lu

1 Vedi D. 21.

meggiate da un italiano che, per esperienza e non solo per studio, di dette questioni ha fatto scopo di tutta la sua vita.

Viene dal Comando Supremo Alleato in Mediterraneo inoltrata una proposta riguardante i prigionieri italiani. Il Governo ha con immenso dolore esaminata quella nota che non ha potuto essere accettata 1 .

Ma ben altra era l'aspirazione del Governo e degli stessi prigionieri. Entrambi agognavano a formare unità combattenti su qualsiasi fronte a fianco degli Alleati, ed a formare unità di lavoro sotto inquadramento di ufficiali italiani, con la condizione di essere considerati come cobelligeranti e collaboratori e non soltanto come semplici prigionieri di guerra.

Se si vuole sollevare questo disgraziatissimo paese, per farne un tutto attivissimo nella guerra, bisogna che gli Alleati ne sollevino anzitutto il morale, data la caratteristica emotiva del popolo italiano.

Io ho fatto di tutto per galvanizzare l'intero paese, ma continuamente mi sento ripetere: che cosa avete ottenuto finora dagli Alleati? Non parlo dell'aiuto materiale, di viveri e d'indumenti, aiuto indispensabile e preziosissimo e per il quale io Vi esprimo con tutto il cuore la riconoscenza mia e del popolo italiano. Ma col pane si impedisce che l'uomo muoia, ma non lo si elettrizza per portarlo a morire.

Io non so se sono stato capace di esprimere quanto ho nell'animo. Ma Voi, che reggete le sorti di due fra i più grandi Stati del mondo, saprete interpretare l'animo di questo vecchio soldato, che già fu al Vostro fianco nella passata guerra, e che, con sacrifici enormi, è riuscito a riportare l'Italia nuovamente al fianco Vostro.

148

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO

T. 175/22. Salerno, 26 febbraio 1944 2•

Owing to lack of direct communications, please request your Soviet colleague to convey the Italian peoples and my own best wishes to Marshall Stalin on the 26th Anniversary of the Red Army. As a soldier, I bave followed with growing admiration the developments of the Soviet operations, which are smashing one of the most formidable military machines the world has ever known. As Head of the Italian Government I sincerely congratulate the Marshall for the Red Armies' splendid successes. These outstanding achievements together with the successes of the Anglo-American forces are the surest guarantee of final victory against the common foe. The Italian Government very much hopes that Russia and Italy shall re-establish without delay the relationship of mutuai understanding and collaboration that should never bave been abandoned.

l Vedi D. 129. 2 Consegnato all'A.C.C. il 28 febbraio.

149

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

Salerno, 26 febbraio 1944.

Leggo sulla stampa che si è riunito ad Algeri il 18 corrente il Comitato Consultivo per l'Italia, con la partecipazione di due nuovi membri, in rappresentanza rispettivamente della Jugoslavia e della Grecia.

Il R. Governo vede senza ombra di disappunto o di contrasto la partecipazione al Comitato stesso di due Paesi coi quali è suo fermo proposito riprendere quella politica di intesa e di collaborazione che non avrebbe dovuto essere mai abbandonata.

Dopo tale premessa, che è del resto fondamentale, è peraltro mio dovere riconfermarLe ancora una volta quanto già ebbi occasione di dichiarare nello scorso gennaio2 e cioé il desiderio del R. Governo che l'Italia sia rappresentata in modo permanente in seno ad un Comitato che, qualunque siano le sue attribuzioni attuali, si occupa tuttavia esclusivamente di cose italiane e, come tale, non avrebbe che da avvantaggiarsi della nostra partecipazione.

E se tale partecipazione dovesse apportare un qualche mutamento nelle attribuzioni del Comitato stesso, io ritengo che sarebbe certamente un mutamento per il meglio, in quanto se ne allargherebbero con ciò gli scopi e le possibilità, fra le quali quella di efficacemente contribuire sin da ora a quella pacifica intesa fra i popoli mediterranei, che è nei nostri voti comuni.

Io Le sarei in conseguenza molto grato, Signor Generale, se volesse rendersi interprete di tale nostro desiderio presso i Governi alleati con la sua abituale, amichevole cortesia.

150

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 183/5 C. Salerno, 29 febbraio 19443 .

Non occorre richiamare la vostra attenzione sul recente discorso del Primo Ministro britannico. La pressocché assoluta mancanza di informazioni e contatti diretti fra il R. Governo e le sue Rappresentanze all'estero può talora forse aver creato in voi l'incertezza che appunto proviene dal sentirsi all'oscuro e isolati. Speriamo, a breve scadenza, con l'aiuto degli Alleati, di rimediare a questo inconveniente serio. Dovete comunque esser certi che l'Italia si risolleva e procede sulla

l È conservata solo la minuta in italiano. 2 Vedi D. 115. 3 Spedito tramite l'A.C.C.

strada delle sue tradizioni all'interno, dei suoi sentimenti e dei suoi reali interessi nazionali all'estero.

Le parole pronunziate da Churchill, sopratutto nei confronti delle forze armate italiane, sono esplicite e chiare. Esse debbono essere intese anche in termini di incitamento e di stimolo. La collaborazione con gli Alleati deve essere sempre più completa ed intera. È soltanto ricostruendo, come facciamo, fra noi e le Nazioni Unite un'atmosfera di assoluta fiducia che quarantacinque milioni di italiani riprenderanno il loro posto nel mondo.

Vi prego di agire ed esprimervi in conseguenza. Comunicate ad Ankara, Buenos Aires, Lisbona, Berna, Dublino, Kabul, Tangeri.

151

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA SEZIONE POLITICA DELL'A.C.C.

PROMEMORIA SEGRETO. Salerno, 2 marzo 1944 1•

According to information reaching this Ministry 2 , Roumanian public opinion ardently desires peace. Premier Antonescu is apparently aiming at whatsoever diplomatic action would allow his country to get out of the war with the least possible harm. It is beyond doubt that the manner and the means by which the ltalian Armistice was carried out constitute for Roumania a serious reason for perplexity and doubt.

The dilemma facing Roumania is as yet the following: total German occupation, should Bucarest start peace conversations with the Allies; occupation by Russian armies, should Bucarest not start such conversations in a timely manner.

The possibility should be explored of devising a scheme whereby to help the country to salve this dilemma. Naturally a scheme which above ali should serve the common purpose, that is the war against Germany.

For instance, it is known that certain Roumanian circles abroad are considering the pian of having King Michael and some members of his Government leave the Country in order to sign, as representatives of the legai Government, an Armistice with the Allies.

The Italian Minister Bova Scoppa is as yet in Bucarest and has remained on friendly terms with Premier Antonescu. A serious concerted action rnight perhaps be worked out through them. The ltalian Government would gladly piace at the disposal of the common cause the strong influence which Italy continues to command in Roumania and in Hungary, as is clearly bourne out by the attitude of both these countries in her regard.

l Annotazione di Prunas: «Consegnato a Caccia. 5 marzo 44». 2 La fonte dell'informazione era l'ex diplomatico romeno Pangal.

152

COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, CON IL RAPPRESENTANTE DELL'U.R.S.S. NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, BOGOMOLOV

PROMEMORIA 1 . Salerno, 4 marzo 1944, ore 15.

Il 4 marzo corrente l'Ambasciatore Bogomolov ha chiesto di essere ricevuto dal Maresciallo Badoglio, cui ha fatto la seguente comunicazione:

«In un colloquio che ha avuto luogo l'l l gennaio scorso fra l'Ambasciatore Vyshinsky e il Ministro Prunas 2 , questi gli espresse il desiderio del Governo italiano di entrare in contatto diretto col Governo sovietico e di riprendere con la Russia rapporti e relazioni più regolari e normali.

In risposta a tale comunicazione il Governo sovietico gli dà incarico di far sapere al Maresciallo Badoglio che Mosca è pronta a riprendere relazioni ufficiali con l'Italia. In particolare la Russia è pronta ad inviare presso il R. Governo un suo rappresentante, che non avrà peraltro la qualifica di Ambasciatore e non presenterà quindi Lettere Credenziali, ma soltanto quella di "Rappresentante ufficiale" e a ricevere a Mosca un Rappresentante ufficiale italiano. Ambedue i Rappresentanti avranno i pieni privilegi ed immunità diplomatiche. Il Governo sovietico prega il Governo italiano di volergli far pervenire una richiesta ufficiale scritta in proposito, richiesta alla quale sarà risposto nei termini sopra detti».

L'Ambasciatore Bogomolov aggiunge che l'iniziativa sovietica è significativa di tutto uno stato d'animo verso l'Italia e di una conseguente direttiva politica, la quale sarà certamente adeguatamente apprezzata da parte nostra.

Il Maresciallo Badoglio prega l'Ambasciatore di ringraziare il suo Governo per la comunicazione che sarà accolta con profonda soddisfazione dal Governo e da tutta l'opinione pubblica italiana, che ne apprezzerà indubbiamente la grande portata e significato. Invierà la nota relativa al più presto 3 .

Il Maresciallo raccomanda al signor Bogomolov la richiesta già precedentemente fatta a Vyshinsky relativamente ai nostri prigionieri di guerra in Russia e alla possibilità di conoscerne l'esatto recapito e recenti notizie 4• Bogomolov dà assicurazioni al riguardo.

P.S. L'ambasciatore Bogomolov prega, a richiesta, che della presente comunicazione non sia data pubblica notizia sino a nuove comunicazioni in proposito.

1 Il promemoria è stato redatto da Prunas presente al colloquio. 2 Vedi D. 118. 3 Vedi D. 156. 4 Vedi D. 118, allegato.

153

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

L. PERSONALE l. Salerno, [ 4 marzo 1944 ]2.

La grave situazione odierna, provocata dal discorso di Roosevelt reso noto dalla Reuter, mi induce a farvi note la considerazioni che da tempo io vado svolgendo nell'intimo mio.

Sono oramai cinque mesi che le Nazioni Unite hanno riconosciuto all'Italia liberata la qualifica di cobelligerante, pur mantenendo intatte le clausole di armistizio, da migliorarsi solo a seconda dell'apporto che noi sapremo dare alla causa comune contro i tedeschi.

Questa linea di condotta delle Nazioni Unite non può essere dettata che da due sentimenti: o una· permanente diffidenza o sospetto verso quella parte di popolazione italiana e verso il suo Governo che ha potuto schierarsi al vostro fianco, oppure una specie di continua punizione verso di essa per aver fatto in passato recente guerra in alleanza coi tedeschi.

Non saprei, dopo aver molto meditato sopra, trovare altri motivi.

Mi permetto di osservare che dopo le prove di assoluta lealtà date in questo periodo dal Governo, dalla popolazione liberata, e dalla popolazione ancora soggetta al tedesco che con sofferenze e veri martirii sta lottando contro l'invasore, dovrebbero scomparire tutte le diffidenze e tutti i sospetti sui veri sentimenti della grandissima maggioranza del popolo italiano.

Tutto quello· che Voi ci avete chiesto noi l'abbiamo dato o fatto, e Voi stesso più volte avete manifestato il vostro compiacimento per la linea di condotta da noi seguita. D'altra parte il discorso del Signor Churchill era un esplicito riconoscimento della nostra leale cooperazione 3• Non mi soffermo a lungo sul secondo argomento: Voi stessi avete sempre dichiarato che la guerra era fatta contro Mussolini ed il fascismo e non contro questa forse troppo buona popolazione italiana. E nel loro primo messaggio a me diretto dai Signori Roosevelt e Churchill 4 , Essi invitavano gli italiani ad unirsi ed a combattere insieme coi loro amici inglesi ed americani. Ora un documento pubblico quale il messaggio in parola, firmato da due capi di stato, non può rappresentare un atto qualsiasi di propaganda, ma assume invece un preciso significato di un patto morale che impegna in una determinata linea di condotta tanto chi lo fa quanto chi lo riceve e lo accetta.

I Minuta autografa.

2 La minuta non è datata, ma dall'esordio si desume che sia del 4. La traduzione in inglese reca la data dell'8 marzo. Non fu comunque spedita: sulla minuta è annotato «Sospeso)}.

3 Vedi D. 143.

4 Vedi D. 3.

Perciò scarto senz'altro questo argomento come quello che potrebbe dirigere la Vostra azione contro gli italiani. Rimane ancora un considerazione: Voi volete con sicurezza accertarvi che noi siamo costanti nelle nostre decisioni.

A questo riguardo Vi sottopongo due osservazioni: primo che non è ormai più possibile a noi ritornare indietro sulle decisioni prese; secondo che cinque mesi di fattiva collaborazione devono essere considerati come periodo sufficiente per convincervi della nostra assoluta lealtà di condotta.

Ed allora non rimane che rivolgersi a quelle che sono le vere necessità della guerra.

Quali sono queste necessita? A parere mio esse si possono riassumere nella seguente enunciazione: tutte le Nazioni Unite devono fare il massimo sforzo possibile per aumentare il potenziale bellico contro il tedesco.

Ma per essere più precisi, e sebbene la Russia consideri per ora come solo nemico il tedesco, io ritengo opportuno ampliare la concezione e dire: aumentare il potenziale bellico contro tutti i popoli dell'Asse.

Quale apporto potrebbe dare l'Italia in questa così immane lotta?

Sul mare, l'Italia potrebbe subito mettere a Vostra disposizione oltre le navi che attualmente fanno già servizio di guerra sotto la Vostra direzione, anche le grandi navi, che dopo un breve periodo di riordinamento e di esercitazione potrebbero essere utilizzate sia in Mediterraneo ed Atlantico, sia nel Pacifico;

per terra, si potrebbero utilizzare tutti i nostri prigionieri di guerra che continuamente mi fanno pervenire l'espressione del loro vivissimo desiderio di combattere, e formarli in grandi unità convenientemente armate ed equipaggiate, per impiegarle in qualunque teatro di guerra Voi riterrete opportuno;

in cielo, fornendo gli apparecchi di volo ai numerosi piloti che ora non trovano impiego per mancanza di velivoli.

Politicamente sarebbe indispensabile estendere da parte nostra la dichiarazione di guerra al Giappone. Ed il Governo da me presieduto sarebbe pronto a tutte queste provvidenze, dichiarazione di guerra e messa a vostra disposizione di tutte le forze sopra nominate.

Ma per poter far ciò con speranza di animare le forze che verrebbero a combattere con Voi, bisogna che cessi questa situazione ibrida di cobelligerante al quale una volta si concede un elogio come ha fatto il Signor Churchill, e poco dopo gli si dà una bastonata, come ha fatto il Signor Roosevelt. Bisogna che si faccia leva sul morale di questo disgraziatissimo popolo italiano, che gli si faccia capire che i sacrifici che egli deve compiere sono ancora grandi ma che in compenso egli sarà trattato con assoluta equanimità; bisogna in una parola che esso sia posto alla pari di tutte le Nazioni Unite ossia sia dichiarato alleato.

Voi mi avete detto che dovrete fra poco recarvi in Inghilterra. Io non saprei a chi affidare meglio che a Voi queste mie aspirazioni. Voi potrete parlarne al Signor Churchill. Sono sicuro che questo sfogo di un vecchio ed onorato soldato troverà presso di Lui una benevola comprensione.

154

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AJETA

T. 205/32. Salerno, 6 marzo 1944 1•

Your 302•

Ask Venezuelan Representative Lisbon to convey to his Minister Foreign

Affairs following message:

«Words you kind1y sent me through our representatives Lisbon were expecially welcome and will be received by Italian people with heartiest pleasure. Royal Govemment is particularly desirous of resuming with Venezuela relations of friendly cooperation which should never have been interrupted. Italian people fighting now against all internai and extemal oppressions, at side of United Nations, reciprocate heartily to Venezuelan people their greetings and wishes. Signed BADOGLIO».

Add that Venezuelan message has been broadcasted and published by press and was received with pleasure by all Italian public opinion. It would be interesting ascertain possibility Venezuelan Govemment adopting measures similar to those recently adopted by Mexico toward Italian citizens.

155

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 6 marzo 1944.

Caccia e Reber, che ho visto ieri a Napoli, confermano che le dichiarazioni di Roosevelt sulla flotta italiana sono giunte completamente inaspettate anche alla Commissione di Controllo.

Trovano perfettamente giustificato l'atteggiamento adottato dal Governo italiano e perfettamente intonato il comunicato pubblicato da parte nostra in proposito3 .

I Consegnato all'A.C.C. il 7 marzo.

2 Vedi D. 142.

3 Il testo del comunicato, diramato il 4 marzo, era il seguente: «Il Governo italiano ha appreso soltanto attraverso la radio e i telegrammi stampa da Washington, le dichiarazioni che sarebbero state fatte dal Presidente Roosevelt a proposito di presunte trattative circa la destinazione ed utilizzazione di parte della flotta italiana. Quantunque le predette notizie siano, per il modo con cui sono giunte a sua conoscenza, tuttora frammentarie e imprecise, il Capo del Governo, Maresciallo Badoglio, si è tuttavia posto personalmente ed immediatamente in contatto coi Rappresentanti alleati cui ha chiesto le più ampie, urgenti, necessarie precisazioni e chiarimenti al riguardo, riservandosi di comportarsi e di agire di conseguenza. Il Governo italiano ha in questa occasione riconfermato il suo fermissimo proposito proposito che ha avuto del resto or son pochi giorni l'alto riconoscimento del Primo Ministro britannico alla Camera dei Comuni -di collaborare nella piena misura delle sue possibilità allo sforzo bellico

Pregano ancora una volta V. E. di voler attendere, prima di concretare una qualunque azione, le spiegazioni e chiarimenti che sono stati immediatamente chiesti a Londra e a Washington al riguardo.

* * *

Ho visto nello stesso giorno l'Ambasciatore Bogomolov. Gli ho illustrato la sorpresa suscitata in tutta l'opinione pubblica italiana dalle inattese dichiarazioni di Roosevelt, fatte a pochi giorni di distanza dalle dichiarazioni di Churchill informate a ben diverso tono e spirito. Gli ho spiegato che il R. Governo, dinnanzi alla frammentarietà e incertezza delle notizie, apprese soltanto attraverso la radio, aveva subito chiesto precisazioni e chiarimenti, riservandosi di agire in conseguenza. Ho aggiunto che speravamo vivamente che le dichiarazioni non fossero tali quali alcune agenzie di stampa riferivano. Una spartizione della flotta italiana, quale era stata prospettata da quelle agenzie, avrebbe infatti indubbiamente provocato la fine di ogni resistenza militare italiana, la crisi del Governo, il conseguente caos nel Paese.

Ho aggiunto che il R. Governo non aveva in principio alcuna abbiezione acché una parte della flotta italiana collaborasse anche con quella sovietica, negli stessi termini e alle stesse condizioni con cui collaborava, completamente e lealmente, con quella anglo-americana. Bastava intendersi direttamente fra i nostri due Stati Maggiori competenti, d'accordo naturalmente con gli Alleati 1 .

L'Ambasciatore Bogomolov ha dichiarato di non essere assolutamente al corrente della questione. Avrebbe comunque telegrafato a Mosca subito, a titolo personale, il contenuto della nostra comunicazione.

Ha quindi sottolineato l'opportunità che gli fosse subito presentata da parte nostra la nota ufficiale richiesta a V. E. il 4 corrente circa la ripresa delle relazioni diplomatiche italo-russe 2• Ha molto insistito sulla reciproca utilità di una ripresa di relazioni permanenti e regolari fra i nostri due Paesi, che avrebbe indubbiamente consentito alle due parti molta maggior autonomia e libertà di movimenti.

L'Ambasciatore Bogomolov, che è molto più reticente di Vyshinsky, e, tutto sommato, molto più funzionario che politico, mi è sembrato animato da palese diffidenza e sospetto verso gli anglo-americani. Credo egli dica il vero quando afferma di non essere al corrente delle trattative sulla nostra flotta. Ho avuto dal colloquio l'impressione che i negoziati cui Roosevelt ha fatto cenno siano motivati dal proposito generico della Russia di non esser tagliata fuori da tutto quanto riguarda l'Europa occidentale e il Mediterraneo, che gli anglo-americani consideravano infatti sino a poco tempo fa come di loro pressocché esclusiva competenza e pertinenza, piuttosto che con fini e scopi specificamente antitaliani: desiderio cioè di sottrarre il bottino agli altri, piuttosto che parteciparvi.

degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e della Russia, ed il suo vivo desiderio di raggiungere soluzioni concordate allo scopo di ulteriormente svilupparla e rafforzarla, nell'interesse della causa italiana e comune».

1 All'inizio di questo capoverso Prunas ha apposto la seguente nota manoscritta: «Istruzioni concordate col Maresciallo e col Ministro della Marina».

2 Vedi D. 152.

Se questa impressione fosse esatta le nostre proposte di discussioni e accordi diretti, inserite nel quadro generale di una imminente ripresa di relazioni con Mosca, potrebbero indubbiamente giovare a porre la questione su un terreno diverso e più accettabile. Dobbiamo cioè tener presente anche la possibilità che le dichiarazioni Roosevelt, il modo con cui sono state fatte, il momento in cui sono state pronunziate (esattamente nello stesso giorno e ora di quelle fatte a V.E. da Bogomolov) possano essere state motivate dal proposito di mettere i bastoni fra le ruote a un nostro riavvicinamento con la Russia, o, più precisamente, a un allargamento dell'influenza russa anche nel nostro settore.

Nella totale assenza di notizie e di informazioni dirette in cui viviamo, sono queste naturalmente soltanto ipotesi, che sembrano peraltro altrettanto verosimili quanto quelle che motivano le dichiarazioni Roosevelt con ragioni di indole interna ed elettorale (adesione alla tesi di Fiorello La Guardia per guadagnarsi i voti degli italo-americani) o di parallelo contrasto Roosevelt-Churchill in materia interna italiana.

156

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, AL RAPPRESENTANTE DELL'U.R.S.S. NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, BOGOMOLOV

L. 992. Salerno, 6 marzo 1944 1•

Nello scorso gennaio fu espresso da parte italiana all'Ambasciatore Vyshinsky il desiderio del R. Governo di avere maggiori e più diretti contatti col Governo sovietico e di poter iniziare con la Repubblica dei Soviet rapporti e relazioni più regolari e normali.

In seguito alla Vostra cortese comunicazione del4 marzo corrente2, ho l'onore di confermare a V.E. tale desiderio, aggiungendo che il R. Governo vivamente si augura che le relazioni fra i nostri due Paesi possano essere riprese sollecitamente, dando così inizio ad un nuovo, fecondo periodo di collaborazione e di pace fra l'Italia e la Repubblica sovietica, ispirato a quei sentimenti di amicizia e di reciproco rispetto che hanno sino a un recente passato sempre animato i rapporti ital o-russi 3 .

1 Un'annotazione avverte: «Consegnata personalmente a Bogomolov dal Maresciallo. 7 marw 1944».

2 Vedi D. 152.

3 Bogomolov rispose 1'11 marzo con la seguente lettera (in russo nell'originale): «Per incarico del Governo dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ho l'onore di informarVi che il Governo sovietico, dopo avere presa in esame la richiesta del Governo italiano per la instaurazione di rapporti diretti fra il Governo sovietico e quello italiano, contenuta nella Vostra lettera del 6 marzo corrente anno, esprime il suo consenso per lo scambio dei rappresentanti con l'attribuzione ad essi dello stato diplomatico d'uso».

157

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AJETA, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 596/40. Lisbona, 7 marzo 1944 (per. il 26 aprile) 1•

Mio telegramma n. 302 .

Dispaccio Reuter da Washington datato 6 corrente riporta smentita quell'Ambasciatore Venezuela messaggio Ministro Esteri venezuelano per Badoglio secondo quale Venezuela seguirebbe con speciale attenzione e simpatia azione Governo italiano per garantire liberazione del Paese.

Preciso a tal riguardo che contenuto mio telegramma n. 30 riproduceva testualmente ed esattamente lettera ufficiale inviatami in data 23 febbraio da questo Ministro Venezuela.

Dato ciò è evidente che smentita in questione si riferisce mutata situazione generale e ciò è stato anche confermato stamane da collega venezuelano. Questo infatti, nell'informarmi di aver testè avuto istruzioni del suo Governo di diramare smentita stessa anche a stampa portoghese, mi ha nondimeno riaffermato ufficiale autenticità sua precedente comunicazione prospettandomi attuale sopravvenuta necessità netta battuta d'aspetto che consiglia massima discrezione.

In considerazione quanto precede ritengo possano attendersi altre eventuali smentite del genere. Al riguardo credo anche utile far presente che telegramma di

V.E. n. 163 circa dichiarazioni messicane in risposta al mio n. 174 non (dico non) mi è mai pervenuto.

158

COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, CON IL RAPPRESENTANTE DELL'U.R.S.S. NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, BOGOMOLOV

PROMEMORIA SEGRET0 5 . Salerno, 7 marzo 1944.

L'Ambasciatore Bogomolov, ricevuto stamane in udienza dal Maresciallo Badoglio 6 , chiede a nome del suo Governo il consenso italiano acché venga

1 Una nota sulla copia agli atti del telegramma avverte: «Il presente telegramma è stato trasmesso in data 7 marzo u.s. alla R. Ambasciata a Madrid per l'ulteriore inoltro a codesto Ministero». Un'altra nota dice:«Pervenuta sola copia per corriere il 26 aprile».

2 Vedi D. 142.

3 Vedi D. 138.

4 Vedi D. 131.

5 Il promemoria è stato redatto da Prunas presente al colloquio.

6 Durante questa udienza Badoglio consegnò a Bogomolov il D. 156. Lo stesso giorno Badoglio inviò a Prunas la seguente lettera (manoscritta): «Bisogna che lei faccia mente locale e mi trovi un

organizzata m località da prescegliersi fra Bari e Brindisi una base aerea sovietica.

La predetta base, di modeste dimensioni e di poche unità aeree e uom1m, dovrebbe servire a mantenere i contatti fra russi e il Maresciallo Tito e i suoi partigiani.

Il Maresciallo Badoglio risponde che è lieto di dare il consenso richiesto; ricorda che col Maresciallo Tito si battono due divisioni italiane; promette, se saranno richieste, anche le facilitazioni del caso.

L'Ambasciatore sottolinea che il Governo sovietico ha tenuto in modo particolare, prima di abbordare la questione con il Comando alleato, come avrebbe senz'altro potuto fare, ad assicurarsi il preventivo assenso italiano.

Il Signor Bogomolov ringrazia per il favorevole e pronto accoglimento della sua richiesta e ne informerà subito il suo Governo.

159

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO SEGRETO. Salerno, 9 marzo 1944.

Ho comunicato ieri al signor Reber la notizia relativa alla prossima ripresa delle relazioni diplomatiche fra il R. Governo e quello sovietico. Ho sottolineato che il Maresciallo Badoglio teneva particolarmente ad informare senza ritardo il Governo nordamericano per impedire qualunque, eventuale sospetto circa la completa lealtà cui l'Italia agisce nei confronti degli Stati Uniti.

Gli ho quindi spiegato che era stato da parte nostra espresso tempo fa a Vyshinsky il desiderio di normalizzare i nostri rapporti con la Russia. Ciò che noi facciamo con tutte le Nazioni Unite e che corrisponde infatti a quella deliberata e meditata politica di distensione e di pace che è nostro proposito seguire nei confronti di tutte e di ciascuna di esse. Ho aggiunto che l'improvvisa decisione sovietica di disporre una ripresa di relazioni diplomatiche col R. Governo costituiva per noi un evidente e non indifferente successo. E come tale essa sarà accolta, non solo dall'opinione pubblica dell'Italia liberata, ma anche da quella del centro e del nord. Il prestigio sovietico, già saldamente basato sulle vittorie militari, non avrebbe potuto che accrescersene in proporzione. Il

nominativo di primissimo ordine da destinare a Mosca. Il fatto del plenipotenziario a Mosca è di per sé un brillante successo, ma se non troviamo la persona adatta ne avremo danno anziché utile. Perciò distilli e proponga)). Su questa lettera Prunas annotò, 1'8 marzo: «S.M. il Re, al quale ne ho parlato, è contrario in massima alla nomina di outsiders e di plenipotenziari politici. Ho fatto al Maresciallo il nome di Quaroni che, nelle circostanze e salvo l'accordo sovietico, potrebbe, in questa prima fase, essere l'uomo più adatto. Il Maresciallo è favorevole, salvo a ripensarci quando sarà il momentO)).

R. Governo si augurava in conseguenza che anche Stati Uniti e Gran Bretagna si decidessero a uscire dai duri e immobili reticolati delle condizioni d'armistizio, che hanno impedito ed impediranno di instaurare da parte delle Potenze anglo-sassoni una qualunque politica veramente ricostruttrice. Notavo che tali reticolati erano intanto stati decisamente rimossi dalla Russia, la quale acquistava automaticamente quella maggiore libertà di azione e possibilità di influenza anche nell'Europa occidentale di cui sarebbe assurdo nasconderei o contestare la portata e il significato.

Il signor Reber mi ha pregato di vivamente ringraziare il Maresciallo per la comunicazione fattagli. «Non abbiamo mai avuto alcun dubbio-ha aggiuntosulla assoluta lealtà con cui tanto il Capo del Governo quanto il Ministero degli Esteri agiscono nei nostri confronti. La comunicazione odierna costituiva comunque una ulteriore prova e riconferma di tale atteggiamento e sarà, come tale, molto e vivamente apprezzata dal Presidente».

Mi ha chiesto a questo punto se ritenevo egli potesse informare di quanto precede anche il suo collega britannico, Caccia. Ho risposto che avevo mandato a chiamare lui, Reber, ma che a una sua domanda in proposito non avrei potuto rispondere che affermativamente.

Siamo in conseguenza rimasti intesi che avrebbe portato immediatamente le informazioni dategli anche a conoscenza del Generale MacFarlane, naturalmente sempre a nome del Maresciallo.

Gli ho quindi dato notizia della ulteriore iniziativa sovietica relativa all'organizzazione di una base aerea fra Brindisi e Taranto per soccorsi e contatti fra russi e il Maresciallo Tito 1• Ne era al corrente. L'Ambasciatore Bogomolov aveva presentato infatti successivamente analoga richiesta a MacFarlane. Il signor Reber ha informato che era stato risposto ai sovietici che ogni decisione in proposito spetta al Generale Wilson, nella sua qualità di Comandante in Capo delle Forze Alleate, che sarebbe stato dunque interpellato in proposito. Ha in via confidenziale aggiunto che da parte anglo-americana si sorvegliano con la maggiore attenzione le iniziative sovietiche in questo settore, che sarebbero state in conseguenza non facilmente o non senza condizioni e limiti, autorizzate.

Non ho dubbio che la nostra comunicazione e i termini in cui è stata fatta sono stati veramente apprezzati da parte americana e lo saranno altrettanto da parte inglese. Nel corso del colloquio è affiorato il vivo e profondo senso di diffidenza anglo-sassone per i sovietici. Ho particolarmente insistito sulla circostanza che una più liberale e lungimirante politica che Stati Uniti e Gran Bretagna avessero sollecitamente adottato nei nostri confronti non poteva dunque servire che a porre argine e riparo al progressivo allargarsi della influenza sovietica. In questo senso è stato subito telegrafato sia a Washington che a Londra.

Constato che il semplice annunzio di una ripresa di relazioni con la Russia sembra poterei subito consentire una qualche possibilità di manovra e di gioco politico che ci è stata sin qui totalmente preclusa.

I Vedi D. 158.

160

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO RISERVATO. Salerno, 9 marzo 1944.

Il Signor Reber mi prega di far pervenire al Maresciallo Badoglio a nome del Generale in Capo Wilson il seguente messaggio:

«Risulta che i telegrammi stampa e radio, che hanno riportato le recenti dichiarazioni del Presidente Roosevelt sulla flotta italiana, non sono né accurati né corretti. È per conseguenza più che mai opportuno attendere le precisazioni già richieste>>.

Nel commentare il predetto messaggio, il signor Reber lo ha qualificato come un primo passo verso un chiarimento. Ha aggiunto, in via riservata e personale, che da indicazioni avute le dichiarazioni del Presidente dovrebbero soprattutto essere considerate come disposizioni e norme operative 1•

161

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO

L. PERSONALE. Salerno, 9 marzo 19442•

A seguito di quanto comunicatole con telegramma per corriere in data 12 febbraio u.s. 3 mi è gradito informarLa che il Comando Supremo concorda nell'opportunità che Ella svolga, nei limiti delle possibilità consentiteLe e con le cautele del caso, anche compiti di carattere politico.

162

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

Salerno, 10 marzo 1944.

Tengo molto a confermarle anche per iscritto che ho molto apprezzato e tutti i membri del Governo con me, l'intelligente, cordiale, amichevole collabo

1 Agli atti è conservato, manoscritto, il seguente «appunto consegnato dal cap. Stone» a Prunas il 9 marzo: «Message received by Mr. Reber. The discussions do no t involve transfer of title or perrnanent disposition. Ali that is been discussed is the disposition of ships operationally to those theatres of war where in the opinion of the United Nations they can be used most effectively».

2 Una nota avverte: «Consegnata a mano al comandante Giuriati. IO marzo 1944».

3 Non rinvenuto.

4 È conservata solo la minuta in italiano.

razione che abbiamo avuto da tutta la Commissione di Controllo a proposito delle dichiarazioni attribuite al Presidente Roosevelt in merito all'impiego della nostra flotta.

Ho effettivamente e concretamente sentito in questa occasione che i nostri rapporti sono animati da un fecondo spirito di fiducia reciproca. E di ciò Le sono molto grato, Signor Generale, e La prego di ringraziare, a mio nome, i suoi diretti collaboratori.

163

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, AL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI

T. 238/52. Salerno, 13 marzo 19441•

Your 442•

Please find way to inform Babuscio that fate of Rome and of Vatican City are of our preoccupations as Italians and catholics. He is asked to express himself in these terms with the Cardinal Secretary of State and to stress, on my behalf, that we shall undertake every possible step in order to spare the city 3 .

164

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI COMMISSARI DEL POPOLO DELL'U.R.S.S., STALIN

T.S.N. Salerno, 13 marzo 19444 .

Nel momento in cui nostri due Paesi decidono di scambiare Rappresentanti ufficiali tengo a dirLe, signor Maresciallo, che tutto il Popolo italiano, pienamente consapevole dell'imponente e vittorioso sforzo bellico sovietico, è più che mai convinto della necessità di riportare i rapporti italo-russi su quel piano di feconda ed amichevole collaborazione che fu temporaneamente e tragicamente abbandonato da quel Regime che oggi combattiamo assieme.

Interprete dei sentimenti del Popolo italiano trasmetto a Lei, signor Maresciallo, ed al grande ed eroico Popolo russo i miei grati e caldi voti augurali. •

1 Consegnato all'A.C.C. il 14 marzo.

2 Con T. 193/44, pervenuto 1'8 marzo, Magistrati aveva riferito sulle preoccupazioni suscitate in Vaticano dalla violazione dell'extraterritorialità della basilica di San Paolo. 3 Per la risposta vedi D. 182. 4 Una nota avverte: «Telegramma consegnato per l'inoltro direttamente al Mi"nistro sovietico. 13

marzo 1944».

165

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. 236. Algeri, 15 marzo 1944 1•

In una conversazione amichevole con un ben quotato funzionario del Ministero degli Esteri di de Gaulle, molto vicino a Massigli, mi sono state chiarite le intime ragioni dell'atteggiamento del C.F.L.N. a nostro riguardo. Si vuol sostenere che l'attuale nostro Governo non ha una base politica estesa e non comprende tra i suoi membri uomini rappresentativi dell'opinione pubblica italiana. D'altro canto si fa colpa al Governo di non aver ancora ufficialmente dichiarato la completa rinunzia alle famose rivendicazioni sulla Francia.

Mentre ritengo che la prima di queste ragioni più che convinzione propria del

C.F.L.N. sia da attribuire alla eco degli scritti e discorsi dei paesi anglo-sassoni, e che quindi non abbia altro valore se non quello di trovare comunque un fondamento plausibile alla condotta francese, sono del parere che la seconda sia la vera determinante dell'attuale stato di cose e che quindi un chiarimento nel senso desiderato potrebbe sortire effetto proficuo.

P.S. Parto domani per il Marocco ove visiterò altri campi di prigionieri in mano ai francesi.

166

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

L. SEGRETA 13262 . Salerno, 17 marzo 1944.

Accludo un promemoria dove è esposta in modo preciso la questione di Roma «città aperta» ed i passi ed atti diplomatici che vi si riferiscono. Credo fermamente che, in questa fase degli avvenimenti militari, la questione possa ed anzi debba essere riproposta.

Tutti gli argomenti in favore del rispetto della città di Roma sono stati già detti, nè conviene ancora ripeterli a Voi, che ne siete certamente al corrente. Basterà riconfermare, e con estrema convinzione e sicurezza, che gli eventuali distruttori di Roma si assumerebbero, senza possibilità di contestazione e di dubbio, un davvero pesante fardello e responsabilità di fronte al mondo e alla storia.

Non ho in conseguenza alcun dubbio che converrete con me nel pensare che nessuno sforzo debba essere risparmiato da parte nostra e alleata per giungere ad

1 Manca l'indicazione della data d'arrivo. 2 È conservata solo la minuta in italiano.

-Documenti dip/omatt'ci -Serie X -Vol. I

un fine, di cui tutti quanti condividiamo l'estrema importanza umana. Ricordo che Atene e il Cairo sono state, dopo tutto, risparmiate.

So bene -e mi guarderei bene dal porlo in dubbio -che i vostri Governi hanno di tutto ciò viva e profonda preoccupazione. Ed è anzi per questo che Vi prego di far loro pervenire il promemoria accluso, affinché sia sottoposto al loro urgente ed attento esame.

Debbo aggiungere che tutte le notizie che ci pervengono dall'Italia occupata insistono unanimamente nel senso di profonda depressione che la recente estensione dei bombardamenti aerei alleati su tutta l'Italia provoca in tutti gli strati della popolazione. La grande massa degli italiani, che è spiritualmente al nostro fianco, rischia di esserne progressivamente scoraggiata e progressivamente delusa.

È superfluo vi dica che io mi rendo perfettamente conto delle ragioni militari che dettano le disposizioni dei vostri Comandi,. ma credo che tali ragioni militari, sulle quali non discuto, debbano peraltro essere, e molto attentamente, valutate anche alla stregua degli effetti controproducenti provocati su popolazioni che sono e che desideriamo insorgenti contro l'oppressione tedesca.

Molto grato se anche di ciò troverete modo di fare esplicito cenno sia a Londra che a Washington che presso l'Alto Comando alleato 1•

ALLEGATO ROMA «CITTÀ APERTA»

Il 19 agosto u.s. il R. Governo, con una comunicazione radiodiffusa alle ore 17, e notificata subito dopo alle Potenze alleate e neutrali, dichiarava Roma «città aperta».

Il R. Governo aveva da tempo considerato la necessità di adottare tale provvedimento, sollecitato anche e ripetutamente dalla Santa Sede. Trattative al riguardo erano state iniziate nel dicembre del 1942, ma difficoltà di ordine militare, da un Iato, e la notizia di una assicurazione data dal Presidente degli Stati Uniti al Pontefice circa l'immunità di Roma dai bombardamenti, dall'altro, avevano indotto il Governo di Roma a rinviare il perfezionamento.

II primo bombardamento di Roma, la caduta del Governo fascista, sostanzialmente contrario al provvedimento invocato, ulteriori pressioni del Vaticano determinarono la decisione del nuovo Governo, cui non sfuggivano tutte le ragioni militanti a favore della dichiarazione stessa. Il secondo bombardamento di Roma accelerò i tempi, e così, superando alcune remore tecniche, si venne alla dichiarazione del 19 agosto.

II Ministro degli Esteri affidò all'allora Segretario Generale del Ministero, Ambasciatore Rosso, il compito di presiedere ad una Commissione, formata da rappresentanti dei Dicasteri interessati e del Comando Supremo, e costituita per tradurre in atto, secondo i principi del diritto internazionale, la dichiarazione stessa. La Commissione decise di adottare al riguardo i seguenti provvedimenti che, approvati dal Capo del Governo, ebbero subito principio di

I Mason-MacFarlane rispose il 29 marzo di aver trasmesso il documento al Comandante supremo alleato di Algeri. Il 31 marzo Badoglio scrisse ancora a Mason-MacFarlane la seguente lettera (n. 1836): «Facendo seguito alla mia lettera n. 1326 del 17 corrente, relativa a "Roma città aperta", desidero richiamare la Sua attenzione sul comunicato del Comando tedesco per l'Italia del 22 corrente, che ribadisce lo status di Roma stabilito dalla dichiarazione italiana del 19 agosto. Penso che i Governi di Londra e di Washington, in un momento in cui il mondo cattolico e tutto il popolo italiano guardano con trepidazione a Roma, possano considerare di risparmiare gli orrori della guerra alla città eterna non senza controllare l'effettività dell'assunto germanico attraverso una potenza neutrale e la Santà Sede». E Mason-MacFarlane rispose il 6 aprile di aver trasmesso il documento al Comandante supremo alleato di Algeri.

esecuzione, e furono notificati alla Svizzera ed alla Santa Sede per l'ulteriore comunicazione alle Potenze anglo-sassoni: l) allontanamento di tutte le truppe italiane e tedesche dalla città aperta; 2) trasferimento di tutti i Comandi italiani e tedeschi dalla città aperta; 3) permanenza nella città aperta di forze di polizia italiana, per assicurare la tutela dell'ort1ine pubblico; 4) trasferimento di tutti gli stabilimenti militari e di quelli adibiti alla produzione bellica; 5) le stazioni ed i parchi ferroviari di Roma non più usati ai fini militari. Il nodo ferroviario di Roma trasformato in un semplice binario di corsa.

La Commissione stabiliva inoltre il perimetro della citta aperta -che comprendeva largamente, oltre che il centro della città, la zona monumentale di Roma -e ne fissava i limiti che, approvati dalle Autorità competenti, venivano descritti in uno schizzo e in un fotopiano, allegati alle Note Verbali dirette alla Santa Sede e alla Legazione di Svizzera in Roma, per la notifica alla Gran Bretagna ed agli Stati Uniti.

Il Governo germanico, che era stato tenuto al corrente della intenzione del R. Governo di dare pratica attuazione alla dichiarazione del 19 agosto 1 , pur avendo inizialmente avanzato ogni riserva per tutto quanto atteneva al rifornimento delle truppe germaniche operanti nell'Italia del Sud, approvava le decisioni italiane (secondo il telegramma dell'allora Incaricato d'Affari a Berlino 2 , Hitler personalmente si sarebbe occupato dalla questione). Nello stesso giorno in cui la Svizzera e la Santa Sede venivano informate, il R. Governo indirizzava all'Ambasciata del Reich a Roma una analoga nota, corredata da schizzi e fotopiani. Successivamente veniva da un portavoce ufficiale illustrata ai giornalisti esteri riuniti alla conferenza stampa del Ministero della Cultura popolare, la portata internazionale e i dettagli della pratica attuazione dei provvedimenti per la smilitarizzazione della città aperta.

I Governi di Washington e di Londra non ebbero il tempo di accusare ricezione delle note italiane, perché sopravvenne l'armistizio. Sotto l'aspetto giuridico-internazionale si osserva:

l) La Germania ha accettato la dichiarazione di Roma «città aperta» in un modo inequivocabile, che non solo è stato confermato dallo effettivo allontanamento dalla capitale delle truppe tedesche che vi si trovavano, ma è stato ribadito dopo gli avvenimenti dell'8 settembre, quando, sia pure per una «fictio juris», il Comando tedesco rispettava il limite della città aperta e riconosceva l'esistenza di un «Comando della città aperta di Roma».

2) Secondo le consuetudini e i principi del diritto interstatuale, la dichiarazione unilaterale della città aperta è internazionalmente valida e rilevante: la riserva avanzata dai Ministri degli Esteri di Gran Bretagna e degli Stati Uniti sulla necessità che essa dovesse tradursi in atto, nulla toglieva alla sua validità che, attuate le misure di smilitarizzazione necessarie, divenne piena.

Roma quindi è e continua ad essere città aperta.

Gli Alleati hanno tutto l'interesse al riconoscimento di tale status della capitale italiana, naturalmente a patto che i comandi tedeschi continuino a rispettare, come avevano fatto nel settembre scorso, le condizioni allo scopo previste. Sembra in conseguenza possibile ed opportuno che gli Alleati dichiarino di accettare quanto al riguardo il Governo italiano aveva notificato e richiamino in pari tempo il Governo germanico all'osservanza e rispetto degli obblighi cui è tenuto. Osservanza e rispetto che potrebbero essere controllati con tutte le garanzie del caso da rappresentanti della Santa Sede o neutri. È superfluo sottolineare in modo particolare la necessità che una chiara e inequivocabile dimostrazione di buona volontà sia data in proposito dalle Potenze Alleate e la conseguente opportunità che la Germania sia posta altrettanto esplicitamente di fronte a tutto il peso della responsabilità che ricadrebbe interamente su di essa, ove le sue truppe violassero un impegno solenne già assunto dal suo Governo per il rispetto di una città che appartiene idealmente a tutto intero il mondo civile e che fa idealmente parte del più prezioso patrimonio dell'umanità.

l Vedi serie nona, vol. X, D. 694. 2 Ibid., D. 702.

167

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO

T. 275/23. Salerno, 20 marzo 1944 1•

Owing to difficulties in receiving speedy and direct news on Argentine internai situation and its developments, you are free to act according your own judgement on local events, except in circumstances entailing important decisions. Am hoping however to start at earliest date quicker and more direct communications by wire, that shall allow, you, to promptly inform this Ministry and, us, to send more timely instructions. Please bear in mind, as fundamental premise, that various Argentine Governments have always recognised Royal and not Fascist Government. Our action in Argentina, but for special circumstances that may arise, must be consequently guided by aforesaid premise which requires on our part great objectivity and fairness in appraising and judge so as to avoid also further injury to our widespread interests throughout Latin America and the risk of furthering action selfstyled Fascist agents.

168

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO SEGRETO. Salerno, 20 marzo 1944.

I signori Reber e Caccia mi hanno intrattenuto lungamente e separatamente sulla recente iniziativa russa.

Ho tenuto prima di tutto a porre assolutamente in chiaro ancora una volta la lealtà del nostro atteggiamento nei riguardi [degli] Alleati. E di ciò ho pregato essi volessero dare ulteriore, rinnovata conferma ai loro Governi.

Ho detto in sostanza che il R. Governo ha, com'è naturale, inteso sempre riportare al più presto le sue relazioni con ciascuna delle quarantaquattro Nazioni Unite su un piano di amicizia e di collaborazione. La richiesta italiana di normalizzare i rapporti con la Nazione militarmente più potente, la Russia, fa evidentemente parte di questo generale programma. Com'è da parte italiana possibile esprimersi con Mosca altrimenti? E come sarebbe stato da parte nostra possibile rispondere altrimenti di quel che ha fatto all'umano e generoso gesto sovietico? Non certamente declinando di riallacciare i rapporti coi Soviet e riaffermando un pazzesco proposito di rimanere inchiodati alle catene dell'armistizio. Del resto agli Alleati era stato da parte nostra richiesta, e subito, l'alleanza, che è evidentemente cosa più grossa che non la ripresa di contatti diretti.

I Consegnato ali'A.C.C. il 21 marzo.

Tenevo comunque a sottolineare che il gesto sovietico non era certamente gesto isolato. Rilevava invece tutto un concreto programma, di cui non rappresentava che il primo inizio di attuazione; ulteriori sviluppi sarebbero indubbiamente seguiti. E di ciò i Governi di Washington e di Londra avrebbero fatto certamente bene a occuparsi e preoccuparsi. I Soviet, sganciandoci dall'armistizio, senza truppe di occupazione in Italia, senza i quotidiani, gravi, progressivi contrasti cui l'occupazione dà luogo, si pongono, nei nostri confronti, su un terreno enormemente più propizio ed enormemente più solido di tutti gli altri. Acquistano automaticamente una larga autonomia di azione e libertà di movimenti.

A mio avviso, dunque, Stati Uniti e Gran Bretagna possono soltanto rispondere alla mossa russa, ponendosi appunto sullo stesso terreno su cui la Russia energicamente e realisticamente si è posta. Se Gran Bretagna e Stati Uniti persistevano invece a restare inchiodati entro la gabbia dell'armistizio e della Commissione di Controllo, cioè sul duro, illiberale, inintelligente terreno della resa senza condizioni e del paralizzante e asfissiante controllo di ogni attività del Paese, ogni possibilità di politica costruttiva veniva, come viene, automaticamente a cessare, e, sopra tutto, venivano ad esserne automaticamente ingigantite e moltiplicate tutte le possibilità di concreta e progressiva influenza sovietica.

Su questo punto ho particolarmente e lungamente insistito e questo punto ha particolarmente fermato l'attenzione dei miei interlocutori. Ai quali ho chiesto di volersi porre per un momento nelle nostre condizioni e panni ed immaginare che cosa avrebbero essi potuto rispondere ad un ulteriore, eventuale passo dell'Ambasciatore Bogomolov, diretto, ad esempio, a stringere con noi vantaggiosi accordi od intese specifiche e generiche. Ciò che non è affatto improbabile. Avrebbero essi potuto respingerlo?

I signori Reber e Caccia mi hanno quindi domandato come, a mio giudizio, avrebbero i loro Governi potuto in concreto rispondere alla mossa sovietica.

Premesso che il Maresciallo aveva da tempo indicato come la migliore la strada dell'alleanza, ho risposto che, almeno in via di prima fase, sarebbe stato assolutamente necessario porre i rapporti italo-anglo-americani su un piano diverso da quello armistiziale.

Ho fatto osservare che le dieci clausole dell'armistizio del 3 settembre sono pressocché tutte decadute (nove su dieci) per avvenuta esecuzione; che fra le quarantotto clausole dell'armistizio del 29 settembre, almeno ventiquattro sono decadute sia per la stessa ragione, sia per la materiale impossibilità di eseguirle, sia perché sostituite da altri accordi (Cunningham-de Courten; passaggio delle provincie alla amministrazione italiana, ecc.).

Bastava dunque definitivamente lacerare quei due documenti (del resto non onorevoli neanche per gli anglo-americani) e sostituirli con un nuovo documento più liberale ed umano che, pur salvaguardando in pieno le superiori ragioni militari degli eserciti alleati, definisse la cobelligeranza in termini appunto di cobelligeranza e non di resa e in modo più adeguato alla posizione assunta dalla nuova Italia, dopo sei mesi di leale e totale collaborazione.

Ciò non avrebbe del resto che sanzionato uno stato di fatto già effettivamente esistente ed una parola (cobelligeranza) già accettata dalle loro opinioni pubbliche; non avrebbe cioè costituito quel fatto e situazione nuova destinati a suscitare contrasti ed opposizioni e per la creazione della quale la situazione politica italiana tuttora, a loro giudizio, non si prestava.

La nostra conversazione ha certamente impressionato sia il rappresentante del Foreign Office, sia quello del Dipartimento di Stato. Ambedue mi hanno assicurato che avrebbero subito riferito ai rispettivi Governi sia le spiegazioni e i chiarimenti relativi alla lealtà del nostro atteggiamento (sulla quale la Commissione di Controllo non aveva del resto alcun dubbio), sia tutto quanto riguardava gli eventuali, probabili sviluppi della politica sovietica in Italia ed i modi e i mezzi per ridare alla politica anglo-americana una parallela maggiore efficacia di movimenti e di azione.

169

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO SEGRETO. Salerno, 20 marzo 1944.

Ho visto oggi a Napoli il Ministro Goriarkine. Mi ha chiesto quale impressione la notizia della ripresa dei rapporti diretti italo-sovietici avesse suscitato in questi ambienti anglo-americani. Non gli ho nascosto che mi sembravano impressioni di malessere e di disappunto. Ho aggiunto che informazioni ci erano state anche direttamente chieste dalla Commissione di Controllo in proposito, informazioni che erano state da parte nostra senz'altro fornite in termini molto semplici e chiari.

Ho quindi spiegato che il Maresciallo era venuto nella determinazione di prescegliere il futuro Rappresentante a Mosca piuttosto fra i funzionari di carriera che fra uomini politici od altri. I primi avrebbero dovuto infatti attraversare un periodo più o meno lungo di «apprentissage», indursi a tentativi di politica personale non perfettamente consigliabili in vista della delicatezza della situazione generale, ecc. I secondi davano invece nel momento attuale una maggiore garanzia di obbedienza alle istruzioni del centro, tecnicismo, mestiere ecc.

Gli ho chiesto quindi se da parte sovietica si ritenesse giunto il momento di indicare il nome della persona prescelta e chiedere il conseguente gradimento.

Alla sua risposta nettamente e senza esitazioni affermativa, ho fatto allora il nome, in conformità alle istruzioni di V.E. 1 , dell'attuale nostro Rappresentante a Kabul, Ministro Quaroni, che ho descritto -ciò che corrisponde effettivamente alla realtà -come uno dei nostri funzionari di maggiore ingegno e di maggiori possibilità. Sul suo conto mi sono stati chiesti -ed ho dato -tutti gli elementi possibili di informazione. Il Ministro Goriarkine si è soprattutto soffermato sulla circostanza che la moglie del Quaroni è russa e sulla possibilità che l'interessato raggiunga rapidamente da Kabul la capitale sovietica senza necessità di chiedere visti, autorizzazioni o navicert agli anglo-americani, come sarebbe stato altrimenti necessario.

Ho comunque sottolineato sia la situazione italiana attuale, sia quella particolare in cui versa il nostro personale diplomatico, in quanto criteri limitativi di scelta,

l Vedi D. 158, nota 6.

e, soprattutto, la circostanza che l'indicazione del Ministro Quaroni è fatta da parte nostra a titolo assolutamente amichevole. L'avremmo cioè mutata se da parte russa vi fossero stati eventuali obbiezioni al riguardo, essendo nostro proposito che la persona prescelta avesse il pieno e completo gradimento sovietico.

Il Ministro Goriarkine ha insistito sulla circostanza che non si tratta comunque di un vero Rappresentante diplomatico, ma di un Rappresentante con i privilegi diplomatici d'uso. Ciò che è in sostanza la stessa cosa, ma che, nel pensiero sovietico, serve evidentemente a diminuire la portata del gesto nei confronti anglo-americani.

Per gli ulteriori particolari relativi allo scambio (segretari, cifrari, sede dell'Ambasciata, retribuzioni ecc.) si è convenuto di rimandarne l'esame e la definizione al momento in cui ci sarà comunicato il gradimento sovietico.

170

IL CONSOLE ROBERTI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Salerno, 20 marzo 1944.

Ho visto il Console Generale Middelburg. Mi ha mostrato un foglio di accreditamento presso le Autorità Alleate dal quale risulta che, in attesa che vengano normalizzate le relazioni fra Olanda e Italia egli, praticamente, avrà funzioni consolari 1•

Si è peraltro mostrato desideroso di avviare tale normalizzazione mediante una presa di contatto con le Autorità italiane sotto forma di uno scambio di lettere dalle quali risultino de facto le sue funzioni; di questo si riserva di parlare col Ministro Prunas dopodomani o giovedì; dopo di che deciderà se rimanere a Bari o trasferirsi a Salerno.

Mi ha prevenuto anche che fra breve giungerà in Italia, allo stesso scopo, un rappresentante belga che usufruirà dello stesso suo ufficio.

Ho messo il Signor Middelburg al corrente dell'opera umanitaria svolta dal nostro personale rimasto in Olanda fino all'armistizio del settembre u.s. ed egli, che la ignorava, mi ha espresso tutta la sua gratitudine. In complesso mi è sembrato persona ben disposta e la cui presenza potrà esserci utile.

Secondo quanto mi ha detto, le attuali relazioni fra Italia e Olanda sono di co-belligeranza; in seguito alla nostra entrata in guerra nel giugno 1940 vi fu la rottura di relazioni diplomatiche con il conseguente ritiro da Roma del personale della Legazione d'Olanda. Sempre secondo il Signor Middelburg nel dicembre 1941, dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbour e l'invasione delle Indie Olandesi, vi sarebbe stata da parte del Governo fascista una dichiarazione di solidarietà con il Giappone in seguito alla quale il Governo olandese di Londra dichiarò la guerra all'Italia unilateralmente.

l Annotazione di Prunas sul documento in data 25 marzo: «Caccia mi dice che non è stato ancora approvato dagli Alleati come console generale». Vedi D. 243.

171.

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 10/10. Roma, 21 marzo 1944 1•

Mi risulta che il Capo dell'Ufficio stampa germanico von Borch ha fatto ieri ai giornalisti esteri la dichiarazione che trascrivo integralmente nel testo che ho motivo di ritenere esatto:

«L'attività del Santo Padre per la protezione di Roma come città aperta è continuata; però l'atteggiamento anglosassone non ha subito alcun mutamento.

Da parte tedesca oggi come per il passato si mantiene in pieno il riconoscimento di Roma città aperta e per evitare equivoci a questo proposito, i tedeschi faranno un altro passo in avanti e cioè, con un altro sacrificio, eviteranno di usare Roma come zona di passaggio per i movimenti militari e i propri soldati che vanno in licenza non avranno più il permesso di passare e di fermarsi comunque a Roma. Il sacrificio tedesco è tanto più notevole in quanto che le strade intorno a Roma sono quasi impraticabili. Ciò nonostante la decisione tedesca avrà la sua piena attuazione».

L'impressione dei più autorevoli giornalisti presenti alla suddetta conferenza è che i tedeschi vogliono far considerare la loro come una «decisione autonoma non dipendente dalla iniziativa del Papa»; che tale decisione va in vigore immediatamente; e che il progetto tedesco che comprenderebbe anche l'evacuazione da Roma dei depositi e dei comandi militari sarebbe attuato entro una settimana.

La gran massa della popolazione però, che era prima restata profondamente delusa dal discorso tenuto pubblicamente dal Papa domenica scorsa, e dal quale si attendeva chissà quali sensazionali annunci per la salvezza di Roma, mette oggi in relazione l'iniziativa germanica con gli incessanti sforzi compiuti dalla Santa Sede proprio a questo fine.

Rilevo che non era finora mai stato ottenuto da parte germanica un riconoscimento della dichiarazione di Roma città aperta.

Un primo cenno di tale riconoscimento si ebbe infatti per la prima volta solo poco tempo fa, con la pubblica dichiarazione tedesca che la Luftwaffe non si sarebbe più levata a difesa della Capitale; le misure ora annunciate rappresentano invece il pieno riconoscimento della dichiarazione fatta nel luglio scorso dal R. Governo.

Mi riserbo di compiere accertamenti sui precedenti che hanno portato alla dichiarazione germanica.

Ritengo interessante riferire intanto le interpretazioni che vengono date qui e che sono molteplici. Alcuni ritengono che i tedeschi abbiano effettivamente voluto compiere un gesto politico e di propaganda avente come non ultimo fine quello di attutire -magari con l'ausilio della Santa Sede che vede così coronati i propri

l Questo telegramma non risulta pervenuto a Salerno.

sforzi -la ostilità palese della popolazione romana; altri invece vedono nella iniziativa germanica soprattutto il proposito di dimostrare pubblicamente il nessun interesse strategico della Capitale, in maniera che l'abbandono volontario di essa da parte tedesca, mentre il fronte meridionale appare ancora solido, faccia perdere gran parte del suo valore politico alla occupazione alleata di Roma ritenuta ormai inevitabile.

Sono queste però considerazioni che forse non toccano la grande massa dei cittadini sottoposti ai bombardamenti cruenti degli ultimi giorni, e che è invece di una estrema sensibilità per tutto quello che concerne la incolumità di Roma e dei suoi abitanti.

Devo far presente a questo riguardo che la disillusione provocata dal discorso del Papa di domenica aveva fatto rivolgere le speranze di molti cittadini in una azione del R. Governo presso le autorità alleate per far cessare i bombardamenti che alla popolazione apparivano spesso ingiustificati ed indiscriminati e che se dovessero continuare potrebbero determinare imprevedibili ripercussioni sullo stato d'animo della massa.

Sarebbe perciò a mio avviso particolarmente importante che il R. Governo intervenisse ora efficacemente presso le autorità alleate e che facesse nello stesso tempo conoscere attraverso la radio che esso non si è mai disinteressato alla sorte di Roma e che solo l'uso che i tedeschi hanno fatto della Capitale italiana aveva finora impedito il pieno successo dei suoi sforzi.

Una tale dichiarazione, anche se dovesse apparire per motivi materiali dipendenti dalla difficoltà delle comunicazioni solo fra qualche giorno, riuscirebbe ugualmente efficace e proficua alla situazione politica locale e dei partiti ancora non consolidata.

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IL CONSOLE ROBERTI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO RISERVATO. Salerno, 23 marzo 1944.

Il Cap. Stone mi ha mostrato l'unita corrispondenza del 3 corrente da Washington di William Philip Simms, noto redattore di politica estera dell'importante catena giornalistica Scripps-Howard 1 . Nel mostrarmela Stone mi ha detto che, a suo parere, tale corrispondenza descrive accuratamente le divergenze attualmente esistenti fra Stati Uniti, da un lato, Inghilterra e Russia dall'altro. Ammesso che nella maggiore indipendenza americana di fronte alla Russia vittoriosa entra il fattore geografico, è un fatto che l'Inghilterra è costretta ad essere

I Non si pubblica.

207 molto più arrendevole di fronte alle crescenti pretese dell'alleato sovietico. Il recente atteggiamento inglese nei riguardi della Polonia e della Jugoslavia ne è un esempio ma, d'altra parte, esso atteggiamento tende a spezzare l'unione tra le due Potenze anglo-sassoni a tutto vantaggio della Russia. La ripresa di relazioni diplomatiche fra Italia e Russia, voluta da quest'ultima ed, a ragione, accettata di buon grado dal Governo Badoglio è, oltre tutto, un nuovo tentativo russo di staccare gli Stati Uniti dall'Inghilterra. Donde l'assoluta necessità che, almeno per il momento, il riconoscimento russo non venga seguito da quello anglo-americano che, secondo Stone, sarebbe dannoso sia per gli Stati Uniti che per l'Italia. Infatti, data l'arrendevolezza inglese, non appena, con la ripresa dei rapporti diplomatici, la politica degli Alleati nei riguardi dell'Italia non venisse svolta per il tramite, sia pure inefficiente e macchinoso, della Commissione di Controllo, essa non sarebbe più univoca, almeno per parte degli anglo-sassoni ma, per lo meno, duplice: Stati Uniti da un lato, Russia, coll'Inghilterra a rimorchio, dall'altro con tutto svantaggio degli interessi americani. Questo, in definitiva, sarebbe anche un danno per l'Italia che rimarrebbe alla mercè degli anglo-russi e particolarmente di quest'ultimi. Con il temporaneo non riconoscimento invece, gli Stati Uniti saranno in grado di tenere in linea l'Inghilterra, costringendola a seguire una politica comune nei riguardi dell'Italia ed a resistere con maggiore energia alle esigenze russe che, alla lunga, finirebbero per togliere alla stessa Italia ogni libertà di movimento e possibilità di respiro. In questo senso Stone avrebbe parlato al Ministro Macmillan in occasione della sua recente visita in Italia.

Ho risposto che, pur apprezzando la fiducia che mi dimostrava nel parlarmi con tanta franchezza, sta di fatto, a mio parere, che in questi ultimi tempi, e nonostante la situazione di privilegio che gli Stati Uniti hanno nel cuore del popolo italiano, vi sono state manifestazioni di favore dell'Inghilterra nei nostri riguardi, cui non fa riscontro un analogo atteggiamento di Washington. Alludevo al recente discorso di Churchill ed alla controversia per la Flotta italiana in cui Londra è stata molto più cordialmente esplicita nelle sue assicurazioni. Parlando del tutto in via personale ho aggiunto sembrarmi che un fatto nuovo od una dichiarazione presidenziale che offrisse una qualche speranza nel futuro verrebbe certamente bene accolta dall'Italia e servirebbe a correggere quello stato d'animo che, indubbiamente, esiste fra molti di noi. Ad esempio una visita in Italia del Presidente dell'U.N.R.R.A. farebbe certamente una favorevole impressione. Stone ha condiviso tale suggerimento ed ha ammesso l'opportunità di una sosta a Salerno di Lehman ma ha aggiunto che, a suo parere, ad essa si sarebbero opposti i Comandi anglo-americani temendo che una sua venuta preluda ad un inizio dell'attività dell'U.N.R.R.A. in Italia. Essi infatti sono contrari per principio a che una organizzazione del genere si installi in un teatro operativo; già in Africa settentrionale la coesistenza di organi civili con quelli militari ha dato luogo ad inconvenienti tali che non si desidera che tale situazione abbia a ripetersi in Italia.

Ad ogni modo, ha concluso Stone, abbiamo fatto bene a menzionare in una recente lettera a Reber la desiderabilità di un incontro del Presidente dell'U.N.R.R.A. con il Maresciallo Badoglio.

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IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, AL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI

T. 300/65. Salerno, 24 marzo 1944 1•

Your 65 2•

Please instruct Chargé d' Affaires Holy See to urgently convey to secretary of State most formai and ample assurances on religious situation in liberated Italy, which is completely and absolutely normal. He may add that any message the Holy See should care to convey to Bishops in Southern Italy, may be sent through same channel through which Babuscio is in touch with you. We shall gladly forward communications3 .

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO SEGRETO. Salerno, 24 marzo 1944.

Nei frequenti colloqui avuti m questi giorm s1a con gli inglesi che con gli americani in merito alla recente iniziativa sovietica, è sopra tutto affiorata la gravità della crisi dei rapporti fra Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti. Piuttosto che preoccupati di ciò che il gesto russo implica nei nostri riguardi, gli anglo-americani sembrano gravemente perplessi di fronte alla autonomia sovietica di decisioni e d'azione che tale gesto documenta.

La politica faticosamente concordata a Teheran ne esce gravemente compromessa. L'Unione Sovietica par intenda infatti apertamente riaffermare il suo proposito di agire da sé anche nel settore politico, esattamente come gli Alleati l'hanno lasciata agire pressocché sola -e con tutti i sacrifici conseguenti -nel settore militare.

Sono stato informato che sono state chieste a Mosca da parte inglese e americana spiegazioni e chiarimenti circa l'esatta portata dell'iniziativa russa nei nostri confronti; sull'esatta qualifica e veste dei Rappresentanti ufficiali; se e con quali mezzi la Russia intenda inquadrare la sua iniziativa negli accordi armistiziali, che

1 Consegnato all'A.C.C. il 25 marzo. 2 Vedi D. 146. 3 Per la risposta vedi D. 203.

con essa contrastano. È stata altresì offerta da Washington e Londra una discussione a tre sui problemi mediterranei.

Certo è che ogni sforzo sarà fatto in questi giorni per riportare la Russia nel quadro di un programma concordato.

Mi sembra anche evidente uno sfasamento notevole fra politica britannica e americana. Gli Stati Uniti sembrano oggi più che mai convinti che è appunto la politica britannica di intransigenza verso l'Italia quella chè ha motivato e provocato l'iniziativa sovietica attuale e tutte le gravi conseguenze che tale iniziativa implica e comporta. Pare altresì che si paventi a Washington che la Gran Bretagna si induca, in vista dell'assoluta necessità dell'appoggio russo, a piegarsi ancora una volta alle esigenze di Mosca. Mi par cioè, tutto sommato, che gli Stati Uniti tendano ad asserire più energicamente la necessità di una politica più generosa ed umana nei nostri confronti, mentre la Gran Bretagna persista, invece, nella sua politica di diffidenza e di sospetto, nonostante il gesto sovietico e la posizione di progressivo svantaggio in cui tale gesto la pone.

Da questi contrasti, mi pare comunque che la posizione diplomatica dell'Italia possa uscire, tutto sommato, rafforzata.

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COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, CON IL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

PROMEMORIA RISERVATO l. Salerno, 25 marzo 19442•

Il Generale MacFarlane chiede di vedere d'urgenza il Maresciallo cui dichiara di avere saputo che l'Ambasciatore Bogomolov si recherà nella mattinata dal Capo del Governo. Il Generale fa presente l'opportunità che non si prenda da parte nostra nessun eventuale impegno coi sovietici senza prima attendere l'arrivo del Ministro Macmillan, che partirà oggi espressamente da Algeri per Salerno. Il Ministro Macmillan si propone di fare al Maresciallo un'esposizione politica, che egli ha ragione di ritenere importante3 .

Il Maresciallo promette che lo terrà al corrente dell'abboccamento con Bogomolov4. Ciò che infatti avviene oggi, per il tramite di Reber. Reber consegna al Maresciallo il promemoria del Generale Wilson del 25 marzo5 .

1 Il promemoria è stato redatto da Prunas, presente al colloquio. 2 Il documento è datato 26 marzo; ma si tratta di una data errata, come appare dal contesto. 3 Vedi D. 178. 4 Vedi D. I76. 5 Vedi D. 177.

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COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, CON IL RAPPRESENTANTE DELL'U.R.S.S. NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, BOGOMOLOV

PROMEMORIA RISERVAT0 1 . Salerno, 25 marzo 1944.

L'Ambasciatore Bogomolov, alla presenza del signor Kostylev e mia, ha ufficialmente comunicato al Maresciallo Badoglio il gradimento del Governo sovietico alla nomina del Ministro Quaroni a Rappresentante italiano a Mosca 2 . Ha in pari tempo informato che il Rappresentante prescelto dal Governo sovietico è il Consigliere di prima classe Kostylev, la cui promozione a Ministro è prossima. Essendo stato già da parte nostra comunicato ai sovietici che il gradimento italiano è già in via preventiva accordato a quella qualunque persona il Governo sovietico voglia designare (sia per affrettarne la nomina, sia per avere la possibilità di effettivamente dare un gradimento che forse non ci sarebbe stato altrimenti richiesto), il signor Kostylev entra immediatamente in funzioni dando lettura di un telegramma in cui il Maresciallo Stalin trasmette al Maresciallo Badoglio i sensi della sua gratitudine per i voti augurali inviatigli all'atto della ripresa delle relazioni dirette fra i due Paesi 3 .

Si rimanda d'accordo ad altra occasione l'esame dei particolari relativi allo scambio dei Rappresentanti (comunicazioni, cifra, finanziamenti, ecc.).

* * *

L'Ambasciatore Bogomolov prospetta al Maresciallo il desiderio sovietico di aiutare con ogni mezzo i partigiani iugoslavi e chiede se si ravvisi da parte nostra l'opportunità di consentire che appelli siano lanciati a tutti gli slavi residenti nell'Italia liberata e volontari siano fra di essi arruolati allo scopo di costituire unità di riserva che dovrebbero essere a suo tempo trasferite agli ordini del Maresciallo Tito.

Il Capo del Governo, premesso che una divisione italiana si batte già agli ordini del Maresciallo Tito, fa presente che tali volontari potrebbero essere prescelti sia fra i rifugiati slavi (e qui non vi sarebbero difficoltà), sia fra i cittadini italiani di origine slava. Le difficoltà per quanto riguarda questi ultimi sono molto maggiori e molto più serie. Si tratta infatti di cittadini italiani che prestano servizio nelle fila dell'esercito italiano.

Il Maresciallo ricorda i precedenti della questione e sottolinea come e perché i tentativi già svolti in questo senso siano stati da parte nostra bloccati, in quanto costituenti, nella forma e coi mezzi in cui furono allora compiuti, veri e propri appelli alla diserzione, e, come tali, avrebbero rischiato indubbiamente di minare la

· I A questo documento, redatto da Prunas presente al colloquio, si è unito l'appunto dello stesso Prunas sulla richiesta avanzata da Bogomolov nella stessa occasione.

2 Vedi D. 169.

3 Vedi D. 164.

compagine e la disciplina del R. Esercito. In questo senso egli ebbe infatti occasione di esprimersi con la Commissione di Controllo che lo aveva interessato al riguardo.

Promette comunque che si riserva di riesaminare la richiesta russa, pur riconfermando ancora una volta che la questione è complessa e di non agevole soluzione.

L'Ambasciatore Bogomolov prende atto dell'assicurazione e pone in chiaro che egli si guarda bene dal toccare gli aspetti politici della questione e che non si tratta affatto di una pressione da parte sovietica, ma della semplice esposizione di un desiderio, la cui concreta attuazione sarebbe peraltro molto gradita a Mosca. Sottolinea altresì che qualunque misura in proposito non dovrà naturalmente pregiudicare in alcun modo la disciplina dell'Esercito italiano.

177

IL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

MEMORANDUM CC/G/154. ... , 25 marzo 1944 1•

I have been instructed by the Supreme Allied Commander as President of the Allied Contro! Commission to inform you that the Italian Government is not entitled to enter into any arrangement with any foreign power, whether Allied or neutra!, without the consent of the Supreme Allied Commander, which should be sought through the Contro! Commission. Quite apart from any inherent rights established by the Armistice agreements with Italy the Commander-in-Chief of occupying Forces enjoys a generai right on grounds of military security to contro! relations between the Italian Government and ali other countries 2 .

178

COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, CON IL MINISTRO BRITANNICO PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, MACMILLAN

PROMEMORIA 3 . Salerno, 27 marzo 1944.

Il Maresciallo fa una rapida sintesi dell'attività sua e del suo Governo. Insiste sopra tutto sulla lealtà del suo atteggiamento; sulla necessità di allargare la partecipazione militare italiana; sul cambio della sterlina e del dollaro; sulla politica dura

1 Per la consegna vedi D. 175.

2 Annotazione autografa fatta da Badoglio dopo il colloquio di cui al D. 178: «Prunas: secondo le dichiarazioni di Macmillan ciò riguarda l'avvenire non il passato. L'accordo nostro con la Russia rimane pertanto valido». Per la risposta vedi D. 181.

3 Al colloquio, svoltosi durante una colazione offerta dal capitano Stone, erano presenti il generale Mason-MacFarlane, i signori Reber e Caccia e il segretario generale Prunas, che ha redatto il presente promemoria.

ed intransigente degli Alleati nei riguardi italiani; sulla urgente opportunità di dare un contenuto effettivo e concreto alla cobelligeranza italiana.

Gli risponde il Ministro Macmillan. Premette che parla come uomo politico e che rientra da una permanenza di quattro settimane in Inghilterra. Ciò che gli consente di esprimere una opinione precisa sullo stato attuale dell'opinione pubblica britannica. Tale opinione è tuttora, a suo giudizio, incline nella sua maggioranza a ritenere che il trattamento fatto dagli Alleati all'Italia è stato ed è troppo indulgente. Il ricordo della guerra e dei 236 mila morti e feriti britannici nel Mediterraneo è ancora vivo e cocente. Ed il Primo Ministro Churchill è effettivamente all'avanguardia della sua opinione nel sostenere la necessità di una politica più liberale nei confronti italiani. È solo anzi un uomo che abbia il suo indiscutibile prestigio sulle folle che può agire e parlare altrimenti di quel che le folle pensino. È certo che le classi dirigenti britanniche ritengono necessaria, nonostante il recente passato, la ricostruzione della vecchia amicizia itala-britannica, che è stata uno dei cardini della politica europea nell'ultimo secolo. Ma è certo altresì che, la Gran Bretagna essendo una democrazia, non è possibile al suo Governo trascurarne l'opinione pubblica, ma soltanto guidarla e dirigerla. Ciò non può essere fatto che lentamente e gradualmente. Altri Paesi, gli autoritari e autocratici, possono evolvere più rapidamente e radicalmente. Ma le amicizie sanzionate per decreto e non per volontà di popolo sono di altrettanto più fragili ed incerte. L'albero della rinnovata amicizia itala-britannica sarà più saldo e più forte e porrà più forti radici, se lasceremo che anche il tempo compia il suo lavoro. Il Ministro Macmillan dà quindi qualche generica assicurazione sul cambio, di cui pensa possano ridursi gli inconvenienti segnalati dal Maresciallo, riducendo al massimo la quantità di moneta che le truppe anglo-americane potranno spendere sul territorio italiano e spiega quindi il significato del memorandum consegnato dal Generale MacFarlane a nome del Generale Wilson, a proposito della ripresa delle relazioni dirette itala-sovietiche 1• Il Macmillan afferma che il Memorandum non tocca le relazioni già stabilite coi Soviet, né richiede che l'Italia prenda in proposito iniziative particolari. Il memorandum riguarda dunque il futuro.

Il Ministro Macmillan, in sostanza, pur sottolineando con energia la necessità di una ricostruzione dell'amicizia itala-britannica -ciò che è certamente cosa non frequente in bocca britannica sopra tutto nei termini da lui usati -si è peraltro limitato ad una esposizione molto generica e platonica ed a confermare per il resto il memorandum Wilson.

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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

TELESPR. 699/110. Ankara, 27 marzo 1944 (per. il 24 aprile).

La Turchia, Potenza mediterranea, segue attentamente ogni questione che abbia attinenza con quel mare, essendo preoccupata sia da una eventuale rottura dell'equilibrio a favore di un altro Stato rivierasco, sia dall'aspirazione russa ad avervi

1 Vedi D. 177.

uno sbocco, dato che verrebbe a trovarsi in gioco soprattutto il possesso di Stambul, che è il cuore pulsante della Turchia, senza cui questa diverrebbe un secondario Stato asiatico.

Tale duplice preoccupazione è stato il filo conduttore della politica estera turca durante la presente conflagrazione mondiale.

Pertanto allo scoppio dell'attuale conflitto la principale preoccupazione turca era costituita dal problema degli Stretti, che il viaggio di Saragioglu a Mosca (settembre-ottobre 1939) aveva acutizzato. Tale preoccupazione era immediatamente seguita da quella provocata dalle strombazzate ed infondate aspirazioni dell'Italia fascista al «mare nostrum».

Col trattato di alleanza concluso il 19 ottobre 1939 (mentre Saragioglu era ancora in viaggio di ritorno da Mosca) con l'Inghilterra e la Francia, la Turchia si proponeva di garantirsi contro l'Italia, lasciandosi tuttavia la possibilità, con la cosidetta «clausola russa», di non essere travolta nel conflitto in condizioni tali da non poter salvaguardare i suoi interessi in confronto dell'U.R.S.S.

Ed infatti l'entrata in guerra dell'Italia non faceva giuoc<~:re il casus foederis del suindicato trattato di alleanza, in virtù della riserva costituita dalla «clausola russa». D'altra parte il trattato non entrava in funzione neanche in occasione del conflitto russo-tedesco, perché i turchi, in vista dei rapidi successi ottenuti dalla Germania contro tutti i suoi avversari continentali, credevano opportuno di concludere il 18 giugno 1941 un trattato di amicizia con la Germania, sperando di essere finalmente liberati dall'«incubo che gravava da secoli sulla Turchia».

In seguito l'euforia fu tale che si cominciò a sognare che, eliminato il colosso moscovita, tra anglo-sassoni ed Asse si sarebbe creata una situazione di equilibrio, che àvrebbe potuto portare ad una pace di compromesso, magari auspice la stessa Turchia (la famosa «pace di Delmabagcè», la cui sola idea, benché la realizzazione ne fosse ipotetica e lontana, aveva già tanto inorgoglito i turchi).

La ritirata anglo-sassone in Egitto provocava in questo Paese profonda impressione. Sembrava che il Mediterraneo stesse per chiudersi agli anglosassoni e la Turchia rimanere in balia dell'Asse. El Alamein tranquillizzò finalmente i turchi su questo punto.

La situazione determinatasi nel Mediterraneo e culminata con lo sbarco anglo-americano sul territorio italiano confortava la Turchia, perché in tal modo la guerra si manteneva lontana dalle sue frontiere. Per quanto possa sembrare un paradosso, tuttavia in realtà mentre l'inattesa resistenza della Russia aveva deluso i turchi, la resistenza dell'Italia incominciava ad essere da essi auspicata. Infatti, ritenendo che in definitiva l'Italia ne sarebbe uscita indubbiamente indebolita, la resistenza italiana poteva frattanto servire a dar tempo alla Germania di condurre a termine la campagna contro la Russia e, contemporaneamente, a tenere la guerra lontana dalle frontiere della Turchia.

La caduta di Mussolini e la nomina a Ministro degli Affari Esteri del nuovo Governo italiano dell'Ambasciatore d'Italia ad Ankara sembrava far risorgere le sopite speranze di una pace di compromesso auspice la Turchia. L'accettazione dell'armistizio da parte del Governo Badoglio dava una delusione a queste speranze. Inoltre, mentre da una parte si sviluppava il successo della potenza offensiva sovietica sul fronte orientale, dall'altra si intensificavano i richiami anglo-sassoni dalla Turchia in base al trattato di alleanza, per cui il Governo di Ankara si vedeva venir meno la possibilità di continuare agevolmente nel suo giuoco di equilibrio tra i belligeranti, giuoco che le aveva permesso di condurre vantaggiosamente la sua politica di neutralità e di attesa.

La dichiarazione di guerra dell'Italia alla Germania aggravò ancora le preoccupazioni dei turchi, i quali, mentre vedevano vittoriose le armate russe, temevano che l'Italia potesse costituire di nuovo, sebbene indirettamente, motivo d'inquietudine per essi. Infatti ai tempi odierni, in cui il costante aumento del potenziale bellico richiede basi e retroterra sempre più vasti di quanto fosse prima necessario, l'Italia è, per la sua posizione geografica, l'unica base veramente adatta per poter, se i mezzi a sua disposizione sono sufficienti, avere l'effettivo controllo del Mediterraneo. Nell'infausta e male ispirata politica imposta all'Italia dal nazismo e dal fascismo, tale controllo non poteva realizzarsi per due ragioni:

l) il fattore psicologico, costituito sia dalla cattiva causa morale sia dall'intima profonda convinzione di ogni italiano, il quale avesse anche soltanto semplici nozioni di politica estera, che qualora gli anglo-americani fossero stati sconfitti dalla Germania, questa avrebbe, in un secondo tempo, annientato l'indipendenza politica dell'Italia; sia infine dall'innato sentimento di tutti gli italiani di considerare al lume della storia il tedesco quale tradizionale nemico e gli inglesi e gli americani antichi e provati amici;

2) il fattore tecnico, costituito dalla mancanza di mezzi sufficienti, dato che l'Italia non ha, nè potrà mai avere, sul proprio suolo, le materie prime necessarie.

Pertanto l'amicizia italiana, assicurando soprattutto alle Potenze anglo-sassoni le basi marittime ed aree della penisola, assicurerebbe loro altresì l'incontrastato dominio del Mediterraneo, cioè della più importante arteria economica del mondo.

Quindi i turchi temettero che gli anglo-sassoni, sicuri ormai che l'Italia, dopo l'esperienza subita, non avrebbe mai più ostacolato i loro piani, ma sarebbe anzi divenuta la più sicura pedina del loro giuoco, avrebbero avuto interesse ad agevolarla in ogni modo. Pertanto la Turchia aderì al coro di proteste di altri Stati rivieraschi nel Mediterraneo, i quali temettero che una potenza anglo-sassone si servisse della pedina italiana per aggiogarli indirettamente ma indissolubilmente al proprio carro, senza che vi fosse più per essi alcuna possibilità di giuoco in futuro.

Il susseguente atteggiamento tenuto dagli anglo-sassoni nei riguardi dell'Italia calmò su questo punto le apprensioni dei turchi, le cui preoccupazioni furono circoscritte al timore di veder scendere i russi nei Balcani, nonché allo studio dei mezzi per opporsi alle pressioni anglo-sassoni, intese ad ottenere la partecipazione della Turchia al conflitto, mentre in tale penisola erano ancora fortemente ancorati i tedeschi.

Nel preciso momento in cui la Turchia cercava di condurre abilmente, ma faticosamente, la sua nave in porto che non si profilava ancora all'orizzonte, attraverso i tanti scogli della situazione internazionale, sopraggiungeva la notizia del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra l'Italia e la Russia. Evidentemente questa notizia non poteva riuscire gradevole. Il timore di un'Italia pedina degli anglo-sassoni veniva a cedere repentinamente il posto al timore, di gran

Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

lunga superiore, di un'Italia pedina dell'U.R.S.S., cioè di una coincidenza delle due principali preoccupazioni della Turchia. Si metteva subito in rilievo che tale notizia aveva fatto immediatamente seguito all'altra relativa alla consegna all'U.R.S.S. pareva di un terzo della flotta italiana o del suo equivalente. Quindi l'U.R.S.S. pareva essere in procinto di divenire Potenza marittima mediterranea e fattore importante di quel mare.

Le conseguenze per la Turchia erano talmente evidenti da non aver bisogno di alcun commento. La preoccupazione turca era poi tanto più grave, in quanto questa rapida mossa russa veniva posta in correlazione con tutto l'attuale sviluppo della politica sovietica e con l'andamento delle operazioni belliche sul fronte orientale, indubbiamente e costantemente favorevole all'U.R.S.S. La Turchia, che si era financo cullata nell'illusione della «Pace di Delmabagcè», temeva ora che !'«incubo gravante da secoli», stesse per tramutarsi in dura realtà e che non vi fossero più vie di scampo per essa, profilandosi l'eventualità di essere completamente accerchiata dall'U.R.S.S.

In questi ultimi tempi era già forte il disagio verso gli anglo-sassoni dei turchi, riluttanti ad essere coinvolti nel conflitto mentre i russi sono resi sempre più forti dalle loro vittorie e i tedeschi, d'altra parte, si tengono ancora saldamente nei Balcani. I turchi pensano che un attuale coinvolgimento della Turchia nel conflitto comporterebbe in ogni caso un fortissimo indebolimento alla loro attrezzatura ed organizzazione che li rendono già incapaci di fronteggiare da soli la formidabile potenza dell'U.R.S.S. Questo malumore è stato ancora aggravato dall'impressione che gli anglo-sassoni non siano in grado di arginare l'azione politica russa, impressione che i turchi riterrebbero avvalorata dalla notizia del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra l'Italia e l'U.R.S.S., qui interpretata come segno che gli anglo-sassoni non sappiano conservarsi la più sicura e più utile pedina del loro giuoco. Pertanto si contrappone, con malcelata amarezza, al «formale tradizionalismo» anglo-sassone il «realismo» di Stalin.

La Turchia non gradisce che nessuna delle tre Grandi Potenze alleate diventi l'amica esclusiva dell'Italia e quindi si assicuri il dominio del Mediterraneo, togliendo ogni importanza al fattore turco. A più forte ragione, evidentemente, essa non vuole un'amicizia italo-russa. Pertanto, pur senza manifestarlo apertamente, per timore di irritare Mosca, si augura che le Potenze anglo-sassoni si affrettino a controbilanciare il gesto di Stalin, evitando così che l'Italia, che è tra i Paesi più duramente colpiti dalla guerra, ed è quindi dissanguata, impoverita ed esacerbata, entri ora nell'orbita sovietica e si renda così possibile una qualsiasi forma di intimo accordo italo-russo, come fattore di accerchiamento della Turchia.

Naturalmente i turchi, che cercano di trarre vantaggio da ogni situazione, anche se penosissima per essi, si avvalgono di questo nuovo avvenimento internazionale per rinforzare la propria azione nelle contingenze del momento e quindi, nascondendo la loro intima, profonda preoccupazione per l'avvenire, pongono in rilievo che gli Alleati sarebbero tuttora in disaccordo tra di loro, che l'U.R.S.S. in sostanza farebbe quello che vuole, malgrado il malumore degli altri, per far così comprendere che la Turchia non può, in queste condizioni, fondarsi sulle assicurazioni anglo-sassoni e pertanto lasciarsi coinvolgere ora nel conflitto.

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IL PROFESSOR PAZZI AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO RISERVATISSIMO. .., 28 marzo 1944.

Il prof. Pazzi ha avuto rinnovato il mandato di rappresentanza del Partito socialista italiano presso la Commissione Alleata di Controllo e la Commissione Consultiva per l'Italia, ed ha consegnato i documenti relativi che esortano gli Alleati a facilitargli le visite ai vari Governi, nei rispettivi Paesi, a favore del movimento operaio e democratico.

Il prof. Pazzi a questo proposito, dopo le visite a S.M. il Re ed a S.A. il Principe Ereditario, ha visitato i Rappresentanti alleati ed ha trovato ambiente particolarmente favorevole presso gli americani, mentre egli può calcolare sopra l'ambiente russo per i suoi noti precedenti e dopo i colloqui con Vyshinsky (il prof. Pazzi fu esperto alla conferenza della pace a Genova a fianco di Cicerin, presidente il Comitato di Soccorso alla Russia all'epoca della carestia, ed organizzò la spedizione italiana d'intesa con l'esploratore Nansen, ed, infine, fu promotore e l'esperto economico del trattato italo-russo, il primo stipulato internazionalmente dalla Russia sovietica).

Il Servizio segreto americano (O.S.S., Scamporino) gli ha fatto conoscere, attraverso il suo capo in Italia, che gli Stati Uniti gradirebbero una concreta offerta di efficace collaborazione militare italiana. Questione che dovrebbe da parte nostra essere concessa con una sostanziale revisione delle condizioni di armistizio, almeno in termini di precisa definizione dello status di cobelligeranza.

Il Servizio segreto americano ha detto anche conoscere che il generale Castellano, per la parte militare, sarebbe gradito agli Stati Uniti, come pure il prof. Pazzi, per la parte economico-politica conseguente.

L'intesa con tale Servizio è che la cosa rimanga «segreta» e che «non si sposti» dai sopradetti termini e persone per non incorrere nell'insuccesso. Potranno accompagnare: il dr. Montanari, come segretario del gen. Castellano, con lui affiatatissimo; il dr. Manzini, affiatato col prof. Pazzi, come suo segretario. Il Montanari gode la piena fiducia anche del Maresciallo Badoglio; il dr. Manzini quella del Ministro Prunas.

Una volta che il Maresciallo Badoglio abbia dato il suo consenso, dovrebbe essere redatto un appunto che lo stesso Ministro Prunas consegnerebbe al Servizio segreto americano (Scamporino o via Ricca-Scamporino) il quale lo inoltrerebbe, via radio segreta e diretta, a Washington (gen. Donovan-Roosevelt) in guisa da fare giungere preventivamente istruzioni al Rappresentante degli Stati Uniti nella Commissione di Controllo, Mr. Reber.

Qualche giorno dopo il Maresciallo Badoglio farebbe la proposta ufficiale alla Commissione di Controllo. Tale proposta potrebbe, ad avviso del prof. Pazzi, accennare ai due specifici scopi, ma egli ritiene che, preliminarmente, la richiesta agli Alleati dovrebbe presentarsi come di una missione esplorativa ed informativa, limitandosi ad impostare le due suddette questioni ed a dirimere molti e gravi equivoci.

Potrebbe, quindi, il prof. Pazzi, andare preliminarmente col dr. Manzini, con delega regolare del Governo, ma con carattere riservato e senza pubblicità. Quando i contatti del prof. Pazzi, abbiano approfondito le questioni, andando incontro

specialmente all'interesse americano della collaborazione militare, potrebbe seguire, pensa il prof. Pazzi, il Ministro Prunas, per rendere ufficiale e comandare la missione e lo accompagnerebbe il gen. Castellano.

Sembra al prof. Pazzi che non possano affidarsi soluzioni di tanta importanza, come rappresentanza ufficiale, se non al diplomatico più autorevole e rappresentativo del Governo.

Naturalmente il prof. Pazzi -che in tal modo non espone nessuno e potrebbe partire anche subito -andrebbe munito di un corredo di elementi, essenziali anche in campo economico-finanziario, e cercherebbe, negli Stati Uniti, di guadagnare in fase preelettorale-la colonia italiana pro-Roosevelt, e appoggiare sull'Italia la politica degli Stati Uniti, in Europa e Africa.

In Russia il prof. Pazzi non dubita di far valere la propria tesi collaborazionista, già approvata dal Vyshinsky e che raccoglie i suffragi della maggioranza, ancora vittima, per immaturità e demagogia, del gioco inglese nei Comitati di Liberazione e nella Giunta. Sempre in Russia il prof. Pazzi cercherà di ottenere un appoggio concreto alla rinascita e funzione dell'Italia, giovandosi della simpatia di cui egli gode, e costituire così il binario America-Russia per il nuovo avvenire italiano.

Ove si renda necessario un passaggio per l'Inghilterra, il prof. Pazzi si comporterà secondo aderenza contingente, secondo cui l'Italia si muove, ora, nell'orbita inglese conservatrice; ma cercherà di ottenere l'appoggio del Labour Party, probabile dominatore della vita politica inglese nel prossimo futuro, come già alla fine della guerra 1915-1918 1•

181

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

L. PERSONALE 3 . Salerno, 29 marzo 1944..

Sono stato molto lieto di incontrare ier l'altro il Ministro Macmillan 4 . Riunioni di questo genere dovrebbero essere forse meno brevi e certamente meno rare. I contatti personali giovano molto ed oggi più che mai.

Voglio dirVi subito che ho molto apprezzato l'energica affermazione fatta dal Ministro Macmillan sulla necessità di ricostruire la vecchia amicizia italo-britannica. Necessità in cui credo e per cui lavoro anch'io, come Voi sapete, con convinzione profonda. Non posso peraltro nasconderVi che la riunione ha tuttavia lasciato in me un vivo senso di amarezza. Poiché, caro Generale, io non credo affatto che le

I Il presente documento è siglato da Badoglio, ma reca poi l'annotazione «Sospeso». 2 Ed., senza le parti iniziale e finale, in BADOGLIO, L'Italia nella seconda guerra mondiale, cit., pp. 175-177.

3 Questa lettera risponde al D. 177. Tale risposta era stata prima formulata in modo diverso consistendo in un memorandum ufficiale di Badoglio a Mason-MacFarlane e in una lettera personale allo stesso, di cui è conservata la minuta autografa. Entrambi i documenti si pubblicano qui in allegato.

4 Vedi D. 178.

condizioni di armistizio: per quanto dure, prevedano il divieto di concludere accordi con Potenze neutre e alleate. E neanche credo che il «diritto generale del Comandante Supremo, motivato da ragioni di sicurezza militare» giustifichi una sua interferenza quando tali ragioni di sicurezza non sono chiaramente definibili e invocabili.

Si tratta dunque, come sempre, di un ulteriore, arbitrario aggravamento delle condizioni di armistizio, e, nel migliore dei casi, di una interpretazione sempre più restrittiva e illiberale delle sue clausole.

Tutto ciò non è affatto giustificato, né dall'atteggiamento mio e del mio Governo verso le Potenze alleate, né, in particolare, dalla recente iniziativa sovietica che ha provocato il Vostro memorandum del 25 marzo 1• Che è e resta una iniziativa amichevole verso l'Italia, ch'io non potevo, né, se avessi potuto, dovevo declinare. Ora io vorrei molto sinceramente dirVi che codesto sistema e codesti metodi corrispondono esattamente ad un lento e progressivo processo di asfissia. L' Amministrazione alleata non si limita infatti alla sorveglianza della attività amministrativa e governativa italiana, ma interferisce in ogni anche minuto particolare della vita del paese e decide in modo e forma categorici e imperativi. Così che io ed il mio Governo siamo davvero ridotti ad essere semplici strumenti ed esecutori delle decisioni alleate, pur mantenendo di fronte al Paese tutte le responsabilità di atti e fatti alla cui formazione non abbiamo in alcun modo concorso.

Nessun governo ed in qualunque modo composto può, a lungo, reggere con queste progressive, umilianti e, sopra tutto, sterili limitazioni. E sarebbe forse non dirò miglior cosa, ma certamente più sincera e aperta, se l'Amministrazione alleata, se vuole effettivamente governare il Paese, si decidesse a governarlo direttamente e senza tramiti.

Non credo, sebbene a volte mi si affacci il dubbio, che sia questo il Vostro proposito. Sicché, con molta lealtà e con molta amicizia, io vorrei dirVi, caro Generale, che, ad evitare situazioni gravi in un periodo grave, sarebbe umano e saggio dare inizio da parte alleata, nell'interesse della causa comune, ad una politica davvero e finalmente ricostruttiva.

Voi sapete, ad esempio, che la parola cobelligeranza è ancor oggi una formula vana perché si appoggia unicamente su l'armistizio. Voi sapete altresì che moltissime clausole dell'armistizio del 3 e del 29 settembre sono da considerarsi scadute, sia perché già portate ad esecuzione; o materialmente impossibili ad eseguirsi; o sostituite da altri accordi, ecc.

Ora io mi domando e Vi domando se non sarebbe, come io fermamente ritengo, opportuno per noi e per tutti che tali documenti fossero sostituiti da un nuovo documento che scartasse tali clausole scadute, e definisse in modo preciso la cobelligeranza quale è uscita da sei mesi di lealissima collaborazione; adeguare insomma la situazione internazionale italiana a quella che è oggi la reale ed effettiva situazione di fatto.

Non credo di domandare l'impossibile. Credo anzi, e molto fermamente, che per far crescere saldo e forte, come accennava il Ministro Macmillan, l'albero della rinnovata amicizia italo-britannica, questi siano i mezzi migliori, su cui gli uomini di buona volontà dovrebbero, dalle due parti, energicamente insistere.

1 Vedi D. 177.

ALLEGATO I

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

MEMORANDUM. Salerno, 28 marzo 1944.

Accuso ricevuta del Memorandum del 25 marzo corr. CCJG/154 col quale mi comunicate, in conformità alle istruzioni ricevute dal Comandante Supremo Alleato, che il Governo italiano non è autorizzato a concludere accordi con Potenze straniere, sia alleate o neutrali, senza il consenso del predetto Comandante, da richiedersi attraverso la Commissione di Controllo.

Osservo che le condizioni d'armistizio non prevedono, né nello spirito né nella lettera, divieti del genere.

Le istruzioni del Comandante Supremo, piuttosto che sulle condizioni di armistizio, sembrano infatti basate «su un diritto generale motivato da ragioni di sicurezza militare». Osservo che tali ragioni di sicurezza militare debbono comunque costituire un criterio limitativo anche di questo generale diritto.

La vostra comunicazione rappresenta ad ogni modo un ulteriore, pesante aggravamento delle condizioni fatte all'Italia.

ALLEGATO Il

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

L. PERSONALE. Salerno, 28 marzo 1944.

Ho molto meditato e con infinita tristezza su quanto ieri ha detto il Signor Macmillan. Bisogna per forza che io addivenga alle seguenti conclusioni:

l. Tutte le dichiarazioni fatte dai Signori Churchill e Roosevelt nei loro messaggi ed i loro inviti al popolo italiano di marciare con gli amici anglo-americani sono semplici parole che non hanno avuto riscontro nei fatti successivi.

2. -La dichiarazione di cobelligerante non ha alcun significato, giacché, pur combattendo al fianco vostro contro un comune nemico, siamo sempre considerati non in pace con voi. 3. -Contrariamente alle condizioni di armistizio firmate dal mio e dal vostro rappresentante voi avete in seguito aggravato queste condizioni. Ora la firma di un patto impegna moralmente più il vincitore che ha la forza che non ha il vinto che ha solo disperazione. 4. -Per un atto amichevole a noi fatto da una delle maggiori potenze alleate, e che noi non potevamo assolutamente non gradire, voi siete subito intervenuti impedendoci di avere contatti diretti sia con nazioni alleate sia con nazioni neutrali -e ciò anche per esigenze militari -come se la nostra lealtà, già chiaramente dimostrata in sei mesi di cobelligeranza, potesse essere messa in dubbio e farci apparire come persone sospette. E si noti che nessuna clausola dell'armistizio poneva a noi limitazioni di questo genere. 5. -L'azione dei membri della Commissione di Controllo non si limita alla sorveglianza generale dell'amminstrazione del governo, ma entra e decide in modo categorico in ogni minuto dettaglio. Cosicché il governo è ridotto ad essere un esecutore delle decisioni dei membri della Commissione, pur mantenendo di fronte al paese tutta la responsabilità dei suoi atti. 6. -Dal giorno della dichiarazione di cobelligeranza sino ad oggi vi furono soltanto le dichiarazioni del Signor Churchill che elogiavano l'opera nostra, ma nessun provvedimento pratico è venuto da parte degli Alleati a dimostrare che essi ci consideravano in modo diverso da un popolo vinto.

Io vi ho posto chiaramente il quesito: è nel mio governo che voi non avete fiducia? Desiderate un altro governo? Se la risposta è affermativa, io immediatamente mi demetto.

Per intanto permettetemi di farvi una proposta. Vi è il documento dell'armistizio di cui la metà delle clausole sono state sorpassate dagli avvenimenti e quindi non più operanti. Non si potrebbe addivenire ad una nuova compilazione aggiornata in modo che vi sia almeno un nuovo documento che sanzioni la posizione nostra reale nei vostri confronti? Non ritengo di chiedere l'impossibile perché la mia domanda è solo per consacrare per iscritto quanto realmente già esiste.

Vi ho scritto, caro Generale, con l'animo pieno di amarezza. Voi che siete un onorato soldato mi comprenderete in pieno.

182

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 392/81. Berna, [30} marzo 1944 1•

With reference to your 522 , the request of Your Excellency that the Cardinal Secretary of State be advised that every possible step will be taken to spare Rome and Vatican City is being forwarded to Royal Charge d'Affaires Babuscio without delay. Information available bere indicates that the situation in Rome is becoming worse on account of the increasing number of refugees, the lack of transportation facilities, and supply difficulties. It is also emphasized in the available news that German troops are mostly concentrated in the zone, between the Southern front and Rome, with German soldiers in Northern Italy, Tuscany and Emilia few and scattered. Roads leading northward from Rome are subjected to efficient and severe bombardments by the air forces of the Allies and the railroad system in the vicinity of Rome is entirely devastated. lt may be considered that Rome is isolated from the rest of the country 3 .

183

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO SEGRETO. Salerno, 30 marzo 1944.

Ho visto ieri a Napoli l'ambasciatore Bogomolov. L'ho informato dei passi effettuati presso di noi dal Generale MacFarlane e dal Ministro Macmillan 4 , sia per accertare come esattamente si fossero svolte le discussioni italo-russe per la ripresa

1 Pervenuto tramite l'A.C.C. il 12 aprile.

2 Vedi D. 163.

3 Con successivo telegramma n. 557/116 del 22 aprile, pervenuto il 3 maggio, Magistrati riferiva: «A report from the Royal Chargé d' Affaires a t the Holy See states that he has been asked by the Cardinal Secretary of State to convey to the Royal Government the grateful appreciation of His Holiness for efforts the Government will make to safeguard Rome and Vatican City».

4 Vedi DD. 175 e 178.

delle relazioni dirette, sia per tentare di bloccare ogni e qualsiasi ulteriore iniziativa italiana, tanto nei particolari confronti della Russia, quanto, in generale, nei confronti di qualunque Potenza neutra ed alleata. Gli ho dato lettura del memorandum direttoci in data del 25 marzo dal Generale Wilson in proposito 1• Ho aggiunto di essere stato informato che da parte nordamericana passi sarebbero stati fatti anche a Mosca per riportare i Soviet nel quadro armistiziale, e, in generale, per rinserirli, anche per quel che riguarda l'Italia e il Mediterraneo, entro i limiti di azioni concordate e preventivamente coordinate fra Mosca, Londra e Washington. Gli ho quindi descritto succintamente la riunione recente col Ministro Macmillan e le ragioni per le quali si ritiene da parte nostra che il tentato blocco della politica estera italiana compiuto dagli Alleati, è puro e semplice arbitrio e costituisce, comunque, un ulteriore aggravamento delle già durissime e gravissime condizioni di armistizio.

L'Ambasciatore Bogomolov, dopo un generico, molto platonico, accenno all'opportunità che da parte nostra si proceda in collaborazione con gli anglo-americani (ciò che ho immediatamente confermato essere nostro fermo proposito), ha comunque esplicitamente dichiarato che le relazioni dirette italo-russe resteranno, qualunque cosa pensino e facciano gli Alleati, relazioni dirette fra l'U.R.S.S. e l'Italia.

Sicché la falla aperta con la recente intesa italo-russa nella coalizione alleata, mi par destinata a restare aperta, nonostante gli sforzi fatti da parte anglo-americana per tamponarla. E anzi, credo probabile che, dopo la prima reazione, il Governo britannico si induca, con l'abituale realismo e spirito di compromesso, a registrarla, non più tentando di chiuderla, ma di neutralizzarla mediante l'adozione di misure sostanzialmente parallele a quelle sovietiche, quantunque formalmente ed apparentemente molto più ortodosse.

L'America, in questo caso, seguirebbe, come sempre, a rimorchio.

Ho chiesto all' Ambasciatore Bogomolov se e quando ritenesse opportuna la pubblicazione di un comunicato in cui si dia notizia della designazione dei rispettivi Rappresentanti, che l'opinione italiana aspetta.

Mi ha pregato di attendere le istruzioni già chieste al riguardo a Mosca. Altrettanto per tutto quanto concerne il modo e mezzi di comunicare con Quaroni (che è tuttora completamente all'oscuro di ogni cosa) e per dare concreta esecuzione all'accordo. E così siamo rimasti intesi.

184

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DELLA SEZIONE POLITICA DELL'A.C.C., CACCIA

L. 1763. Salerno, 31 marzo 1944.

With regard to our request of funds for the financial necessities of our Legation in Kabul, you informed me that the British Government had expressed their readiness to make such funds available on the understanding that the Legation would

I Vedi D. 177.

be closed down completely. This was apparently also the purport of the suggestion

made by Quaroni to the British Minister in Kabul.

I bave looked over the file, but can find no confirmation of this latter being actually Quaroni's opinion. As was stated in our Memorandum N. 700 of December 26th (of which copy is enclosed) 1 , i t is our intention to recall no t only the Minister and the First Secretary (Anzilotti) but also ali the remaining personnel with the only exception of Crescini, the present Chancellor, who would be left in charge of · the Legation. Since a caretaker would anyway be necessary, and signor Crescini's allowance is very small, this solution would hardly represent an increase of financial liabilities, whilst on the other band it would avoid a formai closing of the Legation. On the other band the very modest rank of Crescini obviously takes ali politica!

character from our diplomatic Mission in Kabul.

Perhaps this point was previously not made sufficiently clear by me. May I

ask you to submit the matter again in this light to your Government 2 ?

185

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL MAGGIORE RICCA

PROMEMORIA SEGRETO. Salerno, 31 marzo 1944.

l. Quattro mesi dopo la pace, attraverso elezioni generali, il popolo italiano sarà completamente libero di pronunciarsi in favore della Monarchia o della Repubblica.

2. -A Roma o prima della presa di Roma il Re si trarrà direttamente .o indirettamente in disparte designando un Luogotenente nella persona del Principe di Piemonte. 3. -La Luogotenenza potrà consentire la formazione di un Governo su larga base nazionale, con la partecipazione dei Partiti. 4. -Secondo le assicurazioni, sia del Presidente Roosevelt, sia del Primo Ministro Churchill, all'avvento di tale largo governo democratico corrisponderà da parte anglo-americana un riesame della situazione internazionale fatta all'Italia.

l Non rinvenuta.

2 La sezione politica dell'A.C.C. rispose il 6 giugno: «Following the transmission of substance of

your letter to the Allied Governments, I have to inform you that His Majesty's Government and the

United States Government have indicated that they have been unable to alter their earlier decision that

the Royal Legation at Kabul should be dosed. Accordingly I suggest that you may wish to recall the

Chancellor, Signor Crescini, and proceed to dose the Legation as soon as possible». Prunas replicò

(lettera 4845), in data 23 giugno, informando Caccia della chiusura temporanea della legazione a Kabul

e precisando: «On the other hand we do not wish to sever diplomatic relations with the Afghan

Government who would undoubtedly resent such an unjustified step. Therefore Crescini has been

instructed to inform the Afghan Government that owing to the present circumstances, we are reluctantly

compelled to dose temporarily our Legation at Kabul but hope to resume norma! relations in the

future when the situation will again become norma!».

5. -Tutti questi eventi futuri dovrebbero essere preventivamente predisposti e concordati. Si dovrebbe soprattutto assicurare il più perfetto possibile sincronismo fra avvenimenti interni e avvenimenti esterni: all'avvento del nuovo, largo governo democratico dovrebbero cioè corrispondere esattamente il passaggio dell'Italia dalla cobelligeranza all'alleanza. Tale compito di preventivo accordo e di sincronizzazione dovrebbe essere svolto dal Presidente Roosevelt e dagli Stati Uniti. 6. -Gli Stati Uniti assumerebbero in questo modo in Italia e nel Mediterraneo un ruolo dirigente nei confronti di tutte le altre Potenze; si assicurerebbero una decisa e decisiva influenza sull'Italia e sulle cose italiane; neutralizzerebbero una qualunque azione ed influenza sovietica; galvanizzerebbero la rigida e intransigente politica britannica, trascinandola verso mete più costruttive; ostacolerebbero, mediante la preventiva intesa coi Partiti, quei tentativi insurrezionali e quei movimenti di guerra civile, che sarebbero, senza quella preventiva intesa, altrimenti inevitabili. 7. -Gli accordi da assumersi in via preventiva dovrebbero riguardare: il passaggio dalla cobelligeranza all'alleanza con tutte le conseguenze connesse; il potenziamento della partecipazione militare italiana; la ricostruzione economica del Paese; l'avvento di un Governo italiano su effettive, larghe basi democratiche e di partito.
186

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. SEGRETO 357/101. Madrid, ]0 aprile 1944 1•

Ricevuta oggi seguente lettera personale riservata da questo Ministro Esteri:

«Caro Ambasciatore e Amico, mi sono giunte notizie che nel corso conversazioni connesse con riconoscimento governo U.R.S.S. da parte Re d'Italia questi ha accettato che possono funzionare in territorio italiano sotto suo controllo determinate organizzazioni per cui vera finalità sarebbe tentare di abbattere attuale regime spagnolo in conformità aspirazioni partito comunista. Vedomi nel caso di richiamare sua attenzione su straordinaria gravità che Governo spagnolo attribuisce a questo fatto che non andrebbe in alcun modo a conciliarsi con relazioni amichevoli tra nostro Paese e quello che permetterebbe funzionamento organizzazioni, alla cui aperta ostilità contro Stato spagnolo non si potrebbe rimanere indifferenti. Colgo occasione eccetera eccetera».

Ho subito chiesto di vedere il Ministro Esteri cui esprimerò mia indignazione e profonda sorpresa per tale comunicazione. Ritelegraferò a colloquio avvenuto 2•

1 Pervenuto tramite l'A.C.C. il 4 aprile. Per la risposta di Badoglio vedi D. 188. 2 Vedi D. 200.

187

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT

L. PERSONALE 2 . Salerno, 3 aprile 1944.

Tengo molto a ringraziarLa della sua lettera del 21 febbraio 3 . Le sono sopratutto riconoscente della leale franchezza con cui Ella ha voluto esprimersi. Nelle ore molto dure e molto gravi che l'Italia attraversa, la Sua parola è per me di conforto, e, insieme, di incitamento.

Ella mi scriye che sino a quando il Governo italiano non includerà anche i rappresentanti dei grandi gruppi politici antifascisti, non è per un Capo di Governo possibile organizzare la condotta della guerra su quel largo piano nazionale che lo status di alleato richiederebbe.

Ora l'Italia è alla vigilia di un avvenimento siffatto. Spero cioè, fra brevissimo, di presentare al Paese, dopo le molte vicende recenti, un Governo veramente nazionale, che includa nella sua compagine i rappresentanti di tutti i grandi Partiti organizzati e finalmente ed unicamente orientati verso la guerra contro i tedeschi. E di ciò voglio dare l'annunzio a Lei prima che ad ogni altro, perché a Lei, prima che ad ogni altro, io mi sento legato di amicizia e di gratitudine per quel molto che ha già fatto per il mio Paese e per quello che -ne ho la ferma speranza -vorrà continuare a fare per riportarlo a quel posto onorevole nel mondo, di cui Ella parlò nelle indimenticabili ed oscure ore dell'armistizio.

Pienamente consapevole dell'importanza del suo tempo prezioso e del grande fardello di lavoro che incombe sulle Sue spalle, voglio soltanto dirLe quanto e come sarebbe saggio ed umano se all'avvento del nuovo Governo democratico italiano corrispondesse il riesame integrale della durissima situazione fattaci or sono sei mesi e cioè, in poche parole, il passaggio dell'Italia dalla co-belligeranza all'alleanza.

Nessuna occasione potrebbe essere più propizia, nessuna occasione più favorevole. Ella stessa vi accenna del resto, esplicitamente, nella Sua lettera. E nessun uomo vivente potrebbe meglio di Lei svolgere, Signor Presidente, questo compito di sincronizzare il prossimo avvento della nuova Italia democratica col suo definitivo schieramento in seno alle Nazioni Alleate.

Gli Stati Uniti assumerebbero in questo modo in Italia e nel Mediterraneo un ruolo dirigente nei confronti di tutte le altre Potenze; si assicurerebbero una decisa e decisiva influenza sull'Italia e sulle cose italiane; neutralizzerebbero una qualunque azione ed influenza dall'Est; scongelerebbero la rigida e intransigente politica britannica, trascinandola verso mete e compiti più costruttivi. E galvanizzerebbero poi la Nazione intera, sia al sud che al nord, per la lotta finale contro i tedeschi e per il compito di ricostruire il Paese su quelle basi liberali e democratiche che sono il vostro e il nostro ideale comune.

1 Ed., in traduzione inglese, in Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, cit., pp. 1087-1088.

2 È conservato agli atti solo il testo italiano.

3 Vedi D. 141.

L'Italia ha, come Lei sa, attraversato la più triste fase della sua storia; altre dure fasi la attendono; le sue città sono semidistrutte; tre quarti del suo popolo gemono sotto il tallone tedesco; le sofferenze sono di ciascuno e di tutti.

Non è vana e sterile retorica dirLe, Signor Presidente, che tutta l'Italia guarda in questo momento verso di Lei e sono questi, credo, momenti rari nella vita degli uomini e dei popoli.

Certo è che una Sua parola e una Sua iniziativa in questo senso potrebbero contribuire meglio e più di qualunque cosa al risollevamento e alla rigenerazione dell'Italia, che sono e debbono essere sopratutto spirituali 1•

188

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. URGENTE 355/104. Salerno, 5 aprile 1944 2•

Notizia segnalatavi da codesto Ministro degli Affari Esteri 3 è totalmente e completamente priva di fondamento. Dategliene a mio nome assicurazione formale e categorica. Nessun argomento del genere è stato neanche sfiorato. Nostro atteggiamento è e resta di assoluta non ingerenza in questioni interne della Spagna e di amicizia cordiale e costante per il suo popolo. Ogni diffidenza o sospetto che potesse essere stato suscitato nei dirigenti spagnoli da ripresa relazioni dirette fra noi e la Russia, sono dunque totalmente e assolutamente ingiustificati.

Esprimetevi molto esplicitamente in questo senso. Azione spagnola nei nostri riguardi non sempre favorevole come documenta questione navi ed equipaggi da guerra e marittimi, deve tener conto di codesta premessa fondamentale; che dovrebbe, per quel che ci riguarda, sostanzialmente modificarla 4 .

189

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. PER CORRIERE 490/067.. Madrid, 5 aprile 1944 (per. il 26).

Si ha l'onore di trascrivere il seguente telegramma pervenuto in chiaro da Dublino a firma Berardis: «Giornali irlandesi pubblicano seguente appello salvezza Roma rivolto De Valera principali Governi belligeranti: Quale Capo Governo Stato cui cittadini

1 Un appunto di Prunas in data 12 maggio informa di aver ricevuto notizia da Kirk «che la risposta del Presidente è già partita da Washington e sarà qui fra qualche giorno». Vedi D. 209.

2 Consegnato all'A.C.C. per la trasmissione il 7 aprile.

3 Vedi D. 186.

4 Vedi DD. 193 e 200.

appartengono Chiesa Romana ritengomi in dovere esprimere loro nome profonda dolorosa ansia insieme con trecento milioni cattolici tutto il mondo per pericolo che minaccia Roma e pel fatto che Potenze belligeranti non hanno finora adottato misura alcuna intesa assicurare salvezza città eterna. Chiaro che se città venisse difesa militarmente da una parte ed attaccata dall'altra sua distruzione sarà inevitabile. Distruzione Santa Città che per oltre duemila anni stata sede autorità Chiesa cattolica e contiene grandi templi centrali religione cattolica e grandi seminari biblioteche centrali fede cristiana costituirebbe maggiore calamità razza umana privandola per sempre suoi nobili ricordi suprema eredità religiosa culturale che ha origini negli insegnamenti nostro Salvatore. Milioni cattolici disposti sacrificare vita pur di salvare questi ricordi simbolo cose eterne che sole danno valore importanza vita umana. Pregovi ascoltare voci milioni persone chiedenti belligeranti affidare appropriati intermediari conseguimento accordo per salvezza Roma. Generazioni future dimenticheranno considerazioni militari ma se Roma dovesse essere distrutta fatto distruzione sarebbe ricordato eternamente. Mentre se città venisse risparmiata generazioni future ricorderanno con gratitudine perenne coloro preservarono centro fede civiltà cristiana» 1•

190

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 5 aprile 1944.

Ho avuto una lunga e franca conversazione col Ministro Macmillan 2 , venuto apposta da Napoli. L'iniziativa sovietica all'esterno, la parallela iniziativa Togliatti all'interno, hanno evidentemente mosso e commosso i britannici. Ha iniziato col chiedermi che cosa in generale io pensassi della situazione generale.

Ho premesso che i Soviet in Italia, piuttosto che il verbo comunista, o, meglio, a fianco del verbo comunista, mi par sopra tutto propaghino un'idea semplice: che, cioè, l'Asse fu una lega di Paesi scontenti e poveri, e, in sostanza, proletari, contro popoli abbienti e possidenti. A questa Lega avrebbe, per ragioni ovvie, dovuto e potuto partecipare anche la Russia se non vi fosse stata la stolta e pazzesca aggressione tedesca. Ora l'Italia è battuta e la Germania lo sarà fra breve. Ma la bandiera dei popoli proletari è stata con ben altre possibilità di successo ripresa e sollevata dalla Russia. L'Asse è in conseguenza vinto, ma non la sua causa. La salvezza dei popoli europei, tutti proletari o in via di rapida proletarizzazione, sta dunque in mani sovietiche. È, ripeto, una idea semplice, ma che fa presa, come appunto le idee semplici. Sicché la Russia è oggi in Italia, del Sud e del Nord, estremamente popolare e più lo sarà domani, continuando le cose come stanno.

1 La risposta del presidente Roosevelt, diramata alla stampa il 19 aprile, è in United States and Italy, cit., pp. 81-82.

2 Il 4 aprile.

È superlativamente sciocco sperare che le Potenze alleate possano contrastare la crescente influenza sovietica in Italia restando, come fanno, ingabbiate e impigliate nelle maglie dell'armistizio. Non occorre infatti veruna acutezza politica per constatare che la popolarità della Gran Bretagna e degli Stati Uniti è nell'Italia liberata in progressivo e crescente ribasso. L'occupazione crea poi infinite e quotidiane ragioni di frizione e di contrasto. Anche perché è una occupazione pesante con larghi margini di violenze e di arbitrio che superano certamente e di molto il peso delle occupazioni militari in Paesi non ostili. Le condizioni d'armistizio sono d'altra parte, come Macmillan sa, durissime. Ed è ingombrante e asfissiante l'ingerenza alleata in tutti i settori della vita italiana. Il primo approccio all'Europa da parte anglo-americana è stato dunque, sotto molteplici punti di vista, un fallimento. Sicché il popolo italiano, che, per la sua lunga associazione con l'Asse, sa forse meglio di ogni altro che la Germania è incapace di esercitare una funzione dirigente in Europa per la sua assenza di senno e sensibilità politica, e indegna per la sua premeditata e meditata crudeltà, dubita molto che ne siano capaci e degni, dopo le prove fatte in questi mesi, neanche gli anglo-sassoni. Rendersene conto non basta, occorre porvi rimedio e più presto, meglio.

Macmillan mi ha chiesto, a questo punto, se ritenessi probabile la formazione di un governo di partiti, e, comunque, su larghe basi democratiche. Alla mia risposta nettamente affermativa, ha osservato che dovrebbe comunque, a suo avviso, giungersi alla formazione di un governo equamente proporzionato fra sinistra e destra. Ha particolarmente sottolineato l'opportunità che le destre siano largamente rappresentate e che le sinistre siano escluse dai Dicasteri chiave: Esteri, Interni, Finanze. Ha categoricamente negato che la Gran Bretagna favorisca il Conte Sforza, e, sopra tutto, una sua eventuale nomina alla direzione del Ministero degli Esteri, insistendo anzi sulla necessità che essa sia conservata nelle mani del Maresciallo. Si è dichiarato favorevole alla inclusione di Benedetto Croce in posto di particolare rilievo, non per le sue qualità più propriamente politiche, ma piuttosto per l'ascendente che egli indubbiamente ha su larghe zone dell'opinione pubblica inglese, sopratutto liberale.

Macmillan ha quindi molto energicamente affermato di essere un convinto monarchico e di ritenere l'istituto monarchico necessario anche al nostro Paese. «Noi vogliamo -ha detto -puntare sugli elementi e istituti di conservazione e di ordine, cioè, sopratutto, sulla Monarchia, né è nostro interesse e proposito balcanizzare l'Italia».

Se mi pare per conseguenza convinto della necessità che Sua Maestà il Re ponga in atto il suo divisamento di allontanarsi dal potere diretto, non mi è sembrato peraltro sicuro del tempo e delle circostanze in cui ciò potrà effettivamente aver luogo.

Ho da parte mia particolarmente insistito sulla circostanza che l'avvento di un largo governo democratico in Italia, costituisce senza ombra di dubbio l'occasione più propizia per mutar registro: cioè per dare inizio da parte della Gran Bretagna a quella politica finalmente e decisamente ricostruttiva che il lento evolversi della sua opinione pubblica rinvierebbe altrimenti alle calende greche.

Mi ha chiesto come in concreto io vedessi il problema, di cui si rendeva del resto perfettamente conto. Né ha avuto particolari reazioni quando ho molto nettamente risposto che il modo per dare inizio alla ricostruzione dell'amicizia italo-britannica mi sembrava esclusivamente uno solo: cioè lacerare l'armistizio e mandare al fronte i tre o quattromila imboscati che riempiono gli uffici dell'AMGOT e della Commissione di Controllo col solo compito di organizzare la disorganizzazione.

Gli ho, precisando, illustrato la necessità di sostituire almeno i due armistizi del 3 e del 29 settembre (di cui i tre quarti delle clausole sono del resto cadute per avvenuta o impossibile esecuzione o per sostituzione con altri accordi etc.) con un nuovo documento che adegui il fatto giuridico alla realtà dei fatti, definisca cioè la cobelligeranza nei soli termini in cui la cobelligeranza può essere definita ed intesa, rinunziando a tutte quelle ingerenze, ingombri e controlli asfissianti esasperanti e paralizzanti, di cui un popolo di alta civiltà come l'italiano non sa che farsi e che tutti insieme sono cosa più grave di una punizione, sono cioè una lapalissiana sciocchezza. Proseguire ancora per poco sulla strada battuta in questi ultimi sei mesi, significa condurre noi alla totale miseria e la Gran Bretagna e gli Stati Uniti alla totale perdita di ogni prestigio, qui e in tutta l'Europa occupata, che guarda infatti codesto primo esperimento alleato con occhi di sempre maggiore e aperta diffidenza e sospetto.

In sostanza dunque, se noi italiani dobbiamo essere molto grati alla Russia per il gesto di amichevole umanità compiuto recentemente nei nostri confronti, altrettanto dovrebbero esserlo Gran Bretagna e Stati Uniti, se, come vivamente mi auguro, esso gioverà a far loro mutare indirizzo e strada.

Il Ministro Macmillan si è mostrato perfettamente consenziente. sulla necessità di mutar registro e di approfittare dell'occasione offerta dall'avvento di un nuovo, solido governo di partiti per compiere quel gesto che, come ebbe a spiegare in altre occasioni al Maresciallo 1 , l'opinione pubblica britannica sarebbe altrimenti tuttora recalcitrante a compiere. Né ha esitato a qualificare come esorbitanti il controllo e le ingerenze alleate, ammettendo con me che esse dovrebbero limitarsi ai trasporti, che non abbiamo, agli approvvigionamenti, che ci mancano; e, in generale, a ciò che ragioni militari evidenti impongono ed esigono, sgombrando ogni altra inframettenza superflua, parassitaria e disorganizzatrice.

Premettendo di essere il primo consigliere politico del signor Churchill per tutto quanto riguarda Italia e Mediterraneo, ha accennato alla possibilità che il Primo Ministro britannico, in un discorso ai Comuni, potrebbe far sue alcune delle idee accennate nel corso della nostra conversazione, preannunziando, ad esempio, la nomina di una piccola Commissione di giuristi italiani e alleati che appunto avesse il compito, a parità di condizioni, di elaborare e redigere il nuovo documento di cui gli avevo fatto parola.

Gli ho aggiunto che se in quella occasione il Primo Ministro avesse creduto opportuno formulare anche una generale dichiarazione sull'interesse britannico di avere nel Mediterraneo un'Italia democraticamente forte e solida, sarebbe stato, a mio avviso, cosa molto utile e saggia. Ho voluto a questo punto toccare, sia pure con molta cautela e riserva, anche il problema italiano vero e proprio, la cui equa soluzione è assolutamente necessaria, se effettivamente si vorrà costruire sul solido e non a chiacchiere un'Europa accettabile. Le reazioni di Macmillan in proposito, quantunque molto reticenti e generiche, mi lasciano peraltro presumere che né lui, né il suo Governo siano tuttora maturi per una discussione siffatta. Egli ha infatti,

l Vedi D. 178.

229 sia pure di sfuggita, accennato alla circostanza che le nostre colonie africane non costituivano certamente né come fonti di materie prime, né come sbocco demografico, notevoli contributi alla soluzione del problema italiano. Egli ha, d'altra parte, chiesto se non ritenessi possibile mediante una ulteriore industrializzazione agricola, mantenere sul territorio metropolitano molto maggior numero di lavoratori di quel che attualmente non avvenga. Accenni che mi sembrano ambedue negativi e che ho lasciato infatti cadere, non senza peraltro aver osservato che se avessimo potuto scegliere le nostre colonie le avremmo naturalmente scelte migliori; che, comunque, la nostra attività e vocazione coloniali sono ormai cosa riconosciuta e documentata; che il territorio italiano ha ormai raggiunto un evidente stato di saturazione; che, infine, era impossibile concepire la soluzione del nostro problema soltanto in termini di emigrazione in casa d'altri, che sarebbe stata soluzione da negrieri.

Mi sembrano altresì interessanti alcuni accenni fattimi dal Macmillan a proposito del Generale MacFarlane, qualificato quale brava persona ma di mentalità prevalentemente militare e non atto a navigare in situazioni complesse dove sia sopratutto necessaria preparazione e acume politico. Il MacFarlane avrebbe, ad esempio, insistito a suo tempo presso il suo Governo sulla necessità di una rapida abdicazione così da suscitare le ire del Primo Ministro Churchill, che in quel gesto, e compiuto in quelle circostanze, scorgeva invece un indebolimento dell'istituto monarchico che doveva come tale evitarsi. «Che il signor MacFarlane pensi a sfamare l'Italia, piuttosto che occuparsi di cose che non lo riguardano», avrebbe detto il signor Churchill in quella occasione.

Altro argomento interessante toccato nella conversazione è stato infine quello della necessità di porre il Governo e l'opinione pubblica italiani in condizioni di sapere che cosa esattamente si pensi e si dica nei Paesi anglo-sassoni e quali tendenze politiche vi prevalgono e quali esigenze vi si affermino. Istituire cioè quella circolazione di idee e di pensiero che è condizione necessaria di qualunque collaborazione e solidarietà, ciò che ci è oggi gelosamente e stupidamente precluso. Non sarebbe in via di massima contrario acché giornalisti italiani sia a Londra che a Washington, prescelti di comune accordo, possano regolarmente informarci, fornendo al Governo quegli elementi di valutazione e giudizio che oggi assolutamente gli mancano, con grave scapito e svantaggio reciproco.

Ho trovato in conclusione nel Ministro Macmillan una persona obbiettiva e pacata e molto più attento alle cose nostre che non mi fosse apparso in passato.

L'iniziativa sovietica è certamente stata, come doveva, una energica scampanellata d'allarme. Egli mi è parso sopra tutto sensibile alla necessità di contrastarla, cioè di uscire dalle posizioni false in cui la politica britannica si era posta con un armistizio già inizialmente concepito male e peggio attuato. È superfluo sottolineare ch'io mi sono posto in tutta la conversazione sul terreno della assoluta necessità di ricostruire l'amicizia italo-britannica e di sgombrare con energica franchezza almeno i maggiori ostacoli che ne impediscono la rinascita. Egli disse in occasione recente al Maresciallo che l'albero della rinnovata collaborazione fra Italia ed Inghilterra deve crescere forte e saldo e bisogna quindi lasciare che ci lavori anche il tempo. Ma non è davvero possibile, se così veramente si pensi, attendere pazientemente che l'albero cresca.

È altresì superfluo sottolineare che tutto quanto precede postula da parte nostra una condizione: e cioè l'effettivo avvento di un largo governo di partiti.

191

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, AL MINISTRO A KABUL, QUARONI

T. s. N. Salerno, 7 aprile 1944 1•

Con provvedimento in corso, ed in seguito allo stabilimento delle relazioni dirette con l'U.R.S.S., V. E. è stata nominata Rappresentante del R. Governo presso il Governo dell'U.R.S.S., con privilegi diplomatici d'uso. Non è prevista presentazione credenziali. Trasmetterò appena possibile mia lettera di accreditamento presso Governo sovietico.

È superfluo sottolineare importanza missione affidatale. U.R.S.S. ha compiuto verso di noi, in quest'ora di tragico isolamento, primo gesto amichevole. Occorre da parte nostra rispondervi con una politica di distensione e di intese.

Raggiungete Mosca appena possibile, mettendovi d'accordo con codeste Autorità sovietiche per il trasporto. Rispondete per lo stesso tramite, in attesa ulteriori istruzioni circa comunicazioni, corriere, segreteria eccetera.

V. E. potrà prendere alloggio nostra Ambasciata, trasmettendo a suo tempo inventario.

192

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

PROMEMORIA. Salerno, 7 aprile 1944.

Sono stati dati ier l'altro dai Governi alleati al Generale Eisenhower pieni poteri di trattare e riconoscere, ad eccezione del Governo di Vichy, qualsiasi Governo francese al momento dello sbarco alleato in Francia. Nessuna assicurazione è stata data ad Algeri.

La notizia ha prodotto vivissimo nervosismo presso il Comitato Francese di Liberazione. Il Consigliere de Panafieu me ne ha dato comunicazione con parole quasi di sdegno contro l'atteggiamento alleato.

Il Generale de Gaulle ha intanto preso nelle sue mani tutti i poteri civili e militari e ha dato un'ulteriore, decisa accostata, con la nomina di due comunisti nel Comitato di Liberazione, verso i Soviet.

È probabile, per le stesse ragioni, che vi sia in questi giorni anche un tentativo di approccio verso l'Italia. Mi risulta che una proposta in questo senso è stata fatta dall'Ambasciatore Massigli al Generale de Gaulle.

Non è possibile accertare, data la scarsità delle nostre informazioni, quale effettivamente sia l'autorità del Comitato di Liberazione nella Francia metropolitana. La recente decisione alleata lascia indubbiamente la porta aperta a soluzioni

1 Una nota avverte: «Telegramma consegnato per l'inoltro al Sig. Kostylev».

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

anche contrastanti con Algeri. Ogni nostro avvicinamento col Comitato di Liberazione dovrebbe in conseguenza essere subordinato, nella misura del possibile, ad una valutazione molto realistica della situazione effettiva sia del Generale de Gaulle, sia del cosidetto gaullismo in quella che sarà la Francia liberata di domani.

193

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. RISERVATO 643/115 1 . Madrid, 12 aprile 1944 2 .

Mio telegramma 101 del 1° aprile3 .

Il 2 aprile ho creduto inviare senz'altro a questo Ministro degli Affari Esteri, prima ancora di vederlo, lettera di categorica smentita svolgendo proprio gli stessi argomenti di cui al telegramma di V. E. del 5 corrente 4 ed affermando principalmente che conversazioni per ripresa relazioni con U.R.S.S. concernono esclusivamente rapporti fra due Paesi, senza menomamente dar luogo a ingerenza in questioni interne di terzi Stati.

Trasmetto per corriere copia tale lettera. Mi esprimerò con Jordana nello stesso senso. Deve peraltro essere tenuto presente che sua sensibilità antisovietica si conforma politica fondamentale di questo regime mentre dal punto di vista internazionale suo atteggiamento risente situazione geo-politica Spagna nel quadro conflitto, già esposta a V. E. Specifica questione navi, che si inserisce in tale quadro, costituisce uno degli indici poca duttilità spagnola verso gli stessi anglo-americani, che sono giunti ad includere detta questione nelle precise richieste da essi avanzate al Governo spagnolo e la cui mancata accettazione ha determinato il gravissimo provvedimento della sospensione della fornitura della benzina.

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IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 479/100. Berna, 12 aprile 1944 5•

Whith regard to the situation of armed resistance in Northern Italy, recent information available here indicates that its organization is improving little by little and that in certain Alpine zones it is particularly active. The Piedmont

1 Protocollato con un mese di ritardo. 2 Pervenuto tramite l'A.C.C. il 14 aprile. 3 Vedi D. 186. 4 Vedi D. 188. 5 Pervenuto tramite l'A.C.C. il 25 aprile.

group, which is chiefly military in character, is extending its influence in the direction of Liguria. Both political and military resistance is present in Lombardy. Members of the Royal Navy are serving the organization in Veneto where an agreement on the basis of the Tagliamento line has been reached with Tito partisans. Armament is greatly needed everywhere, particularly small automatic arms and band bombs. In the Piedmontese valleys of Chisone and Pellice recently some battles of importance bave occurred. In the daily fights between the neo-Fascists and our forces it seems generally that the Germans prefer not to intervene.

Various sources bave informed me that it is absolutely essential that the co-belligerent governments and the Royal government intensify their propaganda. This could best be achieved by the steady and systematic dropping of newspapers and leaflets from the air. The population should be supplied evidence in these publications proving that both the moral and material support and help given our armed forces has been continuous and will be increased steadily. I believe this is important to offset German propaganda which has been trying to emphasize resistance south of Rome against the Allies and help it by Republican forces. For some time the Germans bave been dropping this propaganda from planes.

195

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

PROMEMORIA. Salerno, 13 aprile 1944.

Lunedì, 10 aprile. Il Ministro della Real Casa mi avverte che il generale MacFarlane, Macmillan, Murphy, Charles, che avevano chiesto di essere ricevuti in udienza da Sua Maestà, hanno fatto sapere piuttosto bruscamente al Re, nel corso dell'udienza stessa, che i Governi nord-americano e britannico, in risposta al Memorandum loro presentato dal Sovrano il 21 febbraio scorsoi, desideravano consigliargLi amichevolmente ma fermamente che il passaggio della Luogotenenza a

S.A.R. il Principe di Piemonte, invece che a Roma, avrebbe dovuto aver luogo subito. Domandano una risposta per domani, martedì.

Sua Maestà, che si aspettava una semplice visita di cortesia da parte dell' Ambasciatore Charles, che aveva infatti assunto le sue funzioni in quei giorni, e di Macmillan e Murphy, che ripartivano per Algeri, avrebbe risposto che si riservava di far conoscere le Sue decisioni, e avrebbe perciò posto senz'altro termine all'udienza. Il Ministro della Real Casa che mi dà queste notizie, parte subito per Napoli per chiedere avviso e consiglio all'on. De Nicola.

l Non rinvenuto, ma si veda Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, cit., pp. 1031-1032.

Il Duca d'Acquaro ne rientra infatti la sera portando seco una formula scritta, che Sua Maestà approva e che è concepita in questi termini:

«Ponendo in atto quanto ho già comunicato il 21 febbraio ai Governi alleati, ho deciso di nominare Luogotenente Generale mio figlio Principe di Piemonte. Il passaggio materiale dei poteri avrà luogo lo stesso giorno in cui le truppe alleate entreranno a Roma».

Martedì, 11 aprile, mattina. MacFarlane, Macmillan, Murphy e Charles mi pregano di passare da loro al Cimbrone alle 10.30 del mattino.

I predetti signori mi spiegano diffusamente il carattere della loro visita a Sua Maestà e il tono personale e confidenziale che essi avevano voluto dare, per ragioni di delicatezza, al loro passo. Dichiarano di essere dolenti che questo loro atteggiamento non sia stato convenientemente apprezzato. Accennano, con qualche apparente risentimento, alla risposta loro data da Sua maestà («Mi mettete con le spalle al muro»). Spiego loro che sarebbe stata certamente migliore procedura preavvertire il Capo del Governo o il Ministro della Real Casa dell'importanza del passo ch'essi si preparavano a compiere, in modo da evitare ch'esso avesse l'aria, come infatti è avvenuto, di un brusco, perentorio e poco riguardoso ultimatum. La reazione del Sovrano, se c'era stata, mi sembrava in conseguenza perfettamente giustificata e legittima. Macmillan conferma che più la Gran Bretagna che gli Stati Uniti puntano in Italia decisamente sugli elementi di conservazione e d'ordine e quindi sulla Monarchia. Spiega diffusamente che il consiglio amichevole da essi dato al Sovrano (sottolinea con insistenza che si tratta soltanto di un consiglio amichevole, di un'esortazione a fare un gesto, e che l'iniziativa è soltanto britannica e nord-americana) è, nel pensiero dei loro Governi, diretto appunto a salvaguardare la persona del Re e l'istituto stesso della Monarchia, tentando di estraniarla finalmente da ogni ulteriore pericolosa discussione e passione di parte. Il Ministro Murphy dal suo canto insiste sopra tutto, e con linguaggio molto spesso perentorio, sullo stato dell'opinione pubblica nord-americana, progressivamente e decisamente avversa alla persona di Sua Maestà.

Dichiaro subito che ignoro esattamente quali siano le decisioni adottate dal Sovrano. Mi risulta peraltro che il Duca d'Acquarone le porterà direttamente a loro conoscenza nel corso stesso della mattinata. Osservo comunque che siamo tutti d'accordo sulla necessità di salvare l'istituto monarchico in Italia. È questa dunque una piattaforma comune su cui converrà mantenersi sempre nel corso della discussione. Come i miei interlocutori sanno, Sua Maestà si è già dichiarato perfettamente d'accordo sull'opportunità di lasciare che tutta la Nazione possa esprimersi sul problema istituzionale, quattro mesi dopo la pace, attraverso libere elezioni generali. Sanno altresì che Sua Maestà il 21 febbraio ha partecipato, per il tramite del Generale MacFarlane, ai Governi alleati il Suo proposito di affidare la Luogotenenza Generale del Regno a S.A.R. il Principe di Piemonte, non appena Roma sarà liberata. Constato dunque che, oltre quella piattaforma comune, vi sono già acquisiti anche dei limiti cronologicamente precisi: libera discussione quattro mesi dopo la pace; Luogotenenza al Principe di Piemonte dopo la liberazione di Roma.

Il divario consiste dunque soltanto sul tempo e nelle circostanze in cui la Luogotenenza potrà effettivamente essere attuata. È in conseguenza un divario non sostanziale, ma semplicemente di carattere tattico e di tempestività, in vista del fine supremo: salvare la Monarchia che è scopo comune nostro e alleato. Ciò premesso, nego decisamente che l'immediato avvento della Luogotenenza possa giovare a un qualunque programma di salvaguardia dell'istituto monarchico. Ritengo anzi, altrettanto fermamente, che un brusco provvedimento che fosse attuato oggi in tal senso, non può, a mio giudizio, che costituire una prima, grossa breccia aperta nella trincea monarchica, molto probabilmente incolmabile. La nomina invece del Luogotenente a Roma, non solo potrà sopire le irrequietudini che troveremo indubbiamente colà dopo tanti mesi di sofferenza e di patimento, ma consentirà al Sovrano, che lasciò Roma in circostanze tragiche, di ritornarVi da Re. Avvenimenti di questa portata e significato per l'avvenire del Paese non possono aver luogo che a Roma, da dove è soltanto possibile parlare un linguaggio veramente nazionale e non altrove. Comunque non certamente nella squallida atmosfera in cui abbiamo vissuto sino a ieri a Brindisi, e viviamo tuttora a Salerno. Era d'altra parte ovvia, e su questo punto insisto particolarmente, l'umanità di consentire al Re di rientrare nella Sua Capitale. Quale sarebbe stata poi la reazione in tutti quegli ambienti monarchici europei, che gli Alleati cercano in tutti i modi di galvanizzare contro i tedeschi, di un eventuale perentorio allontanamento del Re d'Italia? Possono essi indursi ad agire nel senso voluto se dovessero constatare che, nonostante qualunque servizio reso e pericolo corso, non avrebbero in nessun caso potuto evitare la stessa sorte? Porre il problema significava risolverlo. Né è possibile a nessuno negare che il Re e soltanto il Re ha rovesciato Mussolini e il fascismo e ricondotto l'Italia, a prezzo di pericoli estremi, dall'altra parte della barricata. Dovevo altresì attirare l'attenzione dei miei interlocutori sulla circostanza che il fine che le democrazie si proponevano di raggiungere con un gesto siffatto era quello di consentire la formazione di un Governo di partiti. Ora non era affatto detto che il Maresciallo Badoglio non possa -ciò che sembrava anzi estremamente probabile -riuscire a costituire appunto un Governo di larga concentrazione nazionale. E se ciò era esatto, cadeva automaticamente anche l'esigenza imposta dagli anglo-americani. I partiti si contentano di una soluzione siffatta: perché vogliono i Governi alleati andare oltre le stesse esigenze dei partiti? Era cosa d'altra parte arcinota che l'esercito, la flotta, l'aviazione, la diplomazia ecc., avevano obbedito nello scorso settembre agli ordini del Re. Non si correva allora il rischio grave di disorientare ancora di più il Paese con gesti perentori e bruschi, piuttosto che di galvanizzarlo? E non era dunque meglio scaglionare gli avvenimenti nel tempo, piuttosto che bruciare le tappe?

Quì si riassumono soltanto, e anche questi per accenni, i punti centrali della conversazione, che è stata lunga e molto spesso agitata e torbida. Ho avuto peraltro la netta sensazione che le nostre argomentazioni facessero molto maggiore presa sugli inglesi, che non sugli americani, e, alla fine, che l'atmosfera fosse diventata progressivamente più favorevole alla nostra tesi.

Secondo l'intesa, e parendomi il momento propizio, ho confermato che il Duca d'Acquarone avrebbe esposto loro esattamente il punto di vista sovrano.

Il Ministro della Real Casa è quindi introdotto e dà lettura della formula De Nicola. Ne segue una discussione, in cui inglesi e americani insistono sul loro punto di vista, noi sul nostro. Il Duca d'Acquarone spiega il significato e la portata del proclama sovrano che Sua Maestà è disposto a rendere pubblico già da domani. Gli inglesi fanno presente che esso è troppo breve e secco e dovrebbe forse essere integrato da una rapida sintesi in cui si riassumano gli avvenimenti di questi ultimi otto mesi e la posizione assunta da Sua Maestà nei loro confronti. Il Duca d'Acquarone spiega che non si tratta che di una bozza, in cui sono state riportate soltanto quelle frasi che hanno maggiore importanza agli effetti della richiesta anglo-americana. Il Ministro Murphy, alla fine della riunione, insiste comunque con maggiore asprezza sul suo punto di vista, determinando un evidente logoramento dell'atmosfera generale della discussione. Tanto gli inglesi quanto gli americani riprendono quell'atteggiamento di intransigenza che mi era parso scosso dopo il primo abboccamento. Il Ministro Macmillan mi informa che sarebbe forse opportuno, e Cei;rtamente molto utile, sentire in proposito anche la parola del Maresciallo. Mi domanda in conseguenza di voler pregare il Capo del Governo di passare, se gli è possibile, al Cimbrone, nel primo pomeriggio dello stesso giorno.

Martedì, 11 aprile, pomeriggio. Mi reco nel pomeriggio insieme al Maresciallo a Ravello. Nel tragitto gli illustro la discussione avvenuta nella mattinata e gli argomenti che, a mio giudizio, hanno fatto maggior presa sugli anglo-americani e sui quali converrebbe in conseguenza insistere. Siamo ricevuti prima da Sua Maestà, che, alla presenza del Duca d'Acquarone, conferma la Sua decisione quale risulta dalla formula De Nicola. Il Maresciallo assicura che la sosterrà con ogni possibile impegno. Troviamo al Cimbrone, come nella mattinata, MacFarlane, Macmillan, Murphy, Charles. Il Maresciallo svolge con moderazione e con evidente efficienza la nostra tesi. Suscita particolare impressione sugli ascoltatori la descrizione delle giornate che hanno preceduto e seguito l'abbandono della Capitale ed i momenti tragici attraversati in quelle circostanze dal Sovrano, dal Governo e dal Paese. Il Maresciallo insiste sopra tutto sulla necessità che, a tutti i fini, il rinvio della Luogotenenza abbia luogo a Roma e che il Governo rientri col Sovrano nella Capitale. Illustra ampiamente la probabilità che egli riesca a formare un largo Governo democratico anche senza il brusco e perentorio gesto consigliato dagli Alleati, che a non altro dunque gioverebbe che a indebolire e a pregiudicare quello stesso istituto monarchico che tutti affermano di voler salvaguardare. Le sue conclusioni sono dunque nette e precise: aderire senz'altro alla formula loro presentata stamane dal Sovrano per il tramite del Ministro della Real Casa. Dopo l'esposizione pacata e obiettiva del Maresciallo, l'atmosfera è ridiventata palesemente migliore. La discussione si è del resto svolta in termini, forma e tono più sereni e più calmi. Ci è peraltro consegnato un piuttosto verboso progetto di proclama che Sua Maestà dovrebbe rivolgere al popolo e che conchiude con la Luogotenenza immediata e il ritiro dalla vita pubblica. Questo resta dunque l'amichevole consiglio alleato. Sono pregato di portare in serata una risposta definitiva. Nell'uscire il Ministro Macmillan resta tuttavia di proposito indietro con me e mi chiede se siamo contenti della sua opera. Aggiunge che vincere l'intransigenza americana non gli è stato facile. Ed è soltanto dopo molte discussioni e insistenze che è riuscito a far sopra tutto accentuare la circostanza che si tratta di un amichevole consiglio, che lascia intatta la nostra libertà d'azione. Gli inglesi sono dunque acquisiti alla nostra tesi.

Il Maresciallo, in presenza del Ministro della Real Casa e mia, riferisce immediatamente a Sua Maestà i risultati della conversazione. Si resta intesi che avrei fatto subito agli anglo-americani la comunicazione che testualmente trascrivo, quale è stata dettata dal Maresciallo e approvata dal Sovrano:

«Sua Maestà ha determinato che il Maresciallo prenda subito contatto coi diversi partiti per accertare se essi sono disposti a far parte del Governo in conseguenza di una dichiarazione ufficiale che Sua Maestà il Re, il giorno che le truppe alleate entreranno a Roma, darà la Luogotenenza Generale del Regno a S.A.R. il Principe di Piemonte.

Nel caso che il Maresciallo abbia l'assenso dei diversi partiti, Sua Maestà il Re si impegna a rendere pubblica tale Sua decisione. Se il Maresciallo Badoglio non riuscisse ad avere il consenso dei partiti, Sua Maestà il Re riesaminerà nel più breve termine possibile la situazione».

Ritorno al Cimbrone, ove do lettura, agli abituali interlocutori, della nuova procedura proposta. Tanto gli inglesi che gli americani osservano peraltro subito che, dopo più «matura riflessione», essi preferirebbero tornare senz'altro alla prima formula loro presentata stamante dal Ministro della Real Casa. Ciò in quanto la nuova procedura rischierebbe di far perdere parecchi giorni, mentre essi ritengono che lo stato delle opinioni pubbliche sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti consigli una soluzione pubblica ed immediata. Osservo da parte mia che il Sovrano ha proposto la seconda formula appunto per venire incontro nella misura del possibile alle richieste ed ai propositi degli Alleati, ma che, naturalmente, non si aveva nessuna obiezione da parte nostra a riprendere senz'altro la prima procedura e cioè di un appello di Sua Maestà, da diramare entro domani sulla stampa e per radio. Mi si prega vivamente di portarne il testo definitivo entro la notte.

A questo punto informo subito il Duca d' Acquarone e il Maresciallo, rientrati nel frattempo a Salerno.

Martedi, 11 aprile, notte. Preparo il testo del proclama reale. Si tralascia senz'altro il progetto proposto da parte anglo-americana sia perché un documento siffatto non può essere, per ragioni ovvie, che esclusivamente italiano, sia perché Sua Maestà ha d'altra parte e molto giustamente qualificato il progetto inglese come retorico e bolso. Lascio intatti, ad esplicita richiesta del Duca d'Acquarone, i due periodi della formula De Nicola, che sono del resto quelli già da lui presentati agli Alleati nel corso della mattinata.

Il proclama è approvato da Sua Maestà. Mi reco nuovamente al Cimbrone, alle 11 della notte, per darne visione agli anglo-americani. Si discute lungamente sul testo. Modificazioni di poco o nessun rilievo sono introdotte piuttosto per chiarirlo che per apportarvi modificazioni sostanziali. All'aggettivo «irrevocabile», si aggiunge un secondo aggettivo «definitiva». Finalmente, sia da parte inglese che da parte americana, si dichiara che l'appello è assolutamente soddisfacente, e, come tale, non solleva obiezioni di nessun genere. Senonché, al momento in cui sto per congedarmi, il Ministro Murphy, all'improvviso, domanda l'introduzione della frase «ho deciso di ritirarmi dalla vita pubblica». Spiego subito che la frase mi sembra superflua in quanto affidare la Luogotenenza al Principe è sinonimo di ritiro dalla vita pubblica da parte del Re. Murphy insiste, osservando che ciò può essere esatto per il pubblico italiano, ma non è altrettanto chiaro ed anzi non è chiaro affatto per il pubblico nord-americano, che ignora il significato e la portata dell'istituto della Luogotenenza. Ribatto che si tratta di un proclama diretto dal Re d'Italia al Suo popolo e non a quello nord-americano. Aggiungo, e mi appello agli inglesi presenti, che la frase «ritirarsi dalla vita pubblica» può se mai, essere applicabile per il Presidente di una Repubblica, ma non lo è affatto, o male, per un Sovrano. Murphy ridiventa aspro e aggressivo. Riprende un motivo già toccato ripetutamente nel corso della giornata, afferma cioè che trattasi di una decisione che sa d'ambiguo ed usa l'aggettivo «tricky». Gli rispondo che i suoi dubbi sono totalmente arbitrari, che l'appello è chiaro, lucido e netto. Ed è a questo punto che il signor Murphy riprende, e con violenza ingiustificata, il motivo dell'aggressione italiana contro gli Stati Uniti e dei soldati americani morti sul suolo italiano e delle responsabilità del Sovrano, ecc. Gli rispondo che se, a distanza di otto mesi dall'armistizio, egli intende riporsi su un piano che il suo stesso Presidente aveva abbandonato anche prima dell'armistizio, è naturalmente libero di farlo, ma che non intendevo seguirlo anche per non dare alla discussione un tono e un carattere che non è assolutamente opportuno essa abbia.

Egli continua peraltro la sua diatriba astiosa, alla quale cesso di rispondere. Tengo semplicemente a fargli osservare che se egli intende parlare e comportarsi da vincitore, egli si pone certamente su un piano di discussione più facile, ma ciò non migliora comunque le sue argomentazioni che restano quelle che sono. Particolare curioso: anche Macmillan si associa ali 'improvviso al collega nord-americano e con altrettanta violenza verbale. Mi chiede peraltro subito scusa a voce alta e mi dice a voce bassa che è necessario per lui apparentemente solidarizzare con Murphy, che è estremamente seccato di aver dovuto rinunziare alla sua tesi. Anche l'Ambasciatore Charles mi dice che Murphy è un «seccatore irlandese», di quelli che danno grosse noie anche a noi. Insistendo Murphy sulla inclusione della frase, tronco la discussione, dichiarando che non mancherò di presentarla alla approvazione di Sua Maestà e mi riservo domani mattina di farne conoscere le decisioni. Ci lasciamo freddamente con Murphy; cordialmente con gli inglesi. Macmillan si giustifica ancora del suo scatto, sia ripetendomi le ragioni già dette, sia accennando all'imminenza dell'apertura del secondo fronte, cui parteciperanno i suoi figli. Tanto l'Inglese che l'Americano insistono sulla moderazione delle loro richieste ed atteggiamento. Mi si fanno leggere i telegrammi che tanto Macmillan quanto Murphy manderanno nel corso della notte a Churchill ed a Roosevelt. Sono telegrammi identici e abbastanza obiettivi: vi si dà notizia delle decisioni adottate dal Sovrano; del proclama da pubblicare domani; della probabilità che il Maresciallo riesca a formare un Governo almeno di cinque partiti, salvo quello di Azione; si insiste sulla circostanza che tanto il Murphy quanto il Macmillan continuano a ritenere che il consiglio da loro dato al Sovrano rappresentasse sostanzialmente la soluzione migliore. L'Ambasciatore Charles nell'accompagnarmi alla porta mi ringrazia vivamente per le fatiche della giornata ed aggiunge essere certo che, a questo primo tempestoso incontro, subentrerà certamente una fase di costruttivo lavoro per il benefizio reciproco dei nostri due Paesi, della cui rinnovata amicizia egli è un convinto e sicuro assertore e sostenitore.

Consegno alle una di notte il testo del Proclama al Duca d'Acquarone, pregandolo di volermi far sapere domattina se Sua Maestà approvi la frase aggiunta.

Mercoledì, 12 aprile. Il Duca d'Acquarone mi fa sapere che Sua Maestà approva il testo del proclama. Telefono all'Ambasciatore Charles che il proclama è approvato e che sarà di conseguenza diramato per radio oggi, sulla stampa domani.

Il Ministro della Real Casa comunica il testo al Maresciallo che informo degli avvenimenti della notte. Ordini sono dati per la pubblicazione come convenuto.

* * *

Due parole di commento alle riunioni dell'Il aprile. Il proposito di arginare l'influenza sovietica nell'Italia liberata ha certamente in gran parte motivato l'iniziativa anglo-americana.

Si è ritenuto cioè a Londra e a Washington che i partiti estremi potessero decidere di partecipare, dopo l'intervento Togliatti, al Governo, restandone così esclusi i partiti di destra, per la pregiudiziale anti-Sovrano da essi posta prima, durante e dopo il Congresso di Bari.

Sicché l'iniziativa anglo-americana era certamente diretta, allontanando attraverso una Luogotenenza immediata la persona del Re, a rimuovere appunto il principale ostacolo alla partecipazione della destra ed a consentire la formazione di un Ministero equilibrato fra destra e sinistra.

La mossa è peraltro quasi certamente partita da Washington. Ciò che infatti dimostra la maggiore intransigenza e insistenza del rappresentante nord-americano. Sembra cioè probabile che si tendesse a Washington, oltre al raggiungimento dei fini anzidetti, anche a dar ragione, e per scopi elettorali, a quelle masse italo-americane che, capitanate da Fiorello La Guardia, conducono da tempo una campagna contro il Sovrano.

Il proposito di difendere e sostenere l'istituto monarchico in Italia mi sembra estremamente più vivace e sincero da parte inglese che non da parte americana. Washington, piuttosto che per sua ferma convinzione, mi par si limiti in proposito a seguire una politica voluta in primo luogo da Londra, e, sopra tutto, dal Primo Ministro Churchill. I rappresentanti inglesi hanno infatti in sostanza acceduto alla nostra proposta di rinvio dalla Luogotenenza a Roma, premendo su quello nord-americano perché non creasse ulteriori difficoltà e consentendo in questo modo che la nostra tesi finisse col prevalere.

Nel corso della discussione tanto il Ministro Macmillan che l'Ambasciatore Charles mi hanno dato precise indicazioni sul proposito britannico di puntare in Italia sui principii di ordine e di conservazione e sopra tutto sulla Monarchia. L'opposizione britannica alla persona del Re sarebbe, a loro giudizio e per quanto riguarda le sfere dirigenti, sopra tutto motivata dalla circostanza che esse ritengono che il popolo italiano potrà molto più facilmente pronunziarsi dopo la pace in favore del mantenimento dell'istituto monarchico, se Sua Maestà il Re si sarà già allontanato dalla scena politica, piuttosto che facendone perdurare sino a quella data la permanenza sul trono.

Aggiungo che l'Ambasciatore Charles mi ha esplicitamente confermato esistere una viva corrente di inimicizia fra Churchill e il Conte Sforza e che l'Inghilterra, d'accordo con l'America, è d'avviso che non debba essere affidato al Conte Sforza nel nuovo Governo né il portafoglio degli Esteri né quello dell'Interno, sebbene si riconosca da parte alleata l'opportunità di inserirlo nella nuova formazione governativa, a quel titolo ed in quella carica che sarà ritenuta più conveniente (Ministro senza portafoglio).

ALLEGATO!

CRONOLOGIA DEGLI AVVENIMENTI DAL IO AL 12 APRILE 1944

Lunedì 10, ore 11. Sua Maestà il Re riceve il Generale MacFarlane accompagnato dai Ministri Macmillan e Murphy e da Sir Noel Charles. I Delegati anglo-americani dichiarano che la loro visita è in relazione alla crisi politica italiana ed alle possibilità che i recenti sviluppi offrono per una sua favorevole soluzione. Essi, facendo riferimento ai propositi manifestati dal Sovrano il 21 febbraio scorso al Generale MacFarlane ed alla comunicazione ufficiale data ai Membri del Gabinetto, chiedono, a nome di Churchill e di Roosevelt, che il Re, anziché attendere la liberazione di Roma, proceda subito alla nomina di un Luogotenente Generale nella persona del Principe di Piemonte. Una decisione di questo genere, per quanto dolorosa, spianerebbe la via alla formazione di un Governo di partiti; realizzerebbe i piani di democratizzazione nazionale, vivamente auspicati dai Governi alleati; placherebbe le opinioni pubbliche anglo-americane di fronte alle quali il Re è tuttora considerato il responsabile dell'entrata in guerra dell'Italia e del sacrificio di migliaia di soldati alleati. Il Re ascolta con sostenuta freddezza le dichiarazioni di Macmillan e di Murphy; reagisce agli accenni relativi alla sua persona; dichiara che un passo del genere, per la procedura seguita, è unico nella storia; congeda i delegati anglo-americani, facendo riserva di comunicare nel pomeriggio le sue decisioni. Il Ministro della Rea! Casa, chiamato dal Re, assiste alla seconda parte del colloquio.

Ore 12.30. Il Ministro della Rea! Casa mette il Maresciallo Badoglio al corrente del passo anglo-americano.

Ore 14. Il Barone Farace si reca alla Villa Cimbrone per comunicare ai Delegati anglo-americani che una risposta del Sovrano non potrà essere data prima di martedì sera, avendo il Re espresso l'intenzione di consultarsi col Maresciallo Badoglio e col suo Gabinetto. Il Ministro Macmillan prospetta l'urgenza di conoscere le decisioni sovrane; tiene, con l'occasione, a chiarire la portata e lo scopo del passo compiuto nella mattinata, dissipando il malinteso che esso sembra aver provocato. Gli Alleati, infatti, secondo quanto egli dichiara (ed il Ministro Murphy annuisce), avevano ordine da Londra e da Washington non di compiere una imposizione sul Sovrano, ma solo di offrire un suggerimento atto, secondo il punto di vista dei loro rispettivi Governi, a facilitare la soluzione di una crisi che pesa gravemente sulla vita italiana, offusca l'orizzonte internazionale e crea imbarazzi alla politica anglo-americana. Macmillan ammette che il passo compiuto poteva non essere conforme alle migliori regole protocollari. Ma tiene a dichiarare che, se i Delegati anglo-americani non avevano ritenuto di passare per i tramite del Capo del Governo, ciò era stato fatto per un particolare riguardo alla persona del Sovrano che si voleva fosse libero di prendere una decisione in maniera del tutto spontanea e personale. Macmillan e Murphy riaffermano l'urgenza che si addivenga alla soluzione della crisi; non nascondono la loro preoccupazione che i recenti sviluppi (presa di posizione dell'U.R.S.S. e dichiarazioni del Capo del Partito comunista) possano incoraggiare una soluzione che dia il sopravvento ai partiti di estrema sinistra; affermano il loro precipuo interesse alla formazione di un Governo in cui siano rappresentati indistintamente tutti i Partiti. Essi concludono manifestando la loro fiducia che il Re non voglia, con una intransigenza che non troverebbe giustificazione agli occhi delle pubbliche opinioni anglo-americane, prolungare e cristallizzare una crisi le cui conseguenze potrebbero ricadere sia sulle sorti future della Dinastia -alla cui sopravvivenza (dice Macmillan) gli inglesi sono interessati -sia sui destini del Paese.

Ore 17. Il Ministro della Rea! Casa si reca dall'Ecc. De Nicola per chiedere il suo parere sulla questione. De Nicola propone che venga resa di pubblica ragione l'intenzione del Re di creare una Luogotenenza Generale. Suggerisce i punti fondamentali di un eventuale

l Il documento che qui si pubblica è conservato agli atti insieme al precedente appunto di Prunas e risulta complementare ad esso. Non reca l'indicazione del suo autore.

proclama del Sovrano nei seguenti termini: l. nomina del Principe di Piemonte a Luogotenente Generale; 2. passaggio materiale dei poteri al Luogotenente Generale nel momento stesso in cui le truppe alleate entreranno in Roma. De Nicola afferma che un impegno solenne del Re, preso subito, verrebbe accolto favorevolmente dai partiti di opposizione; dice di avere già sondato in proposito Croce e Sforza.

Serata. Il Re approva la proposta De Nicola e incarica il Ministro della Rea! Casa di comunicarla agli Alleati.

Martedì, ore 10.30. Il Ministro Prunas, su richiesta di Sir Noel Charles, si reca al Cimbrone. Conferisce con Sir Noel, con Macmillan e con Murphy. In seguito ad accordi presi con il Ministro della Rea! Casa, Prunas anticipa ai Delegati anglo-americani le decisioni del Re e sonda le possibilità di innestare sulla soluzione della questione istituzionale il problema della modifica dei termini armistiziali. Mentre questa eventualità risulta subito senza possibilità di sviluppo, il Ministro Prunas trae anche l'impressione che da parte anglo-americana non si consideri accettabile la proposta del Re la quale non risponderebbe alla richiesta alleata di un immediato allontanamento del Sovrano dalla vita pubblica.

Ore 11.45. Il Ministro della Rea! Casa, accompagnato dal Ministro Prunas, comunica agli Alleati la decisione del Re. Essa rappresenta il massimo di quanto Sua Maestà è disposto a concedere. Ove gli Alleati intendano accettarla, il Sovrano è pronto a ricevere i Rappresentanti anglo-americani alle ore 16 per darne ad essi comunicazione ufficiale. Ove invece ritengano di non poterla accogliere, il Re si riserva di riconsiderare la questione e di rendere direttamente partecipe la Nazione delle sue ulteriori decisioni, senza che queste facciano oggetto di preventivo accordo con le Autorità alleate. (Sembra che il Re intendesse, in questa eventualità, cedere subito la Luogotenenza al figlio, facendo pubblicamente conoscere che il suo gesto gli era stato imposto dai Governi alleati). I Signori Macmillan e Murphy dichiarano che la proposta sovrana non offre una base per la soluzione del problema; riaffermano i loro argomenti sulla necessità di un immediato allontanamento del Re dalla vita pubblica; esprimono riserve e diffidenze sui motivi che possono indurre Sua Maestà a ritardare un gesto che, dopo le dichiarazioni del febbraio scorso, dovrebbe oramai essere già parzialmente scontato; esprimono infine il desiderio di conferire col Maresciallo Badoglio per studiare con lui una soluzione della questione.

Ore 15. Il Maresciallo Badoglio, accompagnato dal Ministro Prunas, si reca dal Re il quale riconferma che la sua decisione è irrevocabile e che ove gli Alleati insistessero nel loro punto di vista, egli si riterrebbe libero di adottare la soluzione che considera più utile nell'interesse del Paese.

Ore 16. Il Maresciallo Badoglio, alla presenza del Ministro Prunas, conferisce al Cimbrone col Generale MacFarlane, con i Ministri Macmillan e Murphy e con Sir Noel Charles. Il colloquio, che ha la durata di due ore, si chiude con la proposta del Maresciallo Badoglio di offrire al Sovrano la seguente soluzione: Egli (Badoglio), sulla base delle assicurazioni del Re, nel senso che avrebbe a Roma ceduto la Luogotenenza al Principe di Piemonte, avrebbe tentato di formare un nuovo Governo con l'inclusione di elementi appartenenti ai Partiti di opposizione. Ove il tentativo non fosse riuscito, la questione sarebbe stata riprospettata agli Alleati per ulteriore consultazione.

Ore 18.30. Badoglio sottopone al Sovrano il nuovo progetto. Il Re accetta la soluzione ed il Ministro Prunas viene incaricato di comunicare ai Delegati anglo-americani la decisione sovrana.

Ore 19. Il Ministro Prunas conferisce al Cimbrone con i Delegati anglo-americani. Questi, ritornando sulla precedente decisione, dichiarano che, avendo più attentamente considerato la questione, preferiscono, in ultima analisi, accogliere la prima proposta del Sovrano. A loro modo di vedere, il progetto Badoglio è destinato, senza che se ne possano prevedere gli sviluppi, a lasciare aperta una crisi che richiede invece una immediata soluzione. Ciò sarebbe nocivo sia ai fini interni, sia per i riflessi nelle opinioni pubbliche inglese e sopratutto americana. Nell'accettare la proposta del Re, i Delegati alleati fanno tuttavia le più ampie riserve sulle possibilità che essa offre ad un generale rischiaramento della situazione e confermano che, a loro parere, sarebbe stato certo preferibile, e specie nell'interesse della Dinastia stessa, che fosse stato accolto il suggerimento del Presidente Roosevelt e del Primo Ministro Churchill. I Delegati anglo-americani chiedono che venga preparato e sottoposto, nella serata stessa, allo loro approvazione il testo del proclama del Re.

Ore 22. Il Ministro Prunas redige il testo del proclama.

Ore 22.30. Il testo del proclama viene sottoposto al Re che lo approva.

Ore 23. Il Ministro Prunas si reca al Cimbrone per consegnare ai Delegati anglo-americani il testo del proclama. Mentre in un primo tempo essi si erano dichiarati d'accordo sul testo, dopo più attenta considerazione il Ministro Murphy interviene per richiedere l'inclusione di una frase che esplicitamente consacri l'intenzione del Re di ritirarsi dalla vita pubblica. La richiesta, la quale dal punto di vista sostanziale non modifica lo spirito del proclama il quale, già nella dichiarazione sovrana di cedere la Luogotenenza al Principe di Piemonte sottointende la decisione del Re di ritirarsi dalla vita pubblica, viene giustificata dal Delegato americano dalla necessità di chiarire in modo inequivocabile, specie di fronte all'opinione pubblica straniera la quale ignora la figura giuridica della Luogotenenza, che il Re non avrà più voce negli affari dello Stato. Le obbiezioni mosse dal Ministro Prunas, allo scopo di evitare che il testo del proclama approvato dal Re venga a subire ulteriori modificazioni, accendono nuovamente la discussione su tutto il problema sia specificamente istituzionale, sia più genericamente politico. Il Ministro Macmillan riprende, in termini assai duri, la polemica sulle responsabilità della guerra, sulle perdite di vite umane che essa ha costato alla Gran Bretagna, sul risentimento nelle opinioni pubbliche inglesi e americane nei riguardi dell'Italia. Il colloquio, a dire dello stesso Murphy, è passato attraverso fasi veramente drammatiche («it has ali been very dramatic»). Comunque, di fronte alla minaccia alleata di mandare a monte la trattative, il Ministro Prunas accondiscende ad inserire nel testo l'aggiunta richiesta. Un'altra modificazione, proposta dagli Alleati («la mia decisione è definitiva e irrevocabile» anziché solo «irrevocabile» come nel testo originale) non solleva obbiezioni. Su richiesta anglo-americana il proclama, che va considerato definitivo nel testo inglese, dovrà esser reso di pubblica ragione a partire dalle ore 14 del giorno 12 aprile.

Mercoledì 12, ore 7. Il Ministro della Rea! Casa sottomette il testo definitivo a Sua Maestà il Re che lo approva.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AIETA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. PERSONALE 574/163. Lisbona, 13 aprile 1944 (per. il 26).

Mi riferisco alla tua del 16 febbraio 1 e ti assicuro di aver personalmente provveduto a rimettere a questo Ambasciatore del Brasile, Neves da Fontoura, la tua lettera allegata.

Essa è stata molto apprezzata e letta con il più vivo interesse. Il rappresentante brasiliano che, come ti è ben noto, è un ottimo amico del nostro Paese ha voluto

l Vedi D. 139.

darmi atto della consegna con una sua lettera -in data 24 marzo -che ad ogni buon fine ti trasmetto in copia. 1

Manzini, al quale ho fatto con ogni possibile dettaglio il punto della situazione centro e sud americana, ti riferirà tutte le notizie ed impressioni che ho potuto raccogliere in vari mesi di attività sempre alla ricerca di una soluzione «totale» o «parziale» del problema della ripresa dei nostri rapporti con le Repubbliche dell' America latina.

Posso assicurarti che le direttive da te impartitemi con la tua lettera del 16 febbraio scorso sono proprio quelle che mi sono posto fin dalla fine dello scorso anno, seguendo anche in ciò le indicazioni che tu allora mi desti dopo i primissimi approcci lisbonesi.

Ho infatti tentato, nell'impossibilità -per ragioni di cui ti farò cenno in seguito--di ottenere una dichiarazione generale e comune di tutti gli Stati dell'America latina, di realizzare al più presto un programma «minimo» in vista di uno successivo e più vasto.

A tale scopo, dopo una lunga trafila di presentazioni «a catena» e sempre dandone notizia amichevole e confidenziale a questa Legazione degli Stati Uniti, che non mi ha mai fatto mancare il suo appoggio per questi primi contatti, sono riuscito ad ottenere -con il patrocinio brasiliano -le successive precise dichiarazioni del Messico, del Venezuela, della Columbia, dell'Uruguay 2 e da tutti, in un modo od in un'altro, l'assicurazione più o meno formale della prossima adozione di misure da parte dei rispettivi governi per la ripresa di rapporti con il R. Governo.

Posso assicurarti che in tutti i rappresentanti sud e centro americani, che ho potuto avvicinare, ho trovato sempre la più cordiale accoglienza e la massima e più pronta comprensione per la nostra situazione. Sono più che convinto che al riguardo essi hanno sempre rispecchiato le intenzioni dei loro governi.

Improvvisamente, e ciò per un complesso di fatti su cui non mi dilungo per ovvie ragioni, si è avuta una netta «battuta di aspetto» che in taluni casi ha portato, come sai, perfino a delle smentite pubbliche da parte di qualche Governo americano.

Tieni presente che questi rappresentanti a cui ho, ciò nonostante, trasmesso la risposta ufficiale italiana ai loro precedenti messaggi, mi hanno assicurato che tale «battuta di aspetto» era dovuta a ragioni superiori di generale politica pan-americana e non significavano in alcun modo sostanziali modifiche ai sentimenti ed alle intenzioni ufficialmente espresse da loro su ordini dei rispettivi governi.

Ho quindi la netta impressione, ti dirò quasi la certezza, che non appena si potrà giungere ad un'auspicabile normalizzazione dei nostri rapporti «di diritto» con Washington avremo subito i riconoscimenti ufficiali degli Stati sud e centro americani più vincolati alle direttive di una comune politica pan-americana.

Sciolgo a questo punto la riserva di cui più sopra ho fatto cenno per toccare in tutta brevità un argomento su cui Manzini ti fornirà, se necessario, più ampi particolari. Questo è lo schieramento politico delle Repubbliche latino-americane, da cui non possiamo più prescindere nell'«imbastire» una nostra necessaria ripresa politica in quel continente.

l Non pubblicata. 2 Vedi DD. 131, 142 e 145.

Come avrai visto da varie mie segnalazioni stampa, dalla quasi <<Unità» pan-americana della fine del '43, si è andata delineando in questi ultimi mesi una notevole scissione tra gli Stati americani favorita dalla polarizzazione intorno a due forze centripete -mi si perdoni il confronto nella giusta valutazione di queste forze in opposizione -: Stati Uniti e Argentina.

Intorno all'Argentina infatti -il cui nuovo Governo non è stato ancora riconosciuto da Washington -si stanno chiaramente affiancando, sia pure nella fluidità di una situazione così mutevole per ragioni interne ed esterne, la Bolivia, il Cile ed il Paraguay.

La disapprovazione nord-americana per questi atteggiamenti è marcata, e noi non possiamo, ritengo, non tenerne conto nel nostro tentativo di riprendere, senza sospetti, i nostri tradizionali legami con i popoli e le nostre collettività del continente americano, in un quadro di aperta, franca e leale collaborazione con gli «Alleati».

È quindi su questa linea che ho qui lavorato, ottenendo, almeno localmente, l'approvazione tanto nord-americana quanto britannica (so che Sir Ronald Campbell ha manifestato a qualche rappresentante americano il consenso britannico e questa ripresa di rapporti con noi).

Quanto precede per ciò che riguarda sinteticamente la visione generale del problema ed il mio modesto avviso in merito. Credo inoltre utile inviare ad ogni buon fine e per opportuna documentazione dell'azione svolta e dei successivi sviluppi, copia di una lettera che in data 17 marzo inviai a Paulucci 1 , nella quale lettera era inserito un telegramma che avrei desiderato ti potesse tempestivamente pervenire.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 14 aprile 1944.

Il Generale MacFarlane, che ha chiesto di essere ricevuto domani da V. E., chiederà a nome del suo Governo quanto segue:

l. che il nuovo Governo in formazione assuma gli stessi obblighi ed impegni, compresi quelli derivanti dagli armistizi del 3 e 29 settembre, assunti dal Governo attualmente in carica;

2. che, con la recente decisione di Sua Maestà il Re di affidare la Luogotenenza a S.A.R. il Principe di Piemonte, i Governi alleati considerano chiusi i mutamenti istituzionali sino a quando, con la liberazione di tutto il territorio nazionale, il popolo italiano potrà pronunciarsi liberamente al riguardo.

La prima richiesta è certamente superflua, trattandosi non di mutamento di regime, ma di Governo e restando gli impegni assunti validi automaticamente di governo in governo. Credo comunque bastino assicurazioni verbali, quando il nuovo Governo sarà costituito.

l Non pubblicata.

La seconda richiesta è interessante per tutto quanto essa implica m favore della stabilità delle istituzioni fino alla conclusione della guerra.

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IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, A TUTTI I MINISTRI E AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. 1125. Salerno, 15 aprile 1944.

La dichiarazione fatta da Sua Maestà il Re e resa di pubblica ragione dalla stampa e dalla radio ha indotto i sei partiti del Congresso di Bari a riesaminare la loro situazione per una eventuale partecipazione al governo.

La situazione attuale è conseguenza di un diretto intervento dei rappresentanti dei Governi britannico ed americano, i quali hanno espresso il consiglio che il nuovo governo sia l'espressione di tutti i partiti.

La questione non è perciò di uomini, ma di partiti, il che vuol dire che non vi deve essere un rimpasto ministeriale ma bensì un nuovo governo.

Così stando le cose mentre io vivamente ringrazio le LL.EE. i Ministri che, solo preoccupati per il bene del Paese, mi hanno già messo a disposizione i loro dicasteri, informo che quando saranno note le conclusioni della Giunta dei partiti, che ora si riunisce a Napoli, io mi farò premura di presentare a S. M. il Re le dimissioni dell'intero Gabinetto.

199

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

PROMEMORIA. Salerno, 15 aprile 1944.

La notizia pubblicata dal New York Times il 4 febbraio e riportata dall'Azione del 5 aprile, avrebbe un fondamento di vero.

Da fonte francese (Panafieu) mi è stato confermato che l'Ambasciatore Massigli ha nello scorso gennaio presentato al Comitato Consultivo per l'Italia una nota sostanzialmente contraria al Maresciallo Badoglio, qualificato come un secondo Pétain, e di cui era dunque necessario diffidare.

Mi risulta peraltro dalla stessa fonte che il signor Guérin, rappresentante francese presso il Comitato Consultivo, ha, nella seduta del lO corrente, pregato il Comitato stesso di voler considerare la sua precedente nota come superata dagli avvenimenti.

Sarebbero in conseguenza in gran parte cadute le prevenzioni francesi contro il Marsciallo per essere sostituite da una visione più realistica e più favorevole dell'attuale situazione italiana.

200

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 433/118. Madrid, 16 aprile 19441.

Mio telegramma 115 2•

Ho avuto una conversazione chiarificatrice con Jordana che è stata particolarmente cordiale ed amichevole: mi ha detto che mia lettera era atta a rassicurare sia Franco che lui circa atteggiamento R. Governo verso Spagna. Tanto più gradito perciò è stato telegramma di V. E. 3 che ha del tutto dissipato ogni possibile dubbio.

Lettera Jordana basata, a suo dire, su notizie di fonte varia, rispecchiava assillante preoccupazione di questo Governo circa pericolo futuro predominio russo Balcani e Mediterraneo. Su questa preoccupazione egli ha particolarmente insistito. Riferisco in dettaglio 4 .

201

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. PER CORRIERE 813/073. Madrid, 20 aprile 1944 5•

Mio telegramma n. 104 del 3 aprile c.a 6 . Questo Direttore Generale degli Affari Politici mi ha detto che Rappresentanti spagnoli, cui opera, anteriormente armistizio, ha più volte meritato compiacimento

R. Governo, cercano tuttora, con molta comprensione nonostante difficoltà che incontrano, di proteggere gli interessi italiani. Il Governo spagnolo era però in procinto di farci una comunicazione con la quale ci avrebbe comunicato sua decisione abbandonare il Servizio Protezioni. E ciò, principalmente, per due ragioni: l) perché cobelligeranza annulla di fatto azione protettrice rappresentanti spagnoli (vedi fra l'altro mio telespresso n. 752 del 24 corrente)7 ; 2) per mancanza di fondi.

Circa molti tentativi da me fatti in precedenza per cercare di risolvere qui tale ultima questione mi riferisco alla precorsa corrispondenza.

Ho comunque rappresentato a Doussinague opportunità che Servizio Protezioni fosse continuato fino al momento in cui accordi saranno presi in materia fra il R. Governo e gli Alleati; gli ho poi prospettato ancora una volta possibilità venirci

1 Pervenuto tramite l'A.C.C. il 19 aprile. 2 Vedi D. 193. 3 Vedi D. 188. 4 R. segreto strettamente personale del 16 aprile, non pubblicato. 5 Pervenuto tramite l'A.C.C. il 5 giugno. 6 Non pubblicato. 7 Non pubblicato.

incontro con versamenti in clearing in relazione debito di guerra. Egli ha escluso in modo categorico quasiasi prelievo dalla rata scaduta del rimborso da parte del Governo spagnolo del noto debito di cinque miliardi. La soluzione adottata da questo Consiglio dei Ministri, e da me già prospettata a V. E., è, secondo Doussinague, immodificabile. Ho allora suggerito di concederci, così come ha fatto il Governo svizzero, una anticipazione eventualmente garantita dal suddetto nostro credito. Doussinague, dopo avermi fatto molte difficoltà riguardo anche alla necessità di disporre di valuta pregiata, e aver accennato a sostanziali differenze fra Svizzera e Spagna, mi ha promesso che avrebbe prospettato questione a organi competenti. Peraltro dubito molto sul successo suo interessamento; ciò anche perché oltre considerazioni di cui sopra è da tenersi in conto mutata atmosfera nei nostri riguardi, specialmente dopo ravvicinamento con U.R.S.S. e preoccupazione Spagna, in relazione mantenimento sua difficile neutralità, non crearsi frizioni con Alleati e francesi 1•

202

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

R. RISERVATO 2429/814. Madrid, 22 aprile 1944 (per. il 5 giugno).

Dopo il suo arrivo a Madrid, il nuovo Ambasciatore del Brasile S.E. Pimentel Brandau (mio telespresso n. 778/612 del 23 marzo u.s.) 2 , che avevo conosciuto molti anni or sono a Ginevra e che da ultimo era stato mio collega a Bruxelles, mi fece chiedere attraverso il Nunzio Apostolico, Decano del Corpo Diplomatico, se gradivo rivederlo quantunque i nostri due Paesi non intrattengano attualmente relazioni diplomatiche. Gli feci naturalmente rispondere, in base alle istruzioni verbali inviatemi da V.E. 3 , che lo avrei riveduto con il massimo piacere.

L'Ambasciatore Pimentel Brandau è venuto a visitarmi ed è stato molto cordiale. Egli si è vivamente interessato alla situazione italiana e non ho mancato di tracciargli un quadro degli avvenimenti che ci hanno condotti all'armistizio e poi alla cobelligeranza. Nel corso del colloquio ho anche illustrato al mio collega brasiliano i nostri principali problemi di carattere contingente in Spagna, poiché ho piena fiducia che abbiamo qui in Lui un amico sincero. Venendomi a parlare del grande contributo che gli italiani hanno fornito in ogni campo allo sviluppo ed alla prosperità del suo Paese, S.E. Pimentel Brandau mi ha detto che -nelle misure adottate a causa della guerra nei confronti dei cittadini e degli interessi delle Potenze dell'Asse-il Governo brasiliano ha sempre dimostrato una partico

1 Per la risposta vedi D. 266. 2 Non pubblicato. 3 Vedi D. 114, nota 3.

-Documenti diplomatici · Serie X -Vol. I

lare benevolenza verso gli italiani. Il mio collega si augurava che ben presto potessero riallacciarsi normali relazioni fra i nostri due Paesi: nel manifestar gli l 'interesse che il R. Governo annette all'amicizia delle Repubbliche sud-americane, alle quali l'Italia è legata da tanti vincoli, ho rilevato come anche da noi sia auspicata tale ripresa di rapporti. Il mio interlocutore, sia pure accennandomi alla delicatezza della questione, ha tenuto a manifestarmi la sua intenzione di interessare al riguardo il Presidente della Repubblica affinché il riallacciamento delle relazioni con il nostro Paese venga considerato sia sotto il punto di vista dell'interesse generale che sotto l'aspetto particolare della possibilità che dopo la guerra abbia a riprendere un flusso migratorio italiano verso il Brasile; egli ritiene probabile che molti italiani che sono rimasti senza tetto o che si trovano in condizioni difficili desiderino raggiungere i loro parenti in Brasile.

Ho naturalmente convenuto con il mio collega brasiliano circa quanto da lui espostomi, aggiungendo per parte mia che oltre a tali problemi, che potranno porsi in futuro, ne esisteva uno contingente e di grande interesse generale: e cioè quello che le nostre vaste collettività in Brasile, disorientate dal rapido succedersi di avvenimenti politici di importanza fondamentale per il loro Paese, dispongano di chi possa dare loro il giusto indirizzo convogliandone l'attività verso il trionfo dell! causa comune.

Non so fino a quale punto ciò che mi ha detto S.E. Pimentel Brandau corrisponda ad eventuali direttive dategli dal suo Governo oppure a sue vedute personali. È comunque da tener presente che Pimentel è stato Segretario Generale e poi Ministro degli Affari Esteri del Brasile.

Quanto sopra ho riferito all'E.V. onde fornirLe ogni utile elemento di giudizio su una questione che ha per noi un'importanza molto rilevante.

203

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 538/122. Berna, 24 aprile 1944 1•

The Cardinal Secretary of State has expressed deep appreciation for the assurances of the Royal Government, it is reported by our Chargé to the Holy See 2• His report adds, however, that the Vatican stili has contradictory information about Southern Italy religious teaching school programs. Any further available information on the subject would be appreciated by the Chargé so that he could inform the Vatican.

l Pervenuto il 2 maggio tramite l'A.C.C. 2 Vedi D. 173.

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IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL CONSIGLIO DEI MINISTRI

RELAZIONE. [Salerno, 24 aprile 1944}.

Ho dato subito alla politica estera italiana un indirizzo e un obiettivo preciso: creare fra noi e le Nazioni Unite un'atmosfera di lealtà, di fiducia, di collaborazione. Ciò che non era compito facile, dopo tre anni di guerra guerreggiata.

I dolori e le sofferenze che la guerra provoca erano ancora vivi e cocenti e vive e cocenti le ferite, le accuse, le violenze delle propagande avverse. Tutti si rendono comunque conto che l'atmosfera che oggi respiriamo è mutata da quella che ha immediatamente preceduto e seguito l'armistizio. Credo di poter affermare che gli Alleati sono oggi pienamente consapevoli della perfetta lealtà cui la nuova Italia inspira tutti i suoi atti nei loro confronti. Era questa la piattaforma di partenza necessaria per qualunque ulteriore azione, la condizione sine qua non di ogni ulteriore iniziativa. Gli Alleati sanno oggi, senza possibilità di contraddizione e di dubbio, che ogni loro vittoria è dal popolo italiano considerata come una vittoria della causa comune.

L'U.R.S.S. ha voluto nel marzo scorso, accogliendo il desiderio manifestato da parte nostra di riportare i rapporti italo-sovietici su quel piano d'amicizia che non avrebbe dovuto essere mai abbandonato, ristabilire con noi contatti diretti. È stato questo un gesto di amicizia che, nell'ora oscura che attraversiamo, ha profondamente colpito il popolo italiano. Noi seguiamo con ammirazione l'eroica lotta del popolo russo, le gesta dei suoi eserciti, l'altissimo spirito dei suoi dirigenti, il grandioso sforzo che tutto il paese compie, silenzioso e concorde, in tutti i campi dell'attività nazionale. Ci rendiamo perfettamente conto che il peso politico e militare della Russia Sovietica è e sarà progressivamente crescente nei consigli della guerra e della pace e desideriamo con estrema sincerità riprendere con essa una politica di fiduciosa amicizia e di reciproco rispetto.

Occorrerà ricordare che siamo stati in guerra o in stato di rottura diplomatica con ben quarantaquattro Nazioni, che dovevamo cioè rifare tutto da capo con almeno tre quarti dell'umanità. L'isolamento in cui il regime fascista ci aveva posto era diventato pressoché totale. Nostro meditato e ponderato proposito è stato quello di immediatamente riprendere una politica di distensione e di pace verso tutte e ciascuna delle Nazioni Unite. Abbiamo già da tempo iniziato passi per una normalizzazione dei nostri rapporti con le Repubbliche dell'America latina 2 , cui ci legano particolari vincoli di cultura, di religione, di sangue e dove vivono milioni di italiani di cui tutti sanno le virtù di disciplina, di sobrietà, di lavoro. Tale nostra opera darà a suo tempo i suoi frutti.

1 Ed. in BADOGLIO, L'Italia nella seconda guerra mondiale, cit., pp. 201-205, senza gli ultimi quattro capoversi.

2 Vedi D. 114.

Non meno desiderosi siamo di poter quanto prima iniziare verso la Jugoslavia e la Grecia quell'opera di progressiva pacificazione e chiarificazione che, cancellando le tragiche colpe commesse nei loro riguardi dal passato regime, valga per l'avvenire ad assicurare la pace fiduciosa, la rinnovata amicizia e l'armonia sulle nostre frontiere adriatiche. Le eroiche gesta della divisione «Garibaldi», che ancora recentemente ha meritato una particolare citazione del Maresciallo Tito, nonché quelle dei nostri elementi operanti in collaborazione coi patrioti greci, ci offrono la migliore ragione di speranza per il conseguimento di questo obiettivo.

Ho espresso pubblicamente, nell'ottobre scorso, i nostri sentimenti di amicizia verso la Francia, dopo le tormentose vicende degli ultimi anni. Il Generale de Gaulle ha pronunciato nei confronti dell'Italia parole inspirate in sostanza a sentimenti di comprensione e di fede nell'avvenire, che perfettamente condivido. L'Ambasciatore Massigli ha avuto con noi frequenti contatti 1 , e rapporti di fatto sono stati così stabiliti fra noi e il Comitato Francese di Liberazione. Siamo lieti di constatare che la presenza delle truppe francesi sul fronte italiano ha portato -come ero certo -piuttosto che ad eventuali contrasti, ad un cameratismo d'armi fra i combattenti nostri e francesi che è, in sostanza, la migliore prova della necessità di un ravvicinamento fra due paesi che tanti vincoli e legami uniscono, e nessun contrasto serio divide. Di questi sentimenti ho voluto farmi interprete in un telegramma da me diretto al Comandante del Corpo francese, Generale Juin, al momento del suo sbarco in Italia2 .

E poiché sono in tema di fratellanza d'armi, vorrei anche rilevare la immediata corrente di simpatia creatasi fra i nostri combattenti presso l'Ottava Armata ed i vicini commilitoni del Corpo di Spedizione polacco; esuli ed eroici combattenti di una Nazione che ha sempre avuto con l'Italia, sin dai tempi del nostro e loro primo risorgimento, così profondi vincoli di cultura e ideali.

Senza aver la pretesa di fare in questa sede una esauriente rassegna di politica estera, vorrei ricordare come tutti i paesi neutrali-Argentina, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Turchia-hanno in seguito all'armistizio, e nonostante le vicende che hanno portato alla creazione, sotto l'ombra delle baionette tedesche, del sedicente governo repubblicano fascista, continuato a riconoscere il governo del Re come l'unico legittimo governo italiano. Una particolare menzione merita l'atteggiamento ed il comportamento della Svizzera, la cui generosa ospitalità ed amorevole assistenza verso le migliaia di profughi italiani che sul suo territorio hanno cercato e trovato rifugio contro le persecuzioni e le vendette dei nazi-fascisti, ha aggiunto una ulteriore ragione di gratitudine alla somma di affetti ed interessi che già ad essa legano il popolo italiano 3 .

Comprensione e solidarietà trovammo anche -nelle nostre ore più tragiche -presso il popolo ungherese e quello romeno, i cui rispettivi governi, sino al giorno della loro recente completa supraffazione da parte della Germania, continuarono, nonostante le pressioni di Berlino, a riconoscere il legittimo governo italiano ed i suoi rappresentanti diplomatici. Né è senza profondo dolore che

I Vedi DD. 88 e 120. 2 Vedi D. 103. 3 Vedi D. 92.

abbiamo assistito alle tragiche vicende successive al colpo di mano tedesco del 18 marzo, che le ha provvisoriamente eliminate dal novero delle Nazioni libere.

Debbo anche aggiungere che sin dallo scorso novembre il R. Governo ha comunicato agli Alleati la sua decisione di aderire alla Carta Atlantica 1 , e, nello scorso marzo, di far nuovamente parte dell'Ufficio Internazionale del Lavoro. Sono queste due iniziative che documentano in modo particolarmente significativo il nostro fermissimo proposito di riprendere il nostro posto in quella grande famiglia internazionale, con la quale il fascismo aveva rotto ogni legame e contatto.

In un campo più specificatamente tecnico, vorrei infine far menzione dell'attività svolta, tra le altre, a mezzo del Ministero degli Affari Esteri, per un regolamento della situazione dei nostri prigionieri di guerra in mano alleata e francese e per un miglioramento delle loro condizioni morali e materiali; per la revisione e revoca delle misure a suo tempo prese nei confronti dei cittadini e ditte italiani nei paesi coi quali eravamo in guerra o in situazione di rottura di rapporti diplomatici; per l'assistenza ai numerosi profughi politici italiani, in particolar modo in !svizzera, Spagna e Turchia; per mobilitare l'azione della Croce Rossa Internazionale a favore dei nostri internati civili e militari in Germania ed in Estremo Oriente, ed a tutela dei componenti le nostre unità combattenti cadute in mano tedesca; per la necessaria opera di chiarificazione fra le nostre collettività all'estero; per il ricupero delle nostre navi mercantili in porti portoghesi e spagnoli; ed infinite altre che sarebbe troppo lungo annoverare.

Non è superfluo sottolineare che tutti questi risultati -che sono qui soltanto accennati, ma che si presterebbero ad ampi svolgimenti -sono stati ottenuti con un minimo di possibilità materiale: le condizioni di armistizio ci hanno infatti tolto, in questo come in altri campi, pressoché ogni mezzo per attuare una politica estera autonoma: totale assenza di informazioni cioè, controllo minuto delle poche e rare e lente comunicazioni coi nostri rappresentanti all'estero, insuperabili difficoltà per l'invio di uomini e di mezzi. Debbo infine aggiungere che oltre la metà dei nostri funzionari diplomatici e consolari è stata arrestata, o internata, o comunque messa al bando per opera della Germania e del Giappone e dei loro satelliti. Ed ha preferito pressoché alla unanimità farsi arrestare ed internare piuttosto che dare la sua adesione al sedicente governo di Mussolini. I funzionari del Ministero degli Affari Esteri che attualmente lavorano alle mie dipendenze hanno tutti attraversato le linee di battaglia per venirsi a porre, con alto spirito di patriottismo, a disposizione del legittimo governo del Paese.

In condizioni difficilissime ed estremamente precarie il Governo ha condotto con ogni mezzo a sua disposizione ed, insieme, con aperta franchezza e lealtà verso gli Alleati, una lotta diuturna per riportare l'Italia fuori dai reticolati dell'armistizio e dirigerla, attraverso la fase intermedia della cobelligeranza, verso un avvenire di parità coi popoli liberi coi quali condivide le speranze ed i destini.

La formazione dell'attuale Governo di concentrazione nazionale dove sono riunite tutte le forze più vive del paese ed i suoi uomini più rappresentativi, deve necessariamente condurre ad una più adeguata comprensione della nuova Italia da parte degli Alleati, e alla conseguente revisione e rivalutazione della nostra situazione internazionale.

I Vedi D. 101.

205

IL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT

L. PERSONALE. Salerno, 24 aprile 1944.

On Aprii 2nd 1 I wrote to say that I confidently hoped to be able in a very short while to form a truly national Government, including ali the major organized parties. What was then my hope, has to-day materialized. Without any exception, ali the parties which, since the fall of fascism, have taken up again their free activity, are cooperating today, with their best men, in a new Government representing the largest possible concentration of democratic forces, and which is exclusively bent on galvanizing the Country in its fight against Germany and on bringing it resolutely on the road of its materia! and mora! rebirth.

Men such as Benedetto Croce and Count Sforza, notwithstanding any past vicissitude, are to-day unreservedly sharing with me this great national task.

Prof. Pazzi is leaving within the next few days for the United States, on an unofficial and secret mission 2 , the practical execution of which has only been made possible through the generous understanding of North-american chanels, to whom I am most indebted therefor.

I am, therefore, entrusting this letter of mine to Prof. Pazzi who, if, as I hope, you shall see fit to consent it, will be in a position to explain in person what is actually our present situation, through what developments the formation of the present Government has been reached, what are in fact the purport and the significance of this event.

Prof. Pazzi will, above ali, be in a position to explain that the rebirth of a democratic and liberai Italy is, beyond any doubt, already under way; and how and why, in arder to give to the Country the mora! strength and impetus which alone can enable it to proceed with ever greater resolution along the road on which it has started, it is to-day absolutely necessary, and at the same time invaluable to the common aims, that the internai regeneration of the Country, of which the new Government is the expression, should be accompanied by a parallel and synchronic revision and revaluation of its international situation.

You are well aware, Mr. President, which is this international situation to-day. A continued inprisonment within a humiliating and demoralizing armistice; a minute and daily contro!, which allows of no breathing space and no initiative; an atmosphere of diffidence and suspicion which stifles and stultifies every possibility of a durable recovery; ltalian military partecipation measured out and contained within the narrowest possible limits, etc.

This iran ring, in which we are constricted for the last eight months, can only be broken by a generous word on your part, by a human gesture which, implementing the assurances given to us at Quebec, may serve at last, through an Alliance, to bring back a free ltaly amongst the family of free Nations.

I La lettera è del 3: vedi D. 187. 2 Vedi D. 206.

This is, to-day, I would like to repeat, the most favourable occasion and the most timely contingency far such a word and such a gesture; and this is why I take it upon me to write to you once more on the subject, and, notwithstanding your present grave tasks, to ask you to give your favourable attention to what the bearer of this letter will have the opportunity to explain to you more fully and in detail.

I would like to add (though it is a detail of too personal a character far which you will forgive me) that I am writing under the stress of what is far me a particularly painful moment. I have just learned, in fact, that my only remaining boy, who was waiting far me in Rome, was trailed and arrested by the German police the day before yesterday. I have no news as to his fate. You will understand what this means.

I venture to mention to you this circumstance merely because I am confident that it may serve, better than any other argument, to explain to you that I am alone supported by the hope of being able to bring back my Country -in the powers of recuperation and recovery of which I have unflinching trust, provided your generous help will not fail -on the side, above all, of the United States, whose friendship is far us essential 1•

206

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PROFESSOR PAZZI

APPUNTO SEGRETO PERSONALE 2 . Salerno, 26 aprile 1944.

Resta inteso che l'iniziativa attuale è del servizio Donovan e che allo stesso servizio appartiene la designazione della persona. Naturalmente ne siamo grati e ne approfittiamo per inserire quella e questa nell'azione generale in corso da parte nostra.

Istruzioni: Il passaggio dalla cobelligeranza all'alleanza è stato proposto al Presidente da tempo. Recentemente, ad una lettera del Maresciallo trasmessa per il tramite Donovan, Roosevelt ha risposto che un'ampia rivalutazione della posizione fatta all'Italia avrebbe potuto aver luogo soltanto all'avvento di un largo Governo democratico 3 . Il Maresciallo ha ribattuto annunziando la probabilità molto prossima della costituzione di un Governo siffatto e la conseguente necessità che ad esso corrisponda la sincronica e parallela rivalutazione promessa 4 .

1 Non risulta che Roosevelt abbia risposto a questa lettera.

2 Un «appunto per gli atti», datato 28 aprile 1944, avverte: «Il prof. Pazzi è stato invitato dal Strategica/ Service americano (con cui è da tempo in contatto attraverso il suo rappresentante ad Algeri, signor Scamporino, ed a Napoli, Maggiore Ricca) a recarsi negli Stati Uniti allo scopo di illustrare la situazione interna italiana, con particolare riguardo ad atteggiamenti e tendenze nei confronti degli Alleati. La missione del prof. Pazzi non riveste alcun carattere ufficiale ed è, si ripete, di iniziativa americana. Avendo il Pazzi data riservata notizia della sua missione, offerto i propri servigi e chiesto eventuali direttive [vedi D. 180], gli sono stati consegnati i seguenti documenti: l) situazione del Corpo Italiano di Liberazione [non pubblicata]; 2) promemoria su situazione monetaria italiana [non pubblicato]; 3) istruzioni ed orientamenti del Ministro Prunas; 4) lettera del Maresciallo Badoglio al Presidente Roosevelt [vedi D. 205]».

3 Vedi DD. 127 e 141.

4 Vedi D. 187.

Il Prof. Pazzi consegnerà al Presidente una nuova lettera del Maresciallo ove, nel dare l'annunzio dell'avvenuta preannunciata costituzione del nuovo Governo di concentrazione nazionale, si insiste ancora una volta sull'opportunità che da parte nordamericana sia presa l'iniziativa di proporre il passaggio dell'Italia dalla cobelligeranza all'alleanza.

Il Prof. Pazzi svolgerà la sua azione di chiarimento e di persuasione sulle stesse linee e direttive. Spiegherà l'effettiva evoluzione italiana in senso genuinamente democratico; la necessità di incoraggiare il Paese a procedere su quella strada; l'opportunità di un appoggio e spinta morale per ristabilire l'assetto spirituale della nazione, scosso e sconvolto dalle sofferenze della guerra e dell'occupazione alleata al sud, dall'oppressione tedesca al nord.

La richiesta dell'alleanza è naturalmente un massimo. Bisogna insisterei decisamente. Si tenga peraltro presente che vi sono dei gradi intermedi sui quali si potrebbe, nell'impossibilità di attenerla, ripiegare. Quel che è assolutamente necessario è giungere al più presto alla lacerazione dei due umilianti e scoraggianti armistizi del 3 e del 29 settembre e ad uno status che ci ridia la dignità di un popolo che si avvia fermamente verso la libertà e che vuoi conquistarsela mediante la più ampia partecipazione militare possibile alla guerra contro i tedeschi.

Insistere molto su quest'ultimo tasto. Ricordare le generose dichiarazioni di Roosevelt prima e dopo l'armistizio. Ricordare sopratutto che il documento di Quebec si impegna ad alleggerire tutte le condizioni di armistizio a seconda del grado e portata della partecipazione italiana alla guerra. Ora è ovvio che se la partecipazione alla guerra ci è -come da otto mesi avviene -sistematicamente ostacolata e impedita, gli impegni di Quebec resteranno inoperanti ma non per atto e fatto italiano, bensì per malvolere alleato. Occorre dunque uscire da questo ipocrita circolo vizioso.

E d'altra parte necessario che, sopratutto gli Stati Uniti, generosamente uscendo dai reticolati dell'armistizio, inizino verso l'Italia quella politica veramente ricostruttiva che è stata accennata in molti discorsi e messaggi pronunciati da Roosevelt nei nostri confronti e che non si ha ragione di ritenere non sia anche nei suoi propositi. Una politica attiva e ricostruttiva è resa poi urgente e necessaria dalla circostanza che la Russia ha iniziato realisticamente a farla e continuerà a battere la stessa strada con tanto più successo quanto più prolungata e ostinata sarà la carenza altrui. Toccare questo tasto con prudenza, adottando l'atteggiamento che parrà più conveniente a seconda delle reazioni suscitate. Cioè, sottolineare il pericolo se affiorerà il contrasto coi Soviet: accennarlo, se ciò non avvenga.

Comunque, l'America dovrà pur fare una politica europea. E perché non appoggiarla sulla piattaforma italiana? Il popolo italiano è sobrio, operoso, di alta civiltà. Bisogna fargli credito. E sarà certamente un buon affare. L'Italia è il popolo d'Europa occidentale che ha maggior possibilità di ripresa e forze di recupero.

Descrivere la situazione attuale come intollerabile: controllo britannico quotidiano e minuto; popolazioni ancora sul margine della fame; prostituzione dilagante; rapido esaurimento delle poche risorse rimaste per opera delle truppe alleate sproporzionatamente pagate attraverso il cambio dollaro-lira e sterlina-lira; spese di occupazione progressivamente intollerabili etc.

Il discorso deve restare confinato in questi termini, che non debbono essere superati. La missione è segreta e deve restarlo. Nessun contatto con altri ambienti che non siano espressamente ed eventualmente autorizzati dal Presidente. Sopra tutto lasciar per il momento da parte i circoli italiani ed italo-americani, da dove la notizia della missione trapelerebbe infatti immediatamente. Rientrare in Italia al più presto.

I contrasti tra Gran Bretagna e Stati Uniti ci sono. Ma resteranno inoperanti fino a quando vi sarà una guerra da vincere. Sopra tutto nell'imminenza del secondo fronte, tutta l'attenzione anglo-americana sarà concentrata altrove e il resto resterà sfocato e lontano. Converrà dunque non aver l'aria di voler sfruttare e profittare di tale contrasto, ai nostri fini egoistici. Bensì, soltanto, accentuare in ogni occasione e circostanza il proposito italiano di ricostruire sopra tutto e innanzi tutto l'amicizia con gli Stati Uniti.

Nessun volo lirico o piano politico troppo vasto e complesso. Esposizione commossa, ma pacata, della nostra situazione, idee chiare espresse con semplicità. Accennare sempre che occorra al grande prestigio del Presidente in Italia, all'attesa delle sue parole, alla fiducia nelle sue decisioni.

207

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO SEGRETO. Salerno, 29 aprile 1944.

Ho parlato con Kostylev della situazione romena. Gli ho sopra tutto sottolineato:

l) che il Ministro Bova Scoppa è sempre rimasto in cordiali rapporti col Presidente Antonescu e che, anche se sarà costretto a lasciare Bucarest, resterà ad Ankara ove continuerà a rappresentare il R. Governo presso quello romeno;

2) che vi sono dei progetti per organizzare la fuga del Re Michele e dello stesso Antonescu dalla Romania e per la successiva proclamazione da parte di essi di un armistizio con gli Alleati e della resistenza armata contro la Germania;

3) che se tali fughe non fossero possibili, un gruppo di romeni residenti all'estero (Tilea a Londra, Pangal a Lisbona, ecc.) intenderebbero costituirsi in governo libero provvisorio romeno allo stesso scopo di dichiarare l'armistizio e organizzare la resistenza contro i tedeschi;

4) ci risulta che tali romeni liberi desidererebbero che ciò avvenisse in Italia, ove essi vorrebbero essere autorizzati a trasferirsi.

Le parole pronunziate dal signor Molotov nei confronti della Romania coincidono con i propositi italiani nei confronti di quel Paese. Se si ritiene da parte russa che i progetti di cui sopra possono avere attuazione, il Ministro Bova Scoppa potrebbe forse essere un utile tramite e strumento per porli in esecuzione.

Kostylev ne riferirà a Mosca.

208

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 31/24. Roma, 30 aprile 1944 1•

Ansietà per sorte Roma e Città del Vaticano resa più viva da recente iniziativa irlandese2 e da reiterati appelli del Papa, nel mentre ha fatto risorgere con nuovo vigore discussioni e progetti che sembravano sopiti o abbandonati per la incolumità dell'Urbe, ha anche portato taluni ambienti a considerazioni più lontane, interessanti in modo speciale gli inconvenienti che l'esperienza della guerra ha posto in luce per la Santa Sede nei suoi attributi sovrani.

I preparativi alleati e la sensazione di trovarsi ormai alla vigilia di grandi operazioni militari suscettibili di coinvolgere direttamente la Capitale, è naturale che abbiano non solo acuito la sensibilità della massa, ma creato un considerevole orgasmo in quanti si interessano dentro e fuori le mura del Vaticano alle sorti di Roma. Si è così riparlato dappertutto -ed ovunque si son viste accreditate le voci più disparate-di progetti di città libera, di città santa, di città ospedaliera, di protocolli segreti già firmati e così via. Fra tutte queste voci è da notare però il riapparire di un progetto che già assunse una certa ampiezza nello scorso dicembre e sul quale riferii via Madrid3 , inteso -attraverso una artificiosa estensione del concetto giuridico di città aperta -ad ottenere contemporaneamente la estromissione di Roma dalla vita politica italiana per tutta la durata della guerra.

Poiché a tale iniziativa erano associati mesi or sono alcuni noti nomi romani, e di essa si erano avute recentemente ripetute manifestazioni di stampa, attraverso locali agenzie giornalistiche, ho ritenuto opportuno tornare a parlare in Segreteria di Stato per far presente, al caso, quanto lo sfondo politico del progetto si risolvesse in definitiva proprio a danno di Roma.

Facendo astrazione dal risultato dei passi che mi risultano intrapresi dal Governo spagnolo presso i due gruppi di belligeranti ho ricordato che nell'attuale stato delle cose esisteva già a suo tempo ed aveva fatto la sua prova un comando di Roma città aperta che, se rafforzato di prestigio e di mezzi, poteva ancora oggi rappresentare benissimo l'organismo capace di affrontare anche il pericolo di un interregno eventualmente derivante dal corso delle operazioni militari.

In Segreteria di Stato, come mi attendevo, mi è stato confermato che non solo la Santa Sede era del tutto estranea ad una iniziativa di questo genere, ma poteva senz'altro ritenersi inverosimile che essa potesse mai avervi parte. Mi è stato aggiunto che sono state invece ad essa, e personalmente al Santo Padre, di sommo conforto le innumerevoli voci che da capi di governo, da rappresentanti della politica e dell'alta cultura, si sono levate in difesa della Capitale della Cristianità.

1 Questo telegramma non risulta pervenuto a Salerno. Babuscio Rizzo provvide però ad inviarlo nuovamente al Ministero in allegato al D. 411.

2 Vedi D. 189.

3 Documento non rinvenuto.

Il secondo argomento al quale ho dianzi accennato e che, se pur connesso direttamente all'immediato problema della salvezza di Roma, è bene fin da ora registrare, concerne le gravi difficoltà nelle quali la Santa Sede si dibatte in presenza della guerra.

Si è fatto strada in questi ultimi tempi in ambienti vicini al Vaticano ed ai quali non è estraneo nemmeno qualche Cardinale di Curia, per quanto non dei meglio quotati, un largo movimento di opinioni inteso a porre il problema della Santa Sede in caso di eventi bellici.

L'esperienza della guerra, viene osservato, ha dimostrato che la Santa Sede è lungi dal possedere quèlle condizioni di fatto, inerenti ai suoi attributi sovrani, che le consentano di adempiere in assoluta indipendenza alla sua alta missione nel mondo.

Tralasciando le fantasticherie di taluno sulla connessione Roma-Santa Sede risultato immediato di quel sentimento che porta i romani in pericolo a guardare al Vaticano come al naturale difensore dell'Urbe, viene osservato in primo luogo che la guerra ha dimostrato essere la Città del Vaticano un territorio troppo ristretto per le sue necessità vitali e per gli obblighi diplomatici che le sono derivati. Viene auspicata una maggiore indipendenza per le comunicazioni con l'estero e non viene taciuta l'aspirazione di taluni ambienti di vedere allargato lo Stato della Città del Vaticano in modo da potervi includere un campo di aviazione e qualcuno auspica addirittura uno sbocco al mare.

Le vicende ultime e soprattutto l'episodio di San Paolo hanno poi fatto riflettere i medesimi ambienti sulla precarietà della giurisdizione sovrana della Santa Sede e sulla necessità di ottenere per essa in avvenire maggiori garanzie. Naturalmente viene pensato ad una garanzia di carattere internazionale forse di Stati neutri, forse di organi di cui ancora è prematuro prevedere la costituzione.

A tutto questo complesso dibattersi di opinioni gli organi politici della Santa Sede sono per ora del tutto estranei. Essi però non possono non essere i primi ad

• avere sofferto di situazioni dimostratesi più forti di ogni diritto costituito e non è perciò affatto da escludersi che l'avvenire possa vedere sorgere sul terreno politico al termine della guerra, e più o meno in questi termini, un problema Santa Sede.

209

IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT, AL CAPO DEL GOVERNO, BADOGLIO

L. PERSONALE. Washington, 30 aprile 1944 2•

Your letter of Apri l 3, 19443 , informing me that a new government would shortly be formed, reached me just as the first announcement carne that a new

1 Ed. in Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, cit., p. 1106.

2 Recapitata il 16 maggio: vedi D. 225.

3 Vedi D. 187.

cabinet compnsmg representatives of the leading ltalian parties had, in fact, been constituted. This is indeed welcome news to the Government and the people of the United States, who earnestly hope that this step will serve to unite the spiritual and physical forces of the nation in the struggle against our common enemy.

You ask that this event be accompanied by a reexamination of the armistice terms. Any revision of the terms, of course, could come about only after consultation with the military authorities and as a result of concerted action among the Allied Governments. The matter is, however, receiving my full consideration. The American people are not insensible to the peculiar mora! tragedy of Italy's situation, nor am I insensible to the grave difficulties which beset the Italian Government.

May I meanwhile speak again with that frankness which my countrymen and yours prefer? Now that Italy has moved in the direction of truly democratic government, public opinion in the United States is watching earnestly for clear evidence that the Italian people are sincerely and passionately resolved to drive the invader from their soil and contribute to that common victory which Italy's defection under Fascism rendered so much costlier. I know that ali Italian patriots share the feeling of the peoples of the United Nations that it is for the Italians themselves to prove that they do not seek spurious rehabilitation through external acts but Italy's national and international regeneration through their own courageous efforts. Every sign that Italy has truly shouldered the burden of her responsibilities and has aligned herself in deed and spirit with those who fight for the triumph of humanity will, I am sure, be received with genuine sympathy by the peoples of ali the United Nations.

210

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. PER CORRIERE 484/193. Salerno, 3 maggio 1944 1•

Per Berna: «N. l 04, 3 maggio. Fate sapere a Pile t Golaz che in sede dichiarazioni politica estera, alla prima riunione Consiglio Ministri nuovo Governo2 , ho tenuto far esplicito riferimento atteggiamento di comprensione mantenuto nei nostri riguardi da Governo elvetico nonché a generosa ospitalità e amorevole assistenza data ai profughi italiani che nel territorio Confederazione hanno trovato rifugio. Mie parole, che sono state accolte dal più caloroso consenso, rappresentano unanime sentimento del popolo italiano che non dimenticherà certo coraggiosa solidarietà mostratale nelle sue ore più tragiche dalla nazione vicina ed amica».

l Spedito tramite l'A.C.C. 2 Vedi D. 204.

211

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

PROMEMORIA. Salerno, 4 maggio 1944.

È venuto a vedermi a Salerno l'Ambasciatore Kirk 1• Ha sottolineato ch'egli ha voluto di proposito che la sua prima visita fosse al Ministero degli Esteri e il suo primo contatto col Segretario Generale. È giunto direttamente dal Cairo sabato.

Gli ho fatto una rapida descrizione della nostra situazione attuale. Dal suo canto ha insistito soprattutto, benché in termini cauti, sia sul pericolo sovietico, sia sulla necessità che tutti gli italiani lavorino ai problemi concreti della ricostruzione, ponendo in disparte piani e progetti politici più ampi. Ho avuto l'impressione che obbedisse in parte a delle istruzioni (un giovane segretario della Sezione Italia del Dipartimento di Stato è giunto contemporaneamente a lui da Washington), in parte a delle generiche idee, molto incerte e vaghe, tratte dalle notizie giuntegli in Egitto sulla situazione italiana.

Gli ho detto che sarebbe stato opportuno che egli vedesse subito il Maresciallo, il quale gli avrebbe certamente fatto una esposizione delle cose nostre esauriente, leale e franca. Ha senz'altro annuito.

Il colloquio col Maresciallo si è svolto, in mia presenza, press'a poco sulle stesse linee di quello pomeridiano con l'Ambasciatore Charles, cui rimando 2 .

Kirk mi ha detto di essere stato molto impressionato dalle parole dettegli dal Capo del Governo, e di essere con lui perfettamente d'accordo sulla necessità che la politica verso l'Italia cessi dall'essere ambigua ed incerta e diventi finalmente chiara e costruttiva. Ha assicurato che egli si porrà decisamente su questa strada con la maggiore buona volontà. Non ha per ora né conoscenza approfondita della situazione, né istruzioni molto precise, ma si rende sin da questo momento perfettamente conto delle difficoltà della posizione del Governo, della gravità del suo compito, della necessità di aiutarlo.

L'Ambasciatore Kirk è indubbiamente un vecchio amico dell'Italia. La sua comprensione e buona volontà non sembrano dubbie. Occorre coltivarlo con molta cura e con molta lealtà.

L'Ambasciatore Charles ignorava ch'egli fosse venuto nella mattinata a Salerno.

212

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

PROMEMORIA. Salerno, 4 maggio 1944.

Nel colloquio con l'Ambasciatore Charles 3 è sopra tutto affiorata la diffidenza britannica per la Russia e la ostile reazione suscitata nel Governo e nell'o-

I Il 3 maggio mattina. 2 Vedi D. 212. 3 Il colloquio si svolse nel pomeriggio del 3 maggio.

259 pinione pubblica inglese dall'improvvisa ripresa delle relazioni dirette fra l'Italia e i Soviet. Reazione che, nell'impossibilità di manifestarsi apertamente nei confronti russi, si è riversata in qualche misura contro di noi. Nonostante tutte le delucidazioni date ed i chiarimenti forniti da parte nostra, tale senso di diffidenza e di sospetto sono -a suo avviso -in parte rimasti e sarà sua cura e suo proposito agire con ogni buona volontà per cancellarli.

Ha aggiunto di aver già ricevuto due telegrammi da parte del Primo Ministro, il primo di personali congratulazioni per il Maresciallo e per il modo e la rapidità con cui era stato costituito il nuovo Governo Nazionale; il secondo per manifestargli il suo parere di non mettere troppa carne al fuoco nello stesso momento e di procedere alla costituzione di una Assemblea Consultiva con calma e con ponderazione. I due telegrammi dimostrano comunque, a suo avviso, l'interesse personale che il signor Churchill porta alle cose italiane, e, sopra tutto, il rispetto che egli nutre per la persona del Maresciallo e per la sua opera.

L'Ambasciatore Charles ha ribattuto alcune delle osservazioni del Capo del Governo, sia con l'abituale argomento della guerra recente e del lento evolversi dell'opinione pubblica britannica nei confronti italiani, sia con la circostanza che si tratta di un primo esperimento condotto da due Paesi, Inghilterra e Stati Uniti, che non hanno mai lavorato assieme nel campo amministrativo e in conseguenza fatalmente destinato ad essere posto ad esecuzione con difficoltà anche molto gravi, ma, in sostanza, umanamente comprensibili e giustificabili. Comunque, alcune delle colpe attribuite ai controlli alleati dovevano, almeno in parte, attribuirsi anche agli italiani.

Ciò premesso, ha assicurato di non dubitare che il suo Governo si sarebbe certamente indotto ad iniziare in Italia una politica più attiva e più ricostruttiva e che la sua azione personale si sarebbe certamente orientata in questa direzione e senso.

* * *

L'Ambasciatore mi ha telefonato tardi nella notte per dirmi che l'esposizione fattagli dal Maresciallo gli sembrava così importante, che egli intendeva farne oggetto di una accurata relazione telegrafica al Primo Ministro. Mi pregava in conseguenza di volergliene riassumere i punti fondamentali e di farglieli avere entro domani per iscritto, naturalmente non in via ufficiale, ma personale e amichevole.

Parto in conseguenza per Napoli e gli consegnerò il riassunto accluso.

* * *

È chiaro che la ripresa delle relazioni fra noi e i Soviet continua ad esercitare quella funzione per cui è stata concepita ed attuata.

I tre Alleati sembrano tutti egualmente coscienti dell'importanza che l'Italia è più che mai destinata ad assumere in un Mediterraneo ove tengono a porre piede anche Russia e Stati Uniti. I tre cominciano ad osservarci più da vicino e con più interesse, perché è fin da ora che essi debbono prendere posizione per estendere a tutta la Penisola, quando sarà stata liberata dai tedeschi, il regime che essi ritengono più rispondente ai loro contrastanti interessi.

Credo sia nell'equilibrio di tali contrastanti interessi che debba esclusivamente risiedere, per ora, la nostra relativa salute.

ALLEGATO

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL RAPPRESENTANTE DELLA GRAN BRETAGNA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, CHARLES

PROMEMORIA. Salerno, 3 maggio 1944.

Marshal Badoglio gives a summarized picture of the present Italian situation and preceding events.

He recalls that, on arrivai at Brindisi, during the tragic days of the armistice, he immediately contacted Generai Eisenhower, who, forthwith, sent him Generai MacFarlane and the other members of the Military Mission. Thus were created the first bases of a cooperation which has always been full and loyal.

On request by the Allies, the ltalians assured the unloading and loading services in the ports, the watch on the coasts and aerodromes. The entire Fleet simultaneously entered into service alongside the Allied Fleets, whilst ali the aviation which remained at the Marshal's disposal took part in the Balkans in ali the war services assigned to it by the Allied Command. Furthermore, the Marshal immediately asked to be placed in a position to participate with his troops in the fight for the liberation of the national territory.

Some weeks later, he was asked to declare war against Germany. Undoubtedly this step was bound to provoke, as in fact happened, a more violent and ruthless German repression in the three-quarters of the national territory stili occupied by German troops. lt was therefore anything but easy and simple. This notwithstanding, having taken his orders from the King, the war on Germany was forthwith declared.

The Marshal then pointed out to the Allies the necessity of a gesture and initiative which would result in galvanizing the people for the war against the Germans. This exigency, which was recognised as justified, found its answer in the declaration of co-belligerancy.

The Italian Government have therefore fully carried out ali their undertakings; they have cooperated with the Allies in the full measure of their strength and possibilities; have given proof of their absolute loyalty; ha ve met with ali their goodwill ali the Anglo-american requests.

What have been the reactions of the Allies towards such attitude? The co-belligerancy formula is absolutely devoid of any effective content: inasmuch as it is accompanied by the explicit confirmation of ali the hard armistice conditions.

The controls exercised by the Allied Commission have become progressively narrower and stricter in ali sectors of the national life, encroaching on ali and any Italian activity, from the radio to the press, from bureaucracy to text book. Control and interference these, that are mortifying and paralizing and not life-giving and stimulating. The situation therefore is that of a Government placed in a condition of being unable to govern, but which however must bear the full responsibility of a situation, to the creation of which their will has but a minimum part, as regard both internai and international public opinion, and an Allied administration which in reality governs the Country, without however bearing any effective responsibility.

On the other hand, Italian participation in the war is being eked out as with a dropper.

14.000 men are fighting alongside the Allies to the full satisfaction of the Commands to which they are attached. A further 10.000 are ready: but to these last, exclusively armed with Italian equipment, employment is refused. Last January, at Santo Spirito, the Marshal was promised the re-armament of another division. This promise has not, however, been kept, and, as a matter of fact, the few remaining arms have been sent to the Yougoslav partisans, with whom a numerous Italian Division is fighting to the full satisfaction of Marshal Tito. The latest request has been to the effect of handing over to the Allies the animals for military purposes at present in Sardinia, of which the Italian Army itself has urgent need. In conclusion, the 14.000 Italian fighting men have remained 14.000.

It is necessary, on the other hand, to recall that Allied occupation represents a heavy burden both on the cities and on the country-side, on account of the exaggerated sterlin and dollar exchange; of requisitions; of incidents and assaults perhaps unavoidable but certainly frequent; of occupation expenditure, badly defined and badly assessed, but which includes ali and excludes nothing. The country is progressively being bled.

The foregoing is not meant to, and must not, give the impression of mere criticism, which is far from the Marshal's mind and intentions. He has no reason of complaint towards the Contro! Commission as such. His cooperation with Generai MacFarlane is, in fact, frank and complete, because it is accompanied by a rea! and cordial sentiment of reciproca! friendship and respect.

The Marshal wishes only to re-afferm this point:

How is it possible for Italy to earn her passage, to quote the words of the British Prime Minister, if her military cooperation is absolutely limited and eked out, if for eight months she is being kept within the meshes of the armistice, if anything he says or does only causes negative reactions? How is it possible to apply the Quebec Declaration if he is precluded from any possibility to participate concretely to the common effort? How is it possible to conciliate the solemn assurances that the Allies have landed in Italy as liberators, that they are fighting Mussolini and Fascism and not against the Italian people if, once Mussolini and Fascism have been defeated, things procced exactly as they did eight months ago, notwithstanding the goodwill, the loyalty and the good faith of the Italian cooperation?

But there is stili more. The Marshal has been told also in writing by the Allies and more recently by President Roosevelt, that it was not possible for Italy to participate in full in the war effort if the Government was not first re-organized on a truly democratic basis. And further, that this was the condition sine qua non to consent to the re-examination of the international situation granted to Italy and to the re-valutation of her position.

Now this national Government has been formed on the largest imaginable and possible basis. The entire Italian public opinion now awaits and hopes that, these conditions having now been filled, the Allies will be prepared to makc a gesture of friedship and goodwill towards Italy. Jf such a gesture were not made, if no initiative in this sense were forthcoming from the Allies, it is obvious and certain that also the present democratic and national Government would wear itself out in a few weeks and, not enjoying any longer in the country any prestige or credit, it would almost certainly be obliged to leave to others a task which proves to be so difficult and painful to carry out.

The people and the parties would then reach the conclusion that really nothing can be done to get out of the harsh and humiliating armistice.

The Marshal points out that he is fully aware and extremely appreciative of the assistance given and the efforts made by the Allics in order to alleviate the materia! suffering of the Italian people. But, he points out at the same time that one does not live of bread alone and that the Italian peoplc need that help and mora! encouragement which alone can start them on the road of an effective regeneration.

And it is for these reasons that the Marshal was led to make to Ambassador Charles a perhaps too open confession of his feelings. His task is strewn with formidable difficulties. He has great trust in the keen politica! sense and in the generosity of the British Prime Minister, whom he considers one of the greatest leaders of the war. He asks only to be assisted in his task of bringing the country towards its re-birth, of placing it definitely and decisively on that road of mutuai trust and friendship with Great Britain, wherein lies the true interest of Italy and many of the possibilities of an effective European peace.

At the Ambassador's request, the Marshal gives explanations and clarifications on the resumption of direct contacts between Italy and Russia. He conferms that in the substance he merely expressed the hope, as was natura!, of a resumption of trusting relations with the Soviets; that the Soviet initiative, coming as it did after a few months, surprised and astonished him; that Italy did not have, and has not, the power to reject a similar gesture, which is after ali generous and human, on the part of a Power such as Russia which, through the Southern slavs, already gravitates towards her frontiers; that the Alli es h ave always been, most loyally and in detail, informed of any Soviet step towards Italy. And is his firm intention to continue to do always o n any occasion an d in any circumstance 1 .

1 Una annotazione sulla copia in italiano avverte: «Consegnato al rappresentante Kostylev. 26 maggio 1944».

213

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 5 maggio 1944.

Ho visto ieri a Napoli l'Ambasciatore Charles, cui ho dato il riassunto dell'esposizione fattagli ieri l'altro dal Maresciallo 1 . Ciò di cui è molto grato. Mi ha ripetuto che l'esposizione stessa gli è sembrata così importante, da giustificare la sua richiesta di averne, in via amichevole e confidenziale, un sommario scritto, ch'egli avrebbe telegrafato immediatamente a Londra, insieme alle sue impressioni e considerazioni.

Mi ha confermato di aver ricevuto in questi giorni tre telegrammi personali del Primo Ministro in merito alla situazione italiana, che rivelano il vivo interesse di Churchill per l'opera e l'attività del Maresciallo. Ha aggiunto che non ha quasi mai ricevuto nel corso della sua carriera telegrammi personali del Primo Ministro. Sicché il fatto di vedere accentrata, indirettamente, l'attenzione di Churchill sulla sua attività e lavoro in Italia, da un punto di vista tecnico e professionale, quasi lo preoccupa. Comunque gli sembra buon segno per le cose italiane.

Ha aggiunto che tanto lui, Charles, quanto l'Ambasciatore Kirk spediranno oggi, rispettivamente a Churchill e a Roosevelt, telegrammi intonati alle idee espresse loro dal Capo del Governo e di appoggio alla tesi essere questo il momento per Gran Bretagna e Stati Uniti di fare verso di noi un gesto e di adottare una iniziativa concreta.

Spera molto che i risultati e le reazioni di Londra e W ashington possano essere favorevoli.

Gli ho da parte mia ancora una volta spiegato il nostro punto di vista in materia sovietica. Abbiamo posto in chiaro che ogni diffidenza nei nostri confronti era ed è ingiustificata. Resta comunque, se ulteriori prove occorressero, ancora una volta confermato che il contrasto fra Russia e Alleati è serio e grave, nel nostro come in altri settori.

214

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 5 maggio 1944.

Il Rappresentante francese presso il Comitato Consultivo, che ho visto ieri a Napoli, mi ha fra l'altro detto che una dichiarazione che fosse fatta in una qualche propizia occasione dal Maresciallo circa i rapporti Italia-Francia, sarebbe indubbiamente molto utile e gioverebbe a chiarire l'atmosfera tuttora pesante fra i due Paesi.

I Vedi D.. 212, allegato.

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

In tale dichiarazione dovrebbe semplicemente essere sottolineata con vivacità la circostanza che la politica estera del fascismo nei riguardi francesi non è certamente la politica che la nuova Italia intende seguire verso la Francia ed anzi decisamente vi contrasta. Si tratterebbe insomma di una pubblica sconfessione delle rivendicazioni fasciste: Savoia, Corsica, Nizza, Tunisia.

215

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 714/140. Berna, 9 maggio 1944 1•

There are numerous indications of events of capitai importance in the very near future. I believe it advisable, consequently, to concentrate ali our efforts towards cooperation to reach common objectives. I include Switzerland. Having this idea in mind, I am developing continuously more intimate contacts with Legations of co-belligerent nations. Regarding effects of this situation in Northern Italy, I am in touch with representatives of Milan Liberation Committee in Lugano, and attempt to furnish them with funds, of necessity not large sums, but which I hope will be regularly paid. Increase of our support seems to be essential in the present situation, the Liberation Committee needing funds for its organizations 2•

216

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 9 maggio 1944.

Ho informato il signor Kostylev dell'esposizione fatta dal Maresciallo agli Ambasciatori Charles e Kirk 3 , riassumendo gliene i punti principali. Gli ho aggiunto che la reazione di ambedue era sembrata favorevole; tanto il Rappresentante britannico che quello nordamericano cioè si rendono conto della necessità che la costituzione del nuovo Governo sia a breve scadenza seguita da un riesame della posizione armistiziale.

L'ho informato che il Ministro Togliatti si proponeva di parlare nello stesso senso e scopo all'Ambasciatore Bogomolov, per quell'azione che egli ritenesse opportuna in seno al Comitato Consultivo.

Il signor Kostylev mi ha detto che il Governo dell'U.R.S.S. è certamente favorevole alla nostra tesi.

I Ricevuto il 20 tramite I'A.C.C. 2 Per la risposta vedi D. 239. 3 Vedi DD. 211, 212 e 213.

217

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 9 maggio 1944.

Richiamo l'attenzione di V.E. sull'acclusa corrispondenza dell'Observer (data 16 aprile). L'Observer vi espone esattamente la nostra tesi e quasi con le stesse nostre parole. E cioè: scioglimento della Commissione di Controllo; sua sostituzione con esperti civili con funzioni soltanto consultive, e, finalmente, ridefinizione del concetto e prassi della cobelligeranza e sua sostituzione con un trattato di pace provvisorio. Noto che quest'ultima soluzione è stata da me accennata press'a poco alla stessa data al Ministro Macmillan 1 , che promise d'appoggiarla presso il Primo Ministro britannico.

218

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. PERSONALE 2864. Salerno, 11 maggio 1944.

l

I wish to tell you, in the first piace, how very glad I was to see you again in Salerno, a few days ago 2 . Your presence in my present headquarters and our conversation on past and present circumstances brought back to me, I confess with a certain poignancy, but also with sincere pleasure, a number of memories of happier times. Let me also tell you how touched I was by your visit, which I shall naturally make a point of returning on the first opportunity I have of coming to Naples, where I hope that you have, in the meantime, found satisfactory quarters.

I have been turning over in my mind many of the points of your conversation, amongst others the question of ltaly's reconstruction problem and the importance of a possible U.S. cooperation in this field from a technical and economie point of view. There is no doubt, also in my mind, that initiative, like charity, must begin at home. I feel sure, on the other hand, that what you have already had the opportunity of seeing for yourself will have convinced you, better than any long explanation, of the full truth regarding our present situation. The complete financial upheaval, the destruction of all the principal means of production and particularly the almost complete stoppage of our means of communications, have brought the economie life of this part of the Country to a standstill from which it is extremely difficult to

I Vedi D. 190. 2 Vedi D. 211.

promote even the beginnings of an active recovery. Without substantial help from outside, particularly at the start, the progress is bound to be very very slow: and apart from ali other considerations, I cannot hide my deep concern for the social and politica! consequences of an undetermined prolongation of this situation.

From a New York correspondence published in the Daily Mai! of Aprii 11th, of which I enclose the Italian text as received from Lisbon 1 , I see that conversations are under way concerning a supply on long term payment, of machinery, railway rolling stock, etc. from the United States to the Soviet Union. Could not something on similar lines be taken into examination as regards Italy? The urgent problem of railroad reorgànisation offers the most typical and perhaps the best field for a constructive foreign financial initiative. This is not a suggestion, but merely an idea. But if we don't have ideas, others will have too many for us!

Anyway, we shall, I hope, have the opportunity of again talking over this and many other problems.

219

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 12 maggio 1944.

Il Signor Caccia, nel preavvertirmi che il Generale MacFarlane farà nel corso del pomeriggio, presso il Maresciallo Badoglio, a nome della Commissione Alleata di Controllo, un passo analogo, mi ha fatto, per incarico dell'Ambasciatore Charles, la seguente comunicazione:

«Il comunicato pubblicato stamane, in seguito alla riunione del Consiglio dei Ministri, ha suscitato la più viva sorpresa britannica. Pur non intendendo affatto ingerirsi in questioni di politica interna italiana, si ritiene peraltro che, nel momento in cui ha inizio l'offensiva generale sul fronte italiano, sarebbe stato da attendersi che il Consiglio dei Ministri, tenendo conto delle esigenze imposte dalla generale condotta della guerra, ponesse ancora l'accento su problemi fondamentali quali la partecipazione bellica italiana e l'epurazione, piuttosto che insistere su questioni quali la recente intervista del Principe di Piemonte al Times2 , in modo indubbiamente suscettibile di pregiudicare la necessaria unità del Paese. Il pubblico e violento atteggiamento, che il Consiglio dei Ministri ha creduto di dover adottare in proposito, è quasi certamente destinato a suscitare vive reazioni sull'opinione pubblica alleata e un probabile senso di sfiducia e di scetticismo sull'attuale situazione politica italiana. Tutti si augurano in conseguenza che la questione toccata nella prima parte del Comunicato sia da considerarsi senz'altro conchiusa, e che il Governo italiano voglia dedicare esclusivamente la sua attività ai problemi fondamentali del Paese, la cui soluzione è necessaria ed urgente».

I Non pubblicato. 2 Comparve sul Times-del 21 aprile.

220

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

L. 384. Algeri, 12 maggio 1944 (per. il 16).

Il Generale de Gaulle ha parlato a Tunisi in occasione dell'annuale della «liberazione)) di tale città. In margine al discorso (che accludo perché di qualche interesse) l' mi sembra opportuno esporre alcune considerazioni sulla politica del

C.F.L.N.

Chi volesse oggi farne un quadro completo, si troverebbe assai imbarazzato perché in realtà non esistono aspetti definiti né di politica interna né di politica estera. È anzi più prudente affermare che manchino entrambi. La mancanza di una politica estera deriva dal mancato riconoscimento, a tutt'oggi, da parte della Casa Bianca e di Downing Street, del C.F.L.N. quale governo legittimo. L'armistizio Clark-Darlan non è stato mai denunciato dagli Alleati nonostante le ripetute richieste del Signor Massigli. Al mancato riconoscimento non sono estranee alcune pressioni economiche alle quali il Comitato non vuole sottostare (si sa, ad esempio, che Washington ha richiesto l'esclusività della fornitura dei prodotti farmaceutici per venticinque anni e che il Generale Giraud, quando era Commandant en Chef Civil et Militaire, ha assunto impegni sull'uso degli aerodromi e dei porti del Marocco nonché sullo sfruttamento delle miniere, in compenso delle forniture belliche). Mentre le relazioni con l'Inghilterra sono di maggior apparente cordialità, quelle con l'America sono di palese contrasto. nComitato attraverso i suoi Commissari ed i suoi mezzi di propaganda coglie ogni occasione per elevare proteste e critiche nei confronti di Washington.

Il Generale de Gaulle, nel suo ultimo discorso a Tunisi, ha affermato che la Francia vuole avere nell'U.R.S.S. un alleato permanente. L'invito alla «chère et puissante Russie)) (espressione questa che ricorre sovente nei discorsi del Generale de Gaulle) è una larvata minacci!\ nei confronti degli Alleati? Comunque, e anche se a quelle affermazioni vuol darsi il valore di una semplice «boutade)), bisogna aggiungere che essa non suona gradita né all'opinione pubblica dell'Impero (costituita soprattutto da ricchi coloni e da ricchi commercianti) né a molti membri dello stesso Comitato. D'altro canto, a parte i discorsi, le relazioni con l'U.R.S.S. non sono del tutto facili; valga un esempio. Il Commissario agli Esteri sovietico ha fatto sapere che il Signor Palewsky, Capo Gabinetto di de Gaulle, non era persona grata per essere nominato Ambasciatore a Mosca. Sembra che tale rifiuto sia stato provocato dal fatto che il Palewsky era Capo Gabinetto di Paul Reynaud, nell'epoca in cui quest'ultimo, assieme a Daladier ed a Mandel, prese i noti provvedimenti contro i comunisti in Francia. Ora il Palewsky, uomo assai intelligente, è il braccio destro di de Gaulle.

l Non pubblicato.

In sintesi, sin'ora non si puo' parlare di un definito indirizzo politico da parte del C.F.L.N. Della mancanza di un tale indirizzo ~alla quale penso contribuisca l'incertezza sulla sorte del Comitato e sulla sorte dell'attuale organizzazione politica dopo la liberazione del territorio metropolitano ~l'opinione media, ed alcuni commissari, rendono responsabile il Signor Massigli che è definito come il tipico funzionario del Quai d'Orsay. Sta di fatto che il Generale K6nig, capo della Missione Militare francese a Londra, è completamente isolato dal Nord Africa perché non può avere alcuna comunicazione con il Comitato, date le recenti disposizioni per la tutela del segreto militare, disposizioni che peraltro non sussistono per i Domini, la Russia e gli U.S.A. L'azione del Generale K6nig è oggi completamente nulla. D'altro canto il Signor Le Troquer, commissario per il territorio metropolitano liberato, ha rinunciato a raggiungere Londra perché da lì non potrebbe comunicare con Algeri. Infine la costituzione dell'Ufficio G. 5 presso il Comando del Generale Eisenhower, ufficio che è rappresentato nel comunicato ufficiale come organo di ausilio del C.F.L.N., deve essere intesa nella sua realtà, che è invece quella di aver pronto, al momento dell'ingresso in Francia, un organismo politico di azione e di controllo.

Nei confronti dell'Italia, si può affermare che gli uomini del Comitato, ad eccezione del Generale de Gaulle, conservino la tradizionale prevenzione contro di noi. La irritazione di questi uomini raggiunse il massimo al momento dell'armistizio e della cobelligeranza anche perché gli Alleati non interpellarono minimamente in merito il Comitato. Ufficialmente, sono state fatte contro di noi due sole dichiarazioni: una da parte del Signor Massigli circa una totale abrogazione del trattato del Bardo del 1896, ed una del commissario Frenay circa una possibile espulsione degli italiani dalla Francia (minaccia questa fatta per decidere, a suo tempo, gli italiani a naturalizzarsi francesi). I giornali locali hanno assunto da qualche tempo una posizione di neutralità e di indifferenza: alla recente crisi del nostro Governo hanno dedicato solo lo spazio adatto a ciportare i telegrammi Reuter; nessun commento. L'opinione pubblica è nel suo complesso a noi ostile, a meno di qualche intellettuale e ad eccezione dei socialisti e dei comunisti. Il giornale socialista Fraternité e quello comunista Liberté conducono una campagna amichevole verso il «popolo italiano».

L'evoluzione del pensiero del Generale de Gaulle è piuttosto soddisfacente. Il suo linguaggio è sempre più moderato: egli oggi parla di Musso lini e non degli italiani ed attribuisce la responsabilità della guerra solo al fascismo; eliminata dai suoi discorsi l'espressione «coup de poignard»~ Chi sta vicino al Generale e ne conosce le idee sostiene che de Gaulle, non appena ottenuto il riconoscimento da parte dei governi inglese ed americano, si farebbe promotore di un blocco politico occidentale comprendente i popoli latini e qualche altra nazione, blocco nel quale, però, la Francia avrebbe importanza predominante, mentre all'Italia sarebbe riservato il ruolo di semplice pedina.

In politica interna, ci troviamo in presenza di un governo autocratico che i corrispondenti della stampa anglo-americana criticano esplicitamente. (Il processo Pucheu ha sollevato l'indignazione degli anglo-sassoni; ragione per cui quello contro l'Ammiraglio Derrien è tenuto a porte chiuse). Infatti non si può dire che la democrazia del Comitato nei confronti dell'Assemblea Consultiva, né gli usi parlamentari siano molto ortodossi. Ad esempio: il progetto di legge relativo all'amministrazione della Francia dopo lo sbarco, alle elezioni, alla questione dei comuni, al voto dei prigionieri di guerra, ecc. è stato praticamente varato in separata sede. Così, pure in sede esecutiva, è stato fissato il progetto di legge relativo all'invio dei delegati del C.F.L.N. nel territorio metropolitano. Quello per la riforma della stampa, per quanto discusso pubblicamente all'Assemblea Consultiva, risente, secondo i giornalisti americani, di reazione e di fascismo (a rilevare che ultimamente l'Agenzia France-Afrique, ex Havas, è stata completamente cambiata negli uomini e nelle direttive, ed oggi essa non è più indipendente ma è diventata un qualsiasi D.N.B.).

Il problema è di sapere se i gruppi metropolitani della Resistenza riconosceranno il Comitato. Secondo testimoni recentemente evasi dalla Francia, detti gruppi e l'opinione pubblica francese attendono solo il Generale de Gaulle. Al Comitato invece non si fa alcun credito. I vari partiti non danno l'impressione di essere molto vitali, almeno in Algeria; eccettuato il partito comunista che è organizzato e solido. Per quanto l'ingresso dei comunisti nel Comitato sia stato preceduto da una lunga crisi, essi sono giunti perché si appoggiano ai gruppi della Resistenza, che sono della stessa fede politica.

Naturalmente ci si può domandare se la «resistenza» rappresenta «politicamente» il paese. Non è facile rispondere, ma molti indizi portano a ritenere che i comunisti avranno nel prossimo futuro molta voce in capitolo in Francia. I rapporti tra comunisti e gaullisti costituiscono un problema che, superando i limiti di una questione strettamente francese, entra in un ordine internazionale. Tra gli stessi gaullisti esistono certe sottili distinzioni di pensiero politico e soprattutto di odio nei riguardi di Vichy. Nelle forze armate non pochi sono rimasti devoti al vecchio Maresciallo; moltissimi sono fedeli a Giraud.

Le idee, di certo, non sono molto chiare. Dove tutti sono d'accordo è nel pensare che solo in Francia potranno essere prese decisioni d'ordine rivoluzionario per la futura costituzione del paese.

221

IL MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO SFORZA AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. PERSONALE. Napoli, 12 maggio 1944.

Non per nessuna mia speciale autorità ufficiale -che non esiste -ma perché in politica estera ogni ministro deve conservare stretto contatto col Dicastero responsabile La prego notare:

a) che il IO maggio, previa intesa il 9 col Presidente del Consiglio, consegnai a Mr. Kirk un mio messaggio personale per Cordell Hull in cui lo avvertivo che il prestigio e l'autorità del nuovo governo non dureranno che se esso riuscirà a portare prestissimo al paese dei miglioramenti «psycological and materia! in the international field» e gli prospettavo i pericoli in cui non l'Italia sola incorrerebbe se il popolo italiano si sentirà definitivamente disilluso;

b) che ho risposto con la lettera acclusa a una personalità che mi ha denunziato tirate nazionalistiche e annessionistiche di jugoslavi ora viventi in Italia 1 .

1 Per la risposta vedi D. 224.

ALLEGATO

IL MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO SFORZA AL PREFETTO DI... I

L. PERSONALE. Napoli, 12 maggio 1944.

Ho letto con interesse, con tristezza ma non con stupore quanto Ella mi scrive.

Chi semina vento raccoglie tempesta. L'Italia aveva un supremo dovere: cercare di creare legami di amicizia e di solidarietà coi nostri vicini slavi: Mazzini lo aveva predicato; io avevo cercato di realizzarli. Ciò era tanto più necessario che era da temersi da quei popoli giovani un risveglio frenetico di quelle idee nazionalistiche che ebbero forza creatrice e nobiltà morale nell'epoca del nostro Risorgimento ma che, non sorrette oggi da un senso profondo della solidarietà internazionale, possono divenire un grave pericolo. Il fascismo rovinò ogni speranza di intesa cogli slavi e allontanò lo sviluppo del loro senso europeo cogli odi e gli appetiti della sua politica orientale.

Ora che l'Italia è disfatta e impotente i più insensati fra i nazionalisti slavi cercano di vendicarsi; credono odiare il fascismo; e in realtà ne seguono le orme. Noi dobbiamo tutto fare, tutto tentare, per salvare il prestigio e l'unità della nostra patria. Ma non riusciremo se opporremo odi a odi, furori a furori. Malgrado l'onta del fascismo noi restiamo una civiltà umanistica; e ciò ci crea dei doveri, ma anche dei vantaggi.

Poiché Ella mostra interessarsi al mio pensiero sull'argomento delle nostre relazioni coi vicini serbo-croati e sloveni mi permetta, dato il poco tempo che ho per corrispondenza, che io mi riferisca a quanto ho scritto in due miei libri, uno antico e uno di un paio di mesi fa: Pensiero e Azione di una politica estera italiana (Bari, Laterza, 1924); La guerra totalitaria e la pace democratica (Napoli, Polis).

Felicitandola pel Suo interesse ai problemi più gravi del nostro divenire internazionale La prego credermi.

222

IL CONSOLE GENERALE A TANGERI, BERIO, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

TELESPR. 423/167. Tangeri, 15 maggio 1944 (per. il 31).

Mio rapporto n. 81/31 del 2 febbraio 19442 .

Lo speciale interesse che il Comitato Francese della Liberazione Nazionale annette al ristabilimento di relazioni normali con il nostro Governo è dimostrato da numerose dichiarazioni ufficiali ed ufficiose fatte recentemente sopra tale argomento dalla stampa, dal Commissario agli Affati Esteri, Massigli, e dal Generale de Gaulle. Tali dichiarazioni si devono porre nel quadro del discorso pronunciato da de Gaulle il 19 marzo nei riguardi di una possibile confederazione di stati da lui definita «Raggruppamento occidentale». De Gaulle dichiarò quanto segue:

«Per quanto concerne la Francia noi pensiamo che una specie di raggruppamento occidentale, realizzato con noi, specialmente sulla base economica, che sia

I Il nome non è indicato. 2 Vedi D. 133.

più esteso possibile, potrebbe offrire grandi vantaggi. Un tale raggruppamento, prolungato attraverso l'Africa in stretta relazione con l'Oriente e soprattutto con gli Stati arabi che cercano legittimamente di unire i loro interessi, e di cui la Manica, il Reno ed il Mediterraneo sarebbero come le arterie, sembra poter costituire un centro capitale in una organizzazione mondiale dei prodotti, degli scambi e della sicurezza».

In considerazione dell'interesse dell'argomento, ritengo utile riprodurre qui di seguito i testi integrali delle dichiarazioni più importanti, in parte già riferite. Testo di una corrispondenza diplomatica sull'Italia di France-Afrique pubblicata nella stampa del N.A.F. il 19 aprile:

«Le notizie recenti ricevute dal Consiglio Consultivo degli affari italiani nel quale seggono i rappresentanti della Gran Bretagna, degli Stati Uniti, dell'U.R.S.S. e della Francia, hanno destato un vivo interesse ad Algeri, negli ambienti politici che hanno più stretti contatti con il Comitato della Liberazione. La preoccupazione dominante a tale riguardo è di veder riservare interamente e realmente la libertà di decisione del popolo italiano per quanto concerne la forma delle sue istituzioni e la composizione del governo che, nell'avvenire, dirigerà i suoi destini. Vi è in ciò, per la Francia che si trova ad essere la principale interessata, una questione primordiale. È con un'Italia nuova, radicalmente sbarazzata dal fascismo, che essa potrà discutere dei rapporti tra le due nazioni ed è solamente con questa" ltalia dell'avvenire che potranno stabilirsi relazioni di fiducia ed una collaborazione profittevole all'Europa intera ed alla affermazione della pace. Tale politica non può evidentemente essere intrapresa efficacemente con coloro che hanno avuto una grave responsabilità nella politica fascista, nella dichiarazione di guerra alla Francia e che hanno partecipato alla politica di oppressione esercitata nel nostro Paese come pure all'occupazione di territori francesi. Si è convinti ad Algeri che spetta ai partiti politici italiani, che si costituiscono sulle rovine del fascismo, di segnare liberamente tale volontà di rinnovamento che si affermerà, si spera, sempre più vigorosamente, a misura dei progressi delle armi alleate sul suolo della penisola e dell'applicazione sempre più completa dei principi democratici. -Così la posizione francese nei riguardi dell'Italia appare chiaramente dominata dalla duplice preoccupazione di astenersi da ogni ingerenza nelle cose interne dell'Italia e di regolare e stabilire nel futuro le relazioni tra i due paesi, quando apparità chiaro che il popolo italiano ha rinunziato definitivamente alla politica imperialista di divisione e di annessione territoriale a detrimento dei suoi vicini. La Francia, per quanto la concerne, saluterà con soddisfazione tutti gli indizi di una simile evoluzione da cui dipende l'accordo futuro e fecondo dei due popoli latini».

Intervista concessa da de Gaulle il 21 aprile:

«Voi sapete che è stata istituita e che funziona una Commissione Consultiva degli affari italiani nella quale la Francia è rappresentata. Questa Commissione studia e propone ai governi interessati quanto può avere relazione alla situazione italiana. Ho letto due giorni fa il rapporto di un corrispondente dell'agenzia France-Afrique a tale riguardo. Debbo dirvi che esso mi è sembrato coincidere sensibilmente con il punto di vista della Francia su tale materia. Noi siamo i primi interessati allo sviluppo degli affari italiani perché siamo vicini dell'Italia al nord ed al sud ed anche perché esistono molti legami storici di sangue tra questo popolo latino ed il nostro popolo latino e perché Italia e Francia sono state nel passato molto debitrici l'una all'altra. Ciò che ha corrotto i rapporti tra i due paesi ed ha portato alle grandi sventure che conoscete non è venuto dalla Francia ma è stato causato dagli uomini che si sono impadroniti del potere in Italia e, per dirla in breve, dal regime fascista. In avvenire la Francia non può evidentemente pensare di stabilire rapporti soddisfacenti sotto qualsiasi forma con un'Italia che non sia una Italia nuova, ossia democratica e che non abbia scacciato il fascismo sotto tutte le sue forme. È per questo che noi speriamo vedere svilupparsi in Italia una forma di governo democratico che un giorno o l'altro permetterà alla Francia di regolare i suoi "affari" con l'Italia. In tale attesa noi facciamo la guerra in territorio italiano». Alla domanda rivoltagli per conoscere quale fosse la posizione del Comitato della Liberazione di fronte al Governo Badoglio, de Gaulle ha risposto: «Di quale Governo Badoglio intendete parlare? Di quello di ieri o di quello di oggi? Posso dirvi che noi non abbiamo alcuna relazione con quello di ieri».

Dichiarazioni di Massigli contenute nel suo discorso del 12 maggio:

«La politica italiana delle grandi potenze è stata oggetto di ampie discussioni e di critiche. Essa incomincia a chiarirsi; non dipende dal Comitato se ciò non è avvenuto più presto poiché, fin dal 22 gennaio, da parte nostra segnalavamo agli Alleati l'impossibilità di costruire qualcosa in Italia finché rimanesse sul trono Vittorio Emanuele. La nostra era sembrata allora una grande audacia. Noi non possiamo che provarne maggior soddisfazione constatando, lo scorso mese, che tale evidente verità si era imposta a tutti. Importanti cambiamenti sono stati introdotti dopo d'allora nel governo di Salerno. Pur rallegrandoci della tendenza che essi segnano verso l'istituzione di un regime più democratico nell'Italia liberata, noi dobbiamo tuttavia sosp~ndere il nostro giudizio sulla loro vera portata, specialmente per quanto concerne le relazioni franco-italiane. Noi non abbiamo inteso dire che il Governo del Maresciallo Badoglio, il governo di oggi non più di quello di ieri, abbia formalmente ripudiato il delitto del 1940 e l'armistizio con il quale Mussolini aveva creduto di potersi assicurare la sua parte delle spoglie della Francia abbattuta. Noi non abbiamo per nulla inteso dire che esso abbia riconosciuto la necessità di un regolamento definitivo dei conti tra i due paesi né che abbia rinunciato a far risuscitare alla tavola di una conferenza della pace le defunte convenzioni del 1896. Finché talune parole necessarie non saranno state pronunciate, finché taluni atti non saranno stati compiuti, non potrà dirsi giunta l'ora di una riconciliazione che da parte nostra sinceramente auspichiamo. Le delusioni che da un secolo abbiamo tante volte provate nella penisola sarebbero sufficienti, se ce ne fosse ancora bisogno, a consigliarci la prudenza».

A suo tempo avevo fatto rilevare come nelle dichiarazioni degli uomini politici di Algeri spesso si fosse accennato a rivendicazioni verso l'Italia, senza peraltro precisarne la natura. Ora, nel discorso surriportato di Massigli, si precisano invece le condizioni nelle quali, secondo il modo di vedere di Algeri, si potrebbe stabilire una collaborazione con l'Italia sul piano internazionale.

223

IL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

L. 3040 1 . Salerno, 16 maggio 1944.

Ritorno su un argomento su cui ho avuto già occasione di attirare a più riprese l'attenzione dei Governi alleati: la questione di Roma città aperta. È questo un problema che sta estremamente a cuore non solo a me, al Governo e a tutta l'opinione pubblica italiana al di qua e al di là delle linee, ma, anche, com'Ella sa, a tutto il mondo civile in generale. Sicché io fermamente credo che una soluzione favorevole che fosse data dai Governi alleati a tale problema, costituirebbe indubbiamente una vittoria morale altrettanto certa quanto qualunque altra, comunque conseguita.

Ho posto, in una mia precedente nota 2 , ampiamente, il problema nei suoi termini giuridici. Debbo ora aggiungere che, da tutte le fonti d'informazione in nostro possesso, risulta in modo indubbio che la demilitarizzazione della città aperta di Roma è, oggi, praticamente effettiva. Comandi operativi, truppe e magazzini germanici sono stati infatti trasportati fuori della capitale, ove trovansi attualmente soltanto reparti di polizia coi relativi depositi. Risulta altresì che il traffico militare è stato istradato oltre i limiti della città aperta, ove esso è infatti ridotto a qualche transito notturno di carattere assolutamente sporadico e di entità assolutamente trascurabile. Risulta infine che nuovi ponti sono stati costruiti sul Tevere, fuori della città, in previsione di eventuali ritirate, appunto per non utilizzare i ponti romani. E di tutto ciò possono, fra gli altri, far testimonianza i due milioni di cittadini che oggi vi risiedono, fra cui tutti i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, i quali sono osservatori altrettanto attenti quanto imparziali, perché, nella loro stragrande maggioranza, appartenenti a Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite.

Se ciò, come par certo, è esatto, mi sia permesso sperare che Roma possa essere risparmiata, non solo nel corso delle operazioni che condurranno alla sua conquista, ma anche in avvenire, quando essa farà parte dell'Italia liberata. Ciò che per altro naturalmente presume la permanente smilitarizzazione della città sino alla fine delle ostilità. È infatti chiaro che una eventuale occupazione alleata di Roma provocherebbe una tanto maggiore reazione germanica contro di essa, quanto più attenta è l'attuale cura tedesca per mantenerla smilitarizzata. Provocherebbe cioè gli stessi gravissimi pregiudizi che oggi si tenta di evitare, pur senza in alcun modo apportare conseguenti vantaggi militari.

Ignoro naturalmente quali effettivamente siano i piani e i propositi dei Governi alleati al riguardo. Ma credo mio stretto dovere farLe parte delle preoccupazioni mie e del mio Governo, che so del resto perfettamente condivise sia a Washington che a Londra, per la salvezza di una Città che spiritualmente appartiene a tutto il genere umano e che sarà certamente ragione di orgoglio per tutti, sopiti i clamori e i rancori della guerra, aver contribuito a risparmiare, come Atene e il Cairo, per le generazioni che verranno.

1 La copia in italiano è l'unica conservata. 2 Vedi D. 166.

Le sarò molto grato, caro Generale, se vorrà portare a conoscenza dei Governi alleati quanto precede, sopra tutto sottolineando l'opportunità della permanente smilitarizzazione di Roma, sia attuale che futura, e la parallela convenienza che i piani dei Comandi alleati siano predisposti in conseguenza.

224

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO SFORZA

L. PERSONALE 3044. Salerno, 16 maggio 1944.

La ringrazio della sua cortese lettera 1 di cui apprezzo perfettamente lo spirito. Le Sue segnalazioni mi sono, e più mi saranno, di molto giovamento. Il Suo messaggio a Cordell Hull mi par concepito in termini particolarmente felici.

A proposito delle preoccupazioni manifestateLe da un corrispondente sui fermenti ultranazionalistici jugoslavi, Le dirò che molte personalità della Venezia Giulia, rimaste sul posto, ci hanno in questi ultimi tempi, per tramiti riservati, fatto partecipi del loro vivo turbamento per la situazione che potrebbe crearsi se e quando le truppe germaniche dovessero ritirarsi dalla regione. I partigiani di Tito tenterebbero di calare sino al Tagliamento.

È superfluo Le dica quanto e come io sia d'accordo con Lei nel credere alla necessità di riporci nel solco di Rapallo.

225

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DEL GOVERNO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 16 maggio 1944.

Nel consegnarmi la lettera diretta dal Presidente Roosevelt a V.E. 2 , l'Ambasciatore Kirk mi ha espresso, a titolo personale e amichevole, alcune brevi considerazioni che riassumo.

l) Egli non ritiene che il cambiamento di status invocato da parte nostra sia cosa agevole ad attuare. Fra le grosse difficoltà ha particolarmente sottolineato gli ostacoli e i contrasti che tale mutamento susciterebbe da parte di Potenze che ritengono di avere incontestabilmente maggiori diritti di noi a un trattamento favorevole. Kirk peraltro non afferma affatto che non si debba da parte nostra continuare ad insistere su questo argomento, bensì considerarlo come obiettivo che sta in fondo a una strada, piuttoSto che alla prossima svolta.

I Vedi D. 221. 2 Vedi D. 209.

2) Finché duri tale cammino, che è comunque bene si continui da parte italiana a percorrere, egli ritiene che si possa fare opera altrettanto utile, cercando di svuotare l'armistizio con una lenta e tacita opera di erosione, invece che con gesti e iniziative aperte e solenni. Kirk mi ha in conseguenza richiesto di volergli indicare, a titolo assolutamente personale, quali, a nostro giudizio, sono gli articoli dei due armistizi o già portati a conclusiva esecuzione, o decaduti, o di impossibile attuazione, o altrimenti sostituiti. Ciò servirebbe a documentare una sua susseguente richiesta al suo Governo perché tali articoli sieno cancellati e soppressi.

3) È ovvio che un'opera di erosione siffatta non potrebbe che facilitare iniziative più larghe a nostro vantaggi<;> e in qualunque tempo esse potessero essere prese, e, comunque, a non ostacolarle. È dunque necessario iniziarle subito. Potrei procedere rapidamente, se V.E. concorda, alla compilazione delle brevi indicazioni richiestemi da Kirk, dopo esame delle condizioni di armistizio che potrebbe essere condotto, ad esempio, dal prof. Forti, dall'ex ministro Jung, da un generale e da un ammiraglio e dal sottoscritto.

4) L'Ambasciatore Kirk è altresì favorevole acché gli sieno presentati piani concreti per la ricostruzione del Paese nei singoli settori della sua economia, piani per la cui esecuzione potrebbe esser richiesta da parte nostra sin da ora la collaborazione tecnica, finanziaria, economica nord-americana. Anche questi singoli piani, che dovrebbero naturalmente essere compilati da tecnici, egli si propone di far discutere a Washington in vista della loro sollecita attuazione. Si tratterebbe insomma di interessare sin d'ora gli Stati Uniti a piani e progetti concreti, di proporzioni limitate e accessibili allo sforzo di singoli uomini o gruppi finanziari. e industriali nordamericani.

5) L'Ambasciatore Kirk mi ha infine accennato alla possibilità dell'inclusione dell'Italia nella legge di prestiti e affitti come ad obbiettivo che potrebbe rientrare nelle possibilità immediate. E su ciò l'ho naturalmente incoraggiato, sia per il conforto morale che ne deriverebbe, sia per le ovvie, vantaggiose conseguenze materiali 1•

226

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 817/152. Berna, 17 maggio 1944 2•

The National Committee of Liberation of Northern Italy has requested that the following message be forwarded to the Royal Government.

«The National Committee of Liberation of Northern Italy, bave resolved to collaborate fully with the Government, asks that it be granted powers of representation and means adequate to the struggle for the attainment of the common aim» 3•

I In testa al documento Badoglio ha annotato: «Sta bene». 2 Ricevuto il 23 tramite l'A.C.C. 3 Per la risposta vedi D. 239.

227

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 796/156. Berna, 17 maggio 1944 1•

I am informed from Milan by the Committee of National Liberation for Northern Italy that a resolution, which I am forwarding by courier 2 , was approved unanimously by the Committee on Aprii 22.

The most important points of the resolution include:

«Stronger participation of Italy beside the United Nations in the war against Hitlerite Germany is considered by the Committee of Liberation as the prime condition for the salvation of Italy. The Committee believes that a necessary condition for democratic development is more intense participation by anti-Fascist parties in the war. The Committee confirms that the war of liberation can be directed by national Government on a broad democratic basis.

Happy in the growing strength of their unity, the Committee intend full cooperation with the democratic Government organized in Southern Italy whose task is to lead the war for the liberation of the country and to destroy what is left of Fascism».

This Legation can forward to the Milan Committee any instructions that the Royal Government may desire to send it 3 .

228

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AJETA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. 797/288. Lisbona, 17 maggio 1944 4 .

Con riferimento alla mia lettera n. 574/163 del 13 aprile u.s. 5 , e come vedi sempre nel quadro della situazione che ho avuto occasione di sottometterti in quella occasione, ti accludo l'unito messaggio dell'Ambasciatore Neves da Fontoura.

0

I Ricevuto il giugno tramite l'A.C.C. 2 La lettera di Magistrati (n. 3412/248), datata 22 maggio, pervenne a Roma il 4 dicembre. 3 Per la risposta vedi D. 242. 4 Manca l'indicazione della data d'arrivo. s Vedi D. 196.

ALLEGATO

L'AMBASCIATORE DEL BRASILE A LISBONA, NEVES DA FONTOURA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. PERSONALE. Lisbona, 11 maggio 1944.

J'ai le grand plaisir d'accuser réception de la lettre du 14 février 1 , par laquelle V.E., tout en se reportant à notre conversation à Lisbonne, fait valoir !es raisons pour lesquelles le Gouvernement Royal désirerait le rétablissement des relations diplomatiques entre le Brésil et l'ltalie.

V.E. connait parfaitement ma pensée à ce sujet et, pendant ces derniers mois, d'autres raisons sont venues renforcer mon opinion favorable au prochain rétablissement de ces relations, non seulement à cause des profondes affinités qui unissent nos deux pays mais aussi en reconnaissance pour la splendide collaboration que les laborieux émigrants italiens et leurs descendants ont su apporter au développement et au progrès de mon pays.

Étant heureusement terminée la phase pendant laquelle un régime hostile aux sentiments de fraternité démocratique a séparé nos deux nations et !es a conduites à la guerre, je suis porté à croire que !es intentions du Gouvernement Royal et son efficace co-belligérance conduisent actuellement l'Italie et le Brésil à un rapprochement nécessaire.

Dès lors j'ai dirigé mes activités dans ce sens et j'ai de bonnes raisons pour croire qu'elles seront couronnées de succès.

V.E. comprendra que le problème a ses cotés délicats, supérieurs, parfois, à la volonté des Gouvernements, souvent liés par obligations nées des événements.

Les difficultés de communications entre Lisbonne et Rio de Janeiro ne me permettent que maintenant d'envoyer à mon Gouvernement le texte complet de votre lettre, en meme temps que mes observations et commentaires.

Je suis certain que le Président Getulio Vargas donnera le meilleur accueil aux affectueux souvenirs que S.E. le Maréchal Badoglio garde de notre pays, où il a laissé notamment tant d'amitiès.

Il y a quelques jours, lorsque j'ai offert une réception diplomatique en l'honneur de

S.E. l'Ambassadeur Dantas, qui pendant si longtemps a représenté le Brésil près le Quirinal, j'ai eu le plaisir d'inviter Madame Prunas et le Chf!rgé d' Affaires d'ltalie, ce qui correspondait bien aux sentiments que j'éprouve pour votre pays.

229

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 868/157. Berna, 19 maggio 1944 2 .

The following are members of delegation at Lugano to represent the Northern Italian Committee of Liberation: Massarenti, Communist Party; Morandi, Socialist Party; Dr. Tino, Action Party; Dr. Casagrande, Liberai Party; On. Jacini, Democratic Christian Party.

l Vedi D. 139, allegato. 2 Ricevuto il 13 giugno tramite l'A.C.C.

In response to an invitation addressed by members of the delegation at Lugano to me, I had exchanged ideas with them. I am sending in full by courier a message which they asked me to forward 1• The following is a summary òf the message:

With reference to the Committee of Liberation Northern Italy resolution (reference my 156)2 , the delegation would like to point out the necessity for increasingly greater adherence to activity of resistance movement and generai politica! situation by military, consular and diplomatic action in Switzerland, since the possibility of practical cooperation between politica! parties in Italy and official Italian organs in Switzerland has been lacking thus far, pending constitution of the national government, and there has been some uncertainty among civil and military refugees, while to assist and stress Italian resistance complete unity of politica! and military action is needed. After initial exchange of views with the Royal Minister and following mutuai acknowledgment of representative statements and intentions, the delegation consider cooperation of official ltalian representatives with active antifascist forces is practicable and necessary. The Royal Government is requested to grant the delegation for this purpose a status vis-à-vis the military and diplomatic missions so that activities and initiatives may be promoted by their participation so far as purpose of resistance and specific field is concerned. The urgency of a decision is emphasized by the delegation.

lt should be pointed out that the subject is of a strictly confidential nature, since members of the delegation are politica! refugees in Switzerland and their status and residence here would be jeopardized if their action became public and known to the Swiss authorities. I am forwarding full report.

230

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO RISERVATO. Salerno, 20 maggio 1944.

Il signor de Panafieu mi informa che sono stati internati circa milleseicento capi famiglia italiani, tutti residenti in Tunisia. Il Comitato di Liberazione avrebbe il proposito di farne rimpatriare definitivamente circa un migliaio e di riammettere i restanti seicento nella vita normale tunisina. Il migliaio di persone da rimpatriare è così suddiviso:

l. Agenti fascisti in Tunisia: 40 (lista incompleta annessa n. 1)3 .

2. Corpo insegnante: !50 (lista incompleta annessa n. 2).

1 Si tratta della stessa lettera di cui alla nota 2 del D. 227. 2 Vedi D. 227. 3 Non si pubblicano gli allegati.

3. -Giornalisti: IO (lista incompleta annessa n. 3). 4. -Personale amministrativo Ospedale, Dopo-lavoro, Dante Alighieri: 60. 5. -Professioni liberali~

a) avvocati: [34): diciassette sono stati autorizzati a riprendere la loro attività; due sono partiti; sei saranno autorizzati a restare; da espellere nove (lista incompleta annessa n. 4);

b) medici: 102: sono stati autorizzati a riprendere la loro attività diciannove; un altro gruppo sarà autorizzato a restare; da espellere sessanta (lista incompleta n. 5);

c) dentisti: 12: tre autorizzati a restare; sei da espellere; d) farmacisti: 68: cinque sono già partiti; sedici autorizzati a esercitare; dovrebbero essere rimpatriati circa quaranta (lista incompleta n. 6); e) levatrici: sono in generale sposate con medici e dovrebbero rientrare coi rispettivi mariti.

6. Commercianti: il numero da far rimpatriare dovrebbe essere limitato al minimo.

Sono inoltre già partiti dalla Tunisia, a cura delle Autorità britanniche, trentacinque scaricatori di porto (lista n. 7).

Desiderano essere rimpatriati i ventisette connazionali di cui alla lista n. 8 e novantanove di cui alla lista n. 9. Essi si sarebbero al riguardo già rivolti al locale Consolato di Svizzera.

Il numero delle persone da rimpatriare comprenderebbe in definitiva (con le famiglie) circa: 4500 persone, su circa centomila che costituiscono la collettività italiana in Tunisia. Naturalmente l'espulsione sarebbe motivata da parte francese sia con attività fascista in particolare, sia con attività antifrancese in generale. È comunque ovvio che si tratta in sostanza di far sgombrare lo stato maggiore della nostra collettività tunisina e di lasciare sul posto soltanto quelle persone che sono necessarie alla economia del Paese. Resterebbe la massa degli italiani, in buona parte priva dei suoi naturali dirigenti e per ciò stesso amorfa e facilmente manovrabile ed agevolmente assorbibile.

Il signor de Panafieu sottolinea in modo particolarissimo «l'opportunità che la questione tunisina, sulla quale tutti i francesi sono, per ragioni ovvie, intransigenti, sia, coi provvedimenti su esposti, incamminata verso una soluzione de facto, che varrà a togliere automaticamen:te carattere di ulteriore pericolosità. È questo un indubbio, gravissimo sacrificio da parte nostra. Ma che varrà a spianare, più di ogni altro provvedimento o discorso, la strada verso una chiarificazione dei rapporti italo-francesi e ad alleggerire l'atmosfera ancora pesantìssima di ostilità e di rancore che tuttora permane in tutta la Francia nei confronti italiani».

Il signor de Panafieu aggiunge infine che, per tutto quanto riguarda il trasferimento dei beni dei rimpatriandi, le Autorità francesi faranno il massimo sforzo per giungere ad una equa e giusta soluzione concordata. In attesa, gli italiani di cui trattasi trovansi tuttora in campo di concentramento e i loro beni rischiano, prolungandosi la loro assenza, di essere progressivamente compromessi e pregiudicati.

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

Ho risposto al signor de Panafieu che la proposta decapitazione della nostra collettività tunisina mi sembrava un atto affrettato e mal pensato. L'atmosfera francese nei nostri confronti è ancora gravida di sia pur giusto risentimento, che è però cattivo consigliere in momenti come questi. Per quanto grande sia la nostra crisi di oggi, non vi è e non vi sarà mai, spero, un Governo italiano che possa decidersi, senza esservi costretto con la violenza, a definitivamente strappare dai loro focolari un migliaio di intellettuali italiani e le loro famiglie, in gran parte non di altro, insomma, colpevoli che di fedeltà al proprio Paese. I quali poi sono, è vero, italiani, ma sono anche tunisini, ciò che dà loro una fisionomia speciale, che ha forse qualche riscontro coi francesi del Canada.

Ho aggiunto che mi risulta in modo certo che il Governo italiano, facendo seguito agli espliciti accenni del Maresciallo, pensa a una dichiarazione -non so in quale forma e momento -ma solenne ed impegnativa, in cui pubblicamente si affermi il ripudio delle cosiddette rivendicazioni fasciste contro la Francia, il suo sdegno per l'aggressione del '40, contraria a ogni permanente interesse italiano, la sua fede nell'avvenire dei rapporti italo-francesi.

Le rivendicazioni fasciste comprendevano la Corsica, Nizza e la Tunisia. Non dubito affatto che si possa giungere a una soluzione accettabile anche su quest'ultimo punto, essendo gli altri già di per sé risolti, non essendo mai stati vivi nella coscienza italiana. Comunque un accordo su Tunisi (che non può non implicare nelle circostanze attuali una rinunzia da parte nostra), tagliando alle radici le aspirazioni politiche degli italo-tunisini, provocherà indubbiamente il loro allineamento con la Francia od il loro spontaneo esodo.

E allora perché lasciarsi andare a progetti crudeli di espulsione? Io non consiglierei certamente i francesi a richiederla anche perché raggiungerebbe certamente un risultato completamente opposto a quello ricercato, di pacificare cioè gli animi. Infatti tale misura rischierebbe di passare, oggi, inosservata in Francia e sarebbe quindi irrilevante ai fini della auspicata chiarificazione e innesterebbe d'altro canto certamente in Italia un fermento anti-francese, attivo e pugnace, impersonato appunto dagli espulsi. ·

Il signor de Panafieu ha consentito con me, in via di massima. Ha osservato che gli italiani di cui trattasi sono peraltro internati ed i loro beni sequestrati. Rischiamo, dunque, perdurando le condizioni attuali, di logorarci fisicamente ed economicamente. Ho ribattuto che si poteva progressivamente rinserirli nella vita normale e salvaguardare intanto con delle misure appropriate i loro beni ed attività patrimoniali.

Ho aggiunto che, comunque, era estremamente improbabile che le Autorità anglo-americane, per ragioni morali prima e materiali dopo, potessero consentire codesto vero e proprio trasferimento di popolazioni ed in un momento in cui il reinserimento di una relativamente grossa massa di cittadini ci è precluso dalle difficoltà stesse della nostra situazione. E di ciò il mio interlocutore si rende conto. Comunque, per dare concreta prova di buona volontà, avrei proposto al mio Governo di consentire al rimpatrio di quegli italiani che volessero spontaneamente tornare in Patria. Si è accertato che il numero di costoro si aggira attorno alle 150-200 persone, còmprese le famiglie.

Il de Panafieu è pienamente consapevole della importanza e portata di una presa di posizione, chiara e netta, del Governo italiano, nei confronti delle rivendicazioni fasciste, aggressione del '40, ecc. Egli ritiene -e credo parlasse per indicazione ufficiale ricevuta -che il miglior momento per procedervi potrebbe essere la presa di Roma, quando cioè, col ricup~ro della Capitale, il Governo italiano può parlare con l'aumentato prestigio ed autorità che gli proverrebbero dal fatto stesso di parlare da Roma.

In considerazione appunto di tale presa di posizione, egli non ha affatto insistito nella sua proposta di generale espulsione ed accetta, come prova di buona volontà da parte nostra, il criterio del rimpatrio delle sole persone che intendono effettivamente rientrare in Italia.

Se V.E. mi autorizza a confermare ufficialmente quanto precede, aggiungerei essere nel frattempo necessario che il trattamento dei nostri prigionieri nell'Africa del Nord-sino ad ieri deplorevole ed ora in via di lieve miglioramento-continui ad essere portato al livello richiesto dalle Convenzioni internazionali e dall'umanità e che la situazione delle collettività e dei soldati italiani in Corsica, che non è buona, sia parallelamente migliorata.

Due brevi parole di commento. Il compito di ricondurre i popoli italiano e francese ad una più serena concezione della loro reciproca situazione, dopo tanti orrori e comuni disastri, è certamente arduo. Parrebbe comunque necessario non bruciare le tappe, nell'interesse stesso dell'altissimo compito che ci proponiamo di conseguire. Pensare che semplici dichiarazioni, per quanto vaste ed impegnative, possano, in quanto tali, essere sufficienti a produrre una distensione degli animi francesi verso l'Italia, mi par pecchi di ottimismo. Questa distensione avverrà progressivamente appunto attraverso la continuata constatazione sia della nostra lealtà nel ripudiare la politica fascista di brigantaggio, sia della nostra attuale impotenza. Con che verrà meno anche quella ininterrotta sorveglianza con la quale la Francia ha sempre guardato ogni incremento ed ogni successo anche dell'Italia prefascista e democratica, come contrario al proprio interesse e lesivo della politica francese.

Il ripudio delle nostre rivendicazioni, parziali o totali rinunzie tunisine (queste ultime hanno certamente fondamento concreto); la denunzia dell'armistizio del '40, ecc., costituirebbero d'altra parte oltre che una necessità morale e politica per noi, anche un successo non indifferente per il Governo de Gaulle. E ne rialzerebbe di altrettanto autorità e prestigio in tutta la Francia metropolitana. Tale successo potrebbe dunque comportare forse un corrispettivo: essere cioè accompagnato sia dalla reciproca promessa di appoggio per la riconquista delle corrispettive autonomie e sovranità nei consigli internazionali ove la Francia è, oggi, in pressoché costante contrasto alle nostre tesi, sia, anche, da un alleggerimento di quella «resa dei conti» cui il Governo provvisorio francese ha fatto sempre esplicito accenno nei nostri confronti (richieste di risarcimenti; partecipazione ad eventuali partizioni della nostra flotta di guerra e mercantile; indennità, ecc.).

L'amicizia franco-italiana deve essere, credo, impostata su basi di assoluta lealtà, ma anche di comune interesse. Si tratta dunque di costruire sin d'ora, oltre le fondamenta morali, anche queste fondamenta di comuni interessi, sui quali potremo più agevolmente inserire una politica avvenire di più ampia e vasta collaborazione latina.

P. S. Un punto sul quale i francesi sono estremamente sensibili è indubbiamente quello di assicurarsi una qualche corrente emigratoria italiana. Ed è questo cioè un tasto che può essere toccato utilmente. Sin da ora ci è stato infatti richiesto il possibile espatrio di 25-30 mila lavoratori italiani per le industrie di guerra dell'Africa del Nord. Richiesta che non può, per il momento, essere presa in considerazione, ma che è destinata a ripetersi con frequenza, data la assoluta necessità francese di demograficamente riempire un Impero e un territorio metropolitano che rischiano di restare semi vuoti. Su questo argomento è certamente possibile innestare una più ampia discussione.

231

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

PROMEMORIA. Salerno, 23 maggio 1944.

Il testo delle dichiarazioni di politica estera1 approvato dal Consiglio dei Ministri, conteneva la frase (punto 3°): «il nuovo Governo democratico italiano intende adottare una politica di amichevole collaborazione per riparare i danni della guerra ed eseguire accurate e rigorose indagini per precisare torti e violenze e adottare le più severe sanzioni pei colpevoli».

Una frase siffatta avrebbe dato per ammesso e pacifico il principio della riparazione dei danni e della effettiva esistenza di torti e violenze compiute evidentemente da parte del nostro esercito, torti e violenze che si tratta soltanto di accertare e punire.

Nonostante che il comunicato (redatto dal Conte Sforza) fosse già stato discusso e approvato dal Consiglio dei Ministri e pronto per la stampa, ho ritenuto necessario recarmi a Cava dal Presidente del Consiglio per fargli rilevare il pregiudizio che ammissioni siffatte potrebbero arrecarci, e, del resto, la materiale impossibilità in cui in ogni caso il popolo italiano si trova e si troverà di ripagare danni di qualsiasi natura, dopo quelli che la guerra e l'occupazione tedesca e alleata gli infliggono e gli infliggeranno.

Non potendosi, data la già avvenuta approvazione da parte dei Ministri, apportare troppo evidenti e troppo ampie modifiche, si è peraltro ottenuto l'alleggerimento del concetto di risarcimento, mutando la frase «riparazione di danni in quella di «riparazioni delle distruzioni» che ha significato molto più specifico e definito e si è aggiunta la qualifica di «fasciste» alle parole «torti e violenze», ciò che ne precisa il significato e ne limita la portata.

La dichiarazione relativa all'Albania avrebbe-a giudizio di questo Ministero -potuto e dovuto far parte di una iniziativa separata, piuttosto che essere mescolata in una dichiarazione di politica generale, ciò che ne diminuisce per ciò stesso

I Prunas aveva preparato «per il Maresciallo Badoglio» una «traccia per norma di linguaggio in Consiglio dei Ministri del 23 maggio 1944 » della dichiarazione sulla politica estera che avrebbe dovuto discutersi. La si pubblica nell'allegato I. Il testo approvato, con le varianti di cui Prunas riferisce in questo documento, è pubblicato nell'allegato II.

l'impottanza e il rilievo. Non sembra dubbio che l'indipendenza dell'Albania è tesi che debba essere da parte italiana appoggiata e sostenuta. Ciò non toglie peraltro che dare inizio da parte nostra a rinunzie unilaterali, di fronte agli esagerati nazionalismi balcanici, possa anche equivalere a bruciare il ponte prima di avere attraversato il fiume.

Bastava, in questa fase degli avvenimenti, il ripudio della politica fascista e delle conseguenti aggressioni (ed era anzi necessario procedervi).

ALLEGATO I

PROGETTO DI DICHIARAZIONE SULLA POLITICA ESTERA

Con l'armistizio' dello scorso settembre si è definitivamente concluso il ventenni o di un regime che ha trasformato l'Italia in un baluardo di rovine, in un sanguinoso scudo per la difesa del territorio tedesco. La ferocia germanica ha, come sempre e come da per tutto, aggiunto a questa catastrofe le fucilazioni di ostaggi, gli inutili massacri delle popolazioni civili, la distruzione sistematica, il sistematico saccheggio, la vergogna di un governo fantoccio che Mussolini ha ancora una volta il meritato privilegio di presiedere.

La dichiarazione di guerra alla Germania ha rotto definitivamente e irrevocabilmente ogni ponte con questo tormentoso passato.

Il proposito supremo è e resta per tutti gli italiani, al Sud ed a Nord di Roma, la lotta contro l'aggressore tedesco, la liberazione del territorio nazionale dai tedeschi, che vi si asserragliano.

Il popolo italiano sa che, in quest'ultima fase della guerra, la Germania, perdute tutte le sue possibilità di offesa, si applicherà a distruggere sistematicamente i paesi che occupa, onde indebolire irreparabilmente la compagine di quelli che sono, e più saranno domani, i suoi irreconciliabili nemici europei. E, di questi paesi, l'Italia è il primo che, nonostante ogni rischio e pericolo, si è consapevolmente e meditatamente schierato dall'altra parte della barricata, pur sapendo in modo certo che, prima breccia aperta dagli Alleati nella Fortezza europea, essa sarà indubbiamente destinata a subire più di ogni altro Paese, non solo i danni della guerra guerreggiata, ma anche della furia distruttrice germanica.

Ed è certamente questo un titolo di benemerenza e di redenzione che non deve essere sottovalutato né tanto meno dimenticato da nessuno.

Il Governo democratico italiano ripudia in blocco la politica estera fascista che ha condotto il Paese al più grande disastro deJle sua storia. Politica di falso prestigio, che nascondeva in sé, anche e soprattutto nei momenti più apparentemente fortunati, i germi palesi della sua rovina attuale. Politica di avventura, che ha sistematicamente negletto ogni tradizione e norma di convivenza internazionale.

Il Governo democratico italiano ripudia come assolutamente estranei alla coscienza ed alla volontà del popolo italiano, da vent'anni prostrato, le guerre e le aggressioni fasciste che hanno schierato l'Italia contro popoli di eguale civiltà e di eguale cultura, a vantaggio di cause completamente remote dal suo sentimento e dai suoi permanenti interessi nazionali.

Come all'interno, il Governo democratico intende liberare anche la politica estera italiana, non soltanto da ogni residuo di fascismo, ma anche dalle debolezze e dagli errori di cui il fascismo si è nutrito.

Attraverso il ricupero della sua piena e completa autonomia, che non può non essere obbiettivo suo e delle grandi nazioni amiche, la politica estera italiana sarà esclusivamente diretta a rifare dell'Italia un elemento di ordine e di stabilità; a definitivamente pacificarla con tutte le nazioni che combattono contro l'immoralità e la rapina; a riportarla, nuovamente conscia delle sue tradizioni e della sua potenza spirituale, in quel mondo libero cui tutto il suo popolo, che ha indicibilmente sofferto, così sinceramente aspira.

Tra i molti e complessi elementi su cui si fonda l'accordo tra i popoli nessuno è oggi altrettanto importante per l'Italia quanto il riconoscimento da parte dei liberi e grandi popoli coi quali combatte, della sua fermissima volontà di redenzione e di collaborazione, manifestata in circostanze particolarmente difficili, e la fiducia nella sua profonda sincerità. Ed è su questo riconoscimento e su questa fiducia e su gli atti ed iniziative conseguenti che il popolo italiano conta e deve poter contare per il suo nuovo Risorgimento.

ALLEGATO Il

DICHIARAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO SULLA POLITICA ESTERA

Salerno, 23 maggio 1944.

Il Consiglio dei Ministri, completando per la politica estera la sua prima dichiarazione di governo, certo di interpretare il pensiero di tutto il popolo italiano proclama solennemente quanto segue:

l) Tutta la politica estera del governo fascista fu contraria alla volontà ed agli interessi del popolo italiano, incatenato e tradito, sia quando il fascismo scalzò, d'accordo con la Germania hitleriana, gli ideali e gli organi di solidariet~ internazionale, sia quando spinse la Nazione alla più antitaliana delle guerre -quella contro la Francia e la Gran Bretagna e più tardi contro l'Unione Sovietica, gli Stati Uniti, la Grecia e la Jugoslavia, tutti popoli coi quali aveva un interesse di intesa.

2) Fiera di combattere contro il suo vero nemico, l'Italia intende proseguire la guerra fino alla disfatta completa della Germania hitleriana, perché la scomparsa della tirannide nazista e militarista tedesca è supremo interesse anche italiano.

3) Condannando le invasioni avvenute in Francia, Grecia, Jugoslavia, Russia e Albania -la quale ultima nazione noi desideriamo vedere al più presto indipendente -il nuovo Governo democratico italiano intende adottare una politica di amichevole cooperazione, per riparare le distruzioni della guerra ed eseguire accurate e rigorose indagini per precisare torti e violenze fasciste, e adottare le più severe sanzioni per i colpevoli.

4) La politica estera dell'Italia libera e democratica avrà questo scopo supremo: contribuire a creare una nuova legge internazionale che assicuri libertà e prosperità a tutti i popoli, secondo i principi della Carta Atlantica, e che, attraverso la interdipendenza delle Nazioni e la loro cooperazione su basi esclusivamente democratiche, allontani ogni nuovo pericolo di guerra.

Solo seguendo questi principi, l'Italia e gli altri popoli avranno sicura pace con onore, in una Europa in cui la prosperità di ognuno sarà indissolubilmente legata alla prosperità e libertà dei vicini.

232

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 26 maggio 1944.

Ho informato gli Ambasciatori Kirk e Charles e il Rappresentante sovietico delle atrocità commesse dalle truppe marocchine sul fronte italiano. Tutti hanno chiesto elementi e dati precisi in proposito, che ho loro fornito.

Ho intrattenuto lungamente della questione anche il Rappresentante francese, de Panafieu che, vivamente deplorando le atrocità stesse, ha spiegato trattarsi di truppe che non è stato mai possibile, nonostante ogni sforzo, sottomettere alla necessaria disciplina. Ha aggiunto che il Generale Juin, non so per quale ragione, non era stato informato in proposito. Gli ho risposto che mi sembrava errore gravissimo non averlo fatto e subito, trattandosi indubbiamente di fatti che superano di gran lunga ogni orrore commesso nel corso della guerra da qualunque belligerante, compresi, che è tutto dire, i tedeschi.

Panafieu si è dimostrato perfettamente convinto e ne parlerà domani stesso col Generale Juin ed in termini molto precisi 1•

Ho posto comunque in chiaro che fatti simili dimostrano ad abundantiam l'assoluta necessità di non occupare militarmente Roma, e, sopra tutto, da parte di soldataglie di colore, per tre quarti selvagge.

Sarebbe necessario raccogliere ogni possibile elemento di informazione in proposito e documentarlo. Un dossier di questo genere, tenuto aggiornato, potrà costituire, in nostre mani, un documento di non indifferente valore, quando si tratterà di rispondere concretamente alle ricorrenti accuse di violenze commesse dai nostri o a eventuali designazioni di criminali di guerra .

233

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO RISERVATO. Salerno, 27 maggio 1944.

Ho visto ieri a Napoli l'Ambasciatore Kirk. È sempre dell'avviso, su cui insiste sin dal suo arrivo, che gli italiani debbano avere maggiore iniziativa di quel che abbiano, anche tenuto conto della gravità della situazione in cui il Paese si trova e delle conseguenti difficoltà ed ostacoli per una ripresa. Ritiene che molto e forse troppo si aspetti dall'aiuto esterno. Gli ho naturalmente fatto presente che oltre gli ostacoli e le difficoltà di ripresa determinati dalla situazione del Paese, esistono altri ostacoli e difficoltà, forse ancora più gravi, determinati dalle ingerenze e interferenze dei controlli alleati e dell'esercito di occupazione. E poiché le prime non sono rimovibili per ragioni ovvie, occorre rimuovere e rapidamente le seconde. Si resta altrimenti entro un circolo vizioso, a svantaggio nostro e di tutti.

I Il 3 giugno Panafieu comunicò a Prunas quanto segue: «Il Generale Juin è stato particolarmente dolente di apprendere gli incidenti gravi provocati da parte delle truppe marocchine ai danni di alcune popolazioni civili italiane. Egli tiene a far sapere che ordini severissimi sono stati dati per impedire l'eventuale ripetersi di fatti del genere, e che sanzioni draconiane sono state senz'altro adottate. Parecchie esecuzioni e fucilazioni sono state infatti eseguite, senza neanche sommario giudizio, degli elementi risultati più torbidi e pericolosi».

È interessante notare che, fra i pericoli di codesta nostra passività o insufficiente operosità, Kirk ha accennato di sfuggita anche alla circostanza che, venendo dall'Egitto, egli sa per diretta esperienza che gli inglesi hanno la documentata e documentabile tendenza ad allontanarsi difficilmente dai Paesi dove hanno posto una volta piede. Occorrerà dunque da parte nostra scoraggiarla definitivamente questa tendenza, dimostrando al mondo, e nel modo migliore e più sollecito, che sappiamo fare da noi senza necessità di benevolenze straniere. Gli Stati Uniti ci aiuteranno con tanta maggiore buona volontà, quanto più energica sarà la nostra autonoma volontà di ripresa. Gli ho risposto che non ignoravo naturalmente quella tendenza britannica a restare dove una volta si è posto piede cui egli aveva alluso, ma che, a mio avviso, doveva certamente trattarsi di una tendenza dell'epoca vittoriana e di una mentalità oggi decrepita e che, comunque, né la Gran Bretagna era quella della Regina Vittoria, né, sopra tutto, l'Italia aveva nulla a che fare con l'Egitto.

L'accenno fattomi da Kirk, con parole del resto vaghe, piuttosto che a indicazioni precise, mi par risponda alla preoccupazione nordamericana di eventualmente impedire che il gigantesco sforzo bellico degli Stati Uniti possa dalla più vecchia e abile maturità politica della Gran Bretagna essere sfruttato a fini egoistici, in Italia e altrove, frustrando dunque quel tanto di idealistico e di missionario che tale sforzo certamente comporta.

È altresì da notare che l'accenno mi è stato fatto a proposito del recente discorso Churchill ai Comuni, discorso che è stato itldubbiamente accolto con molto favore e compiacimento dagli italiani: cioè mi è stato probabilmente fatto appunto per questo.

234

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 27 maggio 1944.

Ho pregato l'Ambasciatore Charles di volersi rendere interprete presso il Primo Ministro Cliurchill dei vivi e cordiali sentimenti di gratitudine del Maresciallo per le parole da lui pronunziate nei confronti dell'Italia e del Governo italiano nel suo recentissimo discorso ai ComunP. Non mancherà di farlo tanto più volentieri in quanto le opinioni espresse dal Primo Ministro sono da lui personalmente e pienamente condivise.

L'Ambasciatore mi ha confermato il programma circa Roma già comunicato a V.E. dal Generale MacFarlane e precisamente:

l) passaggio dei poteri sovrani al Luogotenente appena le prime truppe entreranno a Roma;

1 Il 24 maggio.

2) partenza per Roma in aeroplano del Luogotenente, del Presidente del Consiglio insieme a sei Ministri, in rappresentanza dei partiti; 3) dimissioni del Gabinetto e immediato reincarico al Maresciallo Badoglio; 4) formazione del nuovo Governo e rientro a Salerno;

5) partenza per Roma del Governo, appena ristabilite le essenziali condizioni di vita e di soggiorno nella Capitale, cioè dopo approssimativamente tre o quattro settimane dali' occupazione.

L'Ambasciatore Charles sembra preoccuparsi di eventuali, gravi disordini a Roma e della possibilità che il programma così predisposto non possa essere di conseguenza attuato con la sollecitudine necessaria. Mi ha chiesto se ritenessi che l'inclusione di tre o quattro Ministri bastasse. Ho risposto che ciò dipendeva naturalmente dalle personalità politiche che si sarebbero trovate a Roma.

Ha confermato che il Governo britannico intende sostenere la Monarchia e per essa il Luogotenente. Sicché si augura che ogni polemica in proposito sia definitivamente scoraggiata, sino a quando il Paese potrà esprimere, dopo la fine delle ostilità, la sua libera volontà sul problema istituzionale. Egli è, ad esempio, d'avviso che debba essere ripubblicata, sui giornali italiani, la smentita del corrispondente del Times alle note affermazioni attribuite a S.A.R. il Principe di Piemonte e si è espresso col Generale MacFarlane in questo senso 1• Un diverso atteggiamento da parte sua potrebbe infatti essere interpretato in termini di preconcetta parzialità contro il Principe, ciò che sarebbe diametralmente contrario al suo pensiero e alle sue istruzioni. Consente tuttavia a non insistere sulla necessità della pubblicazione, soltanto in base alla considerazione, da me prospettatagli a nome di V.E., del pericolo di suscitare reazioni e risvegliare polemiche che sono oggi sopite. Sottolinea comunque che la smentita potrà essere pubblicata anche più tardi ed in qualunque momento, se le circostanze lo richiedessero.

L'Ambasciatore Charles è convinto che il discorso di Churchill fa parte di un preciso proposito del Primo Ministro di persuadere l'opinione pubblica britannica il più rapidamente possibile della necessità di giungere ad una visione più equanime e più favorevole della situazione italiana, con tutte le conseguenze connesse.

Gli ho detto che tutto ciò era molto e vivamente apprezzato da tutti gli italiani, ma che se da parte degli Alleati la presa di Roma fosse fatta coincidere con un gesto e una iniziativa concreta sopra tutto intesa a rimuovere finalmente l'Italia dalla umiliante situazione di armistizio, ciò avrebbe indubbiamente segnato per noi e per la Gran Bretagna un passo innanzi verso quella politica costruttiva che si dovrà pur un giorno inaugurare, se veramente abbiamo fiducia nell'avvenire dei rapporti itala-britannici e nella possibilità di un'Europa veramente pacificata.

Mi ha risposto di avere indicazioni che tale gesto e iniziativa concreta, ancora non sa in quale esatta forma e in quale preciso momento, potrebbe anche essere imminente, confermando così quanto il Generale MacFarlane ebbe occasione di accennare ier l'altro a V.E. Penso che potrebbe forse trattarsi di un allargamento della nostra partecipazione militare, consentendoci l'impiego delle o di alcune navi da battaglia. Ma è questa una mera congettura.

I Vedi D. 219.

Ho avuto modo di accennare a Charles alla convenienza, quando e appena le circostanze lo consentano, di un incontro fra il Maresciallo Badoglio e il Primo Ministro Churchill, ciò che, a mio avviso, avrebbe indubbiamente condotto allo stabilirsi di una corrente di simpatia e di amicizia personale, con tutte le conseguenze favorevoli connesse. L'Ambasciatore si è dichiarato convinto che tale simpatia ed amicizia sarebbero indubbiamente sorte se un tale incontro fosse stato a un certo momento deciso ed ha confermato che esse tuttavia esistono sin d'ora, come l'atteggiamento di Churchill verso il Maresciallo dimostra.

Si è quindi parlato di Roma. Ho ripetuto ancora una volta che ci auguriamo molto che la città non sia militarmente occupata dagli Alleati, sia per evitare deplorevolissimi fatti quali l'inflazione, prostituzione, requisizioni, come l'esempio di Napoli insegna, sia per mantenere alla Capitale quel carattere di città aperta che speriamo i tedeschi sapranno mantenerle sino all'ultimo e togliere così ogni pretesto e scusa per bombardamenti aerei germanici, che indubbiamente avverrebbero, se tale carattere non fosse dagli Alleati rispettato.

L'Ambasciatore ritiene che Roma non sarà occupata militarmente, bensì soltanto da forti forze di polizia per assicurarne l'ordine e da tutti quei servizi che saranno necessari per approvvigionare e rifornire la città: ciò che potrebbe richiedere una grossa quantità di mezzi e di uomini.

Sembra comunque probabile che l'esempio di Napoli varrà forse a persuadere i Comandi militari, da cui ogni decisione in definitiva dipende, ad adottare a Roma metodi e sistemi diversi da quelli sin qui seguiti.

235

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 27 maggio 1944.

Sono stato ieri a Napoli, a mia richiesta, dall'Ambasciatore Politis, Rappresentante del Governo greco presso il Comitato Consultivo per l'Italia. Della mia visita, a titolo puramente informativo, avevo preventivamente informato gli anglo-americani.

Ho detto a Politis che avrei voluto da tempo entrare in contatto con lui; la sua lunga malattia, della quale si è infatti rimesso soltanto in questi giorni, me lo aveva sino ad ora impedito. Ero comunque molto lieto che la mia visita avesse luogo dopo la recentissima dichiarazione di politica estera del Governo democratico 1 , nella quale si ripudiano così nettamente ed energicamente le aggressioni fasciste, e, fra le altre, quella perpetrata contro la Grecia.

Il Signor Politis mi ha descritto in termini molto foschi la situazione del suo Paese nel periodo dell'occupazione italo-tedesca, durante la quale egli ha

I Vedi D. 231, allegato Il.

288 sempre risieduto ad Atene, da cui è riuscito a scappare soltanto nell'ottobre 1943, cioè un mese dopo il nostro armistizio. Egli è dunque un testimone diretto di quel che afferma.

Non solo, a suo giudizio, atti di violenza sarebbero stati commessi da alcune delle nostre unità e comandi, ma, sopra tutto, il Paese, sarebbe stato sistematicamente spogliato di ogni suo avere e la popolazione sistematicamente ridotta alla fame. Senza i soccorsi canadesi, la situazione greca sarebbe stata certamente disperata. A tale opera di spoliazione avrebbero partecipato, almeno sino ad un certo punto, anche i nostri, i quali avrebbero sopra tutto condiviso coi tedeschi l'assenza di ogni palese ed attiva preoccupazione per le sorti delle popolazioni ridotte al limite estremo di ogni umana resistenza.

Naturalmente ho ribattuto ricordando gli innumerevoli sforzi fatti da noi presso i tedeschi in pro' dei greci; la circostanza che la razione di pane è stata per gli stessi italiani della Madrepatria ridotta notevolmente appunto per poter portare soccorso alle popolazioni dei territori da noi occupati; l'opera quotidiana di umanità svolta al riguardo dal Ministero degli Esteri, di cui io stesso sono stato testimone e posso in conseguenza parlare per diretta esperienza.

Si è quindi parlato dell'attuale stato d'animo dell'opinione pubblica ellenica nei nostri confronti che, secondo Politis, è tuttora gravemente ostile e della conseguente opportunità di qualche gesto ed iniziativa da parte nostra che possa in qualche modo rappresentare illogico sviluppo delle dichiarazioni del Consiglio dei Ministri.

Politis mi ha, a questo proposito, messo al corrente di una richiesta da lui presentata or sono tre o quattro mesi al Comitato Consultivo per l'Italia, intesa ad ottenere che fosse abolita la dicitura insultante che sarebbe inscritta sulla nostra medaglia commemorativa della campagna greca e che, fra l'altro, è una delle più infelici frasi pronunziate da Mussolini («Romperemo le reni alla Grecia»).

Il Comitato avrebbe sin qui dato delle risposte interlocutorie ed evasive, l'ultima delle quali si limiterebbe ad assicurare che l'uso della predetta medaglia è stato dalle Autorità italiane sospeso. Le decorazioni dunque esistono tuttora, e, conseguentemente, la scritta insultante.

Credo che la questione potrebbe facilmente essere risolta, assicurando che le medaglie saranno da parte nostra appena possibile sostituite con altre senza dicitura, e confermando che, intanto, l'uso delle presenti è sospeso in attesa delle nuove. Ho comunque posto in chiaro che una medaglia commemorativa, e, naturalmente, le decorazioni al valore resteranno perché concesse a soldati che hanno fatto il loro dovere e obbedito a degli ordini ed è per conseguenza giusto e del resto perfettamente «apolitico» che restino.

Ho dato a Politis l'assicurazione che mi sarei molto volentieri adoperato perché la scritta ingiuriosa sparisse, come è certamente molto opportuno avvenga 1•

Il mio interlocutore mi ha quindi accennato al Dodecaneso, affermando che gli articoli e parole del Conte Sforza in proposito avrebbero potuto essere confermate ufficialmente e ciò sarebbe stato indubbiamente un gesto chiarificatore, e, come tale, estremamente opportuno.

l Vedi D. 274.

Mi sono limitato a sottolineare, che, in questo come in tutti gli altri settori europei, questioni del genere sono giustamente lasciate alla pace e agli accordi e trattative conseguenti.

In complesso la conversazione è stata cordiale. Ho da parte mia soprattutto riaffermato il nostro vivo e fermo proposito di giungere il più rapidamente possibile a una chiarificazione dei rapporti italo-greci e alla ripresa di quella fiduciosa collaborazione fra i due Paesi, così necessaria per una duratura pacificazione mediterranea, alla quale Italia e Grecia sono egualmente interessate. E su ciò l'Ambasciatore Politis ha manifestato ripetutamente e cordialmente il suo pieno consenso.

È comunque da tener presente, per ogni eventuale sviluppo del discorso ieri iniziato con Politis, che la Grecia è oggi in uno stato di quasi totale disordine e che il suo Governo non può indubbiamente essere considerato, sino a che duri la situazione attuale, come effettivamente rappresentativo della volontà nazionale ellenica. Ogni conversazione, e, tanto più, impegno che dovessimo iniziare o contrarre con esso dovrebbe essere di conseguenza inquadrato entro questi limiti e limitazioni.

Ci siamo ripromessi di continuare i contatti ieri iniziati. Ciò che sarà certamente utile per ottundere e smussare il sistematico contrasto ellenico oggi in atto in seno al Comitato Consultivo per l'Italia.

Da notare che il Politis era Ministro di Grecia a Roma al momento della dichiarazione di guerra e che conserva dunque molto vivi i ricordi non lieti di quei giorni.

236

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 630/1. Salerno, 29 maggio 1944 1•

Nel dare inizio sua missione a Mosca, prego la S.V. di voler far pervenire al Maresciallo Stalin il cordiale saluto del Governo democratico italiano e mio personale. L'impulso e l'impeto che Egli ha impresso a tutta la Nazione sovietica sono

per noi oggetto di viva e sincera ammirazione.

Non ho dubbio che, accomunati nella lotta contro i tedeschi e contro il fascismo, Italia e U.R.S.S. potranno porre le loro relazioni su un piano di reciproca intesa e di feconda collaborazione.

Una politica italiana democraticamente attiva e ricostruttiva presume il sollecito ricupero della nostra autonomia e sovranità. Pienamente consapevoli di quanto l'U.R.S.S. ha già fatto, siamo molto grati al Maresciallo Stalin dell'aiuto sin qui datoci in circostanze particolarmente difficili per il Paese e di quanto potrà fare in avvenire nello stesso senso 2•

1 Una nota di Messeri avverte: «Consegnato al Rappresentante del Governo dell'U.R.S.S., Kostylev, il 30 maggio 1944, alle ore 12,20».

2 Per la risposta vedi D. 245.

237

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 29 maggio 1944.

Ho visto l'Ambasciatore Krek, rappresentante jugoslavo presso il Comitato Consultivo per l'Italia. La conversazione è stata cordiale, ma generica. Krek ha svalutato l'attività bellica del maresciallo Tito, a suo dire artificiosamente ingigantita dalla propaganda alleata. Ha sostenuto la necessità di una sistemazione federalistica della Jugoslavia, sotto la direzione della Monarchia, di cui non si nasconde peraltro l'estrema debolezza. Ritiene comunque certo che i Balcani in generale e il suo Paese in particolare attraverseranno, se e quando cesserà l'occupazione tedesca, un pericoloso periodo di pressoché totale anarchia e disordine la cui durata non è prevedibile.

Mi è sembrato perfettamente inutile od almeno intempestivo cercare di approfondire la discussione con un uomo che non rappresenta oggi pressoché nulla e che di ciò è del resto pienamente consapevole.

Il rappresentante sovietico Kostylev, che avevo visto prima, mi aveva preavvertito che il Krek appartiene a buona e ricca famiglia slovena; che le sue proprietà erano divise a Fiume dai confini fra i due Paesi; che egli ha tempo fa pubblicato in inglese a Londra un volume di Documenti jugoslavi in cui si sostengono le tesi jugoslave più estremiste per quel che concerne il nostro confine orientale.

Naturalmente è stata nella conversazione genericamente ma energicamente riaffermata dalle due parti la necessità di una sollecita, leale e fiduciosa intesa fra Italia e Jugoslavia.

238

IL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE PRESSO IL COMANDO DELLE FORZE ALLEATE, CASTELLANO, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. 396. Algeri, 29 maggio 1944 1•

Ho avuto un lungo e cordiale colloquio col Ministro da Cunha, Delegato del Brasile presso il C.F.L.N.

Il Ministro spera di poter venire presto in Italia per rendersi personalmente conto della nostra situazione che egli conosce poco e soltanto attraverso giudizi di terze persone. Molto simpatizzante per il nostro paese, come Io sono, egli mi ha detto, tutti i brasiliani, il Ministro da Cunha si ripromette di rappresentare al proprio governo le nostre necessità quando avrà constatato «de visu».

La politica del Brasile, strettamente legata a quella degli U.S.A., ne segue gli orientamenti; questo però non impedisce, a dire del Ministro da Cunha, che il

1 Manca l'indicazione della data d'arrivo.

governo brasiliano-il quale non ci è avverso-possa, se convinto delle necessità e della opportunità, fare opera in nostro favore. Tanto più che l'opinione pubblica del paese ci è favorevole anche per l'ottimo comportamento dei nostri connazionali che sono molto stimati laggiù.

Il Ministro, personalmente, crede che non sia impossibile giungere alla alleanza ed è convinto che per arrivarci più facilmente sarebbe necessario un nostro maggior apporto militare alla guerra. Gli ho spiegato che questo maggior apporto costituisce la più grande nostra aspirazione.

Egli pensa, e in questo credo che ripeta il pensiero di altri, che molte cose cambieranno dopo l'entrata a Roma, anche dal punto di vista militare oltre che da quello politico.

Truppe brasiliane di terra e dell'aria, equipaggiate ed armate dagli U.S.A. sono pronte per essere trasportate in Europa. Può darsi che esse siano destinate al fronte italiano. Il Ministro mi ha chiesto se sarebbero bene accolte in Italia; cosa su cui l'ho ampiamente rassicurato.

Molto interesse il Signor da Cunha ha portato alla questione dei rifornimenti per le popolazioni liberate, specie dopo che io gli ho fatto un quadro della nostra poco buona situazione, la quale andrà peggiorando specie dopo la conquista di Roma. Su questo argomento egli era molto poco informato.

Il discorso del Primo Ministro Churchill lo ha impressionato favorevolmente ed ha trovato di molto interesse il fatto che le parole riguardanti le misere condizioni dell'Italia abbiano suscitato alla Camera dei Comuni un'eco di applausi da parte dei membri dell'Assemblea. Ne deduce, come fa ognuno di noi, che l'atmosfera migliora sensibilmente.

In conclusione, il Ministro da Cunha oltre a nutrire fiducia nel nostro prossimo avvenire, mi ha espresso il sincero suo voto che ben presto l'Italia possa rientrare in piena eguaglianza nella grande comunità delle Nazioni Unite e mi ha anticipato il suo vivo desiderio di fare qualcosa di utile per noi se ne avrà la possibilità.

Venendo in Italia, si ripromette di intervistare le nostre maggiori personalità politiche, ma, per prima cosa, verrà a codesto Ministero 1 .

239

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. URGENTE 624/293. Salerno, 30 maggio 1944 2•

Per Berna: «N. 130 del 30 maggio. Suo 1403 . Approvo sua azione. Prego S.V. rispondere al messaggio di cui al suo telegramma 1524 che R. Governo conta molto

t Vedi D. 267. 2 Inviato tramite l'A.C.C. 3 Vedi D. 215. 4 Vedi D. 226.

sulla piena collaborazione del Comitato e che ha in corso esame possibilità pratiche per sollecito inoltro a destinazione aiuti necessari alla lotta comune. Sarebbe opportuno che Comitato precisasse entità e natura aiuti di cui abbisogna e come e luogo ove possono essere lanciati».

240

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DELLA SEZIONE POLITICA DELL'A.C.C., REBER

L. 3511. Salerno, 30 maggio 1944.

I refer to the telegram of the Royal Legation at Bern, n. 152 1•

We shall be most pleased, and as a matter of fact we consider it necessary, to help the Committee of Liberation of Northern ltaly. But, as I believe Marshal Badoglio has already explained to Generai MacFarlane, we lack the practical means. Could we not together discuss which might be the best means to arrive at some concrete and useful initiative in the matter?

241

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 862/168. Berna, 31 maggio 1944 2 .

The following message for the Royal Government is being forwarded at the insistence of the Committee of National Liberation:

«In order to coordinate all resistance activities and to improve the situation in Northern Italy prior to the arrivai of Allied troops, the delegation of the Commitee of National Liberation, Milan, desires to point out again to the National Government the urgent necessity of a solemn declaration appointing the Committee of National Liberation in Northern Italy as the centrai authority for the entire resistance activity, both politica! and military. The Committee's powers should be defined clearly by the Government, which should instruct the people of Northern Italy to follow orders of the Committee» 3•

l Vedi D. 226. 2 Ricevuto il 13 giugno tramite I'A.C.C. 3 Per la risposta vedi D. 339.

242

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. URGENTE 654/311. Salerno, 3 giugno 1944 1•

Per Berna: «N. 135 del 3 giugno. Suo 1562 . Prego comunicare mio nome al Comitato di Liberazione dell'Italia Settentrionale che il Governo nazionale è estremamente sensibile alle espressioni di solidarietà manifestategli. Tutti gli italiani del territorio liberato seguono con profonda commozione l'eroica lotta dei fratelli ancora oppressi e desiderano far giungere loro a mio mezzo una parola di conforto e di incitamento. Che essi soprattutto sappiano che abbiamo posto qui le fondamenta di quella nuova Italia che ritroverà indubbiamente il suo posto nel mondo. Nulla sarà trascurato da parte nostra per portar loro assistenza ed appoggio: ogni suggerimento al riguardo sarebbe opportuno e gradito» ..

243

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO, AL CONSOLE GENERALE DEI PAESI BASSI A NAPOLI, MIDDELBURG

L. 147. Salerno, 3 giugno 1944.

Mi onoro accusare ricevuta della comunicazione in data 26 maggio u.s. 3 con la quale V.S. rende noto che il Reale Governo dei Paesi Bassi, in attesa che vengano riallacciate le relazioni diplomatiche fra l'Olanda e l'Italia, ha nominato la S.V. Console Generale per l'Italia liberata con sede a Napoli.

Prendo anche nota che, oltre ad avere normali attribuzioni c~nsolari, V.S. è stata incaricata di prendere in custodia, non appena possibile, la Legazione dei Paesi Bassi a Roma nonché provvedere alla graduale riapertura degli uffici consolari onorari in Italia.

Mentre ringrazio la S.V. per la Sua comunicazione mi è gradito assicurarLa che sono state impartite le istruzioni del caso alle competenti Autorità italiane affinché

V.S. sia facilitata nell'esercizio delle Sue funzioni nell'ambito del territorio compreso nella circoscrizione del Consolato Generale e Le venga data ogni assistenza.

Con l'occasione sarò grato se V.S. vorrà portare a conoscenza del Reale Governo dei Paesi Bassi che il R. Governo ha apprezzato, al suo giusto valore,

l Inviato tramite l'A.C.C. 2 Vedi D. 227. 3 Non pubblicata, ma vedi D. 170.

la nomina della S.V. e che si augura che ben presto saranno riprese quelle normali relazioni che non avrebbero dovuto mai essere troncate come mai sono venuti meno quei sentimenti di amicizia e di reciproca simpatia fra i popoli olandese e italiano.

244

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Salerno, 4 giugno 1944.

Da accenni che mi sono stati fatti in questi giorni, è pressoché certo che il Generale Juin si prepara a compiere una preordinata cerimonia a Villa Incisa, ove fu firmato nel 1940 l'armistizio con la Francia. È cioè probabile che, a nome del Governo provvisorio francese, sia proclamata colà la decadenza e cancellazione dell'armistizio stesso, che risulterebbero così ottenute attraverso la vittoria delle armi francesi, nella località stessa. in cui il Governo del Maresciallo Pétain si piegò ad accettarlo ed il Governo di Mussolini riuscì ad esigerlo.

È altrettanto noto che il Governo di Algeri ha sempre cercato di inserirsi nell'armìstizio imposto a noi dagli anglo-americani nel settembre 1943, ed ha infatti ottenuto di partecipare al Comitato Consultivo per l'Italia.

Il Governo di Algeri ha sempre teso, cioè, a slegare da una parte la Francia dall'armistizio del 1940 ed a legare viceversa l'Italia a quello del 1943. Da ciò la naturale e ragionevole riluttanza a dichiarare da parte nostra la decadenza dello strumento di Villa Incisa.

Un probabile gesto francese nel senso descritto, ci porrebbe tuttavia nella necessità di senz'altro accettarlo, umiliandoci alla condizione di essere stati ancora una volta, e nei giorni della presa di Roma, senza nostra diretta partecipazione, almeno apparentemente sconfitti e battuti.

Crederei conseguentemente opportuno che V.E. faccia esaminare d'urgenza nel prossimo Consiglio dei Ministri l'opportunità di una dichiarazione unilaterale italiana di decadenza dell'armistizio del '40, ciò che riporterebbe la cerimonia di Villa Incisa al rango di semplice evento celebrativo e commemorativo, e non di atto imposto e quasi strappato con le armi.

Una iniziativa italiana in questo senso sarebbe del resto logica conseguenza della dichiarazione di politica estera già resa pubblica1 ed è sperabile possa d'altra parte apportare un qualche utile contributo alla chiarificazione dei rapporti italo-francesi, tuttora appesantiti dall'iniquo trattamento fatto ai nostri prigionieri, dalle gravissime vessazioni inflitte alla nostra collettività in Tunisia, dai continui incidenti in Corsica, dal contegno delle truppe marocchine sul fronte italiano, etc.

I Vedi D. 231, allegato II.

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

Naturalmente è ovvio che tale gesto sarebbe oggi da parte nostra gratuito e senza contropartita. Piuttosto che sotto forma di un telegramma a de Gaulle, l'iniziativa potrebbe concretarsi in un breve comunicato in cui si dichiari che il Consiglio dei Ministri, procedendo nell'esame della politica estera, ha, su proposta del Presidente del Consiglio, deciso di proclamare, come logica conseguenza delle sue precedenti dichiarazioni, la decadenza dell'armistizio del 1940, come gesto di solidarietà verso la Francia nell'imminenza della invasione del Continente 1•

245

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. 1025/7. Mosca, 5 giugno 1944 (per. il 10).

Sono stato ricevuto oggi da Molotov, con il quale ho parlato in relazione al vostro telegramma n. 12 . Egli mi ha risposto che l'avvenire è interamente nelle mani del Governo italiano, il quale deve dimostrare di essere in grado di agire nei riguardi della mobilitazione delle forze vive del paese contro i tedeschi ed il loro alleato Mussolini.

A risposta alla mia spiegazione, Molotov mi ha detto che egli si rende conto di tutte le difficoltà della situazione del Governo italiano, specialmente di quelle che hanno origine dal regime d'occupazione, ma mi ha ripetuto che è necessario che il Governo italiano dimostri coi fatti la sua volontà d'agire.

È mia impressione che il Governo sovietico trova che da parte nostra potrebbe essere fatto di più in materia di collaborazione bellica con gli Alleati. Il Governo sovietico, invero, desidera di vedere la concentrazione di tutte le possibili forze al fine di dare un colpo decisivo alla Germania e di affrettare la fine della guerra.

Esso si è reso promotore nelle relazioni con noi dell'iniziativa coraggiosa e gradita di porre fine ad una situazione che paralizzava le nostre possibilità, ma adesso aspetta che il Governo italiano risponda a tale iniziativa con dei fatti e non

1 Annotazione a margine di Prunas: «Il Consiglio dei Ministri approva. 5 giugno». Il documento approvato diceva: «Il Consiglio dei Ministri, richiamandosi alle sue precedenti dichiarazioni sulla politica estera, all'unanimità ha deciso di dichiarare nullo l'armistizio di Villa Incisa fra i plenipotenziari di Pétain e i plenipotenziari di Mussolini. Il Consiglio dei Ministri, con queste dichiarazioni di nullità dell'armistizio con la Francia, ha inteso sottolineare attraverso un gesto particolarmente significativo, nel giorno stesso della liberazione di Roma, e nell'imminenza dell'attacco alla fortezza europea, la solidarietà della Nazione italiana con la Nazione francese, sicuro di interpretare i sentimenti di tutti gli italiani che rendono omaggio al valore dei figli di Francia combattenti sul fronte italiano».

2 Vedi D. 2~6. Con telegramma precedente (1010/1), Quaroni aveva riferito: «Per consiglio Commissariato del Popolo degli Affari Esteri ho inviato oggi per lettera saluto Governo italiano Maresciallo Stalin senza insistere per vederlo personalmente in questa occasione. In linea di massima per quanto concerne mia missione ho ritenuto opportuno lasciare a questo Governo decidere lui stesso se e quando formalmente essa debba avere inizio. Date le circostanze ritengo preferibile dar prova di modestia e non insistere su questione puramente formale».

con delle parole. Se il Governo italiano dimostrerà la sua seria intenzione di lavorare a tale fine, esso potrà contare sull'appoggio amichevole del Governo sovietico di fronte agli altri Alleati per dirimere le varie circostanze concrete, che possano interferire con le azioni del Governo italiano, ma per il momento il Governo sovietico non è disposto a prendere in considerazione le questioni principali.

Molotov ha sottolineato parecchie volte che nelle relazioni con l'Italia il Governo sovietico deve e desidera procedere in pieno accordo con i suoi allea ti 1 .

246

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

PROMEMORIA. Salerno, 4-5 giugno 1944.

4 giugno. Il Duca d'Acquarone mi prega di compilare la lettera che il Maresciallo Badoglio dovrà consegnare al Generale MacFarlane e dove sono esposti i desideri di Sua Maestà. Il Re mi riceve alle ore 16 a Ravello e approva il testo della lettera che Gli presento e di cui alla copia acclusa. Mi reco dal Maresciallo, a Cava, nello stesso pomeriggio. Mi dice che non può firmare la lettera subito, perché ha convocato per domani mattina d'urgenza il Consiglio dei Ministri, appunto per discutere la questione. Gli osservo che Sua Maestà chiede semplicemente di conoscere ufficialmente per iscritto quali sono le disposizioni degli Alleati circa il Suo desiderio di firmare il Decreto di Luogotenenza a Roma, desiderio che Croce e De Nicola trovano perfettamente giustificato. La lettera potrebbe quindi essere senz'altro spedita. Il Maresciallo preferisce attendere il Consiglio dei Ministri.

5 giugno. In Consiglio dei Ministri il punto di vista di sua Maestà è sostenuto da Croce, Rodinò, Cerabona, che avevo informato in precedenza. Si decide peraltro che invece che per iscritto il contenuto della lettera sia esposto dal Maresciallo al Generale MacFarlane verbalmente. Il Maresciallo mi racconta più tardi che Sforza, Tarchiani e Omodeo, cioè il Partito d'Azione, sollevano immediatamente la questione dell'indegnità del Principe ad esercitare le funzioni di Luogotenente, sostenuti dai socialisti. Presentano in proposito un violento ordine del giorno. L'osservazione di Sforza che il Re ha abbandonato Roma, provoca un energico intervento del Ministro della Marina, Ammiraglio de Courten, il quale, parlando per fatto personale in quanto egli stesso ha lasciato la Capitale insieme al Sovrano, ribatte affermando che è soltanto per quell'abbandono che si è potuto costituire un Governo nel Sud, collaborare immediatamente con gli Alleati, ricostruire insomma l'ossatura di uno Stato. Se gli attuali Ministri siedono tranquillamente attorno ad un tavolo, lo devono dunque in sostanza a quella fuga.

I Per la risposta vedi D. 284.

Togliatti, giunto qualche momento prima della sospensione della seduta mattinaie, interviene con energia nella discussione e ne muta completamente l'atmosfera osservando che il Consiglio dei Ministri, ancora una volta occupandosi della questione istituzionale, 'dà ancora una volta prova della sua impotenza a realizzare alcunché di costruttivo e perde il suo tempo in chiacchiere assolutamente inutili e sotto ogni punto di vista pregiudizievoli.

L'intervento di Togliatti scoraggia i rappresentanti del Partito d'Azione che erano stati del resto già efficacemente controbattuti da Croce, Rodinò, Arangio Ruiz, in quanto tutti hanno sostenuto l'impossibilità di venir meno ai patti accettati al momento della costituzione del nuovo Governo circa la Luogotenenza.

Il Maresciallo aggiunge di essersi recato da Sua Maestà nel pomeriggio, insieme al Generale MacFarlane.

Durante il tragitto in automobile egli racconta l'iniziativa del Partito d'Azione, che MacFarlane qualifica come assolutamente assurda. Osserva esser grottesco che il giorno della liberazione di Roma, e quando i Governi alleati hanno in corso di esame la concreta possibilità di alleggerire e migliorare le condizioni fatte all'Italia, si trovino uomini e partiti così privi di senso politico da sollevare questioni del genere. Aggiunge essere suo avviso che Sforza è sempre un uomo pericoloso, ma lo diventerebbe in modo molto grave se gli fosse a un certo momento affidata la Presidenza del Consiglio. L'Italia non può, conchiude, permettersi il lusso di mantenere in posti di particolare responsabilità un uomo che, fra l'altro, gode della più certa sfiducia del Primo Ministro Churchill.

Il Maresciallo gli espone il suo proposito di provocare nel pomeriggio ed accettare senz'altro le dimissioni dei Rappresentanti del Partito d'Azione, proposito che MacFarlane appoggia calorosamente.

La riunione da Sua Maestà ha luogo senza incidenti. Il Re chiede di avere per iscritto la risposta degli Alleati. La lettera, in cui si spiegano le ragioni perché il Sovrano non può essere autorizzato a recarsi a Roma per la firma, è compilata dal Maresciallo 1•

Quando il Re firma il Decreto il Maresciallo crolla in singhiozzi. Egli mi spiega che ha conosciuto, da giovane tenente, il Sovrano nel 1895; è dunque un'associazione ·che dura da quasi mezzo secolo. La sua commozione è ancora palese. Il Re si limita a dirgli: «Maresciallo non si commuova». Anche il Generale MacFarlane è palesemente impressionato.

Nella riunione pomeridiana del Consiglio dei Ministri, il Partito d'Azione fa macchina indietro. Non insiste più sulla minaccia di dimissioni e si limita a presentare un ordine del giorno con la richiesta che il Maresciallo lo consegni a MacFarlane . .(.}ordine del giorno è rivisto, annacquato e reso inoffensivo da Togliatti. E in questo modo sarà consegnato al Presidente della Commissione di Controllo, che lo porrà agli atti.

Accompagno il Maresciallo all'uscita del Palazzo del Governo. Una folla di qualche centinaio di persone si è raccolta intorno alla porta e applaude.

1 Su un foglio allegato è scritto: «La lettera è costituita agli atti di Casa Reale. È stata richiesta copia al Ministro della Rea! Casa. Sostanzialmente la lettera contiene l'assicurazione del Maresciallo Badoglio di avere manifestato agli Alleati il vivo desiderio del Re di essere messo in condizione di datare da Roma il Decreto di trapasso dei poteri al Luogotenente del Regno e la dichiarazione che da parte alleata non si vede la possibilità di assecondare il desiderio del Re».

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BADOGLIO,

AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

L. S.N. 1 . Salerno, 4 giugno 1944.

Con riferimento alla Sua lettera del primo giugno 2 , ed alla conversazione che ho già avuto con Lei in proposito ier l'altro, mi onoro comunicarLe che Sua Maestà il Re mi prega di portare a Sua conoscenza quanto segue:

Sua Maestà il Re è d'avviso che, a salvaguardia della Monarchia, Egli deve insistere sulla sua precedente richiesta. Egli tiene peraltro a spiegare che tale richiesta va intesa nel senso non di rientrare a Roma o comunque restarvi, bensì semplicemente di esser messo in grado di datare da Roma il Decreto di trapasso dei poteri al Luogotenente del Regno.

Qualora avvenisse altrimenti, il limite di tempo posto nella Dichiarazione al Popolo italiano del 21 aprile, non avrebbe infatti alcuna logica giustificazione e potrebbe prestarsi alla maligna interpretazione che esso sia stato fissato soltanto nella segreta speranza che la scadenza stabilita, cioè la liberazione di Roma, non avesse luogo che il più tardi possibile.

Sua Maestà il Re richiede in conseguenza di poter giungere a Roma in aereo, scendere all'aeroporto di via Salaria, recarsi a Villa Savoia, senza entrare in città, per la firma del Decreto, fare ritorno immediatamente a Ravello.

Qualora si volesse stabilire un itinerario diverso, Sua Maestà è senz'altro disposto ad accettarlo, come è disposto a consentire a che la firma abbia luogo nell'aeroporto stesso di arrivo, purché, ripeto, ciò avvenga sul suolo della capitale.

Nel caso che, come spero, il Comando Supremo Alleato voglia accogliere il desiderio del Sovrano, Egli è disposto a partire senz'altro, con quel qualunque mezzo Gli verrà indicato, e nella forma più riservata, non appena Gli verrà ufficialmente comunicata la liberazione di Roma.

Ove, invece, il Suo desiderio non fosse accolto, Sua Maestà chiede che di tale diniego sia data a me comunicazione ufficiale scritta, in modo ch'io possa ugualmente per iscritto darGliene conoscenza. Ciò varrà a consacrare ufficialmente che la Sua mancata presenza a Roma non è stata volontaria. In questo caso il Decreto di trapasso dei poteri verrà firmato, egualmente nei termini fissati, ma a Ravello, e di tutto ciò sarà dato un riassuntivo comunicato ufficiale.

In attesa di una Sua urgente risposta scritta, La prego, Signor Generale, di credere ai sensi del mio vivo ossequio.

247

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL RAPPRESENTANTE DELLA GRAN BRETAGNA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, CHARLES

L. 3898. Salerno, 5 giugno 1944.

Ho l'onore di comunicare a V.E. che Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III ha, con Decreto in data odierna, nominato Suo Luogotenente Generale S.A.R. Umberto di Savoia, Principe di Piemonte.

1 Una annotazione precisa: «La presenta lettera non è stata consegnata a MacFarlane ma solo letta>•. 2 Non rinvenuta, ma si veda Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, cit., pp. 1120-1121

Prego V.E. di voler notificare ufficialmente l'avvenimento al Governo di Sua Maestà Britannica.

Voglia gradire, Signor Ambasciatore, l'assicurazione della mia altissima considerazione 1•

248

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO. Napoli, 7 giugno 1944.

L'Ambasciatore Charles mi dice che l'eventuale insuccesso del Maresciallo a ricostituire a Roma un nuovo Governo si ripercuoterebbe gravemente sulla posizione internazionale dell'Italia ed egli lo depreca in conseguenza vivamente.

Il Maresciallo Badoglio gode fra l'altro della personale simpatia e fiducia del Primo Ministro Churchill, ciò che costituisce oggi un indubbio vantaggio per l'Italia.

La scomparsa del Maresciallo dalla scena politica porterebbe indubbiamente, a suo giudizio, alla sospensione dell'assistenza ed appoggio che gli Alleati danno oggi all'Italia e a rimandare a tempo indefinito quella revisione della situazione internazionale italiana che oggi sta per concretamente attuarsi.

Chiedo all'Ambasciatore se il Generale MacFarlane, che accompagna il Maresciallo a Roma, ha istruzioni di esprimersi egualmente. Mi risponde che i consigli da lui dati a MacFarlane sono esplicitamente in questo senso. Mi prega comunque di informare il Maresciallo di quanto egli mi dice, ciò che non posso fare perché rientro a Salerno soltanto a notte alta.

Mi propone di partire per Roma subito, ma non è in grado di darmi l'autorizzazione necessaria. Non è in conseguenza possibile seguire il suo consiglio.

I In cima alla lettera Prunas ha annotato: <<Mi è stata restituita a mano. Ma la comunicazione ufficiale è stata comunque fatta al Foreign Office». Sul documento ci sono poi le seguenti annotazioni: «Your Excellency, We have already informed the Foreign Office by your telègram ... 241. This note raises rather a delicate point of protocol: ought we to aknowledge i t? Or ought we to ask signor Prunas to take it back? We have no official relations with the Italian Government so long as the Armistice régime lasts and our acceptance of this note would imply our willingness to go behind the medium of the A.C. C. Halford. 8.VI.44». <<l will speak with gen. MacFarlane tomorrow. Noel Charles. 8.VI.44». Su altra copia del documento è annotato: <<Identica lettera è stata inviata a Mr. Kirk, Ambasciatore degli Stati Uniti d'America e da lui trattenuta». Un testo analogo fu inviato da Badoglio come T. per corriere (n. 670/1 del 5 giugno 1944) all'Ambasciata presso la Santa Sede, tramite I'A.C.C., che lo fece pervenire a destinazione. Con successivo T. per corriere (n. 671/2 del 5 giugno 1944) Badoglio dette le seguenti istruzioni a Babuscio Rizzo: «Prego V.E. voler ufficialmente notificare odierna assunzione poteri Luogotenente Generale di S.M. da parte di S.A.R. Umberto di Savoia Principe di Piemonte ai seguenti paesi per il tramite di coteste rispettive rappresentanze diplomatiche presso Santa Sede: Belgio, Cecoslovacchia, Cina, Grecia, Jugoslavia, Liechtenstein, Lussembugo, Monaco Principato, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia. Prego assicurare>>. Anche questo T., trasmesso tramite I'A.C.C., pervenne al destinatario. Per la risposta vedi D. 258.

249

IL CONSOLE ROBERTI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

PROMEMORIA. Roma, 8 giugno 1944.

Stamane i signori Reber e Caccia sono venuti ad avvertirmi che il Maresciallo Badoglio sarebbe arrivato a Roma verso le 11 e che ero invitato ad incontrarlo al Grand Hotel, dove doveva aver luogo una riunione degli uomini politici dei diversi partiti.

Presentandomi al Maresciallo Badoglio gli ho presentato. l'omaggio dei funzionari di Roma del Ministero degli Esteri, assicurandolo che eravamo tutti al nostro posto di lavoro per servire il Governo ed il Paese.

Gli ho chiesto se aveva istruzioni da darmi circa il Ministero. Mi ha risposto che pel momento desiderava soltanto che continuasse a funzionare come funziona oggi. Più tardi, dopo che si sarà consultato con Prunas, avrebbe deciso circa le eventuali misure da prendere.

Ho detto al Maresciallo che il Ministro Guariglia mi aveva incaricato di dirgli che era presente a Roma e che naturalmente si teneva a sua disposizione.

Il Maresciallo mi ha detto di ringraziarlo e di salutarlo.

È incominciata poi la seduta, presieduta in un primo tempo dal Generale MacFarlane.

Premesse alcune parole di compiacimento per la avvenuta liberazione di Roma, che permetteva l'odierna riunione, ha espresso la speranza che i rappresentanti dei diversi partiti avrebbero raggiunto presto un accordo per la formazione del nuovo Governo, il quale avrebbe dovuto essere un Governo di unione, avente come scopo principale quello della liberazione totale dell'Italia. Per conto suo desiderava soltanto mettere in chiaro due punti:

l) che qualsiasi Governo venisse formato, esso doveva adempiere lealmente tutti gli obblighi derivanti dalle clausole dell'Armistizio concesso dai Governi alleati;

2) che ogni questione di carattere costituzionale doveva essere rinviata alla Costituente.

Il Maresciallo sarebbe rimasto a Roma fino a domani venerdì alle ore 17, quando avrebbe fatto ritorno a Salerno. Il Generale MacFarlane avrebbe messo a disposizione i necessari mezzi di trasporto per le personalità che avrebbero avuto bisogno di recarsi in seguito a Salerno.

A questo punto il Generale MacFarlane, dopo due parole di ringraziamento del Maresciallo Badoglio, ha lasciato la riunione col proprio seguito.

Ho preso congedo anch'io dal Maresciallo Badoglio prima che si iniziasse la discussione fra gli uomini politici.

250

LA SEGRETERIA GENERALE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO SEGRETO l. Salerno, IO giugno 1944.

Ritengo non intempestivo attirare fin d'ora l'attenzione del Governo presieduto da V.E. sulle incognite che possono affacciarsi per l'Italia sul confine orientale ed in particolare sul pericolo che potrebbe rappresentare per il nostro paese l'ulteriore affermarsi sul terreno politico e statale del movimento partigiano del Maresciallo Tito e l'eventuale ricostituirsi di una Jugoslavia non più sotto la dinastia dei Karageorgevic, e cioè su basi panserbe, ma bensì sotto l'egida della Russia sovietica e cioè su basi comuniste e panslave.

Accanto alla Croazia di Pavelic ed alla Serbia di Nedic, con il declinare del movimento cetnico di Mihajlovic, rimasto isolato, se non deliberatamente appartato, nelle montagne del Montenegro, il movimento dei partigiani comunisti della Croazia e della Slovenia è venuto nel corso del 1943 affermandosi nelle Alpi Giulie e Dinariche così da poter aspirare a costituire il nucleo intorno al quale dovrebbe ricomporsi l'organizzazione statale sudslava.

Invertendo, per così dire, il processo formativo dell'unità jugoslava (che nel 1918 segnò il prevalere nel Regno Trino dell'organizzazione politica ed amministrativa di Belgrado sulle aspirazioni federalistiche di Zagabria e di Lubiana) il movimento partigiano pensa di potere, con una formula panjugoslava, anticentralista ed antimonarchica, superare il separatismo croato che ha per un ventennio insidiato l'unità jugoslava, conducendola infine alla rapida d isso] uzione del 1941, ed al tempo stesso colmare l'abisso che la ferocia ustascia ha scavato fra croati cattolici e serbi greco-ortodossi.

Questo programma è venuto prendendo corpo alla fine del 1943 quando con l'organizzazione di un Governo provvisorio del «territorio liberato» (grosso modo dal Litorale a Zagabria) il movimento partigiano del Maresciallo Tito è venuto acquistando i connotati di una embrionale organizzazione statale, sia pure fluida e semiclandestina, che si è contrapposta al Governo in esilio del Cairo come il solo legittimo rappresentante del movimento di liberazione jugoslavo.

Il contrasto fra il movimento del Maresciallo Tito ed il Governo jugoslavo del Cairo, riveJ.atosi in tutta la sua gravità nel dicembre scorso, appare tuttora insanabile. Esso rappresenta infatti un fenomeno ben più grave di quella «sfasatura» che si è verificata per quasi tutti i paesi occupati dalla Germania tra «paese reale» e «paese legale» cioè tra «movimenti della resistenza» e «governi in esilio» in quanto rispecchia non tanto un contrasto fra repubblicani e monarchici o fra comunisti e conservatori, quanto una vera e propria frattura fra due stirpi.

1 Questo appunto, redatto dal console Aldo Mazio, fu poi preso in c'ame dal nuovo sottosegretario agli Esteri Visconti Venosta.

Il movimento partigiano è infatti essenzialmente croato mentre il governo jugoslavo del Cairo è essenzialmente serbo. Ora la Serbia imputa alla Croazia di aver nel 1941 puntato sulla Germania per sfasciare l'unità jugoslava e di pretendere ora di ricomporla puntando sull'U.R.S.S., e relegando la classe dirigente serba in una posizione di secondo piano. É difficile essere severi con i serbi ed accusare Mihajlovic d'inazione nei confronti dei tedeschi e di collusione con Nedic quando si pensi che la Drina è stata arrossata dal sangue di circa un milione di serbi greco-ortodossi vittime degli ustascia, molti dei quali sono oggi andati ad ingrossare le file partigiane con quella disinvoltura che nel luglio scorso faceva esclamare ad un diplomatico di Pavelic, in una conversazione a Vienna con un nostro funzionario (Persico): «Nous sommes ustashas pendant le jour et partisans pendant la nuit».

Di fronte a tal profondo conflitto ed a così cangiante scena politica era difficile per gli anglo-americani prendere partito a favore dell'uno o dell'altro dei due movimenti in contrasto ed essi si sono sostanzialmente astenuti dal farlo. Sotto le pressioni sovietiche, manifestatesi probabilmente alla conferenza di Mosca, gli anglo-americani si sono limitati a spostare i riflettori della loro propaganda ed il flusso dei loro rifornimenti bellici da Mihajlovic a Tito dando peraltro a quest'ultimo solo un riconoscimento puramente militare ed astenendosi, a differenza dell'U.R.S.S., dal disconoscere al Governo jugoslavo del Cairo la sua legittimità.

Non è possibile pensare che agli anglo-americani, e soprattutto agli inglesi, sarebbe indifferente il prevalere nella Jugoslavia di domani dell'una o dell'altra delle due parti in contrasto.

Se, infatti, nell'economia contingente del conflitto l'Inghilterra non può permettersi di trascurare l'apporto bellico della lotta partigiana, nel quadro generale dell'assetto post-bellico dell'Europa sud orientale non potrebbe vedere con favore l'affermarsi di una Jugoslavia comunista mancipia dell'U.R.S.S. o pedina di quel Comitato Panslavo di Mosca che il realismo di Stalin ha sostituito al Comintern.

L'Inghilterra può aver rinunciato a difendere la causa della Polonia e l'esistenza dei paesi baltici o a perseguire una politica di «cordoni sanitari» nell'Europa orientale e di raggruppamenti regionali nel bacino danubiano ma non può essersi adattata a vedere l'Europa spartita secondo una linea Riga-Trieste che darebbe all'U.R.S.S. il dominio dell'Adriatico dello Ionio e dell'Egeo. L'attuale conflitto ha riacutizzato nella Gran Bretagna una ipersensibilità mediterranea e questa ipersensibilità si è rilevata nell'annuncio dato a Londra il 12 maggio delle disposizioni prese in relazione all'amministrazione dei territori occupandi con le quali è stato stabilito che «la Jugoslavia, la Grecia e l'Albania rientrano nella sfera del Comando del Mediterraneo mentre gli altri paesi balcanici si trovano nella sfera russa».

Ora è superfluo aggiungere che nel settore adriatico i nostri interessi coincidono con quelli inglesi. La presenza della Russia in questo settore, sia pure per interposta potenza, significherebbe per noi essere perpetuamente inchiodati in una morsa di cui una branca sarebbe russa e l'altra inglese, in quanto difficilmente l'Inghilterra potrebbe rinunciare a prendere delle misure di sicurezza sulla costa occidentale dell'Adriatico ove la costa orientale cadesse in mano dell'U.R.S.S.

Ma indipendentemente da questa tragica minaccia vi è per noi un'altra ragione che milita a sfavore di una Jugoslavia panslava e comunista ed è la prevalenza che avrebbero in quest'ultima croati e sloveni.

È troppo nota la pertinacia con la quale croati e sloveni si opposero al patto di Londra dal 1915 al I 920 per non prevedere la tenacia con la quale si accanirebbero contro la nostra frontiera orientale se il croato Tito riuscisse ad avere il sopravvento in Jugoslavia. Sarebbe, infatti, fatuo nascondersi che la nostra posizione è oggi diplomaticamente e moralmente più debole di quella d'allora e sarebbe pericoloso dimenticare che il movimento partigiano è nato, per così dire, entro i nostri confini: amaro frutto dell'annessione della provincia di Lubiana e della Dalmazia e soprattutto di venti anni di una politica di snazionalizzazione che ha esacerbato le masse slave della Venezia Giulia e di oltre frontiera.

Una Jugoslavia panserba avrebbe anch'essa dei conti da presentarci ma essa non avrebbe Io stesso mordente e Io stesso accanimento di una Jugoslavia partigiana e soprattutto Io stesso interesse ad avere entro i suoi confini tutti i croati e tutti gli sloveni.

Comunque non va trascurata la reazione degli ambienti jugoslavi di Londra e del Cairo al momento della notizia della nostra cobelligeranza, reazione che il Times in alcune note d'ispirazione evidentemente ufficiale cercò di placare insistendo sul tema del delitto e del castigo per scontare la portata politica della nostra dichiarazione di guerra alla Germania.

Una eventuale contrapposizione fra una «<talia vinta» ed una «Jugoslavia vincitrice» sarebbe, invero, troppo ingiusta per non indurci a persistere nella nostra azione diretta a dare un contenuto più ampio allo stato di cobelligeranza e questo non solo per superare, oggi, le limitazioni imposte dall'armistizio alla nostra vita interna ed internazionale ma anche, e soprattutto, per migliorare, domani, la nostra posizione diplomatica di fronte alla Francia e soprattutto alla Jugoslavia.

Le possibilità di successo di tale nostra azione sono, purtroppo, inversamente proporzionali al successo delle operazioni militari anglo-americane e pertanto, in relazione al prospettarsi di rapidi sviluppi bellici, è necessario impostare senza indugio un'azione di tutela dei nostri confini orientali e delle popolazioni italiane della Venezia Giulia.

La R. Legazione in Berna telegrafava, in data del 12 aprile 1 , che l'organizzazione italiana della resistenza si era nel Veneto accordata con quella di Tito «sulla base di una linea confinaria al Tagliamento». Si tratta evidentemente di una linea operativa ma ciò non toglie che tale divisione di teatri di operazioni abbia fatto sorgere in Italia delle giustificate ansietà ed il R. Incaricato d'Affari presso la Santa Sede telegrafava, in data del 13 aprile2 , che «personalità della Venezia Giulia Io avevano pregato di far presente a V.E. le loro preoccupazioni circa la situazione che poteva venirsi a creare quando le truppe germaniche si fossero ritirate dall'Italia poiché era da attendersi una azione dei partigiani slavi contro la popolazione italiana».

Degli eccessi da parte slava sono più che prevedibili, come non è da dubitare che i partigiani di Tito vogliano farci trovare di fronte al fatto compiuto della loro occupazione di regioni di cui hanno già fatto proclamare !'«annessione» dai Comitati di Liberazione di Croazia e di Slovenia così da permettere già ai vari Smodlaka e Velebit ed allo stesso Tito di parlare condiscendentemente dei diritti che verrebbero concessi alle minoranze italiane in Jugoslavia.

l Vedi D. 194. 2 T. 457/103, non pubblicato.

La portata delle rivendicazioni croate e slovene è rivelata da una trasmissione della «Radio Jugoslavia Libera» che annunciava che marinai jugoslavi riuniti a Londra il 19 marzo scorso per fare adesione al governo Tito avevano votato un ordine del giorno nel quale si affermava fra l'altro:

«Dal profondo del cuore noi plaudiamo gli eroici combattenti nostri familiari e nostri concittadini e ci rivolgiamo a loro perché preservino per il popolo croato e per la Jugoslavia le sponde dell'Adriatico. Inviamo il nostro speciale saluto ai fratelli in !stria, Rjeka (Fiume) Trst (Trieste), e Gorica (Gorizia) che con le armi in pugno hanno espresso la loro volontà di entrare nella federazione jugoslava. Abbiamo accolto con entusiasmo la risoluzione del Comitato antifascista di Liberazione Nazionale della Croazia concernente l'unificazione dell'Istria ·e delle isole intorno a Rjeka e a Zadar (Zara) così che esse facciano parte della Croazia. Abbiamo del pari ricevuto con entusiasmo la risoluzione del Consiglio antifascista della Liberazione Nazionale della Slovenia concernente l'annessione di Gorica e di Trst alla Slovenia».

Non c'è da farsi pertanto illusioni sulle intenzioni dei partigiani d'installarsi, se non ad Udine e fino alla linea del Tagliamento, certo a Gorizia e fino all'Isonzo e sulla loro decisione di occupare l'Istria con Trieste e con Fiume.

Mi permetto pertanto di suggerire l'opportunità che V.E. prospetti personalmente alle Autorità anglo-americane la necessità, al momento del crollo della Germania, dell'immediato invio di unità navali italiane nei porti di Trieste, Fiume e Zara e di forze armate italiane nei principali centri della Venezia Giulia accanto alle unità ed alle forze anglo-americane, nonché la necessità di una diretta amministrazione anglo-americana nelle zone della frontiera orientale perché non vengano a crearsi situazioni di fatto che sarebbero non soltanto pericolose per la sicurezza di popolazioni già oltremodo provate ma anche pregiudizievoli per il pacifico assetto post-bellico di un settore particolarmente nevralgico.

La sollecitazione di tali misure di sicurezza non ci esime peraltro dal considerare lo svolgimento di una più larga azione diplomatica per prevenire che il nostro paese venga, in sede di riassetto postbellico, privato di quel confine delle Alpi Giulie che la natura ha segnato fra l'Italia ed il mondo slavo o venga addirittura mutilato di regioni per le quali si sono nella guerra 1915-18 immolati 600 mila uomini.

Mi permetto riassumere, brevemente, per le decisioni di V.E. le linee essenziali di una tale azione:

l) Esporre con franchezza ai rappresentanti anglo-americani le nostre apprensioni circa il movimento partigiano ed il futuro assetto dell'Europa centro-orientale. Cercare di conoscere quali sono i loro piani al riguardo ed in particolare quali progetti siano stati formulati per l'assetto dell'Austria rimessa in vita alla Conferenza di Mosca. É, infatti, da esaminare se non convenga ai nostri interessi veder risorgere un'Austria, non asburgica, ma federale e repubblicana, che comprenda, oltre all'Austria di San Germano ed all'Ungheria, la Slovenia e la Croazia. Una siffatta artificiale creazione (che lasciasse alla Jugoslavia solo i sud-slavi greco ortodossi) per la sua stessa genesi potrebbe con minore efficacia vantare riparazioni

o pretendere diritti sul nostro territorio e potrebbe solo aspirare ad un libero accesso al porto di Trieste che è interesse della vita economica di quella città italianissima venga concesso sulla base di un'amministrazione internazionale. Comunque un punto fermo deve essere fissato e costantemente sviluppato nelle nostre conversazioni: quello della «legittimità» della nostra «frontiera naturale» ad oriente quale è stata raggiunta con il trattato di Rapallo. Il confine al Monte Nevoso, la continuità territoriale con Fiume, indipendente, la sovranità su Zara, che furono com'è noto i punti acquisiti dal negoziato del Conte Sforza, ove fossero alterati a vantaggio della Jugoslavia metterebbero l'Italia, e forse la stessa Europa occidentale, alla mercede del mondo slavo.

2) Esternare ai Rappresentanti sovietici il nostro disappunto per le affermazioni di Tito, Smodlaka e Velebit, illustrando loro come tali dichiarazioni radio diffuse dalla stazione radio «Jugoslavia Libera» di Tiflis non possono non preoccupare quanti in Italia desiderano i migliori rapporti con il mondo slavo e quanti considerano l'amarezza per le delusioni adriatiche alla conferenza di Parigi causa non ultima di quella esasperazione nazionalistica che ha preparato l'avvento del fascismo.

3) Prendere contatto con il Governo jugoslavo del Cairo. Il Governo in esilio jugoslavo ha innegabilmente tre «atouts»: un sovrano non compromesso né dalla dittatura del padre né dagli intrighi dello zio, l'oro della Banca Nazionale jugoslava ed una buona rete di rappresentanze diplomatiche nel mondo (solo la Rappresentanza jugoslava a Mosca ha aderito a Tito). Ove non ne venga impedito dall'U.R.S.S. il Governo del Cairo ha buone probabilità di potersi installare a Belgrado con l'aiuto delle forze di Mihajlovic e di Nedic. Una nostra prima presa di contatto con il Governo jugoslavo di Cairo può avvenire per il tramite del membro jugoslavo della Commissione Consultiva per l'Italia.

4) Inviare una missione militare presso Tito allo scopo di coordinare l'avviamento dei combattenti della brigata Garibaldi su Gorizia, su Trieste, su Fiume e su Zara. È peraltro da escludere ogni contatto che possa implicare un riconoscimento politico. La notizia di un «accordo Badoglio-Smodlaka» lanciata dal corrispondente di Ginevra del Daily Tetewaph il 10 aprile legò il presunto nostro riconoscimento «de facto» di Tito alla «definitiva rinuncia di ogni nostra pretesa sulla Dalmazia e su Fiume nonché ad ogni confine strategico ed al riconoscimento del principio che le frontiere fra l'Italia c la Jugoslavia verrebbero definite dopo la guerra sulla base di un libero plebiscito delle popolazioni confinarie».

5) Creare fin d'ora una Commissione per lo studio di tutti gli aspetti politici, militari e marittimi, amministrativi ed economici deirEuropa danubiana in generale ed in ispecie di quelli relativi al problema dei nostri rapporti con gli slavi del Sud. A Presidente di tale Commissione potrebbe essere chiamato il Conte Sforza. Il nome del negoziatore del trattato di Rapallo darebbe agli Alleati la sensazione precisa dell'equanimità con la quale ci accingiamo ad impostare il problema dei rapporti fra l'Italia ed il mondo slavo e conferirebbe alle nostre richieste non il carattere di pretese nazionalistiche ma quello di un legittimo contributo italiano alla soluzione di problemi europei nei quali siamo vitalmente interessati 1 .

I Per le osservazioni di Visconti Venosta vedi D. 324.

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IL PROFESSOR PAZZI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

RELAZIONE 1 . Washington, 11 giugno 1944.

Ragioni del ritardo nelle informazioni. Perché bisognava attendere le conseguenze politiche con la presa di Roma. Fu comunque inviato un dispaccio a Scamp[orino] che informava del buon arrivo e dell'interesse incontrato, con riserva di ulteriori notizie che non furono inviate perché gli eventi militari erano preminenti e decisive le conseguenze politiche che potevano derivare in Italia dopo Roma.

Situazione della Missione. Ha sempre avuto carattere «segreto» e lo conserva. Però essa è nota, sia a R[oosevelt] che ad Hull ed a due Capi Servizio rispettivi cui sono stati fatti giungere memoriali illustrativi riconosciuti interessanti. Per gli ulteriori sviluppi la persona è trattenuta qui ed assistita con ogni cura. Tutto rimaneva, per altro, sospeso per le ragioni dette più sopra.

Debolezza intrinseca della Missione. La Missione è giunta indebolita da una risposta viaggiante di R[oosevelt] alla lettera portata qui dal Magg. Ri[cca]2. La persona, qui, conosce la risposta, dilatoria. Quindi la nuova lettera di B[adogliop, pur fondata sopra il fatto concreto del nuovo Gabinetto, non offriva chances né poteva averle. Gli eventi militari erano, poi, in atto ed anche le loro conseguenze, verificatesi con la caduta di B[adoglio].

La creazione del nuovo Governo di Roma non sposta i termini sostanziali della Missione, che riguardano l'Italia e, solo formalmente, il Governo ed i suoi esponenti; ma anche questi termini o motivi o sono deboli o non sono attuali.

La desiderata efficiente partecipazione alla guerra, da parte italiana, non fa presa. Chi ha l'Armistizio in mano e lo ha imposto nel noto senso, se avesse avuto interesse a tale partecipazione, avrebbe agito diversamente. Inoltre l'offensiva italiana e generale è in atto. Potrebbe anche condurre, una volta ben lanciata, alla sorpresa di una fine celere della guerra: e l'Italia, partendo da oggi, non avrebbe neppure il modo di attrezzarsi. Se invece l'offensiva non desse, in generale, sorprese di cedimento tedesco,

o se tale offensiva, la quale si muove sempre nell'orbita di fattori politici internazio

1 Questa relazione era preceduta da una lettera di Pazzi a Prunas, datata 14 giugno, di cui si riproduce di seguito la prima parte: «Due sole righe, più che altro per autenticare la relazione che Le accludo. Il suo contenuto Le giustificherà anche il prolungato silenzio: anch'io avrei voluto poter scrivere prima e con quelle notizie che ancora non posso dare, ma che spero di dare in seguito. É un diplomatico, colto, fine ed esperto che guida, qui, la cosa, e questo può darle fiducia. Di lui Le parlo nella relazione, ed anche del Servizio O.S.S. che merita credito. Sono, inoltre, in accordo con noi ed amano la nostra disgraziata Italia (quanti sono ad amarla?). Immagino le sue difficoltà che, credo, siano aumentate col nuovo Governo: ma ho fiducia nella sua abilità e nelle sue ferme convinzioni; e che Ella possa ancora una volta insinuarle e farle prevalere. Ho raccomandato a Scamporino di aiutarla più che può: Lei può fidarsi di lui e dei suoi che Lei conosce: qui Scamporino è molto accreditato. Mi auguro che presto possiate andare a Roma e che la felice offensiva liberi l'Italia fino al Po».

2 Vedi DD. 187 e 209.

3 Vedi D. 205.

nali, non fosse preordinata per essere decisiva, soltanto più avanti il motivo di un efficiente intervento italiano potrà, forse, interessare, se per gli Alleati avrà interesse, nel quadro politico o militare. In sostanza l'Italia «non gioca» o non gioca ancora in campo alleato ed è estremamente difficile scegliere, avere, utilizzare (al di fuori dell'interesse alleato o di uno degli Alleati) elementi di una qualche influenza. Tutti gli altri temi, compresa la formazione di un migliore Governo democratico, per cancellare l'Armistizio e passare all'Alleanza sono argomenti o secondari o che, con l'offensiva spiegata, possono essere buoni o meno, a seconda che, sempre e solo per gli Alleati, o per uno degli Alleati, sia giunto il momento di fare giocare il fattore italiano. Per ora questo momento non è ancora maturo.

Qui non si è rimasti con le mani in mano: la stampa italiana degli Stati Uniti è mobilitata sull'argomento dell'Alleanza. Grandi riunioni sono state fatte, da ogni partito ed organizzazione operaia. Insieme con la Chiesa è, poi, lanciatissima la campagna per i soccorsi, indumenti, ecc. Memorie sono state presentate che prendono da tutte le parti la questione che sta a cuore dell'Italia: ma il momento non è maturo.

Debolezza estrinseca della Missione. Pare che al Cairo «interessi nel Pacifico», più interessanti «qui», siano stati concessi da «chi» ha più interessi «nel Mediterraneo». Questo giustificherebbe lo spadroneggiamento in casa nostra di «chi» ha questi interessi nel Mediterraneo. Il riconoscimento della Russia ha creato qui «diffidenza», anzi ha vivamente urtato. Qualche cenno di miglioramento nei rapporti fra Stati Uniti e Russia vi è, ma è ancora appena un «cenno». Naturalmente non si è mancato di spiegare che il riconoscimento russo non aveva nulla di «antiamericano» da parte dell'Italia; ciò ha giovato a chiarire, ma non consente di impostare ancora la tesi collaborazionista, e si dirà il perché. L'Inghilterra è stata abilissima, come sempre, e qui è riuscita a fabbricare un'opinione pubblica che considera l'Inghilterra come la «salvatrice» avanzata della democrazia in Europa, senza di che gli Stati Uniti potevano avviarsi alla malora, prima o poi.

Anche in questo caso, vi è una modifica, una leggera modifica nella condotta degli Stati Uniti verso l'Inghilterra: l'episodio «Franco» ha dato motivo di freddo e forte risentimento di R[oosevelt] contro Ch[urchill] ed anche dell'opinione pubblica: ma sono appena delle schermaglie. Sul tappeto c'è la guerra ed ancora in fasi tali per cui non vi potrà essere non solo rottura ma neppure autonomia politica, «qui» contro Londra; forse in seguito, ma non ora.

La questione delle elezioni, infine, non gioca ancora; siamo appena al principio: si entrerà nel vivo fra tre mesi. Inoltre, allo stato attuale non corre buon sangue fra la colonia italiana e R[oosevelt] (come non lo corre fra R[oosevelt] e la colonia polacca: sono le due maggiori). Ciò perché all'Italia non si dà quel che si chiede: di toglierla da immeritata umiliazione, specie oggi con i partiti democratici solidali. Ma R[oosevelt] non se ne dà, giustamente, pensiero, perché quando vorrà dare all'Italia, darà, ed allora la colonia sarà tutta sua (più difficile è che possa accontentare i polacchi; anche per questo accontenterà le aspirazioni italiane, ma a suo tempo). La presa di Roma ha fatto intanto dire a R[oosevelt] le «prime» parole discriminatorie per il popolo italiano e gentili per l'Italia; ancora siamo all'uso del contagocce, ma è un principio.

Dunque: le cause estrinseche della debolezza della Missione dipendono dal fatto che la politica degli Stati Uniti non è ancora e non è neppure per assumere autonomia. E poiché «assumere autonomia» significa «mettersi contro» chi «domina nel Mediterraneo», così anche dall'esterno la Missione non riceve aiuto alcuno.

Prospettive e programmi. Rimanendo, per qualsiasi italiano e per qualsiasi Governo, fermo il proposito di rialzare l'Italia e di trovare una saldatura con gli Stati Uniti, è evidente che, non giocando i fattori politici, sentimentali e della guerra, non rimane altro campo da «esplorare» se non quello di fare giocare l'Italia in funzione della pace, cioè del futuro.

Anche questo tema era stato studiato prima di venire qui e rimane attuale, sincero, pratico ed è stato esposto: gli Stati Uniti si espandono nell'Africa settentrionale e nel Medio Oriente; sfruttamenti ferroviari, oleodotto, grandi impianti industriali dimostrano qualcosa di più che non siano interessi parti co rari; si suppone una prudenziale preparazione di mercati per la demobilitazione industriale o per l'eventuale perdita di altri mercati. L'Italia è al baricentro dell'Europa-Africa; essa ha ancora, giuridicamente, le proprie Colonie, ottime per sfruttamento e ben situate; l'Italia ha viva cordiale simpatia per gli Stati Uniti, simpatia alimentata da molti milioni d'italiani trasferitisi là e dal turismo; molti italo-americani sono ricchissimi e vorrebbero aiutare l'Italia; l'Italia sa che solo dagli Stati Uniti può ricevere soccorso e riprendersi per una vita proporzionata alle sue modeste possibilità, impiantata in senso, grosso modo, socialdemocratico, senza ricadere in mano ad avventurieri; l'Italia potrebbe servire da trampolino e da controllo per la politica economica espansionista degli Stati Uniti; quindi realizzare una «saldatura» per il futuro. Questo era il tema, sinceramente reale, positivo, studiato senza malizia. Ma gli Stati Uniti hanno intenzione di fare una politica espansionista? È sufficiente l'argomento reale del loro grave problema della smobilitazione industriale? Non può essere contrapposta una soluzione nella Panamerica (tranne, per ora, l'Argentina) [dove] dominano gli Stati Uniti? D'altra parte, può marciare l'espansionismo degli Stati Uniti senza entrare in conflitto col mondo controllato dall'Inghilterra? Ed hanno la volontà e la preparazione, gli Stati Uniti, per affrontare una simile lotta? Comunque l'empirismo ed il pragmatismo dell'ambiente non si soddisferà ancora nell'isolazionismo, che trova qui favolose ricchezze in cui lusingarsi ed una mentalità aliena da troppi fastidi, impreparata alle vedute in senso storico, ma, piuttosto in senso quotidiano, o molto relativo nel tempo? Questi fondati dubbi, purtroppo, minimizzano ancora più le chances dell'Italia e prende spesso un vero sconforto di non sapere come poter rialzare questo disgraziato Paese che non ha poteri propri ma solo tremendi problemi ed è costretto ad attendere di entrare a far parte di un gioco altrui che, se rimane solo politico, nel quadro antitetico anglo-russo d'Europa, non offre al disgraziato Paese positive speranze di prossima pace e di relativamente pronta ripresa.

Bisogna, dunque, cercare in un quadro ancora più vasto le chances per l'Italia, per fondare un rapporto con gli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti in funzione di mediazione fra Inghilterra e Russia attraverso l'Italia. Questo è il grande «tema storico», evidentemente molto esaltante per qualsiasi nazione; molto accettabile per lo spirito messianico, sinceramente demo-cristiano degli Stati Uniti; indubbiamente inteso da un uomo della levatura di R[oosevelt]; ed è fondato sopra argomenti di natura economica che investono a grandi linee anche l'interesse positivo degli Stati Uniti, ma, anche se R[oosevelt] considerasse, nel piano storico, questa altissima funzione degli Stati Uniti e ne vedesse i riflessi vantaggiosi politici, morali, economici, potrebbe egli trascinarsi il suo Paese dietro? Si tratta di surrogarsi alla politica inglese. È vero che una mediazione degli Stati Uniti servirebbe a diaframmare un «incontro» fra Russia ed Inghilterra in Europa evitando che sia uno «scontro» e la portata politica e morale di un simile evento è di grandezza veramente storica. È vero anche che questo potenziale conflitto anglo-russo è tutto e soltanto riferito alla politica dei conservatori inglesi, dei «tories» i quali, per la verità, dominano e guidano ancora la politica inglese: ma i conservatori inglesi non sono tutta né la miglior parte dell'Inghilterra, quindi gli Stati Uniti possono considerare di avere con loro tutta la parte demo-laburista itlglese ed anche una parte dei liberali di sinistra. Ma gli Stati Uniti vorranno assumersi questo grande compito storico?

L'opinione pubblica, qui, in generale è scoraggiante. Partendo dal proprio soggettivismo, di ambiente favolosamente ricco, con tutte le materie prime, senza problema demografico, con una latitudine che consente a tutti una chance ed anche di rialzarsi dopo più di due o tre esperienze sfavorevoli, il problema europeo sembra agli statunitensi più un fatto di cattiva volontà europea che non un problema economico. Non è da credere che negli Stati Uniti si sia egoisti e che non si sia disposti ad aiutare l'Europa, ma tale aiuto è sempre e solo visto in senso politico perché il popolo degli Stati Uniti, non avendo il problema economico, sente solo il problema politico. Qui si pènsa che si darà all'Europa una o l'altra sistemazione politica che «garantisca» la «democrazia» in Europa, ma il fatto che la democrazia sia fondata sopra fattori economici e che questi sono i principali, senza di che si cadrà nella retorica, ciò sembra un'eresia, qui. Non si capisce che il «nazionalismo» è anche il prodotto di una compressione ecoi;omica esasperata in artificiali frontiere economiche. E non si comprende che ristabilendo la situazione anteguerra nel campo politico rimarranno immodificate quelle condizioni economiche antinaturali che potranno determinare, indifferentemente, o ancora il pericolo nazionalista, come forma aggressiva, od il socialismo come forma difensiva, non per connaturato sovversivismo

o per filiazione dottrinaria, ma perché è questo l'unico modo di potere attuare la «democrazia» in Europa, la «democrazia dei poveri» naturalmente.

È molto difficile far comprendere che il «separatismo politico» porta al «separatismo economico», e che questo è il male d'Europa, e che bisognerebbe avviare il vecchio continente a farsi i suoi Stati Uniti democratici, ma che ciò è in conflitto con la politica conservatrice inglese che non ha nessun interesse di comporre una siffatta unità economico-politica, ma proprio l'interesse opposto di tenere tutto frazionato ed opposto, all'interno ed all'esterno: partiti, Stati, economie.

È troppo malizioso tutto ciò perché !o si comprenda qui nel senso permanentemente drammatico che tale politica esercitata sull'Europa ha, e ci si stupisce e scandalizza qui se qualcuno fa osservare che senza rimuovere queste cause la guerra sarà stata invano e ricomincerà.

Altra considerazione non approfondita qui, per cui la grande funzione storica degli Stati Uniti rischia di non essere apprezzata, è la scarsa considerazione sulla crisi involutiva del capitalismo, la frattura nel circolo interdipendente dell'economia internazionale, che è stata una delle cause della guerra per lo squilibrio fra mercati di produzione e mercati di consumo. Nonostante che, proprio qui, e saggiamente, si siano verificati gli «intervenzionismi » statali, indici della crisi, tuttavia vi è troppa euforia per valutare che è solo un effimero portato della guerra che ha spalancato il mercato principe dello Stato; ma che poi tornerà, e formidabile, la crisi del sistema produttivo e distributivo. È un tema che va nel futuro, quindi, qui rischia di apparire scientifico, teorico, perché qui si vive day by day.

È forse più apprezzato, perché più positivo, un altro tema: quello del formidabile potenziale economico russo. Il grande portato della guerra non è, infatti, solo quello di avere portato sul palcoscenico, ed in primo piano, un nuovo grande Stato, la Russia, ma un formidabile ente economico che potrà scaricare in ogni parte del mondo una concorrenza senza precedenti, perché «antispeculativa», quindi in condizioni di battere sempre i prezzi della concorrenza «speculativa».

La Russia non potrà fare subito ciò, né prestissimo, impegnata all'interno nella ricostruzione e per il benessere del suo popolo da circa trenta anni mobilitato in pace ed in guerra in uno sforzo immane, quindi rimangono, per gli Stati Uniti, delle buone chances se, subito, si preparano ad espandersi nei redditizi mercati europei e del Medio Oriente ed africani.

Ma ritorna, necessariamente, il tema politico. Gli Stati Uniti vorranno affrontare l'Inghilterra, o meglio, i conservatori inglesi? Non è facile fare comprendere che è il loro feudalesimo economico che tiene oltre metà del mondo escluso da quell'economia circolatoria, propria del capitalismo e tipicamente degli Stati Uniti, per cui il benessere è in funzione autoproduttiva di ricchezza. D'altra parte la presenza russa e la sua influenza economica in Europa sono un fattore reale, né l'Inghilterra può affrontarla manu armata perché i popoli hanno mitizzato la Russia e non marceranno contro di essa. Né la Russia ha programmi sovversivi o belluini. Tutta la sua politica estera lo dimostra. Le dichiarazioni fatte all'Italia, per l'Europa dal capo del Partito comunista, sono state esplicite: non i Soviet ma una democrazia progressista. Se, d'altra parte, l'attuazione della democrazia e la pressione di un'economia concorrenziale rivolta ad instaurare il benessere non sono gradite all'Inghilterra dei conservatori, ma l'Inghilterra conservatrice non può né demolire la Russia in guerra, né annientare o battere od impedire la sua influenza economica, né venir meno ai principi ideali di questa guerra, «democrazia e benessere», ciò vuol dire che si stanno scrivendo le ultime pagine del dominio inglese in Europa. È accaduto qualcosa di simile anche alla Grecia ed a Roma; la storia non si ferma per questo.

Ciò lascia chiaramente intendere quante opportunità non solo ideali o politiche, ma anche pratiche si offrano agli Stati Uniti i quali, come noi ben sappiamo, non troverebbero l'ostilità ma il largo favore della Russia entrando a collaborare in Europa, specialmente iniziando dall'Italia; inoltre un impianto economico degli Stati Uniti in Europa eliminerebbe le cause latenti di altre guerre, farebbe da diaframma e da congiuntura fra l'Oriente e l'Occidente e condurrebbe, molto probabilmente, anche l'Inghilterra nel terreno della ragionevolezza.

Non vi è nessun dubbio che agli Stati Uniti è aperto, convenientemente aperto, sotto ogni riguardo, tale enorme ed altissimo compito; come pure è anche chiaro che l'Italia è il naturale alveo per un'economia d'impianto e di penetrazione in Europa, in Africa e nel Medio Oriente, banchina, com'è gettata nel Mediterraneo, del Centroeuropa.

Quando possa maturare una tale prospettiva non si può dire. Si può dire che non si lascia nulla d'intentato. Una memoria, che è quasi un libro, di circa cento

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. l

pagine è quasi ultimata e, per tre quarti, già tradotta: in essa si sviluppano tutti i temi, di cui appena qualcuno è stato qui sommariamente riportato. Si può aggiungere che, in sede positiva, sono stati, prudentemente, sondati alti ambienti finanziari industriali e commerciali per la realizzazione di intese economiche fra l'Italia e gli Stati Uniti, nei campi sostanziali, e si è trovato ambiente favorevolissimo. Si sono anche presentate memorie d'occasione relative ai problemi che le Armate alleate troveranno sulla loro strada, via via che felicemente e bravamente avanzano: problemi di approvvigionamenti e trasporti, specie relativi all'alimentazione; problemi la cui soluzione solo gli Stati Uniti possono darla.

Di tutto c'è interesse e questo interesse viene tenuto vivo, in un ambiente di cordiale collaborazione. È naturalmente poco, ma è più di quel <<nulla» che vi era prima, e molte ostilità preconcette sono state allontanate. Naturalmente tutte le memorie portate qui relative alle possibilità del contributo militare italiano, all'opportunità di una modifica valutaria, alla situazione economico-finanziaria italiana in relazione all'attuale amministrazione alleata, la questione prigionieri, ecc. e tutti gli elementi e fattori di opportunità per la concessione della Legge Prestiti e Affitti, abolizione dell'Armistizio e passaggio dalla co-belligeranza all'Alleanza, anche a fasi intermedie 1 , tutto ciò è stato tradotto, commentato, presentato ed è conosciuto ove doveva esserlo. Sono stati aggiunti appunti illustrativi sulle possibilità obiettive d'interesse comune fra Italia e Stati Uniti nel campo economico, finanziario, industriale, commerciale. Si è anche proposto di iniziare un po' di scambi, una specie di clearing in merci, per esempio inviando qui il vino bloccato delle Puglie contro grano e prodotti alimentari anche per invogliare a determinare equamente un nuovo cambio, tanto necessario, ora, al Governo per fissare il prezzo del grano agli agricoltori. Turismo, industria cinematografica, navigazione di cabotaggio e trasporti, industria idroelettrica, specie in Sicilia, impianti telefonici e radio in Alta Italia, sottratti o distrutti dai tedeschi, macchinari per mulini, gravemente distrutti dalla guerra, importazione cereali e legumi, industria alberghiera, industria leggera, costruzioni navali, industria manifatturiera, industria agricola, ecc. Queste ed altre prospettive sono state illustrate, come pure il problema della disoccupazione, emigrazione, ecc.

Naturalmente si tratta di un panorama e di un tentativo di far considerare in generale ed in particolare il quadro italiano.

Anche come politica estera le valutazioni sono state obiettive, cercando di esprimere un pensiero non personale, ma medio-europeo che è quello che considera gli Stati Uniti e la Russia come il binario attraverso cui camminerà la prossima storia. Il fatto che l'Italia si trovi prossima all'influenza russa è un dato obiettivo; già le nostre antiche Repubbliche di Venezia, Genova, Amalfi, ecc. trafficavano con quel Sud della Russia che domani potrebbe essere un cantiere spontaneo per l'Italia, col suo grano, ferro, carbone, petrolio, concimi ecc. Come situazione della politica interna e relativo gioco di politica estera è pure naturale avere fatto considerare quale sia il problema di quarantacinque milioni di persone strette in un'area limitata e sprovvista di risorse, in tempi normali, e, prossimamente, avviate al limite fisiologico con tutti i mezzi di produzione schiantati, le

I Vedi D. 206.

città distrutte, le campagne impoverite e danneggiate, misero il patrimonio zootecnico ecc. È evidente che, abbandonato alla disintegrazione -morale e materiale, chiunque sia al Governo afferri un'ancora di salvezza, da qualunque parte venga, come accadde per il riconoscimento russo. Il fine era di muovere le acque stagnanti e non vi era proposito antiamericano, ma l'opposto: di offrire agli Stati Uniti una prova che una politica a favore dell'Italia avrebbe trovata la Russia alleata. È stato anche illustrato il discorso di Napoli del capo del Partito comunista come un discorso all'Europa, una specie di presentazione della Russia tranquillizzante. Si è spiegato che la Russia «non intende tenere a balia» le rivoluzioni che le sinistre attendevano in Europa e che intende praticare una politica democratico-progressista, come affermato a Napoli da Togliatti, e come risulta dalla politica estera russa. Si è cercato di far comprendere che la Russia ha abbandonato la tattica rivoluzionaria della Terza Internazionale e che non ha bisogno di agire in sede politica per provocare modifiche di regime perché ha la forza «economica» concorrenziale per far leva nelle varie società e condurle alla democrazia ed al benessere. Si è avvertito che non vi sono forze politiche ed economiche che possano evitare alla storia di camminare in tal senso e si è auspicato un incontro collaborativo fra Stati Uniti e Russia inaugurato dall'Italia e che ciò è nelle favorevoli vedute russe, come pure è nelle vedute russe una stretta collaborazione fra l'Italia e gli Stati Uniti. Naturalmente non si è taciuto tutto quanto l'umana pazienza ed intelligenza hanno fatto dall'Armistizio in qua per far dirottare la politica inglese, vanamente, e lo scempio che essa fa dell'Italia buttandola alla esasperazione. Nonostante questo si è detto che l'Italia vuole essere rispettosa degli interessi inglesi, ma non si può escludere il presupposto morale e materiale di quelli italiani. E si è preavvertito che se il procedimento inglese proseguirà, come in Italia, nelle altre nazioni, ciò sa di «premeditato» per impiantare un conflitto antirusso, ma tale conflitto non avrà la partecipazione europea. Questo argomento è stato sviluppato per convincere gli Stati Uniti ad assumersi il compito di «registratori» della politica e dell'economia in Europa, facendo da mediatori fra Russia ed Inghilterra per evitare nuove sciagure. Il fatto russo è un dato talmente incontrovertibile e la sua influenza tanto incoercibile per cui la politica cara ai «conservatori inglesi» di frazionamento economico e politico europeo non riuscirà più. Meglio quindi avviarsi a condurre l'Europa su affini costruzioni democratiche che possano aprirle la via confederativa. Se i conservatori inglesi prevarranno in casa loro anche dopo la guerra (ma è dubbio) potranno chiudersi nel loro amplissimo mondo; se non prevarranno i conservatori, la pace in Europa sarà ancora più facile.

Per quanto, propriamente, si riferisce all'Italia si sono fatti presenti i pericoli di un ripristino della borghesia italiana e le sue colpe prima e durante il fascismo quando tutta in blocco lo aiutò ritenendo di risolvere i problemi italiani con la distruzione delle organizzazioni operaie socialiste, che, oggi, vent'anni dopo, si ripresentano padrone del Paese insieme alle organizzazioni democratico-cristiane. Si è fatto presente che il discorso di Togliatti, che riconosce il dato obiettivo ed ammette la piccola e media proprietà è tutto quanto chiedono i democratici-cristiani che sono un partito conservatore controllato dal Vaticano. Si è palesato che agricoltura ed industria, in Italia, in senso capitalistico sono e rimangono parassitarie, quindi ricostruire una borghesia in Italia significa buttare il Paese a nuove avventure. Mentre, invece, la tradizione cooperativistica in Italia può benissimo supplire alle organizzazioni ·borghesi, col vantaggio di escludere a priori una politica di avventure e di educare, invece, al senso della responsabilità e della maturità di governo. D'altra parte il movimento della Democrazia cristiana era esemplarmente basato sulla cooperazione. La persona inviata qui spera vivamente che, con la venuta di M. Taylor in Italia, giunga qui un'eco diversa da quella propinata dalla politica inglese agli Stati Uniti e che le considerazioni qui sopraripetute vengano sottoposte ad un controllo, proprio in Vaticano, affinché non sembrino soggettive. L'ipotesi catastrofica di cancellare il debito pubblico e così risolvere il problema finanziario facendo pagare le spese della rovina dell'Italia, non alla borghesia, ma ai risparmiatori ed al lavoro sopra i salari, è delittuosa ma fa parte del programma di discriminare fra beni in danaro e titoli di Stato e beni in terreni, case, industrie. Ed è il progetto inglese per impiantare nuovamente una borghesia al suo servizio; cioè un altro fattore di disordini in Italia.

Naturalmente tutto ciò che l'Inghilterra fa è vigilato, vigilatissimo dalla Russia la quale, ponendosi sull'identico binario inglese, o smaschera l'Inghilterra se non si attiene ai «sacri principi» di concedere democrazia e benessere all'Europa, o la forza su tale strada. Questo accade anche nei Comitati di Liberazione e ciò spiega la politica dei comunisti. Non è stato necessario, qui, spiegare che i Comitati di Liberazione sono il «cavallo di Troia» attraverso cui l'Inghilterra conservatrice cerca di far passare la propria politica; tutta la storia del Partito d'azione e suoi grandi e piccoli uomini al servizio inglese assoluto è nota dettagliatamente, da Sforza a Cianca, da Tarchiani a Gentile, Banca Commerciale ecc., con le figliazioni dei Mattioli, La Malfa, il genero di Croce, Craveri, ecc. Sforza non è una pedina degli Stati Uniti: questi furono richiesti da Londra cosa se ne pensasse della «calata» di Sforza e da qui fu lasciato libero. Ma già i «grandi» italiani di qui, da Toscanini a Borgese a Salvemini, si erano isolati da lui per la sua condotta ambigua e per la sua sfrenata ambizione: oggi questi personaggi gli sono nettamente avversi; pare che egli, partendo, si fosse impegnato di «collaborare» e ciò era atteso con interesse: successivamente tutta la sua linea di condotta è stata disapprovata severamente. Naturalmente si legge qualche volta il suo nome perché un uomo tanto invadente si è fatto conoscere qui, ma non è accreditato e non ha «in tasca» gli Stati Uniti, né ambienti finanziari, né politici. La gaffe che non gli è stata perdonata è stata quella di dichiarare, giunto in Italia, che poteva disporre dei milioni d'italiani e dei loro voti nelle elezioni! È sorprendente che questo uomo venga dall'aristocrazia e sia stato un «diplomatico». II suo presunto amico «Fiorello» [La Guardia] non ha autorità agli effetti da darne egli a Sforza. I «grandi» italiani nominati sono in crisi sentimentale, come gli italiani d'Italia. Soffrono dell'umiliazione data al loro Paese d'origine, lamentano il cambiamento di nazionalità, si adoperano a favore del Paese povero, lontano, in pezzi. Nessuno di essi è stato ancora veduto, ma un loro intimo autorevole amico ne ha riferito.

Don Sturzo è assai vecchio e poco in salute. Non pare ancora che si muova. È questo, tuttavia, l'uomo che più può capire e consigliare sull'Italia, per quanto con molte lacune dovute alla distanza dal Paese. II maggiore dei socialisti d'Italia, esule qui, il Prof. Mondolfo, pare sia nel Sud America; qui non se ne sa nulla; partì malato dall'Italia. Pare che stia per venire in Italia il capo di un cosiddetto grande movimento operaio, certo Antonini, pare originario del socialismo italiano, qui da molti anni. Si dice che la sua organizzazione abbia raccolto circa venticinque milioni di lire. La stampa italiana lo monta moltissimo qui, ma, evidentemente, non sa nulla dell'Italia e non capisce nulla del movimento operaio italiano ed europeo. Verrebbe, nientemeno, per organizzare i «liberi lavoratori», liberi cioè dai Partiti politici; parla e scrive contro Togliatti e si professa anticomunista, ma il suo criterio di organizzare i liberi sindacati in Italia, ove anche i preti hanno le loro organizzazioni legate al Partito democristiano, lo farà cacciare a mare appena arrivato. Questo sarebbe poco se non aggiungesse del male ai rapporti italo-americani, già tempestosi in Italia, non per colpa americana si sa, ma di «chi» espone alle critiche gli americani, per la politica economica, per il P.W.B., per l'A.M.G., per le eccessive spese, l'indisciplina, etc. Speriamo che questo padreterno dei sindacati qui non venga: se venisse bisogna chiudergli la bocca e rispedirlo in America d'urgenza, coi suoi quattro pezzentissimi soldi. (Anche la raccolta a favore dell'Italia è montatissima e frutterà, ma si tratta di una raccolta di «indumenti usati». Povera Italia! Per la verità tale iniziativa, che sa molto di sagrestia. non è molto ben vista dalle Autorità: evidentemente si capisce che gli Stati Uniti o non fanno nulla, ma se fanno, col cuore e con i mezzi che hanno, non manderanno dei panni usati).

Accoglienze al governo Bonomi e situazione della Missione qui. Bonomi ha avuto buona stampa; qualche informatore ha riferito impressioni della Casa Bianca, secondo cui il Pres[idente] auspicava, con la presa di Roma, che Bad[oglio] seguisse il Re. La monarchia è squalificata; la sciagurata intervista del Principe, al suo debutto, ha dato il colpo di grazia; ha favorevolmente impressionato la dichiarazione discriminatoria del governo, ma è stata un altro fendente sul Principe e la monarchia. Non si hanno elementi per giudicare se, in sede di alta politica, la questione non sia diversamente considerata. Ma, se vale l'opinione pubblica di qui, essa è nettamente per la repubblica.

Di Bon[omi] sono stati ricordati i precedenti della sua larga esperienza politica, in senso favorevole, ma come un avvenimento di proporzioni modeste. Viene ricordato a fianco di Orlando e di Nitti per dire che è il più giovane dei tre. Non si ha la sensazione, qui, che sia ancora detta l'ultima parola sulla situazione politica italiana e vi è un certo senso di titubanza e di sospetto. Anche l'età di molti ministri e la loro provenienza lasciano freddi; si sente che molti uomini della destra non hanno autorità sul Paese e si guarda assai all'autorità delle sinistre con perplessità. Anche dal complesso dell'interesse, per questo ed altri eventi italiani, si ha la sensazione che l'Italia sia trascurata, non giochi nella politica degli Stati Uniti.

Per quanto si riferisce alla Missione, la persona qui è disinteressata che essa possa venire accreditata da Bon[orni]. Potrebbe darsi che giovasse, ma bisogna molto considerare se una confidenza a Bon[omi] non fa dilagare la cosa ai membri del Gov[erno], quindi non crei quei disagi, nella politica estera, che si sono temuti. La persona pensa che se una strada positiva per l'Italia si aprirà allora si potrà parlare anche a Bon[omi]. Ma attualmente la situazione è quella descritta ed un accreditamento non aggiunge efficacia perché dipende sempre da «qui» di volere o no andare incontro all'Italia: le buone ragioni dell'Italia, in sé, non sono sufficienti e non si crede che un accreditamento modifichi; se ciò si vorrà, da qui, e sarà un ottimo segno, allora si informerà. È importante invece che ·Renato sappia, per orientamento. La persona qui pensa che sarebbe augurabile che agli «Esteri» andasse l'ambasciatore Rosso che fu già qui ed in Russia e ciò asseconderebbe la impostazione del binario Stati Uniti-Russia. In questo apprezzamento non giocano informazioni del posto, ma solo le informazioni che Renato ed i suoi collaboratori danno, tanto eccellenti, di lui. Rosso comunque, è noto e stimato anche qui da chi lo ha conosciuto.

La persona qui pensa che, se fosse sul posto costì, essa lavorerebbe molto il Vaticano: ciò potrebbe giovare ai rapporti itala-statunitensi. Vi è anche la speranza che il Vaticano veda senza pregiudizi la Russia. In Vaticano si fa la politica da duemila anni e sotto la specie dell'eternità, con pienezza di sintesi storica. Si ricorda che il Cardinale Gasparri, quando era Segretario di Stato al Vaticano, stava predisponendo una formidabile organizzazione cattolica per la Russia: egli giudicava che si trattava di «una forza mistica», quindi un ottimo terreno per la Chiesa: non aveva torto. D'altra parte, abbandonato l'integralismo troschista, corretto il marxismo da Lenin stesso, lievitato da Stalin nella valutazione degli «imponderabili», per cui i valori spirituali vengono apprezzati, gli intellettuali esaltati, la proprietà privata ammessa in larga misura, l'eredità pure, la religione anche, le gerarchie, ecc. il socialismo si è democratizzato in senso quasi occidentale e, più che la democrazia e il benessere, esso non vuole. Dove sono queste distanze con gli Stati Uniti, Paese principe della democrazia e del benessere? E che cosa rimane nell'Europa cristiana di attivo, moralmente, se non un'aspirazione di <<Umanitarismo» e di «eguaglianza» che sa più di cristianesimo che di marxismo? Ed il prodotto politico in Europa, il prodotto della propaganda e dell'attività democratica non è stato solo del cristianesimo laico? Sono motivi sui quali alle Università si è scritto ed insegnato, non senza approfondimento critico. Quindi il Vaticano è interessante. La persona qui in missione, spera che Renato consideri l'opportunità di sincronizzare la nostra politica estera con quella vaticana, la quale conosce bene che in Italia non ci sono che tre partiti, i «tre partiti di masse», sui quali fondare l'avvenire, il modesto avvenire del Paese, un avvenire social-democratico. Si tratta di comandare a quarantacinque milioni di disperati: sarà tragicamente allegro vedere come possono fare Croce e Sforza! La persona, che è qui, spera che gli Stati Uniti approfondiscano la situazione politica, interna ed internazionale, presso il Vaticano, che ha il polso europeo e mondiale: e spera che queste forze «demosocialcristiane» dei partiti di massa in Italia, del Vaticano, degli Stati Uniti, della Russia, possano trovare una sincronizzazione sulla quale organizzare un serio e profondo accordo Stati Uniti-Italia-Russia che dilaghi in Europa a portarvi la democrazia, la pace, il benessere.

Intanto la persona, qui in missione, pensa di rimanervi a quel titolo che Renato studiò fin da principio: «informativo-esplorativo». Nessuno ha fatto comprendere alla persona che essa non sia gradita, ma è colmata di cortesie e la sua tempesta di raccomandazioni, memorie, studi, pressioni è accolta sempre con vivo interesse e deferenza. La persona non venne qui come «inviato ufficiale o rappresentante di Bad[oglio] o del Governo». Renato ha la lettera di Bad[oglio]. In essa Bad[oglio] dice che «viene agli Stati Uniti il sig. X» che potrà illustrare tutto quanto è a favore delle aspirazioni italiane. Dunque la persona è un privato cittadino ora come allora, intorno a cui vi è stima e considerazione per onestà e competenza.

Così pensa di rimanere investita la persona: «per il bene dell'Italia», in contatto con Renato che guida la politica estera, con reciproco scambio informativo. Ed in tale veste e nel più assoluto e desiderato anonimato, la persona farà tutto quanto è in suo potere per il nostro Paese immeritatamente rovinato ed umiliato ma che ha ancora chances per sé e per gli altri. La persona che è qui ha fiducia di potere modificare la situazione.

Occorre molta pazienza. Anche gli avvenimenti militari avranno la loro influenza. Anche avrà influenza la condotta alleata. Può darsi che anche le valutazioni negative aiutino a positivizzare i programmi divisati. Per esempio questa guerra «alla Luna» che la Russia ha iniziato contro la Finlandia, mentre tutti l'attendevano in Rumenia o nella Polonia per aiutare dall'Est gli Alleati d'occidente, sa di maligna restituzione ai mancati aiuti alla Russia nell'inverno o nella primavera. Questo infernale gioco che, in diplomazia, in politica ed in guerra, Inghilterra e Russia conducono non si sa come, e quando, e se si scoprirà, ma è certo che si scopre già che l'Inghilterra ha trovato pane per i suoi denti e che in Europa non è più sola a comandare. E si scopre anche che il destino dell'Europa è sotto tale gioco. E se tale gioco ad un certo punto sarà chiaro per gli Stati Uniti e potrà dimostrare-come sta dimostrando-che la democrazia e la pace sono più realizzabili vicino alla Russia che non all'Inghilterra, in quel momento l'Italia entrerà in gioco anche per gli Stati Uniti e sarà l'ora della rinascita. Vi è poi ancora da considerare che gli interessi americani (e l'interesse della guerra vero per loro) sono nel Pacifico e che nel Pacifico c'è la Russia e non è un fattore trascurabile, forse decisivo.

La persona non desidera neppure di far sapere nulla al suo Partito socialista anche se tanti fraintesi, fra la persona ed il suo Partito, sparirebbero. Essa non desidera di far sparire tali fraintesi, almeno ora, perché è più indipendente. Essa spera che il Partito socialista italiano, democratico ed autonomo, mantenga la propria personalità e la rafforzi: esso è il più forte in Italia e può registrare la politica italiana, equilibratore fra il Partito comunista e quello della Democrazia cristiana, gli unici che contino in Italia. La persona non crede che il Partito comunista si rafforzi alle spalle degli altri due in quanto ne ha, ora, assunto il programma: è stato troppo repentino il cambiamento e la parte socialista e democristiana sono, in Alta Italia, addottrinate e smaliziate. I due Partiti potrebbero perdere della loro forza ed ingigantire il Partito comunista solo se la politica dell'Inghilterra saboterà, in guerra od in pace, il programma democratico della Russia e questa fosse costretta all'irreparabile: allora il mito russo prevarrà e trascinerà tutto il popolo a favore del Partito comunista che avrà buon gioco per dire che i propri sforzi democratici sono stati fatti fallire. (È questo un altro punto che Stati Uniti e Vaticano devono considerare molto!) La persona inviata qui ha, anche, con sé la rappresentanza ufficiale della prima missione presso gli Alleati, per conto del suo Partito e delle forze democratiche italiane e la seconda investitura del gennaio corrente anno per gli stessi fini: ma la persona non pensa di valersi di tali documenti. Essa desidera rimanere anonima ed autonoma in rapporto soltanto con Renato.

A Renato essa dice che non approva la politica del Comitato di Liberazione perché è dominata dall'Inghilterra e crea, e perpetua, un equivoco politico; e dice che il Governo di Roma lo ha fortemente disilluso. Esso è peggio ancora di quello di Salerno, con vecchi uomini della destra che sono fra i responsabili della politica italiana interna e, soprattutto, estera che regalò all'Italia il fascismo. Quindi la persona è depressa e sfiduciata. È ben vero che i partiti di sinistra sorvegliano, specie quello comunista, ma questo vuoi anche dire che la guerra è sempre aperta nella politica italiana e così sarà sempre finché la politica italiana non sarà fondata sopra i tre partiti di masse, il che significa mettere da parte l'influenza inglese. Ed allora si ritorna ad attendere che ciò possa verificarsi. Anche su questo equivoco politico italiano converrebbe parlare a lungo in Vaticano e che questi parlasse qui, a conforto delle tesi sostenute. Il Vaticano non può volere la dissoluzione morale e materiale del Paese, il suo stato anarchico e la minaccia potenziale di rivoluzioni, reazioni, guerre.

Informazioni politiche di carattere generale. La guerra vista da qui. Non vi è nessuna fretta per conchiuderla. Si pensa, e dice, che, anche in senso elettorale, danneggerebbe la rielezione di R[oosevelt] (che è necessaria per fondare bene la pace) una conclusione affrettata. Naturalmente non vi è del cinismo in ciò e se l'andamento della guerra potrà risparmiare sangue e rovine, sarà ben visto ed assecondato un corso diverso. La produzione bellica raggiunge risultati tali che in alcuni casi viene limitata. Sarebbe stato possibile, occorrendo, fabbricare anche mille apparecchi al giorno. Non c'era l'alluminio attrezzato ed ora ce n'è troppo; non c'era la gomma sintetica ed ora ce n'è troppa e si ridistribuiscono le gomme ai privati. I prodotti alimentari sono montagne. La guerra è, anche sui giornali, un notevole episodio, ma non di più. Il pubblico si è un po' più interessato per l'invasione, ma nulla di esagerato. La presa di Roma non ha scosso nessuno. La vita è, dicono, limitata; certamente in Europa, nei momenti euforici, non si viveva così in largo e brillantemente. I prezzi, dai ristoranti alle scarpe ai vestiti, sono la metà od un terzo meno che in Italia! Danaro ne circola tanto che le Banche, oltre una data cifra di deposito, non danno frutti. Questo facilita le sottoscrizioni al Prestito: ora vi è il Quinto ed avrà un gran successo. C'è un po' di impressione per la forte pressione fiscale. Il futuro avrà i suoi grossi problemi anche qui e, per questo, l'espansione fuori dalle mura di casa è saggiamente considerata.

I rapporti con la Francia non sono chiari. Si scrive apertamente che R[oosevelt] non è affatto d'accordo con de Gaulle; questi pare venga qui per un chiarimento, ma l'ambiente è freddo. Anche nell'iniziata invasione vi sono stati attriti. Si è già detto che i rapporti con Ch[urchill] sono freddi e, apertamente, l'Inghilterra è, anche per radio, attaccata vivamente: sempre l'Inghilterra dei conservatori. Qualche sintomo di distensione con la Russia. Molta durezza con la Spagna. Statica la situazione con l'Argentina. È convocata una riunione a tipo conferenza privata delle rappresentanze della Russia, della Cina e dell'Inghilterra per preliminari conversazioni sopra i problemi della pace. Si è accuratamente studiato di non ricalcare tale avvenimento, ma evidentemente è un convegno importante.

Il servizio O.S.S. Il Gen. D[onovan] amico di Bad[oglio] era in Europa, al giungere della persona della Missione. Il Capo della Sezione per l'Italia è un diplomatico, assai abile, avvocato, signore, amico sincero dell'Italia e nemico dei suoi nemici. È bene introdotto ed ascoltato. Si adopera con ogni cura per avviare al meglio la persona ed i fini della Missione. Perfetta l'ospitalità e le attenzioni, anche per parte dei diretti collaboratori del Capo. Il viaggio, fin qui, è stato un capolavoro di abilità: difficilmente riuscirebbe ancora una volta così bene, guidato da un alto ufficiale prezioso e squisito. Molto difficili i passaggi; stretta la censura. Scamp[orino] può essere contento e si può calcolare sopra di lui (ed i suoi noti collaboratori) per la piena fiducia in lui che si ha qui. La persona inviata qui aveva pensato di raccogliere giornali e m andarli: ma la censura e le esigenze del «peso» impediscono un servizio adeguato. La persona ha anche stralci di giornali con corrispondenze dall'Italia di inviati americani favorevoli al miglioramento dei rapporti con gli Alleati. Ma, in complesso, questa relazione, buttata giù in fretta, fatta in vari momenti e, perciò, disuguale e non organica come la persona avrebbe voluto, esprime la situazione. Renato si valga di Scamp[orino] per quanto interessasse di far sapere alla persona anche in senso informativo che vada al di là dei compiti e dell'interesse della Missione, ma per cui l'opera della persona qui possa giovare. La persona gode buona salute: ha qualche crisi di depressione ma riesce a vincerla pensando alle condizioni del suo Paese ed all'attesa dei suoi compatrioti; e spera, e crede, di poter fare qualcosa di buono.

Poscritto. Nell'eventualità che possa interessare conoscere se vi furono rapporti fra la persona qui in Missione e l'attuale Capo del Governo, Bon[omi], si precisa che vi fu un solo rapporto quando egli era Presidente del Consiglio dei Ministri fra il 1920 e '22. Un rapporto molto di sfuggita. In quell'epoca la persona qui in Missione, era esperto alla Società delle Nazioni che prese l'iniziativa dei soccorsi alla Russia per la carestia, sotto la presidenza dell'esploratore Nansen. La persona venne, allora, in Italia, ed organizzò e fu Presidente del Comitato dell'Italia, che raccolse, specie fra le organizzazioni operaie. una fortissima somma. La persona chiese allora al Governo una nave per portare i soccorsi nel Mare Nero e, di lì, introdurli nelle zone della Crimea, del Caucaso e del Volga, le più desolate e dove il tifo petecchiale mieteva, col colera, numerosissime vittime. Ciò che fu fatto, d'intesa con Nansen, con eccellenti risultati. Il Governo italiano, Presidente Bon[omi], concesse la nave che fu !'«Amilcare Cipriani» della Cooperativa marittima «Garibaldi» di Genova, presieduta allora dall'Ammiraglio Rizzo, l'eroe dell'altra guerra.

Va ricordato che la persona qui in missione, Presidente del Comitato italiano, per ottenere tale contributo dal Governo, coinnestò alla spedizione altri fini, e cioè la raccolta di prigionieri italiani dispersi in Russia (ex trentini e triestini combattenti in Galizia) e ne fu riportato un buon numero, ed un tentativo esplorativo economico inteso ad iniziare rapporti per grano, ferro, carbone, petrolio, concimi: fu, infatti, in quella occasione, aperta in Odessa la prima «stanza di compensazione» con interessanti esperienze che aprirono, due anni dopo, alla persona qui in missione, la opportunità di promuovere e realizzare il primo trattato economico fatto dall'U.R.S.S., appunto con l'Italia.

l rapporti della persona qui furono solo occasionali con l'attuale Capo del Governo Bon[omi]. Tali rapporti furono invece intensi con il suo Sottosegretario alla Presidenza, Bevione, nazionalista, che poi passò al fascismo e che fu Presidente dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni.

Si raccomanda di sorvegliare sia la politica interna che quella estera di Bon[omi]. Egli è noto per onestà e povera persona ed è generalmente stimato, ma i partiti di sinistra non ignorano la sua debolezza e le sue gravi conseguenze. Quando egli fu o Presidente o Ministro della Guerra, nell'epoca citata, fu allora che il fascismo fu clandestinamente armato. Bon[omi] ha fatto penitenza di questo formidabile atto di debolezza, ma è una colpa seria: egli, evidentemente, era d'accordo con la borghesia reazionaria. Quindi Bon[omi] è un debole costituzionale ed i partiti di sinistra possono sempre scartarlo. Questo potrebbe dirigerlo verso le «destre» e trovare una base nel Partito d'azione, che, si sa, è la pedina inglese conservatrice. Ed allora, siccome l'intento di tale Partito è di impossessarsi, d'accordo con gli inglesi suddetti, del patrimonio nazionale, questo è raccolto in frantumi nell'Istituto Ricostruzione Industriale e nell'Istituto Mobiliare Italiano («IRI» ed «IMI»). In questi due Istituti si trova la maggior parte dei titoli delle maggiori industrie italiane. Una gran parte di queste erano controllate dalla «Banca Commerciale», che è la centrale del Partito d'azione (Mattioli, La Malfa, Craveri, genero di Croce) e senatori Crespi e Conti. La Banca Commerciale stava per saltare per aria e passare in altre mani (che furono poi quelle dello Stato). In quell'epoca Bon[omi], l'attuale Capo del Governo, salvò la «Commerciale» con provvedimenti illegali o governativi relativi al deposito delle azioni, con apposito decreto legge. Quindi si salvarono la «Banca Commerciale» e gli azionisti che sono gli stessi di ora, che tendono alla scalata, via Partito d'azione (Inghilterra). Il precedente ric"ordato può, quindi, rappresentare una «saldatura» di vecchi rapporti fra Bon[omi] e Partito d'azione ed essere una determinante nella politica interna economico-finanziaria e, soprattutto, nella politica estera: quindi sorvegliare attentissimamente!

252

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

PROMEMORIA. Salerno, 12 giugno 1944 1•

Il Generale MacFarlane consegna al Maresciallo Badoglio e al Presidente Bonomi la seguente dichiarazione, a nome dei Governi alleati:

«Any Government in Italy must under existing circumstances be approved by the Allied Governments before taking office. The Allied Governments have asked the Advisory Council for Italy to advise them on the present situation. It has not been possible to assemble ali the members of the Council before Saturday, the 17th inst. Delay in announcing the views of the Allied Governments has, therefore, been inevitable».

Sia il Maresciallo che il Presidente reagiscono vivacemente, osservando che la richiesta rappresenta un ulteriore, umiliante aggravamento del controllo alleato; che nessun precedente Governo è stato tenuto a chiedere o ha chiesto

' Il documento è erroneamente datato 16 giugno.

simile approvazione; che essa costituisce l_m intralcio gravissimo al libero sviluppo di quella vita democratica che gli Alleati per i primi desiderano veder restaurata in Italia.

253

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DESIGNATO, BONOMI, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., MASON-MACFARLANE

L. S.N. 1 . Salerno, 13 giugno 1944.

In merito alla comunicazione urgente fatta ieri a me e al Maresciallo Badoglio 2 e per la quale il Ministero dimissionario deve rimanere in carica finché non giunga il gradimento delle Nazioni Unite alla costituzione del nuovo Gabinetto, debbo farLe alcune amichevoli osservazioni inspirate dal vivo desiderio di mantenere la più schietta cordialità fra i popoli che si battono insieme contro il comune nemico: la Germania hitleriana.

Io mi rendo conto della situazione dell'Italia la quale ha accettato dei patti che io e il Governo che presiedo intendiamo rispettare interamente e lealmente, ma reputo che occorra evitare tutto ciò che possa toccare il senso di indipendenza del popolo italiano che vuole, dopo la dura dominazione fascista, sentirsi libero di regolare a suo modo la sua vita interna.

Io Le ho data prova in questi giorni, non solo di accettare integralmente le due condizioni da Lei poste per la formazione di un nuovo governo\ ma anche di tenere in molta considerazione i Suoi consigli e i Suoi suggerimenti inspirati a mantenere i migliori rapporti fra le Nazioni Unite e l'Italia democratica che riprende ora la sua attività lungamente interrotta. Ma io non saprei, di fronte all'opinione pubblica del mio Paese, come giustificare una iniziativa nei confronti di un governo schiettamente democratico ed espressione di forze che hanno combattuto contro l'oppressione tedesca, iniziativa che non trova precedenti nella pratica seguita durante la formazione degli anteriori Gabinetti.

Per questo, di intesa con il Maresciallo Badoglio (che, come avrà constatato nella nostra conversazione di ieri, è interamente di accordo con me nel valutare questo episodio), ho evitato finora di rendere pubblica questa sospensione del trapasso da un Gabinetto all'altro, sospensione che se fosse nota nei suoi veri motivi4 potrebbe distruggere l'opera compiuta con l'accordo dei partiti politici e col consenso della maggioranza del mio Paese.

1 Un'annotazione avverte: «Partita senza essere protocollata perché alla Presidenza non c'era nessuno». La minuta è autografa.

2 Vedi D. 252.

3 Vedi D. 249.

4 Le parole che seguono sono la correzione, fatta dallo stesso Bonomi sulla minuta, di queste altre, cancellate con tratti di penna: «toglierebbe, proprio ai suoi inizi, ogni autorità al nuovo Governo. Ove questa situazione dovesse prolungarsi ho anche il dovere di farLe presente che io sarei costretto a declinare un mandato che mi viene dall'accordo dei partiti politici e dal consenso della maggioranza del mio Paese».

254

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

APPUNTO SEGRETO. Salerno, 14 giugno 1944.

Kirk mi dice che l'iniziativa di sospendere l'entrata in funzioni del nuovo Governo in attesa del consenso alleato, è stata decisione esclusivamente britannica. Ciò non pregiudica una eventuale futura adesione nordamericana all'iniziativa stessa, ma sta comunque di fatto che il gesto è partito da Londra e non da Washington. Ed egli è autorizzato a dirmelo.

A titolo personale e riservato Kirk aggiunge che egli non esita a qualificare come «assolutamente scandaloso» l'intervento britannico in una questione che è e dovrebbe restare esclusivamente di competenza italiana.

Se Londra ritiene che il Maresciallo Badoglio sia stato estromesso dai partiti in modo brusco e arbitrario, gioverebbe, a suo avviso, che il Maresciallo stesso chiarisse la situazione presso il Primo Ministro britannico, spiegando ch'egli è infatti disposto a dare il suo appoggio al Governo Bonomi, e, se occorre, anche a collaborarvi. Kirk è d'opinione -ma questo suo avviso ha carattere assolutamente confidenziale ed egli lo smentirebbe se gli fosse attribuito -che un telegramma del Maresciallo Badoglio a Churchill nel senso descritto chiarirebbe senz'altro una situazione il cui perdurare è certamente intollerabile e pericoloso.

Vedo nella stessa giornata l'Ambasciatore Charles. Afferma che il violento gesto di malumore di Churchill (egli parla peraltro sempre di reazione alleata) va attribuito al rapido e brusco allontanamento del Maresciallo Badoglio, in modo non concordato con e non previsto dagli Alleati, nonostante che, pochi giorni prima, il Primo Ministro avesse pubblicamente elogiato il Governo del Maresciallo ed in termini molto generosi ed aperti. È d'avviso che la procedura seguita nelle circostanze sia stata gravemente pregiudizievole. Il Gabinetto Badoglio avrebbe dovuto cioè presentarsi a Roma non dimissionario e MacFarlane avrebbe dovuto, dinnanzi alla decisione dei partiti, sospendere ogni atto conclusivo in attesa di ulteriori consultazioni. Una sospensiva a Roma e con un governo ancora al potere, sarebbe stata molto più saggia politica che non l'attuale sospensiva a Salerno, con due governi tutti e due egualmente minorati. Sicché egli è molto dolente di non essere stato autorizzato a recarsi in tempo utile a Roma, ove la sua presenza avrebbe almeno valso a togliere ai militari l'esclusività della decisione, come invece è avvenuto.

Charles sottolinea comunque che non ritiene affatto che il Gabinetto Bonomi susciti, come tale, le diffidenze alleate. Crede anzi che esso sia composto di personalità perfettamente accettabili. È altresì d'avviso che la sospensione alleata si risolverà favorevolmente fra brevissimo e mi prega di raccomandare dunque a Salerno la pazienza e la calma.

Conclude osservando che il Maresciallo Badoglio era indubbiamente riuscito a conquistarsi la fiducia alleata, e, sopra tutto, di Churchill. Che il suo governo continuasse era in conseguenza cosa estremamente importante e utile.

Occorrerà ora-a suo giudizio-rifarsi indietro e ricostruire quell'atmosfera che la decisione dei partiti romani, assolutamente ignari della reale situazione del Paese, ha indubbiamente turbato.

Charles ha comunque convocato d'urgenza il Comitato Consultivo per l'Italia che si riunirà immediatamente dopo il ritorno di MacFarlane, il quale rientrerà col Generale Wilson da Algeri domani.

255

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

PROMEMORIA. Salerno, 16 giugno 1944.

Avendo saputo che si trovava a Napoli, il Generale MacFarlane ha pregato il Ministro Prunas di passare da lui.

Gli ha detto di aver sospeso l'inoltro dei due telegrammi che S.E. Bonomi aveva diretto rispettivamente a Roosevelt e Churchill' che forse avrebbero potuto essere controproducenti. Egli si è riferito in particolare a quello per il Primo Ministro britannico, che già era rimasto deluso per la maniera nella quale si era svolta la recente crisi ministeriale, e che probabilmente avrebbe potuto non correttamente interpretare alcuni termini del messaggio. Né conveniva a S.E. Bonomi iniziare la sua attività in situazione di disagio tra lui e Churchill, che aveva chiaramente dimostrato comprensione ed amicizia verso il popolo italiano.

Prunas si è riservato di sottoporre la cosa a S.E. Bonomi, il quale ha autorizzato il ritiro dei due telegrammi.

1 Il testo, di cui è conservata la minuta autografa, era il seguente: <<La comunicazione fattami di sospensione del nuovo Governo fino alla sua approvazione da parte alleata ha determinata l'emozione più viva. Desidero far osservare che il nuovo Gabinetto da me composto con il pieno accordo di tutti i partiti non solo è già stato accettato dal Luogotenente del Regno, ma ha accolto le due condizioni poste dal rappresentante delle Nazioni Unite cioè di rispettare i patti precedentemente conclusi dall'Italia e di differire la soluzione della questione istituzionale al giudizio di tutti gli italiani a territorio liberato. Faccio notare che è la prima volta che in Italia si subordina la formazione del Gabinetto al gradimento degli Alleati, e che il ritardo nell'insediamento del nuovo Governo potrà nuocere alla ripresa vigorosa della guerra anti-tedesca che è il fine supremo a clli tende la formazione schiettamente democratica e interamente anti-fascista che io ho l'onore di presiedere e attorno alla quale si uniscono tutte le forze del popolo e dell'esercito». I due telegrammi erano stati trasmessi all'A.C.C. con nota verbale del 15 giugno, n. 4313. Un'annotazione su questo documento avverte: <<identico telegramma è stato inviato a Stalin tramite il rappresentante sovietico».

256

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

PROMEMORIA SEGRETO. Salerno, 16 giugno 1944.

L'Ambasciatore Kirk conferma al Marchese Visconti Venosta quanto aveva già detto a me il giorno precedente 1 .

Insiste sopra tutto sui seguenti punti:

l) l'iniziativa di sospensione è partita da Londra e non da Washington;

2) l'improvvisa estromissione del Maresciallo Badoglio ha dato a Londra la sensazione che il Maresciallo fosse stato giocato dai partiti;

3) sarebbe in conseguenza, a suo avviso, necessario che il Maresciallo stesso chiarisse direttamente la situazione, e, in particolare, ch'egli telegrafasse personalmente al Primo Ministro Churchill per rassicurarlo e, se occorre, per dichiararsi disposto non solo ad appoggiare, ma a collaborare col Ministero Bonomi.

Occorrerebbe, in sostanza, secondo Kirk, che intervenga d'urgenza un'iniziativa italiana che valga a scongelare una situazione che è indubbiamente penosa e piena di incognite.

Nello stesso pomeriggio l'Ambasciatore Charles ci informa invece che la procedura indicata nella mattinata dal Generale MacFarlane al Maresciallo Badoglio e al Presidente Bonomi è stata modificata. Il Comitato Consultivo che si riunirà domani darà il suo avviso nello stesso giorno e il consenso all'entrata in funzione del nuovo Governo ci sarà dato immediatamente, senza bisogno cioè di ulteriore riferimento ai Governi alleati e conseguente ulteriore attesa.

Insistiamo perché un eventuale comunicato che si decidesse di pubblicare in proposito da parte alleata sia concepito in forma tale da non costituire ulteriore ragione di umiliazione per il nuovo Governo italiano. Miglior soluzione sarebbe anzi che il comunicato non fosse pubblicato affatto. Charles assicura che egli si adopererà del suo meglio in questo senso.

* * *

Dalle conversazioni avute in proposito sia dal Marchese Visconti Venosta che da me risulta in sostanza che:

l) L'iniziativa è partita da Londra. Come sempre, dopo una prima fase di viva deplorazione dell'operato britannico, rimasta peraltro platonica e verbale, gli Stati Uniti si sono posti al rimorchio della decisione inglese. È peraltro proba-

I Il 14 giugno: vedi D. 254.

324 bile che una qualche azione o pressione sia stata fatta da Washington a Londra sia per affrettare i tempi della sospensiva, sia perché al consenso alleato non fossero poste condizioni (quali, ad esempio, modificazioni nella compagine del Gabinetto, ecc.).

2) Il modo e i mezzi con cui è stata risolta a Roma la crisi ministeriale hanno provocato a Londra disappunto e sorpresa vivissimi. Si è avuta colà la sensazione molto netta che anche al Governo Bonomi potesse in un avvenire immediato, con un colpo di mano dei partiti o della piazza, essere all'improvviso sostituito un governo di sinistra o addirittura di estrema sinistra. Da qui il colpo d'arresto britannico e la conseguente pretesa che la formazione di qualunque governo italiano debba avere la preventiva approvazione alleata. Ciò che costituisce un indubbio, ulteriore aggravamento del controllo alleato sulle cose nostre. Resta comunque accertato che la Gran Bretagna intende per il futuro garantirsi da qualunque sorpresa.

3) Sembra altresì molto chiaro che il repentino allontanamento del Maresciallo Badoglio, che godeva e gode l'indubbia fiducia britannica e personalmente del Primo Ministro Churchill, è destinato a ritardare quel processo di alleggerimento della situazione armistiziale italiana che era in questi ultimi mesi avviato ad un favorevole sbocco concreto. E che occorrerà in conseguenza ricostruire in primo luogo, pazientemente e coraggiosamente, quell'atmosfera di fiducia che il precedente Governo era riuscito faticosamente a creare in otto mesi di cobelligeranza. Sembra altresì ovvio che ogni disordinata o violenta manifestazione dei partiti; ogni eventuale, ulteriore insistenza sulla questione istituzionale; ogni prematura discussione sull'Assemblea costituente ed argomenti siffatti, non potrà che accrescere quel senso di sospetto e di sfiducia che ha già condotto alla stretta di freni attuale, e, in conseguenza, a ulteriormente ritardare e pregiudicare quel processo di liberazione dall'armistizio e dal controllo alleato che sembrava -ripeto -incamminato in questi ultimi tempi verso concrete soluzioni favorevoli. È superfluo aggiungere infine che la politica britannica in Italia deve anche essere inserita nel quadro dei contrasti anglo-sovietici e interpretata e chiarita in conseguenza.

257

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

TELESPR.. RISERVATO 70/50. Roma, 16 giugno 1944 1•

Stamattina in Segreteria di Stato mi è stato confidenzialmente domandato se poteva esser ripresa con la R. Ambasciata la trattazione di varie questioni di ordine

l Manca l'indicazione della data di arrivo a Salerno.

amministrativo, quali ad esempio quelle relative a cittadinanza vaticana, matrimoni celebrati in Vaticano, targhe automobilistiche per il C.D., ecc., da tempo necessariamente sospese.

In vista della nota situazione, espostami subito dopo l'ingresso delle forze alleate in Roma dai rappresentanti alleati Reber e Caccia, ho risposto che per il momento questa R. Ambasciata era in grado di occuparsi soltanto degli affari la cui trattazione era già ritornata al R. Governo: ma che mi sarei fatto io stesso premura d'informare la Segreteria di Stato non appena la nostra competenza si fosse estesa ad altri territori, attualmente considerati zona di operazioni, tra i quali quello della Capitale 1 .

258

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, BADOGLIO

T. PER CORRIERE 959/52. Roma, 17 giugno 1944 2 .

Ambasciatori del Belgio e di Polonia, Ministro di Cina, Incaricato d'Affari di Jugoslavia presso la Santa Sede, ai quali ho personalmente rimesso Note Verbali notificanti nomina S.A.R. il Luogotenente Generale 3 , nel prendere atto della nomina stessa hanno pure in varia forma manifestato il desiderio di conoscere quale sia oggi l'esatta posizione del R. Governo nei confronti di quelli delle Nazioni Unite, tanto sotto l'aspetto dei formali rapporti diplomatici quanto sotto quello dei rapporti politici sostanziali.

Ho fatto presente che non ero naturalmente ancora in possesso di elementi precisi sullo stato attuale della posizione internazionale dell'Italia nei confronti dei loro Paesi. Che ad ogni modo potevo affermare che il primo ed essenziale compito del Governo democratico italiano era quello di intensificare al massimo possibile lo sforzo italiano alla guerra di liberazione del proprio Paese e dell'Europa. Per quanto poi concerneva la situazione dei rapporti intercedenti con i rispettivi Paesi potevo pure dichiarare che da parte italiana si auspica la più rapida possibile normalizzazione dei rapporti con tutte le Nazioni Unite.

Rilevo che il funzionario reggente la Legazione di Jugoslavia si è mostrato particolarmente lieto della notificazione fattagli esprimendomi candidamente quanto -per le preoccupazioni che egli nutriva nei confronti di Tito -fosse felice di iniziare col Governo italiano rapporti ufficiali 4 .

I Per la risposta vedi D. 265. 2 Manca l'indicazione della data d'arrivo a Salerno. 3 Vedi D. 247, nota l p. 300. 4 Per la risposta vedi D. 273.

259

COLLOQUIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DESIGNATO, BONOMI, CON IL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

VERBALE 1 . Villa Guariglia (Raito), 17 giugno 1944, ore 22.

Il Capitano di vascello Stone, attraverso S.E. Sansonetti che funzionava da interprete, ha dichiarato a S.E. Bonomi che il Generale MacFarlane, Capo della Commissione Alleata di Controllo, lo aveva incaricato di comunicargli che i Governi alleati hanno espresso il loro gradimento per il nuovo Governo italiano da lui formato e presieduto.

Dopo la traduzione di tale dichiarazione il Capitano di vascello Stone ha soggiunto che in conseguenza di quanto comunicato il Generale MacFarlane doveva chiedere che il nuovo Primo Ministro Presidente del Consiglio dei Ministri, in nome e per conto del nuovo Governo, rilasciasse le seguenti due separate dichiarazioni scritte, dirette al Generale MacFarlane, nella sua qualità di Capo della Commissione Alleata di Controllo:

I

«In nome del R. Governo italiano accetto tutte le obbligazioni verso gli Alleati assunte dai precedenti Governi italiani dopo la conclusione dell'armistizio italiano, comprese le lunghe clausole di armistizio.

Certifico che ciascun membro del Governo ha personalmente preso conoscenza dei termini di tutte tali obbligazioni».

Il

«Il Governo italiano si impegna a non riaprire, senza il consenso preventivo dei Governi alleati, la questione istituzionale, fino a quando l'Italia non sarà stata liberata e il popolo italiano non avrà la possibilità di determinare esso stesso la forma di Governo».

Il Capitano di Vascello Stone ha precisato che le obbligazioni assunte dai precedenti Governi, che verranno accettate con la prima delle suindicate dichiarazioni, e che i Ministri debbono tutti personalmente conoscere, sono essenzialmente:

a) il trattato di armistizio (breve) 2 ;

b) le obbligazioni di armistizio (lungo ) 3 ;

c) l'impegno del R. Governo italiano di non ristabilire nuove relazioni diplomatiche con altri Stati senza il preventivo accordo con i Governi alleati 4 .

1 Il verbale è stato redatto dal sottosegremrio all'Industria Francesco Sansonetti. 2 Vedi serie nona, vol. X, D. 757. 3 Vedi D. 20. 4 Vedi D. 177.

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. l (4213051)

Le due dichiarazioni dovranno essere redatte in inglese secondo la minuta consegnata dal Capitano di vascello Stone, che deve essergli restituita.

Il Capitano di Vascello Stone ha infine aggiunto che i Governi alleati comunicheranno (stampa-radio) che, essendo intervenuto il gradimento (approvazione) da parte loro, il nuovo Governo italiano assume le sue funzioni.

Ha chiesto quando i nuovi Ministri avrebbero potuto essere informati dei termini delle obbligazioni assunte e in conseguenza quando le dichiarazioni scritte di S.E. Bonomi avrebbero potuto essere pronte.

S.E. Bonomi, in considerazione della convocazione già avvenuta di tutti i Ministri per le ore 17 del 18 giugno, ha espresso la convinzione che ogni cosa potrà essere fatta entro la sera del 18.

Se qualcuno dei Ministri non potesse intervenire si procurerà di fargli prendere conoscenza personale delle obbligazioni assunte dai precedenti Governi e del testo delle dichiarazioni che S.E. Bonomi dovrà firmare.

260

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AIETA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. 1052/135. Lisbona, 20 giugno 1944 1•

Seguito azione ufficiosa da tempo svolta da questa R. Legazione ho ora precisi elementi per ritenere che Governo portoghese qualora opportunamente e ufficialmente da noi avvicinato intenderebbe non appena possibile far riprendere a Ministro Lobo d'Avila sua missione a Roma. Mi risulta inoltre che ad una tale superiore intenzione non è estranea decisione compiere attualmente un gesto tempestivo e ànche amichevole che sembrami da parte italiana convenga facilitare in ogni modo anche e soprattutto in relazione nota generale situazione America. Tra facilitazioni di carattere pratico permettomi anche informare che tornerebbe gradita offerta possibile passaggio marittimo da Gibilterra. Qualora quanto sopra corrisponda, -come credo, intenzione R. Governo prego autorizzare di massima concretare, sempre beninteso che tale atteggiamento portoghese non abbia a subire modificazioni, secondo opportunità del momento modalità eventuale comunicazione R. Governo 2• ·

l Pervenuto tramite l'A.C.C. il 22 giugno.

2 Il 2 luglio, con T. 828/125, Visconti Veno~ta rispose: «Svolga senz'altro passi nel senso prospettato sottolineando particolare importanza che Governo italiano annette ripresa formale missione d'Avila. Potrà aggiungere che ai fini facilitare viaggio si penserebbe interessare Autorità alleate per permettere imbarco su nostro mezzo in porto portoghese o quanto meno Gibilterra)). Vedi D. 294.

261

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Salerno, 20 giugno 1944.

Il Consiglio Consultivo per l'Italia, nella sua riunione del 2 giugno corrente, ha approvato la raccomandazione che trascrivo e che mi è stata consegnata ufficialmente: «Le Conseil Consultif pour les Affaires Italiennes Considérant les articles 3 et 4 de la Déclaration sur l'Italie adoptée par la Conférence de Moscou, et d'après lesquels: S3 -Toutes les institutions et organisations créées par le régime fasciste doivent ètre dissoutes, S4 -Tous les éléments fascistes et profascistes doivent ètre éliminés de la direction, de l'administration et des services publics; Considérant que les conditions existant en Italie libérée ne répondent pas encore, en général, aux principes rappelés ci-dessus;

Prend note avec satisfaction de la déclaration du 27 avril 1944 du Gouvernement italien, d'après laquelle l'oeuvre d'épuration sera énergiquement poursuivie et menée à bonne fin le plus rapidement possible, ainsi que des mesures qui ont été adoptées ou annoncées par la suite par ledit Gouvernement;

Emet le voeu que ce Gouvernement fasse son possible pour appliquer cette déclaration et ces mesures d'une façon complète et rapide, afin de démocratiser le régime intérieur en Italie, d'assainir ainsi moralement la situation, et de créer l'atmosphère favorable au développement de la participation italienne dans toutes les mesures nécessaires à la lutte con tre l' Allemagne hitlérienne» 1•

Mi risulta che la raccomandazione è stata adottata dietro richiesta sovietica. Il signor Caccia ha spiegato che se è esatto che il Governo ha approvato durissime leggi in materia di epurazione e defascistizzazione, è peraltro altrettanto esatto che esse non hanno avuto sinora nessun principio di applicazione. E da ciò la preoccupazione sovietica.

262

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL

L. PERSONALE 2 . Salerno, 21 giugno 1944.

La partenza del Generale MacFarlane per Londra mi dà propizia occasione per scriverLe nel giorno stesso in cui inizio la mia attività di governo. Coincidenza

I Ed. in inglese in Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, cit., p. 1122.

2 Questa lettera, nella minuta autografa di Bonomi, aveva una stesura diversa che si riproduce in allegato date le notevoli varianti che presenta. Sul dattiloscritto derivato dalla minuta è annotato: «Non partita. Questa lettera è stata sostituita con la lettera al n. III/ra». Il testo spedito che qui si pubblica è forse opera di Prunas.

329 che mi pare particolarmente fortunata e di buon augurio, in quanto mi permette di entrare subito, com'era mio vivo desiderio, in diretto contatto col principale artefice di quella vittoria che tutti i popoli liberi -fra i quali è certamente oggi il popolo italiano -vedono albeggiare, per Vostro merito, all'orizzonte.

Voglio oggi semplicemente dirVi, signor Primo Ministro, che io ho sostituito il mio vecchio amico Maresciallo Badoglio ed ho costituito un Gabinetto nel quale tutti i maggiori partiti e tutte le maggiori correnti di opinione hanno la loro voce attraverso i loro uomini più rappresentativi. È un Gabinetto di concordia nazionale, dove le questioni che possono dividere, e prima di tutto e sopra tutto quelle relative alla futura forma di governo, sono decisamente messe da parte, perché saranno risolte quando, e non prima, tutti gli italiani, sul loro territorio liberato, potranno esprimere legalmente e liberamente la loro opinione.

Posso intanto assicurarVi, e con decisione e fervore, che il mio Governo procederà a intensificare la guerra antitedesca e tengo a dirVi sin da ora con quale gratitudine accoglierò ogni Vostro appoggio che ci consenta di partecipare con sempre maggiore numero di unità e di uomini al combattimento per la liberazione del nostro suolo e del mondo dalla tirannide che, senza la gloriosa resistenza britannica, avrebbe rischiato di sommergerlo.

Io non ho che un desiderio ed un proposito: riaffermare anche sui campi di battaglia l'amicizia tradizionale che ha per tanto tempo unito l'Italia alla Gran Bretagna. Io ho già, nell'altra guerra, lavorato col Governo britannico nell'atmosfera di quella amicizia, e non ho oggi altra ambizione che di riprendere il corso della nostra antica storia che il fascismo aveva sciaguratamente interrotto e deviato.

Consentitemi, signor Primo Ministro, di contare sulla Vostra generosa comprensione come vi contava, e con quale animo e fervore, il Maresciallo Badoglio. Le parole umane e sagge che avete in occasioni recenti pronunziato al nostro indirizzo hanno toccato profondamente il cuore di tutti gli italiani ed esse sono per me di affidamento e di incitamento.

Il popolo italiano rinnovato ha bisogno di ricostruire attorno a sé un'atmosfera di amicizia che lo tragga fuori della oscura e torbida situazione internazionale attuale. Esso ha molto sofferto e tuttora soffre indicibilmente iri tutte le sue città e campagne straziate e distrutte. Ma ha forze di ricupero, di sobrietà, di lavoro forse insospettate. Io ho la convinzione meditata e profonda che col Vostro generoso appoggio potremo ricostruire insieme quella solida e storica amicizia italo-britannica, che può essere e sarà certamente uno dei cardini fondamentali della pacificazione mediterranea ed europea.

È superfluo dirVi, signor Primo Ministro, con quanta e viva solidarietà segua oggi -e con me tutto il popolo italiano -la gigantesca impresa che ha condotto le Vostre truppe sul suolo francese e con quale animo io Vi prego di accogliere i miei più cordiali voti augurali 1•

I Per la risposta vedi D. 292.

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI,

AL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL

L. PERSONALE. Salerno,

Approfitto della cortesia del generale MacFarlane per inviarVi questo messaggio personale.

Io ho sostituito il mio amico Maresciallo Badoglio ed ho costituito un Gabinetto nel quale tutti i maggiori partiti e tutte le maggiori correnti di opinione hanno la loro voce attraverso i loro uomini più rappresentativi. E un Gabinetto di concordia nazionale dove le questioni che possono dividere, come quelle relative alla futura forma del governo, sono messe da parte perché saranno risolte quando tutti gli italiani, sul loro territorio liberato, potranno esprimere legalmente la loro opinione.

Intanto posso assicurarVi che il mio Governo procederà, con decisione e con fervore, a intensificare la guerra antitedesca e Vi chiederà di partecipare con sempre maggior numero di soldati al combattimento e alla vittoria.

Io non ho che un desiderio: riaffermare sui campi di battaglia l'amicizia tradizionale che ha unito per tanto tempo l'Italia alla Gran Bretagna. Io ho già, nell'altra guerra, lavorato col Governo inglese nell'atmosfera di quella amicizia, e non ho oggi altra ambizione che di riprendere il corso della nostra storia che il fascismo aveva sciaguratamente deviato.

263

DICHIARAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO

Salerno, 22 giugno 1944.

Il Consiglio dei Ministri, nella sua prima adunanza, constata che esso, per la sua origine politica, rappresenta quella grande maggioranza del Paese che già nel 1940 era schierata contro la dominazione fascista e contraria all'ingresso in guerra dell'Italia accanto alla Germania hitleriana.

Perciò, come suo primo atto, il Consiglio afferma che soltanto il fascismo è responsabile dell'adesione dell'Italia al patto tripartito e del suo ingresso nella guerra e che quindi il distacco dell'Italia da quelli che furono non i suoi alleati ma gli alleati del fascismo, non è che la legittima conseguenza dell'avvenuto rivolgimento politico, per il quale la Nazione, non più sottoposta al più oppressivo dei sistemi di polizia, ha saputo riprendere in mano le sue sorti e decidere liberamente del proprio destino. "'

Pertanto, il Consiglio sconfessa le cosiddette rivendicazioni fasciste contro l'onore e l'integrità di altre nazioni, e condanna le aggressioni che il fascismo ha compiuto contro la Francia, la Grecia, la Jugoslavia e la Russia, aggressioni che hanno infranto le più nobili tradizioni italiane già suggellate a Solferino, a Domokos, e poi su tutti i campi di battaglia della Grande Guerra del 1915-1918.

In conformità a questi principii, il Consiglio dei Ministri si propone di:

l) continuare, fino alla sconfitta definitiva della Germania hitleriana, la guerra accanto alle Nazioni Unite, verso le quali si eleva un sentimento di gratitudine per il sangue che esse hanno versato nella vittoriosa campagna dell'Italia;

2) intensificare la partecipazione dell'Italia al combattimento ed alla vittoria, e quindi mirare ad un intervento sempre più largo, diretto ed effettivo;

3) richiedere alla Nazione italiana uno sforzo sempre maggiore introducendo nelle Forze Armate anche l'elemento volontaristico che ha in Italia una così gloriosa tradizione;

4) sviluppare, coordinare ed aiutare il movimento dei patrioti, che, nelle terre occupate dai tedeschi, ha già dato prova di eroismo, impegnando notevoli forze nemiche e molestandone i movimenti;

5) svolgere all'interno, con una penetrazione schiettamente democratica, un'azione diretta a sorreggere e rinvigorire le energie morali, materiali ed economiche, distruggendo, con la punizione dei delitti fascisti e l'epurazione degli istituti inquinati, i residui di una dominazione nefasta, e ciò in modo da rendere il Paese sempre più atto alla grande prova elle gli darà titolo per riprendere con dignità il suo posto e la sua missione nel libero, pacificato, solidale mondo di domani.

264

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Salerno, 23 giugno 1944.

L'Ambasciatore Charles esprime a S.E. Visconti Venosta ed a me il suo vivacissimo disappunto per il mancato giuramento del Presidente del Consiglio con la vecchia formula, com'era stato precedentemente convenuto.

Ci dà lettura di una comunicazione del generale MacFarlane ove questi riferisce che, essendosi recato dal Luogotenente in visita di congedo, S.A.R. lo ha informato, a sua richiesta, che il Presidente Bonomi gli aveva chiesto di giurare con la nuova formula per evitare una crisi che sarebbe altrimenti sorta se si fosse agito altrimenti. Al che il Luogotenente aveva senz'altro annuito.

Il Generale MacFarlane, nell'aggiungere che i tre Ministri Croce, Cianca e de Courten non avevano preso parte alla cerimonia, conchiudeva osservando che l'episodio costituiva un'ulteriore prova della debolezza del Presidente Bonomi e della sua progressiva e crescente mancanza di autorità presso i partiti.

Nel darci notizia di ciò l'Ambasciatore Charles comunicava ch'egli avrebbe telegrafato nello stesso senso a Churchill e che non si nascondeva che le reazioni del Primo Ministro britannico al riguardo sarebbero statè certamente molto vive. Come indicazione ha accennato alla possibilità che egli, Charles, possa fra breve essere ritirato dal suo posto.

Abbiamo pregato l'Ambasciatore di voler sospendere l'invio del telegramma sino a domani mattina. S.E. Visconti Venosta si riservava, assunte le informazioni necessarie, di fargli personalmente avere tutte quelle spiegazioni che avrebbero certamente valso a chiarire l'episodio.

Il Presidente del Consiglio è informato di quanto precede e autorizza il Marchese Visconti Venosta a spiegare ali' Ambasciatore d 'Inghilterra ch'egli non riteneva affatto di aver assunto nessun impegno o che il giuramento da parte sua con la vecchia formula di giuramento fosse condizione posta da parte alleata. Egli stesso si era offerto infatti di giurare con la vecchia formula, a titolo di cortesia. Sicché, accortosi che ciò avrebbe potuto sollevare dissensi e contrasti in seno al Gabinetto, aveva preferito riparlarne al Luogotenente, che aveva senza difficoltà aderito acché egli giurasse come tutti gli altri. Comunque era disposto, viste le reazioni alleate, a riportare la questione in Consiglio dei Ministri e, se occorreva, anche ad affrontare una crisi. Ciò che era peraltro sconsigliabile in questa fase della situazione, per ovvie ragioni. L'AmbasCiatore Charles prende atto di tali chiarimenti e assicura che prospetterà l'episodio in termini e con spiegazioni che possano valere ad evitare

o a diminuire le previste reazioni del Primo Ministro. E di ciò S.E. Visconti Venosta informa i Ministri senza Portafoglio che si riuniscono allo scopo, a Sorrento, nell'abitazione di Benedetto Croce. In tale riunione è soprattutto sottolineata l'opportunità di accantonare effettivamente il problema istituzionale e questioni associate e connesse quali quella del giuramento e la conseguente necessità che il Gabinetto entri senz'altro in una fase di operosità e di lavoro.

265

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

L. SEGRETA 4927. Salerno, 24 giugno 1944.

A telegramma n. 70/50 del 16 giugno 1•

Come criterio di massima tenga presente che le interferenze della Commissione Alleata di Controllo nei rapporti fra il R. Governo e la Santa Sede debbono essere ridotte al minimo. La Vostra opera deve essere cioè diretta al progressivo ricupero de facto della nostra autonomia e ad ogni possibile svuotamento delle clausole armistiziali. Ciò che naturalmente deve essere attuato nel quadro della più completa e leale collaborazione con gli Alleati.

266

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 768/388. Salerno, 25 giugno 1944 2 .

Vostri 073 e 3193.

Fate sapere a codesto Direttore Generale Affari Politici che, a nostro avviso, abbandono da parte Spagna del servizio di protezione nostri interessi nei territori

I Vedi D. 257.

2 Trasmesso all'A.C.C. il 26 giugno.

3 Per il primo vedi D. 201. Con T. 846/319, del 1° giugno, Paulucci riferiva la decisione spagnola di abbandonare la tutela degli interessi italiani in Palestina.

in cui le è stato sin qui affidato, non potrebbe essere interpretato che come gesto politico in contrasto con l'atteggiamento amichevole cui il R. Governo ha sempre inspirato la sua azione nei confronti spagnoli. E dovrebbe come tale essere, a nostro avviso, evitato.

Che la cobelligeranza annulli di fatto l'attività protettrice non è poi, almeno nella fase attuale, esatto. E basterebbe a dimostrarlo la nostra insistenza nel richiedere che essa sia continuata. Assicuri comunque che sarà nostra immediata cura avvertire codeste Autorità appena ciò si verificasse. La prego di aggiungere che siamo pienamente consapevoli dell'azione svolta sin qui in questo campo a nostro vantaggio dalla Spagna, azione di cui siamo molto e vivamente grati. Soluzione proposta da V.E. sembra d'altra parte quanto mai equa ed ella dovrà in conseguenza insistervi. E se ciò non avesse i risultati che speriamo, sottolinei che dovremo interpretarli in quei termini di contrasto che non sarebbero giustificati dal nostro costante atteggiamento di amicizia verso codesto G001erno 1•

267

COLLOQUIO DEL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, CON IL RAPPRESENTANTE DEL BRASILE PRESSO IL GOVERNO PROVVISORIO FRANCESE, DA CUNHA

PROMEMORIA. Salerno, 25 giugno 1944.

È venuto a trovarmi il Ministro da Cunha, rappresentante brasiliano presso il Governo provvisorio francese ad Algeri. Dopo avermi espresso i sentimenti più amichevoli suoi e del suo Paese verso l'Italia, mi ha comunicato che il suo Governo è d'avviso: a) che non vi siano ostacoli diretti di nessun genere per una ripresa di rapporti fra Italia e Brasile;

b) che il Brasile è peraltro legato dai precisi impegni panamericani e non può in conseguenza procedere a tale ripresa se non è d'accordo e contemporaneamente con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna;

c) che il Brasile non ha difficoltà ed è anzi pienamente disposto a procedere ad una integrale cancellazione di tutte le norme di guerra adottate contro la collettività e gli interessi italiani sul suo territorio a condizione che da parte nostra gli si dia esplicita e formale assicurazione che siamo disposti a riconoscere tali provvedimenti come legittimamente adottati.

Premesso che prendevo atto con estrema soddisfazione dei propositi espressi dal suo Governo in materia di ripresa di rapporti, propositi che sono, come gli è noto, decisamente condivisi da parte nostra, l'ho assicurato che ci rendevamo

l Per la risposta vedi D. 285.

perfettamente conto della difficoltà per il Brasile di marciare più speditamente di quanto facciano i grandi membri della coalizione di cui esso fa parte.

Noi chiedevamo tuttavia al Brasile non gesti isolati e unilaterali, bensì un'azione e pressione continuata presso Washington e Londra per deciderli ad affrettare il ritmo della loro rigida e lentissima evoluzione nei nostri confronti. Tale pressione sarebbe evidentemente ancora più efficace se il Brasile si fosse fatto parte diligente presso tutti gli altri Governi latino-americani per attenerne un'azione solidale e contemporanea nello stesso senso.

I latini di Europa attraversano una profondissima crisi e domandano ai latini d'America un gesto di solidarietà e di amicizia, che risponde del resto anche agli interessi più certi nostri e loro. Tutto ciò che la latinità rappresenta in Europa, come razza, religione, cultura, rischierebbe altrimenti di essere sommerso sotto la pressione slava e anglo-sassone, con diretto, evidente, gravissimo pregiudizio anche dei latini d'America.

Circa il terzo punto ho detto al Ministro da Cunha che non sarebbe stato da parte nostra possibile procedere alla dichiarazione impegnativa richiestaci circa le misure adottate dal Brasile contro i cittadini e gli interessi italiani, se non avessimo prima, almeno approssimativamente, accertato la vastità e l'entità degli interessi che sono stati da quelle misure pregiudicati e colpiti. Mentre avremmo cercato da parte nostra di compiere tali accertamenti, pregavo anche il Governo brasiliano di volerei dare le più ampie e particolareggiate notizie in proposito. Ho aggiunto che, se non erro, i provvedimenti contro gli italiani sono stati dal Governo brasiliano adottati a titolo non di confisca, ma di sequestro e risarcimento degli eventuali danni e pregiudizi che i sottomarini italiani avevano ed avrebbero continuato ad arrecare all'economia brasiliana.

Il Ministro da Cunha ha dichiarato che le cose stavano esattamente in questi termini.

Se ciò era esatto, ne veniva come conseguenza che, se noi avessimo potuto dimostrare che la nostra responsabilità negli affondamenti di navi brasiliane è inesistente o comunque estremamente limitata, le misure adottate dal Governo di Rio sarebbero state svuotate di ogni effettivo contenuto, con tutte le conseguenze pratiche connesse.

Da Cunha mi ha assicurato che se noi avessimo potuto presentare una documentazione di questo genere, la nostra posizione ne sarebbe stata certamente e di molto alleggerita.

Ho quindi esposto per sommi capi al da Cunha la situazione fatta dagli Alleati all'Italia, sotto ogni riguardo gravissima; il peso dell'occupazione anglo-americana; la gravità e l'onnipresenza del controllo e delle ingerenze straniere; lo sfruttamento di un popolo già povero da parte di Potenze enormemente più ricche di risorse e di mezzi, attraverso sopra tutto le spese di occupazione e l'alto livello del cambio fra lira, sterlina, dollaro, ecc.

La mia esposizione ha vivamente impressionato il mio interlocutore, col quale siamo rimasti intesi ch'egli la esporrà a sua volta in ogni particolare al suo Governo, cui avrebbe fatto contemporaneamente presente e molto raccomandato il nostro desiderio di un'azione latino-americana presso i Governi di Washington e di Londra per persuaderli dell'opportunità di fare all'Italia condizioni più umane e politicamente più sagge di quelle armistiziali. In pari tempo avremmo da ambedue le parti condotto gli accertamenti necessari in materia di interessi italiani in Brasile, e, dal nostro canto, quelle inchieste atte a dimostrare la nostra effettiva e limitata responsabilità negli affondamenti di navi brasiliane.

A mia richiesta, e dopo una lunga discussione, il Ministro da Cunha ha inoltre assicurato che un rappresentante brasiliano permanente sarà fra brevissimo inviato a Roma ad un titolo e con qualifiche ancora da determinarsi, ma con cui sarebbe stato ad ogni modo possibile avviare conversazioni ufficiali e segrete fra di noi. Egli stesso si proponeva del resto di venire in Italia periodicamente e regolarmente. Un'utile azione potrebbe pertanto essere svolta anche per il tramite dell'Ambasciata del Brasile presso il Vaticano, ch'egli mi ha specialmente raccomandato.

Il Ministro da Cunha è stato successivamente ricevuto dal Presidente Bonomi e dal Marchese Visconti Venosta.

268

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.l., BONOMI

T. PER OORRIERE 2037-2039/0102-0104. Madrid, 26 giugno 1944 (per. il 18 luglio).

· Si ha l'onore di comunicare i seguenti telegrammi nn. 124 e 126 in data 17 e 18 corrente qui pervenuti dalla R. Ambasciata in Buenos Aires e destinati a codesto

R. Ministero:

«A seguito mie precedenti comunicazioni telegrafiche ritengo doveroso fornire a V.E. seguenti elementi di giudizio circa situazione Argentina e nostri rapporti con questo Paese:

l) tutti i Governi (compreso quello degli S.U.A.) hanno proceduto a suo tempo formale riconoscimento del Governo Ramirez emerso rivoluzione militare giugno 1943;

2) in seguito dimissioni Ramirez, Vice Presidente, Generale Farrel, ha assunto marzo u.s. presidenza. Santa Sede, tutti neutrali europei e cinque Stati latino-americani hanno considerato questione affare interno argentino e mantenuto relazioni ufficiali basandosi su fatto che Governo Farrel è effettivamente continuazione Governo Ramirez. Altri Stati, fra cui Gran Bretagna, hanno seguito formalmente politica non riconoscimento S.U.A. senza però interrompere contatti de facto;

3) nessun Paese ritirato sua Rappresentanza diplomatica da Buenos Aires e nemmeno Capo Missione. In conversazioni confidenziali questi circoli diplomatici riconoscesi anzi impossibilità prescindere collaborazione Argentina soprattutto nel campo economico. Anche oggi U.S.A. continuano importare prodotti argentini. Alcune personalità nordamericane hanno manifestato dubbi circa opportunità politica non riconoscimento;

4) detta politica ha accentuato sentimento nazionale questo Paese particolarmente sensibile sua sovranità. Analogamente sembrano essersi rafforzate tendenze affini latenti tutta America latina;

5) attuale Governo detiene fermamente potere e non (dico non) esiste alcun indizio voglia !asciarlo o possa esservi costretto da fattori interni o esterni;

6) per quanto concerne rapporti itala-argentini questa R. Ambasciata, in base alle istruzioni telegramma ministeriale 23 1 e allo scopo tutelare nostri interessi, ha continuato mantenere relazioni ufficiali come già riferito a suo tempo.

Posizione assunta R. Ambasciata determinata seguenti ragioni:

l) Argentina è unico paese americano in cui esiste una nostra Rappresentanza.

2) Ciò è dovuto alla politica Argentina che rifiutatasi durante attuale conflitto (e specialmente alla Conferenza di Buenos Aires che votò rottura relazioni con Asse) prendere atteggiamento ostile Italia a prescindere suo Governo. Una diversa politica da parte nostra turberebbe atmosfera tradizionale amicizia e avrebbe strascico anche avvenire.

3) Attuale Governo è decisamente anti-comunista e mostra tendenza totalitaria. Alcuni settori nazionalisti attualmente assai influenti simpatizzano Germania e mantengono contatti con fascisti italiani qui residenti.

4) È necessario evitare che tale situazione ripercuotasi relazioni diplomatiche itala-argentine che attraversano fase delicata. Qualunque peggioramento al riguardo potrebbe far prevalere tendenza a noi avversa che insinua attuale Governo italiano essere sprovvisto sostanzialmente sovranità.

5) Invece finora grazie al nostro atteggiamento è prevalsa tendenza opposta. Governo, privati, stampa, mantengono genericamente posizione simpatica. Di fronte recenti cambiamenti politici in Italia Governo mantenuto corretto atteggiamento; Ministero Affari Esteri già preso atto mia comunicazione ufficiale al riguardo.

6) Mantenimento normali rapporti ufficiali è anche indispensabile per il disbrigo importanti questioni in corso.

7) Attuale attrito Argentina-U.S.A. va considerato come questione strettamente americana.

8) Politica non riconoscimento manca effettiva base giuridica. Del resto sono in corso tentativi diretti ad appianare difficoltà.

9) Agli S.U.A. potrebbe riuscire assai più utile Italia mantenga suo attuale atteggiamento anziché seguire supinamente politica nordamericana.

Tutte le considerazioni esposte valgono ancora più oggi che epoca nostro riconoscimento Governo Farrel (marzo u.s.); sarebbe evidentemente impossibile tornare sulla nostra decisione. Ho fatto presente quanto precede a queste Ambasciate anglo-americane» 2 .

I Vedi D. 167. 2 Per la risposta vedi D. 298.

269

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 4978. Salerno, 26 giugno 1944.

I read in the press that the Monetary and Financial Conference will begin its settings next July at Bretton Woods (New Hampshire).

It is superfluous for me to emphasize that monetary and financial problems are, and will become more so in the future, of fundamental and decisive importance for ali Countries and for Italy with them. I believe, therefore, that the participation also of an Italian expert in the work of the Conference would be undoubtedly useful in view of his contribution to the generai discussion, and for us necessary.

I write, therefore, to ask you kindly to submit to your Government our wish to take part in the work of the Conference which bears a purely technical-economic character and therefore has a politica! aspect only in an indirect way.

I do not think that some form of Italian participation in international problems, which are of dose interest to Italy, could possibly give rise to any objections. And I should be particularly grateful, my dear Admiral, if you would explain to your Government, which I believe is organizing the Conference, the above considerations, letting me know in due course their opinion on the subject 1•

270

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. PERSONALE. Salerno, 27 giugno 1944.

Abbiamo parlato stamane della questione del trapasso di Roma alla Amministrazione italiana.

Ella mi disse, se non erro, che ragioni di carattere militare assolutamente imperativo impediscono che tale trapasso coincida col nostro trasferimento, ma che esso avrebbe certamente avuto luogo non appena le ragioni militari anzidette non ne esigessero più oltre il differimento.

Naturalmente io apprezzo alloro giusto valore le esigenze di carattere militare cui Ella ha accennato e non intendo comunque porle in discussione.

Tengo semplicemente, ponendomi su di un piano più generale e più largo, a sottolineare in modo particolarissimo la situazione di assoluta subordinazione e tutela in cui il R. Governo verrebbe automaticamente a trovarsi, esercitando le sue funzioni in una città (che è per giunta la Capitale dello Stato) di cui l'Amministra

1 La risposta non è stata rinvenuta, ma vedi D. 319.

zione e tutte le conseguenti responsabilità gli sfuggirebbero pressoché completamente. Non vi è ombra di dubbio che un Governo così minorato in partenza sarebbe certamente destinato a logorarsi rapidamente presso tutta l'opinione pubblica italiana e proprio in un momento in cui abbiamo da ambedue le parti la necessità assoluta di imporre l'ordine e la disciplina al Paese, ai fini stessi della condotta della guerra, che ci sono in sostanza comuni.

Sicché, ripensando stasera alla nostra conversazione di stamane, sono giunto alla persuasione che sarebbe indubbiamente molto utile se il trapasso dell' Amministrazione in mani italiane cbincidesse col trasferimento del Governo nella Capitale,

o che, almeno, alcuni settori dell'Amministrazione particolarmente delicati e da determinarsi di comune accordo, potessero essere restituiti al momento stesso del trasferimento nell'intesa che il trapasso completo avverrà appena le imperative ragioni militari, che, ripeto, io non intendo affatto porre in discussione, cesseranno dal prevalere.

Ella intende perfettamente, caro Ammiraglio, a quali preoccupazioni nazionali obbediscono le mie richieste. La prego comunque di voler trovare in esse soltanto l'espressione non di un vano proposito di prestigio, bensì della mia fermissima volontà di collaborare al meglio con le Autorità alleate, nell'interesse comune.

Voglia, La prego, farmi cortesemente conoscere il Suo pensiero in proposito e credere ai miei migliori sentimenti 1•

271

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.l., BONOMI

L. PERSO:'-IALE. Salerno, 27 giugno 1944 2•

Ti invio una dichiarazione firmata dal Maresciallo Badoglio ed il Pro-Memoria preparato da questo Ministero circa la pubblicazione delle condizioni di armistizio onde sottoporti gli elementi per la decisione che crederai di dover prendere.

È del resto argomento che esorbita dalle competenze di questo Ministero.

A parer mio il vantaggio o lo ·svantaggio che può ritrarne il Governo si subordina e si ricollega colle ripercussioni che la pubblicazione avrà sullo spirito di resistenza e di combattività del popolo italiano. Ogni qualvolta questo spirito di resistenza e di combattività si affievolisce l'opera del Governo se ne risente fatalmente, mentre quando si rafforza, il Governo viene a ritrarne rinnovate energie3 .

1 Un'annotazione avverte: «La presente lettera va considerata annullata avendo l'Ammiraglio Stone chiesto che venga ritirata. 5 luglio 1944».

2 Il documento è erroneamente datato 26 giugno.

3 La risposta è nel D. 279.

ALLEGATO l

DICHIARAZIONE DEL MARESCIALLO BADOGLIO

Il Maresciallo Badoglio ha dichiarato, in data 27 giugno 1944, quanto segue:

«A Malta il 29 settembre il generale Eisenhower dopo avermi assicurato che sarebbe intervenuto per ottenere dai Governi inglese e americano che fossero cambiate le condizioni d'armistizio nel senso da me esposto, soggiunse:

Le presenti condizioni d'armistizio saranno tenute assolutamente segrete sino alla conclusione della pace. Erano presenti i generali Smith e MacFarlane »1•

ALLEGATO Il

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

APPUNTO. Salerno, 27 giugno 1944.

l. Gli argomenti contro la pubblicazione immediata dell'armistizio del 29 settembre 1943 sembrano, dal punto di vista strettamente italiano, prevalenti.

È ovvio che tutta l'opinione pubblica italiana ne sarebbe profondamente impressionata. Non sfuggirà a nessuno che le durissime condizioni di resa restano, a distanza di nove mesi dall'armistizio, tuttora intatte e valide. Si avrebbe cioè la sensazione precisa e netta che da parte alleata non è intervenuto, nonostante il tempo trascorso e la lealtà della nostra cooperazione, mutamento alcuno a nostro vantaggio. Cotesto sinora ignoto passivo andrebbe ad aumentare il senso di delusione, di contrasto e di rammarico che suscitano l'umiliazione dello stretto controllo e.il peso dell'occupazione alleata col suo ormai documentato seguito di inflazione, prostituzione, requisizioni e violenze.

La pubblicazione condurrebbe dunque, oggi, a provocare in seno a tutta l'opinione pubblica italiana un sentimento di viva e profonda reazione contro gli Alleati.

È opportuno e politico procedervi oggi, quando sembra invece necessario saldare con ogni mezzo la frattura che il fascismo e la guerra avevano determinato fra Italia, Inghilterra e Stati Uniti?

2. Un'altra e forse più importante considerazione dovrebbe consigliare un'ulteriore attesa nel divulgare un documento che se è certamente titolo di gravissima umiliazione per noi, non è d'altra parte altrettanto certamente titolo di sapienza politica e di umana saggezza per gli Alleati.

In tutta l'Italia ancora occupata che si batte contro i tedeschi la pubblicazione del documento non potrebbe infatti che suscitare reazioni ancora più serie e profonde. Il neofascismo e la Germania non mancherebbero di indubbiamente sfruttarle a loro vantaggio. Molti potrebbero decidere di non continuare a rischiare la pelle contro i tedeschi se dovessero constatare che nella migliore delle ipotesi ciò dovesse condurli entro il carcere, sinora assolutamente ignoto, dell'armistizio. I più sarebbero certamente presi da un senso di sfiducia e di scoraggiata indifferenza. Una parte non indifferente della nostra sorte sta oggi nelle mani dei partigiani, e, in generale, della resistenza. È giusto e politico scoraggiare oggi partigiani e resistenza quando sarebbe invece necessario fare appello a tutte le energie nazionali?

3. Il tempo della pubblicazione dell'armistizio con l'Italia sembra dunque debba essere prescelto in un momento sopra tutto propizio per l'Italia e non, ad esempio, in vista delle elezioni americane o di un qualunque altro interesse o motivo che ci siano estranei. Più

1 Il testo della dichiarazione è autografo e firmato.

precisamente esso dovrebbe coincidere col momento in cui almeno una parte di esso sarà lacerato e non sarà comunque più operante e valido. Si darebbe così al popolo italiano così duramente toccato la netta sensazione dell'abisso da cui è uscito anche schierandosi con gli Alleati e l'impressione altrettanto netta che la propaganda anglo-americana ha tenuto fede alle sue parole riportandoci a una meno umiliante condizione di esistenza internazionale.

Naturalmente gli Alleati possono, se credono, decidere altrimenti e procedere senz'altro alla pubblicazione. Ma converrebbe in ogni caso da parte nostra esprimere le ragioni del nostro dissenso, in quanto sono appunto ragioni intese a cementare ed accrescere l'unità spirituale fra l'Italia e le Nazioni Unite.

Comunque se se ne decidesse la pubblicazione, essa dovrebbe contemporaneamente essere decisa anche per la dichiarazione di Quebec 1 e per la lettera diretta dal Generale Eisenhower al Maresciallo Badoglio 2 , in cui si prometteva in sostanza una revisione se la nostra cooperazione alla guerra fosse tale da giustificarla. Promesse, che, com'è noto, non sono state mantenute.

272

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

TELESPR. 5037. Salerno, 27 giugno 1944 3•

Com'è noto le informazioni e le notizie sui militari italiani detenuti in cattività dal Governo dell'U.R.S.S. sono state finora molto frammentarie e quasi nulle, o per lo più limitate a quanto pochissimi di essi sono riusciti a comunicare attraverso radio Mosca.

S'ignora così la sorte di quasi tutti i militari che partiti con l'Armata italiana in Russia non hanno fatto più ritorno.

Nelle numerose lettere, suppliche e domande che pervengono, si rileva l'ansia delle famiglie prive di notizie dei loro cari e la loro speranza che tale stato di cose venga ora a cessare con l'intervento del nostro Rappresentante in Mosca. .

Prego pertanto la S.V. di voler cortesemente interessarsi per ottenere dalle competenti Autorità sovietiche un elenco, possibilmente nominativo, dei nostri prigionieri di guerra, la dislocazione dei campi, le notizie sulle condizioni materiali e morali degli stessi e la possibilità o meno di corrispondere con i loro congiunti in Italia.

A questo fine ho anche interessato il Rappresentante del Governo dell'U.R.S.S. in Italia.

Tutte le agevolazioni che la S.V. riuscirà ad ottenere dal Governo dell'U.R.S.S. in confronto dei prigionieri di guerra italiani saranno, è superfluo dirlo, grandemente apprezzate dal popolo italiano.

I Vedi serie nona, vol. X, D. 681, allegato. 2 Vedi D. 21. 3 Non risulta il mezzo di trasmissione.

273

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

L. 5038. Salerno, 27 giugno 1944.

Vostro 52 del 17 giugno 1•

In risposta a richieste del genere di quelle rivoltevi prego V.S. tenersi comunque sulle generali, come del resto ha fatto. La conoscenza della effettiva posizione internazionale dell'Italia presume quella delle condizioni armistiziali che, com'è noto, non sono state, almeno nella loro integrità, tuttora rese pubbliche. Tenga presente e sottolinei in ogni occasione il nostro proposito e desiderio di normalizzare le relazioni con tutte le Nazioni Unite e di riportarle su un piano di fiduciosa e leale collaborazione. Con suoi colleghi balcanici, pur riaffermando quando precede, eviti peraltro discussioni più approfondite.

274

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL RAPPRESENTANTE DELLA GRECIA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, POLITIS

L. 5039. Salerno, 27 giugno 1944.

Mi sono immediatamente occupato della questione da Lei segnalatami durante la nostra conversazione del 26 maggio u.s. 2 ed ho l'onore di portare a Sua conoscenza il pensiero del Comando Supremo italiano in merito ai distintivi di guerra relativi alla campagna di Grecia:

«Il Ministero degli Affari Esteri può assicurare l'Ambasciatore Politis che nessuna medaglia commemorativa per la campagna di Grecia venne istituita dal Governo italiano.

L'unico distintivo della campagna greco-jugoslava, concesso dal Governo albanese per i militari italiani che hanno partecipato alle operazioni contro la Grecia e la Jugoslavia e riconosciuto dal Governo italiano nel 1942, è stato vietato con disposizione emanata in data 26 aprile u.s. dal Ministero della Guerra.

La presunta medaglia commemorativa con la dicitura mussoliniana "romperemo le reni alla Grecia", di cui l'Ambasciatore greco detiene alcuni esemplari e della quale questo Comando non ha alcuna notizia sicura, rientra probabilmente nelle numerose medaglie e croci la cui apparizione è dovuta ad iniziative individuali, e, come tali, arbitrarie.

Il "regolamento sull'uniforme" vieta nel modo più assoluto ai militari di fregiarsi di tali distintivi non ufficialmente riconosciuti».

l Vedi D. 258. 2 Vedi D. 235.

Pertanto posso assicurarLa che il Comando Supremo italiano ha già richiamato gli enti dipendenti all'assoluta osservanza del regolamento in vigore circa l'uso dei distintivi di onorificenze e ricompense.

Lieto che la questione che La e ci interessa sia giunta alla soluzione desiderata ...

275

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 5053. Salerno, 27 giugno 1944.

Frequently distinguished persons of international importance arrive in Italy, whose presence in the Country the R. Government and the Italian people learn from the newspapers and, generally, on their departure; as, for instance, in the case of King Peter of Jugoslavia, Generai de Gaulle, Generai Marshall, etc., to mention only the most important and recent arrivals.

l now wonder whether it might not be convenient to communicate to us, even at the last moment, information of this kind, in order that, naturally in agreement with you, we might do whatever be deemed suitable according to circumstances.

The complete mystery surrounding these visits gives, on the other band, the impression of a deliberate intention to keep us isolated and almost in quarantine, which is uselessly discouraging and purposelessly humiliating.

You are fully aware to what degree an d how the Italian people are already isolated l'rom the outside world, owing to complete lack of direct lines of communication, of foreign trade and of contacts of every kind and how hard and distressing ali this is for us. And, instead, how very useful, towards the spiritual and materia! reconstruction of ltaly, might be our reinstatement, even partially, in the international circulation of ideas and facts.

I have no doubt that you will kindly examine the possibility of informing us in advance of such arrivals in cases similar to the abovementioned. Even if such information should serve no other purpose, it would be a much appreciated courteous gesture towards us 1•

276

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Salerno, 28 giugno 1944.

Ho visto oggi il Capitano Stone in presenza del Signor Caccia. Mi ha domandato se nei prossimi Consigli dei Ministri si intendesse discutere

nei suoi dettagli il problema della Costituente e del miglior modo per porre il

1 Per la risposta vedi D. 290.

-Documenti diplomatici· Serie X · Vol. I (4213051)

popolo italiano in grado di esprimere il suo pensiero sulle future sue istituzioni, asserendo aver ragione di credere che tale discussione dovrebbe aver luogo. Gli ho risposto che ciò non coincideva con le mie informazioni poiché reputavo che il nuovo Governo, stabiliti alcuni principi base nella prima sua riunione, intendeva ora consacrarsi a problemi prevalentemente amministrativi accantonando le discussioni istituzionali.

Stone mi ha detto che ne era molto lieto, ma aveva da farmi in proposito la seguente dichiarazione che reputava di non lieve importanza:

Indipendentemente dagli impegni presi dal Governo italiano circa la facoltà assicurata agli italiani di esprimere il loro parere sul futuro ordinamento delle loro istituzioni, i Governi alleati hanno preso essi pure un impegno solenne in tal senso. Pertanto essi dichiarano fin d'ora che quando verranno in discussione le modalità della consultazione i Governi alleati non potranno disinteressarsi, ma avranno da esprimere tempestivamente il loro pensiero sull'argomento.

Ho risposto che avrei riferito al Presidente del Consiglio.

Stone ha alluso all'opportunità di uno scambio di note.

Ho detto che non ne vedevo la necessità. Intendevo scrivere un resoconto della nostra conversazione che avrei firmato e fatto mettere agli atti onde ne rimanesse memoria ove l'argomento fosse nuovamente discusso quando io non farò più parte del Governo.

277

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

T. PER CORRIERE 810/7. Salerno, 29 giugno 1944.

Dite subito a mio nome al Cardinale Segretario di Stato che il R. Governo è perfettamente al corrente dell'opera umanitaria svolta dal Sommo Pontefice e dalla Santa Sede in questi duri mesi che la liberazione di Roma ha finalmente conclusi ed esprimetegli la nostra calda e cordiale riconoscenza. Ci è impossibile nelle circostanze attuali far pervenire alle singole Autorità ecclesiastiche della città -la cui attività ha tanto giovato a tutti -l'espressione del nostro vivo apprezzamento. Pregate il Segretario di Stato di voler cortesemente farsene interprete.

Aggiungete che ho appreso con vivo rammarico il grave lutto famigliare che ha colpito in questi giorni il Cardinale Maglione e porgetegli a nome mio personale e del Governo le più vive espressioni di condoglianza.

278

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.l., BONOMI

T. 2023/10. Mosca, 30 giugno 1944 (per. ore 13 del 17 luglio).

Sono dolente che il mio telegramma n. 71 , il quale è stato ripetuto il 17 giugno per il tramite del Narkomindiel, è rimasto senza alcuna risposta da venticinque giorni.

Considero che la prima e migliore risposta a Molotov, per quello che si riferisce alle nostre relazioni con l'Unione Sovietica, sarebbe di domandare l'autorizzazione al Governo sovietico di formare con i prigionieri di guerra italiani, che si trovano attualmente nell'V .R.S.S., delle compagnie di volontari per la partecipazione alla guerra sul fronte sovietico-tedesco. La proposta ufficiale potrebbe essere fatta, secondo il desiderio di V.E., o alla Rappresentanza sovietica in Italia o per il mio tramite al Governo sovietico, ovvero con i due mezzi nello stesso tempo. Una volta ricevuta l'autorizzazione di principio del Governo sovietico, i dettagli per l'attuazione pratica potrebbero essere meglio elaborati sul posto.

Prego V.E. di volermi comunicare la decisione circa tale proposta al più presto possibile poiché considero necessario che le nostre dichiarazioni di amicizia e di gratitudine per l'Unione Sovietica si trasformino al più presto in fatti pratici 2•

279

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.l., BONOMI, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 5174. Salerno, 30 giugno 1944.

In relazione al nostro ultimo colloquio ho l'onore di informarLa che il Governo da me presieduto non ha motivo di opporsi all'integrale pubblicazione delle condizioni di armistizio 3 .

l Vedi D. 245.

2 Per la risposta vedi DD. 299 e 300.

3 Un'annotazione avverte: «Detto a Caccia, a cui ho consegnato la lettera, che vorremmo sapere la data per contemporanea pubblicazione». Sulla minuta è annotato: «l Ministri che sono stati investiti della questione si sono pronunciati in favore della formula soprascritta».

280

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA SEGRETO. Salerno, JO luglio 1944.

l. Couve de Murville, rappresentante francese presso il Comitato Consultivo per l'Italia, mi informa che il Generale de Gaulle, di passaggio a Napoli, ha espresso il desiderio di vedermi e mi prega di passare da lui nel pomeriggio.

Mi presento all'ora fissata. Alle porte della villa ave il Generale dimora è schierata una compagnia di «tirailleurs» e «tirailleurs» sono scaglionati lungo il viale d'accesso. C'è un proposito evidente di sottolineare l'esistenza di un protocollo e di un cerimoniale, come per paura di sanzionare altrimenti una decadenza non accettata. Il Generale ha d'altra parte l'aria e il tono un po' artificiali del Capo di Stato che dà udienza. Parla lentamente, quasi per imprimere subito sull'interlocutore la sensazione che sulla sua bocca ogni parola è frutto di lunga ponderazione ed ha particolare peso e importa particolari responsabilità. Non ha tuttavia -o mi pare -quel magnetismo e impronta fisica che distingue per solito gli uomini di comando, ma, piuttosto, una certa aria quasi mistica come di chi abbia vissuto per lungo tempo in compagnia un po' estatica di una idea chimerica e solitaria che ha visto, forse con sorpresa, crescere e fiorire ed espandersi e diventare unanime. Credo debba sentirsi un po' <<Uomo del destino», guidato da una qualche «sua stella». Scrivo queste cose senza ombra di ironia, e, sopra tutto, senza trame parallelismi che sarebbero arbitrari. Ma solo per inquadrare la conversazione nell'atmosfera in cui si è svolta. Anche perché è la prima conversazione di un italiano col probabile rappresentante della nuova Francia dopo il tormento degli anni recenti.

Il Generale de Gaulle parla con semplicità ed esprime idee semplici che rassicurano. La sua accoglienza è estremamente cortese. Inizia ricordando gli anni da me passati a Parigi, immediatamente prima della guerra, come Incaricato d'Affari ed esprime sulla mia attività di allora e di oggi apprezzamenti cortesi.

2. Gli descrivo rapidamente, a sua richiesta, quali siano le condizioni attuali italiane. Insisto sopra tutto sulla durezza dell'armistizio, gli errori dell' AMGOT, il peso dell'occupazione, la dimostrata impossibilità di amministrare da parte di stranieri un paese di vecchia civiltà come noi siamo, le interferenze continue, sistematiche e in gran parte disorganizzatrici e in tutti i casi mortificanti dei controlli alleati. Traccio insomma un quadro fosco. Sento che è un argomento che lo interessa, che condivide in pieno i miei apprezzamenti anche perché toccano da presso profonde preoccupazioni francesi. Mi dice ripetutamente, fra l'amarezza e lo sdegno: «Nous connaissons déjà tout cela à Algier, nous en avons fait et nous en faisons l'expérience nous-mèmes».

Mi domanda se io sappia e voglia dirgli quali siano le idee del Presidente Bonomi, ch'egli ha visto con piacere assumere il potere, sulle cose di Francia. Gli ricordo le tre specifiche dichiarazioni già fatte dal Governo italiano a proposito della Francia: le prime due dal Gabinetto Badoglio 1 , l'ultima, che un po' riassume e conferma solennemente le precedenti, da quello Bonomi 2 . E precisamente: categorica condanna dell'aggressione fascista; dichiarazione di nullità dell'armistizio del giugno 1940; altrettanto categorico ripudio delle cosidette rivendicazioni fasciste. Affermo nettamente non esservi dunque l'ombra di dubbio che, non solo il Presidente Bonomi, ma tutti gli uomini che erano e sono oggi al governo intendono con estrema sincerità giungere a una chiarificazione dei rapporti itala-francesi e ::tlla ricostruzione di una solida, salda, fiduciosa collaborazione fra i due Paesi. Aggiungo che nessun reale e fondamentale contrasto ci separa. Sottolineo che anche la questione tunisina (che non è una rivendicazione fascista, ma un vecchio problema itala-francese) potrà essere rapidamente condotta a una soluzione concordata, se riusciremo a inserirla nel più largo quadro dei rapporti generali fra i due Paesi.

Il Generale mi risponde che ha letto le dichiarazioni cui ho accennato con molto interesse. È del ponderato e meditato avviso che è necessario ricostruire appena possibile la solidarietà itala-francese. Sa che non vi sono profonde ragioni di contrasto. Mi ricorda che le Convenzioni del '96 relative alla Tunisia sono state denunciate e sono dunque considerate lettera morta dal Governo provvisorio francese; condivide peraltro la mia opinione che una soluzione accettabile per tutti potrà essere sollecitamente elaborata. Tralascio di ricordargli, poiché è questa una prima generale conversazione e non un negoziato, che la semplice denuncia delle Convenzioni del '96 dovrebbe riportare automaticamente in vigore i vecchi trattati che ci assicurano un regime quasi capitolare ben altrimenti favorevole. De Gaulle continua riaffermando con energia che la Francia non ha da far valere aspirazioni territoriali di alcun genere ai danni dell'Italia. L'integrità territoriale italiana è, anzi, tra i fini della sua politica. Desidera rispettarla e vederla rispettata. Non dubita quindi che i nòstri due Paesi potranno essere posti in un avvenire che si augura prossimo sul binario dell'amicizia.

Il Generale traccia quindi un quadro riassuntivo delia politica europea. Naturalmente la Francia deve rinnovarsi e riprendere il suo rango e il suo posto nel mondo. Afferma più volte che è suo fermo intendimento che tale rinnovamento abbia luogo nell'ordine e nella disciplina. Ripete: «le dis, dans l'ordre et dans la discipline», come di uomo che si sente, occorrendo, la volontà e la forza di imporli.

Immagina non una federazione, che è idea complessa che suscita diffidenze e timori forse giustificati, ma un raggruppamento di popoli latini: Francia, Italia, Spagna e poi il Belgio ed altri Paesi che a tale raggruppamento si appoggino. Naturalmente ciascun Paese dovrebbe, in seno al gruppo, conservare la sua completa autonomia e sovranità. Accordi di carattere economico potrebbero e dovrebbero prima di ogni altra cosa essere conclusi, seguiti da accordi genericamente culturali, e, forse, da accordi di sicurezza. La Russia non deve a nessun costo essere lasciata isolata in Europa, né aver l'aria di sentirsi isolata. Il suo peso politico e militare sarà enorme. La sua evoluzione verso altre forme di convivenza umana di quelle che siamo abituati ad attribuirle sembra, a suo avviso, evidente. Per quanto lo concerne egli ha fatto sapere al Governo di Mosca di essere pronto e disposto a concludere una vera e propria alleanza franco-sovietica. Ignora ancora se e fino a

1 Vedi DD. 231 e 244, nota l p. 296. 2 Vedi D. 263.

quale punto la Gran Bretagna vorrà favorire o addirittura partecipare al raggruppamento ch'egli ha in mente. Comunque bisognerà lavorare per possibilmente giungervi. Resta il problema tedesco. Non vi ha dubbio che soluzioni coatte ed artificiali saranno sterili, e, quindi, transeunti. Un popolo di ottanta milioni non può essere distrutto. Non c'è che un Benes che possa immaginare di rimuovere popolazioni intere, quali ad esempio i due milioni di sudeti della Cecoslovacchia. Il popolo tedesco è indubbiamente destinato a soffrire molto ed a covare dunque nel suo seno ancora profondi e torbidi germi di malcontento e pericolosi fermenti di ribellione. Occorrerà predisporvisi. Gli accenno qui alla circostanza che tutti gli italiani si sono sempre resi conto del fondamentale errore mussoliniano di associarsi alla Germania. Che è ciò che ci ha infatti direttamente condotti alla situazione attuale. Anche gli accenno alla circostanza che l'armistizio italiano, e poi la guerra contro la Germania, sarà per almeno una generazione qualificata dai tedeschi come «il più nero tradimento della storia». I popoli italiano e tedesco ne resteranno separati come da un abisso, a differenza di quanto avvenne nel 1919, in cui il comune malcontento creò invece dei ponti fra i due Paesi, che pur erano stati avversari dichiarati sin dall'inizio. È questo dunque un ulteriore terreno d'intesa fra Italia e Francia, prima inesistente e su cui sarà possibile costruire direttive e indirizzi politici comuni. Il Generale mi chiede a questo punto che cosa io pensi dell'Austria. Premesso che parlo a titolo personale, gli rispondo che non mi par dubbio che l'Italia debba sostenerne l'indipendenza, come infatti fu nostro costante proposito sino all'Anschluss. Naturalmente la naturale nostra frontiera è e deve restare in qualunque ipotesi quella del' Brennero e l'Austria potrà e dovrà forse avere maggior respiro e maggiori possibilità a spese della Germania del Sud. I 200 mila tedeschi nell'Alto Adige (ignorava ta cifra, che riteneva evidentemente molto minore) avrebbero del resto costituito, in un Paese etnicamente compatto come l'Italia, un pregiudizio ben lieve.

Il Generale de Gaulle, nel concludere la sua breve esposizione, mi prega di far sapere al Presidente Bonomi ch'egli si propone di tenere a Roma, a Palazzo Farnese, un suo rappresentante autorizzato nella persona del signor Couve de Murville, con cui ci sarà possibile discutere e trattare direttamente fra di noi, senza interventi estranei. Insiste sulla circostanza che i contatti debbono essere diretti e segreti e senza terzi ingombranti: «Vous comprenez, entre vous et nous». Gli ricordo che al momento della ripresa coi Soviet, gli Alleati ci comunicarono un ukase, ai termini del quale ci sarebbe stato interdetto per l'avvenire di giungere ad intese con qualunque Potenza straniera, comprese le Nazionì Unite. Ricordo che ci fa sorridere ambedue con reciproca soddisfazione. Nel congedarmi, il Generale mi prega di porgere al Presidente Bonomi, nella cui integrità e capacità ha la massima fiducia, i suoi saluti cordiali e gli auguri migliori per la sua opera di governo.

3. Per l'esatta valutazione dei fatti non è, credo, superfluo ricordare che il colloquio concessomi da de Gaulle è frutto di un lungo lavoro che durava ormai da parecchi mesi, sia attraverso non infrequenti discussioni col commissario agli Esteri Massigli, sia attraverso frequentissimi contatti col suo rappresentante in Italia, consigliere de Panafieu. È stato in questi mesi mio costante convincimento che un'iniziativa di ripresa di contatti che fosse venuta da parte nostra sarebbe stata molto meno importante e significativa che non la stessa iniziativa che fosse adottata da parte francese, e, sopra tutto, dallo stesso Generale de Gaulle. Nella prima ipotesi il passo sarebbe stato il naturale gesto dell'offensore che cerca di placare l'offeso; nel secondo il meditato gesto dell'offeso che, riconosciuti mutati l'animo dell'offensore e le circostanze, chiede e cioè riconosce la necessità e il reciproco vantaggio della riconciliazione. Da ciò il costante orientamento della mia azione, e, se non erro, la particolare importanza dell'incontro odierno col Generale de Gaulle. Naturalmente da parte nostra occorreva preparare il terreno a una siffatta iniziativa, sia con le tre generali dichiarazioni di governo in alto accennate, sia con la pratica costante di rivolgerei direttamente e ufficiosamente ad Algeri per tutto quanto concerne i rapporti quotidiani fra Italia e Francia, evitando cioè sino ai limiti del possibile intrusioni di terzi e sopra tutto della Commissione di Controllo e dell'Alto Comando alleato. Come infatti è, in generale, avvenuto.

Sembra comunque fuor di dubbio che il Generale de Gaulle intende seriamente e lealmente giungere a un'intesa itala-francese. Un po' per la ovvia considerazione che l'Europa occidentale, stretta fra slavi e anglo-sassoni, deve, se vuol sopravvivere, decidersi ad agire solidarmente; un po' per il convincimento che la Francia può meglio e più agevolmente riprendere il suo posto di grande Potenza, se appoggiata ai latini d'Europa, di cui aspira naturalmente ad assumere la rappresentanza e la direzione; un po' anche per il disinteressato sentimento di una solidarietà di razza, di cultura, di sangue, di modo di vita insomma, e della conseguente esigenza di tentarne il salvataggio e la rinnovazione.

Naturalmente si tratta di un'apertura estremamente importante, ma generica, che deve cioè essere riempita e concretata in contatti e negoziati successivi. Quelli appunto che la presenza di Couve de Murville a Palazzo Farnese consentiranno. Né vi è da nascondersi che l'abituale spirito del Quai d'Orsay tenterà certamente di appesantirli con le abituali formule e mezzi fra il mercanteggiamento e il preordinato contrasto.

Noto peraltro che de Gaulle mi par si ponga sin d'ora su un livello politico e morale più alto, e dunque, più costruttivo. Noto ancora che non è uscita dalla sua bocca una sola parola di recriminazione sul passato o una qualunque frase che potesse aver l'aria di ricordare il «coup de poignard» e simili analogie, che potrebbero essere state del resto non perfettamente ingiustificate. Aggiungerò anzi che, avendogli io accennato agli errori gravissimi compiuti da Mussolini, egli commentò osservando che: «Mussolini était certainement un grand homme et mème un très grand homme. Peut-etre n'avait-il pas l'instrument nécessaire à sa politique>>. Parole certamente irrispettose della storia e dei fatti e che ricordo soltanto perché mi par rivelino comunque un'assenza di quell'astio e di quel contrasto che ancora pare prevalga nell'opinione francese, o, per lo meno, dell'Africa francese, nei nostri confronti.

Noto ancora che affiora spesso e senza eccessive reticenze sulla bocca di de Gaulle un vivo sentimento di rancore nei riguardi sia dell'Inghilterra che degli Stati Uniti. Evidentemente i suoi cinque anni di convivenza col mondo anglo-sassone non sono stati, né sono certamente tuttora, facili. Ed è anche questo, forse, un comune terreno d'intesa, su cui potremo sentirei associati anche senza esplicitamente dircelo. A vendo gli, ad esempio, accennato alla possibilità che la nostra Missione Militare ad Algeri potesse ad un certo momento essere utilizzata per stabilire un contatto parallelo a quello di Palazzo Farnese, de Gaulle ne ha respinto decisamente la possibilità, osservando ch'egli vedeva con estremo sfavore, non certo gli ufficiali italiani che stavano ad Algeri, ma ogni e qualunque missione che avesse anche la sola apparenza di essere sotto il controllo alleato.

Noto infine che nessuna delle idee espresse dal Generale, sia in fatto di specifiche relazioni con l'Italia, sia di generiche relazioni europee è per noi inaccettabile. Direi anzi che esse sono accettabili, salvo le necessarie integrazioni, perfettamente.

Tutto sommato, mi par certo che la porta per una ripresa di relazioni itala-francesi è stata oggi riaperta e nella forma migliore e dalla persona più autorizzata. Nella situazione come la nostra e forse più della nostra minorata, in cui si trova ancor oggi il Governo provvisorio francese, non era forse possibile al Generale de Gaulle dire oggi di più, e, forse, di meglio.

* * *

Aggiungo una breve postilla al mio colloquio col Generale de Gaulle.

l. Il Generale mi ha parlato in termini commossi dell'accoglienza fatta alle truppe francesi ed a lui dalla popolazione romana. Ho avuto la sensazione che questo suo diretto e personale contatto con le folle italiane, abbia maturato nel suo animo il proposito d'iniziare senz'altro l'azione di riavvicinamento fra i due Paesi, che era rimasto sinora soltanto verbale.

2. -Mi ha parlato col'\ estremo rispetto del Sommo Pontefice e con estrema soddisfazione della sua visita in Vaticano. Mi ha detto che ha trovato il Sommo Pontefice molto al corrente delle cose francesi, sensibilissimo a tutto quanto riguarda il risollevamento avvenire della Francia e particolarmente attento e favorevole ad ogni possibilità di effettivo riavvicinamento fra Italia e Francia. 3. -Mi ha detto che gli inglesi avrebbero -a suo giudizio -ostacolato un'intesa itala-francese, tentando di moltiplicare piuttosto che ottundere le ragioni di contrasto fra i due Paesi. Mi ha chiesto se mi risultasse che Londra avesse già dato inizio a un'azione di questo genere. Gli ho risposto che, infatti, i rappresentanti britannici e del resto anche nordamericani non mancano mai di alludere a un presunto vivo contrasto francese sempre che si prospetti la possibilità di apportare un qualche miglioramento alla situazione armistiziale italiana.
281

COLLOQUIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, CON IL RAPPRESENTANTE DELLA GRAN BRETAGNA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, CHARLES

APPUNT01 . Salerno, 2 luglio 1944.

L'Ambasciatore Charles è ricevuto dal Presidente Bonomi. La conversazione resta generica e piuttosto vaga. II Presidente insiste sull'opportunità di una maggiore partecipazione militare italiana alla guerra. Chiede che il Corpo di Liberazione sia

1 L'appunto è stato redatto da Prunas presente al colloquio.

portato almeno a 50 mila uomtm, cwe circa 25 mila in più della forza attuale. Charles si rende conto delle ragioni sopra tutto morali che inspirano la richiesta e promette di interessarne il suo Governo.

L'Ambasciatore pare sopra tutto interessato della questione istituzionale italiana.

Il Presidente gli spiega che la questione, con l'accordo di tutti i partiti, è stata ormai accantonata e sottolinea che ciò è certamente un concreto risultato raggiunto dal suo Governo. Charles se ne compiace vivamente.

Si parla altresì della questione del trasferimento del Governo a Roma e della necessità che l'amministrazione della città sia riposta al più presto in mani italiane. L'Ambasciatore spiega che ragioni militari per il momento non lo consentono, ma che ciò sarà indubbiamente fatto appena tali ragioni cesseranno o cesseranno dal prevalere. Si accenna alla questione Paletti e alle sue recenti ordinanze in materia di defascistizzazione dei funzionari dello Stato. Charles non è specialmente informato al riguardo. Gli si fa da parte nostra presente che, ad ogni modo, non è possibile né tollerabile che Paletti interferisca in materie che sono senza contestazione di competenza del R. Governo, tanto più quando si sappia che tutta una serie di leggi è già stata elaborata da parte nostra sull'argomento.

L'Ambasciatore accenna allo stato d'animo dell'opinione pubblica britannica, tuttora ostile nei nostri confronti, ma manifesta la persuasione che verranno fra breve tempi migliori.

La conversazione rimane sempre cordiale, ma, ripeto, generica.

282

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT

L. PERSONALE. Salerno, 2 luglio 1944.

Desideravo sin dai primi giorni del mio avvento al potere, pormi in diretto contatto con Lei per dirLe soprattutto il vivo e profondo senso di solidarietà e di ammirazione con cui la democrazia italiana, che oggi rivive dopo tanti anni di silenzio, segue la Sua attività e la Sua opera.

Se lo faccio soltanto ora, a distanza di qualche settimana dalla formazione del nuovo Governo, Ella voglia, La prego, attribuirlo sia alla mia riluttanza a portarLe via anche brevi momenti del Suo tempo oggi più che mai prezioso, sia al desiderio di attendere una occasione proptzia, che oggi infatti mi si presenta, che mi consentisse di scriver Le direttamente in termini meno riassuntivi che non in un semplice telegramma.

Ella sa che il mio Governo è oggi composto esclusivamente di uomini assolutamente puri da ogni contaminazione fascista, dagli esponenti più autorizzati e rappresentativi dei sei partiti politici italiani, di uomini cioè che intendono tutti, con profonda convinzione e profonda sincerità, riportare l'Italia sulla via maestra delle sue migliori tradizioni liberali e democratiche e per tutto ciò hanno infatti per vent'anni vissuto e sofferto.

l Ed., in inglese, in Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, cit., pp. 1139-1140.

Tutti questi uomini contano molto sul vostro appoggio e sulla vostra assistenza. Essi si rendono tutti perfettamente conto che nessuno più e meglio del Presidente della grande e libera Repubblica Nordamericana può essere loro più disinteressatamente vicino in questo nostro sforzo di elevazione e di ricostruzione materiale e spirituale del Paese.

Essi si rivolgono dunque a Lei con molta fede e molta speranza.

Io non voglio dirLe che le condizioni fatte all'Italia al momento dell'Armistizio sono state ingiuste. Voglio dirLe semplicemente che, a quasi un anno di distanza dall'Armistizio e con una Italia così trasformata, queste condizioni tuttora permanenti, ed anzi progressivamente più gravi, stanno diventando ingiuste.

Perché da una parte ci impediscono di concorrere con le nostre forze, come vorremmo e come potremmo e come sarebbe per noi moralmente necessario, alla liberazione del territorio nazionale dall'oppressione tedesca; perché ci vietano dall'altra, con gli eccessivi controlli, le eccessive interferenze, l'eccessivo peso dell'occupazione, quel libero sviluppo della nostra vita democratica che è la condizione stessa della nostra salvezza.

Ho fatto in questi giorni preparare, anche con l'aiuto del mio vecchio amico Maresciallo Badoglio, un documento riassuntivo che Le accludo in via personale e segreta1 , dal quale risultano le nostre maggiori difficoltà e gli inciampi e gli ostacoli più gravi che abbiamo trovato sul nostro cammino in questi otto mesi di cobelligeranza. È un documento elaborato su dati e documenti in gran parte ufficiali e comunque non pubblici. Da ciò la necessità della sua riservatezza.

Confido che Ella possa scorrerlo rapidamente e farlo esaminare dai Suoi uffici in modo più approfondito. Confido soprattutto ch'Ella possa trovarvi lo spunto e l'ispirazione per un gesto e una iniziativa di umana generosità che dia alla nuova democrazia italiana la sensazione che il fascismo è anche internazionalmente morto come è morto nel cuore degli italiani e ci consenta finalmente quella spinta e quell'avvio, fuor dall'umiliazione e dall'impotenza, di cui abbiamo bisogno per affrontare con maggior energia i duri compiti che ci attendono.

L'entusiasmo con cui le truppe nordamericane sono state accolte a Roma Le ha certamente detto più di ogni altra mia affermazione con quale animo e con quale fervore un popolo di quarantacinque milioni di uomini guarda verso gli Stati Uniti ed il suo Presidente. Il popolo italiano ha indicibilmente sofferto e soffrirà ancora, ma è un popolo sano, onesto e solido, cui si può far credito. La sua attività ed operosità saranno necessarie alla ricostruzione europea. Ogni aiuto ed assistenza che gli saranno dati in quest'ora grigia sono certamente un atto costruttivo verso il libero mondo di domani.

Io Le ripeto, Signor Presidente, che gli uomini liberi che sono oggi al Governo d'Italia, guardano verso di Lei con molta fede e molta speranza.

Ed è, concludendo, superfluo io Le dica con quanta ammirazione noi seguiamo in questi giorni il gigantesco sforzo da Lei diretto che ha portato le truppe nordamericane sul territorio francese e con quale completa solidarietà Le inviamo, Signor Presidente, i nostri più cordiali e caldi voti augurali 2•

l Non pubblicato, ma vedi D. 303. 2 Per la risposta vedi D. 369.

283

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PROFESSOR PAZZI

L. PERSONALE. Salerno, 2 luglio 1944.

Il Presidente Bonomi, cui il Maresciallo Badoglio ha dato, al momento del trapasso del Governo, notizia, in via personale e segreta, della Sua missione negli Stati Uniti 1 , non ha niente in contrario a che Ella la continui in quei modi e forme già definiti, salvo quelle modificazioni che potranno esserLe suggerite dalla situazione locale ch'Ella ha meglio di me modo e mezzo di valutare.

Sempre in via personale e riservata aggiungo che con lo stesso corriere il Presidente Bonomi ha diretto al Presidente Roosevelt una lettera2 , in cui si sottolinea soprattutto la profonda e genuina trasformazione democratica italiana e la conseguente necessità di dare al Paese una situazione internazionale diversa e più umana, e liberale, di quella fatta al regime fascista nello scorso settembre. Persistere, come si fa, da parte alleata a battere sui chiodi dell'Armistizio, significa oggi, non soltanto continuare a tenere sulla croce il popolo italiano, ma anche scoraggiarne ogni ulteriore sforzo verso quel regime di libertà democratica che è il fine supremo della guerra comune.

Un grosso documento in lingua inglese è accluso alla lettera del Presidente Bonomi, ove sono elencati e discussi i maggiori ostacoli e inciampi che abbiamo trovato sul nostro cammino in questi otto mesi di cobelligeranza. È un documento in gran parte elaborato su dati e notizie ufficiali e che deve quindi restare assolutamente segreto. Gliene accludo una copia in italiano, perché anche Lei abbia modo di documentarsi.

Tenga comunque presente che esso è già nelle mani del Presidente Roosevelt e che, ripeto, deve essere sottratto ad ogni pubblicità e indiscrezione.

284

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. URGENTE 845/13. Salerno, 4 luglio 194P.

Suo 74 .

Ringrazi Molotov per buone disposizioni dimostratele e per appoggio amichevole promessoci sul quale contiamo. Siamo pienamente consapevoli che iniziativa sovietica riprendere relazioni dirette con noi ha sbloccato situazione interna italiana

l Vedi DD. 205, 206 e 251. 2 Vedi D. 282. 3 Spedito tramite la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma. 4 Vedi D. 245.

lasciando peraltro per quanto concerne anglo-americani immutata nostra situazione internazionale. Clausole armistizio sono infatti esattamente quelle stesse che erano nello scorso settembre e sono state anzi progressivamente aggravate sia da nuove disposizioni sia da nuove interpretazioni pressoché tutte in senso peggiorativo e restrittivo. In questa condizione formula cobelligeranza è assolutamente priva ogni effettivo contenuto. È dunque ovvia necessità (anche a tralasciare questione dignità nazionale che ha peraltro estrema importanza) addivenire ad un nuovo status diverso da quello armistiziale che abolendo o alleggerendo restrizioni controlli e interferenze alleate ci consenta appunto quello sforzo bellico e quel libero sviluppo della nostra vita democratica che resterebbero altrimenti fatalmente limitati e pregiudicati.

Circa questioni specifiche nostra partecipazione militare ed epurazione da ogni residuo fascismo mi riservo documentare in modo particolareggiato effettiva situazione di fatto. Va comunque affermato subito che nostra partecipazione militare alla guerra anti-tedesca potrebbe essere almeno quadrupla di quel che attualmente non sia ma che ogni tentativo e sforzo in questo senso ci è sistematicamente ostacolato e impedito da parte alleata. Saremmo estremamente grati a codesto Governo se tali nostri tentativi e sforzi potranno nell'interesse comune avere l'appoggio e l'assistenza sovietica. È questo un terreno in cui la collaborazione italo-sovietica potrebbe immediatamente trovare un utilissimo terreno di reciproca intesa 1•

285

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 1141/475 P.G. Madrid. 4 luglio 19442.

Telegramma V. E. 3883 .

Con mio rapporto 1294 giugno 26 inviato per corriere 4 ho riferito circa laboriose questioni livellamento clearing e scadenze debito guerra, arenatesi dopo armistizio nonostante la continuata azione da me svolta. Nell'imminenza scadenza 30 giugno e tenuto conto recenti sviluppi situazione Italia il 20 giugno ho risollevato entrambe questioni. Questo Ministero Esteri mi ha peraltro risposto ieri con nota verbale in senso assolutamente negativo. Da questo e da altri elementi si può desumere che nonostante recenti sviluppi politico-militari atteggiamento questo Governo non è ancora sostanzialmente mutato nei nostri riguardi. Ho pertanto netta impressione che insistere per un favorevole provvedimento finanziario per protezioni significherebbe andare incontro, in questo momento, ad un sicuro rifiuto.

I Per la risposta vedi D. 297.

2 Risultato indecifrabile anche al controllo alleato, di questo telegramma fu chiesta, il 21 luglio, ripetizione che l'A. C. C. fece pervenire in chiaro il IO agosto alle 13,30.

3 Vedi D. 266.

4 Non pubblicato.

Dopo quanto ebbe a dirmi questo Direttore Generale Affari Politici (mio telecorriere 073 1) ciò potrebbe fornire a questo Governo occasione per comunicarci definitivo abbandono servizio protezioni in nostro favore. Poiché pratiche protezioni continuano, nonostante qualche difficoltà, ad aver corso in vari paesi e principalmente dove Rappresentanti spagnoli non trovano grandi ostacoli, permettomi prospettare V. E. opportunità lasciare le cose come attualmente stanno fino a che non si presentino circostanze più favorevoli o possa essere sistemato ingente credito spagnolo in valuta pregiata inerente tale servizio. Grato V. E. telegrafarmi se approva2 .

286

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

Salerno, 6 luglio 1944.

Leggo in una corrispondenza da Washington di Paul Scotti Rankine che nel prossimo luglio o agosto dovrebbe riunirsi negli Stati Uniti una conferenza che si propone di creare un organismo internazionale cui spetterebbe il compito di occuparsi dei problemi dell'agricoltura e dell'alimentazione.

Tale nuovo organismo, conosciuto sotto il nome di «F.A.O.>>, agirebbe parallelamente all'l. L. O.

Come Le è certamente noto, il Go~erno italiano ha già richiesto ufficialmente di essere riammesso a far parte dell'Ufficio Internazionale del Lavoro 4 .

In vista dello speciale interesse che l'Italia porta ai problemi di carattere agricolo La prego di sottoporre al Suo Governo il nostro desiderio di far assistere alle riunioni di detta conferenza-il cui carattere appare squisitamente tecnico un nostro esperto.

Io non ritengo che tale forma di partecipazione italiana ai problemi internazionali che la interessano da vicino possa far sorgere obbiezioni di sorta e pertanto Le sarò infinitamente grato se vorrà portare quanto precede a conoscenza del Suo Governo 5•

I Vedi D. 201.

2 Prunas rispose con T. 306/656 P. R. del 25 agosto che «per il momento» concordava.

3 Manca il testo inglese che è stato spedito.

4 Vedi D. 132.

5 Dopo un sollecito fatto il 22 agosto, Stone rispose con lettera del 5 settembre n. 400/1: «l now am informed that no such conference is scheduled in the immediate future. The constitution of a proposed international organization to dea! with these matters recently was submitted by the U. S. Government to those of the United Nations, for approvai. As some time necessarily will elapse before this approvai can be obtained from the severa! governments, the organization probably will not be created in the near future. The interest of the ltalian Government in participating in the deliberations of the proposed organization has been made known to my Government».

287

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 5532 1• Salerno, 6 luglio 1944.

Con riferimento alla telefonata fattaLe ieri dal dott. Montanari, Le confermo che il R. Governo non ha obbiezioni di massima al ritiro della Missione Militare Italiana da Algeri, salvo gli accordi che potranno essere direttamente presi dall'Ammiraglio de Courten con le competenti Autorità navali alleate per quanto concerne l'Ufficio della R. Marina nella stessa città.

288

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL PRESIDENTE DEL GOVERNO PROVVISORIO FRANCESE, DE GAULLE

L. 5533. Salerno, 6 luglio 1944 3•

Il Ministro Prunas mi ha riferito particolareggiatamente la conversazione che Ella ha avuto con lui qualche giorno fa a Napoli 4 e le parole cortesi, che ho molto e vivamente apprezzato, da Lei pronunziate al mio indirizzo.

Desidero dirLe subito che la Sua proposta di avere a Roma, a Palazzo Farnese, nella persona del signor Couve de Murville, un rappresentante del Governo provvisorio francese con cui ci sia possibile, senza intermediari estranei e terze persone, avviare le conversazioni sulle relazioni italo-francesi presenti e future, mi pare, sotto ogni riguardo, una proposta ottima che, come tale, trova il mio completo gradimento. Sarà certo possibile, a momento e occasione propizi, avere da parte italiana qualche cosa di parallelo presso di Lei.

Desidero anche confermarLe ciò che il Ministro Prunas già Le disse: che cioè una chiarificazione dei rapporti fra Italia e Francia e il progressivo rinsaldarsi della loro amicizia, è uno dei compiti fondamentali del mio Governo. E sono molto lieto che Ella condivida tale mia convinzione profonda.

Non mi par dubbio che i latini di Europa debbano appoggiarsi reciprocamente l'un l'altro nella bufera che minaccia di travolgerli e che certamente sormonteranno se -come io sono profondamente certo -è in loro la capacità e l'animo di risollevarsi e di rinnovarsi.

1 Manca il testo inglese che è stato spedito. 2 Ed., in francese, in DE GAULLE, Mémoires de guerre, vol. Il, cit., pp. 653-654. 3 Per la consegna vedi D. 289. 4 Vedi D. 280.

Le ricambio, signor Generale, il voto augurale che Ella ha voluto esprimere all'indirizzo mio e del mio Governo e tengo in modo particolare a dirLe i miei sentimenti di viva e profonda solidarietà per il successo delle operazioni di guerra che condurranno indubbiamente alla liberazione della Francia, che Ella in modo così alto rappresenta.

289

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. L, BONOMI

APPUNTO. Napoli, 6 luglio 1944 1•

Ho consegnato al Signor Couve de Murville la lettera diretta dal Presidente Bonomi al Generale de Gaulle 2 , lettera di cui si è vivamente compiaciuto.

Siamo rimasti intesi che sarebbe forse, una volta giunti a Roma, opportuno dare inizio subito a un esame della questione tunisina in vista di accertarne i dati fondamentali e le conseguenti possibilità di soluzione.

Ho sottolineato che sarebbe molto saggio se, nel frattempo, si volesse da parte francese assicurare il progressivo miglioramento della situazione dei nostri prigionieri e degli internati civili in Tunisia e curare in pari tempo la prevenzione degli incidenti in Corsica e il linguaggio della stampa francese in Africa del Nord, certamente non intonata ai concetti espressi nel colloquio col Generale de Gaulle.

Ho altresì vivamente insistito sulla necessità che da parte francese si abbandonino definitivamente i tentativi per inserirsi sia nell'armistizio del settembre 1943, sia nel controllo anglo-americano.

Mi è stato assicurato che con la partenza imminente di de Panafieu ogni ingerenza francese in materia di controllo sarebbe definitivamente cessata.

290

IL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. PERSONALE. Napoli, 7 luglio 1944.

This is in reply to your letter of the 27th of June asking that whenever possible, your Government be informed of the visit to Italy of distinguished persons of international importance 3 .

1 Questa data è in testa al documento; in calce c'è quella del IO luglio, aggiunta a mano da Prunas.

2 Vedi D. 288.

3 Vedi D. 275.

The fact that the presence of King Peter of Jugoslavia, Generai de Gaulle, Generai Marshall, etc., was not communicated to your Government was not, I assure you, the deliberate intention of the Allied Contro! Commission. The facts are that, in wartime, reasons of security forbid discussion or mention of the movements of high officers and officials. In the instances you cited, the Commission itself was not notified of the impending visits or the actual presence in Italy of the persons named. Actually, we prefer not to be notified so that in the event of leakage, no criticism can be attached to the Commission, and it seems to me that your Government itself might be guided by a similar view.

I hope you will understand this explanation and will feel assured that no slight or affront was intended in any way.

291

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

R. SEGRETO 4199/1342. Madrid, 7 luglio 1944 1•

Con lettera del 16 aprile u. s. 2 avevo fatto «il punto» sulla posizione della Spagna nel campo internazionale, con particolare riferimento al nostro Paese dopo il riallacciamento delle relazioni con l'U.R.S.S.

Nel breve tempo trascorso da allora si sono verificati molti avvenimenti politico-militari di fondamentale importanza: alcune situazioni si sono chiarite e la posizione di vari altri Stati neutrali di fronte alle due parti belligeranti si è andata determinando in modo sempre più chiaro e netto. Reputo pertanto che sia opportuno di tracciare a V. E., in un quadro di insieme, quali ripercussioni tali avvenimenti abbiano avuto in questo Paese ed i loro riflessi nelle relazioni italo-spagnole.

Ci si trovava, alla fine dello scorso inverno, di fronte ad una serie di strepitose vittorie russe sul fronte orientale, causa delle più gravi preoccupazioni per questo Governo la cui politica è imperniata sull'anti-comunismo, e ciò mentre da qualche mese le operazioni militari in Italia subivano una battuta d'arresto; la propaganda tedesca, intensissima in questo Paese, sfruttava abilmente, ed in terreno fertile, qualche dissenso fra anglo-americani e russi in determinati settori per far credere che la coalizione anti-tedesca finirebbe con lo sfasciarsi, mentre d'altra parte sottolineava il continuo perfezionarsi del «vallo atlantico» considerato come baluardo insuperabile contro ogni invasione da oltremare. La crisi nei rapporti fra Spagna ed Alleati, determinatasi verso la fine dello scorso anno ed acutizzata dall'embargo sul petrolio (mio rapporto n. 1004/413 del 29 febbraio 1944)3 , si prolungava in modo allarmante. Tutto questo insieme di fattori si traduceva in un costante

1 Manca l'indicazione della data d'arrivo. 2 Non pubblicata: conteneva un commento ai DD. 186, 188, 193 e 200. 3 Non pubblicato.

irrigidimento del Governo spagnolo nei nostri riguardi, specie dopo il riallacciamento delle relazioni con l'U.R.S.S. che, sia per l'importanza politica del gesto e sia e specialmente per il timore di una nuova minaccia alla solidità di questo regime, non poteva essere accolto con piacere dal Governo di Franco.

Su questa situazione, tre principali avvenimenti di fondamentale importanza sono venuti ad innestarsi: l) l'avanzata alleata in Italia e la formazione del nuovo Governo democratico italiano; 2) lo sbarco alleato in Normandia; 3) l'offensiva estiva russa.

Avanzata alleata in Italia. Non si può dire che il trionfo dell'offensiva intrapresa dalle forze armate alleate in Italia dopo la stasi di fronte a Cassino abbia molto sorpreso questa opinione pubblica e tanto meno queste sfere governative. Era noto che si andavano accumulando uomini e mezzi per l'avanzata e che i tedeschi, dal canto loro, difficilmente avrebbero potuto far affluire sul fronte meridionale forti riserve di truppe e di aviazione. Comunque la stampa, fedele come sempre alla: consegna filonazista, ha presentato la campagna italiana come l'inevitabile trionfo di chi godeva di una fortissima superiorità di mezzi sull'avversario, ha sempre tenuto a sottolineare il valore dimostrato dalle truppe tedesche e la formidabile capacità dei loro comandi, ha messo in luce come ogni evacuazione effettuata dalle forze armate del Reich non avvenisse altro che in applicazione di piani prestabiliti, ha voluto attribuire alla magnanimità di Hitler il fatto che Roma sia stata risparmiata dalla distruzione, ha più o meno ignorato la partecipazione di unità italiane ai duri combattimenti non mancando invece di esaltare lo spirito combattivo delle truppe francesi.

Quanto alla formazione del primo Governo democratico, essa ha dato luogo a molte congetture per quello che riguarda la nostra politica sia estera che interna. Sulla prima, specie per il futuro, si fanno molte speculazioni più o meno nebulose in quanto si ignora persino il punto di partenza, e cioè se il nostro armistizio sia stato una vera e propria capitolazione ovvero se condizioni vi siano state e quali. È stato notato che le manifestazioni del nostro Governo, della stampa e della radio delle province liberate, sono state costantemente ispirate ad una certa fiducia nell'avvenire del Paese; si è perciò tratta l'impressione che l'Italia si consideri in una posizione intermedia fra vinto e vincitore e che informi ogni suo atto all'intento di avvicinarsi alla figura di quest'ultimo. Tale impressione fu avvalorata a suo tempo dalla questione sorta in seguito all'annuncio della cessione di un terzo della nostra flotta all'U.R.S.S.; e, d'altra parte, dal riallacciamento delle relazioni con la Russia, seguito a breve distanza dall'invio in Italia di Sir Noel Charles e dell' Ambasciatore Alexander Kirk con la qualifica di Alti Commissari. Mentre si prevede un atteggiamento nell'insieme a noi amichevole da parte inglese ed americana, vuoi perché un'Italia amica non può non essere considerata coefficiente interessante per l'Impero britannico e per l'America, vuoi per i vecchi legami di amicizia che ci uniscono ad entrambi i Paesi, ci si attende invece che con francesi, greci, jugoslavi ed albanesi avremo forti difficoltà da superare e se ne deduce che cercheremo di mantenere per vario tempo nei loro riguardi un atteggiamento quanto mai prudente e scevro di compromissioni, nella speranza che l'intensificazione della nostra partecipazione alla guerra di liberazione ci consenta in un domani più o meno prossimo di scindere la responsabilità dell'Italia libera da quella del regime fascista nei confronti degli Stati aggrediti. Insomma si considera che le speranze degli italiani si appuntino

~ Documenti diplomatici • Serie X -Vol. l (4213051)

su una abile politica manovriera mirante ad infiltrarsi nel campo delle Nazioni Unite, a trasformare la cobelligeranza in una qualche forma di alleanza, avvalendosi della duttilità dei nostri uomini politici, delle loro relazioni personali con i governanti stranieri, della formazione composita del Gabinetto presieduto da V. E., della approvazione che esso ha riscosso sia da parte anglo-americana che da parte russa.

Queste sono, in breve, le congetture che qui si fanno circa le nostre aspirazioni ed i nostri programmi. Per altro il pensiero, e forse anche più i desideri, di questi uomini di Governo (o almeno di gran parte di essi) ha un carattere affatto diverso, e ciò principalmente per due ordini di ragioni: ragioni di ideologia e motivi di politica estera basati sulle aspirazioni della Spagna ad occupare nel dopoguerra il posto più importante fra le Potenze rivierasche del Mediterraneo. Si tratta di aspirazioni che trovano la loro origine nel desiderio del regime falangista di affermarsi internazionalmente anche per poter meglio giustificare la propria permanenza al potere, nella posizione geografica della Spagna all'imbocco del Mediterraneo, in una certa sfiducia nelle possibilità di effettiva ripresa della Francia nel prossimo futuro, nella fiorente situazione dell'economia spagnola che ha enormemente beneficiato della guerra mondiale per risollevarsi dai gravi colpi infertile dalla guerra civile. Né è da trascurare il fatto che gli aiuti forniti dall'Italia durante la guerra civile ed ampiamente sbandierati dal regime fascista hanno ferito l'orgoglio di molti spagnoli.

Nell'indirizzo attuale della nostra politica interna si è voluto vedere «un salto nel vuoto»; sfiducia questa che non è forse tanto sentita quanto piuttosto ostentata per motivi di politica interna spagnola: è ovvio infatti che l'instaurazione di un Governo democratico in un Paese retto fino allo scorso anno da un regime dittatoriale allarmi, per riflesso, uomini di Governo di uno Stato il cui regime è improntr':), se pure con qualche ritocco, ai modelli fascista e nazista.

Lo sbarco alleato in Normandia avrebbe dovuto teoricamente sollevare la Spagna dalla grave preoccupazione per la presenza delle forze armate del Reich lungo tutta la frontiera pirenaica, preoccupazione che in molti casi era servita a giustificare atteggiamenti assunti dal Governo spagnolo nel corso del presente conflitto. Il timore che in un futuro più o meno prossimo gli Alleati chiedessero conto alla Spagna di come aveva favorito la Germania nel corso della guerra, aveva indotto Franco nel 1943 a scivolare lentamente dalla posizione di «non belligeranza» assunta nel giugno 1940 a quella di «neutralità» (mio rapporto n. 1004/413 del 29 febbraio u.s.) e, nell'imminenza dello sbarco delle truppe alleate nell'Europa continentale, a venire sia pure parzialmente incontro alle richieste anglo-americane concludendo l'accordo del 2 maggio 1944 (mio rapporto n. 2932/933 del maggio u.s.) 1• Forse il Generalissimo sperava, mediante questa evoluzione, di ottenere dagli anglo-americani una specie di «avallo» del suo regime anche per il dopoguerra; e le amichevoli dichiarazioni del Primo Ministro Churchill, intese soprattutto a creare una atmosfera di distensione nell'imminenza dello sbarco sul continente, potevano magari anche venire localmente interpretate in tale senso. Ma successive manifestazioni della stampa e della radio anglosassoni e le stesse dichiarazioni fatte dal Presidente Roosevelt alla fine di maggio erano di carattere tale da dissipare quel genere di illusioni. Quando poi si aggiunga a ciò la vivace

I Non pubblicato.

360 reazione tedesca dopo la conclusione dell'accordo ispano-alleato, non può destare meraviglia il constatare che la situazione della Spagna sia rimasta invariata di fronte ai recenti avvenimenti e che lo sbarco in Normandia sia stato accolto quasi a denti stretti, come si trattasse di una sgradevole ineluttabilità.

Offensiva estiva russa. Il Governo di Franco, fermo nella sua politica dichiaratamente anti-comunista, osserva con timore l'avanzata russa nella quale vede una crescente minaccia alla sua stessa esistenza, e pertanto si aggrappa sempre più alla speranza di una difesa ad oltranza tedesca che non sembra essere giustificata dalla realtà.

In sostanza la posizione odierna appare la seguente. Dopo l'accordo del 2 maggio si è potuto notare un lieve passo indietro da parte spagnola nei riguardi degli Alleati; ciò deve attribuirsi, più che ad una incertezza di atteggiamento difficilmente spiegabile in un periodo in cui la vittoria finale delle Nazioni Unite si è andata delineando con chiarezza sempre maggiore, al fatto che Franco forse crede di avere•per il momento sufficientemente tutelato e garantito la Spagna nei confronti degli Alleati e pensa pertanto di poter lasciare maggior libertà di azione, almeno per qualche tempo, agli esponenti germanofili della Falange. È infatti da tener presente che il pieno controllo che il Generalissimo ha del Paese attraverso l'autorità da lui esercitata sulle Forze armate, la Falange e l'Amministrazione nella quale i falangisti occupano molte posizioni chiave, nonché attraverso la sua influenza sul clero, è il frutto di un abile gioco di equilibrio in cui il Capo dello Stato e del Governo deve evitare ad ogni costo di provocare un eccessivo scontento nei vari ambienti sui quali egli appoggia la sua autorità, se non vuole facilitare la manovra delle numerose correnti avverse. E così, mentre nella risoluzione della crisi con gli Alleati, conchiusasi con l'accordo del 2 maggio, ha finito col prevalere la corrente moderatrice che fa capo al Ministro degli Affari Esteri Conte Jordana, nel periodo immediatamente successivo era direi quasi fatale che i germanofili oltranzisti riprendessero un certo sopravvento: per quanto tempo? Ciò dipenderà indubbiamente dagli avvenimenti internazionali e dallo sviluppo delle operazioni militari sul continente. Si ha comunque l'impressione che Franco, nel tracciare la linea di condotta del suo Governo nei confronti degli Alleati, faccia un certo assegnamento anche su elementi imponderabili della situazione: e cioè che egli, influenzato anche ~alla propaganda nazista, speri di poter esercitare la parte di mediatore in una ipotetica pace di compromesso che gli anglo-americani desiderassero concludere con la Germania prima del suo crollo di fronte alle armate sovietiche; o che la Spagna possa diventare in un futuro relativamente prossimo un solido caposaldo per gli Alleati nel caso di un altrettanto ipotetico dilagare delle forze armate russe verso l'Europa occidentale in seguito allo schiacciamento della Germania.

L'atteggiamento attuale della Spagna che non rappresenta se non una fase di una specie di oscillazione destinata a scemare gradualmente ove Franco e la Falange possano sentirsi l'avvenire assicurato anche dopo la vittoria delle Nazioni Unite, non ha contribuito a migliorare la nostra difficile e delicata posizione in questo Paese, posizione che può essere caratterizzata dagli aspetti negativi che qui di seguito riassumo:

l) il comportamento delle autorità centrali o periferiche, falangiste o timorose delle eventuali reazioni della Falange ai loro danni, nei riguardi dei RR. Uffici in Spagna: generalmente le richieste urtano contro difficoltà un tempo inusitate; le questioni sono trascinate per le lunghe e considerate con una certa prevenzione;

2) rinvio ormai definitivo dell'applicazione del progetto di legge del 25 luglio 1943-connesso sostanzialmente se non formalmente con l'accordo di Nizza relativo alla cessione di piroscafi italiani alla Spagna-che mediante il versamento anticipato da parte spagnola di alcune rate del debito di guerra avrebbe colmato il forte deficit esistente a nostro sfavore nel clearing itala-spagnolo (mio rapporto n. 4007/1294 del 26 giugno u.s.) 1;

3) versamento in un conto bloccato in lire delle somme dovute al R. Governo in relazione alle scadenze 31 dicembre 1943 e 30 giugno 1944 del debito di guerra, misura questa da collegarsi evidentemente con la non espressa intenzione spagnola di concordare un diverso cambio fra lira e pesetas;

4) quesito posto dalle autorità spagnole a ciascuno dei naufraghi della R. Marina internati in Spagna per conoscere se preferivano rimpatriare nell'Italia liberata ovvero ritornare nelle province sotto occupazione tedesca (mio telegramma n. 440 del 23 giugno u. s.)2 ;

5) atteggiamento della stampa che, pienamente controllata dalla Falange e sotto la diretta influenza della propaganda germanica, è a noi sordamente ostile; svolgo in proposito un'azione continua ed ho impartito le necessarie istruzioni ai RR. Consoli affinché agiscano in parallelo presso le autorità periferiche nei riguardi della stampa locale. Ma si tratta di un'opera estremamente lenta nei suoi effetti. Come ho già avuto l'onore di riferire, lo stesso Ministro degli Affari Esteri mi ha più di una volta confidenzialmente lasciato comprendere come -sia in questo che in altri campi egli si trovi impotente di fronte ad iniziative e decisioni più o meno inconsulte degli esponenti falangisti. Uno dei recenti esempi più significativi è stata la campagna di stampa per la «pace immediata» (mio telespresso n. 2241/755 del 12 aprile scorso) 1 che, iniziata quando ferveva la preparazione materiale e psicologica dello sbarco anglo-americano sul continente, ritardò per qualche tempo la conclusione dell'accordo ispano-alleato;

6) richiamo del R. Console in Cadice, Conte Folco Aloisi: tale richiesta, specialmente ove si tenga conto del momento in cui ha avuto luogo, appare chiaramente come una contropartita che queste autorità hanno ritenuto di dover offrire alla Germania p~ farle meglio tollerare la chiusura del suo Consolato Generale in Tangeri e l'espulsione di tanti suoi agenti dalla Spagna e dal Marocco;

7) rifiuto del gradimento al Comandante Filiasi quale R. Addetto Navale in Madrid; anche in questo caso si tratta di un fatto sgradevole, ma meno forse di tanti altri in quanto queste autorità avevano in varie occasioni dichiarato di non poter gradire la presenza di ufficiali che svolgevano precedentemente attività informativa. Non è da escludere che il rifiuto spagnolo sia anche dovuto a manovra tedesca.

In conclusione, il Governo spagnolo pur continuando ancora ad essere spiritualmente favorevole alla Germania, cerca di crearsi un alibi ed avere i conti possibilmente in regola con le Nazioni Unite ostentando oggi un atteggiamento neutrale che, se non è sentito negli ambienti del Partito, vuole per lo meno essere formale.

I Non pubblicato. 2 T. 1023/440, non pubblicato.

Comunque la situazione è molto fluida e l'evoluzione della politica spagnola in generale non potrà non seguire, sia pure con ritardo, lo sviluppo degli avvenimenti internazionali e delle operazioni militari.

Per quanto riguarda il nostro Paese, ci troviamo in Spagna in una posizione delicata e difficile, ma non si deve, a mio avviso, trame illazioni troppo pessimistiche, e ciò sia perché la Spagna, come si è detto sopra, dovrà adeguarsi alla situazione che risulterà dagli sviluppi della guerra, sia perché l'atteggiamento del suo Governo nei nostri confronti dovrà migliorare gradualmente anche in relazione alla normalizzazione della vita in Italia.

Tale adeguamento potrà essere facilitato in quanto si affermi l'influenza personale del Conte Jordana che avendo -a differenza di altri uomini del Governo e di qualche alto funzionario del Ministero degli Affari Esteri -una vasta concezione di quali siano i veri interessi della Spagna prospettati nel piano futuro di una Europa pacificata, ha colto varie occasioni per confermarmi, anche in questo periodo particolarmente travagliato, i suoi sentimenti di amicizia per il nostro Paese.

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IL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI

L. PERSONALE. Londra, 10 luglio 1944.

Thank you for your letter of June 21 1• I wish you success in your task, which is a heavy one, for ltaly stili has far to go before she is wholly liberated and unified. Y ou are already aware that the most important matter is that your country should help the Allied war effort in every way and that your Government should rest on solid democratic foundations. For these purposes the rea! collaboration between the Parties represented in your Government is essential, and if you can achieve that you will have achieved much.

AsI bave already told Marshal Badoglio, I too look forward to the restoration of friendship between Great Britain and Italy when the present troubles are passed.

I thank you sincerely for your wishes for the success of the Allied armies in France2 .

l Vedi D. 262.

2 Con lettera autografa del 5 agosto Bonomi scrisse a Visconti Venosta: «La lettera Churchill sarebbe utilissimo fosse pubblicata. Afferma la necessità della "collaborazione dei partiti rappresentati nel governo"; affermazione politica assai opportuna. Per pubblicarla occorrerà certo l'assenso. Vedi tu -col tuo tatto consueto -di attenerlo. Sarebbe proprio una iattura non potessimo dire che il capo del Governo inglese è favorevole alla collaborazione dei sei partiti. Vedi, dunque, di manovrare con la tua consueta abilità. P.S. Giovedì prossimo porterò in Consiglio i provvedimenti degli Esteri». Su questa lettera Prunas ha annotato: «6 agosto. Il Presidente, cui è stata fatta presente l'inopportunità di procedere alla pubblicazione di lettere che hanno carattere personale, appunto per conservare loro quel carattere personale che ci conviene esse abbiano, ha deciso di informarne soltanto i capi partiti, ottenendo gli stessi risultati che dalla pubblicazione».

293

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. PERSONALE l. Roma, 11 luglio 1944.

Ho visto gli appunti che mi gioveranno per le dichiarazioni di politica ~stera che ho in mente di fare 2 .

Desidererei avere le parole precise che ci vennero rivolte dall'America (credo con un messaggio da Quebec) subito dopo l'armistizio. In esse c'era la luce di speranza che ci ha sorretto fino ad ora.

Prunas voleva inserirle in una nostra eventuale pubblicazione nel caso che si dovessero render pubblici i patti del settembre. Forse gioverebbe ricordarle agli italiani.

Io conto di parlare ai funzionari dell'Interno venerdì 14, in maniera da non ... turbare la data stabilita del 15 luglio per la ripresa governativa in Roma. Così i giornali darebbero il 15 le mie parole.

Agli Esteri potrei parlare nella futura settimana, per esempio giovedì 20 corrente. ·Ti pare opportuno?

ALLEGATO

PROGETTO DI DICHIARAZIONE SULLA POLITICA ESTERA3

... , 10 luglio 1944.

Il Governo italiano ha già avuto occasione di esporre alcuni punti fermi della sua politica estera4 , che è bene ricordare:

-categorica sconfessione delle aggressioni perpetrate contro le Nazioni Unite; -ripudio delle cosiddette rivendicazioni fasciste; -dichiarazione di nullità dell'armistizio con la Francia del giugno 1940.

Questi punti fermi, inquadrati nella guerra alla Germania nazista sino alla liberazione integrale del territorio nazionale, e, se occorre, più oltre, sono strettamente connessi e perfettamente paralleli a quelle che sono le nostre fondamentali premesse -antifasciste e democratiche -nel campo della politica interna.

Essi rappresentano sia la sconfessione in blocco di vent'anni di politica estera fascista che hanno condotto il Paese alla condizione attuale, sia, sopratutto, il ponderato rinserimento della politica italiana in quel quadro europeo che fu quello tracciato dal nostro Risorgimento e dal Conte di Cavour e che, seguito sino alla guerra del '14-18, portò incontestabilmente l'Italia ad un altissimo livello nel rispetto e nella considerazione dell'Europa e del mondo.

I Lettera autografa. 2 Vedi allegato. 3 L'autore di questo progetto è Prunas. 4 Vedi DD. 231, allegato II, e 263.

Politica onesta e saggia, fondata sulle reali esigenze del popolo italiano, sulla sua storia e sulla sua geografia, sulla sua tradizione e sulla sua cultura, il cui abbandono contrastava, non solo con tutto quello che di meglio e di grandissimo aveva sino allora detto e fatto il popolo italiano, ma che non poteva che sboccare nella sanguinosa e rovinosa avventura in cui siamo stati gettati contro ogni nostro volere e quasi a nostra insaputa e cioè nella guerra guerreggiata sul nostro territorio, dal sud al nord, senza rimedio e senza scampo, quasi metro per metro e casa per casa. Territorio che, conviene ricordarlo, è fra i più sacri per l'intera umanità e fra i più carichi e saturi di civiltà e di storia.

Nei dieci mesi trascorsi dai giorni dell'armistizio, l'Italia si è dunque profondamente trasformata. Il popolo italiano ha ripreso il controllo dei suoi destini abbandonato da vent'anni; la fatale associazione con la Germania è stata spezzata e travolta; la collaborazione con le Nazioni Unite è diventata indiscutibilmente piena ed intera; la flotta, l'esercito, l'aviazione, al sud, i patrioti al nord si battono con tutti i mezzi a loro disposizione in piena comunità di intenti e di sacrifici con gli eroici soldati alleati. Vi è tuttavia certamente ancora un largo margine da riempire fra la volontà degli italiani di battersi e le sue concrete possibilità di farlo. Non dirò dunque niente che non risponda all'esatta e controllabile verità, se affermo che il Corpo italiano di Liberazione potrebbe essere facilmente triplicato e quadruplicato, sia nelle formazioni regolari che volontarie, se ci fossero consentite quelle armi, e quell'equipaggiamento che sono condizione sine qua non della guerra moderna. Noi confidiamo perciò che le Potenze alleate vorranno, fra le loro gravissime cure di cui ci rendiamo pienamente conto, trovare il mezzo e il modo di ulteriormente assistere il popolo italiano a liberare con sangue italiano il territorio italiano, con tanta maggiore fiducia in quanto sono vivissime nella nostra memoria e nel nostro cuore le generose e umane e sagge parole che accompagnavano l'armistizio del 29 settembre 1943, e che quasi ne riassumevano lo spirito, secondo le quali le dure condizioni di quell'armistizio avrebbero potuto essere alleggerite e modificate tanto più sollecitamente e profondamente quanto più larga fosse stata la partecipazione italiana alla guerra contro il tedesco.

L'Europa ed il mondo possono ad ogni modo essere assolutamente certi e assolutamente sicuri che questa profonda esigenza al ricupero della nostra autonomia e della nostra sovranità -del resto naturale e necessaria in ogni popolo che abbia la storia e l'animo del popolo italiano -non potrà da noi essere utilizzata se non per il raggiungimento di quei fini democratici e liberali per cui le Nazioni Unite si battono, che esse vogliono instaurati nel mondo, che sono i fini stessi della guerra comune.

Non si tratta dunque di un vano proposito di sottrarci a responsabilità, impegni, sofferenze, sacrifici che infatti accettiamo e sopportiamo in misura già così grande e così vasta, né di un vano desiderio di prestigio, ma esclusivamente e soltanto della necessità di assicurarci quel minimo di possibilità che sono condizione stessa della nostra ricostruzione materiale e della nostra rinascita spirituale.

La nuova Italia intende riprendere la leale, fiduciosa cordiale amicizia di un tempo con la Gran Bretagna, con gli Stati Uniti, con l' U. R. S. S. Vuole fermamente non soltanto vivere in pace coi suoi vicini, ma stringere con essi quei rapporti di stretta collaborazione che sono condizione necessaria di sopravvivenza dell'Europa occidentale e delle formule di civiltà e del modo di vita ch'essa rappresenta e che è la nostra. E prima di tutti con la Francia, da cui non è divisa da nessun contrasto che non possa essere appianato e cui è unita da così stretti legami di storia, di cultura, di sangue. Le nobili e alte parole pronunciate qualche giorno fa a Roma dal Generale de Gaulle 1 sono dunque da noi pienamente e interamente condivise. Anche coi nostri vicini orientali e balcanici siamo certi di poter trovare concrete e amichevoli forme di stretta e fiduciosa convivenza, e, soprattutto, con la nostra vicina più prossima, la Jugoslavia ove siamo profondamente lieti che una bella e valorosa divisione italiana combatta per la stessa causa contro lo stesso nemico.

Non sorprenderà nessuno affermare insomma che la nuova Italia intende con ogni lealtà riprendere quel rispettato posto nel mondo, cui le danno diritto il suo grande passato, il suo presente rinnovamento, le sue indicibili sofferenze attuali e le parole stesse, impegnative e solenni, pronunziate a suo indirizzo dai Capi di Stato e di Governo che dirigono con genialità pari al coraggio, i grandi popoli alleati ed amici.

l Vedi D. 288.

Il contributo che l'Italia può e deve dare alla ricostruzione materiale e spirituale del mondo, ove tutti siamo legati e interdipendenti e nessuno può vivere isolato e solo, è e sarà grandissimo, sol che ci assista l'umana generosità delle Potenze amiche, a fianco delle quali combattiamo, e, soprattutto, la fermezza del nostro animo e l'ostinata volontà di vivere liberi.

294

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AIETA, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 43/161 P.R. Lisbona, 15 luglio 1944 1•

Segretario Generale Ministero Esteri mi ha oggi pregato, a nome Presidente Consiglio Salazar, di informare R. Governo desiderio portoghese far riprendere al più presto sua Missione in Roma a Ministro Lobo d'Avila.

Nel farmi tale ufficiale comunicazione Ambasciatore Sampaio ha ricordato che Governo portoghese, conseguente a suo atteggiamento di assoluta correttezza nei riguardi di legittimo Governo italiano, aveva tempestivamente richiamato suo rappresentante dall'Italia occupata nonostante pressioni germaniche e neo fasciste.

Ha inoltre aggiunto che Governo portoghese, pur considerando come normale che Ministro accreditato presso Rea! Corte rientri nella capitale italiana ora liberata, desiderava far sapere a Governo italiano che decisione era anche dettata da particolari motivi di amicizia e comprensione cui sempre erano stati improntati rapporti fra i due paesi 2•

295

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.l., BONOMI

T. 228/223 P.R. Berna, 18 luglio 1944 3 .

La Delegazione del Comitato di Liberazione di Lugano mi ha consegnato una nota nella quale, allo scopo di facilitare la sua cooperazione con questa R. Legazione, richiede quanto segue:

l) sollecita soppressione del settimanale italiano edito m Svizzera Squilla ftalica;

I Pervenuto tramite l'A.C.C. il 20 luglio.

2 Visconti Venosta rispose (T. 6/138 R.) il 23 luglio: «Prego esprimere Ambasciatore Sampaio, pregandolo rendersene interprete presso Presidente Consiglio Salazar, apprezzamento R. Governo per decisione circa ripresa missione Ministro Lobo d'Avila a Roma, che conferma e rinsalda vincoli amicizia itala-portoghese. Mi riservo ulteriori comunicazioni circa organizzazione viaggio predetto Ministro».

3 Ricevuto il I 8 agosto tramite l'A. C. C.

2) creazione di una Commissione composta di rappresentanti nominati dalla Delegazione, presso ogni Consolato Generale in Svizzera, al fine di agire nelle varie collettività italiane in cooperazione con i Consoli;

3) riunioni settimanali della Delegazione nella sede della Legazione per lo studio dei problemi contingenti;

4) chiarificazione delle relazioni con l'Ufficio dell'Addetto Militare.

È evidente come i punti 2 e 4 siano delicati a causa dei principi generali che essi toccano. Tutto il possibile viene da me fatto per rendere più efficiente e snella possibile la cooperazione tra la Delegazione e questa Rappresentanza, ma sarò grato di ricevere istruzioni telegrafiche da V. E. circa il delicato esperimento di cooperazione diretta tra Rappresentanti ufficiali e partiti politici all'estero. Senza istruzioni di V.E. circa l'attuale situazione tra la Delegazione e l'Addetto Militare Generale Bianchi, le cui attività sono evidentemente criticate dalla Delegazione, è particolarmente difficile giungere a una soluzione circa il punto 4. Tutto il problema delle relazioni tra l'esercito e i partiti politici è difatti compreso nella questione. L'attuale situazione svizzera è origine di critiche e polemiche tra gli italiani rifugiati nel Paese.

Mancano localmente informazioni sufficienti per esprimere un giudizio sul regolamento 1•

296

COLLOQUIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, CON IL RAPPRESENTANTE DELLA FRANCIA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, COUVE DE MURVILLE

PROMEMORIA 2 . Roma, 18 luglio 1944.

Il Presidente Bonomi vede in casa del Sottosegretario Visconti Venosta il signor Couve de Murville.

I propositi espressi dal Generale de Gaulle e dal Presidente sono reciprocamente confermati. Si constata che si tratta ora di avviarli verso soluzioni concrete. Il Presidente raccomanda vivamente che, nel frattempo, si cerchi di migliorare da parte francese:

-la situazione dei nostri prigionieri nell'Africa del Nord;

-quella dei nostri internati civili in Tunisia;

--quella degli italiani in Corsica;

--l'atteggiamento della stampa francese nei nostri confronti, rimasto tuttora

aspro ed ostile.

l Pèr la risposta vedi D. 361. 2 Questo promemoria è stato redatto da Prunas presente al colloquio.

Il Signor Couve de Murville sottolinea che la questione tunisina-che è il solo punto di effettiva frizione fra i due Paesi -è stata, per quanto riguarda il Governo provvisorio francese, già risolta con la dichiarata decadenza delle Convenzioni del '96. È d'accordo peraltro nel ritenere che tale decisione unilaterale possa essere utilmente sostituita da una soluzione bilaterale e concordata. Insiste tuttavia nel sostenere che qualunque conversazione italo-francese in proposito debba partire dalla premessa che le vecchie convenzioni sono ormai da ritenersi decadute e nulle.

Poiché il signor Couve de Murville parte domani per Algeri, da dove rientrerà fra qualche giorno, si resta intesi ch'egli prospetterà al suo Governo la questione in questi termini:

l. Opportunità di iniziare subito una conversazione diretta sulla questione tunisina per accertarne la portata effettiva nella nuova atmosfera creata dalla circostanza che l'Italia non ha o non ha più aspirazioni politiche su quella regione, ciò che muta i termini del problema e ne agevola la soluzione.

2. -La collettività italiana a Tunisi ha peraltro una fisionomia particolare che non può essere assimilata a quella di nessuna altra collettività straniera. Le conversazioni avranno dunque per scopo di esplorare se tale particolare fisionomia possa in qualche modo essere registrata attraverso accordi specifici. 3. -Ad ogni nostro eventuale sacrificio in Tunisia dovrebbe corrispondere una contropartita nel campo delle relazioni generali dei due Paesi. Tali eventuali sacrifici dovrebbero cioè dare l'avvio a qualche concreta forma di generale intesa fra Italia e Francia, che consenta di abbozzare le prime linee di quel ra~gruppamento latino che è nei propositi nostri e francesi.

Si è altresì rimasti intesi sull'opportunità di dar notizia agli anglo-americani contemporaneamente delle iniziate conversazioni dirette su alcuni aspetti particolari della situazione italo-francese, al ritorno del signor Couve de Murville da Algeri, ove egli chiederà al suo Governo precise istruzioni al riguardo. E ciò per impedire quei sospetti che il nostro continuato silenzio in proposito sarebbe indubbiamente destinato a suscitare 1 .

297

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. 18/16 R. Mosca, 19 luglio 1944 (per. ore 14 del 25).

In merito al telegramma di V.E. n. 13 2 qui pervenuto il 14 corrente, mi è stato detto che il Governo dell'U.R.S.S. non ritiene di poter sollevare la questione di principio fino a tanto che non è chiaro quello che, precedentemente alla sua

I Vedi D. 323. 2 Vedi D. 284.

azione in merito situazione interna, gli italiani hanno dato agli scopi di guerra contro la Germania.

Il Governo dell'U.R.S.S. vorrebbe sapere quali e quante forze militari il Governo italiano ritiene di poter mettere in campo contro la Germania, quali precisi tentativi italiani sono stati ostacolati od impediti e in quale forma, quali precise clausole armistizio occorrerebbe eliminare per una maggiore partecipazione dell'Italia alla guerra.

In quanto le circostanze lo permettano cercherò di illustrare con un rapporto a V.E. la politica sovietica generale e verso di noi 1: tenga presente intanto che in questo momento prevale qui una politica di solidarietà con gli Alleati e specialmente con l'America.

Il Governo sovietico resta pronto ad appoggiare nostre proposte concrete in vista di concreti risultati militari, ma per ora nulla più. Tende ad avere impressione che il nostro Governo conti giocare su dissensi fra gli Alleati per sbarazzarsi della situazione armistizio, facendo, per quello che qui interessa più di ogni altra cosa, la rapida fine della guerra, poco più che dichiarazioni di principio: di qui l'attitudine generalmente cortese ma diffidente.

Ritengo necessario quindi sollecitare decisioni sulla mia proposta di cui al mio telegramma n. 102 ed una altrettanto sollecita presentazione delle nostre richieste nella forma concreta suggeritami. Una volta dissipata questa impressione con fatti concreti sarà probabilmente meno difficile affrontare anche la questione di principio.

Intanto prego V. E. volermi inviare con Messeri testo completo dell'armistizio stipulato ed interpretazioni sussidiarie con ogni commento ed informazione che possa essere utile in avvenire 3 , e sollecitare il più che sia possibile l'arrivo di Messeri4 .

298

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 21/473 P.R. Roma, 22 luglio 1944, ore 12,30.

Per Buenos Aires: «N. 70, 22 luglio. Suoi telegrammi 124 e 1265 . Mentre approvo linea condotta seguita sinora da V. S. confermo istruzioni di massima di cui al telegramma di questo R. Ministero n. 23 del 20 marzo6 . V. S. vorrà, nei suoi

I Vedi DD. 331 e 332.

2 Vedi D. 278.

3 Con Telespr. segreto 1/162 del 28 luglio a firma Fornari furono comunicati a Quaroni i testi degli am1istizi del 3 e del 29 settembre, del promemoria di Quebec e della lettera di Eisenhower a Badoglio del 29 settembre (vedi serie nona, vol. X, DD. 681, allegato, e 757 e in questo volume DD. 20 e 21).

4 Per la risposta vedi D. 308.

5 Vedi D. 268.

6 Vedi D. 167.

369 rapporti con codesto Governo, continuare ad ispirarsi a tali istruzioni, tenendo sopratutto presenti considerazioni e necessità di ordine pratico e in particolare che nostri rapporti ufficiali vengano mantenuti ora come nel passato. V. S. deve pure tenere sempre presente che costituzione Governo concentrazione nazionale segna una netta e definitiva rottura con ogni sopravvivenza fascista e che R. Governo innanzitutto fa la guerra alla Germania mentre persegue una politica di stretta collaborazione colle Nazioni alleate e associate».

299

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 22/14 P.R. Roma, 22 luglio 1944, ore 141 .

Suo 102 .

La autorizzo a nome del R. Governo proporre a quello sovietico che truppe

italiane internate in Russia siano inquadrate e disciplinate in unità militari omoge

nee, con uniformi, distintivi, bandiera italiana, convenientemente armate ed equi

paggiate e poste al comando di ufficiali italiani a disposizione del Comando Supre

mo sovietico per essere impiegate ai fini della guerra comune.

Se la proposta, come mi auguro, è in massima accolta, mi riservo di precisarla

in tutti i suoi particolari tecnici e pratici.

La prego di sottolineare che nostra iniziativa è mossa da meditato proposito

di ripudiare coi fatti, e non soltanto a parole, l'aggressione fascista contro la Russia;

concretamente mostrarle la nostra piena solidarietà d 'armi; dare ~spressione alla

nostra fiducia nell'avvenire delle relazioni italo-sovietiche e nell'appoggio che i

Soviet vorranno darci perché le promesse fatte alla nuova Italia antifascista e

democratica siano mantenute.

La prego di aggiungere che unità italiane così costituite che fossero impiegate

nei Balcani determinerebbero in modo certo, sopratutto in Romania ed Ungheria,

i cui popoli restano a noi legati, nonostante l'azione dei rispettivi Governi, da

vincoli tuttora saldi, reazioni profondissime che potrebbero decisamente contri

buire, in questa fase della guerra, a galvanizzare lo spirito anti-tedesco che

indubbiamente vi circola.

La nostra iniziativa va cioè considerata prima di ogni altra cosa come espressione di amicizia verso i Soviet e del nostro proposito di partecipare alla guerra comune con tutte le nostre possibilità ed in tutti i settori che ci saranno consentiti, · ma anche, in secondo luogo, nella sua portata e significato politici e come strumento

atto a piegare resistenza tuttora energiche e attive.

1 Trasmesso tramite la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma. 2 Vedi D. 278.

Illustro contemporaneamente a questo Rappresentante sovietico nostra proposta, che Ella vorrà presentare d'urgenza, telegrafando appena possibile esito suoi passi 1•

300

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 23/15 P.R. Roma, 22 luglio 1944, ore 14 2•

Suo telegramma n. lO si è incrociato con la mia risposta 3 .

Confermo che nostre richieste per aumento partecipazione militare attiva sono state diuturne. Si tratta di un problema non di uomini che abbiamo e perfettamente disposti a battersi, ma di materiale che ci manca, che può esserci fornito soltanto dagli Alleati e senza il quale tale aumentata partecipazione non è, per ragioni ovvie, possibile. Richiamo comunque sua attenzione su deliberazioni ultimo Consiglio dei Ministri (15 corrente)4 ove sono state appunto esaminate le forme concrete per intensificare l'apporto italiano alla guerra di liberazione, sia avvalendosi dello spirito volontaristico diffuso nel Paese, sia aiutando in ogni possibile modo tutte le forze di resistenza nelle Regioni occupate. Ella può in sostanza, in piena coscienza e nel modo più esplicito, affermare che il problema della partecipazione militare italiana alla guerra è vivissimo nel cuore di tutti gli italiani ed è considerato dal R. Governo, insieme a quello dell'epurazione dalla vita nazionale di ogni residuo fascista, il problema fondamentale e, in pari tempo, la condizione prima del nostro rinnovamento. E molto contiamo sulla generosa e umana comprensione sovietica perché i nostri sforzi in questo senso siano compresi ed agevolati.

301

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 22 luglio 1944.

Il ministro Hopkinson mi informa in via riservata che i compiti politici della Commissione di Controllo saranno lentamente e progressivamente trasferiti agli Alti Commissari, Ambasciatori Charles e Kirk.

' Vedi D. 348. 2 Trasmesso tramite la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma. 3 Vedi DD. 278 e 284. 4 Vedi D. 293, allegato.

In sostanza le Rappresentanze britannica e americana presso il Comitato Consultivo andranno acquistando sempre più carattere e sostanza di Rappresentanze diplomatiche.

Anche il suo trasferimento in Italia risponde appunto a queste direttive.

In conclusione, la facciata restando presso a poco eguale, la effettiva situazione di fatto va sostanzialmente mutando in senso antiarmistiziale.

302

COLLOQUIO DEL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, CON L'AMBASCIATORE DEL PORTOGALLO PRESSO LA SANTA SEDE, PACHECO

PROMEMORIA. Roma, 22 luglio 1944.

Incontro l'Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede, Pacheco.

l. Gli dò notizia delle conversazioni che hanno avuto luogo a Salerno col Ministro brasiliano da Cunha 1• Spiego che ci rendiamo perfettamente conto come il Governo brasiliano non possa decidere unilateralmente una ripresa di rapporti con l'Italia senza previo accordo con gli Stati Uniti. Ciò che chiediamo a Rio è semplicemente di voler far presente a Washington e a Londra in modo continuativo ed energico il vivo desiderio e interesse brasiliano a ristabilire quei rapporti e la conseguente opportunità che tutto il ritmo della lenta evoluzione inglese ed americana nei nostri confronti sia accelerato e la situazione armistiziale fatta all'Italia alleggerita e migliorata. Tale pressione brasiliana sarebbe stata evidentemente tanto più efficace se il Brasile avesse preso l'iniziativa di suggerire a tutti gli altri Governi latino-americani una azione contemporanea e solidale nello stesso senso.

Ciò premesso ho pregato l'Ambasciatore Pacheco di informare di quanto precede il Presidente Salazar, cui saremmo stati molto grati s'egli avesse voluto svolgere presso il Governo brasiliano quei passi che avesse ritenuti più opportuni per fiancheggiare la nostra azione, appoggiandola con la sua grande autorità e prestigio.

L'Ambasciatore ha assicurato che avrebbe subito informato Salazar nel senso descritto.

2. Circa i nostri rapporti specifici col Portogallo ho pregato Pacheco di voler rassicurare il Presidente Salazar circa un presunto pericolo di prevalenza comunista in Italia. Ho sottolineato la necessità di una maggiore solidarietà dell'Europa occidentale in generale e dei latini in particolare per evitare il pericolo di restare sommersi, insieme a tutto quanto rappresentiamo nel mondo, dalle opposte ondate anglo-sassone e slava. Ho aggiunto che l'idea di un raggruppamento latino costituisce una delle direttive politiche fondamentali anche del Generale de Gaulle,

I Vedi D. 267.

con cui avevamo mlZlato rapporti promettenti 1 . In tale raggruppamento il Portogallo in generale e il Presidente Salazar in particolare avrebbero potuto indubbiamente avere una parte di grande importanza e portata, anche per le strette connessioni col Brasile, la quarta Potenza della coalizione alleata.

L'Ambasciatore Pacheco riferirà la nostra conversazione, che qui è soltanto riassuntivamente accennata, immediatamente a Lisbona, sopratutto insistendo sulla necessità che i latini d'Europa e d'America svolgano un'azione concordata e solidale in difesa appunto della latinità minacciata e pericolante.

303

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL CAPO DELLA SEZIONE POLITICA DELL'A.C.C., REBER

L. PERSONALE2 . Roma, 23 luglio 1944 3 .

Eccole il promemoria promessole dal Presidente Bonomi 4 . È molto riassuntivo e sono toccati soltanto gli argomenti essenziali. Speravo molto di rivederla prima della sua partenza. Spero molto ch'Ella possa tornare fra brevissimo in Italia e riprendervi il suo lavoro. lo so quanto la sua attività qui sia sempre stata onesta, intelligente, generosa.

Chi ha vissuto i giorni di Brindisi e di Salerno non potrà mai dimenticarlo.

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONO MI, AL SEGRETARIO DI STATO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, HULL5

PROMEMORIA. Roma, 22 luglio 1944.

l. Nel prossimo settembre cade l'anniversario del primo anno di guerra dell'Italia a fianco delle Nazioni Unite. Il processo evolutivo subito in quest'anno dalla situazione italiana, sia interna che esterna, è innegabile, sicchè le clausole dell'armistizio del settembre 1943 non

l Vedi D. 280.

2 Copia di lettera autografa.

3 Un'annotazione avverte: «Consegnata con l'allegato al Sig. Reber da Winspeare il 23 luglio (ore 12,15)». Altra annotazione dice: «Data copia a Kirk e Hopkinson».

4 Un appunto di Del Balzo del 22 luglio dice: «Reber informa di essere stato improvvisamente chiamato a Washington per conferire. Parte lunedì, 24 corrente, in aereo e si raccomanda che S.E. il Sottosegretario gli faccia pervenire, entro domani mattina, il noto memorandum».

5 Ed., in traduzione inglese, in Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, cit., pp. 1142-1144.

rappresentano certamente ormai che una situazione di fatto storicamente e politicamente superata. Sarebbe atto di giustizia e di saggezza politica adeguare la situazione di diritto fatta all'Italia nello scorso settembre alla situazione di fatto oggi esistente. Il periodo armistiziale deve cioè considerarsi concluso e finalmente risolto l'equivoco fra resa senza condizioni, armistizio, cobelligeranza. Il perdurare della situazione attuale è politicamente sterile e pregiudizievole per noi e per tutti.

2. -Le promesse e gli impegni assunti dalle Nazioni Unite verso il popolo italiano sono del resto espliciti: esse hanno solennemente promesso che l'alleggerimento delle condizioni armistiziali dipende dalla entità del concorso italiano allo sforzo bellico comune. Ora è perfettamente chiaro che se si ostacola e si impedisce, com'è sino a ieri avvenuto, l'adeguata partecipazione militare dell'Italia alla liberazione del suo territorio non si fa che perpetuare uno sterile circolo vizioso da cui è necessario uscire. Il Corpo Italiano di Liberazione deve dunque essere portato a numeri ed organici molto più vasti. Gli uomini ci sono e vogliono battersi: si tratta di armarli e di nutrirli. 3. -Il popolo italiano si sente tuttora in quarantena, chiuso com'è in un isolamento ermetico. Occorre rinserirlo in quella libera circolazione delle idee e degli avvenimenti internazionali che è una delle condizioni fondamentali per la ripresa e il progressivo sviluppo delle libere istituzioni democratiche. - 4. -Le spese di occupazione; l'enorme e sconosciuta massa di circolante emessa dagli Alleati; l'alto livello del cambio fissato tra sterlina-dollaro-lira incidono gravissimamente sulle esauste risorse italiane. Ci si parla deii'«UNRRA» del Comitato di Soccorso per l'Italia ecc. Sono iniziative ottime, ma di là da venire. Il popolo italiano nel frattempo si dissangua. Occorre, nell'attesa, che le predette iniziative possano diventare attive ed operanti per alleggerire i gravami economici che l'armistizio ha posto su un paese già povero e già stremato e che ne impediscono qualunque possibilità di ripresa.

L'Italia domanda di essere posta in condizioni di gravare il meno possibile sulle risorse alleate, sopratutto in questo periodo cruciale della guerra. Il suo risanamento economico è per conseguenza interesse nostro e comune. Esperti e tecnici italiani dovrebbero essere autorizzati a discutere direttamente, a Londra e a Washington, con gli ambienti interessati, i problemi più urgenti e più gravi. Si tratta di problemi tecnici e non politici. L'inclusione dell'Italia nella legge «prestiti e affitti» potrebbe indubbiamente costituire un passo innanzi nella direzione giusta.

5. -La Commissione di Controllo dovrebbe progressivamente essere alleggerita di almeno tre quarti dei suoi compiti e avviata verso forme meno opprimenti e meno enciclopediche di interferenza e intervento in tutti i settori della vita italiana. Vi sono già in Italia organismi pronti a ricevere l'eredità, ad esempio gli Alti Commissari, che potrebbero a loro volta evolvere verso quelle Conferenze degli Ambasciatori che hanno già dato in passato prova di capacità e di efficienza. La situazione attuale dovrebbe comunque essere scongelata. Non è possibile che un paese possa, a lungo andare, e senza gravi pericoli essere amministrato da due Governi. Né è parimenti possibile che un popolo di alta civiltà come l'italiano sia mantenuto indefinitamente in stato di tutela e di minorità. 6. -Quasi dappertutto le vaste, operose, industri collettività italiane nel mondo sono sottoposte a un regime che, in alcuni paesi, è addirittura comparabile alle persecuzioni

1 VediD. 101. 2 Vedi D. 132. 3 Vedi D. 269.

antisemite. I capi-famiglia sono da anni in campi di concentramento, le donne votate alla prostituzione e alla miseria; i loro interessi, frutto di pazienti e duri sforzi, pregiudicati e compromessi. Si citano ad esempio i casi delle collettività italiane in tutto il Bacino Mediterraneo e, sopratutto, in Tunisia e in Egitto. Anche la situazione dei nostri quarantamila prigionieri in mani francesi è ormai giunta al margine di ogni possibilità di resistenza fisica e morale. Occorre che a questa crociata antitaliana, che può essere documentata in modo incontrovertibile, sia posto finalmente termine. Essa non giova a nulla, salvo a scavare nuovi abissi di sofferenze e a porre germi di futuri contrasti.

7. La nuova Italia democratica intende fermissimamente porre il paese sulla vecchia strada della piena, intera, fiduciosa collaborazione con le Potenze occidentali. Nella gravissima crisi, materiafe e spirituale, che sconvolgerà l'Europa alla cessazione delle ostilità, vuole rappresentare ed essere un elemento di stabilità e di ordine. Il suo popolo è sobrio, operoso, laborioso. La forza di lavoro italiana costituirà uno degli elementi fondamentali per la ricostruzione europea. Occorre fargli, dunque, credito. Risolversi a iniziare in Italia una politica veramente ricostruttiva. Persuadersi che 45 milioni di italiani non possono non essere uno degli elementi fondamentali per la pacificazione mediterranea ed europea ed operare ed agire in conseguenza. Ciò che del resto corrisponde al generoso proposito espresso in molte occasioni dal Presidente Roosevelt ed alla generosa umanità del popolo nord~americano1 .

304

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA SEGRETO. Roma, 26 luglio 1944.

L'Ammiraglio Stone ha chiesto di vedere il Presidente stasera alle 5.

Intende chiedergli quali reazioni politiche susciterebbe un eventuale consiglio che egli facesse pervenire al R. Governo per prospettare l'opportunità dell'abolizione del Comando Supremo e della conseguente distribuzione delle sue funzioni ai Ministeri militari.

In linea assolutamente personale e segreta, Stone mi spiega che la proposta proviene dal Generale Wilson ed è comunque di fonte e di iniziativa britannica. Egli intenderebbe opporvisi per una serie di ragioni fra le quali sopratutto quella

l Relativamente a questo documento è conservato agli atti il seguente autografo: «Nota del presidente Bonomi. Desidero attirare l'attenzione del Presidente degli Stati Uniti sopra una richiesta contenuta nel memoriale italiano. L'Italia ha urgente bisogno di un gesto che le dia la concreta impressione di poter ascendere, dalla umiliante situazione di nazione vinta, a una posizione di vera e propria cobelligeranza. Il gesto più significativo e più facilmente inteso da tutto il popolo italiano, sarebbe questo: l'ammissione dell'Italia a fruire della legge affitti e prestiti. Se in Italia si potesse dire che la grande Repubblica americana le dà modo di combattere, e le dà la possibilità di usufruire, alla pari con le altre Nazioni combattenti, dei grandi mezzi di cui dispone l'America, la riconoscenza degli italiani sarebbe grandissima. Noi ci impegnarne di far giungere al Presidente della Repubblica il plauso entusiastico di tutti gli italiani, sia di quelli che vivono entro i nostri confini, sia di quelli che sono sparsi nel mondo. Ivanoe Bonomi. Roma 24 luglio 1944». Un'annotazione specifica che «il Presidente avrebbe voluto inviare al Presidente Roosevelt a mezzo Reber» questa nota, ma altra annotazione dice: «Atti nel fascicolo. Giunta quando Reber era già partito. 24 luglio». Per la risposta di Hull vedi D. 355.

-Documenti diplomatici • Serie X · Vol. l (4213051)

che tale abolizione, richiesta dagli Alleati oggi, potrebbe parere all'opinione italiana come diretta a decapitare le forze armate italiane e a diminuire autorità e prestigio. Ciò che, a suo avviso, non sarebbe estraneo ai propositi inglesi. Egli ritiene altresì che gli inglesi, così facendo, non si accorgono che, in sostanza, un provvedimento del genere, indebolendo l'esercito, andrebbe a vantaggio sopra tutto dei comunisti.

Prima di dare il suo parere contrario (ed un suo memorandum in proposito è già pronto) Stone vorrebbe tuttavia assicurarsi che il Presidente e i Partiti non fossero per avventura essi stessi, per ragioni che ignora, disposti a .favorire quella abolizione. In questo caso egli non vedrebbe infatti come opporsi validamente alla richiesta britannica. Chiede che io possa dargli qualche preventiva, personale indicazione al riguardo, prima del suo colloquio col Presidente 1•

305

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. L, BONOMI, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. PER CORRIERE 8 R. Roma, 27 luglio 1944 2•

A mano a mano che eserciti sovietici procedono nella loro avanzata è probabile troveranno sempre più numerosi, commisti con le popolazioni, internati militari ed operai italiani. Si tratta di una massa di uomini che si aggira e probabilmente supera il milione. Gli ufficiali risultano internati in Polonia, i soldati impiegati nelle officine e nei campi, un po' dappertutto. La prego di attirare la generosa attenzione delle autorità sovietiche sulla gravità della situazione in cui codesti italiani, costretti dal nazismo al lavoro forzato o al più duro internamento, verranno indubbiamente a trovarsi sia nel corso della ritirata tedesca, sia nel caso di collasso germanico.

Ella vorrà dire che ogni provvidenza che fosse adottata dal Governo sovietico in loro soccorso, a mano a mano che le circostanze lo consentiranno, sarà da noi vivissimamente apprezzata e costituirà per il popolo italiano una ulteriore prova di amicizia e di umanità che non potrà essere dimenticata.

Ella vorrà altresì preoccuparsi di esaminare con le autorità sovietiche quelle misure che parranno più opportune per facilitarne il compito e porsi a loro disposizione per tutto quanto esse potessero domandarle in proposito.

Questione interessa estremamente tutto il popolo italiano ed io le sarò grato se vorrà dedicare ad essa ogni sua possibile cura.

1 Una nota del 9 agosto, n. 14600, del Maresciallo Messe riferisce: «Presi gli ordini da S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri ed in accordo con la Commissione Alleata di Controllo, dal giorno IO agosto c.a. il Comando Supremo assume la denominazione di "Stato Maggiore Generale"».

2 Trasmesso tramite la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma.

306

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE DEL B. I. T., GOODRICH

L. 31/00201/1. Roma, 29 luglio 1944.

J'ai l'honneur d'accuser réception de Votre lettre du 13 Juin 1944, D 0/34 par laquelle vous avez bien voulu porter à ma connaissance que le Conseil d'administration du Bureau International du Travail a été saisi, au cours de sa 92eme session, le 27 avril 1944, de la demande de réadmission de l'Italie au sein de l'Organisation Internationale du Travail, qui vous avait été adressée, au nom du Gouvernement Italien, parla lettre n. 1484 en date du 24 mars, du Président du conseil et Ministre des Affaires Etrangères 1 .

J'ai l'honneur de vous remercier en mème temps des dispositions prises pour que me soit communiqué le texte du compte-rendu des_ débats et des décisions de la vingt-sixième session de la Conférence et pour que me soient régulièrement adressées à l'avenir les publications du Bureau International du Travail.

307

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

TELESPR. 1/139. Roma, 29 luglio 1944.

Le accludo un promemoria dov'Ella troverà tutti gli elementi e i dati necessari a dimostrare in modo certo:

l) ·che la partecipazione militare italiana alla guerra contro i tedeschi può essere molto più vasta di quel che attualmente non sia;

2) i nostri sforzi costanti e pazienti per ottenere che tale aumentata partecipazione ci sia consentita;

3) gli ostacoli che ci sono stati frapposti da parte anglo-americana per raggiungere tale obiettivo.

Ella vorrà porre in chiaro quanto precede presso codesto Governo. Vorrà aggiungere che ogni concorso ed appoggio che il Governo sovietico potrà decidere per consentirci di aumentare il nostro sforzo bellico contro la Germania sarà da noi e dal popolo italiano considerato come un atto di amicizia.

l Vedi D. 132, nota 2.

Ripeto quanto le scrissi in un precedente telegramma 1: gli uomini ci sono e si battono. Ci occorrono le armi. Ella vorrà dunque svolgere un'azione di definitivo chiarimento in proposito 2 .

ALLEGATO

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, MESSE, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

PROMEMORIA 3 . Roma, 29 luglio 1944.

l. All'atto dell'armistizio, oltre all'immediata entrata in azione contro i tedeschi delle nostre divisioni dislocate in Corsica ed in Sardegna, nonché di rilevanti aliquote di nostre truppe in Montenegro ed attigui territori jugoslavi (ove la divisione «Garibaldi» e numerosi elementi minori combattono tuttora agli ordini del Maresciallo Tito), in Albania, in Grecia ed in Egeo, truppe e popolazioni dell'Italia settentrionale e centrale opposero la prima resistenza ai tedeschi e le divisioni italiane dislocate in Puglia si affiancarono senza esitazione alle truppe alleate per cacciare il nemico. Il loro aiuto permise, oltre alla rapida eliminazione dei tedeschi dalla Sardegna e dalla Corsica, il salvataggio e l'immediata disponibilità di impianti portuali importanti come quelli di Taranto, Brindisi e Bari, ed il favorevole rapido sviluppo delle operazioni verso nord. Ciononostante il 22 settembre 19434 il Generale MacFarlane Capo della Missione Alleata comunicava verbalmente che «per ordine superiore» le truppe italiane non dovevano più partecipare alle operazioni dirette contro i tedeschi accanto alle truppe alleate.

2. Il Maresciallo Badoglio protestava immediatamente presso il Comando in Capo alleato; il 29 settembre al Convegno di Malta 5 rinnovava la protesta ed offriva di utilizzare le forze armate italiane disponibili e le risorse del Paese per combattere a fianco degli Alleati. Benché il Generale Eisenhower sembrasse apparentemente ben disposto, non furono accolte in definitiva né tali offerte, né quelle ripetutamente fatte in seguito (tra cui una del 30 settembré per l'impiego di sette divisioni subito e di tre divisioni a brevissima scadenza).

Il 12 ottobre 7 il Maresciallo Badoglio, offrendo nuovamente la nostra larga partecipazione, specialmente di truppe idonee ad impiego in regioni di montagna, scriveva al Generale Eisenhower: «Ora che l'Italia ha dichiarato guerra alla Germania, se si vuole che questo sia qualcosa di più di un mero gesto platonico, è necessario che Voi prendiate in considerazione le mie richieste così che noi siamo posti in grado di rendere la massima possibile collaborazione alle forze sotto il Vostro comando».

Il 17 ottobre8 la Missione Militare alleata informava il Governo italiano che non era previsto l'impiego di forze italiane in combattimento, oltre un Raggruppamento motorizzato. Ma anche l'entrata in linea di tale Raggruppamento (circa seimila uomini) venne poi ritardata fino all'inizio di dicembre.

Il 19 ottobre9 la parte italiana insisteva ancora offrendo di impiegare subito almeno tre divisioni della Sardegna, e segnalando le maggiori possibilità della Aeronautica nel campo operativo.

3. Da allora sono state fatte continue richieste per l'aumento della nostra partecipazione operativa. Così, il 29 novembre, il nuovo capo di Stato Maggiore Generale, Maresciallo

l Vedi D. 300. 2 Per la risposta vedi D. 378. 3 Il documento è intitolato «Promemoria sulla partecipazione italiana alle operazioni contro i

tedeschi». 4 Vedi D. 12. s Vedi D. 22. 6 Vedi D. 32. 7 Vedi D. 39. 8 Vedi D. 48. 9 Vedi D. 54.

Messe, segnalava alla Missione Militare alleata la possibilità dell'esercito italiano per una maggiore partecipazione alla lotta contro i tedeschi.

Il 20 dicembre, in una riunione a Santo Spirito, il Generale Eisenhower prometteva al Maresciallo Badoglio ed al Maresciallo Messe di accettare tale maggiore partecipazione. Nessuna pratica attuazione si ebbe però in seguito a tali accordi.

Il contingente italiano destinato ad operare veniva fissato in una divisione da combattimento -quattordicimila uomini -e solo in questi ultimi tempi le Autorità Militari alleate hanno ammesso di fatto un aumento di tale cifra fino a venticinquemila uomini (di cui tremila destinati ad elementi volontari dopo la liberazione di Roma e dell'Italia centrale).

4. L'esercito italiano non solo non ha ricevuto aiuto in armi e materiali per la preparazione delle unità combattenti, ma, in molti casi, persino le armi italiane raccolte con grandi difficoltà per armare le nostre unità furono sottratte, per ordine delle Autorità Militari alleate, od addirittura vennero disarmate delle Grandi Unità, come si verificò ad esempio per le divisioni italiane che avevano combattuto in Corsica per la liberazione dell'isola.

Inoltre gli Alleati hanno bloccato materie prime, e requisiti gli stabilimenti industriali, rendendo sempre più difficile la preparazione di unità e di rifornimenti.

5. Attualmente, per disposizione della Commissione Alleata di Controllo, l'esercito italiano deve fornire, oltre al Corpo Italiano di Liberazione, armato ed equipaggiato esclusivamente con materiale italiano (venticinquemila uomini), centomila uomini per il servizio di sicurezza interna (dei quali è allo studio la riduzione a cinquantamila uomini), trenta tremila uomini per i corpi territoriali, i servizi, gli enti centrali, e ben centottantamila uomini per impiego da parte degli Alleati come unità ausiliarie, in servizi sia in una zona di operazione, che nelle retrovie (totale: trecentotrentottomila uomini).

Questi ultimi potrebbero molto utilmente essere sostituiti da operai civili (alleviando la disoccupazione in modo da consentire l'impiego razionale di militari in compiti essenzialmente di combattimento o almeno in zona di operazioni).

In vari casi reparti già approntati per combattere sono stati disarmati e destinati a servizi vari, con grave danno per il morale delle truppe e della popolazione. Lo stesso entusiasmo delle bande di patrioti viene depresso dal trattamento che esse ricevono dagli Alleati dopo la liberazione delle zone in cui operavano.

6. Nei giorni scorsi il Comando Armate alleate in Italia ha espresso l'intenzione, subordinata all'approvazione dei Governi alleati, di autorizzare l'approntamento di altri due gruppi di combattimento italiani, ciascuno di novemilacinquecento uomini, con armamento ed equipaggiamento alleato.

Se tale progetto avrà attuazione, il nostro concorso diretto alle operazioni terrestri salirà a circa quarantacinquemila uomini.

Quanto sopra, unito al pieno riconoscimento fatto contemporaneamente dal Generale Alexander dell'alto spirito combattivo dimostrato dai nostri soldati del Corpo di Liberazione, costituisce un primo lusinghiero risultato.

7. Occorre però considerare che noi vorremmo e potremmo fare molto di più, specie ora che il Governo nazionale costituito su larga base democratica, è garanzia per il popolo, e che, a sua volta, la garanzia migliore per la salda affermazione in Italia di un regime democratico deciso a mantenere in avvenire la sua via accanto a quella delle Nazioni Unite, è costituita dal rafforzamento delle nuove Forze Armate.

Vi è la possibilità di elevare notevolmente il numero delle unità italiane combattenti. Praticamente, almeno sei altre divisioni potrebbero essere impiegate nell'immediato futuro, oltre al citato Corpo Italiano di Liberazione ed ai due gruppi da combattimento allo studio: naturalmente, fornendo, come per questi ultimi, il necessario armamento ed equipaggiamento.

Occorrerebbe però: -o richiamare altro personale alle armi: in tal caso dovrebbe essere autorizzato un aumento delle razioni viveri rigidamente contingentate dalla parte alleata. Orientativamente: richiamo di centomila uomini; -o diminuire l'~ttuale prestazione a favore degli Alleati in unità ausiliarie, in misura corrispondente.

8. In questo secondo caso, come già detto, si potrebbe ricorrere alla mano d'opera civile per molti dei lavori disimpegnati da dette unità ausiliarie.

Da osservare che, comunque, il citato numero di divisioni può essere, successivamente, ancora aumentato.

9. I motivi per i quali l'aumento della nostra partecipazione operativa è stato così ostacolato fino ad ora, dovrebbero ritenersi decisamente superati.

Così, alla probabile sfiducia iniziale nella nostra capacità e volontà combattiva è ormai subentrata la sicurezza del rendimento operativo delle unità italiane: ne sono prova i riconoscimenti frequenti e senza restrizioni, che tutti i Comandi alleati hanno tributato alle nostre truppe.

Così, la difficoltà più volte accennata da parte alleata, di non disporre di armamento e di equipaggiamento, non sembra più ragione valida quando si considerano le evidenti ampie disponibilità al riguardo degli anglo-americani, e la larghezza con cui è stato provveduto alle unità fraQcesi, polacche, ecc.

10. Ed anche in un altro campo vi sono larghe possibilità di potenziare il nostro sforzo bellico, fin dai primi dell'ottobre 1943 si è offerto alla Missione Militare alleata di utilizzare i numerosi nostri prigionieri di guerra per la formazione di unità combattenti.

Il 29 novembre, nel programma del Maresciallo Messe, nuovo Capo di Stato Maggiore Generale, è stata nuovamente prospettata alla parte alleata la possibilità di formare tali Grandi Unità di prigionieri, in relazione anche alle pressanti richieste che da ogni parte pervenivano e pervengono da tali elementi, di essere chiamati a battersi contro l'odiato nemico.

Da allora, malgrado nuove insistenze, la questione non ha fatto progressi; la concessione di aliquote almeno di prigionieri sarebbe utilissima per la formazione e l'alimentazione dei quadri delle nuove Grandi Unità.

11. In conclusione: l'Italia vuole e può dare molto di più alla causa delle Nazioni Unite. L'opinione pubblica italiana chiede ogni giorno più insistentemente questo aumento di partecipazione, che è insieme, nel rinnovato ordine democratico, dovere e diritto.

Dovere per la vittoria della causa di giustizia e di libertà delle Nazioni Unite, diritto perché il nostro Paese potrà risorgere solo in quanto e per quanto i suoi figli migliori avranno dato e realizzato nella lotta contro l'oppressore tedesco.

308

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 14/18 R. Roma, 30 luglio 1944, ore 121 .

Vostro 162•

Trasmetto a parte3 elementi e dati precisi circa partecipazione militare italiana, sue possibilità espansione, ostacoli incontrati per raggiungere tale scopo.

Con telegramma precedente n. 144 Le ho già trasmesso proposta italiana circa utilizzazione nostri prigionieri in Russia.

1 Trasmesso tramite la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma. 2 Vedi D. 297. 3 Vedi D. 307. 4 Vedi D. 299.

Messeri partirà al più presto con documentazione richiesta. La S. V. vorrà dissipare ogni e qualunque impressione che si tenti da parte nostra di giocare su eventuali contrasti tra Alleati per sbarazzarci situazione armistiziale.

La verità è che tale situazione è per se stessa intollerabile; spese occupazione indefinite; enorme e sconosciuta massa circolante emessa dagli anglo-americani, alto livello cambio sterlina-dollaro-lira dissanguano il popolo italiano già stremato, ne esauriscono ultime risorse, ne impediscono qualunque possibilità ripresa. La verità è altresì che controlli e interferenze anglo-americane sono enciclopediche e comunque • tali da impedire qualunque seria possibilità di amministrazione. Tutta· la politica sovietica del resto, nei territori di cui è prossima l'occupazione, è infatti inspirata da ben altri criteri di saggezza amministrativa e di umana comprensione. Ragione non ultima del prestigio che il Governo sovietico ha saputo assicurarsi in Europa. È dunque lontano dai nostri propositi speculare su eventuali dissensi fra Alleati, bensì soltanto uscire dall'equivoco -resa senza condizioni-armistizio-cobelligeranza che tuttora perdura, e, soprattutto, partecipare il più e il meglio che possiamo alla lotta contro la Germania nazista e alla liberazione del territorio nazionale 1•

309

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 15/19 R. Roma, 30 luglio 1944, ore 122•

Secondo notlZla staVJ.pa da Mosca esercito sovietico avrebbe liberato oltre quattromila soldati italiani in prigionia dei tedeschi in Lituania. Se notizia è esatta, La prego di ringraziare codesto Governo molto caldamente per suo generoso atteggiamento.

Con telegramma per corriere n. 83 già speditole, prospetto generale situazione soldati e lavoratori italiani in Germania, che superano probabilmente il milione. R. Governo chiede in sostanza che, a mano a mano che l'occupazione sovietica procede e si estende, sia adottato verso gli italiani quello stesso atteggiamento che Autorità russe hanno di propria iniziativa adottato in Lituania.

Aggiungo che, qualora le loro condizioni fisiche lo consentano, proposta relativa a nostri prigionieri in Russia è estensibile anche a quelle truppe italiane internate in territorio sinora occupato dai tedeschi, di cui l'esercito sovietico potrà assicurare la liberazione.

La S. V. intende l'importanza e la gravità che la questione presenta per noi e per il popolo italiano e vorrà in conseguenza esprimere a codesto Governo in termini molto sinceri e molto caldi nostra viva e profonda riconoscenza per tutto quanto riterrà di poter fare in proposito.

1 Per la risposta vedi D. 334. 2 Trasmesso tramite la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma. 3 Vedi D. 305.

Penso che se la radio Mosca volesse dare agli italiani di Germania assicurazioni al riguardo, ciò potrebbe certamente costituire oltre che ragione di incoraggiamento e di speranza per i nostri, anche motivo di ulteriore irrequietezza fra le masse straniere internate o utilizzate in Germania 1•

310

IL PROFESSOR PAZZI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

RELAZIONE2 . Washington, 30 luglio 1944.

l. Salvo «eventi eccezionali» penserebbe rientrare entro uno o due mesi, passando per Brasile, Argentina (e forse Messico), per contatti ufficiosi sul tema dell'emigrazione italiana. Vorrebbe qualche credenziale per tali contatti, sempre che a Roma si approvi tale progetto.

2. -Si è incontrato con Daniels, Capo della Segreteria particolare di Roosevelt. Ha sostenuto con lui che l'Italia può avere <mna rilevantissima posizione nell'orbita degli Stati Uniti e nel·binario Stati Uniti-Russia». 3. -Successivamente ha ricevuto il noto memoriale 3 . Ad opera di Sc[amporino] ne è stata curata un'edizione in forma «molto elegante» per Roosevelt, lasciando inalterato il testo. 4. -Sc[amporino] gli ha detto che prima di partire avev,fl messo Nenni al corrente della missione Pazzi. Perciò riterrebbe opportuno che Prunas fornisse ulteriori notizie a Nenni, «capo del più antico e forte partito italiano». 5. -Pazzi sta per incontrarsi con il vice-Hull. 6. -La stampa americana ha dato notizie di «un'abile mossa inglese» e cioè di <<Una proposta di pace provvisoria con l'Italia». Questo, secondo Pazzi, sarebbe un espediente per non farci pubblicare il testo dell'armistizio. L'Italia deve invece evitare ogni «pace provvisoria», tenersi libera verso l'Inghilterra, in modo da avere le maggiori possibilità di accordo con gli Stati Uniti e la Russia. In particolare la legge Prestiti e Affitti non «deve esser accettata indirettamente, e cioè attraverso l'Inghilterra che ci garantirebbe verso l'America», bensì «direttamente dagli Stati Uniti». 7. -Perciò ha fatto molto bene il Presidente Bono mi a sottolineare nel suo discorso4 la necessità di intese con gli Stati Uniti e la Russia.

I Per la risposta vedi D. 348.

2 Di questa relazione, lunga sedici pagine e mezzo dattiloscritte a spazio uno, e della lettera di accompagnamento in data lo agosto, si pubblica qui la sintesi che ne fece fare Prunas, e che è intitolata «Punti principali della lettera Pazzi in data l o agosto 1944», poiché essa ha costituito il documento di lavoro.

3 Vedi i:>. 283.

4 Si riferisce al discorso di Bonomi di cui al D. 315.

8. -In questo periodo pre-elettorale l'America è dominata dalla «politica domestica». Roosevelt, pur giganteggiando su Dewey, non è riuscito nella sua politica «chiarezza e finalità». Gli Stati Uniti sembrano cioè altrettanto impreparati ai problemi della pace quanto nel 1918. Questo è'sentito dall'opinione pubblica. 9. -Anche per questo motivo Roosevelt ha gran bisogno dei voti italiani, polacchi e cattolici. Una politica di favore verso l'Italia è dunque anche un buon affare per Roosevelt. 10. -Nei suoi contatti egli cerca suggerire che gli Stati Uniti debbono contrapporre al «capitalismo feudale» dell'Inghilterra e del Sud Americ~ un «capitalismo circolatorio» ed evoluto. Applicato alla situazione europea (malata di congestione democratica) la formula Pazzi dovrebbe significare accordo fra Stati Uniti e Russia sul terreno economico, valendosi dell'Italia come ponte. 11. -Concetti similari sarebbero in un articolo di Bullitt nel Reader's Digest di giugno sulla «Tragedia di Versailles». Pazzi ne suggerisce la pubblicazione in Politica Estera. In tale articolo Bullitt sostiene fra l'altro che l'America non può disinteressarsi mai più dell'Europa. 12. -Gli Stati Uniti sono particolarmente impreparati in caso di rapida fine della guerra in Europa. In tal caso sarà assai difficile «sincronizzare» Stati Uniti e Russia, e perciò i tre grandi partiti italiani di masse debbono «rimanere orchestrati insieme». 13. -Anzi, finché l'Italia non avrà un governo «fondato su questi tre partiti», essa non sarà sufficientemente ascoltata all'estero. 14. -Pazzi fa un lungo elogio dell'attività degli itala-americani a favore dell'Italia. Cita il Comitato di soccorso (che ha pronti treni e piroscafi interi di merci, ma non riesce ad attenerne il trasporto); la campagna quotidiana del Progresso itala-americano contro l'armistizio ed a favore dell'alleanza; gli articoli in difesa dei soldati italiani trattati an~ora da prigionieri; la valorizzazione degli itala-americani che si distinguono in guerra, come apporti indiretti dell'Italia nel campo alleato; il grande contributo i talo-americano all'ultimo prestito di guerra, eccetera. Pazzi ritiene che il Governo e la stampa italiana dovrebbero rilevare opportunamente questa azione e incoraggiarla 1• Il Governo dovrebbe anche evitare che si rafforzi la tendenza del Vaticano a monopolizzare in America la raccolta dei soccorsi, cercando di formare un «Ente d'incontro», cui il Vaticano partecipasse. 15. -Pazzi si diffonde sui contatti avuti col mondo finanziario ed economico. Sostiene che dobbiamo sin d'ora tentare di esportare in America il vino che va distrutto in Italia meridionale e assicurare all'America (e non all'Inghilterra)· le esportazioni di seta e di marmi. Accenna poi a vari prodotti tipici che potrebbero costituire utili contropartite agli aiuti americani e inglesi. 16. -Per gli approvvigionamenti l'Italia dovrebbe creare subito una flottiglia di piccolo cabotaggio (fra otto e ottocento tonnellate) o valendosi del suo legname e dei suoi cantieri minori (importando, quindi, solo i motori dall'America) o importando smontati dall'America piccoli piroscafi costruiti in serie. 17. -Queste e altre idee egli avanza, perché è convinto che bisogna dimostrare agli americani che nelle nostre richieste ci mettiamo sul terreno pratico. 18. -In un primo tempo, date le resistenze ben note, non si potrà far affidamento sull'emigrazione in Nord America. Ecco perché egli intenderebbe visitare Argentina, Brasile e Messico che offrono migliori possibilità immediate. 19. -Sulla questione di de Gaulle, come sulla politica verso la Turchia, Roosevelt si fa rimorchiare dagli inglesi. 20. -Pazzi ha visitato un campo di prigionieri italiani. «Stanno benissimo. Vorrebbero com~attere». 21. -In un post-scriptum Pazzi attacca Salvemini e Orlando.

l Vedi D. 371.

311

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 00150/2. Roma, 31 luglio 1944.

You are aware of the difficult circumstances in which the Italian Forces found themselves in the Balkans at the time of the armistice, and of the readiness and determination with which they sided against Germany joining forces with the populations of the occupied territory.

In Jugoslavia these Italian forces ha ve joined the Partisan movement forming three units which are incorporated in the Jugoslav Partisans Army of Liberation and have often been mentioned in Marshal Tito's bulletins for their military exploits.

These Units, however, are isolated from their Country and many of their materia! and mora! needs are unknown to the Italian military authorities who, for a long time, have been anxious to contact their officers and men who have remained loyal to their oath at the cost of so many sacrifices.

In order to contact these Units with a view to gaining knowledge of the needs of our fighting troops and, in agreement with the Partisans Military authorities, satisfy them, and also with the aim of repatriating the wounded or sick, who can no longer contribute effectively to the fight, it would appear advisable to obtain that some Italian officers be enabled to proceed to the Supreme Command of the Jugoslav Partisans Army of Liberation 1•

The Italian troops who are fighting under Marshal Tito would thus feel that their Government appreciates their efforts and their sacrifices. I shall be most grateful for your kind interest and an early reply on the matter 2•

1 Nella minuta in italiano qui è annotato: «Il Segretario Generale ne ha parlato al Maresciallo Messe)).

2 Vedi D. 428.

312

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

APPUNTO SEGRETO 1 . Roma, l" agosto 1944.

Sembra opportuno prospettare fin d'ora la questione dei rapporti fra l'Italia e gli slavi del sud nell'intento di dare ad essi una base sicura che permetta lo stabilirsi e lo svilupparsi di cordiali e sincere relazioni di amicizia e di collaborazione. La contiguità territoriale, i rapporti intercorsi nella storia fra i due popoli, la complementarietà delle loro economie mostrano chiaramente l'importanza che nella nostra politica di domani avranno le relazioni con la nuova Jugoslavia.

Con la premessa che le ragioni dell'Italia non prendono le mosse da alcuna aspirazione egemonica, ma che non possono, d'altro canto, prescindere dalle frontiere naturali e dalla sicurezza del paese, il problema dei rapporti italo-jugoslavi deve anzitutto essere precisato nei suoi tre elementi essenziali:

a) confini della Venezia Giulia;

b) Fiume;

c) Basso Adriatico.

L'affermarsi della tendenza federalistica, rappresentata dal movimento partigiano capitanato dal Maresciallo Tito (e alla quale sembnlno adattarsi, benché tuttora riluttanti, gli esponenti del Governo fuoruscito del Cairo), lascia prevedere che nella Jugoslavia di domani gli elementi croati e sloveni avranno influenza maggiore di quanta non ne avessero nello Stato jugoslavo accentrato dell'anteguerra.

Ora è noto che croati e sloveni sono più interessati dei serbi alle questioni concernenti il nostro confine orientale ed appunto per questo si sono, sin dall'epoca del Patto di Londra e poi del Trattato di Rapallo, mostrati i più accaniti sostenitori dell'irredentismo slavo nelle nostre province orientali. Tale atteggiamento ha trovato, come era da prevedersi, motivo di riaffermarsi, in conseguenza degli avvenimenti svoltisi fra il '41 e il '43 e ne sono sintomi rivelatori:

l) la sfavorevole reazione degli ambienti jugoslavi alla notizia della nostra «cobelligeranza», reazione che lo stesso Times si credette in dovere di calmare insistendo, in alcuni suoi articoli, sul tema del «delitto» e del «castigo» nei confronti dell'Italia;

2) lo stesso Tito, in un discorso riprodotto da radio Algeri il 14 aprile c.a., ha accennato ai diritti che; nella futura Jugoslavia, verrebbero riconosciuti alle minoranze italiane, nei termini seguenti: «Per quello che concerne la frontiera settentrionale, io credo che la questione debba essere decisa dopo la guerra dagli stessi sloveni che sono stati sotto il Governo italiano. La questione dell'Istria è di facile soluzione, poiché ci saranno certamente delle garanzie internazionali dei diritti delle minoranze: noi garantiremo i diritti di tutte le minoranze entro i nostri domini»;

l Questo appunto è stato redatto dal ministro plenipotenziario Vittorio Zoppi.

3) la Nova Hrvatska del 23 febbraio c.a. ha pubblicato un lungo articolo di Ernesto Radetic, intitolato «L'Istria, avamposto della Croazia» nel quale l'autore asserisce che della superficie totale di quella regione di 5 mila chilometri quadrati, ben 4.500 appartengono a contadini croati, e che la sua popolazione è composta come segue: 250 mila croati, tutti proprietari rurali, 37 mila sloveni e 90 mila italiani;

4) in un congresso di studenti tenutosi a Zagabria nell'aprile '44 è stato votato urr ordine del giorno per riaffermare che l'intera penisola istriana costituisce una parte inseparabile della Croazia;

5) la stampa alleata, ed in particolare quella inglese, si è sinora schierata a favore delle rivendicazioni jugoslave.

Secondo un autorevole articolo nell'Evening Standard del 10 ottobre u.s. il Governo jugoslavo del tempo rivendicava non solo Fiume, ma l'intera penisola dell'Istria, le isole di Cherso e di Lussino nell'Adriatico settentrionale, la striscia di territorio che va da Trieste a Gorizia e Tarvisio, includendo la regione che circonda queste tre città, nonché il porto di Zara.

Da ricordare anche un articolo di J.C. Johnstone, intitolato «Italy's frontiers may need adjustment», pubblicato nel Daily Telegraph del lO settembre u.s. ed un altro d'Ivor Thomas, apparso nella Contemporary Review di Londra e riprodotto da Politica Estera del 15 marzo u.s.

Il Johnstone propugna in pratica un ritorno all'antica frontiera del 1914 fra l'Italia e l'Impero austro-ùngarico: «Il ritorno alla frontiera austriaca del 1914, con leggere modificazioni, porterebbe nel seno della Jugoslavia tra 600 mila e 700 mila jugoslavi, che mai avrebbero dovuto nel 1919 essere stati separati dalla madre patria: ciò importerebbe, è vero, il trasferimento di oltre 200 mila italiani, la maggior parte dei quali risiede nella sola città di Trieste. La perdita di Trieste ferirebbe indubbiamente l'orgoglio italiano, ma gli stessi italiani non possono negare che la città non serviva loro quale porto ed era sotto il loro dominio economicamente decaduta, essendo priva di un hinterland nazionale: incorporata alla Jugoslavia ne costituirebbe il principale sbocco al mare, riprendendo al più presto la sua antica prosperità ed importanza. Sebbene l'Italia abbia enfaticamente esagerata l'italianità di Trieste e di Fiume, la principale ragione delle sue ambizioni sull'Istria non consisteva tanto nel possesso in se stesso di quella penisola quanto nella sua volontà di negare agli jugoslavi un accesso favorevole all'Adriatico e di trasformare questo mare in un "Mare Nostrum ". Il suo scopo venne effettivamente raggiunto, poiché le 350 miglia della costa jugoslava comprese tra Fiume e l'Albania sono inadatte allo sviluppo d'un porto moderno. Non sarebbe pertanto da maravigliare se le Nazioni Unite includessero nelle condizioni di pace anche la giusta rettifica della frontiera a favore della Jugoslavia. Infine l'assurda "enclave" di Zara, sulla costa dalmata, cento miglia a sud di Fiume, e l'isola italiana di Lagosta, nei pressi della stessa costa, verrebbero con tutta probabilità incorporate alla Jugoslavia».

L'Ivor Thomas fa in pratica sua la soluzione prospettata dal Prof. Salvemini e dal Prof. La Piana nel loro recente libro «What to do with Italy», la quale è esposta nel seguente brano: «Ogni italiano che non è accecato da brame annessionistiche nazionaliste, le quali non hanno nulla a che fare con la coscienza nazionale, deve riconoscere che ad oriente di Gorizia e Trieste e ad oriente dell'Istria, cioè oltre la selva di Tarnova e i Monti dei Vena, c'è una popolazione compatta di circa 250 mila slavi. Costoro hanno il diritto di separarsi dall'Italia e unirsi alla Jugoslavia; questo non è territorio nazionale italiano, ma territorio nazionale slavo. Rimane la zona occidentale della Venezia Giulia, la quale include le città italiane di Gorizia, Trieste, l'Istria occidentale e i comuni della campagna circostante che sono slavi, ma che non possono essere separati dalle città. Qui circa 400 mila italiani e altrettanti slavi sono inestricabilmente frammischiati».

6) Sin dal momento della firma dell'armistizio le organizzazioni partigiane jugoslave hanno svolto un'azione costante intesa a distaccare dalle file delle nostre forze armate i militari alloglotti nati in Istria e nelle province di Zara, di Fiume, Trieste e Gorizia e a raggrupparli in unità a sé stanti. Tale azione è stata esercitata nei confronti di tutti i militari della Venezia Giulia anche se italiani per origine e per sentimenti, assumendo talvolta il carattere di arruolamento forzoso, e si svolge non solo fra i prigionieri internati in Algeria, Tunisia e Marocco, ma anche nel nostro stesso Paese, tanto che il Comando Supremo ha ripetutamente richiamato su questa illecita attività l'attenzione dell'A.C. C., senza per altro ottenere alcun pratico risultato.

Si riproduce in sostanza la stessa situazione del 1919, con la differenza tuttavia che mentre nel 1919 il nostro esercito vittorioso aveva determinato il crollo della Duplice Monarchia, nel 1944 siamo soggetti a regime armistiziale e siamo costretti ad affrontare la complessa e delicata questione da una posizione diplomatica assai più debole di quella di allora.

a) Non ci mancano tuttavia argomenti per cercare di sostenere la nostra richiesta di non vedere mutata, nelle sue linee essenziali, la frontiera orientale:

0 ) I confini sono stati tracciati tenendo conto della configurazione geografica e della necessità di difesa del nostro territorio onde garantire la sicurezza al paese che intende, come intende, sviluppare in tranquillità la sua vita operosa e civile. È vero che tali confini lasciano in territorio italiano minoranze slave, ma è pur vero che uno spostamento delle frontiere ai danni dell'Italia lascerebbe popolazioni italiane in territorio jugoslavo. Ora l'Italia è pur sempre, per le sue alte tradizioni di civiltà, in condizioni di salvaguardare le minoranze allogene nei propri territori; l'accanita e spietata lotta che si è svolta e si svolge nei paesi jugoslavi e gli odii che tale lotta ha rinfocolato fra le popolazioni di diverse razze e religioni in quel paese, non consentono al riguardo di potersi esprimere con pari ottimismo per le minoranze italiane che dovessero rimanere oltre confine. D'altra parte le stesse frontiere attuali lasciano come noto alla Jugoslavia notevoli minoranze di nostri nazionali nei centri urbani della Dalmazia.

2°) Le frontiere della Venezia Giulia non furono imposte dall'Italia vittoriosa, benché le popolazioni croate e slovene avessero durante la guerra combattuto contro di noi fornendo alla Monarchia asburgica truppe tra le migliori di cui esse potessero disporre, ma vennero fissate dal Trattato di Rapallo (1920) che è stato un Trattato liberamente negoziato e liberamente firmato dalle due parti contraenti e ratificato dai due Parlamenti una settimana appena dopo la sua stipulazione.

3") La questione deve anche essere considerata alla luce di quella che sarà la sistemazione politica dell'Austria di cui sappiamo per ora solamente che ricupererà la sua indipendenza. La questione ci interessa come ovvio direttamente, in

quanto~ nostro interesse riprendere e mantenere con un'Austria indipendente quelle relazioni di amicizia e collaborazione che si stabilirono all'indomani della pace di San Germano e che lo stesso regime fascista considerò come uno dei cardini della nostra politica estera sino a quando commise l'errore di sacrificare l'Austria alla Germania. Nel quadro dei risorti cordiali rapporti italo-austriaci e nell'interesse medesimo dell'Austria, il porto italiano di Trieste potrà svolgere un ruolo di prim'ordine.

4°) Il problema può infine anche essere esaminato da un punto di vista più vasto, non esclusivamente italiano cioè, ma in funzione della difesa del Mediterraneo alla quale è direttamente interessata anche la Gran Bretagna. Noi non sappiamo sino ad ora se e quali accordi siano intervenuti fra gli Alleati circa la futura sistemazione dei Balcani. Una notizia diffusa da Londra il 12 maggio c.a. informava di disposizioni prese in relazione all'amministrazione dei territori occupati, in base alle quali la Jugoslavia, Grecia e Albanijl sarebbero rientrate nella sfera del Comando del Mediterraneo, mentre gli altri paesi balcanici si troverebbero nella sfera russa. Esatta o meno questa notizia, essa costituisce pur sempre un indizio che in Inghilterra vi è chi si preoccupa di un eccessivo sviluppo dell'influenza dell'U.R.S.S. verso l'Adriatico e il Mediterraneo. Tale influenza trova, per la sua espansione, un naturale veicolo in quella consanguineità fra slavi del nord e slavi del sud che già indusse la Russia degli Zar a non disinteressarsi, prima e durante l'altra guerra mondiale, alla sistemazione dei paesi e delle popolazioni che si affacciano all'Adriatico. Anche indipendentemente da quella che potrà essere la soluzione della questione sociale nei singoli paesi europei, sta di fatto che al termine del presente conflitto l'Europa dovrà far fronte alla pressione slava, e nel settore che ci interessa la Russia si profilerà nettamente, con la sua massa e col prestigio che le deriva dalla sua vittoria, all'orizzonte balcanico. Il confine della Venezia Giulia, quale è stato stabilito dal Trattato di Rapallo è quello che, come già si è accennato, meglio risponde a criteri di carattere strategicodifensivo: l'interesse a difenderlo e a consolidarlo, nella nuova situazione internazionale, non dovrebbe quindi essere più soltanto italiano, ma di quanti, Gran Bretagna e la stessa Francia, hanno interessi da tutelare nel Mediterraneo. Nelle condizioni in cui l'Italia uscirà dal conflitto e nel nuovo clima nazionale e internazionale che seguirà al conflitto stesso, dovrebbero ovviamente cadere quelle prevenzioni che avevano in altri tempi indotto la Francia a favorire la Jugoslavia ai danni dell'Italia, per lasciare il posto ad un sentimento di solidarietà e ad uno spirito di collaborazione fra le nazioni mediterranee per la salvaguardia del Mediterraneo. Nel quadro di tale solidarietà e collaborazione potrebbe venire riconosciuto alla questione delle frontiere italiane verso il mondo slavo un interesse non esclusivamente italiano, così come la Gran Bretagna e gli stessi Stati Uniti hanno da tempo voluto vedere nelle frontiere della Francia verso il mondo germanico un interesse non esclusivamente francese.

Alla luce delle suesposte considerazioni sarebbe da esaminarsi anche la questione delle isole adriatiche che il Trattato di Rapallo ha riconosciuto all'Italia.

b) Fiume. Più complesso si presenta il problema della città di Fiume. Il Trattato di Rapallo, come noto, prevedeva la costituzione di uno Stato indipendente di Fiume e la sua contiguità territoriale con l'Italia.

Successivi accordi portarono all'annessione della città al Regno, lasciando alla Jugoslavia i sobborghi meridionali della città stessa (Porto Baros) che costituiscono con Sussak il porto jugoslavo dell'alto Adriatico.

Ove il mantenimento di tale situazione si rivelasse impossibile, converrebbe fare ogni tentativo per ritornare al Trattato di Rapallo e allo Stato indipendente di Fiume, la cui funzione economico-commerciale potrebbe avere notevole importanza come via di traffico per i paesi del retroterra balcanico. La città di Fiume, mentre è indubbiamente italiana nella grande maggioranza dei suoi abitanti, costituisce uno sbocco al mare per la Croazia, l'Ungheria, la Cecoslovacchia e l'Austria: come Stato indipendente essa salvaguarderebbe gli interessi di ognuno di quei paesi e non verrebbe monopolizzato da alcuno di essi a danno degli altri.

c) Basso .Adriatico. Il problema del basso Adriatico si riassume nella questione albanese e formerà oggetto di uno studio a parte.

Tenuto conto del nostro vitale interesse -qui sopra segnalato -alla questione della sistemazione politico-territoriale dei paesi slavi dell'Alto Adriatico, la Direzione Gen. Aff. Politici (Uff. IV), al fine di predisporre convenientemente la documentazione e lo studio dei problemi connessi con tale questione, si onora di proporre:

l) che sia creata una commissione per l'esame, nel loro dettaglio, di tutti gli aspetti politici, militari, amministrativi ed economici della questione di cui trattasi;

2) che, ove se ne presenti favorevole occasione, si trovi modo di sondare gli anglo-americani circa il futuro assetto dell'Europa danubiana, illustrando la legittimità della tesi che ci proponiano di sostenere e la sua corrispondenza con gli interessi stessi della pace europea e della sicurezza mediterranea.

Accanto a questa azione preliminare e preparatoria di tutela delle nostre posizioni geografiche e politiche, si palesa la necessità di prendere in esame anche l'urgenza di svolgere un'altra azione intesa a tutelare la vita delle nostre popolazioni della Venezia Giulia e del Litorale.

Secondo notizie pervenute anche da autorevoli personalità ecclesiastiche, sembra infatti che i partigiani jugoslavi avrebbero preparato liste di italiani da eliminare al momento in cui le truppe germaniche abbandoneranno la Venezia Giulia e già varie atroci esecuzioni avrebbero avuto luogo in cittadine dell'Istria.

A tale proposito si potrebbe suggerire al nostro Comando Supremo, per l'eventualità che esso abbia segreti contatti con Comandi ed unità della pseudo Repubblica sociale, di interessare tali comandi a presidiare i paesi della Venezia Giulia appena si verificassero i primi segni del collasso germanico. Se ciò non fosse possibile, non rimarrebbe che segnalare tale situazione alle Autorità alleate prospettando l'opportunità che, ad evitare massacri, le zone in questione siano appena i tedeschi le abbandoneranno -occupate non dai partigiani jugoslavi, ma dalle truppe anglo-americane (possibilmente con unità italiane) che dovrebbero essere tempestivamente trasportate a Trieste, via mare 1•

1 Il documento è accompagnato da un «Appunto per gli atti» di Zoppi del 14 agosto, che dice: «In relazione all'ultima parte dell'appunto in data lo agosto relativo alla questione delle frontiere orientali, il Sottosegretario mi ha detto di avere personalmente interessato il Santo Padre, Mons. Spellman e l'Ambasciatore Kirk». Riguardo all'incontro di Visconti Venosta con il Cardinale Spellman

313

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 1/158. Roma, 2 agosto 1944 1•

As you are aware, the Allied Contro! Commission has recently adopted severa! practical measures in recognition of the contribution given by Italian patriots to the Allied war effort against the Germans. The Italian Government have also acted on the same lines.

The Italian Government are of opinion that such measures could be very usefully developed and integrated in a statement to be issued by the Allied High Command in Italy, of which I take leave to enclose a draft copy 2•

You will note that the aim of the statement is that of considering the patriots, who are fighting with unabated vigour and considerable self-sacrifice in the occupied territory, as an integrai part of the Italian Corps of Liberation and of the Allied Expeditionary Forces in ~taly under the leadership of the Commander-in-Chief, Generai Alexander.

Such recognition would not only piace them under the protection of the rules of warfare, but would undoubtedly give them encouragement and incentive of particular significance and importance. I need hardly stress the important piace the patriots' movement occupies within the framework of our national !ife and in the consciousness of the Country.

I have no doubt, therefore, that you will give the matter your most earnest consideration in the interest not only of our own, but also of the common war effort.

Thanking you in advance for the kind interest I feel sure you will take in the

matter... .

è agli atti il seguente «Promemoria per Monsignor Spel/man», autografo di Visconti Venosta, senza data: «Pesantezza clausole armistizio. Lentezza ed eccessivo spirito di controllo degli organi ora operanti. Sarebbero più efficaci se meno numerosi e meno meticolosi. Necessità di modificare dopo un anno la nostra situazione che non può arrestarsi ormai alla cobelligeranza. Estensione legge prestiti. Quando? Necessità di affrettare le autorizzazioni per cementare la nostra partecipazione militare. Utilità per gli Alleati di un largo contributo delle truppe alpine a delle operazioni militari in montagna autunnali ed invernali. Al momento dell'abbandono della Venezia Giulia per parte tedesca estremo pericolo di massacri di italiani a Trieste e dintorni per parte slavi. Azione che gli Alleati possono fare presso Tito per impedirli. Necessità in quell'ora di un rapido sbarco alleato a Trieste ed in Istria. ltalianità di Trieste parte integrante dell'unità della Patria. Tutti i partiti tutte le classi sociali su questo concordi. La questione potrebbe determinare una grave crisi ed un collasso del tentativo di cooperazione nazionale ora in atto, che è invece necessario di perseguire per superare un'ora così critica».

1 Consegnata il 3 agosto.

2 Vedi D. 350.

3 La minuta in italiano di questa lettera reca la seguente annotazione: «Concordato col Sottosegretario alla Guerra e col Capo di Stato Maggiore (Palermo e Oxilia). 30 luglio 1944».

314

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 3 agosto 1944.

In relazione a quanto è detto nell'accluso promemoria, si acclude un progetto di dichiarazione di Governo intesa a dare un riconoscimento solenne al Comitato di Liberazione dell'Italia Settentrionale, a disciplinare l'attività di resistenza in quelle province, a stabilire sin da ora col Comitato stesso quei contatti rimasti, dopo la liberazione di Roma, frammentari e slegati 1 .

ALLEGATO

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 14 luglio 1944.

Il Comitato Nazionale di Liberazione dell'Italia del Nord ha recentemente comunicato, tramite la R. Legazione a Berna, quanto segue:

l) Il R. Governo dovrebbe, allo scopo di coordinare ogni attività di resistenza nell'Italia del Nord, dichiarare in forma solenne che riconosce il Comitato stesso come Autorità centrale per la resistenza, sia politica che militare. I poteri del Comitato dovrebbero essere chiaramente definiti dal R. Governo, che dovrebbe contemporaneamente impartire istruzioni alle popolazioni del Nord Italia perché eseguiscano gli ordini del Comitato 2 .

2) Necessità di una più intensa propaganda in Alta Italia, ove l'attività del R. Governo è poco e scarsamente nota (migliore organizzazione radio Londra, lancio di fogli di propaganda mediante aerei, ecc.) 3

3) La Delegazione del Comitato di Liberazione a Milano chiede dal R. Governo un riconoscimento ufficiale da valere di fronte alle Missioni diplomatiche e militari (si presume alleate) affinché con la loro cooperazione possano essere promosse attività e iniziative nel campo e nell'intento specifico della resistenza 4 .

l In calce a questo documento Prunas ha aggiunto a penna: «6 agosto 1944: Parlato col Ministro Casati. Messaggi del Presidente Bonomi al Comitato di Liberazione dell'Italia settentrionale erano già pronti. Ma troppo lati, e cioè con delega di poteri e conseguenti ombre di Governo provvisorio. Casati preferisce il nostro progetto che evita questo pericolo. Lo farà firmare al Presidente e ci darà un colpo di telefono per il via, tramite Berna. 7 agosto: S.E. Casati informa che il Presidente ha approvato il nostro progetto, che è stato rimesso al nord. Ci prega di fare altrettanto anche per tramite Berna». Vedi D. 339.

2 Vedi D. 241. 3 Si riferisce in particolare al T. 170 del 31 maggio da Berna, non pubblicato, che riprende quanto già detto nel D. 194. 4 V~di D. 229.

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

I Signori Reber e Caccia mi hanno oggi proposto che S.E. il Presidente del Consiglio faccia pervenire al Comitato di Liberazione dell'Alta Italia, per il tramite della R. Legazione a Berna, un messaggio in cui dovrebbero forse essere toccati i seguenti punti:

l) unità di tutte le forze politiche italiane nel Governo;

2) incoraggiamento alla resistenza;

3) promessa che gli esponenti della resistenza saranno accolti, appena le circostanze lo consentiranno, in seno al Governo.

Per quanto riguarda il terzo punto delle richieste del Comitato si fa presente che i membri della Delegazione di Lugano (Massarenti, comunista; Morandi, socialista; Tino, partito d'azione; Casagrande, liberale; Jacini, democristiano) sono tutti rifugiati politici. Il loro status e la possibilità del loro ulteriore soggiorno in Svizzera sarebbero compromessi se la loro azione diventasse di dominio pubblico e giungesse a conoscenza delle Autorità svizzere. Comunque la collaborazione fra la R. Rappresentanza a Berna con le forze attive dell'antifascismo è stata reciprocamente discussa, e, dopo la formazione del Governo Bonomi, senz'altro accettata.

Si resta in attesa di conoscere le decisioni di V.E. in proposito.

315

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALLE AMBASCIATE A MADRID, MOSCA, ANKARA, BUENOS AIRES E PRESSO LA SANTA SEDE, ALLE LEGAZIONI A BERNA, LISBONA, STOCCOLMA E DUBLINO E AL CONSOLATO GENERALE A TANGERI

TELESPR. 1/160 C. Roma, 3 agosto 1944.

Accludo il testo del discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri il 26 corrente dinanzi ai funzionari di questa Amministrazione.

L'E.V. (S.V.) troverà nelle parole dette in questa occasione da S.E. Bonomi non solo le direttive di massima su cui la politica estera italiana è oggi orientata, ma, soprattutto, il nuovo spirito che la guida e la anima.

A queste direttive e a questo spirito l'E. V. (S. V.) vorrà informare la propria azione.

ALLEGATO

IL MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI,

AI FUNZIONARI DEL MINISTERO

DISCORSO. Roma, 26 luglio 1944.

Riprendo contatto con il Ministero degli Esteri dopo ventidue anni di sciagurate vicende. Nel 1921-22 io partecipavo, in qualità di Primo Ministro, alle conferenze internazionali di Parigi e di Cannes in piena parità con i Primi Ministri d'Inghilterra e di Francia. Allora l'Italia era fra le tre grandi potenze a cui eranq commessi i destini d'Europa. Oggi io debbo dolorosamente ricordare a voi, che sarete i miei collaboratori in un'opera ardua e paziente, che l'Italia, in conseguenza della guerra perduta, è temporaneamente sottoposta allo statuto armistiziale di popolo sconfitto.

Guardiamo in faccia la realtà senza vani infingimenti. I popoli forti risorgono costruendo sulla realtà, non sulle illusioni. La caduta dell'Italia è stata, come è noto, una resa. L'Italia ha dovuto accettare le condizioni che le sono state imposte dai vincitori. Queste condizioni sono durissime. Tutta la nostra vita interna ed esterna, tutta la nostra attività economica e finanziaria, tutti gli indirizzi dell'amministrazione civile e militare sono sottoposti alla volontà vigilante delle Nazioni Unite.

Noi abbiamo ereditato questa situazione dopo averla esattamente conosciuta. Per espresso desiderio delle Nazioni Unite tutti i Ministri hanno preso visione dei patti di armistizio, alla pubblicazione dei quali -qualora si voglia farla -noi abbiamo dato la nostra adesione. Naturalmente, come è obbligo dei popoli che vogliono avere continuità di vita, noi abbiamo accettato i patti firmati da chi rappresentava l'Italia e abbiamo dichiarato di rispettarli interamente.

Prendendo questo impegno di rispettarli con lealtà noi abbiamo avuto il conforto di una solenne promessa. Nel promemoria aggiuntivo, dato a Quebec e allegato alle condizioni di armistizio, noi abbiamo lette queste parole: «Le condizioni di armistizio non contemplano l'assistenza attiva dell'Italia nel combattere i tedeschi. La misura nella quale le condizioni saranno modificate in favore dell'Italia dipenderà dalla entità dell'apporto dato dal Governo e dal popolo italiano alle Nazioni Unite contro la Germania durante il resto della guerra».

Fu in seguito a questa promessa che quella parte d'Italia strappata alla tirannide fascista, e quindi libera di seguire gli impulsi del suo vero sentimento, chiese ed ottenne, fin dall'ottobre scorso, di essere riconosciuta come cobelligerante accanto alle Nazioni Unite. E anche oggi è nella luce di questa promessa che il popolo italiano combatte ormai da quasi un anno di qua e di là delle linee del fronte sia con i suoi soldati, con i suoi aviatori, con le sue navi, sia con l'eroico slancio delle bande dei suoi patrioti che il Governo considera parte integrante dello sforzo di guerra della Nazione.

Noi siamo fermamente decisi ad accrescere questa nostra attività bellica. Con ciò sentiamo di compiere un dovere verso la nostra Patria, la quale non deve essere liberata dall'occupazione tedesca soltanto dallo sforzo delle Nazioni Unite, ma anche dal sacrificio spontaneo di tutti gli italiani, consci che un popolo risorge per virtù propria e attraverso le prove che esso può offrire all'attesa del mondo.

Io confido che i nostri amici cobelligeranti vorranno aiutare l'incremento di questa nostra partecipazione alla guerra. Ciò che chiediamo è di dare il nostro sangue. Ciò che le madri italiane chieggono è di offrire i loro figli perché altre madri delle Nazioni alleate non abbiano a vestire il lutto per la liberazione italiana. Perciò io non dubito che si vorrà essere larghi di aiuto a questo nostro sforzo guerriero. Gli aiuti materiali sono necessari giacché nella guerra moderna gli strumenti ed i mezzi sono cresciuti di importanza. Ma io credo che noi non faremo invano appello allo spirito di comprensione delle Nazioni Unite. Ho prove sicure e sintomi incoraggianti per ritenere che l'Italia possa partecipare, con sempre maggiore ampiezza, alla liberazione del proprio territorio e a quella più vasta lotta per affrancare il mondo dalle minacce di nazionalismi esasperati e di militarismi aggressori.

Perché questa nostra cobelligeranza possa dare tutti i suoi frutti occorre che la nostra politica estera la sorregga e la illumini. Per questo desidero dire a voi, miei collaboratori, quali sono gli indirizzi e le mete della nostra azione nel campo dei rapporti internazionali.

Noi dobbiamo perseguire instancabilmente un fine chiaro e preciso: ricondurre la nostra politica estera nel solco antico e nella tradizione del nostro passato.

Dagli albori del nostro Risorgimento nazionale l'amicizia con le democrazie occidentali fu sempre un punto fisso della nostra politica. L'amicizia con l'Inghilterra e l'alleanza con la Francia furono le due grandi costellazioni sotto le quali si è operato quel meraviglioso movimento che portò all'unità della Patria. Più tardi, anche quando per complicate vicende l'Italia strinse alleanza con gli Imperi Centrali, essa mantenne la sua inalterata amicizia con l'Inghilterra ed evitò ogni urto irreparabile con la Francia. Fu anzi così forte questo legame tradizionale con l'Inghilterra e con la Francia che, pur in periodo triplicista, l'Italia seppe conciliare, con i suoi impegni di alleanza, una rinnovata amicizia con le democrazie occidentali. E qui mi è grato ricordare che promotore di quel ritorno della politica italiana alle sue grandi tradizioni fu il padre del mio attuale collaboratore, Giovanni Visconti Venosta, il quale potrà così trovare nell'atmosfera familiare le ispirazioni e gli impulsi per questa nostra opera di restaurazione.

Quale sia stata la politica italiana nell'altra grande guerra è storia ben nota. L'anima italiana sentì tanto gli istinti del suo passato e il richiamo ai suoi interessi e ai suoi ideali, che uscì dall'alleanza con gli Imperi Centrali, e scese in campo accanto all'Inghilterra, alla Francia, alla Russia. L'apporto militare dell'Italia ha due nomi gloriosi: Piave e Vittorio Veneto.

Dopo di allora una politica folle ha trascinato l'Italia fuori del solco antico. Nel primo tempo colui che s'era con la forza impadronito del Paese e aveva, con un regime di polizia, sottratta l'Italia agli italiani, parve esitare incerto e perplesso. Il sentimento di amicizia con le democrazie occidentali era così forte e diffuso in tutto il nostro popolo che lo stesso dittatore intuì che non si poteva sradicarlo. Fu solo quando, inebriato da successi effimeri, egli credette di potere impunemente, accanto alla Germania hitleriana, perseguire un delirante sogno di imperialismo aggressore, che l'Italia abbandonò la strada antica per la nuova, cioè abbandonò la strada che ci aveva condotto alla vittoria per quella che ci ha condotto alla più grande catastrofe che la nostra storia ricordi.

Bisogna, dunque, ritornare al nostro passato. Bisogna volgersi ancora verso quelle che furono le nostre grandi alleate nell'altra guerra: l'Inghilterra, la Francia, la Russia, l'America. Occorre, per usare le parole recenti di Churchill, che «i popoli inglese ed italiano rivivano la vecchia storica amicizia». Occorre che il sentimento popolare faccia, come del resto ha già fatto, eco alle nobili parole che di recente il generale de Gaulle ha pronunziate a Roma. È necessario che l'Italia democratica esprima la sua intima solidarietà alla Russia sovietica ed all'America, il possente contributo delle quali assicura a tutti i popoli del mondo la libertà e la pace durevole.

Ma non basta ritornare agli indirizzi della politica antica, occorre anche rimarginare le orribili ferite che la follia imperialistica ha inferto a quella politica e al sentimento che l'inspirava. L'Italia fascista, dopo il fatale IO giugno 1940, ha aggredito i suoi vicini e in un modo che accresce l'onta di quell'aggressione. Essa ha aggredito la Francia, la Grecia, la Jugoslavia, la Russia. Occorre, dunque, che la nostra politica cancelli quelle colpe altrui, che però ricadono ancora (e questo è ciò che più ci addolora) sull'incolpevole popolo italiano.

Noi abbiamo già provveduto a cancellare e a restaurare. Non solo noi abbiamo solennemente sconfessate quelle cosiddette rivendicazioni italiane che già Francesco Crispi -e il nome e l'autorità non sono sospette in questa materia -riteneva, nel suo discorso di Firenze del 1890, essere pericolose follie e fomite di guerra disastrosa; ma abbiamo dichiarato nullo l'armistizio con la .Francia e abbiamo affermata la nostra fervida amicizia a tutti i popoli che il fascismo ha aggredito e della cui libertà ed integrità ci facciamo garanti. E qui desidero aggiungere che alla Jugoslavia, aggredita dal fascismo, noi abbiamo dato non solo espressioni di amicizia ma aiuto di armi e di armati. Sangue italiano si è mescolato a sangue slavo perché i popoli di oltre Adriatico siano -come esigono i grandi principi della Carta Atlantica -messi in condizione di vivere in sincera concordia.

Con tali principi e con così salutari ritorni alla nostra migliore tradizione, io spero che l'Italia possa confidare nella promessa delle Nazioni Unite e uscire (gradualmente) dalla situazione attuale. Lo spero perché la speranza trae alimento dall'equità.

Sarebbe ingiusto che una stessa sorte di popolo vinto dovesse accomunare gli Stati che ancora oggi sono alleati della Germania e ancora oggi si battono al suo fianco, e l'Italia che da quasi undici mesi è passata nel campo delle Nazioni Unite. Ricordiamo a noi stessi e ricordiamolo ai nostri cobelligeranti che noi abbiamo 1'8 settembre aperto il nostro territorio alla già vittoriosa avanzata degli anglo-americani e ordinato alla nostra flotta di salpare per i porti che fino allora essa aveva considerato nemici. Questo solo gesto -compiuto con una obbedienza di cui la Patria sarà sempre grata alla sua marina-ha valso alle Nazioni Unite il pieno dominio del Mediterraneo.

lo ho fede nella forza vittoriosa della equità. Ho fede che questa forza possa lavorare per il risorgimento d'Italia. Mi conforta a sperarlo il vivo spirito di comprensione degli uomini che reggono i destini delle Nazioni Unite e la potenza delle loro opinioni pubbliche le quali certo sono sensibili ad ogni appello alla giustizia.

Lavoriamo, dunque, con tenacia paziente. Ciò che abbiamo accettato lo abbiamo accettato lealmente; ciò che speriamo lo desideriamo apertamente e con fervore. Entro questi termini dovrà svolgersi l'opera nostra, per la quale invoco la vostra intelligente collaborazione e la vostra maturata esperienza.

L'Italia ci guarda e ci assiste con uno spirito rinnovato e purificato.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA SEGRETO. Roma, 4 agosto 1944.

Caccia ha chiesto ieri udienza a S.A.R. il Luogotenente per ringraziarlo a nome di Sua Maestà il Re d'Inghilterra per· il cortese messaggio trasmessogli al momento del suo arrivo in Italia 1 .

Re Giorgio esprime la speranza che il Luogotenente si sia reso conto che soltanto ragioni di opportunità politica lo hanno consigliato a mantenere l'atteggiamento adottato durante il suo soggiorno in Italia.

Caccia mi informa che il Luogotenente, nell'assicurarlo che si rendeva perfettamente conto dello spirito con cui la visita di Re Giorgio era stata effettuata, ha avuto espressioni e parole molto equilibrate e sennate che rivelano maturità e senso politico.

Caccia ha vivissimamente raccomandato che tutta la questione sia mantenuta assolutamente segreta.

317

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

T. PER CORRIERE 18 R. Roma, 5 agosto 1944, ore 10.

Suo promemoria del 2 agosto 2 .

Gli atti di violenza compiuti dalle truppe marocchine in Italia hanno formato oggetto di vibrate e ripetute proteste da parte nostra sia presso la Commissione di Controllo, sia presso i membri inglese, americano, sovietico del Comitato Consultivo per l'Italia3 .

Questo Ministero ha inoltre abbordato la questione direttamente presso i francesi. Non si ravvisano obbiezioni acché anche la Santa Sede esplichi l'azione che riterrà più opportuna nello stesso senso. Come indicazione generale Ella potrà accennare al vivo e profondo desiderio del Governo italiano di giungere a un generale chiarimento dei nostri rapporti con la Francia; alla nostra speranza che la presenza di truppe francesi in Italia potesse costituire una ragione di riavvicinamento, piuttosto che di frizione e di contrasto; alla conseguente necessità che, appunto in vista di tali premesse, tali atrocità fossero esemplarmente punite e definitivamente impedite.

l Il 25 luglio il Ministero degli Esteri aveva consegnato all'A.C.C. il seguente telegramma per Giorgio VI: «Nel momento in cui Vostra Maestà sbarca sul suolo italiano, tengo in modo particolare a farLe pervenire il mio saluto augurale cd il mio caldo voto per le crescenti c vittoriose fortune della Commonwealth Britannica, di cui la Maestà Vostra è così alto simbolo c guida. Umberto di Savoia».

2 Con tale promemoria Bahuscio Rizzo aveva riferito i quesiti postigli da mons. Montini in ordine al comportamento delle truppe marocchine in Italia.

3 Vedi D. 232.

La Santa Sede potrebbe, se crede, abbordare la questione oltre che dal punto di vista umano, che le è proprio, anche sotto questo riflesso e su questa base.

Nessuna abbiezione infine acché la Santa Sede si adoperi per l'invio di medicinali alle popolazioni contagiate. Anche questo Ministero si adopera nello stesso senso.

Ella voglia, La prego, ringraziare a nome del R. Governo la Segreteria di Stato per il suo vigile interessamento, che è da noi, come sempre, vivamente apprezzato 1•

318

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 19/20 R. Roma, 5 agosto 1944 2 .

Il Governo nazionale, mentre attende all'epurazione ed al riordinamento dell'Amministrazione dello Stato e compie ogni sforzo per ottenere di partecipare maggiormente alla guerra, rivolge il suo pensiero ai problemi della pace e del riassetto europeo. Nel parlare con Molotov Ella potrà far rilevare che l'Italia intende partecipare alla creazione di un reale stato di pace nel continente curando in particolare modo il ristabilimento di rapporti veramente cordiali colla Francia e colla Jugoslavia. Specialmente per quanto riguarda le relazioni itala-jugoslave, il Governo italiano reputa di particolare importanza che i due popoli superino gli antichi dissensi e collaborino attivamente sia nel campo politico sia in quello economico. Noi confidiamo che codesto Governo vorrà favorire e facilitare questa politica di concordia adriatica, dimostrando così ancora una volta quel largo spirito di comprensione e di simpatia di cui ha dato così alta testimonianza in ore per noi particolarmente difficili 3 .

319

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 1/173. Roma, 5 agosto 1944.

S.E. Bonomi ha, nei giorni scorsi, scritto all'Ammiraglio Sto ne per manifestargli il rammarico del R. Governo per non essere stato ammesso a partecipare alla Conferenza monetaria di Bretton Woods 4 .

l Per la risposta vedi D. 325. 2 Trasmesso attraverso la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma. 3 Per la risposta vedi D. 349. 4 Vedi D. 269.

Il Presidente del Consiglio ha fatto rilevare al Vice Capo della Commissione Alleata di Controllo come la continuata esclusione dell'Italia da qualunque manifestazione ed iniziativa internazionali costituisca, da una parte, una ulteriore inutile ragione di umiliazione e rappresenti, dall'altra, il perdurare di un atteggiamento di diffidenza e di contrasto non più giustificato né dalla situazione italiana, né, dopotutto, da quei programmi di cooperazione internazionale che si afferma di voler instaurare nel mondo.

Ci risulta ora che sono già stati diramati inviti ai rappresentanti del commercio nei paesi alleati e neutrali per la Conferenza internazionale del Commercio, che per iniziativa degli Stati Uniti e sotto gli auspici della Sezione americana della Camera di Commercio Nazionale degli Stati Uniti, dell'Associazione dei produttori e del Consiglio Nazionale per il commercio estero -si riunirà ad Atlantic City nel prossimo novembre.

Non le sembra, mio caro Kirk, che sarebbe questa una buona occasione per cancellare la spiacevole impressione causata dall'esclusione dell'Italia dalla Conferenza di Bretton W oods?

È superfluo Le faccia rilevare quanta importanza abbiano per il nostro avvenire tutte le questioni che verranno trattate ad Atlantic City: Ella sa come l'Italia abbia sempre dipeso dall'estero in questo campo, a causa della sua povertà di materie prime e della conseguente necessità di basare principalmente sulle importazioni la propria vita economica. Il problema degli scambi commerciali è quindi per noi, più che per ogni altro, di interesse vitale. D'altra parte il nostro commercio internazionale rappresentava, prima della guerra, il 3% del commercio mondiale e quindi il contributo di una nostra Delegazione o, quanto meno, di un nostro esperto, non potrebbe non servire a rendere più complete le discussioni e le deliberazioni della Conferenza.

Le sarei pertanto grato, mio caro Kirk, se volesse cortesemente adoperarsi affinchè l'Italia sia invitata a partecipare alla prossima Conferenza di Atlantic City 1•

320

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.l., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 5 agosto 1944.

Sono stato dall'Ambasciatore Krek, delegato jugoslavo presso il Comitato Consultivo, per informarlo dell'avvenuto ritiro della medaglia albanese commemorativa della campagna contro la Jugoslavia e la Grecia 2 .. Egli mi ha pregato di ringraziare vivamente il Governo per l'iniziativa che sarà molto apprezzata.

Parlandomi della situazione interna del suo Paese, il Krek si é espresso in termini molto scettici circa la possibilità di un serio e concreto accordo fra il

l Per la risposta vedi D. 434. 2 Vedi DD. 235 c 274.

Governo di Re Pietro e il Maresciallo Tito, accordo destinato a restare puramente contingente e temporaneo. Troppo grande abisso d'odio divide i cetnici di Draza Mihajlovic e i partigiani di Tito e troppa diversità di concezioni sociali e politiche perché sia possibile un permanente accordo fra i due. Nonostante ogni voce contraria e la sospensione di ogni appoggio e assistenza alleata, Mihajlovic, chiuso fra le montagne della Serbia, continua a suo avviso ad essere forte e rispettato fra i serbi ed attende pazientemente la sua ora. Il collasso tedesco coinciderà, per quanto gli è dato prevedere, col divampare della guerra civile fra serbi, croati e sloveni, guerra intestina destinata a perdurare salvo interventi massicci sovietici o anglo-americani, poco probabili nell'interno del Paese.

Tito è comunque comunista fervente, ha l'appoggio della Russia, si trascina appresso la grande massa dei violenti e degli scontenti: egli resta peraltro un capo banda che la propaganda alleata, per i suoi particolari interessi, tenta di trasformare in capo popolo.

Krek giudica la politica inglese nei confronti jugoslavi frammentaria ed incerta, sicchè gli sembra difficile scorgere direttive e orientamenti precisi. Comunque ne è scontento.

In queste condizioni passare con l'Ambasciatore Krek, delegato del Governo di Re Pietro, a discussioni concrete, non è facile. Sa di rappresentare correnti e tendenze che sono attualmente in stato di netta inferiorità, che saranno domani in lotta aperta con quelle che oggi prevalgono nel Paese.

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IL CAPO DELL'UFFICIO PRIMO DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ANZILOTTI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO RISERVATO. Roma, 5 agosto 1944.

Sono stato ieri a far visita a Abdul Samad Khan. È stato estremamente cordiale ed abbiamo discusso insieme da buoni amici gli incidenti passati e i suoi ripetuti passi per farmi richiamare da Kabul 1• Si è mostrato sinceramente afflitto per la triste situazione in cui si trova oggi l'Italia e molto risentito contro gli anglo-americani i quali, egli dice, sono stati con i diplomatici rimasti a Roma molto più scortesi dei tedeschi.

Abdul Samad Khan è desolato per la «nostra» decisione di chiudere temporaneamente la Legazione ~ Kabul2 , mentre, dice, siamo in grado di mantenere dei rappresentanti in Svizzera, Turchia, Svezia etc. Gli ho risposto:

l) che egli stesso sapeva benissimo che le rappresentanze straniere a Kabul hanno sempre dato sui nervi agli inglesi i quali, se potessero, sarebbero felicis-

I Vedi serie nona, vol. VIII, DD. 164, 171 e 232. 2 Vedi D. 184.

simi di farle chiudere tutte cominciando da quelle dei loro alleati russi e americani. È naturale quindi che vogliano far chiudere la nostra poiché sono in grado di farlo.

2) È innegabile che i nostri interessi materiali in Afghanistan sono oggi minimi mentre non è così per la Svizzera, Turchia, etc. Ci è quindi difficile ribattere su un terreno pratico l'osservazione alleata che le spese, anche molto ridotte, per mantenere aperta la Legazione non sono giustificate nella situazione attuale.

3) Rimane naturalmente la buona amicizia che ci lega all'Afghanistan e il desiderio che le nostre relazioni ritornino alla normalità nel più breve tempo possibile. Per questo, mentre da parte nostra faremo il possibile per mandare a Kabul appena la situazione lo consentirà un rappresentante diplomatico, saremo molto lieti se la Legazione di Afghanistan a Roma continuerà a funzionare normalmente col suo personale al completo. Questo ci faciliterà a suo tempo la riapertura della Legazione a Kabul.

Da tutta la conversazione ho avuto l'impressione precisa che Abdul Samad Khan gradirebbe moltissimo un apprezzamento da parte del Governo italiano del fatto che egli è rimasto a Roma durante l'occupazione tedesca senza cedere ai ripetuti inviti (accompagnati da offerte di sedi, automobili etc.) del governo repubblicano di recarsi al Nord. In realtà questo gli sarebbe stato difficile, avendo il Governo afghano deciso fin dal principio di riconoscere il Governo del Re come unico Governo legale italiano. Sta di fatto però che da Kabul erano state inviate ad Abdul Samad Khan istruzioni di rifugiarsi temporaneamente in Svizzera

o in Turchia se lo avesse creduto opportuno. In ogni modo un gesto di apprezzamento da parte nostra sarebbe certamente graditissimo e potrebbe anche essere opportuno sopratutto per mitigare l'impressione creata dalla chiusura della nostra Legazione a Kabul.

Quanto alla forma pratica di questo gesto, potremmo forse ispirarci per una volta alla abitudine del Governo afghano di regalare un oggetto (in genere un tappeto) ad ogni ambasciatore o ministro straniero alla fine della sua missione. Un ricordo (per esempio un oggetto tipicamente italiano) accompagnato da alcune righe del Sottosegretario o del Segretario Generale mi sembrerebbe la cosa più opportuna.

322

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 1/184. Roma, 6 agosto 1944.

Would you be so good as to Jet Mr. Stettinius know, on behalf of the President of the Council of Ministers, that his recent statement regarding Lend-Lease Act has been welcomed by the entire Italian public opinion?

You know with what confidence our people look to the United States and the President, and how sincere and deep is our determination to lead Italy on the old path of friendship between our two Countries.

The Italian Government sincerely hope that the study of the question announced by Mr. Stettinius will rapidly reach favourable conclusions. Undoubtedly this would be a further step towards Italian and European reconstruction and, at the same time, a proof of friendship which will never be forgotten by the Italian people.

I know that you also have had, and stili have a part, in the success of the initiative and we are, therefore, most grateful to you personally.

323

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 6 agosto 1944.

Ho visto Couve de Murville, di ritorno da Algeri. Mi informa che è tuttora in attesa di istruzioni da parte di Massigli 1 , il quale sarà di ritorno in Nord Africa in questi giorni, proveniente da Londra. Appena avrà tali istruzioni si metterà subito in contatto con noi.

Per la trattazione degli affari correnti meno importanti il Signor Couve de Murville ha, a mia richiesta, dichiarato che la Direzione Generale Politica potrà fin da ora mettersi in diretto contatto coi segretari Beaumarchais, Fouché, Vial.

Couve ha aggiunto ch'egli ha avuto modo di esporre ampiamente la nostra tesi. Restano tutti naturalmente d'accordo nel considerare necessario un riavvicinamento e una chiarificazione fra i due Paesi. Un'incognita sarebbe peraltro rappresentata dallo stato dell'opinione pubblica francese metropolitana nei nostri confronti e dalla conseguente possibilità che il perdurare di eventuali vivi contrasti possa in qualche modo ostacolare lo scopo che ci proponiamo reciprocamente di raggiungere.

D'altra parte gli ambienti di Algeri, se persistono nel ritenere definitivamente decadute e nulle le convenzioni del '96, considerano tuttavia come più opportuna una soluzione bilateralmente concordata, piuttosto che una semplice soluzione unilaterale e di forza. Egli ha esposto a questo proposito la mia idea sia di negoziare una nuova convenzione di stabilimento, sia di inserire la questione specifica della collettività italiana a Tunisi in quella generale dell'attività ricostruttrice degli italiani in Francia nel dopo guerra, sia infine, di controbilanciare un eventuale nostro sacrificio in Tunisia con una concreta generale intesa italo-francese.

Tali proposte ed idee sono attualmente all'esame del Governo provvisorio francese. Couve ci farà sapere quando i nostri contatti potranno essere contemporaneamente comunicati agli Alleati.

I Vedi D. 296.

324

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALLA SEGRETERIA GENERALE

PROMEMORIA. Roma, 6 agosto 1944.

Il promemoria 1 è chiaro ed accurato ma non tiene adeguatamente conto di due fatti:

l) che abbiamo perso la guerra;

2) che l'attuale Governo rappresenta forze ed ideali completamente contrastanti con le concezioni politiche del governo fascista.

Il Governo nazionale non segue quelle direttive nazionalistiche che hanno guidato la politica italiana nell'ultimo ventennio e che dovevano condurci alla catastrofe.

Una politica basata principalmente su concezioni strategiche (che del resto l'attuale guerra ha dimostrato appartenere ad un passato ormai remoto) non troverebbe certo consenzienti le forze determinanti l'attuale situazione nazionale e mi troverebbe personalmente avverso.

Occorre guardare la situazione quale realmente è e non cullarsi in illusioni; occorre realizzare che noi abbiamo esteso la guerra alla penisola balcanica e che l'attenzione degli Alleati si è fermata sulla possibilità di assegnarci, senza discuterla con noi, la linea dell'Isonzo come frontiera; occorre intendere che il sistema orientale, molto richiedere per ottenere qualche cosa mercanteggiando, va lasciato ad altri, e non otterrebbe che un solo effetto: far irrigidire gli Alleati in una posizione di intransigenza verso di noi; occorre sopratutto avere sui problemi della pace idee semplici e chiare ed assumere nettamente le proprie responsabilità.

Di fronte ai problemi della frontiera orientale il nostro programma di azione deve essere il seguente: l'Italia desidera partecipare efficacemente al ristabilimento di una pace europea. Il nostro contributo più sincero e più conforme ai veri interessi della Nazione consiste nel compiere un tenace sforzo per raggiungere una intesa schietta e leale tra popolo italiano e popolo jugoslavo, tenendo ben presente che l'Italia non intende ingerirsi in alcuna guisa nelle questioni interne della Jugoslavia: desideriamo semplicemente che sia forte, pacifica e prospera.

Reputiamo quindi desiderabile e preferibile ad ogni altra forma di accordo, una intesa diretta fra i due popoli sulle questioni che sin qui li hanno divisi. Importa anzitutto che le frontiere avvenire non siano tali da lasciare la Jugoslavia esasperata e nostalgica o l'Italia dolente e mutilata da quanto è essenziale alla sua unità nazionale. Ora Trieste è parte integrante dell'unità della Patria: perchè essa rimanga nella grande famiglia italiana noi dobbiamo lottare con disperata energia riunendo per questa lotta tutte le forze del popolo nostro con la collaborazione di tutti i partiti e di tutte le classi. Non possiamo favorire la soluzione da

l Vedi D. 250.

taluni prospettata di un vasto Stato libero di Trieste nel nesso di una grande Confederazione danubiana perchè:

l) l'opposizione della Russia renderà impossibile la partecipazione della Cecoslovacchia alla Confederazione danubiana che pertanto non potrà realizzarsi o per lo meno riuscirà di importanza molto ridotta;

2) in uno Stato libero di Trieste la popolazione slava del retroterra supererà facilmente la popolazione italiana della città ed eserciterà su quest'ultima una costante pressione destinata a provocare fatalmente perpetui dissensi di ordine interno ed esterno ed a determinare in un breve volgere di anni la fine dell'italianità di Trieste.

Naturalmente noi dobbiamo desiderare, tanto nell'interesse della cittadinanza triestina, quanto nell'interesse di una pacifica collaborazione dei popoli confinanti, che il porto di Trieste riceva una organizzazione assolutamente autonoma. L'ente che amministra da circa un secolo il porto di Londra è un mirabile esempio di libera organizzazione portuaria senza ingerenze delle autorità statali. Alla direzione di tale ente, che potrebbe avere garanzie internazionali senza che ciò intacchi la sovranità italiana su Trieste, dovrebbero naturalmente partecipare i rappresentanti delle Nazioni interessate ad usufruire di Trieste come sbocco economico al mare.

Quale equo confine può dare il necessario respiro a Trieste senza inserire inutilmente nella famiglia italiana popolazioni slave? Questo deve essere l'oggetto dei nostri studi, riesaminando in particolar modo il progetto noto sotto il nome «linea di Wilson» e studiando dettagliatamente la consistenza delle popolazioni italiane del goriziano, della terra carsica e deii'Istria; questo studio va fatto su dati statistici veri ed aggiornati e non già basandosi sulle solite statistiche addomesticate secondo il costume del governo fascista: sarà portato a termine da funzionari del nostro Ministero basandosi su opportune consultazioni di tecnici, prima di addivenire alla costituzione di una commissione mista coi rappresenta!lti delle autorità militari, commissione che allo stato attuale dei problemi concluderebbe i suoi lavori con affermazioni teoriche non rispondenti alla rude realtà delle contingenze attuali.

Non credo che né la Russia né I'Tnghilterra sono disposte a considerare la frontiera che sbocca nell'Adriatico come il limite delle loro due sfere di interessi. La Russia infatti ha concezioni più complesse e più vaste che mai prescindono dal fattore economico, e non limiterà certo il suo interesse nelle cose dell'Europa al solo problema della gente slava; l'Inghilterra non intende disinteressarsi dei problemi balcanici strettamente connessi ai problemi delle sue comunicazioni marittime; infatti si occupa con rinnovata attività delle cose di Grecia così come è intervenuta efficacemente per dare una sistemazione almeno provvisoria alla situazione interna della Jugoslavia; vorrà appoggiare e favorire la Jugoslavia così come cercherà di rafforzare la Grecia.

II problema di salvare la vita degli italiani della Venezia Giulia dai gravi pericoli che essi correranno nell'ora dell'evacuazione dei loro territori da parte delle forze tedesche, è problema di alta umanità che supera gli stessi interessi nazionali. Può assumere improvvisamente carattere di estrema urgenza. Se non si provvede tempestivamente, gli italiani della Venezia Giulia corrono il terribile rischio di espiare colpe e responsabilità altrui.

Abbiamo pertanto non solo il diritto, ma altresì il dovere di richiamare con ansiosa efficacia su tali pericoli l'attenzione degli Alleati che soli possono nell'ora attuale compiere tale opera di umana solidarietà e che ove si sottraessero a tale dovere si assumerebbero dinanzi alla storia così grave responsabilità morale 1•

325

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. PER CORRIERE 28/188 R. Roma, 7 agosto 1944 (per. stesso giorno).

Riferimento telegramma di codesto R. Ministero 18 R. del 5 agosto corr. 2 .

Ho rimesso oggi personalmente a Mons. Montini un promemoria confidenziale contenente notizie sia sull'azione svolta dal R. Governo a tutela delle nostre popolazioni, di fronte alle atrocità compiute dalle truppe marocchine, sia sul nostro orientamento politico diretto ad ottenere un generale chiarimento delle nostre relazioni con la Francia; sul nostro desiderio quindi che la presenza di truppe francesi in Italia possa costituire motivo di riavvicinamento e non di dissidio.

Ho parlato della questione anche al Segretario degli Affari Straordinari, Mons. Tardini.

Ho trovato in Segreteria di Stato la più larga comprensione su tutti i punti da me toccati, e mi è stato intanto confermato che la Santa Sede fin dal primo giungere delle notizie concernenti le atrocità marocchine in Italia aveva iniziato una vigorosa azione di protesta tanto presso le autorità politiche che presso quelle militari francesi.

Una nostra politica di riavvicinamento alla Francia trova poi la più larga simpatia ed il più vivo consenso in Segreteria di Stato dove non si nascondono però le difficoltà gravi che si oppongono al raggiungimento di risultati concreti.

Ho ricevuto l'impressione che troveremo la Santa Sede, in questo come in altri problemi interessanti il nostro Paese, pronta a prestarci tutto il suo ausilio e prego l'E.V. di tener pre'sente questo favorevole stato di animo per fornirmi sulla questione in oggetto come su ogni altro problema della nostra politica estera quegli elementi informativi che possano servirmi per un utile orientamento della Segreteria di Stato.

I In una successiva redazione, nella quale si teneva forse conto anche di quanto detto nel D. 312, a questo documento furono introdotte due varianti: l) le prime dieci parole furono sostituite con le seguenti: «Nell'esaminare il problema della nostra frontiera orientale dobbiamo tener»; 2) furono aggiunte alla fine del documento queste due frasi: «Il problema di Fiume si presenta sotto aspetti ben diversi: la sua costituzione in città libera ed internazionalizzata può effettuarsi ed è concepibile solo senza quasi retroterra ma limitata alla sola città. Tale soluzione sembra pertanto la più atta a conciliare i vari interessi politici ed economici col nostro desiderio di esplicare opera di legittima solidarietà verso tutte le genti italiane».

2 Vedi D. 317.

326

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. PER CORRIERE 2144/020. Ankara, 7 agosto 1944 1•

Riferimento mio telegramma per con1ere n. 018 del 4 corrente2•

Sono stato oggi ricevuto dal Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari esteri Saracioglu col quale, nel commentare la rottura delle relazioni tra la Turchia e la Germania ed il discorso parlamentare da lui pronunciato al riguardo, mi sono espresso nei termini indicati nella parte finale del mio succitato telegramma per corriere, facendogli osservare che sarebbe stato opportuno e desiderabile che il Capo del Governo turco, volendo menzionare la responsabilità dell'Italia nella politica di aggressione svolta dai Governi dell' «Asse», avesse fatto una distinzione tra gli esponenti del cessato regime fascista, soli diretti responsabili delle loro imposizioni, ed il popolo italiano che è stato coartato ad una guerra non voluta né sentita.

Saracioglu mi ha subito interrotto per assicurarmi che egli trovava giusta la mia osservazione e che si rammaricava di non averci pensato in tempo, intendendo nel suo discorso, col menzionare sempre «l'Italia» di riferirsi all'Italia ufficiale dell'epoca. Ha voluto con l'occasione riconfermarmi la sua simpatia e stima per il popolo italiano, che egli conosce bene e nel quale si compiace di trovare tante affinità e simpatie reciproche, nonché motivi di amicizia come popoli mediterranei. Nel riconoscere sinceramente che gli è sfuggito di pensare alle conseguenze della sua involontaria omissione, mi ha autorizzato a riferire al mio Governo nel senso su esposto, conforme al suo pensiero e ai suoi sentimenti. Mentre ne prendevo atto, con compiacimento, Saracioglu ha aggiunto, prevenendo una mia proposta come ho potuto dirgli, che avrebbe ben volentieri preso la prima occasione per manifestare, in tali sentimenti, quella distinzione tra il cessato regime fascista e il popolo italiano sulla quale io avevo giustamente attirato al sua attenzione.

A questo proposito gli ho domandato quali fossero le intenzioni e prospettive del Governo turco circa la riattivazione della propria Rappresentanza diplomatica a Roma, rimasta vacante come è noto (vedi telegrammi filo n. 28 del 24 marzo u.s. e n. 19 del 21 ottobre 1943) 3 dopo che l'Ambasciatore Ruscen Escref Unaydin

l Pervenuto tramite l'A.C.C. il l" ottobre.

2 Con T. 1931/018 del 4 agosto, pervenuto il 19, Rocco aveva riferito sul discorso fatto da Saracioglu in Parlamento in occasione della rottura delle relazioni diplomatiche con la Germania. Nella parte finale del telegramma aveva scritto: «Nell'esposizione parlamentare di Saracioglu all'Assemblea le responsabilità della politica di aggressione attribuite all'Italia sono state largamente e severamente menzionate, senza alcuna specifica incriminazione del regime fascista. Mi riservo di farlo osservare a Saracioglu, che vedrò appena possibile, onde stabilire chiaramente, come l'evoluzione storica della politica italiana dimostra, che tali responsabilità risalgono e sono limitate alla ristretta cerchia dell'oligarchia fascista, che il popolo italiano ha decisamente rovesciato e ripudiato, mentre sta riscattando le suddette responsabilità, in fervida collaborazione con le Potenze alleate, con la partecipazione dei suoi combattenti alla guerra contro la Germania e col sacrificio dei suoi patrioti».

3 Non pubblicati.

aveva lasciato la capitale nello scorso autunno, conformemente al non riconoscimento da parte del Governo turco dei regimi illegittimi nazi-fascisti insediatisi a Roma dopo il nostro armistizio con gli Alleati nonchè in segno di protesta pel loro comportamento.

Ho ricordato a Saracioglu (vedi mio telespresso n. 700/111 del 30 marzo, messaggio telegrafico ministeriale n. lO del 18 febbraio e precedenti) 1 che, in occasione del felice arrivo di Unaydin in Turchia, avevo avuto occasione di comunicare al Ministro degli Esteri Menemencioglu, d'ordine del mio Governo, che tanto il Sovrano quanto il Capo del Governo avevano molto apprezzato la missione dell'Ambasciatore turco e sarebbero stati lieti di rivederlo, appena possibile, a Roma. Una tale eventualità si sarebbe facilmente ed automaticamente potuta avverare, col ritorno di Unaydin a Roma liberata dagli Alleati, qualora nel frattempo questi non fosse stato nominato Ambasciatore a Londra.

Saracioglu mi ha detto che egli desidera vivamente di rimandare appena possibile un Ambasciatore a Roma e a tal uopo mi ha pregato di dirgli quali Potenze abbiano attualmente i loro Rappresentanti a Roma, onde potere studiare la situazione e consultarsi anche con gli Alleati. Gli ho detto (basandomi su una informazione «Reuter» da Londra del 3 luglio) che, per quanto mi risulta, si trovano a Roma, dove sono stati ricevuti dal Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, i Rappresentanti della Santa Sede, dell'Afghanistan, dell'Argentina, dell'Eire, della Spagna, della Svezia e della Svizzera.

327

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI COMMISSARI DEL POPOLO DELL'U.R.S.S., STALIN

L. 1/193. Roma, 7 agosto 1944 2 .

Approfitto di questa prima occasione che mi si presenta di un Segretario della

R. Rappresentanza a Mosca che dal territorio dell'Italia liberata si reca nella capitale dell'U.R.S.S. per scriverLe direttamente, come da tempo era mio vivo desiderio.

Tenevo infatti, sin dai primi giorni della mia assunzione al potere, non solo ad esprimerLe la mia più viva riconoscenza per il gesto di amicizia compiuto dall'E.V. nello scorso marzo verso il Popolo italiano in uno dei momenti più tragici della sua storia, ma, anche e soprattutto, ad assicurarLa personalmente e nel modo più esplicito che i propositi miei e del mio Governo vogliono essere e sono infatti perfettamente aderenti alla dichiarazione di Mosca del 30 ottobre 1943.

Considero primo e fondamentale compito della nuova Italia democratica partecipare alla guerra contro i tedeschi in tutti i modi e con tutti i mezzi a sua

l Non pubblicati. 2 Una nota avverte: «Consegnata a Messeri che la porterà a Mosca».

disposizione. Tale nostra partecipazione non è stata sin qui corrispondente a ciò che avrebbe indubbiamente potuto essere, se i mezzi necessari per condurre una guerra moderna ci fossero stati dati subito e senza esitazioni. Considerevoli progressi per il potenziamento del Corpo Italiano di Liberazione sono stati peraltro disposti in questi ultimi tempi. E sarebbero certamente ancora più considerevoli e più rapidi se, ripeto, molte sterili diffidenze cessassero da parte alleata di operare e di agire in senso opposto, che è poi anche contrario a quelli che sono i prevalenti interessi comuni di conchiudere la guerra al più presto.

I patrioti dell'Italia del Nord combattono d'altra parte contro l'aggressore tedesco con vigorosissimo animo, abnegazione, patriottismo. Ed anche qui la mia opera è rivolta a migliorarne, potenziarne, disciplinarne l'organizzazione e lo sforzo. Comunque i patrioti già costituiscono per i tedeschi una seria e costante ragione di vivissima preoccupazione e ne assorbono forze progressivamente più vaste.

Anche l'attività di defascistizzazione procederà ormai con ritmo sempre più accelerato in tutti i settori della vita nazionale. Le leggi fondamentali di epurazione sono state infatti approvate e la fase di attuazione è oggi in corso. Sicché io posso nel modo più esplicito assicurarLa che non vi è nessuno in Italia che creda o speri in possibili ritorni di un regime, le cui ventennali istituzioni sono ormai crollate e di cui tutti gli uomini più rappresentativi e gli accoliti più pericolosi sono e saranno inesorabilmente perseguiti ed esemplarmente puniti.

Nonostante le difficoltà innumerevoli, le infinite distruzioni, i sacrifici enormi sofferti, il popolo italiano riprende dunque a vivere. Non Le dirò niente che non Le sia noto, se aggiungo che tale ripresa potrebbe essere ben altrimenti rapida, se da una parte l'amministrazione e i controlli alleati non la soffocassero attraverso una enorme burocrazia straniera che si ingerisce di tutto e su tutto, sovrapponendosi in ogni settore della vita nazionale all'amministrazione legittima dello Stato, e se, dall'altra, le enormi e non definite spese di occupazione, le arbitrarie requisizioni di ogni bene, la sconosciuta massa di circolante immessa dalle truppe alleate nell'economia italiana, l'alto livello del cambio fissato tra sterlina, dollaro e lira non dissanguassero il popolo e non ne stremassero ogni già esausta risorsa.

Quanto io dico non deve in nessun caso essere interpretato, ciò che sarebbe molto !ungi dal mio animo, in termini di meditato e deliberato contrasto contro l'amministrazione anglo-americana, di cui riconosco infatti le prevalenti necessità militari e le esigenze conseguenti, ma, soltanto, come espressione di uno spirito di lealtà e di collaborazione che potrebbe e dovrebbe, nell'interesse comune, essere meglio concepito e meglio attuato.

Poiché io non credo che codesto controllo e codesto dissanguamento possano continuare inalterati, senza apportare pregiudizi e pericoli gravissimi non solo a noi, ma all'intera Europa che ha così urgente necessità, dopo tanti anni di abietta occupazione germanica, di regimi umani e più costruttivi. Uscito da una tirannia ventennale, il popolo italiano, che ha così certe e chiare tradizioni di civiltà, non può essere cioè indefinitamente compresso sotto l'attuale sistema di paternalismo straniero, sia pure benevolo ma altrettanto autoritario, e, per giunta, in nome della libertà democratica, di cui è, in sostanza, la negazione.

Se dunque le simpatie del popolo italiano si orientano verso la Russia sovietica, ciò avviene non soltanto per l'ammirazione che le vostre travolgenti vittorie suscitano e certamente non perché v1 sm da parte nostra il più lontano proposito o desiderio di giuocare, per tentare di liberarci dalle catene dell'armistizio, su presunti contrasti tra gli Alleati, con cui intendiamo anzi vivere in stretta collaborazione e sopra tutto con gli Stati Uniti, senza la cui potenza economica nessuna ricostruzione è possibile, oltre che con la Francia e la Jugoslavia, che sono i nostri vicini più immediati e più prossimi, e con la Gran Bretagna. Ciò avviene invece perché le catene dell'armistizio sono effettivamente pesantissime; perché la Russia sovietica ci ha dato prove di amicizia che non ci sono giunte da altre parti; perché ben altrimenti saggi ed umani sono i sistemi che essa si propone di seguire nei territori che saranno a mano a mano occupati dalle sue truppe. Ciò avviene perché tutto il popolo italiano si rende conto dell'enorme peso che la Russia sovietica ha avuto ed avrà durante la guerra e nei dibattiti della pace e realisticamente lo registra e ne trae le conseguenze politiche necessarie.

È superfluo dirLe, Signor Maresciallo, quali queste conseguenze siano. La nuova Italia democratica, il cui governo è esclusivamente composto di uomini che hanno per venti anni lottato contro il fascismo e sofferto per il fascismo, desidera fermissimamente instaurare con la Russia sovietica quella politica di fiduciosa e feconda collaborazione, di cui le nostre recenti proposte per la utilizzazione dei prigionieri italiani 1 vogliono essere una prova ed un simbolo; e molto spera che l'Uomo eminente che la guida vorrà dare a quarantacinque milioni di italiani quell'appoggio che valga a far loro ricuperare -attraverso una più larga partecipazione alla guerra e alla epurazione da ogni residuo fascista -la loro autonomia, la loro indipendenza.

Creda, Signor Maresciallo, ai miei voti sinceri e caldi per le fortune del grande popolo sovietico -le cui gesta sono per tutti ragione di ammirazione -e ai miei migliori sentimenti personali 2 .

328

COLLOQUIO DEL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, CON L'AMBASCIATORE DEL BRASILE PRESSO LA SANTA SEDE, ACCIOLY

PROMEMORIA. Roma, 7 agosto 1944.

Informo l'Ambasciatore del Brasile presso il Vaticano dei punti toccati nella conversazione col Ministro da Cunha del 25 giugno3 .

Egli mi annunzia la nomina del predetto come Console Generale a Roma, e, in sostanza, come rappresentante brasiliano.

l Vedi D. 299. 2 Per la consegna a Stalin vedi D. 386. 3 Vedi D. 267.

-Documenti diplomatici · Serie X -Vol. I

Mi conferma che il suo Governo intenderebbe richiederci un preventivo impegno a riconoscere la legittimità delle misure adottate sul suo territorio nei confronti degli italiani e dei loro beni. Ripeto gli stessi argomenti riferiti al da Cunha, ch'egli riferirà al suo Governo.

Si riconferma da ambo le parti il vivissimo desiderio di un rapido riavvicinamento fra i nostri due Paesi.

Insisto da parte mia sulla necessità che i latini d'America in generale e il Brasile in particolare svolgano un'azione di sostegno e di appoggio in favore dei latini d'Europa.

329

IL CONSOLE MESSERI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO RISERVATO PERSONALE. Roma, 7 agosto 1944.

Si ritiene necessario che le istruzioni da comunicare al R. Rappresentante a Mosca contengano elementi di orientamento e dettagli specifici sui seguenti problemi:

l) Questione istituzionale italiana.

2) Situazione politica italiana. Funzione dei partiti, con particolare riguardo al partito comunista (ruolo di Togliatti, ecc.).

3) Frontiera orientale italiana. Capisaldi dell'azione da svolgere anche alla luce della recente evoluzione dei rapporti tra Tito e il Governo reale di Jugoslavia. Norma di linguaggio nei contatti con l'Ambasciatore di Tito a Mosca, Simic, e con il Capo della Missione Militare di Tito, Generale Volimir Terzic (cui pare sia stato affidato un notevole ruolo).

4) Necessità di impostare subito con l'U.R.S.S. il problema dell'occupazione militare della Germania. Possibilità di una partecipazione italiana: immediata liberazione dei prigionieri italiani detenuti in territorio germanico; recupero dei macchinari e degli impianti industriali italiani trasferiti in Germania.

5) Rapporti con le Ambasciate di Gran Bretagna e degli Stati Uniti.

6) Atteggiamento nei confronti del Ministro di Etiopia, Blatenget Lorenzo Taesas, che ha presentato le credenziali al Cremlino il 3 febbraio u.s. 1•

1 Prunas ha annotato sul documento il IO agosto: «Date istruzioni orali a Messeri)).

330

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 8 agosto 1944.

Gli avvenimenti recenti sia sul fronte interno che su quelli esterni potr~bbero costituire i primi sintomi di un collasso tedesco a scadenza relativamente breve. Occorre in conseguenza evitare ad ogni modo che la pubblicazione del nostro armistizio possa per avventura coincidere con quella di un eventuale armistizio tedesco. Le due pubblicazioni dovrebbero anzi essere anche cronologicamente distanziate, come lo saranno i due avvenimenti.

Ciò per evitare anche la remota possibilità che l'opinione pubblica internazionale rischi di accomunare in qualche modo i due avvenimenti o di non abbastanza nettamente differenziarli.

In cosiderazione di quanto precede parrebbe opportuno riprendere l'iniziativa della pubblicazione dell'armistizio facendo presente agli Alleati che da parte nostra non solo non si ha oggi alcuna difficoltà a procedervi, ma addirittura sollecitandola.

Sarebbe naturalmente tanto di guadagnato se la pubblicazione potesse eventualmente coincidere con un qualche favorevole avvenimento internazionale (quale la concessione della legge «affitti e prestiti»). Ciò potrebbe indubbiamente valere a sottolineare in modo evidente che l'armistizio risponde a una situazione già storicamente e politicamente superata 1 .

331

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

R. 60/1. Mosca, 8 agosto 1944 (per. il 5 ottobre).

A questo mio rapporto sulla politica generale dell'U.R.S.S. ed al seguente sull'atteggiamento dell'U.R.S.S. verso l'Italia 2 ritengo necessario premettere che si tratta delle mie prime impressioni che debbo quindi trasmettere con ogni riserva per le seguenti ragioni:

l) impossibilità nella quale mi trovo ancora di complementare le mie informazioni dirette, conversazioni con alti funzionari di questo Commissariato degli Affari Esteri e studio della stampa sovietica, con conversazioni con i principali

1 Annotazione di Visconti Venosta in cima al documento: «Il Presidente approva molto e desidera che sia preparata senz'altro la lettera a Stone». Vedi D. 337.

2 Vedi D. 332.

rappresentanti diplomatici e giornalisti stranieri a Mosca -data la situazione sui generis dell'Italia e mia personale-e con informazioni stampa od altre provenienti dal resto del mondo;

2) il fatto che sono stato, per oltre quattro anni, completamente tagliato fuori dal resto del mondo e quindi fuori da ogni orientamento di politica generale;

3) il carattere profondamente realistico di tutta la politica estera sovietica, per cui, di fronte ad una situazione internazionale, sotto molti aspetti, ancora fluida, sono sempre possibili cambiamenti, anche radicali, dell'atteggiamento del Governo dell'U.R.S.S. di fronte a definiti problemi internazionali.

La politica estera dell'Unione Sovietica è stata, fin quasi dall'inizio della rivoluzione di ottobre, la risultante di due fattori differenti: la politica dell'U.R.S.S. quale unico stato socialista, unita questa ultima alla persuasione che presto o tardi un conflitto armato fra il mondo socialista e il mondo capitalista era inevitabile. In questo conflitto la Germania era stata costantemente considerata come il pugno armato potenziale del mondo capitalista contro l'U.R.S.S. Scopo principale della politica sovietica è quindi sempre stato di approfittare del .conflitto d'interessi in seno al mondo capitalistico per impedire questo blocco antisovietico, secondo le circostanze, sia con una politica di riavvicinamento con la Germania, sia con una politica di isolamento della Germania, ma sempre con la convinzione profonda che, al momento effettivo della guerra, il mondo capitalista avrebbe dimenticate le sue differenze interne di fronte agli interessi superiori di classe, mettendosi d'accordo colla Germania, almeno nel senso di !asciarla, indisturbata, condurre, con tutti i suoi mezzi, la guerra per la distruzione dello stato socialista. Di qui la necessità di costituire, a prezzo di qualsiasi sacrificio, un organismo militare, industriale e produttivo tale da essere in grado di resistere, da solo se necessario, alla coalizione del mondo capitalista. L'U.R.S.S. pur conducendo una attiva politica estera si riteneva isolata, moralmente, considerava i suoi amici ed alleati del momento come potenziali nemici, non solo del domani, ma dell'oggi. Questa risultante dei due fattori unita alla coscienza della sua forza, se bene intesa, spiega la profonda diffidenza, l'individualismo e i bruschi voltafaccia della politica sovietica negli ultimi venticinque anni.

Questa concezione diciamo classista del mondo è stata profondamente scossa dalla guerra e soprattutto da tre elementi:

l) l'U.R.S.S. è stata attaccata dalla Germania, e America ed Inghilterra, i due pilastri del capitalismo, non hanno raffazzonate le loro differenze con la Germania: contrariamente ai timori sovietici, hanno continuato la guerra ed hanno abbastanza onestamente appoggiato l'U.R.S.S. prima con aiuti in mezzi e materiali, poi con la guerra aerea e poi con operazioni militari terrestri in Italia e in Francia;

2) il fallimento della Terza Internazionale in quanto elemento importante nei piani militari difensivi dell'Unione: una serie di stati capitalisti si sono trovati in guerra contro l'Unione Sovietica senza che le classi lavoratrici si siano sollevate all'interno per impedire l'attacco contro lo stato socialista;

3) è per lo meno dubbio se la meravigliosa resistenza del popolo russo sia stato un fenomeno socialista o nazionalista. Senza il piano staliniano di costruzione industriale dell'U.R.S.S., piano di cui solo ora si comincia a comprendere a pieno la grandiosità di concezione e di esecuzione, la resistenza prima e la controffensiva poi non sarebbero state possibili: ma il soldato al fronte, l'operaio nell'officina, la popolazione tutta, nel gettare se stessi senza riserva nella lotta hanno inteso difendere lo stato socialista o semplicemente la patria?

Volutamente ho detto soltanto scossa: un fondo di diffidenza rimane ed è ancora soggetto a degli alti e bassi; ma la diffidenza non è unilaterale: come non sono scomparsi a Londra ed a Washington gli elementi che vedono dappertutto la Terza Internazionale e che attribuiscono ogni rivendicazione operaia all'azione degli «agenti di Mosca», così non mancano qui gli elementi che credono fermo alla esistenza di una internazionale capitalista e sono portati ad interpretare ogni manifestazione di stampa come segno di una congiura contro lo stato socialista. Forse non si è molto lontani dal vero supponendo che il sospetto è uguale dalle due parti.

Per quanto concerne la politica dell'U.R.S.S. è però importante che quello che fino a relativamente poco tempo fa era considerato un assioma sia oggi solo un elemento di diffidenza: sotto questo nuovo punto di vista divergenze d'opinioni e contrasti di interessi fra U.R.S.S. e i suoi due alleati anglo-sassoni, da conflitti fra due concezioni del mondo irreconciliabili tendono a diventare conflitti e divergenze fra stati, per cui, con un po' di buona volontà dalle due parti, è possibile trovare una soluzione di compromesso.

Le relazioni con gli Stati Uniti, in questi ultimi mesi, hanno subito una decisa evoluzione nel senso della crescente mutua fiducia; qui si è convinti della onestà delle intenzioni di Roosevelt e si ha molta fiducia nel suo Ambasciatore qui, Harriman, però si tende a considerare la politica del Presidente come prevalentemente personale. Si guarda con molto interesse alle prossime elezioni americane, che avranno grande influenza sullo sviluppo dei rapporti sovietico-americani: qui importa di vedere non solo se Roosevelt sarà rieletto ma anche con quale maggioranza lo sarà. Gli oppositori di Roosevelt, a qualsiasi partito essi appartengono, vengon qui considerati come isolazionisti e -fondamentalmente-favorevoli oggi ad una pace di compromesso con la Germania e, dopo la guerra, ad una politica di riabilitazione della Germania diretta, potenzialmente, contro l'U.R.S.S. socialista. La massa di opinione pubblica che l'opposizione americana riuscirà a mettere in campo sarà qui considerata come elemento importante. Se Roosevelt dovesse essere rieletto con una debole maggioranza, tenendo conto del possibile riprendere degli elementi isolazionisti nel dopo guerra, se ne trarrà la conseguenza che le classi dirigenti americane tendono a evolvere in senso isolazionista e che quindi non si può far conto, a lunga scadenza, con una politica americana di collaborazione sincera coll'U.R.S.S. nel piano mondiale nel dopo guerra e se ne trarranno le necessane conseguenze.

È mia impressione che qui si desidera, sinceramente, la collaborazione con l'America e, pur non intendendo transigere sugli interessi essenziali sovietici, si è decisi a procedere nelle principali questioni col necessario spirito di comprensione, a mettere, in una parola, bene in chiaro che se la collaborazione dovesse, all'atto pratico, mostrarsi irrealizzabile, ciò non sarà stato per colpa dell'Unione Sovietica.

Ho notato qui, in ambienti non sovietici, una tendenza ad attribuire questa evoluzione della politica sovietica al desiderio di ottenere prestiti americani per la ricostruzione: si parla perfino, non so con quale fondamento, di una precisa richiesta sovietica nella misura di cinque miliardi di dollari.

Che qui si dia una estrema importanza al problema della ricostruzione è fuori dubbio; è difficile rendersi appieno conto dei sacrifici che la popolazione sovietica ha dovuto sopportare per la guerra: sacrifici che forse nessun'altro popolo sarebbe stato in grado di sopportare, e che sono stati sopportati senza discutere, senza mormorare. È convinzione generale -che condivido in pieno -che Stalin voglia rispondere a questo sforzo patriottico con una politica economica diretta al rapido miglioramento delle condizioni di vita delle masse. L'U.R.S.S. sarebbe in grado di fare da sé tutta la sua ricostruzione: l'aiuto americano può servire considerevolmente ad accelerare i tempi e come tale è senza dubbio desiderato.

Sarebbe però grave errore esagerare l'importanza del fattore prestiti nei rapporti U.R.S.S.-America. L'U.R.S.S. ritiene che questo aiuto americano le è dovuto come un debito di riconoscenza per i sacrifici di sangue da lei fatti. Ritiene l'apertura del mercato sovietico altrettanto necessaria all'America per superare la crisi del dopo guerra: l'America poi tende a dare qui oggetti di consumo, l'U.R.S.S. invece preferisce avere macchine per la produzione di articoli di consumo. Comunque se gli americani pensano -e ci sono certo molti americani che lo pensano -di poter mettere la politica dell'U.R.S.S., in un certo senso, a rimorchio della politica americana a mezzo dei dollari vanno certamente incontro a serie delusioni.

I rapporti anglo-sovietici mi sembrano improntati a molto maggior riserbo: su di essi pesa un secolo di ostilità e di diffidenze che l'atteggiamento degli organi periferici inglesi, e specialmente del Governo dell'India, fa certo poco per sopire. Ma i rapporti anglo-russi hanno, a questo momento almeno, una importanza secondaria. L'Inghilterra a Mosca è oggi ben lontana dall'occupare il posto di una volta e mi sembra prevalere qui l'opinione che regolando i rapporti con Washington quasi automaticamente si regolano anche quelli con Londra.

Al primo posto degli scopi essenziali della politica sovietica è, fuori di ogni dubbio, il completo schiacciamento della Germania. Stalin, il governo ed il popolo dell'Unione non sono disposti a dimenticare o a perdonare né l'attacco del 1941, né il rischio mortale corso dal paese, né e soprattutto le distruzioni ed i massacri senza parallelo e senza nome che i tedeschi hanno perpetrato sul territorio dell'Unione: se anche, il che non è probabile, il popolo russo o per lo meno quella parte di esso che non ha inteso direttamente il tallone tedesco fosse disposto a dimenticare, stampa e propaganda sovietiche vegliano a che non lo faccia. Qui si vogliono le truppe russe a Berlino, lo schiacciamento completo della Germania, si appoggiano le rivendicazioni polacche, ceche e francesi contro la Germania, si vuole, una volta per tutte, togliere alla Germania ogni possibilità di aggressione: allo stesso tempo, si vuole togliere alla internazionale capitalista ogni possibilità di puntare in futuro sulla Germania per un blocco antisovietico. E questo schiacciamento completo della Germania lo si vuole presto. Per questo l'U.R.S.S. ha messo in campo con uno sforzo senza paragone tutte le sue forze per un colpo decisivo, per questo insiste ogni giorno, e non senza asprezza, per una mobilitazione generale, decisiva ed immediata, di tutte le forze dei suoi alleati grandi e piccoli. Si vuole qui la fine rapida della guerra, non solo per naturale reazione di un popolo che ha sulle spalle tre anni e più di guerra; qui si sente, e si teme la presenza in Inghilterra ed in America di elementi, numerosi ed influenti, che, preoccupati dalla crescente influenza mondiale dell'U.R.S.S., sarebbero favorevoli ad una pace di compromesso con la Germania; e si pensa che il prolungarsi della guerra in Europa per un altro anno potrebbe dare a questi elementi maggiori probabilità di successo. Per ogni evenienza si tiene in riserva il Comitato Libera Germania, che, molto abilmente, viene fatto balenare agli Alleati ogni qual volta l'U.R.S.S. vede o crede di vedere dei tentennamenti; in altre parole l'U.R.S.S. vuole la sconfitta completa della Germania e dirige in questo senso la sua attività sia politica che militare: a quegli elementi a Londra e a Washington che possano considerare la possibilità di una pace di compromesso colla Germania si ricorda che l'U.R.S.S., più di Londra e di Washington, ha sempre la possibilità e anche gli strumenti per una pace di compromesso colla Germania.

L'U.R.S.S. intende dopo la guerra essere circondata da una catena di stati legati a lei, più che da trattati, da una sincera politica di amicizia, in Europa; Finlandia, Polonia, Rumania, Ungheria, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Bulgaria: vuole che in tutti questi stati la sua influenza sia preponderante. Intende l'U.R.S.S. che essi debbono darsi un Governo comunista? Su questo argomento le opinioni qui sono divergenti.

Per quanto mi concerne, allo stato attuale delle cose, sono convinto che l'U.R.S.S., anche quando la maggior parte di questi stati si troveranno nelle mani dell'esercito rosso, non intende seguire una politica che direttamente o indirettamente li porti a darsi un governo comunista e tanto meno a chiedere di essere incorporati nell'Unione Sovietica. Questo non toglie, naturalmente, che, in Polonia oggi, in altri stati domani, l'U.R.S.S. non veda con piacere l'affermarsi nella vita politica di partiti favorevoli a riforme sociali avanzate, riforma agraria e nazionalizzazione della grande industria: l'eliminazione insomma dell'influenza politica di quelle classi sociali che per legge di origine potrebbero essere portate, domani, a farsi gli strumenti dell'internazionale capitalista contro l'Unione Sovietica; sarebbe però difficile affermare che questi movimenti in favore di profonde riforme economiche e sociali sono il prodotto di propaganda straniera e non il risultato naturale della scossa della guerra. Sono cioè d'opinione che quando i Sovieti dichiarano di volere una Polonia -o altri stati -forti, indipendenti, e liberi di darsi il governo che vogliono, meno un governo fascista, essi sono oggi in perfetta buona fede. Altro potrebbe essere il loro atteggiamento se domani si cercasse, da altre parti, di portare al potere elementi reazionari per imprimere a questi paesi una politica estera a sfondo anti-sovietico. In altre parole la mia impressione è che oggi l'U.R.S.S., in quanto stato socialista, offre un armistizio ai principali stati capitalisti sul fronte interno dei terzi stati ed è decisa a mantenerlo almeno fintanto che anche l'altra parte si terrà a questo armistizio.

Quali siano esattamente le idee dell'U.R.S.S. in materia di organizzazione internazionale della pace e della sicurezza non mi è ancora sufficientemente chiaro: forse quando in occasione della prossima apertura delle conversazioni in proposito la stampa sovietica si occuperà maggiormente della questione, il punto di vista del Governo apparirà più chiaro. Per ora le linee principali che mi sembra di intravedere sono le seguenti:

l) i So viet mettono al primo piano la continuazione della collaborazione stretta fra le tre principali Potenze per il mantenimento della pace mondiale;

2) essi intendono che l'organizzazione della sicurezza deve essere mondiale e non locale: sono cioè contrari, di massima, ai blocchi regionali: è probabilmente un residuo dell'antica tendenza di Mosca di vedere in ogni blocco una punta potenziale contro l'U.R.S.S. e che può quindi diminuire con il diminuire delle diffidenze nei riguardi della politica anglo-americana;

3) sembrano piuttosto propensi a una organizzazione automatica della resistenza all'aggressione ossia, nell'eventualità del verificarsi di casi specificati, la messa in moto automatica del sistema repressivo escludendo la teoria della consultazione preventiva. Mi sembra anche comprendere che non sia stata abbandonata la teoria della aggressione indiretta.

Sebbene sia innegabile lo svilupparsi di un carattere nettamente nazionale e nazionalistico di tutta la concezione di vita sovietica, non ho dubbi che a guerra finita lo scopo fondamentale della politica estera sovietica sarà il mantenimento della pace, e che non è da temere che l'U.R.S.S. si lanci in una politica di avventure imperialistiche. Però tre anni di guerra sostenuta e vinta contro tutta la potenza militare tedesca, la coscienza profonda di essere stati loro a vincere la guerra, la coscienza di avere mostrato al mondo l'efficienza militare e sociale del nuovo stato socialista, fanno sì che la Russia uscirà da questa guerra con una profonda e fiera sensazione della sua potenza. Mentre è disposta, sinceramente ed onestamente, a tener conto del punto di vista delle altre Potenze grandi e piccole, vuole che tutti gli altri tengano ugualmente conto del posto che l'U.R.S.S. si è affermato: se è disposta a condividere con altri la responsabilità di dirigere gli affari del mondo ed a risolvere in via amichevole e comprensiva le questioni d'interesse generale, non è certo disposta a lasciarsi imporre da nessuno e intende che la sua voce sia sentita.

332

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

R. 61/2. Mosca, 8 agosto 1944 (per. il 5 ottobre).

V.E. -comprenderà che non è facile per me ricostruire, a distanza di vari mesi, le ragioni che hanno indotto il Governo sovietico a prendere l'iniziativa per la risoluzione della crisi governativa italiana, anche perché non ho ancora avuto da V.E. -la minima informazione sulle conversazioni avute dal Signor Vyshinsky in Italia. Attualmente mi sembra di potere ricapitolare e interpretare gli avvenimenti, dal punto di vista di Mosca, nella forma seguente.

Fin dall'autunno scorso il Governo sovietico aveva maturata l'idea che era possibile, entro quest'anno, a mezzo di una serie di colpi concentrati, finire la guerra contro la Germania. Il piano di azione dei grandi alleati era stato concordato, nelle sue linee generali, alla conferenza di Teheran; l'U.R.S.S., per conto suo, mentre si preparava la grande offensiva di primavera, convinta della necessità di uno sforzo concentrato, continuava a cercare di raccogliere forze dovunque fosse possibile di trovarle. Vyshinsky, allora in Italia, ha avuta l'impressione che «venti anni di fascismo non erano riusciti a guastare il popolo italiano» (le parole fra virgolette, qui ed altrove, sono le parole testuali dei miei interlocutori), che tanto il Governo Badoglio quanto la giunta antifascista di Napoli erano decisi alla guerra contro la Germania e che l'unica cosa che impediva all'Italia di prendere parte attiva all'offensiva generale, con tutte le sue forze, era la scissione Bari-Napoli: che da parte anglo-americana, se addirittura non si vedeva con piacere questa scissione paralizzatrice, non si faceva nulla di serio per trovare una soluzione. Considerando questa situazione pregiudichevole agli interessi russi il Governo sovietico si è prima rivolto ai Governi alleati per vie diplomatiche; visto che questo non bastava, è passato all'azione diretta, per decisione (me lo hanno detto tanto Molotov che Vyshinsky) personale di Stalin. Ma questa decisione, anche se sostanzialmente utile per noi, è stata presa dal Governo sovietico, principalmente almeno, per considerazioni di interesse proprio. «L'interesse dell'Italia coincideva esattamente con il nostro interesse» (Molotov).

Una volta risolta la crisi interna il Governo sovietico si aspettava -sembrerebbe che i capi dei differenti partiti italiani lo avessero espressamente detto a Vyshinsky-che il nuovo Governo italiano non si sarebbe praticamente occupato di altro che di portare il popolo italiano alla guerra: ha avuto invece l'impressione che il nuovo Governo italiano si preoccupava in primo luogo di assestamenti politici interni e di uscire dalla situazione di armistizio, con proclami e dichiarazioni di principio e solo assai debolmente dello sforzo bellico dell'Italia.

Molotov è stato con me molto esplicito: quando, sulla base del telegramma ministeriale n. 11 , gli ho detto che il Governo italiano sperava in una pronta restaurazione completa dei suoi diritti sovrani, mi ha risposto: «Noi abbiamo fatto quello che nell'interesse dell'Unione e dell'Italia ritenevamo necessario di fare; adesso non abbiamo tempo che di occuparci della guerra contro la Germania; l'avvenire è nelle mani del Governo italiano; mostri con i fatti che governo e popolo italiano hanno veramente rotto con il passato e che vogliono battersi con tutte le loro forze a fianco degli Alleati per cacciare dall'Italia i tedeschi e i loro alleati mussoliniani e può essere tranquillo per quanto riguarda il suo avvenire». Lo stesso sostanzialmente mi hanno detto tutti gli altri funzionari responsabili con cui ho avuto occasione di parlare. Non mi è stato nascosto che il nuovo Governo italiano era stato una delusione; che l'unico aiuto effettivo che l'Italia dà alla causa comune è l'attività dei partigiani che viene considerata come espressione spontanea della volontà popolare piuttosto che frutto dell'azione diretta del Governo.

Il Governo sovietico si aspetta dunque che noi ci occupiamo in primo luogo di fare alla Germania la guerra che abbiamo dichiarata; è già dispiaciuto che l'iniziativa da esso presa non abbia dato i risultati che si attendeva; non è disposto a prendere altre iniziative in nostro favore prima di poter dimostrare, con i fatti, che il primo investimento italiano ha dato i suoi frutti. Dalla misura dello sforzo che potrà fare l'Italia, e soprattutto dalla sua spontaneità, giudicherà quale è la forza e la vitalità dell'Italia e quale conto se ne può e se ne dovrà fare nella politica futura dell'Europa.

l Vedi D. 236.

Questo mi è stato detto più che esplicitamente in risposta al telegramma di

V.E. -n. 13 1 . «Di nuovo il Governo italiano solleva questioni generali di principio: noi vogliamo che si dica precisamente quali clausole dell'armistizio e quali azioni precise delle autorità alleate in Italia ostacolano lo sforzo bellico dell'Italia e su questi punti precisi siamo sempre disposti a sollevare la questione con gli Alleati». Nella mia ultima conversazione con Dekanozov (Vice-Commissario che si occupa precipuamente dei nostri affari), in merito al telegramma di V.E. n. 152 , quando ho parlato in concreto di forze italiane pronte a combattere, ma che non hanno armi e che non possono averle che dagli Alleati, che alla loro volta non si mostrano ansiosi di darle; quando, riferendomi alla notizia riportata dalla stampa sovietica dell'arrivo in Italia di forze brasiliane, gli ho osservato che forse, agli scopi comuni degli Alleati, sarebbe stato più pratico ed economico armare in Italia dei soldati italiani piuttosto che armare in Brasile soldati brasiliani e trasportarli a combattere in Italia, sebbene la risposta sia stata come era da attendersi (riferirò), ho avuto la netta impressione che le mie parole erano state ascoltate con ben altra attenzione. - V.E. -può essere sicuro che ho compresa perfettamente la difficoltà grave della nostra situazione e la necessità per noi di uscirne in qualche modo: bisogna però anche che V.E. abbia fiducia in me e mi lasci una certa libertà di iniziativa circa il come ed il quando sollevare la questione.

A mia impressione, più importante ancora che la modifica dello stato di armistizio è per noi il persuadere il mondo che la nuova Italia ha veramente rotto con il passato; sono anzi persuaso che il primo scopo è molto difficilmente realizzabile, salvo che per questioni di dettaglio, se non riusciremo nel secondo. L'eredità che il Governo italiano ha raccolta non è invidiabile: si tratta in primo luogo di persuadere il mondo della onestà e della serietà della politica estera italiana.

Qui il terreno può essere meno difficile che altrove: il compito tuttavia non è né facile né breve. A mio avviso occorre ora:

l) Concentrare le nostre conversazioni con e le nostre richieste al Governo sovietico su quello che concerne lo sforzo bellico dell'Italia. Tenere presente che qui, ogni questione, in ultima analisi, deve essere risolta da Stalin e che Stalin è un realista: occorre quindi fare richieste, avanzare proposte precise, concrete, accompagnate da tutti gli elementi necessari di giudizio; non promettere più di quello che siamo sicuri di poter mantenere; meglio prometter meno e fare di più che il contra-

I Vedi D. 284. 2 Vedi D. 300.

rio. Tenere presente che con lo sviluppo della situazione militare generale il nostro concorso ha oggi meno importanza di quanto avrebbe avuto qualche tempo addietro e quanto più tempo passa meno ne ha: difficoltà di comunicazione ed altre rendono difficile l'agire rapidamente ed anche questo è un grosso inconveniente.

2) Tutte le nostre richieste concernenti il miglioramento della nostra attuale situazione e l'eliminazione di inconvenienti derivanti dalle condizioni d'armistizio, non strettamente connesse con il nostro sforzo militare potrebbero, credo, più utilmente essere dirette a tutti tre i grandi alleati simultaneamente, piuttosto che ai russi soli. L'U.R.S.S. vuole procedere d'accordo con i suoi alleati, ha in questo momento sul tappeto questioni che l'interessano più da vicino che non l'Italia: rivolgiamoci pure ai russi con onestà e con fiducia per tutte le questioni che ci interessano, ma non possiamo contare di fare dei russi gli avvocati esclusivi dell'Italia.

In tutte queste questioni io credo la cosa migliore da fare sia quella di dire onestamente e completamente ai russi quello che diciamo agli anglo-americani e viceversa: la serietà, l'onestà assolute ci potranno forse far perdere qualche vantaggio immediato ma, a lungo andare, saranno per noi la migliore politica. Data la nostra disgraziata eredità di furberia bisogna fare più che mai attenzione ed evitare anche la più lontana apparenza di volere pescare nel torbido.

L'U.R.S.S. vuole in primo luogo la continuazione della politica di collaborazione cogli Alleati ed il mantenimento della pace. Quanto più presto la persuaderemo che noi ci inquadriamo in queste idee tanto meglio sarà per noi.

Quanto precede non vuole dire che la Russia non avrà la sua politica italiana: essa sa benissimo di essere destinata ad avere una situazione preponderante nella politica europea del dopo guerra: in questa politica europea, per mal ridotta che sia, ci deve essere anche posto per l'Italia. Sono anzi convinto che, appena le circostanze ce lo rendono possibile, dovremmo cercare di trasportare i nostri rapporti con l'U.R.S.S. sul terreno avvenire.

Col mio rapporto n. 60/1 1 ho riferito a V.E. le direttive principali della politica russa: bisognerebbe che V.E. vedesse se ed in quanto Ella ritiene che possiamo inquadrarci in questa politica. Le sarò in ogni modo molto grato di farmi conoscere le Sue idee in proposito. A mano a mano che mi orienterò meglio qui, spero di poter essere in grado di completare il quadro e di fare a V.E. eventuali suggerimenti di dettaglio. Segnalo intanto a V.E. che due dei nostri vicini sono già, più di noi, destinati ad inquadrarsi nella politica dell'U.R.S.S.: la Francia in quanto, per legge di natura, entra in ogni sistema diretto a tenere a posto la Germania; la Jugoslavia, sia come paese slavo, sia come paese destinato a rientrare nella «catena di paesi amici» dell'U.R.S.S. Non so quali siano attualmente i nostri rapporti con questi due paesi-ambedue i rappresentanti qui sono stati marcatamente amichevoli nei miei riguardi -e sarò grato a V.E. di ogni informazione che potrà darmi al riguardo: tenga presente però che tutto quello che noi saremo in grado di fare per migliorare temporaneamente e più ancora, se possibile, definitivamente, i nostri rapporti con Francia e Jugoslavia non potrà che avere ripercussioni molto favorevoli sui nostri rapporti presenti e futuri con l'U.R.S.S.

I Vedi D. 331.

333

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. 62/3. Mosca, 8 agosto 1944 (per. il 5 ottobre).

Voglio aggiungere per te alcuni tratti personali ai miei rapporti 1•

La nostra vecchia Ambasciata è sotto riparazione, non è stata data a nessuno sebbene ci siano stati molti pretendenti, ma non mi è stato ancora detto che ce la ridaranno. Tutto l'inventario dell'Ambasciata è sotto sigillo giapponese: i So viet dovrebbero persuadere, loro, i giapponesi a consegnarlo a me. Né l'una né l'altra questione avanzano: secondo me questo è fatto intenzionalmente; fa parte degli «imponderabili». Quindi tanto io che il personale che verrà-quando?-dovremo per molto e molto tempo rassegnarci a stare all'albergo.

Per conseguenza di questo pasticcio con i giapponesi io non ho assolutamente niente: tutto il mio ufficio consiste in una macchina da scrivere portabile mia, che, per fortuna, ho portato; mia moglie mi fa da dattilografa, ufficio cifra, usciere, ecc. Vedi in pratica che razza di carta ho: ho ordinato un sigillo provvisorio di ufficio. Qui c'è scarsità di carta e di tutto; in Italia immagino ce ne sarà altrettanta; gli altri si approvvigionano all'estero, io non ho mezzo di farlo. Passo sopra a tutti gli altri dettagli: ci sarebbe da scrivere un volume.

Ho ritenuto più opportuno non brontolare: riconoscere francamente il mio stato irregolare e aspettare che piano piano le cose si mettano a posto da sé. Le mie relazioni con il corpo diplomatico sono differenti secondo il maggiore

o minore formalismo dei vari capi missione; ma in genere in via di miglioramento; ho seguito il principio di procedere gradatamente senza cacciarmi avanti, ma anche senza avere l'aria di fare l'Achille sotto la tenda.

Situazione come vedi non delle più facili, ma che mi aspettavo. Solo che in queste condizioni bisogna che voi vi rendiate conto che il mio lavoro non può essere che lento e, per molto tempo, incompleto. Ci sono inoltre alcuni punti su cui ho bisogno del vostro e specialmente del tuo aiuto.

Sono da otto anni assente dall'Italia, da più di quattro anni non ricevo né una lettera né un giornale: non so niente della situazione italiana, ancor meno della nostra situazione internazionale: per esempio non ho mai saputo le condizioni di armistizio. Bisogna quindi che voi abbiate la pazienza di inviarmi abbondanti informazioni, quanto più è possibile per telegramma, anche e specialmente sulla situazione interna italiana. Me ne domandano continuamente tutti, i sovietici come gli altri, ed io non so cosa rispondere. Bisognerebbe che trovaste la maniera di farmi avere dei giornali italiani; che mi teneste al corrente delle vostre trattative con codesta rappresentanza sovietica e colle autorità alleate. Tu, che, come me, sei stato al Ministero per molti anni sai che una delle ragioni non ultime del fallimento di tutto il nostro servizio è stato il sistema di non volere mai far sapere niente di niente ai rappresentanti all'estero: in un periodo difficile come l'attuale, se vogliamo

l Vedi DD. 331 e 332.

ricreare un Ministero degli Esteri, bisogna ritornare ai sistemi antichi quando i rappresentanti all'estero erano considerati non come dei nemici ma come dei collaboratori di fiducia, con cui si parla, si discute e nei cui riguardi non si hanno segreti.

Da parte vostra bisogna che voi comprendiate le difficoltà e le circostanze delle mie comunicazioni con voi: ho capito benissimo quello che voi desiderate, spero da parte vostra abbiate capito quello che è possibile di ottenere e a quali condizioni. Bisogna però che io abbia, più assai di quanto sia usuale in tempi normali, l'autorizzazione vostra di agire di mia iniziativa, almeno nella scelta dei tempi e dei modi; che ci possono essere, come ce ne sono già state, delle circostanze in cui io debbo chiedere di fare o non fare qualche cosa, in forma non del tutto «consueta» e senza avere il tempo o la possibilità di spiegarvi per disteso il perché. In una parola bisogna che io possa contare, da parte del Ministero, in una molto ragionevole dose di fiducia nella mia buona fede e nella mia capacità: spero che tu mi capirai e mi aiuterai a spiegare il mio punto di vista al Ministro e al Sottosegretario.

Ti accludo ancora una lettera per mia Madre che ti pregherei di fare recapitare: debbo ricorrere al tuo intermediario perché non conosco il suo attuale indirizzo. Scusami della lunga lettera, grazie intanto di tutte le tue passate cortesie a mio riguardo.

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IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 60/23 R. Mosca, 9 agosto 1944 1•

Ringrazio l'E.V. per informazioni di cui al telegramma di V.E. n. 18 2 .

Mentre mi riservo parlarne in via preliminare a questo Ministero degli Affari Esteri prego telegrafarmi maggiori dati in cifra precisa circa spese occupazione, quantitativo carta moneta messa in circolazione, quale a nostro avviso dovrebbe essere cambio dollaro lira. Dato in ultima analisi ogni questione deve essere sottoposta Stalin che ama precisione, occorre V.E. abbia pazienza inviare sempre maggiori dettagli relativi ad ogni questione che intende sottoporre Governo sovietico. Sarebbe utile anche conoscere come e quando questione è stata sollevata con anglo-americani.

In genere sarebbe opportuno che noi informassimo questo Governo nostre trattative con altri alleati anche per questioni importanza secondaria. Ho l'impressione che anglo-americani tengano poco al corrente russi circa tutto quello che concerne amministrazione, operazioni militari, situazione interna italiana e questo Governo è molto desideroso aver in proposito informazioni ampie da noi. Prego

I Pervenuto tramite la rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma il 23 agosto alle ore 10. 2 Vedi D. 308.

419 quindi V.E. abbondare informazioni al riguardo quanto possibile telegraficamente. In quanto merito questione tengo far presente a V.E. per sua norma che:

l) russi non sarebbero disposti accettare intromissione anglo-americana circa amministrazione territori occupati da loro, il che li obbliga in un senso reciproco: per questo per esempio preferiscono non chiedere informazioni sull'Italia anglo-americani;

2) in vista loro futura politica europea ritengo che russi vedono non senza soddisfazione che anglo-americani si conducono male nei paesi da loro occupati 1•

335

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 269/24 P. R. Mosca, 9 agosto 1944 2 .

Prego V.E. sollecitare Messeri. A parte necessità lavoro V.E. saprà che io sono del tutto all'oscuro situazione interna e internazionale Italia. Questo Governo mi domanda continuamente informazioni e comincia dispiacersi che due mesi e più dopo mio arrivo non si sia ancora provveduto da parte nostra stabilire contatti diretti con l'Italia.

Sarebbe opportuno anche cercare regolare scambi diretti telegrammi in cifra. Intanto per la forma sarebbe preferibile che telegrammi inviati attraverso Russia fossero inviati in cifra 3 .

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IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA SEZIONE POLITICA DELL'A.C.C.

MEMORANDUM 6/204/99. Roma, 9 agosto 1944.

The Soviet Armed Forces, on their advance on Polish and Lithuanian territory, previously occupied by the Germans, have come across the first groups of Italians interned in those regions.

In this connection the Italian Government have found it necessary urgently to approach the Soviet Government with the aim of obtaining that ali measures, that are possible under the circumstances, will be adopted in order to assist and protect them4 .

I Per la risposta vedi D. 374. 2 Pervenuto tramite la rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma il 23 agosto alle ore IO. 3 Per la risposta vedi D. 3 7 5. 4 Vedi DD. 305 e 309.

On the other hand, as the Allied Contro! Commission is aware, there is at present in Germany, Holland and Belgium, a vast mass of Italians, half of which consists of troops and civilians captured by the Germans and taken in the Reich for internment, and the other half of workers on forced labour (about one million ali told).

In view of the forthcoming developments of war operations which will lead to the occupation of German territory by the Allied Forces, the Italian Government are deeply concerned as to the fate of these Italians, both in the course of the German retreat and following a foreseable German collapse.

The Ministry of Foreign Affairs has no doubt that this delicate question has already been considered by the competent Anglo-American authorities and that in the framework of the measures relating to the occupation of Germany, provisions concerning the assistance to, and repatriation of, such vast community are already under study.

With the aim, however, of co-operating in the solution of this problem, the Ministry of Foreign Affairs takes leave to suggest that contacts might already be usefully made between the organs that the A.C.C. will appoint for the purpose and the competent Italian Authorities with a view to reaching that concrete action that the Allied Authorities will deem most opportune in the common interest.

The Ministry of Foreign Affairs is confident that the A.C.C. will appreciate the spirit and the aim of this request and will, as soon as possible, furnish a kind reply on the matter 1 .

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 1/203. Roma, IO agosto 1944.

Some time ago you asked me whether the Italian Government had any objection to the publication of the Armistice of 29th September 1943 and I then replied, officially, that, on our part, we could see no objections to it 2 . This I actually had occasion to confirm publicly in my statement on foreign policy of a few days ago to the officials of the Ministry of Foreign Affairs 3 .

Several weeks have passed since then but no publication, which seemed at the time to have been quite decided by the Allies, and imminent, has been made, nor does it seem likely to be forthcoming.

You are aware that this non-publication has given rise to much press controversy and also to many indiscretions, either mischievous or erroneous.

I therefore would ask you kindly to inform the Governments of the United Nations, on behalf of the Italian Government, that to-day we consider necessary that such publication should take piace at a not too distant date.

l La risposta non è stata rinvenuta. 2 Vedi D. 279. 3 Vedi D. 315.

lt is superfluous for me to give you a list of the reasons for which we consider such publication necessary. One of the most valid is certainly this: that the Italian people must know the rea! facts, however hard they may be and the sooner, the better. This applies not only to the Italians in liberated territory but, above ali, to those who are stili fighting against the German oppressor.

Furthermore, I personally consider that the truth is always salutary and that the ltalian people cannot, to-day, continue to be kept in the dark concerning matters essential to its existence as it was kept in ignorance by the former regime: a fact which was certainly not one of the minor reasons responsible for our present position.

I should, however, like to add that to-day's factual situation is certainly no longer consonant with that juridically represented by the Armistice. So that if the publication could be made to coincide with the simultaneous announcement of some international event favourable to ltaly, it would undoubtedly serve to emphasize that the Armistice itself represents to-day, in a large measure, a phase historically and politically obsolescent. 1t would also serve to register definitely the distance covered since September 1943, if only by reason of our co-belligerency; of the declaration of war against Germany; of the war fought for ten months alongside the United Nations; of the constitution of a Government genuinely democratic, etc.

I should also like to add that if the Lend-Lease act could be extended to us speedily, as ali Italy earnestly hopes, this would be an excellent occasion for the simultaneous publication of the two events, which would then be placed in their right light and perspective, in the interest of truth and everybody.

I shall be deeply grateful if you will kindly convey to the Allied Governments also this my last suggestion which I feel sure you will illustrate and support with your unfailing courtesy an d understanding 1•

338

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO, DEL BALZO, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO RISERVATO. Roma, Il agosto 1944.

Ho consegnato stamane a Kirk e a Hopkinson (in assenza di Charles) le lettere2 con le quali S.E. il Sottosegretario li informa della comunicazione inviata da S.E. il Presidente del Consiglio all'Ammiraglio Stone per sollecitare la pubbli

1 Visconti Venosta trasmise questo documento agli Ambasciatori Kirk, Charles e Bogomolov lo stesso IO agosto con la seguente lettera: «Le mando il testo di una lettera diretta oggi dal Presidente del Consiglio Bonomi al Cap. Stone. Si tratta della pubblicazione dell'armistizio che desideriamo avvenga subito e della opportunità che essa avvenga in determinate circostanze. Ella voglia, La prego, esaminarla con benevolenza ed appoggiarla presso il Suo Governo nei modi che crederà opportuni. Si tratta, come vedrà, di cosa per noi estremamente importante, che mi permetto di raccomandare molto alla Sua intelligente comprensione».

2 Vedi nota precedente.

cazione dell'Armistizio e per prospettare l'opportunità di far coincidere tale pubblicazione con un concreto gesto di simpatia verso l'Italia (ammissione al beneficio del Lend-Lease Act).

Kirk mi ha detto che telegraferà subito al suo Governo nel senso da noi desiderato. È stato, però, piuttosto reticente sulla possibilità di una pronta estensione all'Italia della Legge Affitti e Prestiti.

Kirk ha aggiunto che nel suo telegramma egli intende suggerire al Governo americano che le Nazioni Unite seguano il procedimento di lasciar pubblicare l'Armistizio dal Governo italiano. Gli sembra che questo sia più dignitoso per noi e metta la pubblicazione in miglior luce davanti alla nostra opinione pubblica.

Kirk ha anche accennato, in via personale, all'ipotesi che il Governo italiano desideri pubblicare contemporaneamente all'Armistizio una qualche dichiarazione ufficiale interpretativa. In tal caso, egli ha detto, è presumibile che il testo debba essere concordato con i Governi alleati.

Mi sono limitato ad osservare che commenti interpretativi potevano anche, e liberamente, essere pubblicati in articoli di giornali, per i quali non esiste censura politica preventiva.

Il Signor Hopkinson, invece, dopo avermi assicurato che Sir Noel Charles avrebbe subito informato il suo Governo, si è limitato a ricordare che il Governo britannico era piuttosto incerto circa l'opportunità di pubblicare il testo dell'armistizio e ciò per il timore che la pubblicazione si ripercuotesse svantaggiosamente sul Governo presieduto da S.E. Bonomi. Questi dubbi, egli ha aggiunto, erano di oltre un mese fa. Òggi, evidentemente, essi sono meno fondati, tanto più che è lo stesso Presidente del Consiglio a sollecitare la pubblicazione.

Quanto all'estensione all'Italia della Legge Affitti e Prestiti, Hopkinson ha rilevato che si tratta di decisione che spetta esclusivamente agli Stati Uniti. Riteneva, tuttavia, che le dichiarazioni di Stettinius autorizzassero qualche speranza in proposito 1 . ·

339

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 188/583 P. R. Roma, 12 agosto 1944, ore 12,30.

Per Berna: «N. 209 del 9 agosto. Suo 168 2 . Prego far pervenire Comitato Liberazione Italia settentrionale a nome Governo seguente messaggio a firma Presidente Bono mi:

"Il Governo italiano riconosce il Comitato di Liberazione dell'Italia settentrionale come l'Autorità coordinatrice di tutte le attività di resistenza.

l Vedi D. 322. 2 Vedi D. 241.

-Documenti diplomatici ~ Serie X -Vol. I

Il Comitato è in conseguenza autorizzato ad emanare tutti gli ordini e le istruzioni che varranno disciplinare la resistenza in tutto il territorio occupato, ad accentrare i soccorsi, a curarne la migliore distribuzione, a stabilire collegamenti, ad uniformare i criteri e le direttive che, tenuto conto delle diverse situazioni locali, parranno più opportuni per potenziare l'azione dei patrioti.

Il Comitato di Liberazione è autorizzato, a mano a mano che le truppe liberatrici avanzano e giovandosi di tutte le Autorità che collaborano alla resistenza, a provvedere all'ordine, disciplina, soccorso alle popolazioni nelle zone immediatamente impegnate nelle operazioni belliche e sino a quando il contatto sarà regolarmente stabilito coi Comandi alleati e le legittime Autorità italiane.

Il Governo italiano fa appello a tutte le popolazioni dell'Italia settentrionale perché, ubbidendo alle istruzioni che saranno a mano a mano emanate dal Comitato di Liberazione, diano ad esso la massima collaborazione, con quella disciplina, abnegazione, patriottismo che fanno del movimento di resistenza nelle generose province settentrionali italiane uno dei più ammirevoli e importanti contributi che l'Italia dà alla liberazione del territorio nazionale ed una delle più certe ragioni di speranze nel suo nuovo risorgimento".

Prego assicurare» 1 .

340

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

T. PER CORRIERE 36/215 R. Roma, 13 agosto 1944 (per. il 19).

La notizia di cui al telegramma di V.E. n. 170 P.R. in data 7 corr. mese2 relativa ad un preteso incontro tra il Ministro Togliatti e il Sostituto Segretario di Stato Monsignor Montini, si ricollega alle numerose congetture sorte in questi ultimi tempi intorno ad una ripresa di rapporti tra l'U.R.S.S. e la Santa Sede. L'incontro col Ministro Togliatti mi è stato smentito personalmente dallo stesso Monsignor Montini con il quale ho avuto occasione di parlare della cosa. Sullo stato dei rapporti U.R.S.S.-Santa Sede ho già più volte riferito; dalle successive segnalazioni appare essenzialmente:

l) che la Santa Sede se non ha, nel corso di questa guerra, mai rinnovato la condanna del comunismo così solennemente proclamata nella nota Enciclica di Pio XI, non ha mancato tuttavia, attraverso note più o meno ufficiose, di riaffermare la incompatibilità del cristianesimo con la dottrina e la prassi comunista;

2) che la Santa Sede non prenderà mai l'iniziativa per una ripresa dei rapporti con la Russia; che essa però non ha mai nemmeno nulla detto o fatto che possa aver reso impossibile un tale annodamento;

I Vedi D. 379. 2 Non pubblicato. Il telegramma era di Zoppi.

3) che la situazione ha, in questi ultimi tempi, subìto una decisa evoluzione con l'arrivo di truppe sovietiche in territori cattolici; evoluzione e nuovo stato di cose registrato appunto dai circoli giornalistici internazionali i quali ne hanno tratto induzioni ed illazioni che se restano nel campo della logica non sembrano avere almeno finora -alcun fondamento nel campo politico;

4) che in Vaticano non si esclude affatto -per l'abilità politica eccezionale che anche in quegli ambienti viene riconosciuta a Stalin -che proprio da quest'ultimo possano essere compiuti gesti suscettibili di aprire la via allo stabilimento di relazioni di fatto.

Date queste premesse e nell'attuale stato delle cose vien fatto naturale di chiedersi se non sarà proprio il problema polacco, al quale anche recentemente il Papa, in pubbliche manifestazioni, ha mostrato un così fervido interesse e non soltanto nel campo religioso, che possa indurre la Russia a compiere un primo passo verso la Santa Sede.

Esiste infatti un problema immediato, al quale la Santa Sede non può in alcun modo disinteressarsi, consistente nel ritorno a Varsavia del Nunzio Apostolico. Mons. Cortesi infatti, costretto dai tedeschi a lasciare Varsavia, come tutti gli altri Nunzi delle regioni occupate, e presentemente a Roma, ha sempre il titolo e l'Ufficio di Nunzio Apostolico in Polonia.

È possibile che sia questo, più che il problema delle minoranze cattoliche in Russia, negli Stati Baltici, in Galizia, nella Russia Bianca, ecc., che trascinerebbe con sé l'altro per ora inaffrontabile, molto più vasto, di un concordato e della stessa accettazione dell'Autorità del Vaticano all'interno del mondo sovietico, a costituire l'incentivo per una prima presa di contatto tra l'U.R.S.S. e la Santa Sede, che segnerebbe già in se stessa, ove dovesse verificarsi, un primo riconoscimento della forza spirituale del cristianesimo da parte della potenza rappresentante il più intransigente materialismo.

341

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, MESSE

TELESPR. SEGRETO 00468. Roma, 13 agosto 1944.

Riferimento a nota n. 14611 del 9 agosto 1 .

È stata già chiesta, per il tramite del Ministero degli Affari Esteri, alla Commissione di Controllo l'autorizzazione ad inviare in Balcania, presso il Maresciallo Tito, un gruppo di nostri ufficiali, sia per gli scopi indicati nella nota cui si risponde, sia, in generale, per stabilire dei contatti permanenti col Maresciallo stesso. Si è preferito parlare con la Commissione piuttosto di quattro o cinque ufficiali che di Missione Militare vera e propria, per togliere all'iniziativa quel colore politico che

I Non pubblicata, ma vedi D. 311.

425 avrebbe forse potuto ostacolarla. Comunque missione o gruppo sono sostanzialmente la stessa cosa. Si tratta naturalmente di designare ufficiali che abbiano qualità e caratteristiche adatte.

Non si mancherà di esaminare la proposta di interessare al riguardo anche delegato jugoslavo presso il Comitato Consultivo: ma è questi un pressoché dichiarato avversario del Maresciallo Tito, e, come tale, di dubbia utilità nella circostanza.

Mi compiaccio vivamente per quanto codesto Stato Maggiore ha già potuto ottenere in favore dei nostri militari in Balcania. È questo un problema che sta molto a cuore al Governo e che va seguito con tutta l'attenzione che codesto Stato Maggiore già vi porta del resto da tempo.

342

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA SEZIONE POLITICA DELL'A.C.C.

MEMORANDUM 6/246/122. Roma, 14 agosto 1944.

There are at present in France approximately 750 thousand Italian citizens, the greater part belonging to the working class. The presence of such a great number of Italians in French metropolitan territory has always necessitated vast administrative activities and welfare work.

Owing to the events in France this problem becomes now even more difficult. Of particular concern is the situation of ali those families who, following the deportation of their men to Germany for compulsory Iabour, were Ieft in great need and lack any financial support.

Moreover, there are in France important Italian State properties. These consist -apart from the Italian Embassy in Paris, where furniture and objects of great artistic value are to be found -of ali Consular offices, Welfare Centres etc. of which the Italian Government is completely without news since September 8th, 1943.

As Allied troops are liberating French territory, the necessity arises of immediately dealing with the serious problem of the administration and custody of the State properties situated in ali the most important French towns, as well as of the relief of needy Italian citizens.

It is the desire of the Italian Government -naturally in accordance with the Allied and French Authorities -to send to France, as soon as possible, one or more Italian Officials particularly competent for the said tasks.

The Ministry for Foreign Affairs should greatly appreciate if the Allied Contro! Commission would kindly take the matter into benevolent consideration and obtain from the Allied Governments a favourable acceptance of the above proposal 1 .

I Vedi D. 467.

343.

COLLOQUIO DEL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, CON MONSIGNOR FOGAR

PROMEMORIA. Roma, 14 agosto 1944.

l) Circa la visita di Tito, Monsignor Fogar sapeva che Tito era stato al fronte e che era andato in Vaticano a «visitare i monumenti». Avendo io detto esser ovvio che la venuta di Tito a Roma prelude a una nuova, intensificata collaborazione militare tra gli anglo-americani e Tito nel settore adriatico, Monsignor Fogar si manifestò dello stesso parere. Ho avuto l'impressione che circa i risultati del viaggio di Tito, Monsignor Fogar fosse più informato di quanto volesse far apparire.

2) Monsignor Fogar mi ha riparlato della soluzione Trieste «città o Stato libero», come la sola possibile. «L'unione di Trieste all'Italia è un danno sia per l'Italia sia per Trieste». Circa lò stato d'animo degli italiani dell'Istria e delle Isole, Monsignor Fogar mi ha raccontato di aver ricevuto visite di persone che si presentavano come croati o sloveni, mentre si trattava in realtà di italiani, di italiani cioè che mettono le mani avanti e si orientano secondo il vento che spira.

3) Monsignor Fogar ha riparlato delle profonde divisioni esistenti fra le varie nazionalità e le varie correnti della Jugoslavia, divisioni che potranno compromettere l'esistenza stessa dello Stato jugoslavo sia pure sotto forma federale. Gli sloveni hanno molta paura di Belgrado, dei croati, e soprattutto di Tito. Egli stesso, Monsignor Fogar, ha consigliato alcuni esponenti sloveni di cominciare a pensare anche a una Slovenia indipendente, per essere orientati e preparati a una soluzione del problema sloveno nel caso uno Stato jugoslavo dovesse dimostrarsi non vitale. Dietro iniziativa di esponenti jugoslavi anti-comunisti, sono stati inviati a Bari ben trecento appartenenti alle Forze anglo-americane, i quali hanno subito maltrattamenti da parte delle bande di Tito. Le autorità anglo-americane di Bari stanno procedendo ad inchieste e all'interrogatorio di tali elementi.

4) Il Vescovo di Trieste, Monsignor Santin, è ora in pessimi rapporti con le autorità tedesche. Anche nel goriziano la situazione è confusa e dolorosa. Tale situazione è stata aggravata da una gaffe dell'Arcivescovo di Gorizia il quale ha spedito a Mussolini un suo collaboratore, un prelato italiano, per invocare dal «Duce della Repubblica Sociale» aiuto e protezione per la popolazione contro i partigiani. Mussolini ha dato al collaboratore dell'Arcivescovo un milione di lire, e la cosa è stata pubblicata dalla stampa. Da un prelato che è stato rappresentante della Santa Sede in Turchia -ha soggiunto Monsignor Fogar -ci si poteva attendere un po' più di diplomazia.

5) Nella conversazione, Monsignor Fogar ha accennato ad altri argomenti come per esempio: diario di Ciano, Convegno di Feltre, amicizia personale esistente tra Roosevelt e Otto d'Asburgo, ecc.

344

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 1/236 1• Roma, 15 agosto 1944.

The present military achievements, so glorius for the Nations that together are fighting against Germany, lead to believe that the day, when all the invaded lands will finally be liberated, is not too far away.

The Italian Government is very concerned regarding the possibility that at the moment when the «Venezia Giulia» will be liberated, conflicts may break out between armed bands and peaceful citizens, causing bloodshed in the towns and villages of a region that already has been sorely tried.

In order to avoid the possibility of violence and slaughter we consider it our duty to draw the attention of the Allied Governments on such painful eventuality, so that whatever measures may be deemed suitable shall be taken in useful time.

The Italian Government is inspired by a sense of high human solidarity, by the desire to avoid violence and disorder as well as to prevent fresh reasons of antagonism and grievance amongst populations which in future should, in their own interest and in that of European peace, forget ancient strife and knit ties of fruitful cooperation 2•

345

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 1/241 3• Roma, 15 agosto 1944.

Le accludo copia di una nota che rimettiamo oggi alla Commissione di Controllo. Gliene raccomando vivamente la lettura e Le saremmo molto grati se Ella volesse illustrare le nostre argomentazioni presso il Suo Governo.

Ridurci al bando del mondo intero, non è veramente possibile, né sarebbe, credo, ragionevole impedirci da una parte di riprendere i nostri rapporti normali con le Nazioni Unite e costringerci dall'altra a rompere rapporti e relazioni con quei pochissimi Stati con cui ancora li manteniamo.

1 Copia di questa lettera fu inviata in pari data a Kirk e Charles con n. di pro t. l/237 e l /238.

2 Stone rispose il 19 agosto quanto segue: «I am writing to acknowledge your letter l/236 of the 15th August in which you draw attention to the possibility of unfortunate incidents when Venezia Giulia is liberated. I have not failed to pass on what you said to the proper quarter but in the meantime you may be sure that this is a matter of which the Allied authorities concerned ha ve not lost sight». Per la risposta definitiva vedi D. 399.

3 È conservata solo la minuta in italiano.

D'altra parte tutti gli italiani nel mondo sono sottoposti a una crociata di persecuzioni, esproprio di beni, internamenti ecc. Ed è mia personale opinione che il R. Governo non potrebbe mai sottoscrivere ad una ulteriore estensione di tale campagna, quale quella che indubbiamente importerebbe una nostra rottura con l'Argentina.

Anche le raccomando l'ultima parte della nota relativa a una vera, effettiva, intelligente collaborazione fra i nostri due Paesi, che è per noi una permanente e fondamentale necessità 1•

ALLEGATO

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA SEZIONE POLITICA DELL'A.C. C.

MEMORAKDUM. Roma, 15 agosto 1944.

The Ministry of Foreign Affairs has examined with the greatest attention the suggestion of the State Department concerning the advisability of recalling the Italian Chargé d'Affaires in Buenos Aires as an indication of Italy's solidarity with the United Nations, and takes leave to submit the following points:

l) The Italian Government is stili in the state of broken diplomatic relations with ali the United Nations, with the exception of the U.R.S.S., with which direct relations were re-established last March. The Italian Government have, furthermore, on Allied request, proceeded to withdraw their Diplomatic Missions also from Finland and Afghanistan. Under the circumstances, the break with Argentina would increase the state of isolation in which the Italian people have for years been living and which is, to-day, almost complete. It does not appear either possible or reasonable to persist, on the one hand, in keeping Italy isolated and distant from the United Nations, and on the other, to insist that she continue in, and even increase, her state of isolation, by breaking relations and contacts even with those few Countries with which Italy has been able to maintain them.

2) The position of Italy in the Argentina is a very special one. Italian communities throughout that Country are very vast; her interest, multiple. The withdrawal of her Diplomatic Mission from Buenos Aires would undoubtedly imply fresh anxieties and sufferings for the numerous Italians living there, and further detriment and prejudice to their interests. The State Department is aware of this state of affairs obtaining almost throughout Latin America where industrious, loyal and honest Italian communities have, nearly everywhere, been submitted to extremely severe emergency measures. The Italian Government cannot, consequently, contribute, on its own initiative, to spread also to the Italian in Argentina the serious persecution and spoliation existing elsewhere, without being guilty of leaving undefended fundamental national interests. The Italian Govemment cannot refrain from pointing out that, almost one year since the Armistice, nearly ali ltalians throughout the world, from Egypt to Tunisia, from the East to South America, continue to be the object of extremely serious restrictive measures, in many cases comparable to those applied by the Nazis to the Jews.

3) For some time now there has not been an Italian Ambassador in Buenos Aires and the Embassy is directed by a Chargé d'Affaires. The recall also of this Official would have a very modest and almost insignificant bearing on the generai policy between the United States and the Argentina, and, in any case, its value within the generai framework of American policy would undoubtedly be out of proportion to the serious damage that would derive to Italy in the specific field of her national interests.

1 Vedi D. 372.

4) The preponderance, in Argentina, of Italians and citizens of Italian descent was, it is recalled, one of the reasons given by ex President Castillo for not breaking with the Axis. Undoubtedly this could have been exploited as an excuse, but it is a fact that it is almost impossible to find one single Argentine family without a trace of ltalian blood or not connected with direct Italian descent. This circumstance, duly ascertained and documented, could perhaps be the key to a better and more constructive valuation of the situation. In fact, it emphasizes the extreme importance that an intelligent and intense propaganda and clarification would ha ve amongst Italians, and the consequent direct influence, through them, it would have on the generai public opinion of the Country.

5) In substance, the ltalian Government is firmly convinced that instead of proceeding to take negative actions (the sterility of which is evident, as is also evident the prejudice they would bring to fundamental ltalian interests) it would be urgent and necessary to start, in common agreement, a truly active and constructive work, that is, an intelligent and loyal co-operation between ltaly and the United States intended to neutralize, through the great masses of ltalians and their anthority and influence, the forces hostile to the common ideals of our war, and to galvanize those that are favourable to these same ideals. The Italian Government, and this is well-known, are prepared to this effect to appoint to Buenos Aires an Ambassador specially chosen, with agreed instructions to carry out, in perfect understanding with the United States Government, a policy on these lines. This would safeguard our national interests in Argentina; would establish an active, intelligent and cordial collaboration between Italy and the United States; and would allow to the new democratic ltaly the renewal of contacts with her sons throughout the Country, to clarify to them facts and situations and to rectify the disorientation in which they Iive, owing to the lack of contacts with their own Country.

For ali these considerations, the Ministry of Foreign Affairs recommends to the special attention of the State Department the above points, firmly convinced that the adoption of some such policy would truly represent a gesture of solidarity with the United Nations, much more important and of greater significance than the suggested recall of a Chargé d'Affaires. To this last the ltalian Government could not accede without great prejudice and detriment to their interests.

346

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA SEGRETO. Roma, 15 agosto 1944.

Sabato 12 corrente ho detto a Caccia che il Presidente Bonomi sarebbe stato estremamente lieto di incontrarsi col Primo Ministro. Ho aggiunto che se è effettivamente esatto che gli Alleati intendono sostenere ed appoggiare il presente Governo, è altrettanto certo che la prolungata presenza in Italia di Churchill ed una sua totale mancanza di contatti con noi avrebbero costituito per il Governo ulteriore grave ragione di debolezza e di umiliazione. Lo pregavo comunque di comunicare a Churchill il desiderio espresso dal Presidente.

Caccia mi informa oggi che l'Ambasciatore Charles ha incontrato ieri il Luogotenente. S.A.R. ha, nel corso del colloquio, parlato in termini molto caldi e amichevoli del Presidente Bonomi, anche allo scopo di cancellare quelle diffidenze e prevenzioni che Churchill potesse eventualmente ancora nutrire nei suoi confronti.

Caccia aggiunge che il soggiorno del Primo Ministro in Italia sarà di qualche giorno e che egli quasi certamente deciderà di incontrarsi col Presidente, in conformità al desiderio espressogli per il nostro tramite.

Ho creduto di dover sottolineare la voce diffusa in città circa un presunto proposito di Churchill di incontrarsi col Maresciallo Badoglio, aggiungendo che, per ragioni che mi sembrano ovvie, un incontro con Badoglio avrebbe dovuto essere, se mai, preceduto da un incontro ufficiale col Presidente.

Caccia ha perfettamente concordato ed ha escluso che un uomo della sensibilità politica di Churchill possa incorrere in un errore del genere. Comunque, tutti i consiglieri britannici in Italia avevano espresso il parere che l'incontro dovesse aver luogo con Bonomi. E di ciò Caccia mi ha pregato di assicurare il Presidente in modo esplicito.

La migliore procedura per avviare ulteriormente la questione sarebbe che il Presidente convocasse l'Ambasciatore Charles, gli comunicasse francamente il suo desiderio di i_ncontrarsi con Churchill e discutesse con lui la possibilità e le modalità dell'incontro.

Il terreno sembra favorevolmente disposto e le reazioni britanniche buone 1•

347

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 225/609 P. R. Roma, 16 agosto 1944, ore 10,30.

Per Berna: «N. 218, 15 agosto. Prego richiedere ufficialmente codesto Governo che in tutti i paesi latino-americani ove esso esercita nostra protezione, istruzioni urgenti siano trasmesse ai Rappresentanti elvetici sul posto perché vogliano a nome

R. Governo insistere ancora una volta coi Governi presso cui sono rispettivamente accreditati perché tutte le norme e provvedimenti adottati contro cittadini e interessi italiani, ove risultino tuttora in vigore, siano finalmente aboliti e soppressi. Siamo infatti informati che in parecchie Repubbliche sud-americane persistono sequestri, provvedimenti a carico ditte italiane, divieti associazione, ecc. Fra queste figurerebbe anche Brasile. Sottolinei nostro vivissimo desiderio riprendere relazioni normali con l'America latina; necessità assoluta iniziare a riscontrare atmosfera di fiduciosa amicizia; urgenza che latini d'Europa e d'America stiano in questi mesi cruciali almeno spiritualmente vicini per salvare formule civiltà e esistenza che ci sono comuni ed essenziali; opportunità di un gesto di umana solidarietà verso l'Italia».

Prego V.E. e R. Legazione Lisbona, cui pregola comunicare presente telegramma, svolgere analoga azione presso codesti Rappresentanti sudamericani. R. Legazione Lisbona potrà interessare anche Governo portoghese perché fiancheggi con sua autorità e prestigio nostra azione presso Governo brasiliano 2 .

l Vedi D. 357. 2 Per le risposte vedi DD. 364, 393 e 394.

348

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 69/28 R. Mosca, 17 agosto 1944 1•

Notizie di cui al telegramma di V.E. n. 192 .

In attesa che questione formazione volontari sia decisa (attualmente è sottoposta autorità militare) atteggiamento che questo Governo intende assumere nei riguardi italiani è il seguente:

l) italiani residenti da tempo località occupate verranno lasciati indisturbati (caso già arrivato in Galizia) a meno che colpevoli collaborazione con autorità tedesche;

2) italiani in servizio esercito tedesco o battaglioni lavoratori verranno separati appena stabilita loro nazionalità italiana ma trattati come prigionieri fino ulteriori accordi Governo italiano;

3) italiani di cui al 2 che disertarono all'esercito sovietico verranno riuniti campi concentramento con trattamento di favore (sono però in rapporto con due in simili condizioni che sono a piede libero presso Odessa);

4) contadini operai addetti lavori non militari: loro situazione sarà studiata quando si presenti eventualità.

Aggiungo per opportuna notizia che anche per ceco-slovacchi e jugoslavi, che hanno organizzazioni militari e apposite convenzioni, nel caso 2 convenzione non si applica se non dopo inchiesta fatta esclusivamente da autorità militare sovietica diretta a stabilire circostanze in cui singoli sono entrati nel servizio tedeschi e come si sono comportati. Così per quanto riguarda formazione volontari italiani mi è stato detto in via preliminare che autorità sovietiche si riservano ogni decisione nei riguardi appartenenti milizia fascista e persone cui condotta in Russia non sia stata soddisfacente3 .

349

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 68/29 R. Mosca, 17 agosto 1944 1•

Telegramma di V.E. n. 20 4 . Avevo già di mia iniziativa toccato argomento con questo Governo. Mi è stato più volte sottolineato con evidente compiacimento che, a quanto risulta qui,

1 Pervenuto tramite la rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma il 25 agosto alle ore 19. 2 Vedi D. 309. 3 Per la risposta vedi D. 383. 4 Vedi D. 318.

nostri rapporti con la Francia sono continuamente migliorati. Nulla risulta invece qui circa nostri rapporti con la Jugoslavia. Sarebbe necessario per me che V.E. volesse informarmi quanto più dettagliatamente possibile nostre concrete intenzioni, risultati già raggiunti, stato trattative, ecc.

Mi è stata in generale data impressione che per quanto concerne nostri rapporti con Jugoslavia si vedrebbe con molto piacere loro stabilimento su basi solide definitive ma che si preferisce conversazioni dirette fra l'Italia e la Jugoslavia, di cui governo dell'U.R.S.S. ama essere informato e su cui potrebbe esercitare influenza. Tenga presente che per quanto concerne regolamento différends fra vari Stati europei Governo dell'U.R.S.S. ama mantenere apparenza non intervento diretto 1•

350

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, CASATI

L. 1/265. Roma, 17 agosto 1944 2•

In seguito ad una mia proposta di dichiarazione da farsi da parte del Generale Alexander e riguardante la posizione dei patrioti italiani combattenti\ l'Ammiraglio Stone ha avuto con me il 7 agosto 1944 una conversazione nella quale si sono introdotte lievi modificazioni nel testo di dichiarazione da me proposto.

Il testo definitivo viene qui trascritto perché rimanga agli atti.

«Il Comandante Supremo del Corpo di Spedizione Alleato in Italia ha fatto le seguenti dichiarazioni:

l) I patrioti italiani costituiscono un esercito combattente, comandato e diretto da ufficiali e comandanti e che fa parte delle Forze di Spedizione Alleate in Italia.

2) I patrioti italiani portano apertamente le armi contro il nemico e hanno avuto istruzioni precise di condurre le operazioni contro di esso in conformità alle leggi di guerra. Essi portano un distintivo che è stato regolarmente notificato in base alle norme internazionali. Il Generale Alexander considera tali truppe come una delle forze che si trovano sotto il suo comando.

3) La qualifica di combattenti regolari e di parte integrante del Corpo di Spedizione Alleato nella guerra contro la Germania pone tali combattenti sotto la protezione delle Convenzioni internazionali. Ogni rappresaglia che sia stata o continuasse ad essere esercitata contro le organizzazioni di patrioti e i patrioti stessi sarebbe dunque violazione delle leggi di guerra che legano anche la Germania. Il

I Per la risposta vedi D. 380. 2 La minuta, autografa di Bonorni, è datata Il agosto. 3 Vedi D. 313.

Comando Supremo Alleato farà ogni sforzo perché gli autori di qualunque atrocità commessa ai danni di combattenti che agiscono sotto i suoi ordini siano tratti in giudizio ed esemplarmente puniti» 1 .

351

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO COORDINAMENTO, THEODOLI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO SEGRETO. Roma, 17 agosto 1944.

La venuta in Italia del generale Donovan è stata preceduta da una riduzione dei quadri e dell'attività dell'ufficio italiano dell'O.S.S. (Office Strategica) Services). La sezione «Intelligence», che aveva accentrato tutto il lavoro nel settore politico ed economico, è stata soppressa ed il suo capo, colonnello Torrielli, è stato trasferito nella settima Armata americana che è sbarcata nella Francia meridionale. A Roma è rimasta la sottosezione «Secret Intelligence» il cui compito è esclusivamente di informazioni militari; essa è diretta dal maggiore Ricca che ha rimpiazzato Scamporino, al quale si rimproveravano -a quanto si dice -tendenze socialiste e antimonarchiche troppo spinte.

Questa riduzione dell'ufficio italiano dell'O.S.S. sarebbe dovuta a pressioni britanniche. Gli inglesi, già seccati dall'azione svolta dagli americani nei riguardi del generale Carboni, si sarebbero irritati per l'attività, spesso contrastante con i loro disegni, che l'O.S.S. esercitava nel campo politico ed economico e per i molti contatti diretti che aveva con gli ambienti italiani e che sfuggivano al controllo dell'A.C. C.

Roosevelt sarebbe stato indotto a dar seguito alle rimostranze inglesi dalla preoccupazione di evitare possibili complicazioni durante l'attuale campagna elettorale che si presenterebbe più difficile del previsto. Alla decisione di Roosevelt non sarebbe estraneo, in parte, il fatto che il Governo italiano, attraverso alcuni elementi italo-americani, avrebbe cercato di far sentire la sua voce negli Stati Uniti, giocando appunto sui contrasti elettorali.

Queste sono le voci e le supposizioni degli ambienti americani. Sta di fatto, comunque, che in questi giorni l'O.S.S. ha avuto da Washington istruzioni precise di limitare strettamente la sua attività al settore militare. Si ritiene però che questa sia una decisione temporanea e che dopo il 6 novembre, se Roosevelt verrà rieletto, l'O.S.S. riprenderà la sua attività completa.

1 Con appunto del 17 agosto n. 6/268 !"Ufficio Collegamento informava: «La Segreteria dell'Amm. Stone assicura che in seguito al colloquio intervenuto il 7 corr. fra S.E. Bonomi e l"Amm. Stone questi ha inoltrato alle Autorità Militari Alleate il testo della nota dichiarazione concernente i patrioti, raccomandandone vivamente la sollecita pubblicazione. Poiché fino ad oggi nessuna obiezione al riguardo è pervenuta dal Gen. Alexander, la Segreteria dell'Amm. Stone ritiene che la dichiarazione sia di imminente pubblicazione».

352

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. 72/686 R. Madrid, 18 agosto 1944, ore 18,15 1•

A brevissima distanza sua nomina sono stato ricevuto dal nuovo Ministro degli Affari Esteri Lequerica. Mi ha accolto con marcata cordialità e simpatia dichiarandosi amico dell'Italia. Ha voluto dirmi che contava su stessa amichevole collaborazione da me data al suo predecessore. Trattandosi di prima presa di contatto a carattere protocollare non ho toccato questioni in corso. Lequerica mi è parso sincero nelle sue generiche e personali dichiarazioni di amicizia per il nostro Paese; è tuttavia da tener presente che, come egli stesso ha messo in rilievo nel suo discorso, la sua politica non potrà essere che quella di Franco. Permarranno pertanto nei nostri riguardi le prevenzioni di carattere ideologico in seno al partito, fra gli altri membri del Governo, e nello stesso Ministero degli Esteri che finora hanno reso estremamente difficoltosa la mia missione 2•

353

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL

PROMEMORIA. Roma, 18 agosto 194P.

l. Les mots que le Premier Ministre a prononcés à l'égard de l'Italie sont indiscutablement les plus humains que l'on nous ait adressés jusqu'ici. Le peuple italien se rend compte exactement de la générosité et de l'ampleur de vue politique qu'il faut avoir pour réaffirmer, ainsi que le Premier Ministre l'a fait, après trois ans de guerre fasciste, l'amitié traditionnelle entre l'Italie et la Grande Bretagne. Le renouvellement de cette amitié est le but principal du Gouvernement italien. Toute assurance que le Premier Ministre pourrait nous donner sur les buts généraux de la politique britannique à notre égard serait donc de la plus grande utilité.

L'Italie a salué avec un vif plaisir l'intention exprimée par Monsieur Churchill de faire participer la France aux discussions et aux décisions concernant ses fron-

I Pervenuto tramite l' A.C.C. il 21 agosto alle ore Il.

2 Per la risposta vedi D. 373.

3 Una annotazione avverte: «L'originale in lingua francese è stato consegnato da S.E. il Presidente Bonomi al Primo Ministro Churchill nel colloquio svoltosi il 22 agosto ed ha formato oggetto delle loro conversazioni. Un originale e una copia in inglese erano stati consegnati il giorno prima dal Segretario Generale Prunas a Sir Noel Charles. Una copia in italiano è stata data a S.A.R. il Luogotenente. 22 agosto».

tières. Si une déclaration de ce genre pouvait nous étre adressée, cela contribuerait d'une façon décisive à l'apaisement de 45 millions d'italiens, qui par leur travail représenteront certainement un élément de première importance pour la reconstruction future de l'Europe.

2. -Si l'on veut donner un nouvel élan à l'esprit public italien et renforcer la confiance de notre peuple dans les Nations Unies, il est également nécessaire de augmenter peu à peu les effectifs du Corps italien de Libération. Des dispositions pour en doubler les cadres ont déjà été prises, mais il faudrait activer l'armement de nos troupes, de telle sorte qu'elles puissent former bientòt un Corps d'Armée autonome, l'emploi de notre Marine Militaire dans des opérations de guerre d'une certaine envergure donnerait une vive satisfaction à l'Italie. La Marine italienne regrette vivement de ne pas pouvoir prendre part à des opérations auxquelles ont été admis méme de petits Etats sans traditions navales. 3. -Une année entière, à peu près, s'est écoulée après l'armistice, après la déclaration de guerre à l' Allemagne, après la déclaration de co-belligérance; et cependant la position internationale de l'Italie est toujours celle fixée en septembre 1943, c'est à dire, en réalité, la capitulation sans conditions. Le peuple italien a été le premier à rompre avec l' Allemagne et avec le fascisme et à passer dans le camp des Nations Unies, en bravant les dangers, !es souffrances, les destructions qui en ont suivi; et cependant il risque de devoir partager exactement les mémes conditions qui vont étre imposées, à bref délai, à l'Allemagne. Il serait équitable et humain de permettre à l'Italie de quitter finalement la situation qui lui a été donné par l'armistice et qui la flétrit et l'humilie depuis presqu'une année, pour la diriger vers une forme de collaboration étroite et libre avec la Grande Bretagne et les Nations Unies. 4. -Le peuple italien est très reconnaissant aux Nations Unies pour l'assistance qu'elles lui ont donnée, mais d'autre part il est submergé, pour ainsi dire, dans tous les secteurs par la multiplicité des organismes de contròle alliés. Ces contròles ont créé un État dans l'État, une administration dans l'administration; toute action de gouvernement en a été par conséquent rendue plus difficile. Il faudrait clone diminuer progressivement les interventions et les contròles alliés, limiter l'activité de l'administration alliée aux fonctions et aux services directement liés à l'effort de guerre, rendre peu à peu à I'État Italien son autonomie. 5. -Les frais d'occupation écrasent les ressources italiennes déjà épuisées: il faudrait définir ces frais et les limiter de quelque façon. D'autre part la quantité de monnaie italienne qui a été mise en circulation par !es troupes alliées, en dehors de tout contròle italien, ainsi que !es taux d'échange entre la livre-sterling, le dollar et la lire, donne lieu à une inflation toujours plus grande avec toutes !es conséquences économiques et sociales qui en découlent. Les classes moyennes sont en train de tomber à un niveau de vie prolétaire, ce qui risque de !es pousser vers !es partis extrèmes et !es solutions révolutionnaires. 6. -Si !es conditions actuelles continueront, le peuple italien tout entier sera menacé par la famine l'hiver prochain. Une intervention britannique auprès des États Unis, pour les persuader de la nécessité d'assurer !es moyens de subsistance au peuple italien, pourra sauver des milliers de vies humaines. 7. -L'Italie se trouve aujourd'hui presque complètement dépourvue de transports maritimes et terrestres, de charbon, de mazout, etc. Cela empèche une distribution quelconque des ressources du pays, rend la situation alimentaire plus grave et toute activité de reconstruction impossible. Si les conditions actuelles doivent continuer, des récoltes entières ne pourront ètre utilisées que dans un pourcentage très limité; l'hiver surprendra sans vètements et sans abri les populations évacuées des régions dévastées; les masses ouvrières resteront sans travail. Le problème deviendra plus grave quand l'Italie du Nord, avec sa nombreuse population industrielle, aura été délivrée, car il faut tenir compte des destructions systématiques effectuées par les allemands et par les bombardements. On peut s'attendre, dans ces conditions, à des mouvements sociaux et à des désordres très graves de caractère révolutionnaire. 8. -La situation des prisonniers de guerre est une source de très vive préoccupation pour le peuple italien. On devrait trouver le moyen d'éviter que les

500.000 soldats sous contròle allié soient considérés encore en captivité, comme il arrive actuellement; et il faudrait renouer des pourparlers en vue d'un accord pour un emploi convenable de ces prisonniers dans le cadre de l'effort de guerre commun.

354

IL VICECONSOLE ORLANDI CONTUCCI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO SEGRETO. Roma, 18 agosto 1944.

È venuto a visitarmi il Tenente Clarence, ufficiale della Legione Straniera, attualmente in servizio a Palazzo Farnese.

Clarence, che ho già visto altre volte, mi ha detto di esser venuto per intrattenermi su questioni che riguardano la ripresa delle relazioni tra l'Italia e la Francia ed ha aggiunto che quanto stava per dirmi aveva formato oggetto di discussione con il Sig. Couve de Murville ed aveva la sua piena approvazione.

Ho subito obiettato di non essere io l'organo direttamente competente per accogliere tali dichiarazioni, ma Clarence ha replicato che si rivolgeva a me in via amichevole, e non direttamente al Ministero degli Affari Esteri, per non esporre eccessivamente le due parti nel corso di questi primi sondaggi.

Dopo aver parlato brevemente dei rapporti italo-francesi in generale, egli ha detto non essere lontano il giorno. in cui l'Italia e la Francia si troveranno a dover «assumere di fronte agli Alleati un atteggiamento difensivo». È quindi interesse della Francia, egli ha aggiunto, che fra tre o quattro mesi, alla fine della guerra, i rapporti fra i due Paesi siano chiariti e le relazioni normali riprese, affinché «intorno

o insieme alla Francia» vi siano altri Stati che si trovano in posizione analoga di fronte ai problemi della pace.

Per mettere in atto le premesse per la ripresa delle normali relazioni fra i due Paesi, negli ambienti di Palazzo Farnese si andrebbero considerando le seguenti iniziative: A) soluzione delle questioni pendenti; B) incontri con personalità italiane; C) creazione di una associazione italo-francese.

A) Soluzione delle questioni pendenti. Si ritiene che innanzi tutto si debba sgombrare il campo dalle questioni attualmente pendenti fra i due Paesi. Tali questioni, riportate nella loro vera luce, non sarebbero insolubili e si ridurrebbero sostanzialmente alle seguenti: l0 ) Prigionieri di guerra. La loro situazione non sarebbe, secondo le Autorità francesi, così critica come verrebbe invece riferito alle Autorità italiane da ambienti tendenziosamente interessati. I prigionieri italiani in Africa Settentrionale godono della libertà di lavorare e di una limitata sfera di libertà personale (esempio per recarsi a Messa, ecc.). Le Autorità francesi non avrebbero difficoltà ad uniformarsi nei confronti dei prigionieri italiani al trattamento fatto loro dalle altre Potenze alleate, ove questo risultasse migliore. Se comunque vi fosse sostanziale discrepanza fra la situazione sopra prospettata e quanto risulta dalle Autorità italiane, non vi sarebbe difficoltà a far eseguire al riguardo un'accurata inchiesta, per fornire al Governo italiano una documentata relazione in proposito. 2°) Internati civili. Risulterebbero essere un migliaio (non 1500). Su una popolazione italiana di centomila anime, tale cifra sembra confermare che l'internamento è limitato ai soli casi di esponenti fascisti o di elementi turbolenti, che il Governo italiano non dovrebbe aver comunque soverchio interesse ad appoggiare. Si potrebbe considerare la possibilità di fornire un elenco nominativo di tali individui.

B) Incontri. Il Sig. Couve de Murville sarebbe disposto ad incontrarsi, in via non ufficiale, con S.E. il Sottosegretario, per avere con lui una conversazione approfondita sulle possibilità pratiche di una ripresa delle relazioni. Couve de Murville sarebbe anche disposto ad incontrare altre personalità del Governo, come ad esempio S.E. Fenoaltea. Ho osservato che, ove la proposta potesse realizzarsi, sarebbe forse il caso di limitarla, almeno in un primo tempo, alla presa di contatto con il rappresentante del Ministero degli Esteri.

C) Associazione itala-francese. A Palazzo Farnese si è seguita con interesse la creazione del centro di studi itala-americani e si ritiene che un'analoga associazione italo-francese potrebbe appoggiare felicemente nel Paese l'auspicato ravvicinamento.

Il Sig. Clarence ha concluso che ulteriori questioni, se vi sono, dovrebbero essere ugualmente chiarite rapidamente e che egli riteneva di poter affermare che, ove esse venissero affrontate, da parte francese non si mancherebbe di dar prova delle migliori disposizioni. «Voi dovete capire, ha concluso, che è giunto il momento in cui si ha bisogno dell'Italia».

Secondo l'avviso del mio interlocutore, le proposte di cui sopra attenderebbero una pronta risposta 1 .

I Vedi D. 370.

355

IL SEGRETARIO DI STATO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, HULL, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

MEMORANDUM. Washington, 19 agosto 1944 2 .

Thank you for your memorandum of July 22 3 , delivered by Mr. Reber, containing your views on the various politica! and economie problems confronting your country. It will be helpful to those of us here giving attention to such problems. I have given it careful thought.

Whith respect to the Armistice terms, you are fully aware that in their application by the Allied Govemments they are being used for the sole purpose of furthering the prosecution of the war against Germany, whose total defeat is the primary objective of ali of us. Should the Italian Govemment have specific proposals to make with regard to their amendment, the United States Govemment would be glad to receive them. The de jure position of Italy with respect to the terms of the Armistice seems to me to be secondary to the de facto relations with the United Nations which your country is daily creating by its increasing contribution to the successful military campaign in Italy. When fina! victory over our enemies has been achieved you may be sure that the contribution of the new Italy will not be ignored.

Your country's desire to participate actively in the struggle against Germany is appreciated and understood. You and your Chiefs of Staff realize, of course, that there are practical limitations with respect to equipping and supplying a large armed force. Sympathetic consideration will continue to be given, within the limit of military requirements and supply possibilities, to increasing the active military participation of the Italian Armed Forces in the present campaign. As you are aware a definite proposal to this end is now under study.

I also have every sympathy with your desire that Italy be permitted to participate in the various international organizations, conferences and ideas whose success must ultimately depend, of course, on the contributions of all free and peace-loving nations.

You are keenly aware, I am sure, that the crimes of the Fascist Govemment committed in the name of Italy against many of the United Nations will require patience, understanding, and hard work to overcome. You may count, however, on the sympathy and support of this Government in any endeavors and aspirations in this direction. This Govemment would be prepared to receive in an unofficial capacity a technical representative or representatives of Italy who might not only discuss economie and financial questions but also could report directly to your Govemment in regard to such matters as the treatment of Italian prisoners of war, etc.

Italy's economie position has been the subject of constant and careful study by this Govemment and its Allies ever since the beginning of the liberation of Italian

1 Ed. in Foreign Relations of the United Sta/es, 1944, vol. III, cit., pp. 1145-1147. 2 Il documento fu trasmesso a Kirk che lo consegnò a Visconti Venosta il 4 settembre. 3 Vedi D. 303, allegato.

-Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

territory. As the military campaign moves further north and the military interest in the more remote liberated areas diminishes, this Government has been giving serious attention to ways and means of financing and improving Italy's imports for civilian needs. For various reasons, principally the limitations placed on lend-lease funds with respect to civilian supply and rehabilitation, it is not practical to consider lend-lease aid as a solution to Italy's present economie problems. It is hoped, however, that some satisfactory formula will be evolved in the near future.

I am glad to bave your views concerning the functions of the Allied Contro! Commission and its relationship to ltalian life. Unti! our armed forces, and those fighting with them, bave achieved victory over the Germans, it is essential that the Allied Theater Commander retain the authority which he exercises through the Allied Contro! Commission to prosecute the war to a successful conclusion. The present composition of the Allied Contro! Commission is, however, being studied by the Allied Governments in the light of increasing civilian problems confronting the Italian Government and the Allied Contro! Commission. The desire of the Allied Governments to return to Italian administration liberated areas as soon as military conditions permit is manifested in the recent restoration to the ltalian Government of seven provinces in Centrai Italy including the capitai of the country.

I t is a matter of record that Italian citizens residing in this country were relieved of the application of enemy-alien regulations as early as October 1942 and, except for a handful of persons of doubtful loyalty, they bave since enjoyed liberty of movement within the country and freedom of opportunity to earn their livelihood. This Government has in no instance discouraged other nations having an Italian population from following a similar course.

This Government welcomes the expression of the course which the new democratic Italy has set for itself and your assurances of the part it will undertake in the reconstruction of Europe and a stable and ordered world. This is, of course, in harmony with the aims of this country and in the fulfillment of these aims Italy may be assured of the collaboration and the friendship of the United States of America.

356

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

TELESPR. RISERVATO 365/251. Roma, 20 agosto 1944 (per. il 24).

Ho già avuto l'onore di riferire verbalmente a codesto Ministero sul colloquio avuto giovedì scorso col Santo Padre nell'udienza concessami.

Ritengo ugualmente opportuno, per gli atti d'ufficio, riferire ora sui punti essenziali del colloquio avuto, che ha consistito soprattutto in una esposizione piuttosto ampia, da me fatta al Santo Padre, delle condizioni del nostro Paese, onde sollecitarne l'appoggio, nei limiti naturalmente consentiti alla missione pontificale, e sui punti che più potevano giustificare un intervento della Santa Sede, nell'imminenza di un incontro del Papa col Primo Ministro britannico.

Premetto che in Vaticano, nonostante le note dichiarazioni alla stampa di Macmillan e le uguali notizie date al Ministero da Noel Charles, non si aveva ancora alcun segno ufficiale della intenzione del Primo Ministro britannico di incontrarsi col Papa. Nell'accennarmi a tale circostanza il Santo Padre non mi ha nascosto invece il suo vivo desiderio che l'auspicato incontro con Churchill -per il quale ha avuto frasi di viva ammirazione -potesse effettivamente verificarsi.

Nell'esposizione da me fatta al Papa delle condizioni e delle necessità dell'Italia, mi sono specialmente soffermato sulla gravità della situazione alimentare, sulle fosche prospettive del prossimo inverno, nonché sul problema più generale del controllo alleato in Italia che, per la sua gravità, paralizza ogni libera nostra iniziativa, ostacolando l'opera di ricostruzione cui il Paese tende con tutte le sue forze.

La comprensione e l'affettuosa premura alle cose nostre che il Papa ha dimostrato durante tutto il corso dell'udienza mi ha permesso di fare una esposizione franca delle nostre difficoltà e non gli ho taciuto perciò che -attraverso le informazioni in mio possesso-la situazione dell'armistizio dal settembre 1943 ad oggi non solo non era stata superata ancora da nessuna situazione politico-militare, né dalla dichiarazione di cobelligeranza, ma era talvolta venuta perfino aggravandosi attraverso l'interpretazione restrittiva di alcune clausole dell'armistizio stesso.

Gli ho fatto presente che un tale stato di cose immiseriva il paese -ancor più se possibile -materialmente e ad ogni modo anche moralmente, creando i presupposti per nuove e più gravi scissioni e pericolosi disordini interni.

Se il Santo Padre poteva -gli ho aggiunto -esternare al Primo Ministro britannico il Suo alto avviso sulla necessità di superare finalmente un tale stato di cose, avrebbe contribuito, oltre che ad aprire la via ad una più fiduciosa e fattiva collaborazione dell'Italia con gli Alleati, cui il Paese aspira con fede ed entusiasmo, anche a creare le basi per risolvere situazioni più immediate concernenti le popolazioni sfollate e sinistrate, ad evitare la carestia e la fame nel prossimo inverno, ad affrontare cioè, indirettamente, proprio quei problemi che la Santa Sede persegue con tanto ardore da circa un anno.

Il Pontefice ha ascoltato con visibile interesse la esposizione fattagli di questo nostro angoscioso problema nazionale e mi ha risposto di rendersi conto perfettamente della assoluta interdipendenza di tutte le varie questioni che gli permetteva perciò, pur restando nell'ambito della Sua alta missione, di affrontare nel prossimo colloquio anche il miglioramento delle condizioni dell'Italia di fronte alle clausole dell'armistizio.

Gli ho soggiunto che, restituite man mano le regioni lontane dalla linea di combattimento all'amministrazione italiana, non doveva apparire ingiusta agli Alleati, dopo un anno di lotta e di fattivo contributo italiano alla causa comune, la richiesta del R. Governo intesa ad ottenere dagli Alleati stessi di restringere ormai il proprio controllo ai soli settori essenziali per lo sforzo bellico.

A questo punto il Papa stesso mi ha espresso l'avviso che sia perfino conveniente, oltre che equo, per gli Alleati, di favorire l'opera di ricostruzione cui il Paese vuole accingersi, e di affrontare senza indugio, in collaborazione con il Governo italiano, alcuni dei più importanti anzi peculiari problemi ad essa inerenti, principalmente quello dei trasporti, senza del quale ogni sforzo riuscirebbe vano.

Gli ho fatto presente che, se l'Italia manca di tutto: materie prime, carbone, carburanti, medicinali, il cui invio è urgente, per la crisi dei trasporti perfino i viveri che noi stessi produciamo minacciano, restando nei luoghi di produzione, di non contribuire in nulla a migliorare le condizioni di vita del prossimo inverno.

Il quadro, fosco nella sua materialità, senza bisogno di aggravarne artificiosamente le tinte, rievocato alla mente del Papa, non ha mancato di impressionarlo profondamente.

Alla questione dei trasporti il Papa ha mostrato di attribuire importanza eccezionale. Egli mi ha detto che la stessa Santa Sede proprio a questo problema doveva quotidianamente far fronte, pur nel modesto ambito della sua sola opera di assistenza, e di avere più volte sollecitato in America l'invio di un quantitativo di autocarri che confidava finalmente potessero giungere tra breve. Che il problema alimentare era anche dolorosamente presente alla Santa Sede e che, se l'incontro con Churchill avrà luogo, non mancherà di chiedere l'intervento del Primo Ministro britannico per ottenere il rapido tempestivo ed adeguato invio di viveri e medicinali dall'America. Per il problema del vestiario ho già riferito che la Santa Sede confida, forse in ottobre, di ricevere già un forte quantitativo di indumenti raccolti dai cattolici d'America, tale da potere affrontare vantaggiosamente il problema delle popolazioni sfollate e sinistrate.

Anche alla sorte dei 500 mila prigionieri italiani in mano alleata il Pontefice ha promesso di interessarsi.

Egli mi ha detto che, di tutto quanto precede, spera potersi fare eco efficace presso il Primo Ministro britannico, rendendosi conto che, insieme a quello più generale del controllo alleato strettamente ad esso connesso, il problema del lavoro alle masse operaie, degli approvvigionamenti per il prossimo inverno, della distribuzione delle stesse magre risorse del Paese, se appare gravissimo nell'attuale momento, potrà assumere aspetti profondamente drammatici con la liberazione delle regioni del Nord dell'Italia e dei principali centri industriali ed operai.

Ho ritenuto opportuno dare pure al Santo Padre una visione anche più generale del nostro indirizzo politico, inteso a raggiungere una fiduciosa collaborazione con gli Alleati, il ritorno alle basi stesse della nostra civiltà latina e cristiana; gli ho accennato alle parole, le più umane verso di noi, pronunciate proprio da Churchill, al quale l'Italia è grata e dal quale spera comprensione ed appoggio.

Nel corso del colloquio il Santo Padre si è mostrato particolarmente ansioso per la situazione interna italiana e mi ha pregato di far pervenire al R. Governo il Suo voto che tutte le misure considerate necessarie contro i responsabili della tragedia italiana non si allontanino da quello spirito di clemenza che, Egli ha aggiunto, è così insito nella tradizione della nostra gente.

Ho già riferito al R. Governo nei passati mesi come, di fronte ai gravi avvenimenti trascorsi, abbia costantemente sentito palpitare vicino alla nostra Patria il cuore di coloro che reggono i destini della Chiesa; devo aggiungere ora che, ancor più in questo momento, ho sentito vibrare l'affetto del Santo Padre vicino all'Italia della quale Egli divide l'angoscia, altrettanto da italiano che da sacerdote. E questo mi fa confidare in una azione efficace, oltre che saggia 1ed illuminata, della Santa Sede per la risoluzione dei problemi fondamentali del nostro Paese.

357

IL RAPPRESENTANTE DELLA GRAN BRETAGNA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, CHARLES, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI

L. PERSONALE. Roma, 20 agosto 1944.

I have just learned that Mr. Churchill will arrive in Rome to-morrow and that he is anxious to meet Y our Excellency. I hope therefore that Y our Excellency will accept an invitation to have luncheon with me on Tuesday.

In arder that you may have an opportunity of talking to the Prime Minister in tranquillity I would suggest that a suitable opportunity would be offered if Y our Excellency could make it convenient to come to this Embassy at 12.30 p.m. when there would be time to exchange views on the present situation.

Your Excellency may wish to know that Marshal Badoglio has been invited to luncheon also on Tuesday and that apart from him there will only be the Prime Minister and his staff and myself.

358

IL PROFESSOR PAZZI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

RELAZIONE2 . Washington, 20 agosto 1944.

Pazzi conclude le osservazioni sulla situazione politica generale affermando che per quanto riguarda l'Italia «per ora gli Stati Uniti non possono e non credono e non pensano di prendere iniziative e seguono l'Inghilterra. Soltanto si impegnano a non consentire la nostra dissoluzione e ad intervenire favorevolmente più avanti. Se in sede politica una diversa soluzione dovesse verificarsi essa sarà di marca inglese».

Pazzi aveva da tempo la sensazione «che ci si avviava a qualche cosa di concreto in sede economico-finanziario-commerciale». Tale sensazione è ora pienamente confermata. Non si tratta però della legge «prestiti e affitti». Secondo Pazzi «Stettinius non l'ha potuta concedere ancora; vi assicuro però che in un secondo tempo, già in via di elaborazione, ci si verrà incontro»: per ora è ottenuta la «presa

I Bonomi rispose il 21 agosto (L. 1/292) accettando l'invito.

2 Di questa relazione, lunga dieci pagine e mezzo dattiloscritte a spazio uno, si pubblica qui la sintesi che ne fece fare Prunas, e che è intitolata «Relazione del 20 agosto 1944», poiché essa ha costituito il documento di lavoro. Si pubblicano, inoltre, un telegramma di Pazzi, senza data, ma successivo alla relazione, verosimilmente trasmesso via O.S.S. (allegato 1), e un memorandum, datato 27 agosto, coincidente in molti punti con la relazione, che reca in testa a mano la seguente indicazione: «Dopo varie discussioni orali, a Roosevelt a mezzo Daniels» (allegato II). Quest'ultimo 'documento può essere pervenuto al Ministero il 30 agosto: vedi D. 382.

in considerazione». Ciò perché gli Stati Uniti hanno raggiunto una spesa di circa diciassette miliardi di dollari in base alla legge suddetta, ed ora stanno facendo una pausa e raccogliendo i conti e le idee. Inoltre il land-lease «entra nel gioco politico ed anche politico-militare e l'Italia non vi è ancora ammessa; così pure la guerra ha un felice andamento, ed allora, se la pace è prossima, non è tale legge la più idonea, ma l'istituto dell'UNRRA cui l'Italia è esclusa oggi».

Secondo Pazzi gli Stati Uniti «sono disposti a consentire a che il Governo italiano si avvii ad amministrare il paese autonomamente». A tale scopo a Washington si sarebbe raggiunta la seguente «soluzione di massima in sede economica»:

l) gli Stati Uniti sono pronti a mettere a disposizione del Governo italiano,

o accreditargli, in dollari, tutte le lire pagate alle proprie truppe di occupazione e spese in Italia da esse, nonché tutte quelle da pagarsi nel futuro. Dall'entrata in esecuzione di questo progetto gli Stati Uniti cesseranno di provvedere al sostentamento dell'Italia. Si prevede che, alla fine del prossimo mese, possano essere accumulati o accreditati circa 125 milioni di dollari.

2) Il Governo italiano dovrà usare tali somme per compere essenziali, in sostanza surrogandosi agli americani in ciò che provvedevano essi. Vi dovrà essere il beneplacito alleato sull'uso di tali somme per i fini cui sono destinate.

3) Verrà consentita all'Italia la ripresa delle esportazioni e l'importo in dollari verrà consegnato al Governo italiano. Verranno inoltre poste a nostra disposizione, in dollari, le rimesse fatte da cittadini degli Stati Uniti per l'Italia, che ammontano a circa 3 milioni di dollari. Tutte queste somme saranno a disposizione del Governo italiano per le sue necessità «previste sempre anzitutto nell'ordine alimentare od essenziale economico ed amministrativo». Pazzi osserva che questa è la decisione più importante «ed implica una serie di provvedimenti governativi anticipatori di molta importanza» che Pazzi consiglia di studiare e predisporre senza indugio.

4) Gli Stati Uniti sono disposti a farci beneficiare degli aiuti dell'UNRRA, da cui l'Italia è ancora esclusa, «che è l'organo più potente che sia mai esistito al mondo per sovvenire la rinascita di paesi rovinati dalla guerra: la sua portata va oltre il limite assistenziale ed entra proprio nel vivo della ricostruzione».

5) Per i trasporti e relative spese, ove essi non avvengano con navi italiane, verrà stabilito un accreditamento dei servizi resi dalle nostre navi agli Alleati.

6) «Quanto venduto in Italia, in seguito all'andata in esecuzione del presente progetto, dovrà servire per rimborsare gli Alleati per le lire spese da essi nel pagare le truppe loro».

7) «Il Governo degli Stati Uniti eviterà che i realizzi delle esportazioni italiane ed altri accreditamenti al Governo italiano, come le rimesse italo-americane ecc., vadano in pagamento di quanto dall'Italia dovuto o da dovere agli Alleati; ciò almeno finché non avremo una base autonoma finanziaria consistente».

8) Si prevede che la messa in esecuzione di tale programma avrà luogo «nel prossimo autunno, forse nella prima decade di ottobre».

9) Questo programma di massima è stato approvato dai seguenti organi statunitensi: Foreign Economie Administration (F.E.A.); ~RRA; Policy Committee (Pazzi non spiega di quale Comitato si tratti).

10) Gli Stati Uniti non solo hanno approvato tale programma, ma hanno preso l'iniziativa di opportune pressioni sull'Inghilterra per ottenere la sua approvazione.

l l) «La decisione degli Stati Uniti è ferma. Essi considerano ed ammettono di poter decidersi a fare da soli anche se l'Inghilterra non aderirà. Però se l'Inghilterra non aderirà dovrà esservi un riesame dell'intera questione e ciò, al minimo, sposterà i termini di tempo. Si prevedono forti obiezioni da parte dell'Inghilterra».

12) Il 15 settembre vi sarà un consiglio dell'UNRRA e tale giornata è da considerarsi decisiva. Secondo Pazzi «è assolutamente necessario che la Russia ci aiuti in tale Consiglio». Pazzi suggerisce di prendere subito contatto coi russi a tale scopo.

Pazzi pensa che da parte nostra dovranno essere sollevate varie obiezioni a tale progetto per chiarire e modificare a nostro favore numerose clausole. Sopratutto egli consiglia di lasciare la porta aperta in modo che ci si possa un giorno concedere la legge «affitti e prestiti» la quale servirebbe «a cancellare un giorno tutto il nostro dare».

Pazzi ha avuto numerosi contatti, anche a New York, «per mobilitare le forze finanziarie, industriali, commerciali, dall'Atlantico al Pacifico». Anche in relazione al progetto di massima sopra riassunto, Pazzi informa che «sono già predisposte, extra governo di qui, le forze economico-finanziarie di fiancheggiamento immediato: strapotenti».

ALLEGATO l IL PROFESSOR PAZZI A ...

T. Washington, ...

Assicuro ottimo risultato economico da considerarsi eccellente data situazione sfavorevolissima per ostilità noti avversari che riservano ancora loro ultima decisione prossime settimane, ma ritengo supereremo riserve perché ottenuta ferma favorevole predisposizione ambiente locale.

Evitate consegnare successo alle destre reazionarie mosse da tali avversari, necessariamente et segretamente informati, i quali tentano loro mezzo conquistare anticipatamente dicasteri economici per profittare comune loro vantaggio del risultato suddetto che considero immancabile.

Evitate sopratutto accentramento loro mani dicasteri economici-finanziari, anche mani attuale capo di cui diffido ritenendo faccia doppio gioco. Vedete al riguardo poscritto mia prima relazione 1 .

Concentratevi con cugini ed altri gruppi masse et insieme Renato orientate situazione modus vivendi fino a 20 settembre destreggiandovi conciliativamente ma controllando situazione senso sopradetto. Ritengo necessario rimanere fiancheggiare situazione ogni mezzo, suggerendovi vostra volta, mezzo Renato et altri idonei, fiancheggiare et controllare suddetta predisposta risoluzione attraverso nostri amici rappresentati costì et qui presenti imminente

1 Vedi D. 251.

convegno collettivo. Escludo al momento altri risultati causa premeditati piani disintegratori nostro danno da tempo preordinati noti avversari nordovest et prossimo ovest nonché prossimo est et sudest.

Assicuravi tuttavia saremo da qui fiancheggiati contro disintegrazione nell'avvenire et otterremo miglioramento rapporti attuali appena chiarita situazione generale et nostra. Sono viaggianti notizie et Scamp[orino] precederammi con altri elementi arrivando primi settembre.

Seguirollo fine settembre lasciando qui nascente buona organizzazione fiancheggiatrice corrispondente sincronizzata nostre esigenze et nostra azione interesse obiettivo Paese et sua pratica ripresa et rinascita. Mantenete massima riservatezza.

* * *

Significato del dispaccio. Si avvertono i Partiti di masse ed il Ministero Esteri d'Italia (in via riservata) che gli Stati Uniti prenderanno una risoluzione economica favorevole all'Italia che verrà decisa nelle prossime settimane, insieme con gli Alleati qui riuniti. Tale decisione è, naturalmente, sospesa ancora perché l'Inghilterra ritarda la sua decisione o la vuole dare avendo già predisposto le sue pedine in Italia. Ma l'Inghilterra sa che gli Stati Uniti prenderanno comunque tale decisione ed, allora, l'Inghilterra ha predisposto in Italia la crisi governativa per impiantare al Governo i Partiti reazionari al suo servizio allo scopo di dividere insieme i benefici di detta decisione e fregare, così, ancora una volta, Stati Uniti ed Italia accaparrandosi i Ministeri economici italiani ed i quattrini americani. Si preavvisano, perciò, le forze politiche e diplomatiche forti ed oneste d'Italia perché stiano attente ed adoperino tutte le loro forze per dominare la situazione che è costata, qui, tanta fatica.

Dove è detto «avversari», con indicati i punti cardinali, si devono intendere l'Inghilterra, la Francia, la Jugoslavia e la Grecia, cioè il «gruppo» anglofrancese.

Sarebbe conveniente che, fino al 20 settembre, il Paese desse la sensazione di equilibrio e che il Governo ed i Partiti tenessero tranquilla e conciliata la situazione, però con i tre Partiti di masse all'erta e dominanti il pericolo suddetto. Ciò perché se, da qui (come è probabile), non si comprende il gioco inglese, e se gli Stati Uniti, nel prossimo convegno alleato, non saranno sostenuti da un'atmosfera serena e da altri amici, l'Inghilterra avrà buon gioco per dichiarare che c'è il caos in Italia (se non le riesce il suo piano) e rinviare una decisione che è già matura per il 95-99%.

Attenzione: se la situazione politico-governativa risultasse ormai compromessa per il momento, ed i piani reazionari combinati fra destre italiane ed inglesi avessero, momentaneamente, successo con la conquista dei dicasteri economici-finanziari, evitare in modo assoluto che dal Ministero delle Finanze-Tesoro, e dell'Economia, e dell'Agricoltura e dei Lavori Pubblici e del Commercio, in una parola, evitare che il Governo, attraverso i suoi Dicasteri od Enti economico-finanziari di Stato o parastatali, bancari pubblici, di Stato e privati, prenda provvedimenti in qualche modo impegnativi in senso economico-finanziario-commerciale e limitare la loro azione alla ordinaria amministrazione fino alla fine di settembre.

ALLEGATO II

MEMORANDUM

... , 27 agosto 1944.

This memorandum contains an outline of proposals for an agreement between the United States and Italy.

Official and officious informations are added.

Also included in the memorandum are criticisms of the proposals and suggestions for necessary modifications and help required before and during the UNRRA meeting scheduled to take piace on 15 September I 944. Next week another memorandum will follow, outlining the best procedure which the Italian Government should follow in order to exploit this program. This information is strictly confidential. A prompt supporting action is recommended.

PROPOSALS FOR AN ECONOMIC AGREEMENT BETWEEN THE UNITED ST ATES AND ITAL Y

Generai outline

l) The United States will put at the disposal of the Italian Govemment, or will credit Italy with, the equivalent in dollars of all lire paid to American soldiers in Italy, up to this date or in the future. With these funds, the ltalian Govemment will purchase essential materials for the country. It is figured that by l October, 1944 this sum will amount to $ 125,000,000.

The responsibility for feeding the civilian population will fall on the ltalian Govemment from the moment it will have been credited with the above mentioned amount. It is foreseen that this agreement, with the connected clauses outlined below, will go into effect on the 1st day of October, 1944.

2) The ltalian Govemment will be allowed to resume exportation, which will be paid for in dollars. The Italian Government will also be credited with the remittances in dollars to relatives in Italy. (T o date these remittances amount to about $ 3,000,000). These amounts will also be used for the purchase of essential materials, as well as for administrative expenses in foreign countries.

3) Transportation services rendered by the Italian Navy in the service of the United Nations will compensate for the transportation of goods to Italy, whenever ships other that ltalian will be used.

4) The United States Govemment has asked that UNRRA give maximum aid to Italy. (So far Italy is not included in the relief and rehabilitation programs of UNRRA).

5) Commercia! initiatives of the Italian Government will be submitted to Allied approvai.

6) The Italian Govemment will reimburse the United States for the amounts paid to American troops in Italy. This will be done through amounts accruing to the Italian Government for the sale in Italy of merchandise bought under this program.

The United States Govemment will see to it that the amounts at the disposal of Italy under this program will not be used for amounts already due or to be due by Italy to the United States before the Italian Govemment assumes responsibility for its own financing.

7) The United States Government has asked and will continue to ask the British Government and the French Committee of National Liberation to agree with this program and to participate in it. In case they accept, this program will also be valid for them and «pounds» or «francs» will be used instead of «dollars», for the part regarding England and France respectively.

lnformations on the above.

This program has been studied by the following organs: The Policy Committee, the Foreign Economie Administration, and UNRRA. On 15 September the UNRRA will hold a meeting which may be considered decisive to the effects of this program.

Strong objections on the part of the British are expected. Nevertheless the United States Government is in favour of the program and is considering to go ahead with it without British participation. If, however, the British Government opposes the program, it will have to be reconsidered. This, to say the least, will cause a loss of time.

It is believed that U.S. military authorities in Italy will be in favour of this program. The opinion of American authorities in the Mediterranean will have a strong influence on decisions to be taken. It is probable that the FEA will participate in the program concerning Italian civil population. It is believed that within the next 12 months, additional $25,000,000 will mature in favour of Italy.

Criticisms and necessary modifications.

The project could represent a valid aid if the Italian Government were to be definitely credited with the amounts in dollars mentioned above, without having to reimburse the Allies for the expenditures in paying their troops in Italy. Otherwise the Italian Government will be deprived of the necessary amounts for the rotation of purchases. It must be noticed that the amounts accredited by the United States to Italy represent the payment to Italy of the amounts corresponding to what U.S. soldiers have consumed or bought in Italy with occupation lire, at an exchange extremely unfavourable to Italy. Therefore these amounts should be given to Italy and the payment of U.S. or Allied troops should be charged to Italy separately as soon as the Italian Goverment can assume the responsibility for its own financing, as stated in the 2nd paragraph of point 6 above.

It must also be noticed that the war is about to end, and the Italian Government will also have to provide for the populations of Northern Italy. This stili with $ 125,000,000, representing the amount expended by U.S. troops in a territory which is less than one half of Italy, while the Italian Government will have to care for more than double the present population.

It is necessary that the Italian Government be given freedom of action in the field of exportation. This observation is made because it is known that an Economie Interallied Agency has a program which determines the destination of Italian exports before they leave Italy. For instance England has been assigned ali Italian natura! silk. In the past England has never bought Italian silk, which was, infact, sold to the United States. Lacking this export, Italy will Iack a countervalue in dollars, for purchases in the United States. Instead of silk, Italy could send fruit and produce to England, in exchange -for instance -for coal.

The power of decision on import-export market should remain with Italy. This however does not eliminate either Allied contro! or Italian duty to favour the Allies whenever equa! price competition is offered.

Concerning remittances to relatives in Italy, the United States should consent to raise the limit to $ 100,00 monthly for person. This is necessary because of the hard living conditions in Italy, which may become even worse in the future. The purpose of these remittances, infact, is to help extremely needy Italian families.

The following is noticed concerning compensation for transportation. The project should also be modified in this instance. Transportation should be charged to Italy, without predjudice to eventual compensation.

This is said because Italy cannot accept to divide the various services rendered to the Allies as a co-belligerent. Transportation falls within these services. If Italy divides its Navy services from those of the Army fighting the Germans toward the same end, she risks to compromise the overall Allied evaluation of her contribution to the war. Therefore she will also risk to compromise her opportunities of passing from a status of co-belligerent to that of an Ally, and of being extended the benefits of the Lend-Lease Law.

The chance of obtaining the Lend-Lease Law must be defended, especially in the eventuality that this program should not be adopted on account of the British opposition. For the time being, the United States have already taken into consideration a possible extension of the Lend-Lease Law to Italy. One of the fundamental principles of the Lend-Lease Law is that the services rendered by a Nation pay for the goods received under the same Law. This is the reason for which the services rendered by Italy must not be divided under different programs.

In conclusion, the expenditures for transportation of essential materia! to Italy should be charged to Italy. Such expenditures will be paid for by the Italian Government when it will have assumed responsibility for its financing. Aside from the military occupation in itself, the Allies may demand additional guarantees from the Italian Government to cover ali debts in which it will incur.

In this program, the most important decision is that taken by the United States in asking that UNRRA extend its aid to Italy. This decision is very important ifa program of substantial aid will be adopted. It is necessary to apply the greatest pressure on UNRRA for a favourable result, before and during the 15 September meeting.

In applying this pressure it would be advisable not to disregard the circles around Stettinius, which circles have been instrumental in preparing this program, and have accepted the principle this program could be adopted also without British participation.

359

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 23/27 R. Roma, 22 agosto 1944, ore 12 1•

In data 27 giugno 2 cotesta R. Rappresentanza veniva interessata alla questione dei prigionieri italiani nell'U.R.S.S. ed invitata a richiamare cortese attenzione Governo sovietico su opportunità di comunicare elenchi nominativi dei prigionieri e studiare possibilità assicurare regolare servizio notizie.

Della questione si è, in questi ultimi tempi, largamente interessata nostra stampa la quale riflette disagio e ansietà opinione pubblica italiana per mancanza notizie sui prigionieri in mano russa e viva aspettativa che questo problema venga da parte governo sovietico affrontato con spirito di umanità e comprensione.

Ella vorrà pertanto far presente quanto precede alle competenti autorità sovietiche e rinnovare preghiera che, anche se incompleti, vengano almeno comunicati i primi elenchi dei prigionieri e ogni altra utile notizia sulla loro consistenza numerica, situazione e trattamento. Governo italiano non dubita che Governo sovietico abbia cura della sorte di questi connazionali, ma sente il dovere di tranquillizzare tante famiglie in Italia le quali non ricevono, oramai da anni, notizie dei loro cari e, in molti casi, ignorano tuttora se essi si trovino in mano sovietica o siano caduti sul campo.

S. V. vorrà attirare attenzione su aspetto umanitario problema e su viva fiducia che Governo e popolo italiano nutrono in un gesto di comprensione e di amicizia del Governo sovietico 3 .

360

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

APPUNTO. Roma, 22 agosto 1944.

Nel discorso pronunciato all'Eliseo il 20 agosto u. s., il Conte Sforza ha, come noto, accennato tra l'altro alla questione coloniale.

Senza entrare nel merito delle idee espresse dal Ministro Sforza, è in ogni caso da rilevare che dalla conclusione dell'armistizio in poi è questa la prima volta in cui tale questione viene pubblicamente e autorevolmente sollevata e discussa.

Qualunque sia la soluzione che si vorrà dare nel dopoguerra al problema coloniale, sia considerato entro i limiti più ristretti della «restituzione» delle nostre

l Trasmesso tramite la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma. 2 Vedi D. 272. 3 Per la risposta vedi serie decima, vol. Il, D. 5.

449 colonie, sia entro quelli più ampi della costituzione di una specie di «commonwealth» coloniale, la questione presenta per l'Italia, paese privo di moltissime materie prime e a forte incremento demografico, ovvio interesse.

La valorizzazione del continente africano -sotto qualsiasi forma e attraverso qualsivoglia organizzazione politica, amministrativa e tecnica -assumerà nell'avvenire sempre maggiori proporzioni anche se, per qualche tempo, dovesse subire un rallentamento a causa delle necessità della ricostruzione europea; mentre non è escluso che tale valorizzazione possa anche, sotto certi aspetti, ricevere impulso proprio in funzione di tale ricostruzione.

Il nostro fabbisogno di prodotti naturali non potrà che giovarsi di tale valorizzazione, mentre il lavoro italiano, inteso come lavoro non solo di maestranze, ma di tecnici, di imprese e anche di organismi economici più vasti, potrà trovare nel progressivo sviluppo dell'economia africana un fecondo campo di attività.

Sembrerebbe quindi opportuno -in vista di eventuali discussioni in proposito -raccogliere tutti quei dati che possano riuscire utili a chiarire e a documentare le opere di colonizzazione compiute dall'Italia e dagli Italiani nelle colonie: opere pubbliche, valorizzazione agricola e industriale, attrezzature sanitarie e culturali, amministrazione, ecc., affinché la illustrazione dei sacrifici e del lavoro compiuti e dei risultati ottenuti valga possibilmente a far sì che sia utilizzata, nella valorizzazione del continente africano, anche l'esperienza coloniale italiana.

Tale lavoro di documentazione -fatto con seria raccolta di elementi e di dati e senza falsa retorica-potrebbe, ove V. E. concordi, venire affidato dal Ministero dell'Africa Italiana a funzionari particolarmente competenti e preparati, in collaborazione con funzionari degli Esteri 1•

361

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 290/652 P. R. Roma, 23 agosto 1944.

Per Berna: «N. 230 del 23 agosto. Suo 223 2 . Codesta R. Legazione dovrà dare al Comitato di Liberazione di Lugano il massimo di assistenza. Per assicurare questa cordiale collaborazione non è peraltro necessaria, e sarebbe anzi per molte ragioni pregiudizievole, la nomina di speciali rappresentanti presso ogni Consolato Generale, che ricorderebbero troppo dappresso quei fiduciari fascisti, che non può essere intenzione di nessuno di far comunque rivivere. Sta bene le riunioni presso la R. Legazione, che sono appunto una delle forme in cui la necessaria collabora

1 Le parole, dopo l'ultima virgola, sono state aggiunte a mano da Zoppi, che sul documento ha annotato: «Approvato dal Sottosegretario».

2 Vedi D. 295.

zione dovrà attuarsi. Gradirò ricevere un piano di liquidazione della Squilla Italica o, se Ella lo crede opportuno, un eventuale progetto per meglio inquadrare il settimanale nella nuova atmosfera democratica italiana. Per una chiarificazione delle relazioni con l'Ufficio del R. Addetto Militare mi mancano elementi precisi per valutare su quali punti e questioni tale chiarimento è richiesto. Prego indicarli riassuntivamente» 1 .

362

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 23 agosto 1944.

Risulta da buona fonte che durante il soggiorno di Churchill in Italia sarebbero state, fra l'altro, concretate le ultime disposizioni per l'occupazione dell'Europa da parte delle Nazioni Unite, immediatamente dopo il collasso della Germania, atteso a breve scadenza.

Tali disposizioni prevederebbero l'occupazione congiunta anglo-americana della Francia e dell'Italia; l'occupazione inglese del Belgio, Olanda, Danimarca; l'occupazione americana dell'Austria e della Germania meridionale. La Russia occuperebbe la Germania orientale, mentre il resto del territorio tedesco sarebbe occupato dagli eserciti anglo-americano-sovietici. Circa i Balcani le sfere di occupazione comprenderebbero: la Romania, e molto probabilmente l'Ungheria, alla Russia; Grecia e Albania alla Gran Bretagna. Niente sarebbe stato ancora previsto per la Bulgaria. La Jugoslavia resterebbe in sostanza affidata al Maresciallo Tito, posto tuttavia alle dirette dipendenze del Comando alleato.

L'Ambasciatore Krek, cui ho fatto cenno della notizia, mi dice che essa era giunta anche a sua conoscenza e sulle stesse linee. Egli vivamente si duole che l'occupazione anglo-americana non sia estesa anche al suo Paese e ritiene che ciò importerà certamente per la Jugoslavia una fase di caos e di guerra civile di imprevedibile durata. Il Maresciallo Tito e il suo regime comunisteggiante non sono accetti al Paese e Mihajlovic è tuttora forte tra i serbi e tutt'altro che disposto a cedere il campo ad altri.

Krek ignora a che cosa esattamente tenda la politica britannica nei Balcani. Ritiene che Tito abbia l'appoggio militare dei Soviet, ma scarsa assistenza politica.

Prevede che il desiderio da me espressogli di avere ai nostri confini una Jugoslavia forte e pacificata con la quale iniziare subito una fiduciosa collaborazione, non sarà dunque di troppo facile attuazione. Egli è, in sostanza, estremamente pessimista per il suo Paese.

l Per la risposta vedi D. 377.

363

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO, DEL BALZO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

APPUNTO. Roma, 23 agosto 1944.

L'Amm. Stone ha rimesso stamane a un segretario di questo Ufficio il testo (che si unisce con relativa traduzione) delle dichiarazioni da lui fatte alla seduta plenaria dei Commissari regionali dell'A.C.C. che ha avuto luogo ieri.

L'Amm. Stone ha detto che tiene molto a che le sue dichiarazioni vengano sottoposte a S.E. Bonomi, e, nel richiamare l'attenzione su quanto egli ha detto per sottolineare la fiducia degli Alleati nell'attuale Governo democratico italiano, ha aggiunto che lo stesso concetto è stato da lui ripreso ed ampliato anche nella seduta pomeridiana.

In tale occasione egli ha parlato estemporaneamente, mosso dal desiderio di smentire in maniera ancora più chiara le voci secondo le quali gli Alleati sarebbero favorevoli ad un rimpasto ministeriale.

Per ciò che riguarda le riunioni dei Commissari deli'A.C.C. Stone ha osservato:

l) sia le sottocommissioni dell'A.C.C. che i Commissari regionali sono ispirati dalla massima buona volontà di riuscire nel loro compito, e anche dalle riunioni di questi giorni tutto fa ritenere che perfino i problemi più ardui verranno gradualmente risolti;

2) è particolarmente significativo l'elogio tributato dai dirigenti delle sottocommissioni militari dell'A.C.C. alle Forze Armate italiane. A questo proposito Stone si è rammaricato che i rappresentanti della nostra stampa abbiano, ad un dato momento, disertato la seduta pomeridiana di ieri ed in tal modo non abbiano potuto registrare gli elogi all'Esercito ed alla Aeronautica 1•

ALLEGATO

CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE

DEL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

Roma, 22 agosto 1944.

Sono passati quasi tre mesi dalla nostra ultima riunione della fine di maggio a Napoli. So di esprimere con i miei anche i vostri sentimenti quando dico quanto profondamente ci rammarichiamo che il Generale MacFarlane non sia oggi a presiedere la riunione. Egli è stato, ne sono spiacente, assai gravemente ammalato e assai sofferente dopo la grave operazione che ha subìto nel luglio scorso. Le sue ultime notizie sono che si trova ormai fuori pericolo e tutti noi desideriamo di fargli pervenire i migliori auguri per una pronta guarigione.

Le ragioni per le quali non è stato possibile convocare questa riunione più presto sono naturalmente connesse con la rapidità della nostra avanzata in maggio e con il successivo trasferimento a Roma della sede centrale della Commissione. Tuttavia sono state tenute parecchie riunioni sul campo con i Commissari regionali del Nord e con i S.C.A.O. della

I Vedi D. 368.

quinta e dell'ottava armata, come pure con i Commissari del Sud a Napoli. Non mi riprometto pertanto di farvi una lunga esposizione degli avvenimenti.

D'altra parte, io penso che anche un rapido riassunto di quanto è accaduto dopo l'arrivo della Commissione Alleata a Brindisi nel settembre dello scorso anno sarà utile per inquadrare il nostro lavoro nelle sue giuste proporzioni. Quando arrivammo a Brindisi non vi era alcun Governo italiano e alcun organismo amministrativo. C'era un primo ministro italiano, il Maresciallo Badoglio, con due ministri militari ma senza alcun collega e senza quei funzionari, quegli archivi e persino quelle macchine da scrivere che costituiscono il meccanismo col quale si può far funzionare una amministrazione. Non è un segreto che tutte le prime comunicazioni dal Governo italiano a Brindisi ci pervenivano sotto forma di lettere scritte a mano dal Primo Ministro in persona. Da allora le cose sono andate molto avanti.

La prima fase del nostro lavoro è stata quella che potremmo chiamare costruttiva. In ottobre, a Mosca, il nostro obiettivo ci fu indicato dai Governi alleati in una dichiarazione sull'Italia. Il primo paragrafo di detta dichiarazione era del seguente tenore: «È essenziale che il Governo italiano sia reso più democratico con l'inclusione di rappresentanti di quei settori del popolo italiano che hanno sempre avversato il fascismo». Era pertanto nostro compito di fare il possibile per promuovere la formazione di un simile Governo. Nonostante gli sforzi del Primo Ministro italiano ed il nostro appoggio, in un primo tempo fu solo possibile al Maresciallo di riunire intorno al sé il Governo che egli descrisse come «Governo di tecnici». Le ragioni di ciò vi sono ben note e non ho bisogno di dilungarmi in proposito. Ma devo aggiungere che il periodo nel quale durò questo stato di cose non fu affatto tempo perduto. Come ho già detto, a prescindere dall'aspetto politico, gli italiani dovevano affrontare la necessità di creare un organismo amministrativo con qualsiasi materiale fosse disponibile nell'Italia del Sud. Nei mesi sino ad aprile, prima a Brindisi e poi a Salerno, fu compiuto un grande «lavoro di vanga» per creare tale organismo.

In aprile, il Primo Ministro italiano fu in grado di trasformare il suo Governo in un Governo politico che includesse i rappresentanti di tutti quei partiti che formavano i Comitati di Liberazione nell'Italia del Sud. Questo era un grande passo in avanti nel raggiungimento dell'obiettivo che ci era stato assegnato dalla dichiarazione di Mosca. Ma avevamo sempre presente che sarebbe stato necessario un ulteriore cambiamento quando Roma fosse stata liberata, e quando sarebbero stati disponibili molti esponenti politici nazionali dei diversi partiti.

La nostra aspettativa non fu vana e, in giugno, subito dopo l'ingresso degli Alleati a Roma, venne formato un nuovo Governo sotto il Signor Bonomi che univa questi esponenti nazionali dei partiti di Roma con gli esponenti del Sud in un'unica amministrazione nazionale.

Non occorre che io vi ricordi che questo Governo italiano fu approvato dai Governi alleati e noi della Commissione di Controllo abbiamo il dovere di fare quanto ci è possibile per aiutarlo nell'adempiere ai duri compiti che lo aspettano. Questo, a mio parere, è l'aspetto predominante di questa seconda fase nella quale siamo ora entrati. Per questo scopo noi proponemmo, e i Governi alleati approvarono, di trasferire a Roma l'attuale Governo italiano; in tale modo il Governo ha potuto avere non solo un maggior prestigio ma anche una maggiore disponibilità di quegli attrezzi di governo dei quali ho parlato poc'anzi, ossia funzionari, archivi, materiale d'ufficio, ecc.

Come ulteriore prova della fiducia degli Alleati nel Governo venimmo autorizzati a trasferire all'Amministrazione italiana ulteriori importanti province e recentemente, il 15 agosto, la stessa Roma fu consegnata.

Ma il compito del Governo italiano è assai gravoso. La guerra è passata su tutti i territori di sua amministrazione e in questa guerra i tedeschi hanno fatto del loro meglio per distruggere l'Italia. Sta a noi di aiutare il Governo italiano ad avere ragione di queste difficoltà. Non è certo una contraddizione che la Commissione di controllo abbia una politica di aiuto e di assistenza dal momento che ciò è d'accordo con i principi espressi dalle Quattro Libertà. Queste non sono un mero idealismo, ma sono anzi necessità pratiche per la condotta della guerra in Italia. Nel corso delle odierne discussioni, sentiremo, senza dubbio, parlare molto dei nostri problemi e di modi per affrontarli. Ma in queste discussioni non dovremo perdere di vista lo scopo e la proporzione del nostro lavoro. Lo sfondo che vi ho abbozzato è quello di parecchi mesi di laboriosi tentativi, non senza qualche successo, per fiancheggiare il nostro sforzo bellico in Italia e per raggiungere le mete dei Governi alleati. I mesi futuri non saranno meno ardui: facciamo pertanto assieme un giro di orizzonte ed esaminiamo, in dettaglio, dove siamo arrivati.

364

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 329/727 P. R. Madrid, 24 agosto 1944, ore 11,45 1•

Telegramma V.E. n. 6092 miei 615 e 7103 .

Questi rappresentanti Brasile, Equatore, San Salvador, Panama, Uruguay mi hanno risposto avere interpellato loro Governi e di attendere una risposta e mi hanno in generale espresso personale punto di vista favorevole nostre richieste.

Rappresentanti Perù e Cuba mi hanno comunicato che nei loro paesi non è stato preso nessun provvedimento restrittivo nei riguardi cittadini italiani e loro beni.

365

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 24 agosto 1944.

L'Ambasciatore Charles mi ha lungamente intrattenuto sul recente soggiorno di Churchill in Italia 4 .

Afferma che il Primo Ministro, pur essendo sempre l'uomo di stato inglese più favorevolmente disposto verso di noi, vi era tuttavia giunto con molte prevenzioni nei nostri confronti.

La evoluzione da lui subita durante la settimana della sua permanenza in Italia è stata tuttavia molto notevole e molto rapida. Sicché egli può con sicurezza assicurarci che i risultati della visita sono stati, tutto sommato, molto soddisfacenti.

Churchill è persuaso che l'Italia ha pagato e paga duramente e lealmente il suo «biglietto di passaggio» nel campo delle Nazioni Unite. Ed è perfettamente d'accordo sulla necessità di contrastare e sopire ogni rancore e ostilità che l'opinione pubblica britannica ancora conserva nei nostri riguardi.

L'incontro col Presidente Bonomi è andato bene. Il Primo Ministro è persuaso che la formula attuale di Governo non solo è la migliore, ma è la sola che possa assicurare un corso degli affari, interni ed esterni, il più possibile regolare.

Churchill si è vivamente interessato delle cose italiane: una seduta destinata a durare un'ora, è stata protratta per quattro ore consecutive, appunto perché il Primo Ministro ha voluto conoscere ed essere informato anche di minuti particolari. Alla seduta hanno preso parte Macmillan, Charles, Dixon del Foreign Office.

l Pervenuto tramite l'A.C.C. il 28 agosto alle ore 12. 2 Vedi D. 347. 3 Non pubblicati. 4 Vedi DD. 316, 346, 353 e 357.

Risultati concreti della visita sono certamente i seguenti: l) Churchill farà un grosso sforzo per assicurarci viveri e trasporti per il prossimo inverno. Ha detto esplicitamente a varie riprese «essere assolutamente necessario evitare la fame in Italia».

2) Un gesto sarà fatto nei nostri confronti a breve scadenza. È stata esaminata la possibilità di un trattato di pace, che è stata peraltro scartata per i grossi problemi che sarebbero sollevati e di cui la situazione attuale non consentirebbe ancora la soluzione. Il gesto avrebbe la forma di una dichiarazione congiunta anglo-americana e sarebbe comunque inteso a segnare un notevole progresso dalla situazione armistiziale verso fasi di maggiore e progressiva autonomia. Il controllo sarebbe alleggerito notevolmente e progressivamente trasferito verso altri organi più propriamente politici.

Tutti i consiglieri di Churchill hanno prospettato al Primo Ministro tesi e sostenuto punti di vista a noi favorevoli.

Anche il colloquio con il Luogotenente è andato bene. Churchill gli avrebbe detto di non potere, apertamente e pubblicamente, sostenere e appoggiare l'istituto monarchico in Italia, ma che la sua azione in senso favorevole si sarebbe esplicata con ogni altro mezzo.

Durante il colloquio col Sommo Pontefice, il Primo Ministro avrebbe fatto accenno alla neutralità -a suo giudizio -troppo stretta del Vaticano tra le due parti in contesa, ma senza acrimonia e quasi scherzosamente. Sarebbero stati toccati, con pieno accordo reciproco, soprattutto l'argomento istituzionale e quello del comunismo.

La riunione coi Ministri ha avuto carattere puramente formale. Perdura l'antipatia del Primo Ministro per il Conte Sforza, sul quale si sarebbe espresso in termini tutt'altro che elogiativi.

Churchill che aveva, com'è noto, forti simpatie per il Maresciallo Badoglio, lo ha trattato invece con una qualche punta di freddezza. È comunque assolutamente convinto della necessità che il Presidente Bonomi, di cui ha molto lodato la probità, l'integrità e la coscienza, resti al potere e continui la sua opera di Governo.

L'Ambasciatore Charles traeva da tutto ciò-ripeto-conclusioni nettamente favorevoli e di vivo compiacimento per l'Italia.

* * *

Caccia è venuto a congratularsi con me per i risultati della VlSlta. Mi ha confermato le impressioni di Charles. Ha aggiunto che il gesto verso di noi sarà fatto subito dopo l'incontro Churchill-Roosevelt.

Caccia ha vivamente insistito sull'assoluta necessità di evitare qualunque crisi del Governo Bonomi. Sarebbe, a suo giudizio, opportuno che il Presidente comunicasse subito al Consiglio dei Ministri risultargli in modo certo che la Gran Bretagna è assolutamente soddisfatta dell'attuale Governo e che sarebbe estremamente contrariata di eventuali mutamenti e crisi che sono in conseguenza da evitare

a tutti i costi. Caccia aggiunge che il Presidente Bonomi si è guadagnato la fiducia del Primo Ministro e che è dunque nostro essenziale interesse mantenere in nostre mani carte che già sono state sprecate al momento della crisi Badoglio. La sua insistenza sulla necessità che siffatta comunicazione sia fatta subito ai Ministri è stata estremamente viva.

366

IL CAPO DELL'UFFICIO SESTO, DI STEFANO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

APPUNTO CONFIDENZIALE. Roma, 24 agosto 1944.

Ho avuto stamane un colloquio col Ministro Plenipotenziario Sig. Matteo Loret, delegato del Governo polacco di Londra presso l'A.C.C.

Egli mi ha riconfermato il vivo desiderio del suo Governo, già manifestatomi in una precedente occasione, di riprendere al più presto col R. Governo le tradizionali strette relazioni che hanno sempre unito i due Paesi e che in tempi recenti e recentissimi erano state rinsaldate dal generoso aiuto dato dall'Italia ai polacchi nei tragici mesi del 1939-40 e dal sangue sparso ora in comune dal

C.I.L. e dalle forze armate polacche per la liberazione d'Italia. È adesso molto lieto di potermi comunicare di aver ricevuto notizie telegrafiche che il suo Governo, quale primo passo, aveva deciso di aprire subito a Roma un proprio Consolato Generale a capo del quale era stato nominato il signor Taddeo Wierusz Kowalski, già consigliere dell'Ambasciata polacca a Parigi (fino al 1940) e figlio dell'ex Ambasciatore della Repubblica ad Ankara. Il Signor Kowalski era già in viaggio per Roma.

Ho ringraziato il Ministro Loret per la informazione che, quando conosciuta dall'opinione pubblica italiana, non avrebbe mancato di destare viva soddisfazione, tanto più che, a quanto egli mi faceva comprendere, a questo passo sarebbe seguita, appena possibile, una completa ripresa bilaterale di relazioni, come, del resto, con noi aveva fatto subito l'U.R.S.S. Il mio interlocutore ha risposto esser questa l'intenzione del Governo e di tutto il popolo polacco: peraltro il suo Governo, per ovvii motivi, era per il momento completamente vincolato al beneplacito delle Potenze anglosassoni ed in ispecie della Gran Bretagna. Ma la situazione generale, di per se stessa, evolveva rapidamente verso favorevoli soluzioni.

Il Ministro Loret mi ha detto inoltre, a titolo confidenziale, che un altro recente telegramma, oltre confermarlo nelle sue funzioni presso l' A.C.C. gli manteneva anche l'incarico di rappresentante del suo Governo «per tutte le questioni di interesse polacco in Italia». Non sapeva, tuttavia, se sarebbe rimasto molto a lungo a Roma, come avrebbe desiderato. Gli era giunta qualche voce di un possibile suo trasferimento in Germania non appena questa fosse stata occupata.

Ha aggiunto, poi, di aver avuto qualche giorno fa un lungo e cordiale abboccamento con S.E. il Conte Sforza, che conosce da molti anni ed al quale aveva anche manifestato il desiderio di conferire con S.E. il Sottosegretario di Stato agli Esteri.

Il Ministro Loret, aderendo volentieri alla mia richiesta, verrà domani alle 10 a Palazzo Chigi per conferire col Capo dell'Ufficio Coordinamento della Segreteria Generale circa la protesta sovietica a proposito di materiale di propaganda polacco.

Aggiungo, ad ogni buon fine, che il Ministro Loret risiede già in Italia da parecchi anni. Prima della guerra, credo si occupasse a Roma delle questioni economico-finanziarie italo-polacche. Parla bene l'italiano ed è sinceramente amico del nostro Paese.

Già nell'anteguerra era di tendenze politiche democratiche ed ha quindi relazioni di amicizia con parecchi membri dell'attuale Governo polacco di Londra.

Mi è stato riferito, peraltro, che le sue vedute moderate in questioni fondamentali del suo Paese avevano provocato reazioni a lui contrarie in alcuni di questi ambienti militari polacchi, che, anziché far capo a lui, si tengono in stretto contatto col Sig. Papée, Ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede. (Quest'ultimo era, infatti, molto vicino agli ambienti legionari pilsudskiani ed amico del defunto Colonnello Beck, Ministro degli Esteri al momento della catastrofe polacca del settembre 1939).

367

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. PER CORRIERE 66/266 R. Roma, 25 agosto 1944 (per. ore 17 del 26).

Circa l'udienza, concessa dal Santo Padre al Primo Ministro britannico il 23 corrente ed annunziata soltanto oggi per desiderio inglese, Monsignor Montini ha tenuto a rilevare meco che tanto il Pontefice quanto il Premier ne erano rimasti particolarmente soddisfatti. Mi ha detto pure risultargli che il Santo Padre aveva intrattenuto il Signor Churchill sui vari argomenti che avevano formato oggetto del mio rapporto n. 365/251 del 20 corr. I, e mi ha promesso di fornirmi qualche particolare in merito, dopo di averne parlato con il Santo Padre 2 .

Come V.E. avrà constatato, il cerimoniale dell'udienza, alla quale il Signor Churchill è stato accompagnato dal Ministro Osborne, da Lord Moran e dal Comandante Thompson, ed il resoconto datone nell'Osservatore hanno avuto particolare risalto; mentre il passo sostanziale del comunicato dice che «nel colloquio, improntato ad affabile cordialità, vennero toccate varie questioni essenziali, in riferimento ad importanti problemi dell'ora presente».

l Vedi D. 356. 2 Non risulta che Babuscio Rizzo abbia riferito ulteriormente per iscritto sull'argomento.

368

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 1/327. Roma, 25 agosto 1944.

I am very gratefu1 to you for having kindly sent me the text of your statement to the plenary meeting of the Allied Contro! Commission 1•

As you have rightly stressed, the task of the ltalian Government is difficult and arduous. But we are aided in this hard work by the confidence of the Allied Governments, which you have so effectively reaffirmed in your statement, and by the conviction that an industrious and highly civilized people Iike ours cannot but rapidly resurge.

The ltalian Government and generai public opinion have been particularly gratified by the appreciative expressions concerning the contribution of the Navy, Army and Air Force of the new democratic Italy towards the Allies war effort.

This recognition, publicly given by the Allied Contro! Commission, is ali the more appreciated as, as you are aware, the first and most ardent wish of ali Italians is increasingly to contribute, with their arms, to the cause of the United Nations, which is also theirs.

369

IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI

L. PERSONALE. Washington. 25 agosto 1944.

I thank you for your Ietter of July 2, 1944, written after the inauguration of the new government 3• I followed with keen interest the politica! developments in ltaly immediately after the Iiberation of Rome. It was a source of satisfaction to the people of this country and to me personally to observe free men taking an active part again in the direction of Italian affairs and solving problems of government in the true democratic spirit. I congratulate you and your colleagues for the fine contribution you are making, under difficult circumstances, to the politica! !ife of Italy.

Your observations on the various problems confronting your country and the exhaustive document accompanying your Ietter have been referred to the Secretary of State for study. I believe that Mr. Hull has recently communicated with you through Mr. Kirk regarding various aspects of ltalian politica! and economie Iife4 .

I Vedi D. 363. 2 Ed. in Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, cit., p. 1147. 3 Vedi D. 282. 4 Vedi D. 355.

Thus you will already have at hand, when this reaches you, an expression of this government's views on the several questions which you have raised and to which it is giving active and sympathetic consideration.

Thank you for your good wishes for the success of the Allied landings and battle in northern Europe. This operation is now being supported by a second successful invasion of France, from the south. We can have good hope that total victory over our common enemy in Europe will now not be long delayed.

370

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 25 agosto 1944.

Riassumo le conversazioni che ho avuto in questi giorni col Signor Couve de M urville.

Egli ha ricevuto autorizzazione ufficiale a trattare con noi per la soluzione della questione tunisina, ma non ha avuto, a quanto pare, che molto generiche indicazioni circa criteri, direttive, procedura per praticamente impostarla.

La sua idea -ma è, mi dice, soltanto sua idea personale -sarebbe che noi rilasciassimo una dichiarazione scritta dove si prende atto della dichiarazione di nullità fatta dal Governo provvisorio francese delle Convenzioni del '96; da parte francese si risponderebbe anche con una dichiarazione scritta in cui il Governo francese si impegna a una data fissa da stabilirsi a discutere e a concretare con noi le garanzie da darsi, al posto delle Convenzioni citate, a protezione della collettività italiana di Tunisi.

Gli ho detto che la sua idea era sembrata al Sottosegretario inaccettabile, in quanto, sopra tutto, non faceva che rimandare ad altro momento una discussione che era invece desiderio di ambo le parti di iniziare subito per rapidamente toglier di mezzo l'unica ragione di serio contrasto fra noi e la Francia.

Preferivamo dunque insistere:

l) per negoziare subito una nuova Convenzione di stabilimento limitata alla Tunisia, in cui possano essere definitivamente sanzionati sia i nostri sacrifici, sia le garanzie che dovranno essere mantenute a favore delle nostre collettività;

2) per riallacciare la questione tunisina alla generale questione dei rapporti italo-francesi, facendola servire quasi da piattaforma di lancio per iniziare al più presto il riavvicinamento Italia-Francia, che è nei propositi sia del Generale de Gaulle che del Presidente Bonomi. La mia idea personale è che ci si ponga d'accordo per procedere, se e quando si arrivi alla soluzione del problema tunisino, ad una reciproca dichiarazione di buona volontà, in cui si affermi da ambo le parti, ad esempio, l'impegno di sostenerci a vicenda per il rapido ricupero, da una parte, dell'autonomia e sovranità italiana, per il ripristino, dall'altra, della Francia in quel rango di grande Potenza che è nelle aspirazioni di tutti i francesi.

La questione è ferma a questo punto e sarà ripresa con V.E. su questa base.

Comunque Couve de Murville parte per Algeri a giorni; vi esporrà le vedute italiane quali risulteranno dai colloqui con V. E.; ne riporterà istruzioni e direttive per l'ulteriore sviluppo delle discussioni.

Nel frattempo continueremo a insistere da parte nostra per un migliore trattamento di prigionieri, internati, italiani in Corsica e in Tunisia 1 .

371

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.l., BONOMI, AL PROFESSOR PAZZI

APPUNTO. Roma, 26 agosto 1944 2 .

La prego di far sapere agli amici italo-americanP che io seguo con commosso apprezzamento la loro generosa attività a favore dell'Italia in questo momento particolarmente grave per il Paese. So che essi ci sono vicini. L'opera del Comitato di soccorso, le nobili parole del Progresso, gli articoli sui nostri prigionieri, sono tutte iniziative che, soprattutto nell'isolamento in cui viviamo, costituiscono per noi ragione di conforto e di fede. Voglia, la prego, nei modi che riterrà più opportuni, esprimere loro i sensi della mia viva e cordiale gratitudine. Faccia loro sapere che la fiduciosa collaborazione fra Italia e Stati Uniti, di cui gli italo-americani sono il simbolo migliore, è uno degli scopi fondamentali della politica italiana.

372

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 1/343. Roma, 26 agosto 19444 .

Following recent conversations between Minister Prunas and Mr. Dowling, the decisions contained in my letter of 15th inst. (n. 1/241) 5 have been partially modified.

I give you hereunder the present ideas of the Government o n the question:

l) In order to give proof an d an indicati o n of Italian solidarity with the United States, the Italian Government are prepared to recall immediately the Chargé d'Affaires in Buenos Aires, Signor Garbaccio.

I Vedi D. 385. 2 Un'annotazione avverte: «Consegnata a Olds personalmente. 30 agosto». Vedi D. 382. 3 Vedi D. 310. 4 Un'annotazione avverte: «Consegnata a Dowling il 29 agosto». 5 Vedi D. 345.

2) In the Note attached to the abovementioned letter of 15th inst., are set out the serious reasons which prevent us from breaking diplomatic relations with the Argentina. The Italian Government shall be grateful if in representing these reasons to the State Department their full importance will be duly and exhaustively stressed.

3) Consequently, the Italian Government suggest that, in order to reconcile their earnest desire to show solidarity with the United States with the necessity of not prejudicing further serious national interests, signor Berio, at present Consul at Tangiers, be authorized to reach Rome immediately, in order to proceed without delay to Buenos Aires. On his arrivai there, Signor Garbaccio would leave at once and Signor Berio would remain in charge.

The Italian Government ask the State Department kindly to consider the above suggestion as a firm and willing indication of their earnest wish to show absolute solidarity with the United States in this as in other sectors of international policy, and at the same time to bear in mind the serious materia! and mora! prejudice and damage that a different attitude on their part would undoubtedly cause to the millions of Italian citizens living in Argentina.

Lastly, it is hardly necessary to recall that ltaly has not as yet any direct contact with any Country of Latin America: this consequent state of isolation will permanently affect her interests and it is ltaly's earnest wish to see shortly this situation modified in the interest of peace and of fruitful cooperation between peoples.

I shall be grateful, my dear Kirk, if you will kindly convey the above to the State Department 1 .

373

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI

T. 320/671 P. R. Roma, 27 agosto 1944 2 .

Suo 686 3•

Presentandosene occasione Ella vorrà far sapere a Lequerica che suoi sentimenti verso nostro Paese sono qui molto apprezzati e che formulo miei voti migliori per Sua opera di Governo, fiducioso nel suo contributo al mantenimento di amichevoli rapporti fra due nazioni in atmosfera di collaborazione e reciproca comprensione.

1 Analoga lettera, a firma Prunas, fu inviata il 2 settembre 1944 (pro t. l /411) al vice capo della sezione politica dell'A.C.C., Schott, che fece pervenire, il 7 ottobre, la seguente risposta: «The Department of State has noted with interest the proposal of the Ministry for Foreign Affairs to send Signor Berio to Argentina and is prepared to assist in facilitating his tra ve!. lt is understood, of course, that any new appointee to succeed Signor Garbaccio must travel on a private passport and must have no official status with the present Argentine government». Vedi DD. 488 e 515.

2 Spedito il 28 alle 12, tramite l'A.C.C.

3 Vedi D. 352.

374

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 28/30 R. Roma, 28 agosto 1944, ore 13,30 1•

Suo 23 2 .

Le manderò ogni utile informazione. Tenga presente che le circostanze odierne italiane sono quelle che sono e non ci sono per conseguenza possibili accertamenti ed inchieste se non approssimativi e generici. Lo studio del problema delle spese di occupazione, che è molto grave, è in corso. Il cambio dollaro-sterlina-lira è eccessivo. È nostra opinione che potrebbe e dovrebbe essere ridotto di almeno un quarto. Le questioni sollevate con gli anglo-americani lo sono e giornalmente attraverso gli organi di controllo centrali e periferici.

U.R.S.S. ha modo di seguirne i maggiori orientamenti attraverso il Comitato Consultivo per l'Italia, in cui è rappresentata. Questo Ministero fa comunque il possibile anche per tenere al corrente questa Rappresentanza sovietica. Le comunicazioni telegrafiche non possono, per circostanze locali, essere troppo lunghe o troppo frequenti.

375

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 318/29 P.R. Roma, 28 agosto 1944, ore 13,30 1•

Suo 243 .

Messeri è g1a partito e presumo giungerà fra qualche giorno. Egli è stato prescelto appunto perché, avendo seguito Governo da oltre dieci mesi sia a Brindisi che a Salerno e a Roma, è in condizioni di conoscere e di illustrarle nostra effettiva situazione. Ella avrà la pazienza di aspettare tali chiarimenti e precisazioni, che non è possibile darle per iscritto, nonostante ogni buona volontà da parte nostra. Partenza altro Segretario destinato costà è stata distanziata da quella di Messeri, anche per mantenere aggiornate queste informazioni verbali dirette.

Circa contatti con l'U.R.S.S. codesto Governo sa perfettamente che non li abbiamo perché i termini dell'armistizio ce lo vietano.

Questa Rappresentanza sovietica è d'altra parte in regolare contatto sia naturalmente con noi, sia con i diversi Ministri e Dicasteri e non dubito che assicuri al suo Governo un flusso regolare di informazioni che, comunque, farò il possibile per assicurare a codesta Rappresentanza.

l Trasmesso attraverso la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma. 2 Vedi D. 334. 3 Vedi D. 335.

376

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALLE AMBASCIATE A MADRID, MOSCA E PRESSO LA SANTA SEDE

E ALLE LEGAZIONI A LISBONA E STOCCOLMA

T. 319/C. P.R. Roma, 28 agosto 1944, ore 12.

Non sarà sfuggito a V.E. (V.S.) importanza e significato primo personale contatto fra Primo Ministro britannico e Presidente del Consiglio nuova Italia democratica2• Signor Churchill ha avuto mezzo e modo rendersi direttamente e personalmente conto nostra situazione reale ed ha portato in tale esame largo spirito comprensione e buona volontà. Tutto ciò consente ragionate speranze che Italia ritroverà sollecitamente suo posto nell'Europa e nel mondo, sol che perduri da parte di tutti gli italiani disinteressato proposito servire con ogni mezzo Paese. Sottolineo che visita Churchill ha fra l'altro rafforzato e consolidato Governo cui, come è noto, volenterosamente collaborano tutti i Partiti -il quale ne trarrà nuova autorità e prestigio per assolvere i suoi difficili compiti. La prego di esprimersi in questo senso costì, con italiani e stranieri.

377

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 1728/302. Berna, 28 agosto 194P.

Grato per il telegramma di V.E. n. 2304 desidero confermare che la cooperazione tra la Delegazione di Lugano del Comitato di Liberazione Nazionale per l'Italia Settentrionale e questa Legazione è aumentata e si svolge normalmente. Dopo i chiarimenti fatti da questa R. Legazione, il Governo svizzero ha espresso il desiderio di sospendere temporaneamente la pubblicazione del settimanale Squilla italica. Date circostanze ritengo necessario ed equo concedere al Dott. Richelmy, che per quindici anni ha diretto questo giornale, un compenso finanziario. Sebbene sue pretese siano eccessive, egli ha diritto a tale compenso. Prego autorizzare pagare a Richelmy somma cinquemila franchi svizzeri. Benché riorganizzazione Comunità italiane presenti difficoltà, lavoro progredisce favorevolmente particolarmente a Zurigo, dove collaborazione tra gruppi della collettività ispirati dai principi della democrazia italiana ed il Consolato Generale è notevole.

1 Con diramazione anche a Buenos Aires, Ankara, Berna, Dublino e Tangeri. 2 Vedi D. 365. 3 Ricevuto il 5 settembre tramite l'A.C.C. 4 Vedi D. 361.

378

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 1838/35. Mosca, 28 agosto 1944 1•

In base telespresso 1/139 del 29 luglio2 ho potuto presentare questione nostra partecipazione militare con le precisioni qui richieste. Ad esposizione fatti ho aggiunto: questo è quello che Italia potrebbe fare. Se Russia ritiene che ai fini rapida fine guerra aumento nostra partecipazione guerra contro Germania sia importante e ritiene di poter usare sua influenza presso altri alleati perché ci sia finalmente concesso di poter prendere parte alla guerra con le forze che possediamo, ciò sarà nuovo titolo sua riconoscenza da parte Governo e popolo italiano.

Dekanozov mi ha risposto che decisione non era nelle sue mani (deve decidere Stalin) ma che intanto poteva dirmi che trattavasi cosa seria e che senza dubbio avrebbe attirato tutta l'attenzione del Governo sovietico.

A sua richiesta ho aggiunto che era mia precisa impressione che, per ragioni che non mi erano chiare, gli anglo-americani non desideravano intervento attivo Italia nella guerra.

Ho l'impressione che esposizione questione nei suoi termini esatti, che non erano noti al Governo sovietico, ha fatto buona impressione qui nel senso serietà volontà e possibilità Governo italiano, e che Governo sovietico intende seriamente interessarsene. Aggiungo per Sua norma che promemoria di V. E. era redatto precisamente con quelle precisioni di dettaglio che è necessario per questioni da sollevare qui 3 .

379

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. 1696/755. Madrid, 29 agosto 1944, ore 23 4 .

Da Berna: «N. 296 del 25 agosto. Ho ricevuto a mezzo R. Ambasciata a Madrid messaggio che a nome del R. Governo V.E. invia al Comitato Liberazione

1 Pervenuto tramite la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma il 13 settembre alle ore 9,30.

2 Vedi D. 307.

3 Con successivo T. 38 in pari data (ma pervenuto il 22 settembre) Quaroni aggiungeva: «Dekanozov è secondo vice Commissario Esteri e persona che nel Commissariato gode fiducia personale di Stalin. Nella mia esposizione ho creduto di far presente come possibilità immediata della sostituzione dei 180 mila uomini di cui a paragrafo 5 sia la mobilitazione di altri !00 mila uomini, di cui a paragrafo 6, ossia un totale approssimativo di circa 250 mila, subordinata naturalmente a condizione materiale equipaggiamento e razionamento. Ho fatto questo perché data la mentalità di questa gente più si fa la cifra alta più si ha probabilità se ne interessino sul serio». La questione non ebbe ulteriore seguito: vedi serie decima, vol. II, D. 46.

4 Pervenuto tramite l'A.C.C. il 1° settembre alle ore 13.

per Italia settentrionale 1• Provvedo urgenza a comunicarlo al Comitato nonché alle Legazioni qui residenti dei paesi cobelligeranti che seguono con attenzione situazione dell'Italia settentrionale. Ritengo opportuno inoltre intrattenere della questione Governo elvetico, ponendo in rilievo potere conferito dal Governo al Comitato e ciò in vista di quanto può avvenire da un momento all'altro lungo linea di confine. A tale proposito confermo che in questi giorni si vanno prendendo maggiori accordi tra il Comitato Liberazione e rappresentante movimento nazionale francese. Sperasi che nella zona occidentale del Piemonte presso il confine italiano francese e svizzero, dove sono già giunte truppe americane, possa formarsi una zona italiana libera. Essa anche se piccola potrebbe presentare notevole attrattiva sviluppo e costituire politicamente importante affermazione».

380

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 29/32 R. Roma, 30 agosto 19441 .

Prima parte telegramma n. 29 3 è esatta. Ella può confermarla. Circa seconda questione non sono ancora in condizioni di darle notizie neanche approssimative, salvo confermarle nostro vivo desiderio intese dirette, rese peraltro praticamente difficili in ragione situazione interna quel Paese. La terrò, nei limiti del possibile, al corrente. Certo è che influenza che codesto Governo decidesse esercitare per sopire eccessi nazionalistici oltre frontiera sarebbe per noi e per la pacificazione europea di estremo giovamento.

381

IL SEGRETARI O GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 30 agosto 1944.

L'Ambasciatore Charles mi ha confermato 4 che l'incontro Churchill-Roosevelt avrà luogo a metà settembre e la sua convinzione che, subito dopo, un qualche gesto concreto sarà fatto dalle due Potenze nei confronti dell'Italia. Sarebbe, a quanto pare, previsto un sensibile alleggerimento dei controlli alleati, nel senso di

l Vedi D. 339. 2 Trasmesso il 31 agosto alle 18 attraverso la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma. 3 Vedi D. 349. 4 Vedi D. 365.

limitarne le funzioni a quelle strettamente connesse con la guerra (trasporti e comunicazioni, porti, ecc.) e di allargare in conseguenza la sfera di autonomia del Governo italiano per tutte quelle attribuzioni che non hanno a che fare con lo sforzo bellico.

Lo stesso Ambasciatore conferma che la visita Churchill segna una tappa molto importante nell'evoluzione dei rapporti italo-britannici, che dovrebbero da qui innanzi essere avvia ti verso fasi più costrutti ve 1 .

382

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO COORDINAMENTO, CASARDI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Roma, 30 agosto 1944.

È venuto stamane a trovarmi Olds.

Voleva anzitutto sapere se avevo qualche notizia concreta circa una eventuale estensione all'Italia della Legge Affitti e Prestiti. Alla mia negativa, ed avendogli anzi fatto rilevare la recente risposta data alla conferenza stampa dal Presidente Roosevelt nel senso che «egli non sapeva niente della questione», Olds ha attribuito tali dichiarazioni del Presidente al fatto che era proprio in quei giorni rientrato da una prolungata assenza e probabilmente non aveva avuto tempo di mettersi al corrente della cosa.

Olds è venuto quindi a parlare della missione Pazzi. Era d'opinione fosse conveniente fargli pervenire una risposta sui vari punti contenuti nella sua ultima lettera2 .

Ha aggiunto aver l'impressione che Pazzi insistesse troppo sul tasto di una necessaria collaborazione italo-russo-americana, in funzione tendenzialmente anti-britannica. Questa formula gli sembrava controproducente; né vi era bisogno di ricorrere a simili argomenti per appoggiare le sue richieste a favore dell'Italia.

Gli sembrava infine opportuno che si facessero pervenire a Pazzi, per sua opportuna norma di linguaggio, aggiornati elementi sulle seguenti questioni:

-contributo militare, navale e aereo dell'Italia allo sforzo bellico comune;

1 Con successivo appunto del 31 agosto Prunas aggiungeva: «Sir Noel Charles mi ha mostrato 1en sera un telegramma pervenutogli dal Primo Ministro Churchill. Il telegramma è di carattere personale e contiene i. ringraziamenti del Premier britannico per !"ospitalità offertagli da Sir Noel e da Lady Charles e per tutto quanto essi hanno fatto per rendere piacevole il suo soggiorno in Italia. L'Alto Commissario ha tenuto ad attirare la mia attenzione sulla frase finale del messaggio in cui Churchill esprime in termini calorosi il suo ringraziamento per l'opera da lui svolta ed i voti per il successo della sua missione. L'Alto Commissario interpreta tali parole come una chiara dimostrazione delle buone disposizioni di Churchill nei riguardi dell'Italia e dell'interesse che egli pone ad un suo migliore avvenire. Ha aggiunto che sarebbe lieto se ciò fosse superiormente risaputo».

2 Vedi D. 358.

-attività di patrioti; loro perdite; risultati effettivi da loro conseguiti;

-situazione della nostra economia: industria, agricoltura, finanze, trasporti;

-cosa viene fatto da parte italiana nel campo della ricostruzione nazionale.

«Gli americani -Olds ha detto -amano aiutare la gente che dà prova di sapersi aiutare da sé; e non coloro i quali si adagiano nella speranza di aiuti altrui».

Parlando della presenza qui di Antonini, Olds ha detto di sapere che questi è di sentimenti nettamente anti-comunisti.

383

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 30/31 R. Roma, 31 agosto 1944, ore 18 1•

Suo 28 2•

La prego ringraziare codesto Governo per disposizioni che intende adottare nei riguardi degli italiani nei territori occupati. Attiri attenzione codeste Autorità su circa 700 mila militari italiani internati in Germania in seguito agli avvenimenti dello scorso settembre a cui tedeschi non hanno voluto riconoscere qualifica prigionieri guerra. Ci risulta che loro situazione, e soprattutto quella degli ufficiali, è estremamente dura e precaria. Aggiunga che tutti costoro hanno rifiutato di servire regime nazi-fascista, hanno duramente sofferto durante un anno di internamento, meritano in conseguenza speciali disposizioni di favore. Tutto quanto potrà essere fatto da Autorità sovietiche a loro vantaggio, sarà dunque apprezzato moltissimo da tutto il popolo italiano. Vorrei anche Ella attirasse amichevole attenzione codesto Governo su opportunità che alle inchieste intese accertare circostanze collaborazione con tedeschi o appartenenza Milizia fossero autorizzate partecipare Autorità scelte italiane, che sarebbe nostra cura immediatamente designare. Sono convinto che ciò potrebbe molto utilmente concorrere all'equità e alla completezza delle valutazioni sia singole che collettive. Voglia, la prego, far sapere al Governo sovietico che circa un milione e mezzo di contadini e di lavoratori italiani, che costituiscono demograficamente il fiore della Nazione, sono da anni ridotti in uno stato di semi schiavitù e dispersi un po' sotto tutti i climi. Quelli fra essi che rientreranno in Italia, vi rientreranno molto probabilmente sbandati disorientati e esacerbati. Ritroveranno il loro paese tuttora in crisi e in rovina. È dunque cosa umana per tutti e per noi assolutamente necessaria cercare in ogni possibile modo di aiutarli, di soccorrerli e di assisterli. Tutto ciò che Governo sovietico potrà fare a vantaggio di

l Spedito in russo attraverso la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma. 2 Vedi D. 348.

coloro che entreranno nel raggio di azione delle sue truppe, sarà -ripeto ragione per noi di riconoscenza estrema. Continui seguire questione con ogni possibile cura, telegrafando.

384

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 1/395 1• Roma, 31 agosto 1944.

Dopo la nostra conversazione odierna, ho dato immediate istruzioni che fossero accuratamente rivisti tutti i telegrammi spediti in passato da questo Ministero relativi all'America latina.

Ho così accertato che in data del 15 marzo è stato trasmesso alla R. Legazione a Berna il telegramma n. 252, cui il Ministro Magistrati ha risposto con i telegrammi da lei a suo tempo datimi in copia 2 .

Tenga presente che si tratta di un telegramma per corriere, spedito per il tramite della Commissione Alleata di Controllo, e giunto a destinazione appunto soltanto alla fine dello scorso giugno.

Nel predetto telegramma si pregava il Governo svizzero, che assicura la nostra protezione in gran parte dell'America latina, di comunicare ai Governi sud-americani la nostra viva speranza che, a simiglianza di quanto era stato generosamente fatto dagli Stati Uniti, fosse finalmente abolita la legislazione di guerra adottata nei confronti dei cittadini e degli interessi italiani e si auspicava una sollecita ripresa di relazioni normali.

Altri telegrammi nello stesso senso sono stati diretti sia a Lisbona che a Madrid che a Berna a differenti riprese e sempre dal precedente Governo Badoglio. Come Ella sa, tutti i nostri telegrammi sia per cifra che per corriere sono perfettamente noti alla Commissione di Controllo.

Sicché quando io dissi al signor Reber a Roma nel luglio scorso che niente era stato da me innovato a proposito dell'America latina, dissi cosa sostanzialmente e formalmente esatta, in quanto effettivamente nulla a quella data né poi era stato da me fatto che costituisse cosa nuova o di cui da parte alleata non si fosse perfettamente al corrente.

Mi affretto a comunicarle subito quanto precede, molto dolente che gli esatti elementi di risposta in alto riassunti non mi siano stati forniti prima della mia conversazione odierna.

Sempre a Sua disposizione per tutti gli ulteriori chiarimenti che Le accorressero.

1 Il testo inglese spedito non è stato rinvenuto. 2 Non pubblicati.

385.

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

APPUNTO. Roma, r settembre 1944.

Riassumo i risultati delle conversazioni in corso 1 .

l. Da parte francese non si ha difficoltà a trattare per una nuova convenzione di stabilimento che sostituisca quella del '96. Dovrebbe peraltro trattarsi, a giudizio francese, di una convenzione ordinaria che tenga cioè limitatissimo conto della speciale fisionomia e caratteristiche della nostra collettività in Tunisia. Tutti i privilegi sin qui da noi goduti dovrebbero in conseguenza sparire.

2. -Da parte italiana si è naturalmente pronti a negoziare una nuova convenzione, la quale, a nostro avviso, dovrebbe peraltro assicurarci una qualche garanzia che in qualche modo registri la innegabile speciale situazione degli italiani di Tunisi. 3. -Da parte italiana si insiste altresì perché la definizione della questione tunisina sia utilizzata, oltre che per togliere di mezzo il solo contrasto serio fra noi e la Francia, anche e soprattutto come prima piattaforma per raggiungere una generale intesa italo-francese. È ovvio che se potessimo, ad esempio, negoziare contemporaneamente una reciproca dichiarazione di buona volontà che ponga la prima pietra di quella intesa, ciò potrebbe certamente meglio giustificare presso la nostra opinione pubblica gli eventuali sacrifici da noi compiuti in Tunisia.

La questione è per il momento ferma a questo punto e così sarà prospettata ad Algeri dal Signor Couve de Murville.

Le speciali circostanze della guerra, la liberazione di Parigi, il trasferimento colà del Governo di de Gaulle, ostacolano in questo momento le discussioni, per la conseguente almeno temporanea disorganizzazione che esse apportano in tutti i servizi amministrativi e politici francesi.

386

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. 2011-2009-2010/47-48-50. Mosca, 2 settembre 1944 2 .

Stalin non riceve mai rappresentanti stranieri, quindi specialmente nella nostra attuale situazione era fuori questione che potessi rimettergli personalmente lettera

I Vedi D. 370. 2 Pervenuto il 23 settembre tramite la Rappresentanza dell'U.R.S.S. a Roma.

Presidente Consiglio 1• Molotov mi ha fatto rispondere che, essendo in questo momento molto occupato, non poteva ricevermi subito e mi ha pregato rimettere lettera Vyshinsky, che però mi ha ricevuto dopo poche ore.

Gli ho esposto contenuto lettera e sulla base elementi fornitimi da Messeri sono tornato lungamente sulla situazione interna italiana e su elementi disordine e disintegrazione costituiti da interferenze occupazione alleata.

Vyshinsky mi ha ripetuto che situazione e persone gli erano note e personalmente e attraverso rapporti codesto Rappresentante sovietico; che Russia, sebbene avesse quanto gli altri diritto risentimento contro Italia per nostra partecipazione guerra e per condotta truppe italiane in Russia, aveva fatto quanto era in suo potere diretto per mostrare sue disposizioni verso nostro paese. Russia segue con grande interesse situazione italiana e suoi sviluppi, ma bisogna che comprendiamo che per tutto quanto concerne Italia deve agire attraverso e di concerto con i suoi alleati e che in questo momento sono sul tappeto questioni che concernono più da vicino interessi vitali sovietici. Sperava del resto che situazione italiana sarebbe migliorata.

A mia risposta che tutta nostra speranza è che Russia intervenga in nostro favore nei consigli alleati si è limitato ripetere sua speranza che situazione migliori in un prossimo futuro. Noto che è prima volta che mi sia stato accennato sia pure di sfuggita condotta truppe italiane in Russia.

Messeri mi ha tra l'altro informato preoccupazione esistente in ambienti italiani che passi avanti che noi facciamo con la Russia portino a passi indietro con anglo-americani. Ritengo mio dovere sottomettere V. E. alcune considerazioni:

l) A mia impressione in questo momento è in corso tra Russia ed Inghilterra lotta per Polonia e Jugoslavia. Mentre mi riservo esporre situazione in dettaglio in quanto possibile con appositi rapporti, premetto che praticamente situazione è già risolta poiché Comitato Nazionale Polacco e Comitato Nazionale Jugoslavo «Tito», oltre ad avere largo consenso opinione pubblica dietro di loro, hanno tutto appoggio del Governo sovietico e russi sono decisi a dare anglo-americani tutte soddisfazioni di forma che vogliono ma non a mutare anche minimamente stato di cose da loro creato. Queste questioni oggi assorbono attenzione diplomazia sovietica.

2) Occorre far capire ai russi che comprendiamo come in questo momento gli interessi loro più vitali devono avere precedenza, e tenerli informati costantemente e correttamente delle nostre trattative e difficoltà con gli Alleati per questioni relative Armistizio ed altro, in modo da mostrare che noi continuiamo ad avere in loro confidenza e speranza; occorre sorvegliare attentamente situazione che può mutare di ora in ora per profittare di qualsiasi opportunità tattica della politica russa.

Questo è principalmente mio compito: in quanto è possibile e in quanto ciò quadra con nostre direttive cominciare a operare in avvenire più lontano.

l Vedi D. 327.

387

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE ALTA ITALIA

MESSAGGIO. Roma, 3 settembre 1944 1•

Ringrazio il Comitato di Liberazione per l'Italia del Nord, a nome mio personale e di tutto il Governo, per il messaggio rivoltoci 2 .

Tutto quanto il Comitato di Liberazione fa per coordinare, disciplinare e potenziare gli sforzi dei patrioti dell'Italia settentrionale, ha la nostra solidarietà, piena ed intera.

Anche il Generale Alexander, da cui tutte le vostre organizzazioni militarmente dipendono, nella sua qualità di Comandante in capo degli eserciti alleati in Italia, ha espresso sull'opera vostra la sua approvazione e il suo vivo apprezzamento.

Fate sapere a nostro nome a tutti i patrioti che il Governo fa e farà tutto quanto è in suo potere per dare a quelli fra di essi che già sono nell'Italia liberata e a tutti coloro che troveremo a mano a mano che la linea di battaglia si sposterà verso il Nord, prova e segno della fraterna solidarietà di tutti gli italiani. Anche le Autorità alleate, militari e civili, agiscono ed operano, in pieno accordo con noi, nello stesso senso e con lo stesso animo.

Conosciamo i vostri sacrifici, le difficoltà della lotta che conducete da mesi, l'ostinato coraggio ch'essa richiede ed impone.

Sappiamo quel che, in questa lotta comune, dobbiamo al vostro animo, alla vostra iniziativa, alla vostra attività di organizzatori e di combattenti.

Il giorno approssima in cui le vittoriose armate alleate, tra le quali combatte il Corpo Italiano di Liberazione con armi e uomini che saranno fra brevissimo raddoppiati, ricacceranno l'oppressore tedesco dal suolo della patria.

Il giorno approssima in cui tutta l'Italia sarà nuovamente unita e libera e tutti gli italiani potranno dedicarsi al compito di ricostruire e risanare il suo corpo sanguinoso e dolente.

Ed è con commozione profonda che, in queste ore decisive, io e tutto il Governo ricambiamo con fraterno animo il vostro saluto augurale.

l Una annotazione avverte che il messaggio, redatto da Prunas e firmato in originale da Bonomi, fu consegnato da Visconti Venosta a Caccia il 3 settembre alle ore 12,30.

2 Il messaggio era il seguente: «While giving notice of constitution of military command which unifies ali patriot forces of occupied Italy, first salute is to armed forces of renovated national army by whose side desire to fight last victory battles for liberation of Italy from Nazi-Fascist yoke. We look forward to formation of closer and more frequent links to strengthen co-operation with the regular army and volunteer forces». Un'annotazione avverte: «Messaggio consegnato personalmente al sottosegretario dal Signor Caccia il 2 settembre 1944. Caccia ha particolarmente insistito perché, in vista del precipitare degli eventi, venga data una risposta al Comitato Liberazione».

388

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL RAPPRESENTANTE DELLA FRANCIA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, COUVE DE MURVILLE

L. 1/442. Roma, 4 settembre 1944.

Le parlai ier l'altro, e credo che di ciò Le abbia accennato anche il marchese Visconti Venosta, del problema degli italiani in Francia, i quali prima della guerra ammontavano a quasi un milione.

Credo che il loro numero sia oggi ridotto, ma è comunque certo che risiedono anche nel territorio metropolitano francese parecchie centinaia di migliaia di sudditi italiani privati dopo 1'8 settembre di ogni protezione e assistenza della Madre Patria e soggetti ai soprusi delle autorità germaniche di occupazione: in una situazione cioè estremamente penosa e difficile.

È superfluo d'altra parte aggiungere che esiste anche in Francia un importante patrimonio demaniale italiano: sedi dell'Ambasciata e di Uffici Consolari, edifici assistenziali, ecc., della cui sorte il R. Governo non è più da pressoché un anno al corrente.

Attiro la Sua cortese attenzione su questo problema, pur non dubitando affatto che le legittime Autorità francesi sapranno e vorranno adottare al riguardo, a mano a mano che ne avranno la possibilità, le provvidenze e le misure del caso. Anzi è proprio per questo che io mi domando e Le domando se non sarebbe forse opportuno che una qualche Autorità italiana, specialmente prescelta, fosse autorizzata a recarsi nel territorio già liberato, col compito di coadiuvare le Autorità francesi nell'opera di assistenza, di valutazione dei singoli casi, di accertamento di posizioni individuali e collettive, di amministrazione dei beni dello Stato italiano ecc. Badi che non teniamo affatto al nome con cui tali Autorità potranno essere designate, bensì al compito che esse potrebbero, con profitto reciproco, disimpegnare. Comunque si tratterebbe di funzioni non· politiche, ma esclusivamente amministrative ed assistenziali. Se Ella potesse dirmi, come mi auguro, che il Governo francese è in massima d'accordo, la questione potrebbe essere rapidamente approfondita ed attuata. È superfluo, credo, aggiungere che una siffatta iniziativa si inquadrerebbe perfettamente in quella generale politica emigratoria verso la Francia che potrà essere concordata alla fine delle ostilità.

Le sarò grato se Ella vorrà dirmi qual'è il Suo pensiero in proposito 1•

1 Couve de Murville rispose 1'8 settembre con la seguente lettera: «J'ai bien reçu votre lettre du 4 septembre relative au problème de la défense des intérets italiens en France. Je demande des instructions à mon Ministère des Affaires Etrangères sur !es suggestions que vous faites. En ce qui concerne !es biens du Gouvernement italien en France, il me semble qu'ils doivent d'ores et déjà etre sous la garde de la puissance protectrice, c'est-à-dire le Gouvernement suisse. Sans doute etes-vous déjà en rapports à ce sujet avec la Légation helvétique à Rome». Prunas replicò comunicando oralmente a Couve de Murville questa lettera: «Grazie della sua lettera dell'8 settembre e di quanto Ella si propone di fare al riguardo. Tenga però presente che non avevamo in Francia alcuna potenza protettrice dei nostri interessi, bensì erano sul posto le nostre autorità consolari, che li curavano nei modi ordinari. Dopo l'armistizio con le Nazioni Unite tutti i nostri funzionari diplomatico-consolari sono stati internati dai tedeschi e

389

IL PROFESSOR PAZZI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. PERSONALE. Washington, 4 settembre 1944.

Due righe in fretta perché le circostanze in cui si verifica il presente viaggio non sono favorevoli per maggior sviluppo. D'altra parte Scamporino spiegherà tutto a voce. Io ho già dato per dispaccio 1 i consigli che le circostanze suggeriscono e che gli esperti approvano. Almeno una prima parte (monopolio) potrebbe essere applicata ed il resto preparata. Al mio ritorno si vedrà meglio tutto, anche perché spero (fine mese corrente) che esso coincida con la quasi totale liberazione del Paese od anche integrale, e ciò chiarirà l'orizzonte e metterà presto un punto fermo sulla base politica che il Governo deve avere.

Sono sul piede di attesa per le riunioni del giorno 15 e seguenti. Naturalmente il mio è un piede che si muove sempre ed in tutte quelle direzioni utili per il Paese. Spero di ritornare con una base di orientamento e di possibilità veramente vantaggiose: saranno i primi passi, saranno passi difficili, ma si inizierà la ripresa. Così almeno spero, a meno che, anche in campo economico, i soliti «avversari» non ci blocchino ancora. Ma, in ogni caso, non sarà per molto. La fine della guerra si avvicina e ciò cambierà radicalmente (anche se pian piano) situazioni ed orientamenti e condotta da qui. E verranno in essere dopo, se ora ritardate, le decisioni che si erano ottenute ora.

Alcuni passi compiuti mi fanno ritenere che si stiano vincendo le resistenze che temevo: ma con certa gente è bene non fidarsi fino all'ultimo. Come vi ho telegrafato, da qui si è data una nuova prova di buona volontà con il grosso aumento delle «rimesse» in dollari. Io avevo chiesto cento perché bastavano: la media calcolata su statistiche fatte fare in banca mi davano 38/40 dollari di media individuale. Ora i 500 dollari sarà quasi impossibile coprirli ed ho il sospetto che si sia largheggiato su questo punto per «tirare» sopra altri. Comunque cercheremo di organizzare la copertura. Per ora credo si possa far conto sopra 40/50 milioni di dollari all'anno: è un'altra goccia; ci vuole pazienza. Attendo con grande interesse gli incontri sudamericani assai importanti dal punto di vista economico: per allargare la nostra elasticità. Altri programmi spiegherò a voce, sempre sul tema di far moltiplicare le poche chances che si apriranno e per cui si dovrà fare una saggia politica forte e stretta all'interno ed estremamente elastica all'estero.

in parte sostituiti con alcuni pochi funzionari italiani dichiaratisi favorevoli al regime fascista. Comunque non mi pare, oggi, possibile né opportuno né rispondente ai nostri e vostri propositi invocare i servizi di una terza Potenza protettrice bensì cercare tra noi, direttamente, di giungere a soluzioni che possano essere reciprocamente utili. Per questo le proposi l'invio di autorità italiane prescelte di comune accordo. Veda lei se le pare opportuno che quella proposta possa essere in un certo senso ancora approfondita, consentendoci ad esempio il mantenimento, nelle zone ove la nostra collettività è più vasta, di un qualche ufficio consolare, a somiglianza del resto di quanto la Francia stessa fa in Italia, e, insieme alla Francia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Brasile, il Belgio, l'Olanda ecc. La cosa non dovrebbe essere difficile e servirebbe certo ad avviare concretamente i rapporti, anche in via semplicemente di fatto, fra i nostri due Paesi».

I Vedi D. 358.

Tutto mi fa credere che potrei affidare nel risultato segnalatole, ed allora si arriverà all'impianto di una «delegazione» a fondo economico, ma con carattere ufficiale; poi non tarderà la Rappresentanza. Anche qui si fa un lento passo alla volta e vi garantisco che è stata ed è un'immane fatica. Nella posizione in cui mi trovavo e mi trovo non ritengo si potesse ottenere di più: con una nuova veste ed opportuni accreditamenti e titolazioni adeguate si avranno altri esiti. Ho altri movimenti d'appoggio in cantiere i quali daranno buoni risultati e le dirò a voce. Già il mio ultimo dispaccio vi permetteva di orientarvi.

Le raccomando le pratiche di rimpatrio Berti-Donini. Ricordo perfettamente che lei le inoltrò ai primi di aprile. Credo, anche in questo caso, che, se non facciamo appello «per conoscenza» alla Commissione Consultiva (ove sono i «nostri amici» ed anche attraverso essi «direttamente») dovremo faticare. Invece con tale apporto e con l'aiuto che Scamporino dà e darà dovremmo andare in porto presto. Le unisco uno stralcio sul caso del Console Fontana in Argentina. Mi pare che occorra rivedere il caso che, qui, ha malissimo impressionato. A parte stralci stampa.

390

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. 1770/779. Madrid, 6 settembre 1944, ore 14,15 1•

Mio 686 2 .

Mi sono recato a San Sebastiano da Lequerica che durante nostro primo colloquio aveva manifestato desiderio intrattenersi più a lungo con me. Durante conversazione protrattasi per oltre un'ora e mezzo, ho potuto fare a Ministro Esteri franca esposizione su atteggiamento ostile della Falange nei riguardi dell'Italia dal luglio 1943 ad oggi. Ho particolarmente insistito sulla necessità che, partendo da presupposto mutata situazione bellica in Europa, egli promuova un sostanziale cambiamento nella politica spagnola verso Italia e naturalmente verso Potenze alleate. Ho trovato Ministro molto ben disposto e deciso porsi su tale strada ed ho avuto impressione, condivisa del resto da miei colleghi Inghilterra e America, che Lequerica cercherà attuare una politica amichevole con potenze anglo-sassoni e con noi. Mi è sembrato peraltro che per poterla realizzare egli dovrà sormontare non poche difficoltà ed incomprensioni. Le brillanti vittorie alleate hanno avuto infatti in gran parte di queste sfere ufficiali e in vari ambienti una reazione differente

I Pervenuto tramite I'A.C.C. 1'8 settembre alle ore 13. 2 Vedi D. 352.

da quella che ragionevolmente avrebbe dovuto prodursi. La probabilità del crollo del regime nazista totalitario, l'ossessione di un sopravvento bolscevico, il fermento comunista fra il popolo e la temuta possibilità d'infiltrazione di parecchie migliaia di fuoriusciti spagnoli arruolatisi coi maquisards, attraverso le frontiere non più guardate dai tedeschi, hanno diffusa sensazione che Spagna dovrà contare sulle sue forze interne e principalmente sulla Falange. Lequerica mi è parso consapevole di tale difficoltà. È prematuro poter stabilire se potrà acquistarsi l'autorità per superarle. Egli ha comunque tenuto a rinnovarmi aperta professione di amicizia per il nostro paese e penso che dalla promessami cordiale collaborazione possa derivare migliorata situazione dell'Italia in Spagna.

Mi riservo esprimermi con Lequerica, alla prossima occasione, nel senso indicatomi nel telegramma di V. E. 671 1 giuntomi posteriormente.

391

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

T. 1925/317. Berna, 6 settembre 1944 2 .

Ho avuto di recente una lunga conversazione con la Delegazione per il Nord Italia del Comitato di Liberazione. Avevano appena ricevuto un messaggio inviato loro dal Presidente Bonomj3 e mi hanno chiesto di trasmettere a lui le espressioni della loro gratitudine.

Abbiamo esaminato assieme parecchie questioni e deciso i provvedimenti da adottare in relazione ad esse. Nella regione del Lago Maggiore è in formazione presso la frontiera itala-svizzera una zona controllata dai patrioti italiani. per il momento la zona è piccola, ma si spera si possa presto allargare. Le truppe tedesche che sono entrate in Svizzera da tale zona sono state internate. Al valico di frontiera di Brissago è stata nuovamente issata la bandiera nazionale. Ho dato istruzioni al Console Generale in Lugano di recarsi a Brissago per prendere contatto con i capi delle forze di patrioti. La stampa svizzera pubblica alcune informazioni circa la situazione. È mia intenzione di cercare di normalizzare e legalizzare al più presto possibile la situazione nella regione tenuta dai patrioti e di far sì che il Governo svizzero e la pubblica opinione locale ricevano l'impressione che lo Stato italiano sta ora riprendendo il controllo delle sue frontiere. Allo scopo di ottenere informazioni dirette circa la situazione in Val d'Aosta mi riprometto di recarmi fra breve al Gran San Bernardo.

l Vedi D. 373. 2 Pervenuto tramite l'A.C. C. il 19 settembre. 3 Vedi D. 387.

392

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

APPUNTO. Roma, 6 settembre 1944.

La liberazione totale del Belgio e dell'Olanda e l'annunciato prossimo ritorno dei rispettivi governi sul suolo nazionale, pone per noi il problema della ripresa della tutela delle nostre collettività e dei nostri interessi in quei paesi mediante l'invio di funzionari per esercitarla.

Come è noto se, per forza di circostanze, si giunse ad una interruzione di fatto dei nostri rapporti con detti paesi, i cui Governi si erano trasferiti in Stati con i quali il nostro venne a trovarsi in guerra, non vi fu mai formale rottura di rapporti diplomatici e tanto meno stato di guerra.

Fissate queste premesse ed aggiunto che belgi e olandesi residenti nel territorio del Regno non furono considerati alla stregua dei sudditi dei paesi con i quali eravamo in guerra e che talune isolate misure economiche prese nei confronti di qualcuno di essi furono poi revocate (es. Società Belga Henriot) sembrerebbe che i Governi belga e olandese non dovrebbero avere, una volta interpellati (eventualmente per il tramite dei loro rappresentanti presso la Santa Sede), obiezioni di principio da muovere ad un ristabilimento sia pur ridotto di relazioni consolari in attesa e in vista della ripresa di quelle diplomatiche 1•

393

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, LANZA D'AJETA, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 1797/246. Lisbona, 7 settembre 1944, ore 15,30 2•

Mio 214 3 . In relazione istruzioni impartitemi da V. E. tramite Ambasciata Madrid, avevo sviluppato argomenti indicatimi, e, fornendo ogni opportuno dettaglio circa prece

1 Il presidente del Consiglio, Bonomi, inviò il 7 settembre al presidente del Consiglio del Regno dei Belgi, Pierlot, il seguente telegramma (n. 1442/32): «Ii popolo italiano, che ha sempre seguito con profonda simpatia l'eroica lotta dell'indomito Belgio contro l'oppressore germanico, saluta oggi con gioia la notizia della liberazione del territorio nazionale belga. In questa occasione mi è grato inviare a

V. E., a nome del Governo italiano, le più vive espressioni di augurio per la rinascita e la prosperità del suo Paese». Pierlot rispose con T. pervenuto il 23 ottobre tramite la rappresentanza inglese a Roma: «Sono rimasto molto commosso dalle espressioni di simpatia che I'E.V. ha così cortesemente voluto inviarmi e dalle congratulazioni che mi avete offerto a nome del popolo italiano in occasione della liberazione del territorio belga. Allo stesso tempo, vorrei ringraziarVi per i vivi sinceri auguri che avete espresso a nome del Governo Italiano per la rinascita e prosperità del Belgio».

2 Pervenuto tramite I'A.C.C. il 9 settembre alle ore 16. 3 Con T. 70/214 R. del 24 agosto 1944, pervenuto il 27, Lanza d'Ajeta aveva riferito sul colloquio avuto con l'ambasciatore del Brasile a Lisbona in esecuzione delle istruzioni di cui al D. 347.

denti questioni, ho subito interessato questo Governo possibilmente fiancheggiare con sua autorità e prestigio azione direttamente e indirettamente da noi svolta presso Governo brasiliano in vista abrogazione misure guerra prese contro interessi e cittadini italiani e auspicabile normalizzazione rapporti.

A nome Presidente Salazar, segretario generale Ministero Esteri mi ha oggi comunicato che Governo portoghese, sensibile al nobile appello rivoltogli da Governo italiano, aveva fatto compiere dal suo Ambasciatore in Rio, nel quadro della stretta solidarietà l uso-brasiliana, un amichevole confidenziale passo per appoggiare note richieste da noi avanzate.

Secondo quanto ha al riguardo riferito quell'Ambasciatore, che considera risultato passo pienamente soddisfacente, Governo brasiliano, apprezzando tutto significato interessamento portoghese, ha esplicitamente confermato sentimenti simpatia e comprensione per nuova Italia e intenzione venire incontro suoi desiderata e ha inoltre assicurato, senza però fornire precisazioni, che appropriate misure nel senso auspicato erano state predisposte per essere progressivamente attuate con ogni probabilità in un futuro molto prossimo.

Pur avendo già espresso ad Ambasciatore Sampajo vivi ringraziamenti per azione svolta, che egli prega considerare per ora come confidenziale, permettomi prospettare V. E. opportunità far giungere a Governo portoghese diretto cenno apprezzamento da parte R. Governo per suo intervento a Rio de Janeiro che è chiara prova di fiduciosa amicizia 1•

394

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 1800/790. Madrid, 7 settembre 1944, ore 22,50 2•

Da Berna: «N. 308 del 31 agosto. Mi riferisco al mio telegramma 206 del 3 luglio scorso 3• Questo mio collega del Brasile che è molto bene intenzionato nostri confronti e che era intervenuto a Rio de Janeiro ha ricevuto telegramma da suo Governo in cui si pone in rilievo che questione relativa beni e interessi italiani in Brasile è tuttora tutt'altro che facile. Governo brasiliano comunque che ha aperto

I Visconti Venosta rispose con T. 1538/214 del 14 settembre quanto segue: «Suo 246. Ho pregato questo Ministro del Portogallo di volersi rendere interprete nostro vivo apprezzamento per azione svolta da codesto Governo presso quello brasiliano. La prego di far altrettanto direttamente costì. Sappiamo che il Presidente Salazar è uno dei più autorevoli e convinti assertori della necessità di un'attiva e costruttiva solidarietà latina. Il R. Governo condivide pienamente il suo pensiero ed è sua ferma politica consolidare e approfondire, entro questo quadro di generale, necessaria solidarietà, i vincoli che già cordialmente ci uniscono alla nobile Nazione portoghese».

2 Pt:rvenuto tramite l'A.C.C. l'Il settembre alle ore 11,30. 3 Non pubblicato: rispondeva al T. 252/53 del 15 marzo (per il quale vedi D. 384) ed è relativo allo stesso argomento delle istruzioni di cui al D. 347, alle quali risponde.

suo Consolato Generale a Napoli e a Roma osservatorio diplomatico, appare nutrire interesse per progressivo ristabilimento normale situazione con l'Italia. Mio collega, per facilitare situazione, suggerisce che da parte nostra si cominci a prospettare al Brasile possibilità relative nostra futura emigrazione colà e nel campo economico nostra intenzione favorire in avvenire importazione caffè brasiliano a condizioni migliori che non in passato. Frattanto questa Legazione non mancherà intrattenere governo svizzero su questioni relative protezione nostri interessi in Brasile».

395

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

T. URGENTISSIMO A MANO 1461. Roma, 8 settembre 1944, ore 10.

Il 15 settembre corrente avrà luogo a Montreal una riunione del Consiglio direttivo dell'U.N.R.R.A., ove sarà fra l'altro deciso se convenga o meno procedere all'estensione all'Italia dei soccorsi e delle provvidenze che sono nei piani della organizzazione. La questione è per noi di estrema importanza.

Quantunque non si abbia da parte nostra alcuna ragione per ritenere probabile un rifiuto di includere l'Italia nei piani predetti, sembra tuttavia necessario sia cautelarci nella misura del possibile contro eventuali opposizioni e contrasti, sia adoperarci perché la presa di posizione a nostro favore raccolga il maggior numero di consensi e l'opera di assistenza sia la più vasta possibile.

Ella vorrà subito intrattenere di quanto precede codesta Segreteria di Stato, cui vorrà dire che ogni azione e passo che la Santa Sede decidesse di fare per agevolare e facilitare un risultato positivo nella imminente riunione di Montreal, sarebbe da noi accolto con vivissima gratitudine.

È altresì necessario ch'Ella intrattenga subito della cosa anche i rappresentanti latino-americani presso la Santa Sede, i cui Governi fanno parte tutti dell'U.N.R.R.A., con la preghiera ch'essi vogliano adoperarsi d'urgenza presso le loro rispettive Autorità affinché ciascuna di esse adotti a Montreal un atteggiamento favorevole all'iniziativa che ci riguarda.

Faccia loro sapere che una presa di posizione dei latini d'America a favore dei latini d'Europa e dell'Italia in ispecie, avrebbe in questa occasione un significato e una portata particolarissimi e costituirebbe per noi un gesto di solidarietà, in quest'ora grave, cui saremmo estremamente sensibili 1•

1 Per la risposta vedi D. 396.

396.

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. PER CORRIERE 1798/322. Roma, 8 settembre 1944 (per. il 9).

Mi onoro accusare ricevuta del telegramma n. 1461 in data odierna1 concernente la prossima riunione a Montreal del Consiglio direttivo dell'U.N.R.R.A.

Ho già riferito verbalmente a codesto Ministero sull'interessamento già svolto, sia presso la Santa Sede, sia presso Monsignor Spellman, sia per altra via, allo scopo di ottenere che la missione inviata dall'U.N.R.R.A. in Italia a scopo di indagine potesse essere edotta delle reali gravissime condizioni del nostro Paese e convinta della necessità di estendere a noi l'azione di soccorso dell'U.N.R.R.A. nella maggior misura possibile. Ho anche reso noto come, anche in base a quanto dettomi recentemente da Monsignor Spellman, i risultati ottenuti da questa azione presso i singoli membri del Comitato siano da considerarsi favorevoli.

Ho pregato stamani stesso la Segreteria di Stato affinché, attraverso le proprie Rappresentanze, voglia svolgere ora con ogni urgenza un'azione favorevole all'Italia in vista della prossima riunione del Comitato Centrale di detta organizzazione.

Ho trovato in questa occasione, come in ogni altra per il passato, la Santa Sede, che ha mostrato di valutare esattamente la eccezionale importanza che le decisioni di Montreal potranno rivestire per il nostro Paese, pronta a concederci il suo ausilio ed il suo appoggio. Mi è stato promesso l'interessamento richiesto sia per ciò che concerne l'adesione dei Paesi sud-americani alla causa dell'Italia, quanto per la estensione degli aiuti da accordare ad essa.

Ho già preso contatto anche con alcuni Rappresentanti dei Paesi sud-americani presso la Santa Sede.

L'Ambasciatore del Perù, Arias Schreiber, ha fatto alla mia richiesta la più amichevole e cordiale accoglienza e mi ha assicurato che avrebbe telegrafato oggi stesso al suo Governo per pregarlo non solo di dare opportune disposizioni al delegato peruviano a Montreal, ma di svolgere altresì azione analoga nella prossima adunanza del Comitato anche presso i Paesi latino-americani amici della Nazione peruviana.

Particolarmente importante è apparso il colloquio avuto con l'Ambasciatore di Colombia presso la Santa Sede recentemente giunto a Roma. Egli non solo mi ha manifestato immediatamente le stesse amichevoli disposizioni, ed ha grandemente apprezzato i motivi di solidarietà dei popoli latini d'America invocati in favore dell'Italia, ma mi ha informato che nel ristretto comitato centrale dell'U.N.R.R.A. che ha sede a Washington, composto di tre soli membri, e nel quale l'America latina ha un proprio rappresentante, quest'ultimo è proprio un colombiano e cioè l'antico Presidente del Consiglio Dr. Eduardo Santos. L'Ambasciatore Arango Velez mi ha promesso perciò di telegrafare non solo al suo Governo, ma anche direttamente al Dr. Santos al quale è personalmente legato.

t Vedi D. 395.

Mi riservo in giornata o domani mattina di far visita al Rappresentante del Brasile e degli altri Paesi sud-americani presso la Santa Sede presso i quali confido di trovare la stessa favorevole accoglienza e mi riservo di riferire 1•

397

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. PER CORRIERE 1799/327. Roma, 9 settembre 1944 (per. il IO).

Mi onoro far seguito al mio telegramma n. 322 in data di ieri 2•

Ho terminato stamani le mie visite ai rappresentanti sud-americani presso la Santa Sede, che sono così stati tutti interessati ad intervenire presso i rispettivi Governi affinché assumano posizione a noi favorevole nella prossima riunione del Consiglio Direttivo dell'U.N.R.R.A.

Per il Brasile ho conferito, nel recarmi dall'Ambasciatore Accioly, anche col Ministro da Cunha rientrato ieri sera da una visita compiuta alle truppe brasiliane sul fronte italiano.

Non ripeto per questi, come per tutti gli altri rappresentanti delle repubbliche sud-americane, quanto ho già riferito ieri e cioè che la mia richiesta è stata accolta in forma più che cordiale, premurosa ed amichevole.

In tutte le mie visite ho tenuto a sottolineare che l'Italia non chiedeva soltanto provvidenze che servissero a sollevarla dalle necessità più urgenti, in vista di una situazione contingente, ma abbisognava degli aiuti necessari per potere iniziare, attraverso i suoi propri sforzi, l'opera di ricostruzione. Ho lasciato ad alcuni un promemoria, di cui unisco copia 3, nel quale viene appunto sottolineato questo concetto.

Confido che questa «mobilitazione» del mondo latino-americano, ed il contributo certo altamente efficace della Santa Sede, valgano a far estendere la concessione degli aiuti dell'U.N.R.R.A. oltre i limitati settori relativi all'infanzia, alla salute pubblica e ai rifugiati, che soli sembrano per ora previsti attraverso il promemoria Taylor di cui ho avuto riservata conoscenza.

Devo infatti sottolineare che, in questo rapido giro compiuto presso i vari rappresentanti sud-americani, ho trovato una nota comune, estremamente sensibile in tutti, e cioè quella della solidarietà latina. Non ho avuto bisogno di illustrare ai predetti in modo particolare il contenuto dell'ultimo paragrafo del telegramma ministeriale in riferimento poiché ciascuno di essi spontaneamente mi ha parlato dell'Italia e della Francia, come dei due Paesi tragicamente sconvolti dalla guerra ai quali l'America latina dovrà ancora ricorrere in avvenire, contribuendo con ogni mezzo al loro consolidamento, per ritrovare e rafforzare l'essenza stessa della comune civiltà latina e cristiana.

I Vedi D. 397. 2 Vedi D. 396. 3 Non si pubblica.

In tutti i predetti ho anche constatato il desiderio di vedere finalmente restaurare la normalità delle relazioni diplomatiche con l'Italia, desiderio certamente condiviso dai rispettivi governi molti dei quali, da quanto mi è apparso dalle conversazioni avute, hanno già dato ai propri rappresentanti presso la Santa Sede una maggiore ampiezza al loro mandato, concernente appunto una possibile prima ripresa di contatti col Governo italiano.

398

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 9 settembre 1944.

Ho chiesto all'Ambasciatore Kirk se ritenesse conveniente dare un qualche pubblico annunzio della partenza dei signori Quintieri e Mattioli. Egli è d'avviso che la cosa debba essere tenuta riservata sino a quando non sarà definitivamente concretata.

Nulla vieta, ed anzi ritiene opportuno, che, al momento della partenza e d'accordo con Washington, sia pubblicato un breve annunzio in cui si sottolinei sopratutto il carattere e la qualità di esperti e di tecnici delle persone che saranno autorizzate a recarsi negli Stati Uniti 1 .

399

IL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. 321. Roma, 11 settembre 1944.

With reference to your letter of August 15th 2 I have to say that in view of the necessity to safeguard the bases and lines of communication of Allied troops in Centrai Europe, it is the present intention of the Supreme Allied Commander on the liberation of Northern ltaly to maintain under Allied Military Government the provinces of Bolzano, Trento, Fiume, Pola, Trieste and Gorizia.

The fina! disposition of these territories and the drawing of frontiers will naturally be a matter for post-war settlement3 .

1 Prunas ha aggiunto poi a penna questa frase: «Kirk è d'avviso che, almeno in questa fase, sia inutile far cenno della questione agli inglesi».

2 Vedi D. 344.

3 Per la replica di Bonomi vedi D. 405.

400

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. l/504 1 . Roma, 12 settembre 1944.

I should like to draw your kind attention on a question which is for us of extreme importance: the forthcoming armistice with Germany which will undoubtedly be imposed by the High Allied Command in the name of the United Nations. I venture to submit to you my considered opinion that it would be advisable to give us already an assurance that Italy will be enabled to participate in the armistice in question.

The reasons on which our request is based appear to me to be evident: for one year now, Italy has been in a state of war with Germany, together with, and alongside the United Nations; Italian Iand, sea and air forces contribute to war operations against the common enemy in a manner which has repeatedly been appreciated by the Allied Command, under whose directions the Italian armed forces operate. The campaign which is being carried out by Italian patriots in occupied Italy has, on the other band, reached the proportions of a veritable war operations and the patriots themselves bave consequently been included by the Allied Command in the forces that form the Allied Expeditionary Corps in Italy.

The most suitable juridical way of previously specifying the position of Italy in respect of the conclusion of an armistice with Germany seems to me that of accepting our adherence to the Atlantic Charter and to the Declaration of the United Nations signed a t Washington on January l st, 1942. As a result of the adherence to this Declaration, the armistice with Germany would be concluded by the Allied High Command also in the name of Italy and, consequently, the serious Italian interests connected with the state of war with Germany would be safeguarded.

I need hardly add that should Italy, on the conclusion of an armistice with Germany, not find herself in a position corresponding to the legai and de facto conditions of her participation in the fight against the common enemy, the shock on Italian public opinion would be very strong and its probable effects detrimental to everybody.

Although I am certain that this is not the intention of the Allied Governments, however, I would ask you kindly to submit to your Government the advisability that an assurance in the above sense be given us, at the same time acquainting us with the form under which, bearing in mind the present situation, Italy also would be allowed to participate in the eventual armistice of the United Nations with Germany.

A t a period particularly delicate as the one we shall be going through at the moment of the German retreat or collapse in Northern Italy, I should consider it absolutely necessary to give to the unsettled masses in the North the clear sensation that the United Nations are acting in a spiri t of equity and justice: this would undoubtedly contribute t o strengthen the elements of stability and order throughout the Country.

I shall be grateful for your kind intervention in the matter 2•

1 La lettera fu inviata anche all'ambasciatore Charles con il n. di prot. 1/505. 2 Per la risposta vedi D. 442.

401

IL CAPO DELL'UFFICIO QUARTO, BORGA, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

APPUNTO. Roma, 13 settembre 1944.

Con telegramma n. 295 in data 23 agosto u. s. 1 la R. Legazione in Berna, in seguito a contatti avuti con i locali ambienti cecoslovacchi, ha suggerito che il R. Governo denunci l'Accordo di Monaco del 1938 concernente la Cecoslovacchia ed ha aggiunto che una decisione in tal senso provocherebbe favorevolissima reazione.

Sentito in proposito il Contenzioso Diplomatico, il Prof. Perassi ha espresso il parere che il suggerimento della predetta R. Legazione possa essere seguito, facendo peraltro presente che eventualmente la dichiarazione del R. Governo non dovrà assumere la forma di «denuncia», bensì di «sconfessione», dato che l'Accordo in questione è stato svuotato di contenuto dagli avvenimenti.

Risulta che una «sconfessione» è stata già fatta da de Gaulle e che anche Eden ha fatto una dichiarazione in tal senso. La Direzione Generale Affari Politici, Ufficio IV, osserva:

l) I rapporti con lo stato che sorgerà dai territori della ex-Cecoslovacchia -sia nella forma della vecchia Repubblica sia in forma federalistica, sia nell'ambito dell'influenza anglo-americana sia in quello dell'influenza russa-avranno senza dubbio per l'Italia rilevante interesse.

2) Nella ex-Cecoslovacchia esistevano per il nostro paese sicure correnti di simpatia che traevano origine dall'analoga situazione delle popolazioni boeme e italiane sotto l'impero degli Absburgo e che si erano rafforzate durante la guerra comune del 1915~18 con la partecipazione di truppe ceche ai combattimenti sul fronte italiano e la creazione delle Legioni cecoslovacche in Italia.

3) Tali correnti di simpatia trovavano tangibile espressione nell'interesse dei cecoslovacchi per il nostro commercio estero e per la nostra cultura ed alimentavano un fiorente turismo verso l'Italia.

4) Anche dopo Monaco i dirigenti cecoslovacchi riaffermavano la loro simpatia per il nostro Paese e la Cecoslovacchia sperava di trovare nell'Italia quell'appoggio che le era mancato da parte della Francia e della Gran Bretagna contro le sempre più chiare minacce germaniche.

5) La ricchezza naturale dei territori cecoslovacchi e le numerose attrezzatissime industrie di quei paesi potranno portare un rilevante contributo al movimento del porto di Trieste, riprendendo tali traffici le vie seguite sotto l'Impero austro-ungarico.

Occorre d'altra parte ricordare che:

1) l'Annesso 1° all'Accordo di Monaco dice: «l Capi dei Governi delle quattro Potenze dichiarano che i problemi delle minoranze polacca e ungherese in

I T. 1701/295, non pubblicato: il suo contenuto è qui riprodotto.

Cecoslovacchia, qualora non siano risolti entro tre mesi per accordo fra i rispettivi Governi, dovranno formare oggetto di un'altra riunione dei Capi dei Governi delle quattro Potenze qui presenti».

2) Nel n. 21 dell'«Informazione Diplomatica» in data 3 ottobre 1938 era fra l'altro pubblicato: «Negli ambienti responsabili romani si considera che, dopo la liquidazione del problema dei sudeti e dei polacchi di Cecoslovacchia, la liquidazione del residuo problema dei magiari di Cecoslovacchia si imponga con la maggiore rapidità possibile. È nell'interesse di tutti, compreso il Governo di Praga, di non attendere tre lunghi mesi per compiere un'operazione chirurgica che è ormai stabilita e inevitabile. È noto negli ambienti responsabili romani che il problema polacco-magiaro non figurava nell'ordine del giorno della conferenza di Monaco, e fu Mussolini che con apposita mozione, scritta di suo pugno e subito accettata da Hitler e letta nella riunione, lo sottopose all'attenzione dei francesi e degli inglesi, i quali finirono per convenire che sarebbe stato pericoloso rinviare la soluzione di problemi che erano sul tappeto e urgenti ..... ». Da ciò si rileva che gli Accordi di Monaco riguardavano non soltanto la questione sudetica ma anche quella delle minoranze ungheresi e polacche in Cecoslovacchia.

Si ricorda inoltre, ad ogni buon fine, che in questi giorni Radio Ankara ha comunicato che la Turchia ha riconosciuto il Governo cecoslovacco a Londra e che ciò è il risultato di conversazioni svolte tra l'Ambasciata turca a Londra e il Ministro degli Esteri cecoslovacco.

In considerazione di quanto precede, e soprattutto in vista dell'opportunità di stabilire amichevoli rapporti con la futura Cecoslovacchia, la Direzione Affari Politici (IV) esprime il parere che si approfitti della prima propizia occasione per una manifestazione in favore di quel Paese, ove non si ritenga conveniente «sconfessare» il complesso degli Accordi di Monaco, ciò che potrebbe suscitare sfavorevoli reazioni in Ungheria 1 .

402

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

T. A MANO 1542/37. Roma, 14 settembre 1944, ore 11.

Risulterebbe da fonte che ho ragione di ritenere attendibile che la Santa Sede avrebbe in corso di elaborazione in questi giorni un memorandum, da dirigersi alle Potenze straniere, in cui sarebbero comprese le seguenti richieste:

l) garanzia internazionale dei confini della Città del Vaticano;

1 Annotazione di Zoppi al documento: «Approvato. Spiamo l'occasione».

2) un porto sulle coste del Lazio e conseguenti garanzie di accesso e di transito;

3) un aeroporto in territorio italiano da determinarsi;

4) un seggio alla conferenza della pace.

Secondo l'informatore la Santa Sede si renderebbe conto delle difficoltà pressocché insormontabili che si oppongono alla concessione di un accesso al mare, ma avrebbe viva speranza di ottenere un aeroporto.

Secondo lo stesso informatore la Santa Sede non si proporrebbe di partecipare direttamente ai lavori per la pace, bensì di affidare la sua rappresentanza alle Potenze cattoliche. Conversazioni sarebbero tuttora in corso allo scopo.

La prego di compiere in proposito i più diligenti, opportuni accertamenti 1 .

403

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2062/74. Ankara, 15 settembre 1944 2 .

Il Ministro Mameli mi ha testè telefonato le seguenti informazioni da Sofia: Ha ripreso di fatto possesso della sede della R. Legazione e sia lui che il personale dipendente e relative famiglie stanno bene.

La Regina Madre Giovanna si trova a Sofia e le sue normali condizioni sono ultimamente leggermente migliorate.

Il Governo bulgaro sembra desiderare che le sue relazioni col Governo italiano e i suoi legittimi rappresentanti siano riallacciate con un formale riconoscimento. Non è però sinora indicato in che modo ciò potrà essere effettuato. Mameli ha risposto di essere privo di istruzioni circa l'aspetto legale della questione, ma ha chiesto che nel frattempo la sua posizione sia riconosciuta de facto al fine di metterlo in grado di assicurare la protezione di tutti gli interessi italiani. Chiede istruzioni e fa riserva di ulteriori comunicazioni circa i negoziati in corso.

Una lista di personale superfluo nonché quella delle donne e bambini da rimpatriare sarà comunicata alle Autorità alleate che già si .sono interessati in proposito.

Parecchie centinaia di soldati italiani già prigionieri di guerra e ora liberati chiedono di essere rimpatriati. Mameli prega sia esaminata la loro posizione 3 .

I Per la risposta vedi D. 411.

2 Pervenuto tramite l'A.C.C. il 26 settembre.

3 Con successivo telegramma n. 2063/77 del 18 settembre, pervenuto ugualmente il 26, Rocco ripeteva quanto comunicato aggiungendo qualche particolare circa la partenza della Rappresentanza della R.S.I. Per la risposta vedi D. 449.

404

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 1/528. Roma, 15 settembre 1944.

Il Segretario di Stato, Hon. Cordell Hull, nel memorandum diretto al Presidente Bonorni per il Suo cortese tramite in data del 19 scorso 1 , ha fra l'altro indicato che il Governo degli Stati Uniti «would be prepared to receive in an unofficial capacity a technical representative or representatives of Italy who rnight not only discuss economie and financial questions but also could report directly to the Italian Government in regard to such matters as the treatment of Italian prisoners of war, etc.».

Il R. Governo ha molto e vivamente apprezzato le buone disposizioni dimostrate dal Signor Cordell Hull ad accogliere rappresentanti tecnici italiani allo scopo indicato ed è del parere che contatti del genere possano riuscire estremamente utili, sia a risolvere questioni particolari, sia, soprattutto, a ristabilire quell'atmosfera di comprensione e di fiducia che è, essenziale alla ricostruzione dell'Europa e del mondo. E di tali sentimenti io la prego di volersi rendere efficace interprete presso il suo Governo.

Accogliendo il suggerimento indicato, il R. Governo ha deciso di pregare il Signor Cordell Hull di voler accogliere negli Stati Uniti quali suoi rappresentanti tecnici non ufficiali i Signori Dott. Quintieri e Dott. Mattioli, ambedue apprezzati e noti esperti in materia economica e finanziaria, i quali potranno discutere con le competenti Autorità nordamericane tutta una serie di questioni che interessano l'economia italiana ed i rapporti economici e finanziari tra i nostri due Paesi. ·

I predetti signori saranno accompagnati, per il disbrigo del normale lavoro di segreteria, da due funzionari che, anche per ragioni di conoscenza di lingua e di ambiente, sono stati prescelti tra quelli del Ministero degli Affari Esteri e da una stenodattilografa.

I due predetti segretari sono al corrente di tutte le questioni quali quella dei prigionieri di guerra indicata dal Signor Cordell Hull e di altre consimili, di ordinaria competenza del Ministero degli Affari Esteri, che potranno essere utilmente trattate a Washington.

Aggiungo che, come Ella sa, era in corso l'iniziativa di inviare negli Stati Uniti il Comm. Scaretti, che avrebbe dovuto anche egli occuparsi, sotto l'egida della «Croce Rossa», di prigionieri di guerra e di analoghi problemi assistenziali. Se Ella crede che l'iniziativa relativa all'invio del Comm. Scaretti, che come Ella sa è anche un esperto finanziario, possa, invece che trattata separatamente, essere inserita nella missione Quintieri-Mattioli, il R. Governo non ha nessuna difficoltà ad includerlo quale terzo tecnico nella missione predetta.

Ella voglia, La prego, agire a quest'ultimo proposito nei modi e nelle forme che crederà più opportune, cortesemente informandorni delle sue decisioni al riguardo.

Il R. Ministero degli Affari Esteri le sarà molto grato se vorrà portare quanto precede a conoscenza del suo Governo, informandomi appena possibile se e quando le predette persone, che sono senz'altro pronte alla partenza, potranno effettuare il viaggio2•

l Vedi D. 355. 2 Vedi D. 427.

405

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 1/555. Roma, 16 settembre 1944.

I bave taken due notice of your letter dated 11th inst. (A/CC 321) 1 , addressed to the Under Secretary of State, Marchese Visconti Venosta, wherein you state that, owing to military necessities, it is the intention of the Allied High Command to maintain under Allied Military Government the Provinces of Bolzano, Trento, Fiume, Pola, Trieste and Gorizia 2•

I earnestly hope that at the moment of the with drawal of the enemy troops from Venetia Julia all measures planned by the Allied High Command will beapplied with all the necessary speed in order to avoid that to the many disasters already experienced by the Italian people, others might be added, just in the hour of totalliberation of the Country and of ultimate victory, in the form of fresh acts of violence and destruction, which would give rise not only to renewed sufferings but also to feelings of rancour and dissent.

As you bave mentioned frontier questions, I am glad of this opportunity to inform you that th~ Government I bave the honour to preside, inspiring their foreign policy as well as their interna! policy to those principles of freedom and democracy that are the very reason of the common fight, consider that only a direct understanding between the Italian and Jugoslav people can ensure the re-establishment of a veritable atmosphere of peace between the two Nations, eliminating for all times any reason of disagreement3 .

l Vedi D. 399.

2 La minuta dei due capoversi seguenti è autografa di Visconti Venosta. Il testo predisposto da Prunas diceva: «Il R. Governo si rende perfettamente conto di tali necessità e non dubita che l'amministrazione di quelle province gli sarà restituita non appena le invocate esigenze belliche cesseranno dall'esistere o dal prevalere. Nella Sua lettera citata Ella aggiunge che "the fina! disposition of these territories and the drawing of frontiers will naturally be a matter for post-war settlement". Il R. Governo non può non ricordare che il territorio metropolitano italiano quale è presentemente configurato è il risultato della guerra democratica del '14-19, combattuta a fianco della Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia, cui il popolo italiano ha contribuito con 650 mila morti, oltre un milione di feriti, sacrifici gravissimi, e di liberi accordi negoziati fra le Parti interessate su piede di eguaglianza. Il R. Governo considera che tali province fanno dunque parte integrante del territorio nazionale che non potrebbe essere in conseguenza alterato senza la sua diretta partecipazione e il suo consenso liberamente espresso. È superfluo sottolineare che il Governo italiano resta naturalmente disposto ed anzi desideroso di giungere a diretti accordi coi suoi vicini orientali sempre ed in quanto essi valgono a stabilire con essi un'effettiva, fiduciosa collaborazione ed intesa».

3 Stone rispose il 22 settembre con la seguente lettera: «l thank you for your letter N. 1/555 of 16 September. The point you make, stressing the need for such measures as will ensure stability and peacefulness in Venetia Julia on the withdrawal of the enemy, is being brought to the notice of the Supreme Allied Commander, as is also the contents of your last paragraph referring to the re-establishment of a peaceful atmosphere between your own country and that of Yugoslavia».

-Documenti diplomatici-Serie X -Vol. l (4213051)

406

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 16 settembre 1944.

L'Ambasciatore Kirk mi informa di avere esaminato il nostro progetto per la

sostituzione degli armistizi 1• Lo giudica sotto ogni punto di vista interessante e

personalmente ne approva i principi inspiratori. Si è rimasti d'accordo che egli lo

invierà oggi stesso a Washington, a titolo «informai» e con la preghiera di sotto

porlo ufficialmente all'esame delle Autorità politiche competenti se e appena il

momento sia giudicato propizio. Comunque egli dirà esplicitamente sin da ora che

sono queste le idee del Governo italiano e che egli ne approva personalmente le ·linee direttive.

Il progetto stesso -se V.E. concorda -potrà essere sottoposto agli inglesi,

appena ci saranno note le decisioni che stanno per essere adottate a Quebec nei

nostri confronti, anche per eventualmente adeguarlo alle decisioni stesse qualora

esse dovessero consigliare alterazioni e modifiche.

È ovvio l'interesse nostro acchè il progetto -che sarà fra qualche giorno a

Washington-possa essere efficacemente illustrato, sostenuto e chiarito sul posto

da quei nostri funzionari che accompagneranno la missione Quintieri-Mattioli, i

quali potranno altresì utilmente illuminarci sulle reazioni da esso suscitate e sulle

concrete possibilità di ulteriore sviluppo dell'iniziativa.

407

IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

R. 121/5. Mosca, 16 settembre 1944 (per. il 9 dicembre).

Gli avvenimenti militari dell'Europa sud-orientale, che, scardinando il sistema strategico-economico della Germania hitleriana, hanno portato il conflitto europeo ad una svolta in cui situazioni politiche ieri in gestazione sono venute a delinearsi più distintamente, e, nel, quadro delle azioni belliche del fronte orientale e del settore occidentale, le direttive della politica estera sovietica hanno assunto forma gradualmente più concreta; il lasso di tempo intercorso dall'occupazione alleata di Roma e dalla soluzione preliminare della crisi italiana; i fattori diretti ed indiretti che da

1 Non risulta quando sia stato inviato a Kirk questo progetto, denominato progetto A. Non si pubblica perché il suo testo si deduce dal progetto B, per il quale vedi D. 430.

questa sede consentono di valutare in modo piuttosto obbiettivo l'essenza del problema italiano, e la considerazione che del divenire della nuova Italia ha questo Governo: tutti questi aspetti, insieme con il riflesso della situazione italiana che le informazioni fattemi pervenire da codesto Ministero mi hanno dato, contengono elementi il cui interesse ed il cui rilievo meritano di essere segnalati all'E. V.

Desidero premettere che la genesi della ripresa delle relazioni tra l'Italia e l'U.R.S.S. ha un'importanza fondamentale nell'esame dell'atteggiamento di questo Governo nei nostri confronti, e che opportune precisazioni varranno a correggere possibili interpretazioni divergenti dal significato effettivo della ripresa stessa e dall'animus del Governo sovietico nel promuoverla.

Messeri mi ha esposto i precedenti della ripresa dei rapporti e le generali impressioni italiane in proposito.

L'articolo delle Isvestia del 30 marzo u.s. in cui, polemizzando colla stampa britannica, l'organo ufficiale del Governo dell'U.R.S.S. precisava i motivi del gesto sovietico, resta, nei suoi principi informatori e per quanto più direttamente concerne l'importanza dell'iniziativa nel campo più ristretto dei rapporti russo-italiani, la proiezione esatta ed onesta del punto di vista sovietico nella questione italiana, anche quando esso fosse dettato dall'impressione, contingente negli ambienti di Mosca, che gli Alleati tentassero di escludere la Russia dall'Europa occidentale. Scegliendo opportunamente il momento, l'Unione Sovietica ha così voluto affermare che essa vuole e può essere presente dappertutto, e che il successo del suo intervento sarebbe da solo bastato ad affermare il peso del suo prestigio.

Si tenga presente che l'articolo descriveva un'Italia in via di sfasciamento e in uno stato le cui conseguenze sarebbero state gravi per il futuro assetto economico e politico dell'Europa postbellica; e, segnalato come causa prima di questo processo di disintegrazione il conflitto tra il «gruppo Badoglio» e la «giunta antifascista», poneva in rilievo come, non essendo le autorità alleate, sia per incapacità, sia per definite direttive della loro politica, riuscite a trovare una soluzione per tale stato di cose, l'intervento sovietico fosse diretto a sbloccare la situazione interna italiana. Non so se l'articolo in parola sia stato letto e considerato con la dovuta attenzione in Italia.

Nel mio rapporto n. 2 dell'8 agosto u.s. 1 ho esposto lungamente come Vyshinsky, dal suo soggiorno nell'Italia liberata, avesse riportato l'impressione dell'esistenza nel popolo italiano di una massa potenziale di energia che poteva essere meglio sfruttata nella guerra contro la Germania. Il Primo Vice Commissario per gli Affari Esteri si è reso inoltre perfettamente conto della situazione creata dalla occupazione alleata e dalla cattiva volontà degli anglo-americani circa una maggiore partecipazione italiana alla guerra: nei miei colloqui con lui ho avuto occasione di vedere che conosce uomini e cose, sia italiani che stranieri, certamente molto meglio di me. Però, pur facendo la debita parte alla disorganizzazione interna italiana, alla ostilità ed alle interferenze della autorità di occupazione, era evidentemente portato ad attribuirne una buona parte di responsabilità alla passività del Governo italiano. Questa passività egli attribuiva alla mal ferma situazione interna del Governo Badoglio, quale esso era allora, sia perché la sua composizione non gli permetteva

I Vedi D. 332.

di parlare in nome del popolo italiano, peggio ancora perché conteneva elementi non alieni dal mantenere il loro posto a mezzo di una costante acquiescenza ad ogni capriccio delle autorità di occupazione. Pensava che un nuovo Governo italiano, forte all'interno per il suo carattere rappresentativo, convinto della necessità di rigenerare l'Italia con una specie di nuovo «Risorgimento» contro l'invasore tedesco ed i suoi complici italiani, si sarebbe gettato a corpo morto nell'opera di riorganizzazione del paese, di mobilitazione morale e materiale delle masse. Sapeva che questa rinascita dell'Italia sarebbe stata ostacolata dalle autorità alleate di controllo, ma era convinto anche che di fronte ad una ondata di opinione. pubblica che sarebbe stato loro difficile di ostacolare apertamente, esse sarebbero state obbligate a cedere; del resto, se necessario, di fronte ad una situazione di questo genere, non sarebbe mancato un nuovo intervento sovietico. In altre parole si aspettava che la nuova Italia sarebbe stata capace di esprimere dal suo seno un santo od un crociato della redenzione attraverso la guerra nazionale di popolo, un de Gaulle o Tito, figure che nessun ostacolo riesce a scoraggiare o far deflettere dalla via propostasi. (Degno di segnalazione, per il suo significato, è in proposito il telegramma che Stalin ha inviato a de Gaulle in occasione della liberazione di Parigi). I fatti non hanno risposto alle aspettative.

Le operazioni militari sui fronti sovietico e francese si sono svolte con un ritmo tale da fare oggi prevedere vicina la fine della guerra. Il Governo sovietico ritiene che per finire la guerra con la Germania entro quest'anno è più necessario utilizzare a fondo le forze già disponibili piuttosto che cercarne delle altre: quindi la opportunità di spingere per una maggiore utilizzazione delle forze potenziali italiane passa più che in seconda linea.

L'avanzata delle truppe sovietiche ha messo all'ordine del giorno problemi come quelli della Polonia, Romania, Bulgaria e Jugoslavia, Cecoslovacchia e Finlandia, che toccano molto più da vicino gli interessi sovietici. È tutta una zona in cui i sovietici hanno il coltello dalla parte del manico, ma per ottenere quello che vogliono hanno non poche difficoltà, con l'Inghilterra sopratutto, che si ostina a seguirvi una politica destinata al fallimento. Le difficoltà non provengono dal fatto che l'Inghilterra abbia la forza di impedire all'U.R.S.S. di arrivare a quelle soluzioni che vuole, ma dal desiderio dell'Unione Sovietica di mantenere, per il periodo del dopo guerra, la collaborazione delle tre principali potenze, e quindi dal suo desiderio di evitare rotture appariscenti.

Per tutte queste considerazioni la questione italiana è passata in secondo piano; non vogliono aggiungere alle altre questioni quella italiana. Non posso giudicare ora se e quali possibilità esistessero al momento della ripresa dei rapporti e della soluzione della crisi interna italiana: certo è che al mio arrivo qui la situazione era, od era ritornata, nei limiti della politica tracciata dall'articolo dell' Isvestia.

Ripeto a questo riguardo ancora una volta la frase dettami da Molotov, di cui quanto più tempo passa meglio comprendo il significato: «Il nuovo Governo italiano deve mostrare adesso quello che può e vuole fare».

Questo naturalmente non significa che il Governo sovietico non si interessi dell'Italia: me lo ha detto in modo molto chiaro Vyshinsky nell'ultima conversazione che ho avuta con lui: «Non è esatto che il Governo sovietico non si interessa dell'Italia: ma in questo momento sono sul tappeto questioni che toccano più da vicino gli interessi principali dell'U.R.S.S.».

Ora, se io ho ben compreso quanto mi ha riferito il Segretario di questa R. Rappresentanza, queste limitazioni del significato e delle possibilità della ripresa delle relazioni con noi non sono state perfettamente comprese in Italia: e questa deve essere stata anche l'impressione del Governo sovietico poiché posso dire che fin dai miei primi contatti è stata cura costante delle autorità sovietiche di farmelo capire con tutta cortesia. L'impegno assunto di dare a me pieno e completo stato diplomatico è stato tenuto strettamente: ma, come ho riferito col mio rapporto n. 2, con una serie di imponderabili si è tenuto a dimostrare al mondo diplomatico che non sono come gli altri.

Per quanto riguarda la parte sostanziale, si è tenuto a farmi comprendere chiaramente i limiti dell'azione che il Governo sovietico è disposto a svolgere presso gli Alleati, in nostro favore. Ossia niente revisione dello stato di armistizio, niente azione generale relativa ai poteri ed alle interferenze della Commissione Alleata di Controllo: possibilità invece di appoggio per quanto concerne problemi presentati in forma concreta relativi alla nostra partecipazione alla guerra, con la sfumatura però che col procedere del tempo la questione perde della sua importanza attuale. Conforme à tale atteggiamento è stata la reazione di questi ambienti responsabili alla mia esposizione della situazione attuale dell'Italia.

Fra le ragioni di questo atteggiamento ho accennato alle disillusioni sul nuovo Governo italiano. Naturalmente non me n'è stato mai parlato in modo aperto. È una mia impressione dedotta da accenni, dal tono generale delle conversazioni, da critiche della stampa etc., ma sono quasi sicuro di non sbagliarmi.

Ho già detto cosa si aspettava qui dal nuovo Governo italiano. Mentre si rendono conto delle difficoltà interne del Governo italiano, mentre riconoscono il suo spirito democratico e, specialmente negli ultimi tempi, mostrano di essere abbastanza soddisfatti per il procedere del lavoro di defascistizzazione, trovano che la nostra azione diretta ad ottenere che ci sia permessa una maggiore partecipazione alla guerra, ha piuttosto carattere di negoziato che quello di espressione di una volontà nazionale. A loro impressione, il Governo Badoglio ha impostato la questione della partecipazione italiana alla guerra come una partita di dare e di avere: faremo questo e questo, se in cambio modificherete questa o quella clausola dell'armistizio, o ci darete questa assicurazione per l'avvenire; e il presente Governo continua su questa strada. Ho fatto del mio meglio per spiegare come la situazione creatasi in Italia dopo l'armistizio sia stata tale da far morire ogni entusiasmo popolare: il popolo italiano ama vedere le cose chiare, ed è molto difficile farlo battersi se non vede per che cosa si batte e quale sarà la sua sorte a guerra finita: ma non ho avuto grande successo; la tendenza qui è piuttosto quella di immaginarsi un popolo italiano in un certo senso scalpitante per prendere parte alla guerra e un Governo che lo tiene indietro per mercanteggiare il nostro apporto militare. Così pure hanno l'impressione che le nostre pressioni presso le Autorità alleate siano state fatte senza sufficiente energia, che non si è fatto niente per mobilitare l'opinione pubblica, che avremmo dovuto organizzare delle manifestazioni di massa quando i negoziati di cancelleria si mostravano senza risultato. Mi è stato detto una volta: «quando Churchill ha dichiarato che il Governo Badoglio era il miglior possibile Governo per l'Italia, siccome si trattava di questione che toccava sul vivo gli interessi dei partiti politici, avete trovata la maniera di mettere su delle manifestazioni di massa che hanno portato gli inglesi a cedere, sia pure di cattiva grazia.

Se aveste fatta la stessa cosa per la partecipazione alla guerra, il risultato sarebbe stato probabilmente lo stesso».

Quando ho parlato delle difficoltà che crea all'Amministrazione italiana la Commissione di Controllo mi è stato accennato al fatto che la Commissione di Controllo a sua volta si lagna che gli organi e le persone con cui si trova a dover collaborare sono, per la maggior parte, o inefficienti o disoneste; ne deducono che se da parte italiana si mettessero a capo delle amministrazioni e degli organi locali delle persone oneste, efficienti ed aventi una vera base politica locale, in breve tempo, volenti o nolenti, gli organi della Commissione di Controllo sarebbero obbligati. a mutare di politica.

Aggiungo incidentalmente che questa accusa di inefficienza e di disonestà purtroppo è generalmente diffusa: non ho incontrata persona che sia giunta di recente qui dall'Italia che in termini più o meno velati non mi abbia fatta la stessa lagnanza: deve trattarsi quindi di una definita politica da parte delle autorità anglo-americane per giustificare il loro operato.

Per cui tutte le volte che io mi trovo a fare appello alla buona volontà russa per gli affari nostri mi si fa intendere che il Governo fa poco o nulla lui stesso e vorrebbe che fosse la Russia a occuparsi delle cose nostre presso gli Alleati. E questo è proprio quello che la Russia non ha voglia di fare; e si seccano che noi non comprendiamo che non hanno voglia di farlo.

L'impressione generale qui è quindi che la crisi italiana non sia ancora entrata nella sua fase risolutiva; si mostra in generale di non avere del tutto perduta fiducia nella vitalità del popolo italiano, ma che esso non ha ancora trovati i nuovi capi politici di cui ha bisogno per superare la crisi. Prima di prendere un atteggiamento deciso nei riguardi dell'Italia, è necessario attendere e vedere se e quale forma prenderà la vita politica italiana. Debbo aggiungere che non mi è mai stato fatto il minimo accenno che potesse anche soltanto essere interpretato come preferire o puntare piuttosto su questo o quel partito: secondo me, essi ritengono che il problema sia non questione di partiti ma di uomini.

Dunque, per quanto concerne il prossimo avvenire, l'interesse dell'appoggio militare italiano passando ogni giorno più in seconda linea, non dobbiamo aspettarci interventi russi attivi per mutamenti radicali della nostra situazione, a meno che ragioni di politica generale non facciano ritenere alla Russia che sia opportuno di mostrare una volta di più che essa intende essere presente in Europa occidentale, come in Europa orientale: ma si tratterebbe in ogni caso di interventi dettati da interessi russi e non italiani, e quindi su cui non possiamo avere controllo. Del resto se un intervento di questo genere ci dovesse essere ho l'impressione che questa volta esso sarà piuttosto in Francia che in Italia.

Più interessante invece è il fattore avvenire più lontano. La Russia è convinta di essere chiamata ad essere la potenza direttrice degli affari europei, di avere la forza e la capacità di farlo: in questo quadro della politica europea della Russia evidentemente anche all'Italia sarà assegnato un posto. Quale esso sarà dipende dalla impressione che qui si potrà avere della nostra efficienza intrinseca, della nostra forza vitale, nel campò politico, economico e militare. Ora, per essere franco, ho l'impressione che qui si abbiano molti dubbi sulla ripresa dell'Italia. È un'impressione che naturalmente può passare. Qualche mese addietro si avevano molti dubbi sulla Francia: ora, dopo la partecipazione presa dalla popolazione francese dell'interno alla liberazione del paese, non se ne hanno più. Quanto e quanto più presto i fatti dimostreranno che l'Italia non è del tutto morta, tanto più presto noi avremo il posto che ci spetta nel quadro politico sovietico.

Qui non appare ancora chiaro quali saranno le direttive della politica estera italiana, il giorno in cui ce ne sarà ancora una. Si ha l'impressione che la tradizione di un equilibrio europeo, tradizione che potrebbe portarci, come dopo l'altra guerra, in quanto potremo, a favorire il rinascere della Germania, non sia estinta; e questa tradizione non quadra affatto con la politica russa che vuole invece l'annientamento della Germania. Si ha l'impressione che come nel passato noi si conti sui dissidi tra le principali potenze per pescare nel torbido: mentre qui si tende invece a favorire l'organizzazione ferrea della pace. In una parola non è chiaro qui se e quanto dell'imperialismo fascista abbia o possa avere sopravvissuto al fascismo. La Francia con la sua tradizione anti-tedesca e della «sicurezza» ha un posto già ben marcato nel quadro politico sovietico: noi, no. È questo un punto molto importante secondo me poiché, realisti come si è qui, fino a che non si veda chiaro quale potrà essere la politica estera italiana, si preferirà la continuazione di uno stato di cose in cui l'Italia di politiche estere non è in grado di averne.

Pur rendendosi conto della situazione generale dell'opinione pubblica italiana nei riguardi della Russia, si è molto consci della presenza di persone e di circoli che, per attaccamento a timori tradizionali, vedono con molto sospetto una politica di amicizia con l'Unione Sovietica. Essendo questo sempre un punto estremamente sensibile, è bene tener conto che ogni manifestazione sia pubblica che privata in questo senso arriva qui ingrandita. Allo stato attuale delle cose, l'atteggiamento che a me sembra più utile nel quadro dei nostri rapporti con la Russia dovrebbe essere:

l) mostrare che abbiamo capito che la Russia oggt non può occuparsi attivamente degli affari italiani;

2) continuare a tenerla informata, esattamente e onestamente, di tutte le nostre trattative con gli Alleati, delle nostre difficoltà, dei nostri problemi. Quanto più possibile questo lavoro informativo dovrebbe essere fatto anche attraverso Mosca. In vista dell'avvenire, è necessario mostrare che i nostri entusiasmi per la Russia non erano dettati soltanto dalla speranza di vantaggi immediati;

3) mostrare e mettere in evidenza con fatti e documenti concreti tutto quello che noi stiamo facendo per mettere la «nostra casa» in ordine;

4) tutto quello che noi potremo fare per migliorare i nostri rapporti con la Francia e la Jugoslavia avrà grande importanza per i nostri futuri rapporti con la Russia;

5) chiarire, in quanto le circostanze ce lo permettano, quelle che sono le direttive potenziali della politica italiana del dopo guerra.

A questo riguardo, da un punto di vista strettamente realistico, considero mio dovere far presente a V. E. che, da quanto mi ha detto Messeri, ritengo che non tutti in Italia si rendono perfettamente conto di quello che è oggi la Russia. Farò del mio meglio per chiarire la situazione in appositi rapporti. Intanto basti dire che la Russia, sebbene abbia sofferto enormemente a causa della guerra, abbia avuto perdite umane e materiali immense, ha dato prova di una vitalità di cui nemmeno i più ottimisti avevano idea. Il popolo russo esce dalla guerra sveglio, attivo, conscio della sua forza, delle immense possibilità del suo paese, con una coscienza ed una volontà della sua potenza, del suo prestigio, della sua influenza, del suo posto nel mondo. Vuole fermamente la pace, ma vuole non meno fermamente che gli sia riconosciuto il suo ruolo: la sua forza, già per se stessa immensa, è moltiplicata da una direzione ferma, abile, realistica. Circostanze specifiche e contingenti della situazione italiana di oggi possono darci l'impressione che altre Potenze tradizionali abbiano ancora una voce decisiva negli affari del mondo del dopo guerra. È bene non farsi illusioni. In Europa, almeno, la vincitrice di questa guerra è la Russia.

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IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

TELESPR. 122/6. Mosca, 16 settembre 1944 (per. il 9 dicembre).

Il Comitato Nazionale di Liberazione trae, in un certo senso, la sua origine dal rifiuto del Generale Berling di seguire il Generale Anders, quando quest'ultimo lasciò l'U.R.S.S. per raggiungere l'esercito polacco del Medio Oriente.

Il Generale Berling, con l'appoggio delle Autorità sovietiche, costituì la Legione Koszucko, che si è poi gradatamente sviluppata fino a diventare l'attuale esercito polacco, che, armato ed equipaggiato dai russi, combatte ora sul territorio nazionale. Questo esercito è stato reclutato in parte tra i soldati e gli ufficiali internati in Russia dopo il 1939, fra sudditi sovietici di nazionalità polacca e, sembra, in maggior parte fra polacchi, fuggiti dal Governatorato Generale. La consistenza numerica di questo esercito polacco non è stata rivelata: esso viene però calcolato a qualche centinaio di migliaia di soldati. Esso ha conservato in quanto era possibile le caratteristiche essenziali dell'uniforme polacca, specialmente la confederatka, si batte sotto bandiera polacca, ha decorazioni militari sue, l'Ordine di Gruenwald, è comandato da ufficiali polacchi, e, cosa particolarmente interessante, pur nel campo della eguaglianza di tutte le confessioni religiose, ha conservato un'impronta nettamente cattolica: ha i suoi cappellani militari, funzioni religiose, messe al campo ecc.

Intorno a questo nucleo militare è venuto gradatamente costituendosi un centro direttivo politico che ha assunta la denominazione di «Unione dei Patrioti Polacchi nell'U.R.S.S.», con a capo il sig. Os6bka-Morawski, antico membro del Partito socialista polacco. Parte molto attiva alla costituzione di questa Unione e in genere a tutto quello che concerne l'azione polacca nell'U.R.S.S., ha avuto la nota scrittrice Wanda Wasilewska, moglie di Korneyczuk, che fino a poco tempo addietro era commissario per gli Affari Esteri della Repubblica Ucraina.

Le origini della «Krajova Rada Narodowa» (Consiglio Nazionale Popolare) sono meno note. Sembra trattarsi di una specie di Parlamento sotterraneo creatosi gradatamente in Polonia per dirigere la lotta contro i tedeschi. Non è chiaro se e fino a che punto gli elementi costituenti di questa «Rada» facessero ongmariamente capo al Governo di Londra: è però solo dopo la rottura fra il Governo polacco di Londra e l'U.R.S.S. che la «Rada» ha cominciato ad assumere personalità indipendente.

In data 21 luglio la «Rada», agendo quale Parlamento polacco nel territorio sotto occupazione tedesca, in occasione dell'ingresso delle truppe russe e polacche sul territorio della Polonia, ha proceduto alla nomina di un Comitato di Liberazione Nazionale, sul tipo del Comitato Francese di Liberazione e dell'Esercito polacco.

Accludo in traduzione i documenti relativi 1 . Il proclama del Comitato di Liberazione è il manifesto di politica estera ed interna del nuovo Governo.

In materia di politica estera il Comitato riconosce essere interesse fondamentale della Polonia una politica di stretta collaborazione con l'Unione Sovietica e con gli altri popoli slavi, in particolare la Cecoslovacchia.

A questo scopo il Comitato polacco accetta le proposte avanzate a suo tempo dal Governo dell'U.R.S.S. al Governo polacco di Londra (prendere come base di discussione la linea di Curzon per le frontiere orientali della Polonia, l'U.R.S.S. ammettendo in principio la possibilità di rivedere su qualche punto la linea Curzon in favore della Polonia, specialmente là dove si tratti di zone di territorio a popolazione prettamente polacca). A quanto mi risulta, negoziati sono ancora in corso fra il Comitato e il Governo dell'U.R.S.S., ed è impressione generale che, una volta riconosciuto il principio dei plebisciti del 1939, il Governo russo intende mostrarsi condiscendente. Un accordo firmato in data 14 settembre fra il Comitato polacco e i Governi di Ukraina e della Russia bianca, di cui accludo la traduzione, fa supporre che la linea di frontiera, quale essa sarà fissata, in linea definitiva, sarà completata da uno scambio volontario di popolazioni con le vicine repubbliche sovietiche.

Il proclama riafferma il diritto della Polonia all'annessione della Prussia Orientale., dell'Alta Slesia e alla frontiera polacca all'Oder. Dal proclama non appare chiaro se per frontiera dell'Oder si intenda l'Oder soltanto come limite occidentale dell'Alta Slesia o l'Oder in tutto il suo corso, fino ad includere anche la città di Stettin. Ritengo però più verosimile si intenda tutto il corso dell'Oder. Fra le righe del proclama si comprende che la popolazione tedesca di questi territori dovrà essere espulsa in Germania. Del resto anche Cecoslovacchia e Jugoslavia intendono risolvere alle stesse maniere il problema delle minoranze tedesche.

Da parte sovietica, almeno a quanto mi risulta, non è ancora intervenuta alcuna dichiarazione ufficiale circa queste aspirazioni polacche; ma nella nota diretta a suo tempo al Governo polacco di Londra l'U.R.S.S. dichiarava di non avere nulla in contrario a che la Polonia si annettesse le terre tradizionalmente polacche strappate in qualsiasi tempo dai tedeschi. L'allusione di per sé è sufficientemente chiara. Se il Governo sovietico, per ragioni di contingenza, non ha creduto ancora di pronunciarsi ufficialmente circa le frontiere orientali della Germania, da tutto il corso della politica è ben chiaro che essa vuole che la Germania deve essere così diminuita territorialmente, economicamente e politicamente da cessare per sempre di costituire un pericolo per la Russia e gli altri popoli slavi. La politica adombrata a suo tempo col Comitato libera

I Non si pubblicano.

Germania appare oggi come una manovra politica abile da parte russa per far capire a quegli elementi nel campo anglo-americano che potessero favoreggiare una pace separata od una pace leniente alla Germania, che la Russia ha sempre la possibilità e anche gli strumenti -per farlo lei prima e meglio.

Hitler, e con lui gran parte del popolo tedesco, hanno, fra i tanti, commesso l'errore fatale di mostrare con le loro condotte che la vittoria della Germania sarebbe stata la fine della Russia e con lei del mondo slavo. Ora, la Russia vincitrice, sia come Stato, sia come capo del mondo slavo, è ben decisa a che la sua vittoria segni la vittoria decisiva del mondo slavo sul mondo germanico.

Il proclama traccia anche le linee principali della politica interna del nuovo Governo polacco. Completato con notizie desunte da interviste concesse da dirigenti polacchi a giornalisti stranieri e particolarmente dalle indagini condotte dal prof. Oskar Lange, il programma economico-sociale del nuovo Governo polacco appare essere il seguente: una vasta riforma agraria, per cui gli attuali proprietari verrebbero espropriati di tutte le terre in loro possesso superiori ai 50 ettari (100 ettari in certe particolari zone). I proprietari saranno indennizzati non in proporzione alla quantità delle terre che vengono loro portate via, ma provvedendo ai loro bisogni in misura più o meno larga, secondo i loro meriti verso la causa nazionale polacca: in altre parole gli ex proprietari, salvo quelli dichiarati indegni per la loro attività politica, diventerebbero una specie di pensionati dello Stato.

Le terre così espropriate, come pure le terre evacuate dai tedeschi, saranno distribuite ai contadini: viene a questo proposito precisato che le terre così divise verranno date ai contadini in piena proprietà individuale. Questo concetto della proprietà individuale della terra, come in contrasto con i principi collettivi prevalenti nell'U.R.S.S., è stato in ogni maniera sottolineato e messo in rilievo in tutte le dichiarazioni ed interviste del Governo polacco.

Per quanto concerne l'industria pesante e la grande banca i termini del proclama sono ancora vaghi. Però da tutto il complesso, l'opinione prevalente sembra essere in favore della loro nazionalizzazione sotto qualche forma. È stato viceversa messo molto in evidenza che l'industria che produce beni di consumo e tutta l'organizzazione commerciale deve essere lasciata alla iniziativa individuale. In numerose interviste questo punto di vista è stato volutamente ribadito: si è arrivati fino ad usare espressioni come: «il beneficio è vivificatore principio dell'iniziativa individuale».

La propaganda tedesca, il Governo emigrato di Londra e una parte della stampa anglo-americana, più o meno apertamente, hanno definito il Comitato Nazionale di Liberazione Comunista strumento del Governo di Mosca per la bolscevizzazione della Polonia. Ho seguito questo problema con molta attenzione nel limite delle mie possibilità, e la conclusione a cui sono arrivato è che si tratta di una impostazione del problema su di una base assolutamente falsa. La «Rada» polacca è composta in maggioranza di rappresentanti di tre partiti: l'antico partito agrario (Stronnitse Liudowe), il cui programma, grosso modo, potrebbe compararsi a quello del partito popolare italiano fino al 1922, il partito socialista polacco, la cui posizione ideologica prima della dittatura pilsudskiana non ricordo bene, ma che in ogni modo non era comunista; il partito comunista.

Dei membri del Comitato Polacco di Liberazione, di cui accludo in quanto mi è possibile le biografie, i comunisti sono solo tre. Il programma politico del Comitato è indubbiamente un programma di riforme sociali molto avanzate, ma non certamente un programma comunista.

La mia convinzione è che a Mosca non si desidera favorire la comunistizzazione della Polonia e si vuole che i polacchi decidano da loro, liberamente, le loro questioni interne. Le ragioni possono essere varie: trovo per il momento inutile lanciarmi sul terreno delle congetture. Il Governo di Mosca, ritengo, desidera al contrario fare della Polonia un «test case» e dimostrare al mondo che esso non intende ingerirsi nella politica interna degli Stati vicini. Al più esso può desiderare l'eliminazione dai posti. di comando di tutti quegli elementi, latifondisti, grandi industriali, banchieri i quali sono, direi per dovere di nascita, ostili all'Unione Sovietica in quanto Stato socialista e potrebbero domani essere gli agenti naturali di qualsiasi stato che volesse in Polonia una politica antisovietica. Dicendo desidera, ho voluto esprimere il peggio che si possa pensare della ingerenza russa in Polonia. In realtà io sono convinto che l'eliminazione di questa classe si verificherebbe fatalmente in Polonia anche se i russi non avessero nulla da dirvi. Il dramma del 1939 è stato per la Polonia un fallimento di un regime di dittatura militare tenuto su per anni appunto nell'interesse di questa classe. I disastri militari e cinque anni di sofferenze senza nome sotto la dominazione tedesca non possono avere troppo teneramente disposto verso ·questa gente le masse della popolazione polacca.

Ho avuto occasione di parlare con molti giornalisti americani che hanno di recente fatto un breve viaggio in Polonia, dove sono stati lasciati liberi di vedere e di parlare con tutti i polacchi che volevano; le loro conclusioni sono unanimi, anche di quelli che non sono certo teneri per il regime russo: la condotta delle truppe russe in Polonia è esemplare: l'ingerenza delle autorità militari russe nella amministrazione è minima e ristretta alle necessità di carattere militare: la stragrande maggioranza della popolazione è in favore del Comitato Nazionale di Liberazione e della sua politica sia interna che estera.

In queste condizioni è difficilmente comprensibile l'atteggiamento del Governo polacco di Londra. Mi è stato detto qui, e da buona fonte, che pochi giorni prima della rottura delle relazioni diplomatiche fra la Polonia e l'U.R.S.S., l'Ambasciatore polacco qui, in lunghe conversazioni a cui era intervenuto personalmente Stalin, aveva fissato le frontiere orientali di Polonia nei minimi particolari, e ciò con il pieno accordo del Governo polacco di Londra. Poi, improvvisamente, tutto è stato mandato per aria.

Dal punto di vista etnico, chiunque conosce la Polonia, deve riconoscere che la massa della popolazione ad oriente della linea di Curzon era ukraina bianco-russa

o lituana: polacchi o polacchizzati erano soltanto i grandi proprietari ed una parte della borghesia cittadina: d'altra parte, come estensione territoriale, se realmente le frontiere della Polonia fossero portate all'Oder, la Polonia verrebbe a riprendere ad occidente gran parte di quello che perde ad oriente. Ma ammettiamo che allora il Governo polacco di Londra si potesse fare delle illusioni sulla vera situazione interna in Polonia e la situazione internazionale. Non capisco però come oggi una persona anche solo normalmente intelligente possa pensare che, in un paese prevalentemente agricolo come la Polonia, la massa della popolazione possa preferire un governo che, salvo qualche vaga promessa, vuole mantenere le terre in mano ai proprietari, ad un governo che promette le terre ai contadini. Anche ammettendo, il che certo dal punto di vista etnografico non è il caso, che la linea Curzon fosse la più grande ingiustizia della storia, come si fa a non tener conto del fatto che i russi ci sono, e con tutte le loro forze, che non hanno nessuna intenzione di andarsene e che per farneli andar via non ci vorrebbe niente di meno che una guerra vittoriosa degli inglesi e degli americani contro l'U.R.S.S.?

Quando il Presidente del Consiglio di Londra, Mikolajczyk, è stato qui, il suo Ministro degli Esteri, Romer, che è un mio vecchio amico, è stato a vedermi e oltre a dichiararsi del tutto soddisfatto dei colloqui avuti con Stalin, mi ha detto che si erano sostanzialmente messi d'accordo con il Comitato Nazionale di Liberazione, salvo per la questione più teorica che altro delle costituzioni del 1921 e del 1935. Mikolajczyk sarebbe divenuto Presidente del Governo provvisorio polacco da formarsi dopo la presa di Varsavia. Tre altri membri del Governo di Londra sarebbero pure entrati a far parte del Governo. L'accordo era per il momento tenuto segreto per il necessario lavoro di persuasione specie sugli elementi militari; lavoro però che considerava non particolarmente difficile; a mia richiesta mi ha detto, ad esempio, che la maggior parte dei soldati delle truppe del Generale Anders in Italia appartengono alla Polonia orientale, hanno fretta di tornare a casa e non sarebbero stati disposti a seguire un Generale che volesse seguire una politica contraria alla politica sovietica.

Improvvisamente invece da Londra Mikolajczyk ha inviato una lettera al Governo russo in cui richiede per il Governo di Londra 1'80% dei posti nel nuovo Governo provvisorio, lasciando al Comitato Nazionale di Liberazione solo il 20%.

Il Governo polacco di Londra è interamente agli stipendi del Governo inglese; è ammissibile che se gli inglesi parlassero con quel tono cortese che è loro abituale quando vogliono veramente qualche cosa, il Governo polacco potrebbe esimersi dal mettersi d'accordo con Mosca e col Comitato Nazionale di Liberazione.

Ancora più difficile è capire cosa vanno cercando gli inglesi: forse sarà uno di quei tanti casi di mancanza d'immaginazione.

Come che sia, la Polonia sarà liberata dall'Esercito Rosso; il Comitato Nazionale di Liberazione ha in mano il potere in Polonia; potrà in seguito ad elezioni dover mutar in parte la sua composizione, ma non saranno certo gli elementi pilsudskiani quelli che avranno la maggioranza dei voti del popolo polacco. La Russia è perfettamente decisa ad avere in Polonia un Governo amico e a non permettere che la Polonia divenga di nuovo il centro di una politica antisovietica, negli interessi di uno Stato qualsiasi. La questione dunque è in se stessa già risolta e arcirisolta. Tutto questo lavorio che corre non è altro, a mio avviso, che un gesto di buona volontà da parte del Governo dell'U.R.S.S. per facilitare agli anglo-americani l'uscita da una situazione insostenibile, la possibilità di salvare la faccia. Ma se Londra, sia polacca che inglese, si rifiuterà di comprendere, le cose andranno avanti lo stesso.

Il Governo della nuova Polonia si evolverà dal Comitato Nazionale di Liberazione e non dal Governo di Londra. Su questo punto è bene non avere illusioni.

Ho creduto bene illustrare questo argomento a V.E. So che le clausole dell'armistizio, in questo momento, non ci permettono di entrare in rapporti con altri Stati. Ma per l'evenienza di qualsiasi contatto non ufficiale od altro che il Governo italiano potesse un giorno stabilire con il Governo polacco, è bene tener presente che quale che sia la sua situazione politica, è il Comitato Nazionale di Liberazione che dev'essere considerato come il solo e vero Governo della Polonia.

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IL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

TELESPR. 124/8. Mosca, 16 settembre 1944 (per. il 9 dicembre).

La costituzione del Comitato jugoslavo di liberazione e dell'esercito nazionale jugoslavo al comando del Maresciallo Tito essendosi verificati durante la mia permanenza a Kabul, sto solo adesso raccogliendo dati e informazioni biografiche che mi riservo di trasmettere al suo tempo a V. E.

Data la nostra vicinanza geografica ai Balcani ed alla Jugoslavia in particolare, ritengo più necessario premettere a V. E. alcune considerazioni generali sulla situazione.

Anche per quanto concerne il Comitato nazionale di liberazione e per l'esercito nazionale vale quello che ho detto per il Comitato nazionale polacco 1 . Il fatto che il Maresciallo Tito sia il capo del partito comunista jugoslavo non deve essere affatto interpretato che il nuovo governo jugoslavo sia comunista o che noi assistiamo ad un processo di comunistizzazione della Jugoslavia in base al mandato di Mosca.

Mosca ha appoggiato e appoggia a fondo il Maresciallo Tito non perché egli sia un comunista, ma perché egli si è mostrato la persona adatta a prendere la direzione del movimento spontaneo popolare, a svegliare il popolo jugoslavo, a condurlo appassionatamente alla lotta contro gli invasori, senza compromessi, senza mercanteggiamenti, senza calcoli complicati. Se invece di Tito un qualsiasi generale jugoslavo, anche il più conservatore, si fosse mostrato capace di fare quello che ha fatto Tito, Mosca lo avrebbe appoggiato lo stesso.

La crisi jugoslava del 1941 è stata anche essa il fallimento di tutto un regime; è troppo naturale che nelle circostanze attuali i popoli jugoslavi non abbiano troppa simpatia per uomini e sistemi del passato; che non abbiano nessun entusiasmo di rivedere sul trono re Pietro II con accanto uomini tipo Puric. È anche nella natura delle cose che i popoli della Jugoslavia tendano ad andare a sinistra, ma, e tengo a ripeterlo, in Jugoslavia come in molti altri paesi, tutto questo è una conseguenza diretta ed inevitabile della guerra. Volere attribuirlo alla propaganda di Mosca significa mostrare che non si comprende appieno tutta la gravità della crisi che sta attraversando l'Europa.

Messe le cose a posto per quanto riguarda il comunismo, bisogna però considerare quella che è la politica russa nei Balcani. È ferma intenzione della Russia che Romania, Ungheria, Cecoslovacchia e Jugoslavia debbano dopo la guerra seguire una politica di amicizia e di alleanza con la Russia sovietica. Si adopera spesso a questo riguardo l'espressione «sfera d'influenza»; per molte complesse ragioni l'espressione non corrisponde esattamente alle circostanze di oggi: ma se essa serve a chiarire le idee non ho difficoltà a adoperarla.

La stampa sovietica, in questi ultimi tempi, ha molto insistito sull'argomento della politica tedesca nei Balcani, del Drang nach Osten, degli intrighi tedeschi nei Balcani negli ultimi trenta anni: politica a cui, si dice, è necessario mettere fine una

I Vedi D. 408.

volta per sempre. Per chi sa leggere fra le righe è chiaro che la parola fine è destinata anche alle tendenze di qualsiasi potenza, sia essa ex nemica o alleata, la quale intendesse lasciarsi o procurarsi nei Balcani delle basi d'influenza da sfruttare, un giorno, se necessario, in senso anti-sovietico.

Sono sicuro di essere nel vero se dico che l'U.R.S.S. non ha intenzione di creare dei monopoli. Gli Stati balcanici e danubiani che ho elencati saranno liberi di avere tutte le relazioni economiche, culturali e politiche che vorranno con tutti i paesi che vorranno, ma le relazioni con l'U.R.S.S., specie le relazioni politiche, dovranno essere su di un piano speciale e al di fuori di ogni competizione.

A Mosca funziona da qualche tempo un Comitato Panslavo sotto la presidenza del generale Gundorov; anche su questo argomento mi riservo di riferire a suo tempo. Stampa e letteratura sovietica marcano sempre, almeno da che io sono qui, la fratellanza dei popoli slavi.

Anche qui sarebbe fuori di posto parlare di ritorno al panslavismo dell'epoca tsarista. Questa guerra è stata una guerra a morte fra il mondo germanico e il mondo slavo: la Germania è stata vinta grazie al grandioso sforzo bellico del più grande dei popoli slavi, la Russia. La Russia tende oggi a riunire, intorno a sé, una specie di grande federazione politica dei popoli slavi, per impedire qualsiasi ritorno offensivo del mondo germanico. Qualsiasi tentativo di indebolire o di rompere questa confederazione dei popoli slavi, da qualsiasi parte esso venga, non servirebbe che ad aprire di nuovo la porta ad una nuova possibile offensiva germanica, e come tale, deve essere schiacciato sul nascere: anzi si deve anche creare uno stato di cose tale per cui qualsiasi tentativo del genere sia a priori impossibile. È per questo che la Russia vede con piacere che le ripercussioni interne della guerra portano all'eliminazione di quegli elementi ultra capitalistici che potrebbero, per interessi di classe, farsi gli strumenti di intrighi politici, da qualsiasi parte essi vengano.

Due stati non slavi, l'Ungheria e la Romania, verranno a trovarsi in questa specie di confederazione slava: quale sarà la loro sorte? è difficile preveder! o oggi. L'organizzazione statale dell'U.R.S.S., stato plurinazionale, e questo anche il più accanito nemico dell'U.R.S.S. non potrebbe negarlo, non solo non tollera nessun tentativo di slavizzare i non slavi; anzi a tutti i popoli è stata data ogni opportunità di mantenere e sviluppare le loro caratteristiche etniche e culturali. Sono quindi sicuro che l'U.R.S.S. non ha nessuna intenzione né di favorire, né di tollerare una politica di slavizzazione di questi due paesi: d'altra parte, vorrà però essere sicura che sia l'uno che l'altro non siano in grado di divenire, per il loro carattere nazionale non slavo, la base di una politica, da qualsiasi parte essa abbia origine, diretta a mettere in pericolo il mondo slavo.

Insisto su questo concetto perché è necessario che noi italiani lo comprendiamo a fondo. La Russia ha volontà, forza e capacità di condurre a termine questo suo piano politico, e lo farà.

Per quanto riguarda la Jugoslavia in particolare è chiaro che da tempo è in corso una lotta d'influenza fra l'Inghilterra e la Russia. Gli inglesi sembrano in questi ultimi tempi avere un gusto speciale per puntare sul cavallo perdente. In questi circoli jugoslavi prevale l'opinione, non so se e fino a che punto fondata, che Churchill abbia compresa la situazione, ma che si trovi nell'impossibilità di frenare gli entusiasmi dei suoi organi periferici, agenti soprattutto in difesa delle grandi concessioni capitalistiche inglesi in Jugoslavia, circa le quali il meno che si può dire è che il nuovo Governo jugoslavo non è certo disposto a far loro delle condizioni di favore analoghe a quelle che aveva fatto loro il passato Governo jugoslavo.

Ma l'Inghilterra ha già perduta la partita. Essa si appoggia su Re Pietro e sulla cricca che lo circonda, sui tipi Puric, che, agli occhi dei popoli jugoslavi, rappresentano ancora l'odiata cricca della dittatura militare di Re Alessandro e del Generale Pera Zivkovic: si appoggia all'interno sul Generale Mihajlovic che si è rivelato complice dell'invasore.

È bene a questo riguardo che la soluzione Subasic non tragga in inganno. A Tito occorreva una formula di compromesso con il Governo jugoslavo emigrato che gli permettesse, agli scopi contingenti della guerra, di mettere le mani sui fondi del Governo jugoslavo negli Stati Uniti: per questo ha accettato il Governo di Subasic: ma in un suo manifesto pubblicato pochi giorni dopo la sua formazione, Tito ha avuta la precauzione di mettere bene in chiaro che il Governo Subasic non è che il suo «Ambasciatore all'estero». Quanto a Re Pietro è stato parimenti messo in chiaro che egli non potrà mettere piede sul territorio jugoslavo che il giorno in cui vi sarà richiamato da un voto preciso del suo popolo. Non vedo come si potrebbe essere più espliciti di così.

L'Inghilterra, nella sua politica balcanica, paga oggi il fio di non essere stata capace di sfruttare militarmente e politicamente le possibilità che le si sono inaspettatamente aperte con la capitolazione italiana. Se ne avesse saputo approfittare allora, gettando il grosso delle sue forze nel settore mediterraneo in Italia, nei Balcani, con una azione politico-militare ardita, la guerra sarebbe forse finita l'anno scorso, l'Inghilterra avrebbe data l'impressione di essere stata lei a dare il colpo decisivo alla Germania e per quanto concerne i Balcani essi sarebbero ora occupati dalle truppe inglesi. Generali e uomini politici inglesi hanno voluto agire «according to plan>>; hanno voluto aspettare che tutto fosse pronto e oggi la ~omania e la Bulgaria hanno capitolato alla Russia; se non oggi domani le truppe russe avranno stabilito contatto diretto con le truppe del Maresciallo Tito.

Della Grecia la stampa sovietica mostra di occuparsi poco o nulla: si avrebbe l'impressione che essa è nella zona d'influenza inglese e che quindi i russi la lascino da parte.

Ritengo opportuno attirare l'attenzione di V. E. su quanto precede per due ragioni:

l) La nostra antica politica adriatica, specie in quanto essa è precedente al fascismo, non è stata dimenticata; né è stata dimenticata la politica italiana nei Balcani e nell'Europa danubiana, basata sull'Ungheria, e in quanto possibile sulla Romania. V. E. ha quindi perfettamente intesa la situazione, insistendo sul nostro desiderio di regolare definitivamente i nostri rapporti con la Jugoslavia. Ma bisogna che teniamo presente che la nostra passata politica antislava, e praticamente tutta la nostra politica balcanica, costituiscono un elemento di difficoltà.

2) Nei nostri contatti con la Jugoslavia, sarà necessario tener presente che Re Pietro, Puric e Co., Subasic e Co., sono tutta gente superata, delle cui opinioni è inutile tener conto, e con cui è del tutto inutile anche solo tentare di trattare. La questione jugoslava in quanto lotta di influenza fra Inghilterra e Russia è stata già risolta a favore della Russia. La Jugoslavia dell'avvenire è quella del Maresciallo Tito, ed è con essa che dovremo trattare.

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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI

T. 1602/280. Roma, 17 settembre 1944 1•

Suo telegramma 316 2 .

In relazione a quanto fatto presente dalla S. V. col telegramma sopra indicato La prego di voler ringraziare codeste Autorità per l'incarico assunto dal Console svizzero a Parigi, di tutelare gli edifici italiani compresi quelli dell'Ambasciata e del Consolato.

Non abbiamo alcuna obbiezione da sollevare circa la collaborazione in atto già stabilitasi fra quel Console svizzero e quel gruppo di volenterosi italiani che si sono messi a sua disposizione per svolgere opera assistenziale nei limiti prospettati.

Con l'occasione Ella può far presente a codesto Governo che la tutela da parte delle Autorità svizzere riteniamo avrà breve durata poiché Governo italiano ha già preso contatti con Governo francese per poter raggiungere una sistemazione diretta dei nostri interessati in Francia 3 .

411

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. PER CORRIERE 1912/369. Roma, 17 settembre 1944 (per. il 18).

Riferimento telegramma di codesto Ministero n. 1542/37 del 14 c. m4 .

Le notizie riferite a codesto Ministero circa supposti passi che la Santa Sede si proporrebbe di compiere presso Stati esteri allo scopo di ottenere una garanzia internazionale per i confini dello Stato della Città del Vaticano, l'indipendenza nelle proprie comunicazioni con l'estero ed una partecipazione alla conferenza della pace, devono considerarsi, almeno per quanto concerne un'azione che dovrebbe essere logicamente svolta dai competenti organi della Segreteria di Stato, inesatte. Non escludo invece che una certa azione di divulgazione di tali propositi, o di alcune pretese necessità della Santa Sede, venga svolta, anche presso qualche ambiente straniero, ad laterem degli organi politici della Chiesa, da personalità molto vicine al Vaticano ed alla stessa Curia romana.

1 Spedito il 18 settembre, ore Il, tramite I'A.C.C. 2 Del 6 settembre, trasmesso con T. da Madrid 1867/818 dell'Il settembre, non pubblicato. 3 Per la risposta vedi D. 452. 4 Vedi D. 402.

Tutti i punti di cui al telegramma di V. E. (salvo la questione ancora molto vaga della eventuale partecipazione della Santa Sede alla conferenza della pace) sono già stati segnalati da me al R. Ministero a più riprese, e trovano il loro fondamento in un movimento di opinione che è venuto chiaramente manifestandosi ed affermandosi in molti ambienti ecclesiastici durante l'occupazione tedesca di Roma.

Mi riferisco particolarmente al mio telegramma n. 24 del 30 aprile c.a. 1 , inviato a suo tempo via Berna, ed al mio rapporto n. 96/71 del 30 giugno c.a. 2• Sul primo mi permetto anzi richiamare l'attenzione di codesto R. Ministero e di accludereper non ripetere qui alcuni dati di fatto sui quali il motivo «espansionistico» del Vaticano si basa -copia della seconda parte di esso.

Su tutte le questioni in oggetto ho richiamato in passato -ed anche recentemente --l'attenzione della Segreteria di Stato. Non ho mancato ogni volta di ripetere che ero preoccupato delle notizie che mi pervenivano circa progetti che sarebbero addirittura allo studio presso qualche ufficio tecnico per la installazione

o di un campo di aviazione (ad esempio nei pressi di villa Pamphili), o dei percorsi e delle modalità per la creazione di un porto franco del Vaticano sulle coste del Lazio, e sopratutto non ho mancato di mettere in guardia la Segreteria di Stato sul pericolo che presentava il fatto di vedere impostati problemi di tale portata proprio nel momento in cui l'Italia si trovava indebolita e non ancora unita e per di più limitata nei suoi attributi sovrani. Problemi, che tanto più gravi potevano apparire se mescolati ad inframmettenze straniere, con imprevedibili conseguenze anche sul piano della politica interna italiana.

Tutte le volte che ho accennato alle voci che mi giungevano, tanto il Cardinale Maglione, prima, che i Capi delle due sezioni della Segreteria di Stato, poi, mi hanno smentito formalmente che vi fosse in esse alcunché di concreto, e mi è anzi apparso essere nel suo insieme l'organismo politico della Santa Sede contrario a porre sul tappeto, almeno in questo momento, qualsiasi modificazione allo statuto giuridico territoriale del minuscolo Stato pontificio. Sono convinto che sia questo, ancora oggi, l'atteggiamento della Segreteria di Stato; non occorre sottovalutare tuttavia interferenze sulle quali mi permetto di richiamare l'attenzione di V. E. con rapporto a parte 2•

Questione di carattere più generale è poi quella della garanzia internazionale dei confini dello Stato della Città del Vaticano, nonché quella della tutela degli enti extraterritoriali della Santa Sede, divenuta, come è ovvio, particolarmente acuta al momento dell'episodio di San Paolo. Sono riaffiorate le discussioni sorte a suo tempo quando, senza arrivare ad un risultato concreto, venne dibattuta però lungamente l'opportunità o meno di iscrivere i Patti Lateranensi alla Società delle Nazioni in base, mi pare, all'art. 18 del Covenant.

È probabile che questa questione venga alla ribalta nuovamente al momento in cui risorgeranno nuovi organismi internazionali di sicurezza; occorre notare

l Vedi D. 208. 2 Non rinvenuto.

-Documenti dinlomatiri -Serie X -Voi T (4?1 lO~l)

che lo stesso Pontefice, nel radiomessaggio rivolto al mondo intiero il l o settembre

u. s. in occasione del quinto anniversario dell'inizio del conflitto, ha, molto più esplicitamente che per il passato, auspicato la creazione di organizzazioni internazionali atte a preservare la pace, basate, se occorre, sulla forza delle armi. Questa parte del radiomessaggio non può non essere interpretata come una possibile, se non già aèquisita, adesione della Santa Sede al nuovo sistema internazionale di sicurezza che seguirà alla guerra; ed in ciò può benissimo inserirsi anche la questione della garanzia internazionale per lo Stato della Città del Vaticano.

Quando precede non afferma e non esclude che il Vaticano aspiri ad ottenere un seggio alla conferenza della pace. Gli ambienti del Vaticano sono molto divisi in proposito. È tuttavia probabile che, dato l'alto prestigio acquistato dalla Santa Sede nel corso della presente guerra, una iniziativa in questo senso possa partire dagli Alleati e trovare, sotto determinate condizioni, l'adesione del Pontefice.

412

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

T. 2051/342. Berna, 18 settembre 1944 1•

Mio 329 2•

In base ad un accordo con la Delegazione del Comitato di Liberazione per il Nord Italia, ho chiesto la concessione da parte del Governo svizzero dell'autorizzazione a spedire armi e munizioni nella zona di Domodossola e in qualsiasi altra località ove potesse essere necessario. La neutralità svizzera non ne sarebbe intaccata poiché gli invii consisterebbero per la maggior parte di armi anticarro. In appoggio alla mia proposta ho fatto presente che tali rifornimenti, che sinora non sono stati spediti, sono coperti da contratti che i Ministeri militari italiani avevano in Svizzera e che in parecchi casi sono stati bloccati. Il Consiglio Federale svizzero esaminerà probabilmente questo problema, che è molto delicato e si pronuncerà presto in merito. Ho informato di quanto precede le Legazioni alleate3 .

l Ricevuto il 25 tramite l'A.C.C.

2 Con il T. 1981/329 del 14 settembre Magistrati aveva riferito dei suoi contatti con i movimenti di resistenza di Val d'Aosta e di Val d'Ossola.

3 Per la risposta vedi D. 462.

413

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. URGENTE 1994/344. Berna, 18 settembre 1944 1•

I Rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale di Torino che sono stati qui desiderano informare R. Governo della delicata situazione esistente in Val d'Aosta dove tendenza autonomia sta gradualmente sboccando in movimento per annessione alla Francia. Allo scopo prendere contatto con Rappresentanti locale Comitato Resistenza, Missione Francese si è presentata recentemente in Val d'Aosta. Viene considerato verosimile che truppe francesi che intendono raggiungere Stretta del Bard possano scendere fra pochi giorni nella vallata.

In tali condizioni elementi non della Val d'Aosta chiedono che R. Governo informi d'urgenza Commissione Alleata di Controllo affinché, onde tentativo del genere venga frustrato, la Val d'Aosta sia possibilmente liberata da elementi americani della 7a Armata che sembra si trovino in detta regione in vicinanza passi alpini. Informo miei colleghi inglese e americano in merito questa situazione 2•

414

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

APPUNT0 3 . Roma, 18 settembre 1944.

l) Traendo spunto dalla circostanza che il nuovo Ministro degli Esteri francese è un democratico-cristiano, sarebbe forse opportuno accennare all'impostazione delle nostre discussioni con la Francia. E precisamente: i sacrifici che faremo in Tunisia dovrebbero come contropartita avere un primo, concreto, generale riavvicinamento italo-francese. La Santa Sede potrebbe fiancheggiare la nostra azione, insistendo presso i francesi -ciò che del resto è nelle direttive di de Gaulle perché a nuovi eventuali accordi sulla Tunisia corrisponda un accordo di carattere generale con la Francia, che segni la prima, concreta tappa di un effettivo riavvicinamento fra i due Paesi.

2) Insistenti voci di discussioni fra il Governo sovietico e il Vaticano per un concordato. I negoziati in proposito si sarebbero svolti a Roma e, attualmente, ad

1 Ricevuto il 23 tramite l'A.C.C.

2 Visconti Venosta rispose il 30 settembre (T. 1782/306, inoltrato il 2 ottobre tramite l'A.C.C.): «Notizie circa Val d'Aosta e Isola d'Elba sono destituite ogni fondamento. Rassicuri membri Comitato Liberazione Torino al riguardo, in termini espliciti. Intervengo comunque nel senso richiesto presso Alleati». Vedi D. 446 e per la risposta di Magistrati D. 492.

3 Qui segue l'annotazione: «per il colloquio con Mons. Montini»: vedi D. 424.

Ankara. Non abbiamo naturalmente nulla da obiettare ad una pacificazione fra Soviet e Santa Sede. Un concordato che fosse tuttavia raggiunto e annunziato oggi darebbe tuttavia indubbiamente nuovo prestigio e autorità al comunismo e ai partiti estremi. Ciò che, in questa fase particolarmente delicata della vita interna italiana, parrebbe opportuno evitare.

3) Secondo voci da buona fonte, il Sommo Pontefice si preparerebbe ad indirizzare una nota alle Potenze per richiedere: a) garanzia internazionale dei limiti della Città del Vaticano; b) un aeroporto; c) un porto sulla costa con garanzia di transito e di accesso; d) un seggio alla Conferenza della Pace che non sarebbe direttamente coperto, ma affidato in rappresentanza alle Potenze cattoliche.

È superfluo rilevare la gravità di notizie del genere per quel che ci concerne, se esse dovessero essere comunque confermate.

4) L'uditore della Nunziatura di Lisbona, Mons. Mozzoni, è da tempo diventato un attivo agente repubblicano. La sua attività fra gli italiani del Portogallo è particolarmente pregiudizievole. Come tale egli dovrebbe essere rimosso al più presto.

5) È stato richiesto l'appoggio della Santa Sede perché il Consiglio dell'U.N.R.R.A., attualmente riunito a Montreal, estenda all'Italia i benefici e l'assistenza dell'organizzazione. Siamo molto riconoscenti al Sommo Pontefice per l'azione svolta in questo senso, azione che, se coronata da successo, assicurerebbe all'Italia notevoli contributi per la prima necessaria fase ricostruttiva.

415

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 18 settembre 1944.

Caccia mi informa che i disordini di stamane hanno provocato grave impressione presso la Commissione di Controllo, la quale ritiene che essi avrebbero potuto essere evitati se misure adeguate fossero state adottate per prevenirli.

Aggiunge che l'Amm. Stone ha avuto in proposito un colloquio col Presidente del Consiglio, dal quale è uscito rassicurato in seguito alle comunicazioni ricevute che la questione sarebbe stata trattata con energia e con fermezza e misure sarebbero state senz'altro adottate sia per reprimere che per prevenire.

Di tali assicurazioni l'Ammiraglio Stone era rimasto particolarmente impressionato e soddisfatto.

Caccia sarebbe grato se gli si potesse entro domani confermare che le misure di cui ha fatto cenno il Presidente del Consiglio erano state effettivamente adottate. E ciò per evitare che provvedimenti quali la restituzione di ulteriori province all'amministrazione italiana -che, come è noto, è attualmente in corso di esame -possano, per avventura, subire arresti o ritardi, se il Governo italiano dovesse dare in questa occasione prova di incapacità o di debolezza.

Si potrebbe forse approfittare della circostanza per richiedere alla Commissione che reparti di truppa italiana siano autorizzati a risiedere a Roma, insistendo contemporaneamente per ottenere un aumento dei pochi Carabinieri che oggi vi stazionano. Si tratterebbe cioè in sostanza di giungere a un ulteriore aumento delle nostre forze armate anche in ragione delle essenziali necessità di ordine pubblico che il Governo ha il fermo proposito, ma non ancora la possibilità, di efficacemente tutelare.

416

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 1970/868. Madrid, 19 settembre 1944, ore 23 1•

Da Berna: «N. 332 del 15 settembre. Trascrivo qui appresso telegramma protezione interessi italiani a firma Alessandrini: "Telegramma di V. E. del lO agosto scorso senza numero2• Ho raccomandato nuovamente a governo svizzero intervento in Tunisia. Permettomi tuttavia far presente come carattere attuale dei rapporti tra Svizzera e Governo provvisorio francese attribuisca carattere puramente di fatto a protezione interessi italiani in Tunisia da parte autorità svizzere. Anche questa questione riveste talmente carattere politico e di atmosfera da consigliare ogni possibile intervento diretto del R. Governo presso il Governo provvisorio predetto"» 3 .

417

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL MINISTRO DESTINATO A LISBONA, ROSSI LONGHI

APPUNTO. Roma, 19 settembre 1944.

Darei al discorso per la presentazione delle Lettere Credenziali un tono più caldo e cordiale.

Accennerei alla necessità di una maggiore solidarietà latina che sola potrà salvare la nostra comune formula di civiltà e di esistenza. È questa una idea su cui il Presidente Salazar ritorna spesso e che è pienamente condivisa da noi e da de Gaulle.

I Pervenuto tramite l'A.C.C. il 21 settembre alle ore 14.

2 Il T. 21/213 R. del IO agosto, spedito il 12 agosto tramite l'ambasciata a Madrid (protocollo per Madrid 591), invitava Magistrati a chiedere al Governo svizzero di richiamare nuovamente l'attenzione delle autorità francesi sulle penose condizioni degli italiani in Tunisia.

3 Per la risposta vedi D. 447.

Dovrebbe farsi cenno della sincerità e dell'impegno con cui la nuova Italia democratica si è riposta nell'antico solco delle sue tradizioni liberali e del suo proposito fermissimo di essere in Europa e nel mondo elemento di stabilità, di ordine e di pace.

Anche dovrebbe essere sottolineata la nostra volontà di ricostruzione, accanto alle Nazioni Unite e col loro appoggio, e la nostra certezza che l'Italia riprenderà nel mondo il posto che le compete, dopo le durissime sofferenze e i durissimi sacrifici sofferti e subiti.

Il discorso, secondo la procedura abituale, dovrà essere sottoposto ai portoghesi preventivamente. È probabile ch'essi proporranno qualche taglio per mantenerlo il più possibile anodino. È comunque miglior cosa ch'essi sappiano quel che vorremmo dire e che l'iniziativa per edulcorarlo provenga da loro.

S. E. il Sottosegretario vorrebbe vedere il testo definitivo 1•

418

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 41/01738/19. Roma, 20 settembre 1944.

On the 12th inst. it was announced in Washington that on November lst now next, a World Aviation Conference will be held in the United States in which ali the United Nations, and virtually ali Neutral countries, have been invited to participate. The Conference is expected to establish post-war air routes and to lay down the basis for the creation of a Permanent International Air Board.

The Italian Government bave, on several past occasions, and more recently in connection with the Monetary Conference of Bretton Woods and the International Economie Conference of Atlantic City 2 , expressed the desire that ltaly also should be represented at such international meetings. I therefore consider it unnecessary to repeat to you once again the reasons why our participation would be particularly useful an d opportune: you know them an d I realize that you fully appreciate an d understand them.

In view of the somewhat discouraging results of our previous requests, I would have refrained from having once more recourse to your unfailing courtesy had we not been encouraged by the favourable reply of August 19th of the Secretary of State, Mr. Cordell Hull, to the Memorandum from H.E. Ivanoe Bonomi, dated July 22nd 3 . In his reply Mr. Hull stated: «l have also every sympathy with your desire that ltaly be permitted to participate in the various international organiza

1 Un'annotazione di Rossi Longhi, in data 23 settembre, dice: «D'accordo con Zoppi ho suggerito

alla Segreteria di fare un accenno alla ripresa degli scambi commerciali».

2 Vedi DD. 269 e 319.

3 Vedi DD. 355 e 303, allegato.

tions, conferences and ideas whose success must ultimately depend, of course, on the contributions of ali free and peace-loving nations». '

I should, therefore, be particularly grateful if you would kindly acquaint the Secretary of State with the desire of the Italian Government and interpose your good offices so that Italy also be invited to participate in the forthcoming World Air Conference 1•

419

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. 2096/354. Berna, 21 settembre 1944 2•

Nonostante vi siano voci di un possibile contrattacco dei tedeschi e dei neofascisti, la situazione a Domodossola sembra piuttosto buona. Per mezzo e col controllo della Croce Rossa è ora possibile effettuare qualche invio di viveri a Domodossola, per il tramite di questa Legazione. Quantunque la quantità di armi sia limitata, il Governo svizzero sembra in via di massima contrario al loro invio. Di conseguenza ho ritenuto necessario presentare al Governo svizzero una richiesta formale sottolineando il fatto che una definitiva risposta negativa sarebbe in contraddizione col comprensivo e benevolo atteggiamento dimostrato sinora verso di noi dalla Svizzera nella precedente fase della questione. Ho informato le Legazioni inglese e americana circa la mia azione. In stretta collaborazione con la Delegazione del Comitato di Liberazione per il Nord Italia, questa R. Legazione continuerà a svolgere le sue attività in favore di Domodossola3•

420

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 1/585. Roma, 22 settembre 1944.

On September 1st you asked President Bonomi 4 whether there would be any difficulty on our part to the sending aver to France of 2000 Italian specialized workers. This request had been submitted by the French Representative in Rome.

1 Non risulta che sia pervenuta risposta nonostante un sollecito in data IO ottobre (n. 1/691). 2 Ricevuto il 28 tramite l'A.C.C. 3 Per la risposta vedi D. 462. 4 Con lettera non pubblicata.

I now write to confirm the negative reply given at the time by the President and to explain that such refusal was certainly not due to any wish to be disagreable towards France -we are in fact anxious to resume the best of relations with that Country-but it was simply dictated by the circumstance, already known to you, that ali Italians at present in French Africa, whether prisoners of war or civilians, continue to be subjected to a treatment which is far from being satisfactory.

You will understand that so long as this situation prevails it is out of the question to allow further expatriations of Italian workers to France who would end by becoming, rather an object of dispute instead of, as we earnestly wish, a reason of pacification between the two Countries.

421

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA A MADRID, MASCIA

L. 2/474. Roma, 22 settembre 1944 1•

Fui dolente di non vederla prima della sua partenza. Suppongo ch'Ella avrà già assunto le funzioni di Incaricato d'Affari.

Ho telegrafato in tal senso al Marchese Paulucci Barone.

Ho inoltre detto a Paulucci che reputo opportuno che egli non rimanga a Madrid.

Ho fatto chiamare ieri l'Incaricato d'Affari di Spagna e compiacendomi per il pronto gradimento dato alla nomina di Gallarati Scotti non gli ho celato che mi attendevo ora di aver notizia della nomina di un nuovo Ambasciatore di Spagna presso il Governo italiano in sostituzione di quello ormai assente da tanti mesi.

È questa infatti la premessa di quei normali rapporti fra i due Governi che devono ristabilirsi per poi procedere ad uno scambio di idee circa l'opportunità avvenire di una più intima cooperazione fra le Nazioni latine. Se non sono male informato l'idea di una cooperazione fra Italia Francia e Spagna è da tempo considerata con molta simpatia dal nuovo Ministro degli Affari Esteri di Spagna.

Ciò naturalmente dovrebbe svolgersi nel quadro di una nostra intima collaborazione con le Nazioni alleate, poiché questa è e rimarrà l'essenza stessa della politica estera che il Governo nazionale intende seguire armonizzando la sua azione internazionale e la sua politica interna a quei principi di libertà e di democrazia che sono la base della nuova situazione italiana.

Naturalmente ciò vale per noi, ma non significa nessuna presa di posizione nei riguardi della politica interna delle altre Nazioni.

Questi brevi cenni Le indicano le direttive a cui deve ispirarsi la Sua azione.

Sono sicuro che Ella stabilirà cordiali rapporti personali colle Ambasciate americana ed inglese e così pure col Rappresentante francese. Se questi è tuttora J. Truelle lo saluti molto cordialmente da parte mia.

I Da una lettera personale di Mascia a Visconti Venosta, che non si pubblica, risulta che questa gli pervenne il 13 novembre.

422

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 22 settembre 1944.

Sir Noel Charles mi ha chiesto se non ritenessi che in queste ultime settimane la situazione interna italiana non avesse per avventura peggiorato e la posizione del Governo non fosse conseguentemente più debole.

Ha spiegato che il Maresciallo Badoglio, in una recente conversazione avuta con lui, gli aveva espresso la sua viva preoccupazione circa il profondo scontento circolante in tutti gli strati dell'opinione pubblica e sulla progressiva incapacità del Governo attuale ad affrontare situazioni e problemi estremamente importanti ed urgenti. Il Maresciallo Badoglio gli aveva a questo proposito fatto cenno di un Governo Orlando a cui egli avrebbe collaborato.

Ho rassicurato l'Ambasciatore Charles fornendogli tutti gli argomenti ed elementi in mio possesso atti a dimostrare la stabilità dell'attuale composizione governativa. Egli desidera in proposito avere una conversazione con V. E. lunedì prossimo, che mi ha pregato di fissargli.

Aggiungo che, nel corso della conversazione, l'Ambasciatore ha esplicitamente affermato che sarebbe indubbiamente cosa pregiudizievole sotto ogni riguardo un eventuale allontanamento dal Governo del Presidente Bonomi, il quale ha saputo infatti accaparrarsi la stima degli uomini politici inglesi e la fiducia degli alti Comandi alleati in Italia, e, in ispecie, del Generale Wilson.

423

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 22 settembre 1944.

L'Ambasciatore Kirk mi ha espresso il suo vivissimo disappunto per la pubblicità data dalla nostra stampa alla probabile partenza di esperti finanziari italiani per gli Stati Uniti 1 . Egli ritiene che tale pubblicità possa sia pregiudicare l'iniziativa, sia ritardarla. Gli ho spiegato che condividevamo in pieno il suo disappunto e che la notizia era filtrata per tramite che non ci è riuscito di accertare.

Kirk si raccomanda che l'iniziativa resti confinata nei limiti precisi in cui è stata originariamente adottata. E cioè che non si parli di missione, ma di semplici

l Vedi D. 404.

511 esperti che si occuperanno di questioni tecniche. Sarebbe estremamente pregiudizievole se si cercasse da parte nostra di fare e di dire di più.

Ha aggiunto che aveva chiesto l'autorizzazione per i soli Mattioli e Quintieri e per due nostri segretari. Non era neanche certo che l'autorizzazione per questi ultimi potesse essere concessa. Il numero delle persone in partenza doveva comunque restare entro questi limiti.

Gli ho accennato al desiderio del Generale Gazzera di incaricare il Generale Trezzani di trattare la questione dei prigionieri. Non è d'accordo. La questione deve se mai essere trattata da uno dei nostri segretari che potrà avere allo scopo tutte le istruzioni necessarie.

Se il Governo italiano volesse pubblicare un comunicato in proposito, Kirk prega che esso sia concepito in questi termini: «Informai inquiries have been made with a view to accertain if it would be agreable for Italian financial experts to proceed to the U. S. to discuss technical matters within their competency and return to Italy to report on the results of their investigation there».

Kirk si è mostrato infine seccato per la situazione di disagio in cui tutto ciò lo ha posto con gli inglesi. L'ho assicurato che, da parte nostra, avevamo fatto il possibile per chiarire la situazione nei suoi termini esatti, sia con Charles che con Caccia 1•

424

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA RISERVATISSIMO. Roma, 22 settembre 1944.

Nel colloquio avuto dal Sottosegretario con Monsignor Montini sono stati trattati i seguenti argomenti 2 :

l) Questione del vescovo castrense. Era già stata segnalata a pm riprese in Vaticano l'ostilità che riscuoteva in ogni ambiente Monsignor Bartolomasi per il suo atteggiamento tenuto durante il periodo dell'occupazione tedesca di Roma. Monsignor Montini ha assicurato il Sottosegretario che Monsignor Bartolomasi, che sarà sostituito fra qualche mese, non comparirà più in alcuna cerimonia ufficiale.

2) Nunziatura a Lisbona. Monsignor Montini ha assicurato il suo maggiore interessamento per la sostituzione di Monsignor Mozzoni; desidererebbe ragguagli precisi ed ha insistito sulle difficoltà di comunicazioni che gli impediscono di scrivere a Lisbona per avere informazioni.

3) Voci di accordi fra U.R.S.S. e Vaticano. Monsignor Montini ha smentito nella maniera più formale che esistano trattative per un accordo con la Russia, nè ha ritenuto probabile che trattative del genere vengano iniziate.

I Vedi D. 427. 2 Vedi D. 414.

4) Modificazioni dello stato giuridico territoriale della Santa Sede. Monsignor Montini ha dichiarato che effettivamente esisteva una corrente per assicurare la indipendenza delle comunicazioni alla Città del Vaticano. La Segreteria di Stato non vi si associava: ha parlato di un campo di aviazione o piuttosto di parte di un campo di aviazione. Ha assicurato che questioni del genere non verranno poste adesso sul tappeto e che nessuna iniziativa verrà presa altro che attraverso di noi. Ha pure accennato all'eventualità della presentazione dei Patti lateranensi all'organizzazione che sostituirà la Società delle Nazioni.

5) Nostri rapporti con la Francia. Monsignor Montini ha confermato che la Santa Sede persegue il fine di un riavvicinamento tra l'Italia e la Francia. Mi ha fatto sapere che il Governo francese, quello greco e quello jugoslavo avevano ultimamente esercitato azione ostile a noi presso il Governo americano.

425

PROGETTO DI ACCORDO ITALO-FRANCESE

TUNISIA. Roma, 22 settembre 1944.

Stabilimento. Gli Italiani dovrebbero essere ammessi all'esercizio dei diritti civili, del commercio, dell'industria, delle professioni e degli affari in genere senza altre limitazioni oltre quelle già applicate ad essi prima dell'attuale guerra, e salvo naturalmente quelle di carattere generale che si ritenesse di dover adottare nei confronti di tutta la popolazione.

Dovrebbe fra l'altro riconfermarsi agli Italiani l'ammissione all'esercizio della pesca nelle acque tunisine nei termini stabiliti dalla Convenzione di commercio e navigazione del 1896.

Cittadinanza. Per un periodo di transizione (qualche anno) verrebbe mantenuta la regola che i nati in Tunisia da padre italiano sono italiani, mitigando peraltro tale regola con la concessione della facoltà di optare alla maggiore età per la cittadinanza francese.

Ai nati dopo tale periodo verrebbe applicata la legge francese per la Tunisia del 21 dicembre 1923. Scuole. Le scuole pubbliche italiane potrebbero trasformarsi in scuole private italiane con l'estensione ad esse del regime delle scuole private francesi in Tunisia. Ospedale italiano in Tunisia. Potrà continuare a sussistere (si tratta di una istituzione di carattere filantropico).

Normalizzazione condizioni di vita. L'accordo dovrebbe essere preceduto od accompagnato dalla sospensione o dalla revoca delle misure adottate durante la guerra contro le persone e gli interessi degli italiani in Tunisia.

I Questo progetto si compone di due distinti documenti: il primo, che contiene i punti essenziali di una nuova convenzione per la Tunisia, ha la data indicata; il secondo, che è il testo di una dichiarazione comune, non è datato, ma è iscritto nell'indice delle Carte della Segreteria Generale con la seguente dicitura: «Progetto di dichiarazione in data 22 settembre 1944 consegnato dal Ministro Prunas al Signor Couve de Murville». Di tali documenti c'è anche una versione in francese, che non si pubblica.

DICHIARAZIONE

I Governi Italiano e Francese constatano con reciproca soddisfazione che, dopo la soluzione delle questioni concernenti la collettività italiana in Tunisia, nessuna seria ragione di contrasti o di frizione sussiste, attualmente, tra l'Italia e la Francia.

In questa occasione il Governo Italiano è lieto di riconfermare le solenni dichiarazioni che ha fatto precedentemente per condannare la politica fascista di aggressione, ripudiare le cosiddette rivendicazioni fasciste e riconoscere la nullità dell'armistizio del 24 giugno 1940. A sua volta il Governo Francese è lieto di dichiarare ch'esso non ha alcuna rivendicazione da far valere nei confronti dell'Italia, di cui intende rispettare e veder rispettata l'integrità territoriale.

I Governi Italiano e Francese sono convinti che è su queste basi fondamentali che sarà possibile di ristabilire fra i due Paesi quell'atmosfera di fiduciosa collaborazione e di amichevole solidarietà, che essi riconoscono essenziale ai loro interessi reciproci e alla pacificazione europea.

I due Governi si impegnano a sostenersi a vicenda, durante e dopo la guerra, affinché l'Italia e la Francia possano riprendere il loro posto rispettivo.

Discussioni saranno, appena possibile, iniziate fra i due Governi per la sollecita conclusione di accordi di carattere economico, commerciale, e d'emigrazione, allo scopo di porre la nuova collaborazione italo-francese su basi più solide.

426

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 23 settembre 1944.

Ho consegnato a Sir Noel Charles il nostro progetto di sostituzione degli armistizi 1• Ho sottolineato che, pur non trattandosi di un progetto assolutamente ufficiale, esso rappresentava tuttavia le idee del Presidente Bonomi che, naturalmente, ne era al corrente e lo approvava. Lo pregavo in conseguenza di volerlo esaminare personalmente e di sottoporlo quindi al Foreign Office. Gli saremmo stati molto grati se, a suo tempo, potessimo essere informati sia delle sue reazioni personali in proposito, sia, e sopratutto, di quelle di Londra.

Sir Noel mi ha dato esplicita assicurazione che avrebbe esaminato il nostro documento con ogni cura e avrebbe quindi provveduto a sottoporlo al Foreign Office.

L'ho naturalmente informato che agivamo nello stesso senso coi nord-americani2.

1 Si tratta del progetto B, per il quale vedi D. 430.

427

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 23 settembre 1944.

Ho ampiamente spiegato a Sir Noel Charles le origini e la fase attuale della proposta relativa all'invio di nostri tecnici finanziari negli Stati Uniti 1• Sir Noel, pur apprezzando molto le mie spiegazioni e chiarimenti, mi ha dato tuttavia l'impressione di un qualche scontento nei confronti nord-americani.

Ho aggiunto che se l'iniziativa andava in porto in America, essa avrebbe potuto molto utilmente essere seguita da una parallela iniziativa verso Londra2• Ci riserviamo di farlo in modo formale se e appena i primi esperti fossero stati autorizzati a partire per Washington. Sir Noel ha accolto il suggerimento senza contrasti.

A sua richiesta gli ho dato notizia della partenza di Scaretti, che ho descritto come iniziativa separata ed unicamente connessa con questioni di assistenza e di Croce Rossa.

428

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, MESSE

L. 01913/35. Roma, 25 settembre 1944.

In relazione a precorsa corrispondenza e da ultimo al telespresso n. 00468/C del 13 agosto scorso 3 . La informo che è ora pervenuta dall'Ammiraglio Stone la seguente risposta4 relativa alla nostra richiesta di poter inviare un gruppo di ufficiali italiani presso il Quartier Generale del Maresciallo Tito:

«Sono lieto di poterLa informare che la questione ha potuto avere favorevole sviluppo.

È stato chiesto al Ministero della Guerra italiano di avanzare dettagliate proposte in merito all'invio di una missione italiana al Quartier Generale del Maresciallo Tito. Tali proposte sono state ricevute e le Autorità militari alleate le stanno esaminando. Io spero e credo che saranno tra breve messe in pratica».

2 Vedi D. 406. t Vedi D. 423. 2 Vedi D. 525. 3 Vedi D. 341. 4 In data 18 settembre.

Mentre esprimo la mia soddisfazione per il risultato raggiunto, Le sarei grato, Signor Maresciallo, se vorrà tenermi al corrente sull'ulteriore sviluppo della questione.

429

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2080/930. Madrid, 26 settembre 1944 1•

Da Berna: «N. 353 del 21 settembre. Informo che Svizzera considera sua attuale missione di tutela degli interessi italiani in Francia come assolutamente temporanea e in via provvisoria, dati i rapporti puramente di fatto da essa intrattenuti con il nuovo Governo francese. Il Governo svizzero, che è ben lieto di continuare indefinitamente tutela degli interessi italiani in tanti paesi, desidera invece, per molte ragioni, essere al più presto possibile dispensato da attuale incarico circa la Francia. Sull'argomento informo che Presidente della collettività italiana in Francia, Domenico Russo, ha fatto pervenire messaggio con cui chiede a R. Governo di esaminare con urgenza questione del riconoscimento della Francia liberata allo scopo che siano abolite misure discriminatorie tuttora esistenti in Italia e in Francia circa sudditi dei due paesi. Egli raccomanda inoltre vivamente al R. Governo la nomina, definita urgente e necessaria, di un nostro rappresentante diplomatico presso il nuovo Governo francese per provvedere alla tutela di circa 800 mila italiani attualmente abbandonati in Francia a loro stessi».

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 1/623. Roma, 26 settembre 1944.

In consideration also of the kind reception you gave to the Draft of Agreement that I handed you a few days ago 2 , I have deemed it advisable to have the text carefully revised. A few modifications have been made, but they are purely formai as you will be able to note by comparing the words underscored of the new text herewith enclosed with the respective passages of the first draft handed to you.

I have thought it best, however, to inform you accordingly, inasmuch as the text as amended is the same which I have meanwhile given to Sir Noel Charles.

1 Pervenuto tramite l'A.C.C. il 27 settembre alle ore 7. 2 Vedi D. 406.

. ALLEGATO

AGREEMENT BETWEEN ITALY AND GREAT BRITAIN, THE UNITED STATES AND THE SOVIET UNION 1 (Draft B)

Whereas following the entry in t o force of the Armistice signed at Cassibile on September 3rd, 1943, Italy declared war against Germany on October 13th, 1943 and on the same date the Govemments of Great Britain, the United States, and the Soviet Union accepted the active co-operation of the Italian Nation and Armed Forces as co-belligerents in the war against Germany;

Whereas it was contemplated that the above Armistice of September 3rd and the Additional Conditions of 29th September 1943 would be superseded by other arrangements to be concluded in relation to the extent of co-operation by Italy in the struggle against the common enemy;

Whereas for one year the Italian land sea and air forces, the patriots formations and the entire Italian Nation ha ve been actively and efficiently co-operating with the United Nations at the cost of great sacrifices in the war against Germany; and the Italian Govemment and people have at the same time conducted vigorously and successfully the fight against Fascism, its leaders and its institutions, in the spirit and beyond the letter of the Tripartite Moscow Declaration on Italy, thus proving that, in the measure allowed by circumstances, the Italian Nation is firmly determined to re-establish those free institutions inherent in the democratic traditions of the Country;

Whereas it is deemed opportune to substitute the above-mentioned Armistice signed on September 3rd, 1943 and the Additional Conditions of September 29th, 1943, which have been fully and loyally fu/fil/ed by Italy, with other agreements more consonant with the present de jure and de facto relations between Italy and the United Nations;

The Govemments of Great Britain, the United States and the Soviet Union, acting in the interest of ali the United Nations, and the Italian Govemment have agreed as follows:

Article l.

ltaly without prejudice to any subsequent common agreement conceming the war in the Far East undertakes to participate with ali her land sea and air forces in the fight against Germany unti! the total destruction of Nazy Tyranny and not to make a separate armistice or peace with Germany. For this purpose Italy hereby declares her adherence to the Atlantic Charter and to the «Declaration of the United Nations» signed at Washington on January 1st, 1942.

Article 2.

Italian land, sea and air forces will continue to operate under the orders of the Allied Commander-in-Chief. To implement this Artide a Military and Air Convention and a N ava! Convention will be signed by the Representatives of the Allied Commander-in-Chief and the competent Italian Authorities.

Article 3.

The Govemments of Great Britain and of the United States will fumish to the Italian Govemment, in addition to the means of Italian source and production of which the Italian

1 In Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

Authorities shall have free and full disposal, ali supplies necessary for the maintenance, armament and functioning of the Italian Armed Forces so that these be enabled to participate in the largest possible measure in the struggle against the common enemy.

Article 4.

In consideration of the war against the common enemy, members of the land sea and air forces, war and merchant ships, military and civil aeroplanes in the service of the United Nations shall have the right to use freely Italian territory and territorial waters and the air above them. Members of Armed Forces of the United Nations will be afforded ali the necessary facilities and assistance in performing their functions, as well as for the free transit of their war materials and supplies.

Article 5.

The use of airports, ports, shipping, communications systems within Italian territory shall be regulated by the Italian Authorities according to the directions issued by the Allied Commander-in-Chief

Transportation means shall be managed and operated by the Italian Authorities except as provided for by special agreements for Allied military requirements.

Italian communications, internai and t o an d from abroad shall be re-established managed and operated by the competent Italian Authorities according to the conditions to be agreed upon in the interest of the security of military operations.

Article 6.

Italian prisoners of war stili in the hands of the United Nations shall, upon the entry into force of the present Agreement, cease to be considered as prisoners of war and shall be allowed to participate actively and directly in the fight against the common enemy. As far as possible they shall be repatriated to Italy to be incorporated within the Halian Armed Forces or otherwise employed in the national war effort. The conditions and treatment of those serving with the armed forces of the United Nations shall be provided for by special agreements to be reached as early as possible between the Italian Government and the Governments concerned.

Artide 7.

The Italian Government piace at the disposal of the United Nations the Italian Merchant Marine which will continue to be utilized for the common cause in agreement with the «North Africa Shipping Board» where the Italian Government shall have their Representative. A proportion of the Italian Merchant Fleet adequate to meet the urgent needs of the civilian population shall be employed to carry supplies to Italy and in the traffic between the Italian mainland, Sicily, Sardinia and the other Islands.

Article 8.

Ali moneys disbursed in Italy by the United Nations for military expenses or however connected with the war and paid in Italian currency furnished by the Italian Government, or in currency, expressed in Lire, issued by the United Nations, as well as ali moneys paid by the Italian Government for expenses incurred or obligations assumed by the United Nations concerning supplies, services, requisitions and any other item representing the cost of military operations carried out by the United Nations on Italian territory or waters, shall be counterbalanced against the supplies to Italy by the United Nations.

The exchange value of the expenses bome in Lire by the Italian Government for goods or services the prices of which have been blocked shall be calculated at the official rate of exchange in force at the date on which such prices were blocked.

Article 9.

The principles governing the contro! of banking and economie activities, the contro! of exchange and of foreign commerciai and financial operations and the regulation of trade and production shall be fixed in common agreement between the Italian Government and the United Nations.

Measures to combat inflation in ali its forms shall be dealt with by special agreements.

Article 10.

The Allied Authorities shall refrain from direct reqmsition of any kind. Italian Authorities shall, also on behalf of the Allied, requisition only the strictly necessary for the prosecution of the war against the common enemy. Such requisitions shall be kept within the narrowest limits, compatible with the circumstances, so as to allow that the essential needs of the civilian population be satisfied. T o this effect ali requisitions must be previously decided in agreement with the Italian Authorities according to the guiding principles to be fixed by mutuai agreement.

Article 11.

The Italian Government shall have the entire and full administration of the liberated Italian territories, except for services which are strictly connected with military operations and except in the zones of operations which shall be administered by the Military Authorities in conformity with the agreements to be concluded by the Allies with the Italian Government which shall regulate the question in the same manner as in the case of other territories of the United Nations.

On the entry into force of the present instrument ali agreements and understandings reached between the Italian Government and the Alli ed Commander-in-Chief on the restitution of the provinces to the Italian Administration shall expire.

Artide 12.

Within Italian liberated territories, except within the provinces included in the zones mentioned in the preceding article, persons may be arrested except in cases offlagrante delicto only by the competent ltalian Authorities according to ltalian law and only the ltalian Judiciary Authorities shall be empowered to try in accordance with ltalian law anyone guilty of hostile acts or of offences against property to the detriment of the Allied Military Forces or their members, or of officials representatives and agents of the United Nations or guilty ofseditious demonstrations against the Allied Forces or of actions which in anyway would hamper the war effort or aid the enemy.

The juridical status of the members of the Armed Forces of the United Nations on Italian territory shall be regulated by special agreements embodying the principles followed in this matter by United Nations.

Italian police authorities shall exercise their norma! duties of supervision and contro! in regard to citizens of the United Nations not belonging to the Armed Forces and in respect of ali citizens of neutra! countries who in order to enter Italian territory must be in possession also of a regular entry visa issued by the Italian consular authorities in whose jurisdiction the above-mentioned citizens of the United Nations and neutra! citizens resi de.

7-Documenti diplomatici-Serie X -Vol. I (4213051)

Artide 13.

The Advisory Council to Italy which shall in future be called the «Mediterranean Committee of Ambassadors» and in which an Italian Representative with the rank of Ambassador shall participate, shall exercise liaison functions between the Italian Government and the Allied Authorities.

The «Mediterranean Committee of Ambassadors» may a vai! itself of the advice of experts. The Allied Contro! Commission shall cease its functions on the entry into force of the present Agreement.

Artide 14.

On the entry into force of the present instrument norma! diplomatic relations between the Italian Government and the Governments of Great Britain, the United States, and the Soviet Union shall be re-established and an exchange of Ambassadors shall speedily take piace.

The Governments of Great Britain, the United States, and the Soviet Union, acknowledging the desire of the ltalian Nation of resuming her traditional piace among the peace -loving nations of the world, shall use their good offices in order that a!so the relations between Italy and the other United Nations might be normalized and in order that ltalian citizens in those countries be released from internment camps and freed of ali legai and other disabilities as well as of ali financial and police measures to which they have been subjected.

Artide 15.

Ali persons suspected of having committed war crimes or analogous offences whose names appear on lists prepared by the United Nations and who now or in the future are on territory controlled by the Allied Military Authorities or by the Italian Government, shall be arrested and tried according to the procedure established by the United Nations for such crimes. The same treatment shall be meted out to ali persons of whatever nationality who, subsequently to September 8th, 1943, on or outside Italian territory have committed war crimes or analogous offences against Italian citizens. The Italian Government shall be represented on the body created by the United Nations for al! questions connected with the punishment of war crimes.

Artide 16.

Italy shall benefit, in the proportion to be determined, from eventual indemnities to be charged to Germany and other countries whose nationals have committed the crimes mentioned in the preceding Article. Italian citizens in Germany or in other countries occupied by enemies of the United Nations in the course of the war, or that have been deported in such countries, shall be immediately liberated by the authorities of the United Nations and assisted by representatives that the Italian Government shall be authorized to send to that effect in the said countries immediately after their liberation or occupation.

Without prejudice to the question of the tremendous destruction and plundering effected by the Germans on Italian territory, and for the purpose of urgently providing to the revival of the economie !ife of the Italian Nation, assets of whatever kind, whether the property of the State, of public and priva t bodies and of Italian citizens, carried by the enemy to neutra! Countries shall be returned to the Italian Government. Should these assets have been destroyed, dispersed or should it be impossible to return them in a good condition, the Italian Government shall be entitled to adequate substitutions. The United Nations shall

not recognise the validity of the disposa1 of the above assets effected by the enemy to the detriment of the 1egitimate Ita1ian owners.

Article 17.

The Ita1ian Govemment, in confirming the adherence of Ita1y to the princip1es embodied in the Atlantic Charter, undertake to accept, at the end of the present conflict, the decisions of the United Nations for the better re-organization of Europe and of the world according to the princip1es of the said Charter. Any decision contrary to the settlement made to Ita1y by the Peace Treaties that ended the 1914-18 war, or regarding questions affecting lta1ian interests, shall be taken on1y with the participation of the Ita1ian Government.

Article 18.

The present Agreement shall enter into force immediate1y and supersedes the Armistice Conditions of September 3rd, 1943 and the Additiona1 Conditions of 29th September, 1943.

The present instrument will remain in force unti) the end of hostilities with Germany and on that date it might be confirmed in its entirety or in part or be superseded by a new instrument or by a Peace Treaty.

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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE DEI PAESI BASSI A ROMA, CRANDIJK

L. 4/1861/1. Roma, 26 settembre 1944.

La ringrazio a nome di S.E. il Presidente del Consiglio della Sua Nota n. 1370 del 15 settembre' con la quale Ella comunica che Le è stata affidata la Rappresentanza del R. Governo dei Paesi Bassi in Italia.

Questo Ministero prende nota sia della data del trasferimento a Roma della Missione olandese, sia della sua composizione, sia, infine, dell'apertura di un consolato dei Paesi Bassi a Napoli.

Il R. Governo si compiace vivamente dell'iniziativa che segna la prima fase dell'auspicata normalizzazione dei rapporti fra l'Italia e l'Olanda e cordialmente si augura di potere a breve scadenza inviare una analoga rappresentanza italiana all'Aja, appena il territorio olandese sarà liberato dall'oppressore tedesco.

All'inizio della sua Missione in Italia tengo a confermarLe che il Ministero degli Esteri sarà sempre lieto di portarLe ogni assistenza ed appoggio che valga a facilitarLa e ad esprimerLe la viva fiducia del Governo democratico della nuova Italia che i rapporti fra i nostri due Paesi, che non sono separati da nessun contrasto e che la stessa sofferenza accomuna, possano rapidamente essere riposti su quel piano di amicizia e di fiduciosa collaborazione così necessarie per i nostri reciproci interessi e per la pacificazione europea.

1 Non pubblicata, ma vedi D. 243.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

APPUNTO SEGRETO. Roma, 26 settembre 1944.

Caccia ha espresso oggi le pm vive preoccupazioni della Commissione di Controllo per la situazione interna del Paese e del Governo.

Si rende conto che il Presidente Bonomi fa bene a richiedere alle sinistre se o no intendono continuare lealmente la loro collaborazione e ad esigere da esse un nuovo impegno in questo senso. Paventa peraltro l'eventualità di un Governo che non includa socialisti e comunisti, i quali verrebbero in questo modo a recuperare la loro completa libertà di movimento, e, soprattutto, a togliersi dalle spalle il fardello e la responsabilità del Governo, in una fase particolarmente critica e particolarmente dura della vita del Paese. Si augura perciò vivamente che le sinistre rinnovino i vecchi impegni e l'attuale formula di Governo possa in conseguenza continuare e riaffermarsi sotto la presidenza di S. E. Bonomi.

Caccia ha ancora una volta esplicitamente ed energicamente riconfermato che l'attuale composizione governativa incontra la piena fiducia degli Alleati, i quali vedrebbero dunque con estrema riluttanza e contrasto eventuali crisi e modificazioni.

Caccia infine fa presente l'opportunità che, essendo questa materia di stretta competenza della Commissione di Controllo, l'Ammiraglio Stone sia domani immediatamente informato dal presidente Bonomi dei risultati delle discussioni in Consiglio dei Ministri.

433

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. PER CORRIERE 2090/413. Roma, 27 settembre 1944 (per. il 28).

La dichiarazione Churchill-Roosevelt sull'ampliamento dei poteri di auto-governo dell'Italia, la notizia degli aiuti deliberati dall'U.N.R.R.A. in favore del nostro Paese e, in generale, tutte le informazioni che si succedono in merito al maggiore interessamento degli Enti pubblici e dell'iniziative private negli Stati Uniti a vantaggio dell'Italia stessa, sono accolte in Vaticano con viva soddisfazione.

Si richiamano in proposito le ripetute pubbliche dichiarazioni del Pontefice, ed in particolare il Suo radio-messaggio nel quinto anniversario della guerra, per rilevare quanta premura il Santo Padre, pur senza nulla togliere al suo amore universale per tutti i popoli, abbia dimostrato e dimostri in ogni occasione per l'Italia, paese che ha particolari titoli alla Sua predilezione paterna, sia perché è il più vicino alla Santa Sede e più immediatamente connesso con le vicende di questa, sia per le tragiche circostanze nelle quali esso si trova al momento presente.

È per questo, si sottolinea, che il Pontefice sente particolare soddisfazione ogni qualvolta veda generose iniziative volgersi a favore dell'Italia. E, per ricordare un avvenimento svoltosi nello stesso immediato ambiente del Vaticano, si riferisce il vivissimo giubilo del Papa per aver visto un Ambasciatore straniero accreditato presso la Sua persona farsi iniziatore di un'opera in favore dell'Italia, come il Signor Myron Taylor ha fatto in questi giorni, e parteciparvi personalmente.

Si constata infine come al Papa sia noto che, tra i motivi del successo del movimento a favore dell'Italia, tiene un posto rilevante la conoscenza del Suo interesse a vantaggio di essa 1 .

434

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO, DEL BALZO, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO URGENTE. Roma, 27 settembre 1944.

Riferendosi alla lettera n. lf173 diretta il 5 agosto da S. E. il Sottosegretario all'Ambasciatore Kirk 2 , il signor Dowling mi ha fatto leggere stamane un telegramma del Dipartimento di Stato nel quale si chiarisce che la Conferenza Internazionale del Commercio, che dovrebbe riunirsi ad Atlantic City dal 10 al 18 p.v., non ha carattere ufficiale, bensì si svolge per iniziativa e sotto gli auspici di quattro organizzazioni private americane e cioè: la «National Association of Manufacturers»; la «American Section» della «<nternational Chamber of Commerce»; la «Chamber of Commerce of the United States»; il «National Foreign Trade Council».

Il telegramma del Dipartimento di Stato aggiunge che, se il R. Governo intende promuovere una richiesta di partecipazione da parte di un ente privato italiano «completamente distaccato da ogni passata connessione fascista» (quale ad esempio la «Camera di Commercio») il Governo degli Stati Uniti sarà lieto di farsi tramite di tale richiesta verso il Comitato Organizzatore della Conferenza restando peraltro inteso che il Governo degli Stati Uniti «non si assume al riguardo alcuna diretta responsabilità».

l Per la risposta vedi D. 448. 2 Vedi D. 319.

Il signor Dowling, a mia richiesta, mi ha dato conoscenza dei seguenti documenti di cui si acclude copia 1:

l. circolare del Dipartimento di Stato che chiarisce il carattere della Conferenza (vedere soprattutto l'ultimo paragrafo: Attitude of the Department);

2. -lista delle organizzazioni internazionali invitate; 3. -programma della Conferenza redatto dal Comitato Organizzatore; 4. -formula della lettera inviata dal predetto Comitato alle varie organizzazioni estere invitate.

Poiché nella circolare del Dipartimento di Stato è detto che il Dipartimento non fornirà ai partecipanti alcuna facilitazione di viaggio, ho fatto osservare a Dowling che, se questo principio fosse applicato ai nostri delegati eventuali, questi non partirebbero mai dall'Italia.

Mi ha risposto assicurando che data la nostra particolare situazione potevamo senz'altro contare sull'appoggio dell'Ambasciatore Kirk per tutto quanto riguarda il viaggio dei delegati italiani, sempreché, come egli vivamente confida, questi venissero ufficialmente invitati dal Comitato Organizzatore.

435

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT, E AL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHURCHILL

T. 1723. Roma, 28 settembre 1944.

Come Primo Ministro e Presidente onorario del «Comitato Nazionale per la Distribuzione dei Soccorsi all'Italia» e a nome del popolo italiano, sono profondamente grato per l'assistenza generosa indicata dall'annuncio del dono della

U.N.R.R.A. di cinquanta milioni di dollari di soccorsi a favore di alcune categorie della popolazione, le vite e le condizioni fisiche di molte delle quali sono in grande pericolo. La nostra capacità di acquistare i richiesti materiali e rifornimenti nel mercato libero ove essi esistono è così severamente limitata dalle condizioni della guerra dei trasporti marittimi e degli scambi che noi dobbiamo fare affidamento sulle nazioni generose e bene intenzionate per assisterci in quest'ora del nostro grande bisogno. Noi offriamo la più completa collaborazione di questo Governo e anche a nome del recentemente costituito «Comitato Nazionale» che, con tutti i mezzi a sua disposizione, collaborerà senza riserva a questa magnanima assistenza.

l Non pubblicati.

436

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2112/950. Madrid, 28 settembre 1944, ore 23,40 1•

Da Ankara: «N. 80 del 23 settembre. Riferimento telegramma di V.E. n. 83 del 15 settembre2• Ho chiesto oggi gradimento per Ambasciatore Cora a questo Ministro Affari Esteri il quale si è riservato darmi risposta appena possibile. Riferendosi spontaneamente alla conversazione di cui al mio telegramma per corriere

n. 026 del 18 corr. circa nomina dell'Ambasciatore di Turchia a Roma3 , questo Ministro degli Affari Esteri mi ha confermato desiderio di questo Governo di nominarlo al più presto, ma mi ha fatto presente difficoltà derivanti dal fatto che rappresentanti diplomatici esteri a Roma non possono comunicare coi rispettivi Governi, questione che questo Governo starebbe studiando con Alleati anche a quanto pare per altre Capitali in cui esiste controllo militare Alleati. Mi ha pregato di informare V.E. anche per il caso che da parte italiana Alleati possano essere interessati onde rimuovere tale difficoltà».

437

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

APPUNTO SEGRETO. Roma, 28 settembre 1944.

Il Ministro da Cunha mi informa che:

l) il Ministro della Guerra brasiliano, che trovasi sul fronte italiano da qualche giorno, si propone di giungere a Roma nella seconda settimana di ottobre. Ho prospettato l'opportunità di un incontro col Presidente Bonomi. Da Cunha è d'accordo e mi farà sapere il giorno esatto dell'arrivo. Il Generale Dutra è Ministro della Guerra da quasi dieci anni. Ha molta influenza e prestigio in Brasile. È amico intimo del Presidente Vargas. Un abboccamento con lui sarà certamente utile 4 ;

2) il Generale Dutra ha confermato di essere perfettamente d'accordo sulla necessità di por fine a tutte le misure adottate durante la guerra contro i cittadini e gli interessi italiani. Se ne occuperà subito dopo il suo ritorno a Rio. Da Cunha insiste ancora telegraficamente perché tali misure siano senz'altro sospese;

I Pervenuto tramite I'A.C.C. il 30 settembre alle ore 11,30.

2 Con T. 1563/83 del 15 settembre Visconti Venosta aveva invitato Rocco a chiedere il gradimento per il suo successore.

3 Non pubblicato perché pervenuto il 18 novembre.

4 Vedi D. 455.

3) il delegato brasiliano all'U.N.R.R.A. ha spiegato ogni possibile azione perché l'Italia fosse accolta nel piano di assistenza alleata, adoperandosi anche nello stesso tempo presso i suoi colleghi latino-americani. L'ho pregato a nome del Presidente Bonomi e di V. E. di ringraziare il Presidente Vargas per tale azione, che è stata da parte nostra vivamente apprezzata;

4) il corpo brasiliano in Italia, che è oggi di circa seimila uomini, sarà portato a ventimila. I rapporti con truppe e popolazioni italiane sono sotto ogni riguardo ottimi.

Ho detto al Ministro da Cunha che sarebbe cosa opportuna se anche il Brasile normalizzasse le sue relazioni con noi contemporaneamente agli americani e agli inglesi. Lo proporrà subito a Rio. Ha vivamente pregato di tenerlo al corrente circa la esatta qualifica che avranno i nostri rappresentanti a Londra e Washington.

438

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO QUARTO, PERRONE CAPANO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

APPUNTO. Roma, 28 settembre 1944.

Questo ufficio, che ha appreso dai giornali la notizia che il Governo italiano ha dichiarato di considerare come nulli e non avvenuti gli accordi di Monaco del 29 settembre 1938 e la decisione arbitrale di Vienna del 2 novembre 1938 1 , desiderebbe conoscere, per la parte di sua competenza ed ove nulla osti, se il gesto dell'Italia sia stato accompagnato da una promessa della Cecoslovacchia di appoggiare la nostra politica di difesa dei confini orientali.

Al riguardo questo ufficio, richiamandosi all'appunto del 13 settembre u. s. 2 , fa presente che la semplice sconfessione dell'Accordo di Monaco avrebbe costituito di per sé un atto amichevole nei confronti della Cecoslovacchia, senza per questo assumere il carattere di una manifestazione specificatamente an ti-ma giara, e ci avrebbe peraltro lasciata la possibilità di negoziare in futuro l'annullamento del Lodo arbitrale di Vienna 3 .

1 La dichiarazione, pubblicata sul Corriere di Roma del 27 settembre 1944, diceva: «Su proposta del Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri, il Consiglio dei Ministri, nella sua seduta del 26 corr. ha approvato all'unanimità la seguente solenne dichiarazione: "Constatando che la politica del regime fascista nei confronti della Cecoslovacchia fu contraria non solo alle più nobili tradizioni dell'Italia, ma ai nostri più essenziali interessi, e affermando che tale politica costituì una delle manifestazioni più gravi dell'asservimento del fascismo alla Germania hitleriana, il Governo italiano proclama solennemente che considera nulli e non avvenuti gli accordi di Monaco del 29 settembre 1938, la sedicente decisione arbitrale Ciano-Ribbentrop formulata a Vienna il 2 novembre 1938 e con essi qualsiasi altro atto che, come conseguenza di tali accordi e di tale decisione, abbia mirato a nuocere all'indipendenza della Repubblica cecoslovacca. Il Governo italiano dichiara, di fronte al mondo e alla storia, che tutti quegli atti ed accordi tradirono il pensiero e la volontà del popolo italiano che, finché fu libero, volle una politica di fidente e feconda collaborazione con la Cecoslovacchia nell'interesse della pace e della libertà europea"».

2 Vedi D. 401. 3 Annotazione di Zoppi al documento: «La mozione fu presentata dal Conte Sforza in Consiglio dei Ministri e da questo approvata. Gli uffici del Ministero Esteri non furono più interpellati».

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IL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. PERSONALE2 . Roma, 28 settembre 1944.

The President and the Prime Minister held further discussions Monday and Tuesday, September 18th and 19th at Hyde Park on subjects dealing with postwar policies in Europe. The result of these discussions cannot be disclosed at this time for strategie military reasons and pending their consideration by our other Allies.

The present problems in Italy also carne under discussion and on this subject the President and the Prime Minister issued the following statement:

«The Italian people freed of their Fascist and Nazi overlordship have in these last twelve months demonstrated their will to be free to fight on the side of the democracies and to take a piace among the United Nations devoted to principles of peace and justice. We believe we should give encouragement to those Italians who are standing for a politica! rebirth in ltaly and are completing the destruction of the evi! Fascist system. W e wish to afford the Italians a greater opportunity to aid in the defeat of our common enemies. The American and the British people are of course horrified by the recent mob action in Rome but feel that a greater responsibility placed on the Italian people and on their own government will most readily prevent a recurrence of such acts. An increasing measure of contro! will be gradually handed over to the Italian administration subject of course to that administration's proving that it can maintain law and order and the regular administration of justice.

To mark this change the Allied Contro! Commission will be renamed the Allied Commission. The British High Commissioner in Italy will assume the additional title of Ambassador. The United States Representative in Rome already holds that rank. The ltalian Government will be invited to appoint direct representatives to Washington and London. First and immediate considerations in Italy are the relief of hunger and sickness and fear. To this end we instructed our representatives at the U.N.R.R.A. conference to declare for the sending of medicai aids and other essential supplies to Italy. We are happy to know that this view commended itself to other members of the U.N.R.R.A. Council.

At the same time first steps should be taken toward the reconstruction of an Italian economy. An economy laid low under the years of the misrule of Mussolini and ravished by the German policy of vengeful destruction. These steps should be taken primarily as military aims to put the full resources of Italy and the Italian people into the struggle to defeat Germany and Japan. For military reasons we should assist the ltalians in the restoration of such power systems, their railways, motor transport roads and other communications as enter into the war situation

1 Ed. in Foreign Relations of the United States, 1944, vol. III, cit., pp. 1153-1154. 2 Con questa lettera, che figura nell'elenco delle carte della Segreteria Generale (vol. III, fase. V,

n. h-3), ma di cui manca l'originale o la copia, Kirk presentava a Prunas il testo che segue.

and for a short time send engineers, technicians and industriai experts into Italy to help them in their own rehabilitation. The application to Italy of the Trading With The Enemy Acts should be modified so as to enable business contacts between Italy and the outside world to be resumed for the benefit of the Italian people.

We all wish to speed the day when the last vestiges of Fascism in Italy will bave been wiped out and when the last German will bave left Italian soil and when there will be no need of any Allied troops to remain, the day when free elections can be held throughout Italy and when Italy can earn ber proper piace in the great family of free nations».

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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

T. A MANO 1759. Roma, 29 settembre 1944, ore 18.

Come Ella sa, è imminente la ripresa dei rapporti diplomatici diretti tra noi e Londra-W ashington.

Voglia, La prego, prendere subito contatto con tutti codesti rappresentanti dell'America latina e far loro sapere che il R. Governo sarebbe molto lieto se tale ripresa di relazioni col mondo anglo-sassone potesse coincidere con un'analoga normalizzazione anche col mondo latino.

Sarebbe, voglia spiegare, un gesto non solo ormai perfettamente ortodosso e in linea con le decisioni dei grandi alleati, ma di particolare significato in quanto documenterebbe quella rinnovata solidarietà fra latini che è, a nostro avviso, necessario ricostruire con ogni mezzo ed ad ogni propizia occasione.

Non sappiamo ancora, precisamente, quale esatta qualifica avranno i nostri rappresentanti a Londra e a Washington: essi saranno comunque rappresentanti diplomatici diretti. Ed è questo che conta, più del nome con cui saranno qualificati.

Dica dunque loro che ci riserviamo di tenerli al corrente delle decisioni che saranno concordate in proposito con gli anglo-americani, ma che sarebbe cosa molto opportuna se ciascuno di essi volesse porre fin da ora la questione ai rispettivi Governi, in modo che al momento opportuno la ripresa possa rapidamente essere completata.

Aggiunga che siamo, naturalmente, estremamente lieti di riprendere diretto contatto con ciascuna delle Repubbliche latino-americane, che ci sono così prossime di spirito e di animo e nell'appoggio delle quali, in questo duro periodo della nostra storia, molto cordialmente contiamo.

Gradirò conoscere esito suoi passi 1•

1 Babuscio Rizzo riferì l'esito positivo dei suoi passi con tutti i rappresentanti dei Paesi latino-americani presenti a Roma con i telegrammi 686/452 e 701/462 del 6 e dell'8 ottobre 1944, che non si pubblicano. Per gli ulteriori contatti con gli ambasciatori di Cile e Perù presso la Santa Sede, vedi DD. 464, 470, 471, e 474.

441

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 29 settembre 1944.

Secondo Kirk sono affiorati al Convegno di Quebec due atteggiamenti inglese e nordamericano -nettamente diversi nei confronti italiani.

Gli inglesi -e piuttosto Eden che Churchill, ma col primo tutto il Foreign Office --tenderebbero a mantenere un'Italia debole, che non pensi e non possa dar ulteriori fastidi nel Mediterraneo.

I nordamericani sarebbero invece convinti della necessità, non certo di un'Italia imperialista e aggressiva, ma di un'Italia forte che possa riprendere in Europa la sua missione di civiltà e dunque il suo posto, che non può in nessun caso che essere quello di una potenza dirigente.

Si andrebbe altrimenti incontro -secondo gli americani -a un progressivo processo di balcanizzazione dell'Europa, particolarmente pericoloso sotto ogni rispetto, e ad un parallelo processo di progressiva onnipotenza russa, con tutti gli svantaggi e pregiudizi che un fatto simile comporterebbe.

Roosevelt sarebbe comunque riuscito a imporsi questa volta sugli inglesi e a ottenere che misure concrete siano elaborate a vantaggio italiano, che valgano a effettivamente assisterci, quali quelle che sono appunto accennate nella dichiarazione congiunta. La quale sarebbe dunque soprattutto dovuta al Presidente piuttosto che al Primo Ministro. Non vi è altresì dubbio che Roosevelt è stato indotto, questa volta, ad insistere sulla necessità di una più saggia politica italiana dalle presenti circostanze elettorali e dalla campagna i tal o-americana in favore della Madre Patria, energicamente e vigorosamente condotta.

442

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

APPUNTO SEGRETO. Roma, 29 settembre 1944.

In linea per ora strettamente confidenziale l'Ambasciatore Kirk m'informa che la richiesta italiana di partecipare ad un eventuale prossimo armistizio con la Germania 1 è stata discussa in questi giorni a Londra dal «Comitato Consultivo per gli Affari Esteri».

Per ragioni procedurali è da parte nostra opportuno rivolgere subito una richiesta analoga alla Commissione di Controllo 2 .

Non vi ha dubbio che la nostra domanda sarà accolta e il Comandante in Capo delle Forze Alleate, Generale Eisenhower, sarà in conseguenza autorizzato a firmare il documento anche a nome e per conto dell'Italia.

È ovvio che una decisione di questo genere ci mette nettamente a fianco delle Nazioni Unite; pone i nostri rapporti futuri con la Germania sulla stessa base di regime armistiziale su cui riposeranno quelli di tutte le altre Nazioni Unite; svuota di altrettanto il nostro armistizio; costituisce come tale un successo non indifferente.

443

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A. I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 29 settembre 1944.

Il Rappresentante Kostylev informa che per ragioni di carattere militare il suo Governo richiede che le nostre missioni diplomatiche a Bucarest ed a Sofia sospendano le loro funzioni.

Per quello che riguarda la Cecoslovacchia, la Jugoslavia e l'Ungheria, il Governo sovietico preavverte che ogni decisione sullo stesso argomento è rimandata a momento opportuno.

Si ignora se la sospensione delle funzioni delle Missioni significhi senz'altro il ritiro completo di esse: il rappresentante sovietico ritiene di sì e considera molto difficilmente revocabile o modificabile la decisione del suo Governo, nonostante tutte le argomentazioni che abbiamo già fatto valere o potremo far valere al riguardo.

I Vedi D. 400.

2 La richiesta fu inviata con una lettera di Bonomi a Stone in data 30 settembre (n. 1/646) che ripeteva il contenuto del D. 400 eccetto che nel primo capoverso così formulato: «l should like to draw your kind attention, in the name of my Government, on the advisability that ltaly be enabled to participate actively in the armistice that undoubtedly will be imposed in the near future on Germany by the Allied High Command in the name of the United Nations». Stone rispose il l" ottobre con la seguente lettera: «I acknowledge receipt of your letter of 30 September requesting in the name of your Government that ltaly be enabled to participate actively in the Armistice to be imposed on Germany in the name of the United Nations. Your request has been forwarded today to higher authority, and I shall communicate with you further as soon as a reply has been received».

444

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Roma, 29 settembre 1944.

È venuto a vedermi il Console Generale di Polonia Wierusz Kowalski.

Dopo di essersi rallegrato per la dichiarazione Roosevelt-Churchill di Hyde Park, il Signor Kowalski, riferendosi alla dichiarazione del Governo italiano circa la Cecoslovacchia, e premesso che parlava a titolo assolutamente personale, mi ha chiesto se non ritenevamo possibile e opportuno fare qualche gesto anche nei confronti della Polonia «i cui soldati combattono in piena fraternità d'armi con gli italiani, sul fronte dell'Italia».

Sottolineando che, rispondendo al quesito da lui postomi parlavo anch'io a titolo personale, ho detto al Signor Kowalski che il suo suggerimento non poteva in linea di massima che trovare presso di noi favorevole eco. Gli ho tuttavia fatto osservare che la dichiarazione, cui egli accennava, circa la Cecoslovacchia, trovava la sua giustificazione nella particolare posizione nella quale era venuta a trovarsi l'Italia nei confronti di quel Paese: infatti il Governo fascista aveva a suo tempo riconosciuto il Protettorato di Boemia e Moravia e lo Stato slovacco; d'altra parte una analoga dichiarazione di sconfessione degli accordi di Monaco era già stata fatta dalla Gran Bretagna e dalla Francia. Diversa è naturalmente la situazione d~ rapporti i tal o-polacchi: le relazioni fra l'Italia e la Polonia sono sempre state caratterizzate da sincera simpatia e amicizia che hanno profonde e tradizionali radici anche nel sentimento popolare di entrambe le nazioni; i due Paesi non si sono mai trovati in stato di guerra nel corso del conflitto, e combattono ora per la stessa causa. Nell'interesse stesso della Polonia appariva quindi conveniente, ho detto al Kowalski, tenere presenti tali considerazioni e differenze nell'esaminare il suo suggerimento, anche per non dare una inesatta impressione di identità o anche di analogia fra il caso cecoslovacco e quello della Polonia come potrebbe accadere nell'eventualità di due dichiarazioni analoghe e susseguentisi a breve distanza di tempo: nel che egli ha convenuto.

Ho concluso promettendogli di riferire il desiderio da lui manifestatomi.

Sembra alla Direzione Generale scrivente, tenuto anche conto del fatto che truppe polacche combattono in Italia fianco a fianco con le nostre, che alla prima favorevole occasione convenga far luogo ad una manifestazione solenne e ufficiale nei confronti della Polonia da parte del Governo italiano; con le cautele rese necessarie dal presente stato dei rapporti russo-polacchi.

L'occasione potrebbe essere offerta, ove non se ne presentino altre prima, dalla liberazione di V arsa via 1•

I Annotazione di Prunas sul documento: «Ne ho parlato ieri con Kostylev: gli ho detto che avremmo certamente fatta una dichiarazione, ma generica, nei confronti della Polonia, probabilmente per la liberazione di Varsavia. La nostra dichiarazione dovrebbe naturalmente essere concepita in termini tali da escludere la possibilità di offendere la suscettibilità sovietica. Sarebbe, a momento opportuno, conveniente darne preventiva conoscenza a Kostylev».

445

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

APPUNTO. Roma, 29 settembre 1944.

Come già quella del Belgio, la liberazione del Lussemburgo pone il problema del ristabilimento di normali rapporti fra questo Paese e l'Italia.

Premesso che tra l'Italia e il Lussemburgo non vi fu stato di guerra e neppure rottura ma semplice sospensione di relazioni diplomatiche per la impossibilità di mantenerle dopo il trasferimento del Governo lussemburghese nel territorio di uno Stato con il quale il nostro si trovava in guerra, sembrerebbe che il Governo granducale non abbia il motivo di opporsi ad una richiesta del R. Governo intesa a riallacciare relazioni interrotte per causa di forza maggiore o quanto meno all'invio di un Console per la tutela e la rappresentanza della numerosissima collettività italiana.

Preliminarmente alla manifestazione di tali propositi sarebbe forse opportuno sottoporre alla firma del Capo del Governo un telegramma di felicitazioni al Capo del Governo lussemburghese analogo a quello indirizzato giorni or sono al Primo Ministro belga 1•

446

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL RAPPRESENTANTE DELLA GRAN BRETAGNA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, CHARLES

Roma. 29 settembre 1944.

Reports reaching us 3 show a state of high nervous tension in ali Val d'Aosta owing to movements, in course or in preparation, of French troops in that Valley. The possibility of such operations is having a discouraging effect on our resistance movement of that particular zone. This should be avoided, above ali in this particular period, with ali possible care.

On the other hand, news of the brutalities perpetrated by the French troops in Italy, above ali in the Island of Elba, are well-known throughout the Country, including Northern Italy, and their repetition elsewhere is highly feared.

It would, therefore, be advisable that the Allied Command should be acquainted with the above circumstances, in order that in the operations in that zone

I Il telegramma (T. 1721/45) inviato da Bonomi al presidente del Consiglio del Lussemburgo diceva: «Esultanza popolo Lussemburgo per liberazione territorio nazionale è condivisa da tutto il popolo italiano. In questa occasione mi è grato inviare a V. E. a nome del Governo italiano i più vivi auguri per rinascita e felicità del Lussemburgo».

2 Analoga lettera (n. 1/631) fu inviata anche a Kirk.

3 Vedi D. 413. ·

troops of the 7th American Army, who appear to be in that region in the vicinity of the Alpine passes, might be employed. This would naturally give the populations concerned a great sense of tranquillity.

I shall be most grateful if you will kindly find a way to forward to the competent quarters the a bo ve considerations1 .

447

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI

T. 1766/303. Roma, 30 settembre 1944, ore 132•

Suo 332 3 .

Questione viene qui trattata anche in sede politica. Tuttavia, in attesa che essa venga risolta, è nostro interesse, conformemente principi generali del diritto, mantenere integro esercizio attività protettiva da parte Potenza cui è stata affidata. Questo Ministero si rende ragione difficoltà derivanti al riguardo da particolare carattere degli attuali rapporti tra Svizzera e Autorità francesi. Reputa però che tale situazione abbia carattere transitorio e contingente e che sarà presumibilmente superata con stabilimento normali relazioni tra i due Paesi.

Voglia pertanto S. V. tener presente quando precede ad evitare che da parte svizzera si defletta comunque da quella regolare, continua ed accurata protezione nostri interessi in Tunisia cui noi siamo particolarmente grati alle Autorità elvetiche.

448

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

T. A MANO 1768. Roma, 30 settembre 1944, ore 12.

Suo 619/413 4 .

Governo italiano è pienamente consapevole dell'interesse col quale il Sommo Pontefice incoraggia e segue col Suo personale incitamento ogni iniziativa tendente

l Un appunto di Prunas del 13 ottobre dice: «In relazione alla mia lettera n. 1(632 del 29 settembre, l'Ambasciatore Charles mi ha detto di aver immediatamente segnalato al Comando alleato, facendole proprie, le nostre preoccupazioni per le notizie di probabili prossime attività militari francesi in Val d'Aosta».

2 Spedito tramite l'A.C.C.

3 Vedi D. 416.

4 Vedi D. 433.

ad alleviare le attuali sofferenze del popolo italiano, ed è altresì consapevole della parte cospicua che tale alto interessamento ha e potrà ancora avere nel felice esito di tali iniziative. La prego di rendersi interprete in codesti ambienti, e nel modo che riterrà più opportuno, di tale nostro riconoscimento e dei sentimenti di riconoscenza che lo accompagnano.

449

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO

T. 1775/95. Roma, 30 settembre 1944, ore 13 1•

Suoi 74 e 772•

Prego V. E. far sapere subito in via confidenziale e riservata a codesti Rappresentanti rumeno e bulgaro che Governo sovietico ci richiede che nostre Missioni diplomatiche a Sofia e Bucarest, che da parte nostra non solo non avevamo difficoltà -ma era anzi nostro proposito -mantenere, dovranno sospendere loro funzioni3 . Quanto precede si comunica sia perché Governi interessati sappiano quali effettivamente sono nostri intendimenti nei loro confronti, sia per tutte quelle possibili azioni che essi fossero in misura di compiere per possibilmente ottenere mantenimento Missioni estere sul posto 4 .

450

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI

TELESPR. RISERVATO 02141/40. Roma, 30 settembre 1944.

Telespresso del 27 luglio u.s. n. 1972/15045 .

In relazione a quanto richiesto con il telespresso sopracitato, nassumo qm sotto le fasi più salienti della trattazione delle questioni dei nostri pngwmen di guerra in mano alleata e, in particolare, negli Stati Uniti d'America.

1 Spedito in inglese tramite l'A.C.C.

2 Vedi D. 403 e nota 3 allo stesso.

3 Vedi D. 443.

4 Rocco ripose con T. 2356/93 del 4 ottobre, pervenuto il 13, di aver effettuato le comunicazioni prescritte.

s Non pubblicato.

Come è noto, la Convenzione di Ginevra prescrive che i prigionieri di guerra siano tutelati nella loro personalità e nel loro onere e che essi non compiano alcun lavoro che abbia rapporti diretti con le operazioni di guerra. In particolare proibisce il loro impiego nella fabbricazione e nel trasporto di armi e munizioni di qualsiasi genere, e nel trasporto di materiale destinato ad unità combattenti.

Nè con l'armistizio, nè con la cobelligeranza gli Alleati hanno inteso mutare lo status dei nostri prigionieri di guerra; hanno però manifestato l'intenzione di utilizzare la loro opera in servizi lavorativi utili al loro sforzo bellico. Circostanza questa che avrebbe dovuto preludere, nel quadro dei nuovi rapporti politici creatisi fra le due parti, ad una favorevole evoluzione non solo delle condizioni materiali di detti prigionieri, ma anche di quelle giuridiche, politiche e morali.

Il Maresciallo Badoglio infatti l'Il ottobre 1943, nei giorni quindi in cui proprio stavano per essere realizzati i nuovi accordi per la cobelligeranza, trasmetteva agli ufficiali, sottufficiali e militari di truppa italiani internati in campi di prigionia in America e in Inghilterra, un proclama col quale li invitava ad aiutare gli Alleati in ogni modo e in tutti i servizi non di combattimento, ma strettamente connessi con lo sforzo bellico.

Il proclama del Maresciallo si rivolgeva tuttavia agli italiani non in quanto prigionieri di guerra, ma in quanto componenti di un esercito chiamato ad assolvere la funzione di cobelligerante. Si presupponevano così ulteriori trattative fra gli Stati Maggiori alleato e italiano poiché l'Italia desiderava, come desidera, dare il massimo apporto allo sforzo bellico di cobelligerante.

Le Autorità alleate ritennero invece di poter senz'altro invitare i prigionieri di molti campi ad impegnare la loro collaborazione in servizi di lavoro non contemplati dalla Convenzione di Ginevra senza con questo modificare il loro status. Furono così formate un certo numero di unità di lavoro italiane comandate ed amministrate da ufficiali alleati.

Di fronte ai rilievi italiani, nel gennaio 1944 fu presentato al nostro Governo dall'A.C.C. un progetto di accordo che, ove accettato, avrebbe trasformato i nostri prigionieri di guerra in lavoratori da essere impiegati, sotto il comando delle Nazioni Unite, in qualsiasi parte del mondo ed in qualsiasi mansione che fosse giudicata conveniente nell'interesse della causa comune 1 .

Il progetto non fu accettato dal Governo italiano il quale invece propose che la questione fosse trattata da una commissione anglo-americana-italiana. All'uopo nominò, al principio di marzo, l'Alto Commissario Prigionieri di Guerra i cui compiti furono definiti con il R. Decreto Legge del 6 agosto u. s.

Nella seconda metà di marzo la Commissione Alleata di Controllo presentò un nuovo progetto. Vi furono alcune sedute di discussione tra il Generale MacFarlane e l'Alto Commissario e poi con lo stesso Capo del Governo, con presentazione da parte nostra di un controprogetto conciliativo, per raggiungere lo scopo di far concorrere anche i nostri prigionieri di guerra allo sforzo bellico contro il nemico comune, salvaguardando però le esigenze minime dell'oganizzazione militare italiana e della nostra dignità. Non essendosi ottenuto l'accordo, le trattative furono sospese ed il Generale MacFarlane di riservò di riferire ai Governi americano e britannico.

I Vedi D. 129.

In sostanza:

a) i Governi americano e britannico avrebbero voluto che i militari italiani, benché cobelligeranti e benché dovessero rinunziare alle garanzie della Convenzione di Ginevra, conservassero lo status di prigionieri di guerra; il Governo italiano invece intendeva che tutti i militari italiani dovessero cessare dal loro status di prigionieri di guerra;

b) i Governi americano e britannico avrebbero voluto che il Comando di fatto fosse esercitato dai loro ufficiali; il Governo italiano intendeva invece che il comando di diritto e di fatto fosse tenuto dagli ufficiali italiani pur essendo le unità italiane a disposizione, per l'impiego, delle Autorità alleate.

Di fronte alla formazione delle prime unità di lavoro italiane nei territori alleati il Presidente del Consiglio dei Ministri, il 10 maggio, faceva rilevare alle autorità anglo-americane la violazione in atto della Convenzione di Ginevra in questa materia. Il Generale MacFarlane comunicava in data 18 maggio di aver trasmesso tale rilievo alle autorità alleate e di aver richiesto una risposta sollecita, che non è finora giunta.

Per rendere infine più incerta la situazione giuridica e la tutela dei nostri prigionieri in America è pervenuta la notizia, trasmessa da codesta R. Legazione, della impossibilità, da parte svizzera, di assicurare la protezione dei nostri prigionieri di guerra che si sono volontariamente arruolati in battaglioni di lavoratori italiani colà costituiti.

È evidente l'illegalità di tale procedura che pone questi«prigionieri cooperatori» in assoluto stato di precarietà giuridica, poiché non solo essi sono sottoposti a dei lavori vietati dalla Convenzione di Ginevra, ma sono anche privati di quella tutela giuridica che il diritto internazionale accorda ad ogni suddito di una nazione internazionalmente riconosciuta.

Il Ministero degli Affari Esteri ha consultato al riguardo il Contenzioso Diplomatico, il quale ha espresso un preciso parere sulla fondatezza del nostro diritto a che la funzione della Potenza protettrice continui ad essere esercitata.

Ho ritenuto opportuno di comunicare alla S. V. le varie fasi delle trattative concernenti lo status dei nostri prigionieri di guerra in mano alleata affinché tale documentazione possa servirLe di utile inquadramento nei contatti con le Autorità svizzere che Ella vorrà opportunamente invitare a continuare la funzione protettrice degli interessi dei nostri prigionieri in America fino a che non siano stati concretati degli appositi accordi con le Autorità americane, accordi che si spera possano essere realizzati nel più breve termine possibile.

In relazione a quanto sopra esposto, trasmetto copia del Memorandum redatto al riguardo dal Contenzioso Diplomatico e dall'Alto Commissariato Prigionieri di Guerra1•

l Non pubblic~ti.

451

IL CAPO DELL'UFFICIO QUINTO, FECIA DI COSSATO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

APPUNTO. Roma, 30 settembre 1944.

Come è noto, in occasione della notifica alle Potenze della assunzione dei poteri luogotenenziali da parte di S.A.R. il Principe di Piemonte, il Ministro di Norvegia a Lisbona (per il cui tramite la comunicazione venne fatta al Governo reale norvegese), nel prenderne atto, tenne a far sapere che il Governo norvegese si riservava di presentare a suo tempo al R. Governo delle richieste inerenti a pendenze tuttora esistenti tra i due Paesi in conseguenza della guerra (telegramma 124 P. R. del 27 luglio corrente anno della R. Legazione a Lisbona) 1 .

Al R. Incaricato d'Affari a Lisbona non vennero forniti chiarimenti in proposito né consta al R. Ministero l'esistenza di pendenze di tale natura tra l'Italia e la Norvegia.

Anche con questo Paese, come già con la Polonia e poi col Belgio, l'Italia addivenne ad una sospensione di relazioni diplomatiche, ma non si trovò in stato di guerra.

A Oslo, come in altre capitali di Paesi occupati dalla Germania, il R. Ministero istituì una Gerenza degli Affari Consolari per la tutela delle collettività e degli interessi italiani in Norvegia, ma senza alcuna veste di rappresentanza presso il Governo nazionalsocialista norvegese presieduto da Quisling.

Sotto questo profilo la condotta dell'Italia nei riguardi della Norvegia sembra ineccepibile.

Comunque è opportuno giungere ad un chiarimento col Governo norvegese la cui Delegazione alla Conferenza dell'U.N.R.R.A. a Montreal ha, come è risaputo, gratificato il nostro Paese di un voto contrario a quegli aiuti che ci sono poi stati concessi.

L'Ufficio suggerisce che il R. Ministero, cogliendo occasione dalla prossima partenza per Lisbona del Ministro Rossi Longhi, lo incarichi di manifestare al Ministro di Norvegia a Lisbona, con il quale è stato stabilito il primo contatto, il vivo desiderio dell'Italia di riallacciare al più presto normali relazioni con la Norvegia, avvalorando la premessa che tali rapporti sono stati sospesi di fatto ma non hanno mai cessato di diritto. (Le pretese questioni pendenti tra i due Paesi in conseguenza della guerra si riferiscono probabilmente a qualche piroscafo norvegese in servizio di guerra per gli Alleati, silurato da nostro sommergibile)2•

l Non pubblicato.

2 Un'annotazione di Prunas sul documento dice: «In visione a Rossi Longhi perch@ agisca in conseguenza)). Non giungendo un sollecito riscontro da questi, si seguì altra via: vedi D. 529.

452

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2224/995. Madrid, 4 ottobre 1944, ore 16,30 1•

Da Berna: «N. 372 del 30 settembre. Telegramma di V.E. n. 280 del 17 settembre2 . Ho avuto il primo cordiale incontro con il Rappresentante in Svizzera del Governo di Liberazione francese Signor Vergé. Egli è qui ora ufficiosamente riconosciuto per quanto come noto tutti i rapporti tra il Governo di Berna e quello di Parigi siano tuttora de facto e non de jure. Principale argomento della conversazione è stata situazione degli ottocentomila italiani residenti in Francia nonchè problema del futuro rientro nei loro paesi dei rifugiati in Svizzera. Aggiungo che ho ricevuto da Parigi, a firma di Domenico Russo e di Giuseppe Nitti, un nuovo appello di quella nostra collettività diretto al R. Governo con il quale gli italiani di Francia fanno presente necessità di un intervento immediato presso il Governo di de Gaulle per la soppressione delle gravi misure prese contro di loro a causa dell'assenza di una situazione giuridica definita tra l'Italia e la Francia. Essi aggiungono che nella popolazione di Parigi si manifestano sintomi di ostilità contro istituzioni italiane e fanno quindi presente come una diretta presa di contatto italo-francese eviterebbe maggiori pericoli. Messaggio termina chiedendo o l'invio di un rappresentante italiano a Parigi o la delega sul posto a qualche personalità qualificata della emigrazione italiana in Francia. A mezzo del Governo elvetico provvedo a fare arrivare a collettività italiana di Parigi conferma di aver comunicato quanto precede al R. Governo».

453

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DI CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. 2230/996. Madrid, 4 ottobre 1944, ore 16,30 3 .

Da Berna: «N. 373 del 30 settembre. Questi ambienti cinesi del Governo di Chung King, che sono in relazione con questa R. Legazione, hanno espresso speranza che ad un certo momento R. Governo possa trovare occasione di dichia

l Pervenuto tramite l'A.C.C. il 6 ottobre alle ore 14. 2 Vetii D. 410. 3 Pervenuto tramite l' A.C.C. il 6 ottobre alle ore Il.

rare pubblicamente che l'Italia nutre sempre sentimenti amichevoli verso la Cina e l'augurio che siano presto riprese le relazioni dirette. Tali ambienti informano che il contegno dei nostri diplomatici tuttora internati dai giapponesi a Shanghai ha fatto a Chung King ottima impressione. Aggiungo che Consigliere finanziario di questa Legazione di Cina è in relazione diretta con T.V. Soong al quale è disposto telegrafare se noi lo desideriamo».

454

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. l/660. Roma, 4 ottobre 1944.

Following upon recent conversation on the subject, I enclose a brief memorandum in which are traced the generai principles which in our opinion should inform the transformation of the «Allied Contro! Commission» in the more simple «Allied Commission» provided for in the joint Churchill-Roosevelt declaration 1 . Please note that these are simply generai principles which deserve a closer and more careful study. Naturally we are quite ready, if you think it the case, to èxamine the question in greater detail and to state in more practical terms our point of view on the matter. Point of view which, as you will see, can in short be summed up as follows: transformation of the Allied tuition and contro l in a cordial and close collaboration between the Italians and the Allies in view of reaching those objectives that are in common to both parties; increase in our war effort; elimination of fascism; building up of a vigorous democratic society; reconstruction of the country in view of bringing it progressively and as soon as possible to a position of autonomy and complete independence along side of the United Nations for the furtherance of peace in Europe and in the world. I believe that these points faithfully reflect the spirit and the letter of the Churchill-Roosevelt declaration.

It is needless for me to add that the ltalian Government are fully aware of and appreciate in their true value the assistance and the aid furnished by the United States and Great Britain and that the transformation they bave asked for, far from being provoked by a spirit of criticism or of opposition, is solely due to their desire for a cordial and open collaboration 2•

l Vedi D. 439.

2 Il 10 ottobre Stone rispose (L. 321-1) accusando ricevuta del memorandum. 11.13 ottobre, con lettera n. 301/9/Cos, aggiunse: «As I told you in my letter A/CC 321-1 of the 10 of October, your memorandum is under consideration by the President of the Commission. While waiting to hear from the President on this, i t would, I think, be useful if you will amplify paragraph 6-C of the memorandum which reads: "A prompt suppression of Sub Commissions and Offices depending from the Allied Commission">>. Per la risposta vedi D. 531.

ALLEGATO

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALLA COMMISSIONE ALLEA T A DI CONTROLLO

MEMORANDUM l. Roma, 4 ottobre 1944.

l. The joint statement issued by Prime Minister Churchill and President Roosevelt, as regards the concession of an increasing measure of autonomy to the Italian Government, is couched in the following terms:

«The American and the British people feel that a greater responsibility placed on Italian people and on their own Government will most readily prevent a recurrence of such acts. An increasing measure of contro! will be gradually handed over to the Italian administration subject of course to that administration's proving that it can maintain law and order and the regular administration of justice. To mark this change the Allied Contro! Commission will be renamed the Allied Commission».

The words of the statement imply therefore a limitation and a change in the nature of the duties carried out unti! now by the A.C. C.: the omission of the word «contro!», if i t has, as it must have, special significance, should not only coincide with the suppression of a certain number of functions exercised unti! now by the Commission, but also with a different outlook and conception of those which the said Commission will continue to carry out.

Limitation of duties therefore on the one hand, and different spirit and outlook on the remaining functions on the other.

2. -This different spiri t, in the opinion of the ltalian Government ought to be expressed not in terms of tuition and authoritative contro!, but in terms of cooperation on the basis of solutions discussed and agreed upon between the Parties. The best and perhaps the only way of realizing such a collaboration is that of consenting to the appointment of an Italian member both on the Centrai Commission as on the different sub-commissions. The ltalian member on the Centrai Commission could and should be the natura! coordinator of the activities of ali the other Italian representatives on the sub-commissions. He should harmonize their work, guided according to uniform aims and principles, keep himself in dose touch with the directing Allied Authorities on the Commission so as to facilitate and aid them in their work and contribute in giving it that unity of purpose and of action as well as that coordination which at present threatens to remain fragmentary, disjointed and often contradictory. 3. -In the ltalian Government's opinion the functions and the duties that the sub-commission could continue to exercise, naturally besides those that have direct and immediate connections with the war effort, should broadly comprise also those in which Allied assistance is applied in substantial, direct and concrete form. Ali these functions should however, as it has already been pointed out, be planned and carried out as the fruit of a dose collaboration rather than as the consequence of coercion or imposition. Ali the other functions and duties that the Commission now exercises and that do not obey the fundamental principles of «direct and immediate connection with the war effort and of substantial, direct and concrete assistance», should be returned in total to the Italian Government and Administration.

The joint Churchill-Roosevelt statement would appear to contain a precise indication in this sense where it says that the Italian Administration must prove «that it can maintain law and order and the regular administration of justice». So as to give the said proof it is evidently necessary to be in a condition and position to do so without being hindered by those interferences and obstacles that automatically proceed from the coexistence of two authorities both empowered with the right of governing. Allied intervention should therefore cease as regards the exercise of the above quoted functions. To these functions there should undoubtedly be added, for example, those others that are connected with public and private

1 Copia di questo memorandum venne trasmessa anche a Kirk e Charles con lettere del 7 ottobre.

education as well as those that seem to hinder rather than help the autonomous reconstructive effort of the Italians. It would be certainly advantageous if a discrimination of those functions which ought, wholly or in part, be retumed to the Italian Government, should be carried out after a dose examination of the question especially appointed by the Allies and by the Italians to this end. The solution reached in this manner would have in addition the advantage of being fruit of an agreement freely discussed and accepted by both sides. In the same fashion ali the agreements relating to the transfer of the different provinces to Italian Administration should be equally reconsidered so as to bring them into the framework of the new spirit and letter of the joint Churchili-Roosevelt statement. It is pointed out that the Ministry for Foreign Affairs are already in a position to furnish ali necessary evidence as to the Allied interference and intervention in the different Italian Administration which, in their opinion, represent a major obstade to the norma! activities of the Italian Authorities. This evidence cannot be forwarded to the Commission should they see fit to take it into consideration.

4. -A fundamental condition in reaching the new situation provided for in the joint statement, seems to lie in the necessity that the Allies shall promptly and drastically reduce the number of those officers which would be recognized as useless and superfluous. For instance the Commission is now divided in 28 Sub-Commissions and its dependent offices continue to function more or less everywhere, naturally induding those provinces which have already been retumed to the Italian Administration. Such an excess of Sub-Commission and of dependent offices seems to lead no t only to an excessive fragmentariness of work but also to the artificial creation of separate compartments that disregard and therefore act independently of each other with grave prejudice to the comprehensive study of the different problems under consideration. It seems therefore necessary that to a limitation of duties there should correspond a parallel and rapid suppression of Sub-Commissions and Offices. Should not such a suppression be promptly carried out, no doubt can be entertained that ali those functions which it should now be decided to abolish would again develop thinks to the activity of the surviving offices and men, owing to the natura! and automatic tendency common to ali bureaucracies to slowly expand and develop. 5. -The Italian Government belief that if the measures adopted for the transformation of the A.C.C. in «Allied Commission» shall be taken in accordance with these generai principles, the work of the Allies in Italy will be made much easier; Allied activities will be concentrated only in those fields where they can produce the maximum of reciproca! utility; Italian Government will reacquire that progressive authority and prestige without which it is impossible to restore the country to order and stability and above ali the Allied and Italian Authorities will enter into a regime of loyal open and cordial collaboration desired by ali and that alone can lead to the foundation of a vigorous society democratically progressive and solidly organized. 6. -Summing up, Italian Government suggest: a) That the Commission should continue to exercise only those functions which have dose and immediate connection with the war effort and those in which Allied assistance is carried out in a substantially direct and concrete form and that ali other attributions be transferred to the Italian Government. b) That the exercise of these functions which will continue to appertain to the Commission should reflect a spirit not of imposition but of collaboration realized by means of an ltalian participation to the centrai and !oca! activities of the Commission. c) A prompt suppression of Sub-Commission and Offices depending from the Allied Commission. d) An examination carried out on equa! basis of ali the questions concerning the transformation of the Commission with a view to reaching a solution agreed upon between the two sides. e) The submission to the examination of the Allied Authorities of ali the evidence

conceming the interferences and interventions which now hinder in the different Administrations in norma! activities of the Italian Administration.

455

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA 1 . Roma, 4 ottobre 1944.

l. Chiedere che il Generale voglia adoperarsi affinché il suo Governo sospenda finalmente la legislazione di guerra adottata contro i cittadini e gli interessi italiani.

2. -Ricordare che, come ci riserviamo di dimostrare, la guerra sottomarina italiana -che è stata la ragione che ha provocato tali provvedimenti bellici non ha provocato all'economia brasiliana che danni assolutamente trascurabili. 3. -Manifestare il desiderio che ripresa dei rapporti diplomatici diretti, decisa da Londra e Washington, coincida con una parallela ripresa fra Roma e Rio. 4. -Sottolineare in termini generici che l'Italia potrà essere disposta a dirigere verso il Brasile una parte delle sue correnti emigratorie, con determinate garanzie concordate fra le parti. 5. -Riaffermare la necessità della solidarietà latina e la viva speranza che il Brasile, come ha già fatto recentemente in occasione dei soccorsi decisi dall'U.N.R.R.A., voglia, nei consigli di guerra e del dopo guerra, appoggiare l'Italia, in un'ora grave della sua storia, a recuperare il posto che le compete nel mondo.
456

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO

T. 1825/101. Roma, 5 ottobre 1944 2•

Yours 803 .

Kindly thank Turkish Foreign Minister for assurances given regarding forthcoming appointment Ambassador to Rome. Point out that ali neutrals are here represented except Turkey and that question has in any case lately undergone substantial change following Allied decision to proceed exchange direct diplomatic representatives between Rome, London, Washington. This is evidently a prelude to a generai renewal relations with ali United Nations. These generai reasons and the specific exigencies of Italo-Turkish normalisation on which we are particularly keen, should unquestionably prevail on considerations explained to you regarding diffi

1 Oltre a questo promemoria, con cui si indicavano a Bonomi gli argomenti da trattare, non vi sono altri documenti sul colloquio che egli ebbe con il ministro della guerra brasiliano Dutra il 4 ottobre.

2 Consegnato all'A.C.C. il 6 ottobre alle ore 12,30.

3 Vedi D. 436.

culty communications between Rome and Ankara. However please assure Turkish Foreign Minister that this last question causes concern also to us, that it is closely connected with contingent war necessities and that undoubtedly present measures will be revised as soon as situation allows, namely not before long. Insist therefore in this key so that exchange Ambassadors might take piace simultaneously.

457

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, PRUNAS, ALLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI

PROMEMORIA. Roma, 5 ottobre 1944.

Ho visto l'Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, cui ho fatto presente il vivo desiderio del R. Governo che la imminente ripresa di relazioni con Washington e Londra coincida con un'analoga ripresa di rapporti con Bruxelles.

Abbiamo reciprocamente constatato la totale mancanza di interessi in contrasto fra i nostri due Paesi, che non sono del resto mai stati in guerra, e la conseguente necessità di avviare fra noi un sollecito riavvicinamento, anche in vista di concretare quei principi di solidarietà latina che sono aspirazione comune dei due Paesi.

L'Ambasciatore ne riferirà immediatamente al suo Governo. È, da parte sua, perfettamente d'accordo con noi e non dubita che Bruxelles farà del suo meglio per secondare e concretare l'iniziativa.

Gli ho aggiunto che se interessasse al suo Governo, sia pure in via retrospettiva, avere notizie circa il periodo dell'occupazione tedesca del territorio belga, avremmo molto volentieri potuto fornirgliene, sia pure con le limitazioni conseguenti alla parziale distruzione dei nostri archivi. Ciò che ha molto apprezzato.

Si prega l'ufficio interessato di voler provvedere, se possibile, in conseguenza. Agire ugualmente anche col rappresentante cecoslovacco.

458

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

PROMEMORIA. Roma, 6 ottobre 1944.

Ho spiegato al Ministro di Finlandia presso la Santa Sede le ragioni per le quali siamo da parte nostra giunti alla rottura dei rapporti diplomatici col suo Paese e al conseguente ritiro di Guarnaschelli 1•

I Vedi D. 140.

Ragioni che si riassumono nella ripetuta richiesta angloamericana perchè agissimo in quel senso, richiesta cui avevamo per qualche settimana resistito, ma cui avevamo in fine dovuto piegarci, anche in ragione di impegni armistiziali precisi. Ho aggiunto che da parte alleata ci era stato, a suo tempo, accennato che la rottura con la Finlandia era iniziativa che sarebbe stata richiesta sopra tutto dai russi, i quali peraltro non ci avevano mai fatto il più lontano accenno alla cosa.

Ho sottolineato la costante simpatia che la Finlandia ha sempre goduto in Italia ed il nostro apprezzamento per non aver mai il Governo di Helsinki riconosciuto il Governo fascista repubblicano ed anzi mantenuto sino all'ultimo cordiali rapporti con la R. Legazione. Sicchè era nostro proposito, appena possibile e appena le circostanze lo consentissero, riavviare anche con Helsinki una sollecita normalizzazione.

Il Ministro ha molto apprezzato la comunicazione, che riferirà al suo Governo, e mi ha pregato di tenerlo al corrente di quanto potessimo accertare circa iniziative, sopratutto nord-americane, di ripresa con la Finlandia e sulla possibilità effettiva di concret<rre una normalizzazione di rapporti italo-filandesi. Ciò che ho promesso.

459

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 7 ottobre 1944.

Ho detto iersera a Couve de Murville che le not!Zle che ci giungono dalla Francia non sono, per quello che ci riguarda, soddisfacenti. Pare che le autorità francesi considerino infatti ripristinato lo stato di guerra fra noi e la Francia e diano corso ai provvedimenti conseguenti quali: invito a tutti i detentori di beni italiani di denunziarli; -blocco delle proprietà e dei conti bancari italiani; -sequestri di negozi, imprese italiane ecc.; -cosiderevole numero di arresti.

L'ho vivamente pregato di voler informare subito il suo Governo della nostra viva e profonda preoccupazione per una siffatta situazione, che rischia evidentemente di creare tutta una catena di incidenti gravi destinati ad intorbidire l'atmosfera italo-francese per molto tempo e ad approfondire contrasti che è interesse e necessità reciproca evitare con ogni mezzo.

La dichiarazione di nullità dell'armistizio del giugno 1940 fatta a suo tempo dal Governo italiano porta ad escludere, per lo spirito in cui è stata fatta, ogni possibilità di sostenere che i rapporti tra Francia e noi possano essere oggi regolati dallo stato di guerra. Occorre d'altra parte ricordare che gli 800 mila italiani tuttora residenti in Francia hanno dato aiuti e forze non indifferenti alla resistenza, fra cui 1200 volontari nella sola Parigi nei giorni della liberazione, formazioni che hanno avuto un centinaio fra morti e feriti.

Ho particolarmente insistito sulla necessità di accogliere d'urgenza la nostra proposta di inviare in Francia, a qualunque titolo, funzionari italiani, per riprendere in mano le nostre collettività, assisterle, orientarle, secondare le autorità francesi nell'opera di restaurazione dell'ordine e della disciplina 1•

Couve parte per Parigi domani. Si occuperà della questione appena giunto.

460

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

L. 1/675. Roma, 7 ottobre 1944.

Desidero esporti esattamente la situazione per quanto riguarda le comunicazioni telegrafiche dirette tra il Ministero e codesta Rappresentanza.

Ritengo che Messeri ti abbia illustrato le reazioni anglo-americane alla nostra ripresa di relazioni diplomatiche con l'U.R.S.S. D'altra parte, secondo le condizioni di armistizio che Messeri ti ha portato, tutti i nostri telegrammi da e per l'estero vengono inoltrati per il tramite degli Alleati, ai quali abbiamo dovuto consegnare una copia di tutti i cifrari dei quali ci serviamo. Perciò non abbiamo mai pensato di chiedere agli Alleati di trasmettere i nostri telegrammi in cifra per Mosca, visto che uno dei vantaggi dei rapporti diretti tra Italia e Russia era appunto quello di poter corrispondere direttamente per il tramite di questa Rappresentanza sovietica e di codesto Ministero Esteri. Perciò le asserzioni da te riferite nella prima parte del tuo telegramma 58 del 12 settembre sono assolutamente inesatte 2•

La verità è che i russi, dopo aver per oltre due mesi trasmesso i tuoi telegrammi ed accettato i nostri, pur con mille difficoltà (ad un certo punto hanno chiesto che essi fossero dati personalmente dal Sottosegretario a Kostylev!), ci hanno un bel giorno (verso la metà di settembre), senza preavviso, pregato di rivolgerei alla Commissione Alleata di Controllo. Lo abbiamo fatto (allegato n. l) ed abbiamo ricevuto la risposta negativa che ci aspettavamo (allegato n. 2).

Ora abbiamo deciso:

l) di telegrafarti in chiaro per il tramite della Commissione di Controllo per le questioni urgentissime;

I Vedi D. 388.

2 Nella prima parte del T.l981/58, pervenuto il 16 settembre, Quaroni aveva riferito: «Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto di aver ripetutamente interessato V.E. provvedere invio diretto telegrammi da e per questa Rappresentanza, promettendo, qualora Alleati facessero difficoltà (il che non credono), loro appoggio: che il Governo italiano non avendo voluto interessarsi questione, sospende servizio trasmissione telegrammi. Mi ha con questo restituito miei telegrammi dal n. 31 al n. 57 trasmessi dalla data del 25 agosto in poi, che erano stati precedentemente accettati, sia pure con brontolii. Effettivamente telegrammi da me inviati da qui direttamente dal n. l al n. 8 sono pervenuti a

V.E. Telegrammi restituiti che si riferiscono questioni interessanti V.E. restano qui giacenti non avendo ritenuto spedirli ».

545 2) di insistere ancora (ma con poche speranze) presso la Commissione suddetta;

3) di tornare alla carica presso la Rappresentanza sovietica (allegato n. 3) 1•

Quanto alla situazione dell'Ambasciata a Mosca, dopo avere a più riprese insistito verbalmente presso il Sig. Kostylev, gli ho ieri mandato la lettera di cui accludo copia (allegato n. 4).

ALLEGATO I

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO, DEL BALZO, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO RISERVATO 6/561. Roma, 21 settembre 1944.

Secondo le istruzioni impartitemi ho consegnato stamane a Caccia, con preghiera d'inoltro, il telegramma n. 44 per la R. Rappresentanza a Mosca, cifrato con un codice non conosciuto dall'A.C.C.

Caccia mi ha domandato il motivo della richiesta. Gli ho risposto che, esistendo fra

U.R.S.S. e Italia relazioni diplomatiche dirette, riconosciute dagli Alleati, ci pareva logico e necessario comunicare con la nostra Rappresentanza a Mosca direttamente. Poiché I'A.C.C. esercita tuttora un completo controllo sui mezzi di comunicazione dell'Italia con l'estero non avevamo altra via se non quella di rivolgerei all' A.C.C. per l'inoltro.

Caccia mi ha domandato come avevamo corrisposto finora. Gli ho detto che qualche rara volta avevamo fatto ricorso alla Rappresentanza sovietica a Roma, ma che questo sistema, o meglio questo espediente, non poteva continuare.

Caccia, in tono molto cortese e amichevole, ha replicato che, se una simile domanda gli fosse stata presentata mesi fa, quando più recente era l'impressione del «trick» da noi giocato agli Alleati accordandoci a loro insaputa con i russi, egli l'avrebbe senz'altro respinta. Dato il tempo trascorso e la mutata situazione avrebbe invece sottoposto «alle superiori autorità» la nostra domanda. Nella quale-egli ha tenuto ad aggiungere-era palese l'intenzione italiana di fare un «test case». Tentativo che, d'altronde, egli comprendeva perfettamente.

Caccia si è quindi riservato di comunicarmi una risposta, appena possibile.

ALLEGATO II

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO, DEL BALZO, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO RISERVATO 6/679. Roma, 6 ottobre 1944.

A seguito dell'appunto n. 6/561 si informa che il signor Caccia, in base ad istruzioni ricevute, ha fatto ieri all'Ufficio scrivente la seguente comunicazione verbale:

La Commissione Alleata sarà lieta di inoltrare i telegrammi del R. Ministero degli Affari Esteri diretti a Mosca a condizione che essi siano in chiaro o cifrati con un codice conosciuto dalla Commissione Alleata, analogamente a quanto avviene per le altre RR. Sedi all'estero.

Il signor Caccia trattiene pertanto tuttora presso si sè il telegramma n. 44 di cui all'appunto n. 66/100 ed il telegramma successivo di cui all'appunto n. 66/114 dell'Ufficio Cifra.

I Non si pubblicano gli allegati 3 e 4.

461

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 1/686. Roma, 9 ottobre 1944.

I admit that I perfectly realize our present necessity to proceed slowy and patiently and almost step by step. But you well know the stages of the initiative to send one or more Italian technical representatives to the Unites States. You will undoubtedly remember, therefore, that the kind and generous proposal of Secretary of State Coràell Hull dates from August 19th and that our reply was given on September 15th1• Several weeks have therefore passed since the initiative took concrete form and shape through our designation of Signori Quintieri and Mattioli.

I wonder now whether, under the circumstances, it might not be opportune to point out to the State Department that the financial questions which our experts propose to deal with in Washington are for us actually of great and urgent importance and that therefore it would be advisable to hasten the time of their departure. I should like to avoid that the question of the renewal of direct relations between Rome and Washington, having arisen immediately after, should give the impression that the departure of our experts is no longer indispensable. On the contrary, I believe instead, that the two events could most usefully be integrated and as a matter of fact the first could represent almost the necessary preparation and premise to the second.

I therefore rely, my dear Kirk, on your unfailing and friendly understanding and trust you will examine the possibility of pointing out to the State Department once again the advisability of hastening the departure of our two experts. Y ou know that this has for some time known to Italian public opinion which asks, to-day, for what reasons this initiative, which appeared to have started under such good auspices, has not yet, after several weeks, been actuated.

Thanking you in advance for whatever you may think suitable to do in the matter2 .

462

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI

T. 1879/319. Roma, 10 ottobre 1944 3 .

Telegrammi di V.E. 342 e 345 4 .

Si approva azione svolta per invio viveri ed armi a Domodossola. Mentre prego ringraziare Consiglio Federale per aiuti alimentari, che confidiamo saranno

l Vedi DD. 355 e 404. 2 Vedi D. 481. 3 Trasmesso in inglese tramite l'A.C. l'Il ottobre 1944, ore Il. 4 Vedi DD. 412 e 419.

547 opportunamente continuati, prego voler far presente, in merito esportazione armi zone liberate Italia settentrionale, che a norma art. 7 Convenzione Aja 18 ottobre 1907 concessione esportazione è pienamente lecita anche a Stato neutrale. Partita d'armi in questione fu oggetto regolari accordi conclusi fra Ministeri militari e case commerciali svizzere. Sua spedizione in Italia venne sospesa unicamente per sopraggiunta impossibilità di fatto di farla pervenire alle Amministrazioni italiane acquirenti. V.E. possiede necessaria veste giuridica per agire a nome compratori, nè ostacolo pratico si oppone esportazione materiali in terrritorio italiano liberato. Siamo certi quindi che Governo svizzero non vorrà opporsi esecuzione contratto.

Prego V.E. riferire circa ulteriore azione svolta 1 .

463

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

Roma, 10 ottobre 1944.

Ali the statements recently made on ltaly and Italian things by the principal British and American statesmen, have never included the slightest allusion or reference to the question of our prisoners in Allied hands. As you are aware, this question is of particular interest, and of extreme gravity, for us and ali Italian public opinion requests that it should at last move towards a more humane and acceptable solution.

I believe i t is hardly necessary for me to recall the terms of the problem: suffice it to remember that about half a million ltalian soldiers are stili being treated, after over one year since the armistice, as prisoners of war; that both the British and American Governments, and with them ali Dominions Governments, have unilaterally decided their fate, excluding them from any active participation in the war, purposely limiting their activities to subordinate and lower rank service; lastly, that they are still being treated perhaps satisfactorily from the materia! point of view, but certainly not in a manner susceptible of raising their morale and spirit, depressed by long years of captivity.

It being certain that this half-million ltalian will one day have to return to Italy, I wonder whether it is really in the Allied interest that they should return

I Con T. 2330/410, pervenuto il 12 ottobre, Magistrati comunicava: «Com'è noto il Governo svizzero ha adottato una decisione di carattere generale che proibisce l'esportazione di munizioni, armi e qualsiasi altro materiale di guerra. Abbiamo ricevuto una risposta dagli svizzeri nella quale essi rifiutano la nostra particolare richiesta, dal momento che, a quanto essi spiegano, la consegna di qualsiasi armamento che non sia destinato ai servizi amministrativi del Governo italiano ma direttamente a zone di guerra sarebbe in contrasto colla politica svizzera di stretta neutralità. Questa risposta è stata portata a conoscenza della Delegazione del Comitato Nazionale di Liberazione».

2 Analoga lettera (n. 1(687) venne inviata al rappresentante britannico Charles.

exasperated and disorientated, namely, naturally and automatically inclined to be in contrast with the condition of stability and order which is a paramount necessity, for us as well as for everybody, to see as soon as possible restored in Europe.

It is therefore my duty, also on the request of the President of the Council, to recall once again your attention on this problem which is nearer to the heart of the Italian people more perhaps than any other, and I shall be extremely grateful if yor will kindly, with your unfailing understanding by us much appreciated, point out to your Government how opportune it would be to re-examine urgently this problem.

I should like, actually and concretely, to suggest that you propose to your Government to re-discuss, here in Rome, the entire question between four or five Italian and Allied experts, specially designated for the purpose, in order to arrive at an agreed solution which, I repeat, should be more consonant with the new spirit that governs our relations with the United Nations and more generous and h umane towards Italy 1•

464

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. PER CORRIERE 2152/483. Roma, 11 ouobre 1944 (per. il 12).

Mio telegramma n. 686/452 del 6 corr 2•

L'ambasciatore del Cile presso la Santa Sede è venuto ad informarmi della risposta data dal suo Governo alla segnalazione che egli aveva fatto, a seguito del mio passo, per la ripresa delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

Mi ha comunicato che il suo Governo è disposto a raggiungere al più presto la normalizzazione dei rapporti diplomatici con l'Italia. Ha aggiunto che il Governo cileno è tuttavia legato dall'articolo IV del Protocollo di Rio de Janeiro che obbliga tutti i firmatari ad agire d'accordo circa il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con i paesi già in guerra o in rottura di rapporti con essi.

Il telegramma aggiunge che il Governo cileno ha pertanto provveduto ad interpellare tutti gli altri firmatari, tra cui evidentemente anche gli Stati Uniti, facendo loro presente che esso intenderebbe riprendere senz'altro tali relazioni con l'Italia e chiedendo loro se abbiano motivi contrari alla ripresa.

L'ambasciatore mi ha infine sottolineato, sulla base delle comunicazioni ricevute, che il Governo cileno indirizza la sua azione nel senso di superare entro il più breve tempo possibile ogni eventuale difficoltà o dilazione 3•

I Vedi D. 516. 2 Vedi D. 440, nota l. 3 Per la replica di Visconti Venosta vedi D. 470.

465

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT

T. 1901/47. Roma, 12 ottobre 1944.

Nella ricorrenza del giorno di Colombo, mi è particolarmente gradito, Signor Presidente, rivolgerLe il fervido e caldo voto augurale della nuova Italia.

Il nome di Colombo è il simbolo concreto dei vincoli secolari che uniscono l'Italia agli Stati Uniti, oggi cementati e rinsaldati dal sangue sparso in comune contro lo stesso nemico e che trovano luminosa conferma nella larga e spontanea solidarietà dimostrataci nelle attuali dolorose vicende dalla nobile Nazione nordamericana.

Il popolo italiano Le è grato, signor Presidente, delle cordiali parole da Lei dette nei suoi confronti, delle misure preannunziate a suo favore e sa di poter contare per la sua rinascita sull'appoggio e sull'amicizia del grande e libero popolo degli Stati Uniti 1•

466

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL RAPPRESENTANTE DELLA GRAN BRETAGNA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, CHARLES

L. 1/698. Roma, 12 ottobre 1944.

I ha ve the honour to thank Your Excellency for the kind Note dated lOth October (no. 476/44) 2 in which you inform me that your Government has decided to initiate, in respect of British and Italian politica) interests, direct relations with the Italian Government and that to that effect the personal rank of Ambassador has been conferred upon Your Excellency.

Your Excellency also informs me that the British Government are prepared to examine our proposals for the already decided appointment of a Representative of the Italian Government at London who will exercise functions similar to those that have been conferred upon Your Excellency.

Whilst I wish to assure Your Excellency that I shall not fai! to submit without delay the requested proposals, T would ask Y ou, M r. Ambassador, kindly to convey to the British Government our deep and sincere appreciation of the decision taken to resume direct relations between our two Countries. I consider such renewal

I Per la risposta vedi D. 493. 2 Non pubblicata: il suo contenuto è qui riassunto integralmente.

550 and I feel sure I am interpreting the ltalian Govemment and People -as a tangible and concrete token of our joint determined intention to lead ltaly and Great Britain back on the old road of the historic friendship which has always been a tradition of our two Countries. I furthermore consider the present settlement of Anglo-ltalian relations as a first step towards a full resumption of diplomatic rdations, which is an essential condition of the autonomy and sovereingty of a State, and which will greatly contribute to clarify definitely the atmosphere between our two Countries and consequently to favour and accelerate European pacification.

Whilst I congratulate Y our Excellency o n the functions that ha ve been conferred upon you, and which you perform with such friendly and clear-sighted understanding, I wish to assure you, Mr. Ambassador, that you will find the Italian Govemment ever ready to give assistance and support in that same spirit of confident co-operation that binds the United Nations in the comma n fight 1 .

467

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE

L. 02690/4. Roma, 12 ottobre 1944.

Through the Allied Commission the Ministry of Foreign Affaires has received copy of a telegram despatched by the American Minister at Bem to the State Department conceming the questi an of the protection of Italian citizens and property 2 .

The information transmitted by Minister Harrison confirm the apprehensions expressed by this Ministry as far back as last August to the Allied Commission conceming the precarious situation of Italian citizens and property if, at the time of the liberation of French territory, no timely measures should have been taken in arder to ensure them adeguate protection and safeguard. In this connection I refer to the Memorandum of the Ministry of Foreign Affaires dated 12th August last, no. 37, addressed to the Political Section 3 whereby the Ministry suggested that, in common agreement with the Allied Commission and the French Authorities, one or more Italian officials, entrusted with administrative tasks, should be sent to France in arder to give protection and assistance to Italian citizens and property.

1 Il 25 ottobre Charles comunicava a Prunas: «In accordance with the policy towards Italy announced by the President and the Prime Minister on September 27th, direct relations between His Majesty"s Government of the United Kingdom and the ltalian Government have been re-established. The personal rank of Ambassador has been conferred upon Sir Noel Charles, the United Kingdom High Commissioner in Rome, and His Majesty's Government have agreed to accept Count Carandini as Italian representative in London». Su questa comunicazione Prunas annotava: «Charles ha aggiunto verbalmente che S.E. Carandini avrà il rango di Ambasciatore».

2 T. 2169, non pubblicato.

3 In realtà del 14 agosto, vedi D. 342. L'appunto dell'ufficio IX degli Affari Politici con cui veniva inviato all'Ufficio di Collegamento il Memorandum da trasmettere all'A.C.C. reca la data 12 agosto cd il n. 37.

With reference now to the communication forwarded by Minister Harrison, this Ministry finds itself obliged to ha ve again recourse to the courtesy of competent Allied Authorities and ask for an early reply to the suggestion contained in the above mentioned memorandum. I also wish to cali your attention on the necessity of reaching, as "soon as possible, a decision on this delicate question which affects about 800,000 ltalians 1•

468

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 12 ottobre 1944.

Ho detto oggi all'Ambasciatore di Grecia che il Presidente Bonomi si sarebbe volentieri incontrato col Presidente del Consiglio o con un membro del Governo ellenico appena essi avessero occasione di venire a Roma. L'Ambasciatore, nell'informarmi che il suo Governo si è già in parte trasferito in Grecia e conta nei prossimi giorni di trasferirvisi in blocco, mi ha assicurato che sarà sua cura portare immediatamente a conoscenza del suo Presidente il desiderio espresso da

S. E. Bonomi.

Nel corso della conversazione il Signor Exindaris si è espresso press'a poco nei termini dell'acclusa intervista 2 . Egli ha sopra tutto insistito sulla circostanza che l'Italia non darebbe, a suo giudizio, tuttora prova assolutamente convincente di aver rinunziato ai vecchi sogni espansionistici. Da ciò la perdurante diffidenza ellenica nei nostri confronti, diffidenza che, insieme alla naturale animosità provocata dalla nostra çtggressione, mantiene i rapporti italo-ellenici in un'atmosfera tuttora estremamente pesante. L'Exindaris ha parlato della restituzione del Dodecanneso come di cosa, sopratutto dopo il discorso Sforza\ ormai acquisita e pacifica. Ha aggiunto che la politica italiana nei confronti anche di un'Albania indipendente dovrà, a suo giudizio, essere assolutamente disinteressata ed ha confermato, nell'occasione, le aspirazioni elleniche ad una rettifica di frontiera.

Ho da parte mia sopra tutto sottolineato la circostanza che il desiderio espresso dal Presidente Bonomi di incontrarsi col Primo Ministro greco non poteva essere interpretato che in termini di evidente buona volontà e come concreta manifestazione del proposito italiano di giungere con la Grecia a quella distensione che dovrà pur essere la base di ogni intesa politica fra i due Paesi.

I L'Ufficio di Collegamento comunicò il 18 ottobre all'ufficio IX degli Affari Politici e per conoscenza alla Segreteria Generale: «La Sezione Politica C.A. ha comunicato in data odierna di aver ricevuto conferma scritta che la questione relativa alla protezione di cittadini e interessi italiani in Francia nonchè il proposto invio di funzionari italiani in territorio francese, sono allo studio presso il Quartier Generale del Generale Eisenhower>>.

2 Non pubblicata.

3 Si riferisce al discorso pronunciato da Sforza al Teatro Eliseo il 20 agosto 1944.

L'Ambasciatore mi ha descritto a colori foschi la situazione del suo Paese, che sarebbe attualmente sconvolto in ogni suo ordinamento, al margine della fame, con una popolazione fisicamente minorata da sofferenze di ogni genere. È d'accordo sulla necessità di un riavvicinamento italo-greco, molto scettico sulla concreta possibilità di avviarlo con sollecitudine. Torna spesso sulle riparazioni che l'Italia dovrebbe fornire, sul tempo che sarebbe necessario lasciar pazientemente trascorrere perchè l'atmosfera possa chiarirsi.

Naturalmente ho ribattuto le molte idee storte che egli ha nei nostri confronti. Ho sopratutto insistito sulla necessità di lavorare reciprocamente e coraggiosamente per l'avvenire dell'intesa tra i due Paesi, qualunque siano le difficoltà attuali, apparenti o reali.

Comunque, la prima cosa da fare è stabilire una condotta diretta che consenta un dibattito e una maggiore conoscenza degli uomini e dei problemi rispettivi. E su ciò è d'accordo 1•

469

L'ADDETTO ALL'UFFICIO SESTO, CAREGA, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

PROMEMORIA. Roma, 12 ottobre 1944.

Il signor Tchou-yin (già segretario dell'Ambasciata cinese a Roma e più volte incaricato d'affari), al quale sono legato da antica amicizia, mi ha in questi giorni reiteratamente accennato alla strana situazione dei rapporti italo-cinesi.

La Cina è, infatti, l'unica delle Nazioni alleate che non abbia ancora riallacciato le relazioni diplomatiche con l'Italia, relazioni interrotte, come è noto, da parte cinese, ai primi di luglio del 1941, quando il Governo fascista riconobbe ufficialmente il Manciukuò2•

Il signor Tchou-yin mi ha detto che tale stato di cose è stato rilevato oltre che dai diplomatici cinesi presso la Santa Sede anche dall'Arcivescovo di Nanchino, Monsignor Yu-Pin, nel suo recente soggiorno a Roma. Monsignor Yu-Pin ha anzi dichiarato al signor Tchou-yin che, appena giunto a Chung King, avrebbe personalmente richiamato sulla questione l'attenzione del Maresciallo Chang Kai-Shek.

A giudizio del signor Tchou-yin gli ambienti governativi cinesi sarebbero favorevolissimi ad un pronto ristabilimento delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi anche perché sussistono in Cina, nonostante gli avvenimenti di questi ultimi anni, vivissime simpatie per l'Italia, come lo prova tra l'altro la creazione a Chung King --avvenuta, si noti, dopo l'entrata in guerra dell'Italia e favorita dal Governo

I Un'annotazione sul documento datata 17 ottobre avverte: «Ii Governo ellenico ha già lasciato Cava dei Tirreni. Poiché d'altronde il colloquio desiderato dal Presidente Bonomi doveva anche vertere su questioni economiche, l'Ambasciatore Exindaris, il quale è un economista, ha chiesto di vedere lui il Presidente Bonomi. È stato di conseguenza stabilito un contatto tra i due». Vedi D. 509.

2 Vedi serie nona, vol. VII, D. 354.

-di un circolo di cui fanno parte tutti quei cinesi che per ragioni di lavoro e di studio hanno soggiornato in Italia. I soci sono diverse centinaia: comprendono oltre a tutti i diplomatici e ufficiali che furono in Italia, molte personalità politiche di primo piano. Essi si radunano una volta al mese per una discussione generale su questioni italiane seguita da un pranzo sociale.

Il signor Tchou-yin mi ha detto esser sicuro, in base agli elementi in suo possesso, che l'Italia troverebbe in Cina un terreno favorevolissimo per una collaborazione politica e potrebbe in avvenire contare sull'appoggio cinese in molte questioni internazionali.

Da parte cinese -mi ha confidato -si gradirebbe che il primo passo per una ripresa dei rapporti diplomatici fosse fatto dall'Italia; a questo passo dovrebbe naturalmente accompagnarsi (egli considera la cosa fondamentale) una dichiarazione da parte italiana di ripudio dell'atto di riconoscimento del Manciukuò; contemporaneamente il Governo italiano dovrebbe manifestare la sua volontà di stipulare un accordo con la Cina per la retrocessione, sia pur nominale, della concessione di Tientsìn e per l'abolizione dei diritti dì extra territorialità, analogamente a quanto hanno già fatto nel 1942 gli Stati Uniti, l'Inghilterra, il Belgio e l'Olanda.

Ho chiesto al mio amico, a titolo di curiosità personale, quale avrebbe potuto essere a suo avviso la via migliore per eventuali contatti al riguardo tra il Governo italiano e quello cinese. Egli mi ha detto che la via più opportuna sarebbe quella dell'Ambasciata cinese a Londra dato che il suo titolare, signor Wellington Koo (ora a Dumbarton Oaks) è il diplomatico più sentito a Chung King e quindi il più idoneo a dare ad un eventuale passo italiano il dovuto risalto. Ove invece dovessero essere fatti soltanto passi ufficiosi, Io stesso signor Tchou-yìn (che è attualmente rappresentante del Governo cinese nella Commissione profughi dell'A.C.C.) potrebbe fungere da tramite col suo Governo. È escluso invece sia il caso di ricorrere alla Legazione cinese presso la Santa Sede.

Quanto sopra mi è stato fatto presente a titolo affatto personale e ne riferisco per dovere d'ufficio 1 .

470

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

T. A MANO 1922. Roma, 13 ottobre 1944, ore 9.

Suo 731/4832.

Spieghi all'Ambasciatore del Cile, nel ringraziarlo per buone disposizioni manifestateci -sulle quali del resto non avevamo ragioni di dubbio -che non era nostro proposito suggerire un'iniziativa isolata o intempestiva o fuori tempo con

1 Un'annotazione di Prunas sul documento dice: « Zoppi: dire a Carega che preghi Tchou-yin di venire a vedermi».

2 Vedi D. 464.

gli accordi panamericani, ma prospettavamo invece necessità che gli Stati sudamericani continuino insistere presso Washington e, se occorre, Londra, per far presente esigenza ripresa relazioni fra America latina e Italia, in base stretti vincoli e legami esistenti fra i nostri Paesi.

Azione Governo cileno si inquadra dunque perfettamente col nostro desiderio e col nostro proposito. Preghi Ambasciatore di rendersi interprete presso suo Governo del nostro vivo e cordiale apprezzamento. Rimando per il resto al mio telegramma in data odierna relativo alla sua conversazione con l'Ambasciatore del Perù 1•

471

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

T. A MANO 1923. Roma, 13 ottobre 1944, ore 9.

Suo 732/484 2 .

Preghi Ambasciatore Perù rendersi interprete presso suo Governo nostro vivo e cordiale apprezzamento per buone disposizioni manifestate nei nostri riguardi. Non ci attendevamo di meno da un Paese con cui siamo legati da vincoli, nonostante ogni evento, saldissimi.

Siamo in massima favorevoli ad elevazione R. Legazione Lima ad Ambasciata. Vorremmo tuttavia procedere in quel senso appena avremo definitivamente concretato ripresa relazioni diplomatiche con Nazioni Unite: cioè fra breve. Nella nostra situazione attuale conviene a noi d'altra parte agire con calma e per gradi. Dica dunque all'Ambasciatore che siamo in linea di principio d'accordo, ma che preghiamo il Governo peruviano di lasciare a noi la scelta del momento in cui il provvedimento potrà essere concretamente attuato. La notizia dovrebbe nel frattempo restare assolutamente confidenziale e riservata.

È probabile che, in un primo tempo, la ripresa delle relazioni dirette con Londra e Washington si concreterà attraverso la nomina di «rappresentanti» col rango personale di Ambasciatore e con i privilegi diplomatici ordinari e cioè: immunità, cifre, corrieri, ecc.

E sarebbe forse opportuno che, sia il Perù sia tutti gli altri Stati latino-americani, nel fare presente a Washington e Londra il loro desiderio e proposito di riprendere i rapporti diplomatici con noi, facessero contemporaneamente presente che, comunque siano in definitiva qualificati, i rappresentanti reciproci dovranno, a loro avviso,

I Vedi D. 471. Per la risposta vedi D. 474.

2 Con tale telegramma dell'Il ottobre (n. 2316 prot. arrivo) Babuscio Rizzo aveva riferito sulla conversazione con l'Ambasciatore del Perù presso la Santa Sede il quale aveva anche proposto che, in previsione del ristabilimento delle relazioni diplomatiche, le rispettive rappresentanze fossero elevate ad Ambasciate.

necessariamente godere delle indicate prerogative normali. Agire altrimenti significherebbe sterilizzare l'iniziativa di ogni sua pratica efficacia ed effetto.

Vorremmo in generale che la ripresa con l'America latina potesse seguire immediatamente quella con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti ed in tal senso agiamo presso gli Alleati. Un'azione parallela da parte sudamericana sarebbe molto tempestiva e opportuna.

La prego di esprimersi in questo senso sia con l'Ambasciatore del Perù, sia, in generale, con gli altri rappresentanti dell'America latina, informando, a suo tempo, singole reazioni Paesi interessati 1 .

472

IL VICE PRESIDENTE DELL'A.C.C., STONE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

L. 400.38. Roma, 13 ottobre 1944.

You will no doubt have read in the press the announcement of the President of the United States with respect to future financing of civilian supplies for Italy. We have just received a telegram from the U.S. State Department asking that your Government should be informed of the arrangements contemplated, which have been adopted after consultation with the British Government, and I am attaching hereto a copy of the points which affect you.

In order that you and your Government can have a clear understanding of precisely what is intended, an urgent cable is being sent to the State Department requesting clarification on certain of the points involved, and as soon as a reply is received it will be communicated to you promptly.

In the meantime, therefore, I suggest that you consider the attached only as a preliminary outline of what is contemplated and that no public reference be made to the details of these arrangements until I am able to give you the further clarification for which we have asked.

ALLEGATO

DICHIARAZIONE DEL GOVERNO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA

l. The United States Army's responsibility will terminate as soon as practical as regards the procurement of requirements essential for the civilian population in Liberated Italy at that date under the jurisdiction of A.C.C.

2. For the financing of such essential requirements for ltalian civilian use, and other Italian expenditure abroad which are indispensable, responsibility will be vested with the

1 Per la risposta vedi D. 474.

Government of Italy and the latter wili be aided in assuming and exercising such responsibility by the foliowing arrangements to be made by the Governments of the United States and Great Britain.

3. For its part, the United States Government, with a view to making it possible for the Government of Italy to discharge its responsibility in the matter of foreign financing, wili, as of the earliest date possible:

a. -piace to the credit of the Government of Italy or make available to it, the doliar equivalent which as of that date shali have accumulated and that which shali thereafter accrue of ali the lire issued to troops of the United States in Italy under the head of payments to them. The Italian Government will use the dollars accruing to it from this source in purchasing sùpplies for essential relief and rehabilitation: b. -also piace to the credit of the Government of Italy or make available to it the dollar proceeds representing Italian exports, remittances from U.S. made to Italy, and other items which shall have accumulated as of that date or shall accrue thereafter. The Italian Government will use the dollars accruing to it from these other sources in paying diplomatic expenses and in effecting other indispensable current payments abroad, as well as in the purchasing of supplies not otherwise procurable for essential relief and rehabilitation.

Dollars accruing from the sources indicated above will not be applied by the United States as against any claims upon Italy or the Italian Government anterior to the date on which financial responsibility is assumed by the Italian Government.

4. An agreement will be sought by the United States Government with the British Government to the latter's adoption of a procedure of identica! character so that there may be credited to the Italian Government or made available to it ali sterling which as of the date on which financial responsibility is assumed by the Italian Government shall have accumulated or which shall accrue thereafter for British troops in Italy and the proceeds in sterling of current exports from Italy, remittances to that country, and other items of Italian credit which similarly shall have accrued or shall accrue.

Agreement to this proposal by the British Government will not constitute a condition to the United States Government's adoption of it.

5. -The Italian Government wili be credited by the United States and British Governments with the balance which represents net earnings produced by Italian shipping in the United Nation service and constituting a portion of the shipping pool. Such net earnings if not made disposable in the form of cash will be employed alternatively for offsetting charges for freight resulting from the transportation in non Italian ships to Italy of essential supplies for civilian use. 6. -The British Government will be requested by the Government of the United States to join with the latter in endeavoring to procure in the relief of Italy participation on the part of the United Nations Relief and Rehabilitation Administration as far as regards the extending of assistance in providing medicai supplies and aid for the maintenance of public health and the care of children and displaced persons. 7. -The withdrawal by the Government of Italy of the proceeds in foreign exchange placed at its disposition through the measures indicated above will be subject to the license of the Aliied Treasuries respectively concerned, as weli as to approvai by the financial agency of the Allies. - 8. -The United States Treasury wili work out in agreement with the interested agencies the transaction relating to the counterpart in lire of the doliars which under paragraph 3a above are made available.

In no way shall the provisions of the foregoing program be construed as changing in any form whatsoever the terms fixed by the agreement of armistice with the Italian Government and of other agreements, technical or politica!, or as in any way whatever modifying the status pertaining to claims on the ltalian Government and citizens of the United States; and terms of the fina! settlement between ltaly and the United States are not in any manner prejudiced by the transfer of assets.

473

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

PROMEMORIA. Roma, 16 ottobre 1944.

Il Console Generale del Belgio m'informa di essere stato autorizzato a trattare ufficialmente col R. Ministero degli Affari Esteri tutti gli affari di comune interesse.

Annuncia in pari tempo che il suo Governo sarebbe lieto di accogliere in Belgio un Console Generale d'Italia, appena gli Alleati, i quali sono stati interpellati in proposito, avranno comunicato il loro consenso.

Ringrazio il Console Generale per la comunicazione e gli esprimo il nostro cordiale apprezzamento per il proposto scambio di rappresentanti consolari. Nel porlo al corrente delle pratiche in corso per la nomina di nostri Rappresentanti diplomatici a Londra e a Washington, lo prego di voler portare a conoscenza del suo Governo il nostro vivo desiderio che un'iniziativa analoga sia contemporaneamente concretata anche col Belgio, desiderio che avevo del resto già espresso qualche giorno fa a nome del Presidente Bonomi e di V.E. tramite l'Ambasciatore belga presso la Santa Sede (vedi appunto relativo) 1•

Ho aggiunto che sarebbe indubbiamente felice circostanza se l'iniziativa potesse essere concretata nel momento in cui la Principessa di Piemonte rientrerà in Patria. Il Console Generale porterà immediatamente la nostra conversazione a cono

scenza del suo Governo.

474

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. PER CORRIERE 24732. Roma, 17 ottobre 1944 (per. il 20).

L'Ambasciatore del Cile che ho rivisto stamane mi ha informato che sulla base della nostra precedente conversazione aveva già fatto presente al suo Governo con telegramma del 12 c.m. 3 come da parte italiana non s'intendeva prescindere

I Vedi D. 457. 2 Manca il numero di protocollo di partenza. 3 Vedi D. 470.

dagli impegni presi dagli Stati sudamericani alla Conferenza di Rio, e che anzi lo stesso Governo italiano, lungi dal proporre un'iniziativa isolata, confidava nell'azione del Governo cileno presso tutti i firmatari del patto di Rio e quindi degli Stati Uniti d'America per il raggiungimento della normalizzazione dei rapporti diplomatici con l'Italia.

Ho intrattenuto l'Ambasciatore Cruz Ocampo nel senso indicato da codesto Ministero col telegramma n. 1923 del 13 ottobre corr. 1• Egli mi ha promesso di telegrafare oggi stesso al suo Governo affinché insieme ai passi che esso sta svolgendo presso gli Alleati in vista di una ripresa delle relazioni diplomatiche venga anche fatta presente la necessità che i reciproci rappresentanti, qualunque sia la figura che essi in un primo tempo assumeranno, godano delle intiere prerogative diplomatiche.

475

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

PROMEMORIA. Roma, 17 ottobre 1944.

Informo il Ministro di Cina presso la Santa Sede che il R. Governo sarebbe molto lieto se la ripresa imminente dei rapporti diretti con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti potesse essere fatto coincidere con un'analoga iniziativa con la Cina. Spiego che delle quattro maggiori Potenze fra le Nazioni Unite, la Russia ha già ripreso normali rapporti con noi sin dal marzo scorso e Londra e W ashington si preparano a riprenderli a brevissima scadenza: restiamo dunque staccati soltanto dalla Cina, che è tuttavia la grande Potenza con cui non abbiamo mai avuto interessi contrastanti, né, del resto, guerra guerreggiata. Lo prego di far presente tale nostro vivo desiderio ufficialmente a Chung King, a nome del presidente Bonomi e di V.E.

Aggiungo che il R. Governo si rende perfettamente conto della mutata situazione cinese ed è pronto a registrare realisticamente le conseguenze di tale mutamento: accenno qui alla concessione italiana di Tientsin, al settlement internazionale di Shanghai e agli altri privilegi da noi goduti in Cina per sottolineare che saremo certamente disposti ad uniformarci a quanto hanno fatto al riguardo le altre Potenze ed a quanto del resto abbiamo noi stessi fatto, sia pure con molta riluttanza e sotto la pressione giapponese, a favore della Cina di Wang Ching-wei.

Illustro rapidamente le possibilità di collaborazione tecnica italiana per l'opera di ricostruzione in Cina e di. ripresa di quegli scambi e di quelle attività culturali economiche e commerciali, che avevano già dato buoni frutti prima della guerra.

La Cina e l'Italia sono due Paesi di grande civiltà e di grande cultura. Un sostegno ed appoggio che il Maresciallo Chang Kai-Shek volesse darci nei consigli di guerra cui partecipa e nelle discussioni di pace, sarebbe dunque di utilità grandissima per una causa che ambedue i Paesi rappresentano.

l Vedi D. 471.

Accenno infine alla possibilità di una nostra partecipazione alla guerra contro il Giappone che condurrebbe ad una collaborazione italo-cinese estremamente seria e concreta la quale richiede dunque una preventiva preparazione materiale e spirituale, una immediata ripresa di contatti fra i due Paesi e un preventivo chiarimento di atmosfera: cioè l'adozione di una sollecita politica costruttiva tra le due Parti, nell'interesse reciproco.

Il Ministro di Cina riferisce subito al suo Governo e si riserva di comunicarcene appena possibile le reazioni. Si prega la Direzione Generale degli Affari Politici di voler esaminare con sollecitudine:

l) la questione dei nostri privilegi e concessiom m Cina, sulla base dei precedenti, allo scopo sia di allinearci con le altre Nazioni Unite al riguardo, sia di trasferire sulla Cina di Chang Kai-Shek ciò che fu in proposito fatto dal Governo fascista a favore della Cina di Wang Ching-wei 1;

2) di elaborare un progetto per la ricostituzione dell'Associazione italo-cinese e per orientare l'I.S.M.E.O. in senso analogo.

476

IL CONSOLE GENERALE DI CECOSLOVACCHIA A ROMA, VANEK, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. 114/44. Roma, 17 ottobre 1944.

Par sa déclaration du 26 Septembre 1944 le Gouvernement Italien a bien voulu déclarer nuls et non avenus les Traités de Munich 2 acte spontané qui a été accueilli dè la part de la Tchécoslovaquie par un sentiment de vive satisfaction.

Le soidisant «État Slovaque» n'est par conséquent pas reconnu par le Gouvernement Italien et je serais bien reconnaissant au Ministère des Affaires Étrangères Italien de vouloir bien faire les mesures nécessaires afin de considérer, par les Autorités italiennes, des passeports délivrés par l'état en question comme non valides. Les Autorités tchécoslovaques ne peuvent reconnaìtre des personnes munies des documents «slovaques» comme ressortissants tchécoslovaques et j'ai fait savoir cela dans la presse italienne. Les personnes qui ne remettront pas dans nos offices leurs passeports slovaques jusqu'au 27 Octobre 1944 en échange d'une Carte d'identité tchécoslovaque, ne peuvent pas ètre considérées comme nos ressortissants, et doivent ètre considérés comme ennemis 3 .

1 Vedi serie nona, vol. X, DD. 494 e 549.

2 Vedi D. 438, nota l.

3 Annotazione di Prunas sul documento: «Prego Zoppi e Perassi di esaminare questione dal punto di vista giuridico. Comunque il non riconoscimento della Slovacchia non dovrebbe essere di ragione pubblica in considerazione possibili rappresaglie contro cittadini e interessi nostri nel Paese». Vedi D. 494.

477

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2502/117. Ankara, 18 ottobre 1944, ore 16,38 1•

Con telegramma 29 settembre giunto oggi Bova Scoppa prega trasmettere seguente dispaccio: «Ringrazio V.E. cortese telegramma 10 settembre2 . Prememi ricordare che dall'8 settembre 1943, malgrado pressioni comminatorie tedesche spinte fino complotti, e nonostante continue violenze e provocazioni germano-fasciste, R. Legazione, efficacemente protetta da lata benevolenza Sua Maestà Michele I, non ha mai interrotto sua attività diplomatico-consolare. Attualmente, grazie cordiale comprensione nuovo Governo democratico romeno, R. Legazione è in grado rafforzare protezione interessi italiani e spera poter consolidare relazioni italo-romene basate su nuova solidarietà militare politica» 3 .

478

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Roma, 18 ottobre 1944.

Allego un appunto relativo ad una conversazione svoltasi fra il Ministro Diana e l'Incaricato d'Affari di Svezia circa la questione dei rapporti italo-olandesi 4 .

L'Incaricato d'Affari ha ricordato nella conversazione il punto di vista olandese secondo cui, all'atto della entrata in guerra del Giappone e della allora proclamata solidarietà italo-giapponese, l'Olanda ha dichiarato di considerarsi in stato di guerra con l'Italias.

Il Ministro Diana ha a sua volta fatto presente che l'Ambasciatore Buti, allora Direttore Generale degli Affari Politici, che ricevette dal Ministro di Svezia tale dichiarazione, aveva risposto di non poterne tener conto in quanto proveniva da un Governo che noi non riconoscevamo. Tale obiezione, considerata alla luce degli avvenimenti successivi e attuali, non ha alcun fondamento giuridico e può solo rimanere, ed esser fatta valere, come manifestazione del nostro desiderio, espresso in quell'unico modo che le circostanze allora consentivano, di non trovarci in stato

I Pervenuto tramite l'A.C.C. il 21 ottobre alle ore 13,30.

2 Con T. 1491 del IO settembre Visconti Venosta aveva invitato Rocco a far pervenire a Bucarest, a Bova Sc.oppa, i rallegramenti per la sua liberazione e l'auspicio per una pronta ripresa dell'attività di quella Legazione.

3 Per la risposta vedi D. 485.

4 Non pubblicato.

5 Vedi D. 170.

di guerra con l'Olanda -così come col Belgio -paesi coi quali non abbiamo alcun contrasto d'interessi e ai quali siamo legati da una lunga e non mai interrotta tradizione di amicizia.

Questa Direzione Generale potrebbe riprendere contatto coll'Incaricato d'Affari di Svezia e pregarlo di voler comunicare a nome nostro al Governo olandese che, data l'assoluta assenza di qualsiasi motivo di contrasto fra noi e l'Olanda, il Governo italiano esprime ancora una volta la speranza che il Governo olandese non vorrà insistere nel ritenere che uno stato di guerra esista fra i due Paesi; e che saremmo lieti di poter entrare in diretti rapporti con quel Governo accogliendo a Roma un suo rappresentante come già vi sono i rappresentanti del Belgio, Polonia e Cecoslovacchia 1•

479

IL RAPPRESENTANTE DELLA GRAN BRETAGNA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, CHARLES, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

APPUNTO. Roma, 18 ottobre 1944.

I am to point out that the American action 2 was taken after consultation with His Majesty's Government, who on their side will continue to provide their share of the agreed programme of essential civilian supplies for Italy but under different financial arrangements. I am requested to say that the new American arrangements for financing supplies to Italy do not necessitate any change in present arrangements for the provision of supplies to Italy from the United Kingdom and that no change is in fact contemplated.

480

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

PROMEMORIA. Roma, 20 ottobre 1944.

Ho informato Kostylev della imminente partenza della Missione Quintieri-Mattioli per Washington 3 e, molto sommariamente, degli argomenti che essi si proponevano di discutervi.

Gli ho anche aggiunto che era nostro proposito far sì che, al ritorno dagli Stati Uniti, i nostri due esperti avessero analoghe discussioni a Londra.

1 Zoppi ha poi annotato sul documento: «Atti per ora». Vedi D. 542. 2 Vedi D. 472. 3 Vedi D. 461.

In conformità alle istruzioni, ho chiesto quindi ufficialmente a Kostylev di sottoporre al Governo sovietico la proposta che un'analoga Commissione di esperti economici italiani si rechi a Mosca, per esaminarvi i problemi relativi ad una sollecita ripresa: dei rapporti economici e commerciali italo-russi.

Kostylev ne informa senz'altro telegraficamente il suo Governo e si riserva di comunicarcene appena possibile la risposta.

La questione è per noi specialmente importante sia per preparare sin da ora la strada per una ripresa commerciale coi Soviet, sia per rompere il minacciato monopolio anglo-americano delle esportazioni italiane, sia infine in considerazione della circostanza che la Russia controlla oggi e più controllerà domani gran parte dei Balcani, e quindi la loro economia e i loro scambi.

481

IL CAPO DELL'UFFICIO QUARTO DELLA DIREZIONE GENERALE AFFARI ECONOMICI, ORTONA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Roma, 21 ottobre 1944.

Ieri ho conferito a lungo col Comandante Lawler, della sottocommissione finanziaria dell'A.C., in merito alla missione QuintierP. Premettendo che egli parlava a titolo personale, Lawler mi ha detto: -che egli non approvava l'invio di banchieri privati per l'esame dei problemi che interessavano il Tesoro italiano;

-che ne aveva in passato fatto cenno al Ministro Soleri, chiedendogli se non era possibile affiancare ai predetti qualche alto funzionario del Tesoro. Il Ministro Soleri non sembrava poter disporre di un funzionario adeguato al compito;

-che allo stato delle cose e nell'imminenza della partenza, non era forse più conveniente apportare modifiche, tanto più che Mattioli gli aveva comunque fatto una fortissima impressione, come di ottimo negoziatore e finanziere;

-che Mattioli aveva chiesto a Lui, Lawler, di partire con la missione. Lawler ne sarebbe lietissimo tanto più che egli segue la ricostruzione del nostro Tesoro fin da Brindisi. Sembra che Mattioli ne abbia fatto cenno a Kirk che ha detto si sarebbe interessato presso le autorità competenti. Stone non sembra molto disposto. Ho creduto bene dire a Lawler che, se egli lo ritiene opportuno e necessario, il Ministero degli Esteri potrà svolgere qualche pressione presso Stone.

Sugli scopi della missione, Lawler mi ha accennato quanto segue:

a) è forse troppo presto per chiedere un prestito, ma comunque non è mai troppo presto porre la questione, anche se non andrà a compimento in questa prima fase dei negoziati;

I Vedi D. 461.

b) non ritiene conveniente al momento attuale, ignorando ancora quale sarà la situazione economica generale e dei prezzi dopo la liberazione di tutta l'Italia, svolgere pressioni per un miglioramento del corso del cambio attuale. Piuttosto converrà chiedere che il cambio attuale possa valere su tutti i mercati;

c) conviene fin d'adesso chiarire tutti i punti sollevati dalle varie dichiarazioni di Roosevelt e dal Tesoro americano;

d) bisognerebbe approfondire la questione della sospensione dell'emissione delle Amlire, sospensione che potrebbe portare a gravissime conseguenze.

Lawler, come in ogni altra occasione, mi è parso avere a cuore la nostra situazione economico-finanziaria e vivamente auspicarsi un buon successo della missione. Come sempre, mi è parso, malgrado la sua vivacità critica, spesso mordente, un buon amico del nostro Paese 1•

482

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. PER CORRIERE 2572/536. Roma, 24 ottobre 1944 (per. stesso giorno).

In Segreteria di Stato mi è stato fatto presente che, secondo un comunicato diramato dal Console Generale della Repubblica cecoslovacca a Roma apparso sul Corriere di Roma del 19 corrente2 , viene fatto obbligo a tutti i cittadini cecoslovacchi «i quali furono costretti a procurarsi passaporti del cosidetto Stato slovacco» di consegnare i passaporti stessi alla Missione Militare cecoslovacca entro il 27 corrente. Coloro che non ottempereranno a questa disposizionè non saranno riconosciuti per cittadini cecoslovacchi.

In Segreteria di Stato mi è stato aggiunto che la quasi totalità dei cittadini cecoslovacchi a Roma sono degli ecclesiastici o dei frati, forse una trentina, e che la Santa Sede teme che possano, per alcuni di tali religiosi che eventualmente non ottemperassero all'ordine, essere presi provvedimenti.

La Segreteria di Stato gradirebbe che fosse spesa una parola amichevole verso il Console Generale cecoslovacco affinché la situazione dei religiosi stessi venga esaminata con benevolenza ove alcuno di essi dovesse non presentarsi secondo le istruzioni sopra indicate 3 .

I In data 22 ottobre, Casardi ha annotato: «Ho visto ieri sera Lawler il quale mi ha confermato che Kirk ha già ufficialmente proposto alle Autorità alleate competenti il suo invio in accompagnamento alla missione Quintieri».

2 Vedi D. 476.

3 Per la risposta vedi D. 498.

483

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 1/744. Roma, 24 ottobre 1944.

I am very happy to confirm to you that the Italian Government have immediately given their agrément to your appointment as United States Ambassador in Rome. I say nothing that will come new to you by affirming that you already enjoy in Italy the greatest sympathy due to your long stay in the country, to your knowledge of Italian affairs and to the profound comprehension which you have always shown in our regards in propitious as well as in sad times. We are therefore sure of finding in you a friend and a faithful interpreter of our necessities and of our spirit to your Government.

It is needless for me to add with what deep and cordial appreciation the re-establishment of diplomatic relations between the United States and Italy has been received by us and that you as well as the imminent appointment of our Ambassador in Washington definitely sanction.

Y ou well know that between our countries, this sad peri od of our national life now being closed, there are no reasons for disagreements and contrasts but only profound and solid ties of friendship that my Government have as a fundamental objective to completely and practically enhance.

I am sure that your mission in Italy will rapidly bring about a closer and cordial collaboration between our two countries which is so necessary and urgent for us and for the pacification of Europe.

Please accept, Your Excellency, my warmest congratulations for the high appointment conferred upon you and for the success of your mission 1•

484

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 1/743. Roma, 24 ottobre 1944.

I ha ve the honour t o ask Y our Excellency to request the agrément to the appointment of H.E. Cavaliere Conte Carlo Sforza, Minister without Portfolio, as Ambassador to Washington.

l Un comunicato pubblicato il 26 ottobre precisava: «After consultations with the other American Republics as provided in the Resolutions of Rio de Janeiro of January, 1942, it has been agreed that diplomatic relations with the Government of ltaly should be resumed. The Governments of Great Britain and the Soviet Union likewise have been consulted. Consequently, the President will submit to the Senate after it reconvenes on November 14, 1944, the nomination of the Honorable Alexander C. Kirk as United States Ambassador to ltaly. Mr. Kirk is presently United States Representative on the Advisory Council for ltaly in Rome».

Count Sforza is too well-known in the United States to be necessary to illustrate his personality and qualifications which render him at this moment particularly suitable to hold the post to which he is designated.

lt is however not superfluous to emphasize that his appointment is above all indicative of the extreme importance the ltalian Government attaches to the task and activity that the ltalian Ambassador to the White House is called to fulfill and of our faith in the future of the increasingly friendly and confident relations between our two countries.

I shall be grateful if Y our Excellency will kindly inform me of the reply of your Government, together with all those indications that will assist in speedily arranging the preparation and departure for the United States of the Italian Diplomatic Mission 1•

I avail myself of this opportunity to convey to Your Excellency the expression of my highest consideration.

485

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO

T. 2092/130. Roma, 25 ottobre 1944, ore 172•

Suo 117 del 18 corrente3 .

Per la R. Legazione Bucarest: «Prego la S.V. di voler far conoscere, nella maniera che Ella riterrà più opportuna, a S.M. il Re Michele che R. Governo è molto grato alla Maestà Sua per la protezione accordata a codesta Rappresentanza e per averne consentito e favorito il funzionamento clandestino dall'8 settembre 1943 sino alla liberazione» 4 .

486

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2683/132. Ankara, 25 ottobre 1944 5 .

A seguito del mio telegramma n. 776 , Mameli mi ha comunicato che la sua posizione giuridica non è stata chiarita e che egli incontra pertanto difficoltà nell'esplicare le sue funzioni de facto.

I Kirk rispose, con lettera del 3 novembre, comunicando il gradimento del suo Governo per la

nomina di Sforza. Vedi anche D. 507.

2 Trasmesso tramite l'A.C.

3 Vedi D. 477.

4 Per la risposta vedi D. 543.

5 Pervenuto tramite l'A.C. il 30 ottobre.

6 Vedi D. 403, nota 3.

Su informazione fornitagli da me, il Ministro bulgaro ad Ankara aveva già telegrafato al suo Ministero raccomandando che Mameli venisse riconosciuto ufficialmente nella stessa maniera in cui Bova Scoppa era stato riconosciuto dal Governo rumeno. Il Ministro bulgaro fa ora presente di nuovo questo suggerimento.

Codesto Ministero può esaminare l'opportunità di interessare anche le autorità alleate. Rimango in attesa di conoscere telegraficamente la decisione presa da V.S. 1•

487

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. 2711/479. Berna, 25 ottobre 1944 2•

Il solo membro del Comitato Triestino il quale, secondo il Comitato di Liberazione dell'Italia del Nord, sia riuscito a fuggire, ha riferito sulla gravità della situazione che dovranno affrontare le città dell'lstria e della Venezia Giulia al momento del ritiro delle truppe germaniche. Un accordo specifico è stato raggiunto tra il Comitato Nazionale di Liberazione e i rappresentanti ufficiali del Maresciallo Tito per una cooperazione nell'attuale lotta e per il mantenimento dell'ordine pubblico all'atto della partenza dei tedeschi. Ciononostante gli italiani della Venezia Giulia che sono senza armi si aspettano rappresaglie come avvenne nel settembre del 1943 da parte di gruppi irresponsabili. Al fine di dissipare tali timori, il Comitato sottolinea la necessità di rafforzare gli accordi diretti tra il Maresciallo Tito e il Governo italiano e raccomanda che questi vengano resi pubblici nella misura più larga possibile. Con l'occasione una intesa sul campo politico con il Maresciallo Tito è urgentemente desiderabile per ottenere che i partigiani italiani possano unirsi alle forze jugoslave allo scopo di occupare i centri italiani e di mantenere l'ordine pubblico di fronte a tutti i nemici delle forze di liberazione.

488

COLLOQUIO DEL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, CON L'INCARICATO D'AFFARI DI ARGENTINA, ONETO ASTENGO

PROMEMORIA. Roma, 25 ottobre 1944.

Ho spiegato all'Incaricato d'Affari di Argentina la portata ed il significato del richiamo di Garbaccio e la ragione per la quale la reggenza della R. Ambasciata è stata temporaneamente affidata ad un giovane segretario (Sensi).

l Per la risposta vedi D. 508. 2 Pervenuto il 1° novembre tramite l'A.C.

L'ho pregato di voler portare a conoscenza riservatissima del suo Governo che il gesto italiano è stato esclusivamente motivato dalle continuate e vive pressioni di Washington ed è, in sostanza, stato compiuto da parte nostra in questa forma appunto per bloccare il tentativo nordamericano di costringerci addirittura ad una rottura delle relazioni con Buenos Aires.

Ho aggiunto che tenevamo a far sapere all'Argentina che la nostra iniziativa deve essere valutata esclusivamente in questi termini e che in essa non vi è dunque nulla che possa contrastare con quei sentimenti di amicizia e cordialità cui intendiamo che i rapporti itala-argentini restino, oggi come ieri, improntati.

L'Incaricato d'Affari informerà subito di quanto precede, in via riservatissima, il suo Governo.

Aggiungo che l'Ambasciatore d'Inghilterra, cui ho dato notizia delle pressioni nordamericane per persuaderei a rompere con l'Argentina, non si è mostrato affatto entusiasta della dura politica di Cordell Hull nei confronti di Buenos Aires, politica che sarebbe anche per la Gran Bretagna motivo non indifferente di disappunto e conseguenza di pregiudizio.

489

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL PRESIDENTE DELLA BANCA DI CALABRIA, QUINTIERI

L. 44/03162/39. Roma, 25 ottobre 1944.

In vista della imminente partenza per gli Stati Uniti della missione da Lei diretta, ritengo opportuno fissare nel promemoria qui accluso i compiti che la missione stessa dovrebbe perseguire e le numerose questioni di ordine economico-finanziario di cui è urgente ottenere chiarimenti o soluzioni da parte americana.

L'elencazione contenuta nel promemoria stesso è naturalmente fatta a titolo indicativo e deve servire soprattutto come traccia, per i contatti che la missione avrà modo di prendere con gli ambienti ufficiali e privati americani. È lasciato ovviamente al giudizio della missione la scelta del migliore metodo tattico e procedurale, che è, come ovvio, subordinato a quella che sarà l'impostazione delle conversazioni e l'atteggiamento americano.

Comunque la missione dovrà particolarmente orientare le sue richieste sui seguenti tre punti di cui è anche cenno nel promemoria accluso:

a) ottenere la concessione di un prestito;

b) ottenere che tutte le Amlire emesse in Italia, non solo cioè quelle che servono al soldo delle truppe americane, vengano computate a nostro credito (ad

I Lettera analoga (n. 44/03163/40}, salvo le necessarie varianti e l'omissione del penultimo capoverso, venne inviata all'amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana, Raffaele Mattioli, che partiva con Quintieri. Questa lettera è ed., insieme con l'appunto, in EGIDIO ORTONA, Anni d'America, vol. l, La ricostruzione: 1944-1951, Bologna, Il Mulino, 1984, pp. 419-420.

esclusione di quelle cedute al Governo italiano per i suoi bisogni di Tesoreria e il soldo alle truppe del Corpo di Liberazione italiano);

c) ottenere che da parte americana si accetti l'invio di una delegazione di rappresentanti del mondo industriale, commerciale e agricolo italiano, per l'acquisto delle merci e dei generi a noi necessari e di cui è fatto cenno nelle ripetute dichiarazioni del Presidente Roosevelt.

Copia del promemoria stesso è stata consegnata al Console Egidio Ortona, il quale è stato nominato presso la missione in rappresentanza del Ministero degli Esteri e che dovrà riferire al Ministero stesso sul corso e sull'esito delle trattative 1•

Mentre confermo a Lei e al dott. Raffaele Mattioli a nome del Governo, il mandato di piena fiducia, già commessole dal Comitato dei Ministri il 27 settembre, mi è gradito formulare i migliori auguri per un successo della missione, dai cui risultati molto potrà dipendere per la ripresa economica del nostro Paese.

ALLEGATO l

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL PRESIDENTE DELLA BANCA DI CALABRIA, QUINTIERI

PROMEMORIA. Roma, 25 ottobre 1944.

Nella riunione del Comitato dei Ministri che ha avuto luogo a Palazzo Chigi il 27 settembre, sono stati discussi i compiti che la missione economico-finanziaria, ora in procinto di partire per gli Stati Uniti, dovrà svolgere nei suoi contatti con le autorità e con personalità del mondo economico e finanziario americano.

Si ritiene opportuno specificare qui di seguito in dettaglio i compiti predetti, e ciò in relazione anche ai nuovi fattori intervenuti, successivamente alla riunione del Comitato, con le varie dichiarazioni fatte dal Presidente Roosevelt, il comunicato congiunto Churchill-Roosevelt di Hyde Park2 , il comunicato della Tesoreria americana 3 .

A.

La missione, in quanto costituisce la prima occasione di un diretto scambio di vedute in America tra delegati italiani e autorità americane, deve prefiggersi, innanzi tutto, uno scopo generico di carattere esplorativo e informativo.

Interessa innanzi tutto al Governo italiano avere una diretta sensazione di quelle che sono le visuali del Governo americano in merito ai problemi economici italiani, con particolare riguardo :

l) all'apporto che sia gli organi ufficiali che organismi privati americani intendono dare per la ricostruzione del nostro Paese, sia in materie prime, che in generi alimentari, manufatti e beni strumentali, come anche con aiuti nel campo monetario e finanziario;

2) alle condizioni da parte delle Nazioni Unite circa i limiti e le condizioni che potranno venirci imposte in trattative post-belliche nei riguardi della nostra economia (commercio estero, industria, comunicazioni marittime ed aeree, agricoltura).

I Vedi D. 544.

2 Vedi D. 439.

3 Vedi D. 472.

Per contro è opportuno che la missione illustri con ogni possibile mezzo la disastrosa situazione venutasi a creare per l'Italia a seguito della guerra, lumeggiando:

a) i gravissimi danni subiti dall'Italia in seguito agli eventi bellici nel loro complesso, sia per i fatti di guerra anteriori all'8 settembre che per la lotta da noi condotta da quella data a fianco delle Nazioni Unite e per la guerra guerreggiata sul nostro territorio;

b) le esportazioni in massa, effettuate dalle truppe tedesche, di grandissima parte del patrimonio mobile, strumentale, industriale, agricolo, zootecnico, privato e pubblico, nelle zone da esse occupate e attraversate;

c) gli oneri subiti dall'Italia in base alle clausole armistiziali e spesso per una interpretazione estensiva di esse, sia che si tratti di oneri sostenuti in relazione alla occupazione in senso stretto, sia connessi con la condotta della guerra in generale;

d) gli attuali problemi che il Governo italiano deve con urgenza affrontare a causa dei fattori sopradescritti, sia per ciò che attiene alla vita stessa delle popolazioni e alle loro necessità (in particolare illustrando il gravissimo problema dei profughi e dei senza tetto), sia per ciò che riguarda l'apparato economico nazionale e la situazione finanziaria

· valutaria.

B.

Avuto riguardo a quanto sopra elencato, la missione giudicherà, in base ai contatti che essa potrà stabilire, sull'opportunità di affrontare una questione che ha aspetti pregiudiziali, che coinvolge elementi giuridici e politici di notevole portata, e che sembra opportuno suscitare fin d'ora, sia pure, se necessario, a titolo soltanto preliminare e dialettico. Trattasi della discriminabilità degli oneri finanziari ed economici che gravano sull'Italia a seguito dell'armistizio (art. 23 e art. 33), e in particolare tra quelli attinenti all'occupazione alleata, e quelli derivanti dalla ulteriore condotta delle operazioni su territorio italiano o connessi con la condotta della guerra su altri teatri di operazione. È bene tener presente che in questi oneri sono compresi, oltre che le Amlire messe direttamente in circolazione dagli Alleati, anche i materiali da noi ceduti, le prestazioni di servizi e le requisizioni effettuate per conto degli Alleati.

Su tale problema, che viene più ampiamente illustrato nei suoi aspetti giuridici nel foglio qui accluso 1 , sarebbe opportuno poter ottenere fin d'ora assicurazioni specifiche da parte americana. Si tratta in sostanza di impugnare l'interpretazione unilaterale sinora data alle clausole economiche delle condizioni armistiziali, poggiando i nostri argomenti sia in linea di fatto, sulla già avvenuta discriminazione derivante implicitamente dalle recenti dichiarazioni del Presidente Roosevelt relative alle Amlire e dalla dichiarazione congiunta Churchill-Roosevelt di Hyde Park, e sia, in linea di diritto, sul nuovo fattore costituito dalla nostra cobelligeranza e sul gravame eccessivo inerente alla condotta di operazioni belliche sul nostro territorio per un lasso di tempo molto più lungo di quello previsto al momento dell'armistizio.

c.

l. Per ciò che attiene al campo strettamente finanziario, si è di avviso che, facendo particolarmente presenti gli urgenti e pericolosissimi aspetti del fenomeno inflazionistico in Italia, convenga:

a) insistere per una estensione all'Italia della legge Affitti e Prestiti, che costituirebbe lo smantellamento più cospicuo delle clausole armistiziali e un'ulteriore forma di collaborazione per l'importazione in Italia di merci necessarie alla ricostruzione e alla nostra partecipazione alla guerra a fianco degli Alleati;

I Vedi allegato II.

b) lumeggiare la necessità che gli aiuti concessici dall'U.N.R.R.A. in maniera assolutamente insufficiente ai nostri bisogni di assistenza per un ammontare di 50 milioni di dollari, vengano successivamente e adeguatamente maggiorati;

c) ottenere congrue forme di contributo da parte americana con la concessione di prestiti pubblici o privati;

d) accertare quali possibilità vi siano per l'Italia di essere ammessa a partecipare agli accordi di Bretton Woods e agli istituti ivi deliberati;

e) cercare ci conoscere l'opinione americana circa la possibilità di un più favorevole tasso di cambio lira-dollaro e lira-sterlina, svolgendo eventualmente passi per ottenerlo;

f) sollevare il problema delle nostre disponibilità all'estero, chiedendo lo sblocco dei crediti congelati unitamente al dissequestro dei beni situati in America e, possibilmente, di quelli in Gran Bretagna e appartenenti a cittadini o ad aziende bancarie e commerciali italiane; esaminare la questione delle nostre navi sequestrate già prima dell'inizio della guerra e durante il corso della guerra;

g) ottenere un accordo e la collaborazione dei Governi alleati perché le cose e i valori asportati dalla Germania (oro, macchinari, merce, opere d'arte, mobili), ci vengano restituite oltre ai risarcimenti delle distruzioni praticate dai tedeschi in Italia;

h) analogamente ottenere il riconoscimento a un futuro eventuale utilizzo dei conti dei tedeschi in essere presso le Banche italiane, ai fini della restituzione e del risarcimento di danni per i beni di cui al comma precedente, conti che la Commissione Alleata ... 1 , mentre in base alla nostra dichiarazione di guerra alla Germania dovrebbe essere ammesso il pieno diritto dell'Italia ad invigilare o a rivalersi direttamente sui beni tedeschi in Italia.

2. Le recenti dichiarazioni del Presidente Roosevelt, la dichiarazione congiunta di Hyde Park e quella del Tesoro americano pongono una somma di questioni che meritano un immediato esame e specifici chiarimenti da parte americana. In particolare sarà opportuno:

a) conoscere l'ammontare complessivo delle Amlire emesse in Italia, che motivi di ordine militare hanno finora impedito alla Commissione Alleata di comunicarci ma che comunque, anche se in via del tutto riservata, il Ministro del Tesoro deve conoscere, tanto più dopo le recenti dichiarazioni del Presidente Roosevelt;

b) far presente che malgrado l'importanza del gesto americano per il riconoscimento quale nostro credito in dollari delle Amlire emesse per la paga dei soldati americani, l'apporto che tale riconoscimento implica non è tale ancora da costituire un sostanziale e decisivo passo avanti per il risarcimento della nostra moneta e della nostra economia e ottenere che vengano svolte pressioni presso il Governo britannico per un analogo trattamento;

c) ottenere che anche le Amlire emesse per il pagamento dei supplies and services delle unità operanti in Italia (un miliardo -un miliardo e mezzo al mese) ci vengano analogamente riconosciute come credito in dollari e ciò in base alla discriminazione di cui paragrafo B);

d) sollevare, sia pure in via preliminare, la questione del riconoscimento come nostro titolo di credito, del corrispettivo degli altri oneri sopportati dall'Italia (e cioè di fuori di quelli corrispondenti ai pagamenti effettuati in Amlire), costituiti dalla cessione di materiali, dalla prestazione di servizi e dalle requisizioni;

e) ottenere chiarimenti circa la dichiarazione del Tesoro americano secondo la quale non verrebbero più emesse né stampate Amlire, lumeggiando il disagio che verrebbe a crearsi per il nostro Tesoro con una indubbia conseguente rarefazione di circolante. Al riguardo sarebbe opportuno cautelarci, ottenendo che, se necessario, venga trovata una formula per la eventuale revoca della decisione predetta;

l Parole mancanti nel testo.

f) ottenere i dati a tutto oggi relativi ai post-liberation blocked-accounts, richiedendo notizie sulla loro composizione, consistenza e impiego e sollecitando il consenso da parte americana alla istituzione di una nostra rappresentanza dell'Istcambi o della Banca d'Italia

o di altro organismo governativo italiano per il controllo congiunto e l'amministrazione dei conti predetti. Richiedere notizie sull'attuale precisa situazione delle somme facenti parte della Veteran 's Administration;

g) ottenere che, visto che la dichiarazione Roosevelt prevede tra l'altro l'impiego dei post-liberation accounts per le spese diplomatiche, sia concesso al Governo italiano disporre liberamente di una somma globale sui conti stessi, senza soggiacere a controllo alleato;

h) sollecitare dati precisi circa la misura dell'apporto futuro dei noli delle nostre navi mercantili impiegate nel pool di Algeri, che, dalle norme esplicative della dichiarazione Roosevelt, sarebbero ora calcolate a nostro credito o a sconto dei noli effettuati da navi battenti altra bandiera per il trasporto di generi o merci in Italia e istituire fin d'ora una contabilizzazione a ciò relativa; cercare di ottenere che anche i noli passati vengano posti a nostro credito;

i) ottenere che, per ciò che concerne le somme accumulatesi nel periodo di prigionia a favore dei prigionieri rimpatriandi, le quali verranno versate in lire in Italia, il controvalore in dollari venga costituito in conto libero, e non venga versato su conti bloccati;

l) conoscere l'ammontare delle partite finora maturatesi a nostro debito per l'importazione in Italia di generi e merci dietro richiesta dell'A.C. e dei Comandi militari e accertare che queste non vengano a gravare nei conti in dollari stabiliti con la contropartita delle Amlire, le rimesse degli emigranti, i proventi delle esportazioni e altre voci, ma si trovino in un conto a parte, che si chiuda con la assunzione della responsabilità finanziaria del Governo italiano, prevista dalla dichiarazione Roosevelt.

3. Converrà che la missione tratti le questioni relative al commercio estero che vengono implicitamente sollevate dalla dichiarazione congiunta Churchill-Roosevelt con cui si prevede che l'Italia deve essere messa in grado di riprendere i suoi contatti commerciali con l'estero.

D'altra parte nelle norme esplicative della dichiarazione di Roosevelt relativa alle Amlire si fa presente che «il Governo italiano e la Commissione Alleata redigeranno insieme il programma delle necessità essenziali per la popolazione civile italiana, programma che dovrà essere approvato dalle autorità militari, dagli enti civili alleati interessati e da altri enti responsabili dei trasporti».

È al riguardo da tener presente che le ordinazioni sono per ora ancora fatte spesso confusamente dagli ufficiali alleati, che hanno mansioni centrali regionali o provinciali.

È ancora da osservare che il comunicato stampa del 18 ottobre da Washington, nell'annunciare l'alleviamento di certe restrizioni alle relazioni commerciali con l'Italia, in conformità della legge del «commercio col nemico», specifica che «non sarà concessa per il momento alcuna licenza per gli atti di commercio privato, poiché il commercio con l'Italia si effettua attualmente attraverso agenzie di Governo».

Dato quanto precede converrà che la Missione faccia presente:

a) che è opportuno che una delegazione di tecnici italiani del mondo commerciale, agricolo e industriale si rechi in America per concordare gli acquisti da parte dell'Italia, piuttosto che concordare gli acquisti in Italia con la Commissione Alleata, e ciò soprattutto per procedere sul posto alla scelta delle merci ed alla valutazione del prezzo;

b) che sarebbe fin d'ora opportuno che l'Italia venisse liberata dagli impacci che intralciano il suo commercio con l'estero e che Io limitano soltanto a scambi controllati dagli Alleati con l'America e la Gran Bretagna. A questo riguardo potrà farsi rilevare che un assestamento della situazione economica dell'Italia non sarà mai possibile se non sarà concesso al nostro Paese di riprendere celermente le sue relazioni commerciali con gli Stati stranieri, da cui sarà possibile trarre diretti benefici anche agli effetti monetari e finanziari.

ALLEGATO Il IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI,

AL PRESIDENTE DELLA BANCA DI CALABRIA, QUINTIERI

APPUNTO. Roma, 25 ottobre 1944.

l. Le disposizioni dell'Armistizio relative agli oneri finanziari dell'Italia sono formulate in termini tali da lasciare incertezze sulla determinazione di essi. Così, in particolare, l'art. 23 delle condizioni addizionali del 29 settembre 1943, stabilisce l'obbligo dell'Italia di «mettere a disposizione la valuta italiana che le Nazioni Unite domanderanno» ed a «riscattare la valuta emessa dalle Nazioni Unite durante le operazioni militari o l'occupazione». Poiché è da escludere che queste disposizioni mettano a carico dell'Italia degli oneri illimitati, si deve dedurre dall'insieme delle clausole di armistizio il criterio al quale è da intendersi commisurato l'obbligo di mettere a disposizione valuta italiana e di ritirare la valuta emessa dalle Nazioni Unite. Tale criterio si ricava dall'art. 23 dell'Armistizio, nel quale si parla di «pagamento delle spese di occupazione».

Si pone, a questo punto, la questione di sapere quali spese compiute in Italia dalle Nazioni Unite si debbano considerare «spese di occupazione» agli effetti di essere messe a carico dell'Italia. Non tutti i pagamenti che sono eseguiti in Italia dalle Nazioni Unite con valuta da esse emessa o con valuta italiana posta a loro disposizione dal Governo italiano in base all'art. 23 dell'Armistizio, si possono considerare come «spese di occupazione» nel senso in cui questa categoria è abitualmente intesa nella prassi delle convenzioni di armistizio. Così non sembra dubbio che non possono farsi rientrare nelle «spese di occupazione» le spese sostenute dalle Nazioni Unite in Italia per preparare nuove operazioni militari contro il nemico, sia che queste operazioni si svolgano in Italia, sia, e tanto meno, se esse sono destinate a svolgersi su altri fronti (esempio: costruzioni ed utilizzazione degli aeroporti di Foggi a per le operazioni dei Balcani). Nell'Armistizio non vi è nessuna disposizione, la quale possa interpretarsi nel senso che siano messe a carico dell'Italia le spese delle Nazioni Unite relative alle operazioni militari per la continuazione della guerra con la Germania. Nei riguardi dell'Italia, in base all'Armistizio le Nazioni Unite hanno la condizione di una Potenza occupante: e perciò le disposizioni degli articoli 23 e 33 dell'Armistizio sono da interpretarsi nel senso che l'onere messo a carico dell'Italia è limitato alle spese che le Nazioni Unite sopportano in Italia per esercitare i diritti di Potenza occupante.

2. La determinazione degli oneri finanziari dell'Italia, sulla base dell'interpretazione dell'Armistizio vigente, lascia naturalmente aperta l'altra impostazione che tale questione può avere facendosi richiamo allo stato di cobelligeranza che si è sovrapposto a quello armistiziale ed alla Dichiarazione tripartita con la quale gli Alleati, riconoscendo lo stato di cobelligeranza, ammettevano che le condizioni armistiziali potessero «essere modificate mediante un accordo fra i Governi alleati in considerazione dell'aiuto che il Governo italiano sarà in grado di dare alla causa delle Nazioni Unite».

Dopo un anno di cobelligeranza, durante il quale da parte dell'Italia si è fatto tutto quanto era possibile per contribuire allo sforzo bellico contro la Germania, si presenta fondata la domanda che, in applicazione della Dichiarazione tripartita, le clausole dell' Armistizio siano rivedute per metterle in armonia con la nuova situazione di diritto e di fatto esistente fra l'Italia e le Nazioni Unite: ora fra le clausole, la cui revisione è più urgentemente giustificata, vi sono quelle relative agli oneri finanziari messi a carico dell'Italia dall'Armistizio. A questo riguardo non può non tenersi conto del fatto che il prolungarsi, oltre il previsto, delle operazioni di guerra contro la Germania nel territorio italiano importa per l'Italia il grave danno derivante dalle enormi distruzioni che accompagnano tali operazioni, e che un eccessivo onere finanziario per lo Stato italiano influisce sullo sforzo bellico dell'Italia e compromette le possibilità della ricostruzione economica e del risanamento monetario.

490

IL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. S.N. Roma, 25 ottobre 1944.

The message contained in the letter of which I enclose a copy has just reached me and I take this means of conveying to you the information in order to avoid delay.

I hope you will be pleased.

ALLEGATO

IL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C., STONE

L. URGENTE. Roma, 25 ottobre 1944.

I am just in receipt of a telegraphic instruction from the Department of State at Washington stating that an accord has been arrived at by the American Republics, with the exception of Argentina, that diplomatic relations shall be resumed with the Italian Government and that a formula has been agreed upon by nineteen of the Republic on the text of an announcement of the resumption of diplomatic relations with Italy to be issued on October 26. It is expected that the agreement on the part of the twentieth Republic will be forthcoming at any moment.

I have been instructed by my Government to inform the Italian Government of the foregoing and accordingly I shall be glad if you will good enough to take the necessary steps to that end.

491

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO

T. 2109/131. Roma, 26 ottobre 1944, ore 24 1•

Suoi 98 e 105 del 7 e 12 ottobre2• Governo sovietico, come risulta anche da comunicazioni Bova Scoppa e Mameli, non ha finora ulteriormente insistito su precedente richiesta sospensione

1 Trasmesso in inglese tramite l'A.C.

2 Con i telegrammi 2396/98 e 2566/105 del 7 e 12 ottobre, pervenuti rispettivamente il 15 e il 24 ottobre, Rocco aveva fornito indicazioni circa il rimpatrio del personale delle legazioni a Bucarest e Sofia in seguito a quanto comunicatogli con il D. 449.

attività nostre Rappresentanze Bucarest, Sofia. Risulta altresì che Rappresentanze neutre predette città continuano esercitare loro funzioni.

In queste condizioni è certamente opportuno provvedere rimpatrio nostri militari, rifugiati e personale superfluo, ma evitando con ogni cura che rimpatri stessi possano comunque dare l'impressione che intendiamo procedere a chiusura nostre Rappresentanze o a sospensione loro attività, ciò che contrasterebbe con nostri propositi e nostri interessi.

Prego l'E.V. di voler regolarsi in conseguenza, anche nelle sue eventuali possibili comunicazioni con Bova Scoppa e Mameli.

492

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2712/480. Berna, 26 ottobre 1944 1•

Riferimento telegramma ministeriale n. 3062•

La situazione militare in Val d'Aosta è immutata. I passi alpini tra l'Italia e la Francia ancora occupati da truppe germaniche e un Generale tedesco trovasi in Aosta attualmente. I tedeschi cercano di aprire le fabbriche di Cogne.

Conflitti tra coloro che sono rimasti fedeli all'Italia e quelli che appoggiano l'unione alla Francia sono di nuovo scoppiati nella Val d'Aosta. Ho ricevuto da un gruppo prominente ed importante della Val d'Aosta copia di una dichiarazione nella quale, dopo aver insistito sopratutto sul principio che la Val d'Aosta deve conseguire in avvenire qualche autonomia nel campo della lingua, viene affermata tuttavia l'opposizione ad ogni tentativo diretto all'annessione alla Francia e viene affermato il loro sincero attaccamento all'Italia.

493

IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI

L. PERSONALE. Washington, 26 ottobre 1944.

I gladly received Your friendly message on Columbus Day 3 , and I take this opportunity of assuring you of the continued sympathy and good wishes of the people of the United States for the people of Italy.

I Pervenuto il 1° novembre tramite l'A.C. 2 Vedi D. 413, nota 2. 3 Vedi D. 465.

October 12 this year was more than the anniversary of Cristopher Columbus. It was also the eve of the first anniversary of active Italian participation with the United Nations in the war against Germany; and our celebrations of the historic date were marked by increasing appreciation of the Italian Government, and of the Italian armed forces and people.

I am sure that this contribution will not have been in vain; and that Italy will continue to work with the United States and the United Nations in the common task of rebuilding an enduring peace.

Please also accept my personal good wishes.

494

IL CAPO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO, PERASSI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Roma, 26 ottobre 1944.

In relazione alla lettera diretta in data 17 corr. dal Signor Vanek al Segretario Generale relativamente ad una pretesa non validità dei passaporti slovacchi 1 , il Contenzioso Diplomatico ha il pregio di rilevare quanto segue:

l. L'attuale posizione dell'Italia nei confronti dello Stato slovacco può essere definita, tenendo presenti alcuni elementi di fatto:

a) Lo stato slovacco non sorse in virtù degli accordi di Monaco del 29 settembre 1938 e del successivo arbitrato di Vienna -che la dichiarazione ufficiale del

R. Governo in data 26 settembre u.s. 2 considera nulli e non avvenuti-ma il 14 marzo 1939, con la proclamazione dell'indipendenza della Slovacchia da parte della Dieta slovacca.

b) La costituzione del nuovo Stato fu riconosciuta de jure, oltre che dall'Italia, dalla Santa Sede, Germania, Ungheria, U.R.S.S., Jugoslavia, Romania, Bulgaria, Spagna, Finlandia, Danimarca, Svizzera, Giappone, Paraguay. Furono istituite rappresentanze diplomatiche presso il nuovo Stato, oltre che dall'Italia, dalla Santa Sede, Germania, Ungheria, Romania, Jugoslavia, Spagna, Bulgaria, U.R.S.S. La Svezia e la Danimarca nominarono un console onorario. La Gran Bretagna e la Francia mantennero, sino allo scoppio della guerra con la Germania, i loro consoli, i quali, dal marzo al settembre 1939, agirono pertanto presso il nuovo Governo slovacco.

c) Lo Stato slovacco, oltre gli accordi commerciali stipulati con l'Italia nel luglio e nel dicembre 1939, concluse, fra il 1939 e il 1940, trattati di commercio con l'Ungheria, la Bulgaria, la Jugoslavia, la Romania, la Svizzera, la Russia, e la Finlandia.

I Vedi D. 476. 2 Vedi D. 438.

d) Non ostante l'attuale occupazione militare tedesca, prevista dal trattato germano-slovacco del marzo 1939, lo Stato slovacco esiste tuttora, ed il suo Governo continua a funzionare nel territorio statale.

e) In seguito alla nuova situazione politica e, in particolare, alle misure adottate dal Governo slovacco verso i rappresentanti italiani in Bratislava dopo 1'8 settembre 1943, le relazioni diplomatiche fra l'Italia e la Slovacchia sono state interrotte.

Avuto riguardo agli elementi predetti, e particolarmente al fatto che la situazione dello Stato slovacco non fu un effetto degli accordi e atti dichiarati nulli dalla dichiarazione italiana del 26 settembre u.s., questa non implica necessariamente che da parte dell'Italia lo Stato slovacco sia considerato o debba considerarsi come inesistente. Ne consegue che i passaporti e gli altri atti giuridici delle autorità slovacche non possono essere ritenuti non validi dalle autorità italiane.

~

2. Rispetto alla Cecoslovacchia la posizione dell'Italia risulta dalle seguenti circostanze:

a) Il R. Governo ha sconfessato la partecipazione dell'Italia a quegli accordi e atti internazionali che si connettono con la crisi dello Stato cecoslovacco. Ciò non esclude, però, la realtà della situazione prodottasi in seguito all'esecuzione di tali accordi.

b) Il Governo italiano si è dichiarato favorevole alla ricostruzione della Republica cecoslovacca che nel 1939 si estinse di fatto e di diritto. Non sembra, tuttavia, che si possa sin d'ora considerare lo Stato cecoslovacco come già effettivamente esistente.

c) Un delegato del Governo cecoslovacco, col consenso e per il tramite dell'A.C.C., ha comunicato di assumere la qualifica di Console Generale di Cecoslovacchia a Roma. Il Governo italiano non ha potuto non prenderne atto. Ciò non significa, però, che un rappresentante diplomatico dello Stato cecoslovacco sia stato accredidato presso il R. Governo e neppure che l'attuale Governo cecoslovacco sia stato riconosciuto de jure dal Governo italiano.

3. Dalle considerazioni esposte risulta quanto segue: a) La posizione dell'Italia di fronte al ricostituendo Stato cecoslovacco, quale è stata determinata dalla dichiarazione del R. Governo e dall'atteggiamento assunto verso il suo rappresentante, non è incompatibile -finchè lo Stato slovacco continui ad esistere effettivamente -con quella derivante all'Italia dall'aver a suo tempo riconosciuto detto Stato. In ogni caso non è a parlarsi di revoca del riconoscimento. b) È una questione di apprezzamento politico quella di considerare se, in

seguito alla dichiarazione del 26 settembre ed ai criteri politici cui essa si ispira, in vista dei futuri rapporti fra l'Italia e la Cecoslovacchia, sia il caso di dichiarare che, avuto riguardo alla situazione di fatto nella quale ora si trova la Slovacchia, lo Stato slovacco ha cessato di avere le caratteristiche di uno Stato con propria personalità di diritto internazionale. L'eventuale adozione da parte italiana di una

tale decisione potrebbe essere oggetto di negoziati (specialmente con riguardo all'atteggiamento della Cecoslovacchia rispetto al problema dei confini orientali italiani ed in particolare del problema di Trieste, le sorti del cui porto interessano il traffico cecoslovacco).

4. Si è d'avviso che, intanto, una risposta al Signor Vanek potrebbe essere limitata nel senso seguente:

a) La dichiarazione del Governo italiano del 26 settembre non importa che, allo stato attuale delle cose, le autorità italiane debbano considerare come non validi i passaporti slovacchi.

b) Ogni altra questione non rientrante nella predetta dichiarazione resta riservata ad eventuale ulteriore discussione fra i due Governi 1•

495

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI

T. 2125/367. Roma, 27 ottobre 1944, ore 192•

Suo 456 3 .

Siamo in rapporti diretti con Autorità interessate, cui abbiamo fatto immediatamente presente arbitrarietà provvedimenti adottati contro cittadini, interessi italiani, richiedendone sollecita sospensione. In mancanza terze potenze protettrici abbiamo chiesto invio nostri funzionari sul posto. È bene nel frattempo, e sino a quando non pervenga risposta a tali nostre richieste, che Governo elvetico cerchi esercitare, a titolo piuttosto provvisorio e amichevole che di vera e propria protezione (che sarebbe in questa fase politicamente inopportuna), conveniente azione di tutela, e che da parte codesta Legazione sia svolta azione analoga sta presso codeste Autorità che presso Rappresentanza diplomatica interessata 4 .

496

IL MINISTRO DEGLI ESTERI POLACCO, ROMER, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

L. P.F. 49.Yj44. Londra, 27 ottobre 1944.

Donnant suite à la démarche de Monsieur Babuscio Rizzo, Chargé d'Affaires du Royaume d'Italie près le Saint Siège, auprès M. Kazimierz Papèe, Ambassadeur

1 La risposta alla lettera di Vanek fu data oralmente: vedi D. 533. 2 Spedito tramite l'A.C. 3 T. 2545/456 del 21 ottobre, relativo alla situazione di cittadini e beni italiani in Francia. 4 Per la risposta vedi D. 503.

de Pologne, le 3 juin 1944 1 , j'ai l'honneur d'informer V otre Excellence du désir sincère du Gouvernement Polonais de renouer dès que cela sera possible, les relations diplomatiques normales avec le Gouvernement Italien.

En attendant, je considère comme pouvant étre très utile d'établir entre Votre Excellence, comme Ministre des Affaires Étrangères, et moi méme, la possibilité d'échanger nos vues d'une manière suivie par l'intermédiaire d'une personne ayant pleine confiance du Gouvernement Polonais. Mon choix s'est porté sur la personne de Monsieur Maciej Loret, Ministre Plénipotentiaire, habitant Rome depuis de longues années et connu personnellement de Votre Excellence.

Je vous prie, Monsieur le Président, de considérer Monsieur Loret comme le porte-parole du Gouvernement Polonais auprès de Votre Excellence, et de bien vouloir lui faciliter les relations qu'il aurait éventuellement à entretenir avec d'autres personalités du Gouvernement Italien.

C'est avec grand plaisir que je saisis cette occasion pour exprimer à Votre Excellence, au nom du Gouvernement Polonais, ma profonde conviction que la mission de Monsieur Maciej Loret contribuera heureusement à ouvrir une nouvelle phase sur la voie du renouement entrè la Pologne et l'Italie de relations empreintes de cordialité réciproque, qui ont prévalu si longtemps entre nos deux nations2•

497

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 28 ottobre 1944.

Ho detto al Ministro Vanek che saremmo stati molto lieti se la ripresa dei rapporti diplomatici potesse includere anche la Cecoslovacchia. Bastava che, a tale scopo, il Vanek stesso lasciasse cadere l'attuale qualifica di Console Generale e assumesse senz'altro quella di Ministro, previa richiesta di gradimento e susseguente presentazione di Lettere Credenziali. Da parte nostra non avremmo avuto alcuna difficoltà ad accreditare temporaneamente l'Ambasciatore Carandini anche presso il Governo cecoslovacco a Londra, sino alla liberazione del territorio della Repubblica.

Il Ministro Vanek telegraferà subito al suo Governo in questo senso, vivamente appoggiando la proposta. Ci farà sapere la risposta appena possibile.

l Vt:di DD. 247 nota l (p. 300), 258 e 273.

2 Il 7 novembre Prunas ha annotato su questo documento: «La lettera è arretrata. Il Ministro Loret farà una comunicazione molto più ampia al Presidente Bonomi, cui annunzierà la ripresa delle relazioni diplomatiche normali fra Italia e Polonia». Vedi D. 519 e, per la risposta di Bonomi,

D. 524.

498

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

T. A MANO 2175. Roma, 30 ottobre 1944, ore 18.

Suo 536 1•

Faccia sapere alla Segreteria di Stato che questo Ministero è immediatamente e amichevolmente intervenuto presso il Ministro Vanek, in conformità al desiderio espressoLe.

Il Ministro Vanek che, è bene ricordare, ha la qualifica di Console Generale, non essendo stati a tutt'oggi ripresi i rapporti diplomatici fra Italia e Cecoslovacchia, ha fatto presente che tutti gli ecclesiastici (secondo le sue informazioni circa ventitré) trovantisi in Vaticano e muniti di passaporto slovacco, hanno in blocco e senza eccezione declinato di rispondere al suo appello. In queste circostanze e dinnanzi a un atteggiamento che ha tutta l'aria di un pronunciamento, che egli ha ragione di supporre concordato col Ministro Sidor, egli non può che insistere sul suo punto di vista.

Si è tratta l'impressione che il Ministro Vanek non avrebbe alcuna difficoltà ad allontanare i termini della richiesta presentazione (fissati per il 28 ottobre) o a chiudere almeno parzialmente gli occhi, se almeno una parte degli ecclesiastici di cui trattasi ottemperasse alla sua ingiunzione. Egli sarebbe anzi molto riconoscente alla Santa Sede se la Segreteria di Stato volesse svolgere, in via amichevole, una qualche azione di persuasione in questo senso.

Il Ministro Vanek fa notare non esservi alcun dubbio sulla ricostituzione della Cecoslovacchia e, conseguentemente, sulla necessità che i cittadini slovacchi si adeguino il più rapidamente possibile a tale situazione: un diverso atteggiamento da parte loro non potrebbe non condurli che a un fuoruscitismo permanente con tutte le conseguenze connesse.

Per sua norma aggiungo che la situazione di diritto fra Italia e Cecoslovacchia è piuttosto complessa, e, forse, non esattamente definibile in termini espliciti. È comunque evidente il nostro interesse politico a considerare sin da ora la Cecoslovacchia, qualunque sia la situazione di diritto, come Stato indipendente. Benché dunque non sia affatto nostro proposito adottare verso i detentori di passaporti slovacchi atteggiamenti e misure vessatorie, potrebbe peraltro venire un momento in cui la situazione politica potrebbe esigere da parte nostra l'adozione di un diverso atteggiamento. Tutto ciò è naturalmente strettamente connesso anche con gli sviluppi delle operazioni militari.

Aggiunga, la prego, che siamo naturalmente disposti in qualunque momento a continuare presso il Ministro Vanek quella qualunque azione che la Santa Sede potrà ritenere, nei limiti sopra descritti, utile e consigliabile.

I Vedi D. 482.

499

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL PRESIDENTE DELLA CONFEDERAZIONE ELVETICA, STAMPFLI

L. 1/773. Roma, 30 ottobre 1944.

La partenza del Consigliere di Legazione Berio per Berna mi offre la propizia occasione di pormi in diretto e personale contatto con Lei, com'era da tempo mio vivo e cordiale desiderio. È questa infatti la prima volta, dopo la liberazione di Roma, che lo sviluppo delle operazioni militari finalmente consente il collegamento fra l'Italia liberata e la Svizzera.

Vengo sopratutto in questo nostro primo contatto a dirLe come e quanto il Governo e il popolo italiano abbiano apprezzato ed apprezzino il cordiale, fattivo, umano atteggiamento che la Confederazione ha sempre mantenuto nei nostri confronti. La protezione dei nostri cittadini e interessi in tanta parte del mondo, l'attività generosa svolta da per tutto e con alto spirito di umanità dai Rappresentanti diplomatici e consolari elvetici, l'azione condotta in prò dei nostri rifugiati sul suolo svizzero, l'opera nobilissima della Croce Rossa Internazionale, l'atteggiamento infine mantenuto dalla Confederazione verso il legittimo Governo italiano, costituiscono indubbiamente per l'Italia e per gli italiani ragione di gratitudine e di riconoscenza molto cordiali e profonde.

Desidero assicurarLa che queste genuine, autentiche, concrete prove di amicizia non saranno da parte nostra dimenticate. È proposito mio e del mio Governo rinsaldare con la Svizzera i rapporti di fiduciosa collaborazione e amicizia: dare, appena possibile, avvio e sviluppo ad un progressivo e rapido miglioramento delle relazioni commerciali, economiche e culturali fra i nostri due Paesi; rinsaldare insomma, in ogni settore ove appaia reciprocamente utile, la solidarietà itala-elvetica. Tutto ciò che potrà essere sin da ora predisposto in questo senso -e sopratutto in materia di eventuale partecipazione elvetica all'opera di ricostruzione italiana -troverà il mio Governo decisamente e senza riserve favorevole e consenziente.

Ella voglia, La prego, rendersi interprete dei nostri sentimenti di gratitudine presso tutti coloro -autorità e privati -i quali hanno, in quest'ora gravissima della sua vicenda nazionale, dato al popolo italiano l'appoggio ed il conforto della loro cordiale assistenza.

Ella voglia sopratutto contare sull'amicizia della nuova Italia democratica che, nonostante le indicibili sofferenze cuì è stata ed è sottoposta, ritroverà pur certamente, attraverso l'attività, parsimonia e lavoro dei suoi figli il suo rispettato posto in un mondo pacificato.

Mi è particolarmente grata· l'occasione per offrirLe, Signor Presidente, insieme ai miei voti per la prosperità del Suo Paese, l'assicurazione della mia viva e cordiale considerazione.

500

COLLOQUIO DEL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, CON IL RAPPRESENTANTE DELLA JUGOSLAVIA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, SMILJANIC

PROMEMORIA. Roma, 30 ottobre 1944 1•

Il Ministro Smiljanic mi ha ancora una volta descritto la situazione del suo Paese in termini pessimistici. Egli considera Tito sopratutto come agente di Mosca e lo qualifica come uomo estremamente pericoloso in quanto sostenitore di idee e programmi nazionalistici accesi, che non consentiranno mai quelle soluzioni di compromesso che sono invece necessarie per la pacifica coesistenza della Jugoslavia coi suoi vicini.

Ho dato notizia al Ministro Smiljanic dei particolari relativi alla recente ripresa delle relazioni diplomatiche fra l'Italia, le Grandi Potenze e l'America latina ed ho espresso il desiderio, a nome del R. Governo, che un'analoga iniziativa possa fra breve essere concretata fra Italia e Jugoslavia.

Ho aggiunto che, pur augurandoci vivamente la conclusione di un accordo fra il Governo jugoslavo di Londra e Tito, era peraltro nostra intenzione, quando si parlasse in concreto di ripresa di relazioni, di riprenderle col Governo jugoslavo di Londra.

Il Ministro Smiljanic ha molto apprezzato la comunicazione che riferirà al suo Governo. Non mi par dubbio che la Jugoslavia si allineerà quasi certamente al riguardo a quello che sarà l'atteggiamento del Governo francese.

501

IL MINISTRO DI CINA PRESSO LA SANTA SEDE, SIÉ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

L. S.N. Roma, 30 ottobre 1944.

D'ordre de mon Gouvernement, j'ai l'honneur deporterà la connaissance de

V.E. que le Gouvernement de la République Chinoise, en considération du changement survenu en Italie et de l'attitude prise par le Gouvernement Italien de répudier de la façon la plus formelle la politique poursuivie par le regime fasciste 2 , a décidé de reconnaitre officiellement le Gouvernement Italien et de reprendre avec lui les relations diplomatiques 3•

1 Un primo colloquio fra Prunas e Smiljanic, su cui non si è trovata documentazione, aveva avuto luogo il 31 maggio, come risulta da un appunto di Prunas in margine ad una lettera dell'8 maggio con cui Smiljanic rispondeva favorevolmente ad una richiesta di colloquio a lui rivolta da Prunas con lettera del l • maggio.

2 Vedi D. 475.

3 Bonomi rispose il 4 novembre con lettera (n. 1/804) che non si pubblica; ma vedi D. 511.

502

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 2177/68. Roma, 31 ottobre 1944, ore 11 1•

Suo 622•

Kostylev mi ha fatto ieri analoga comunicazione. La prego di confermare a codesto Commissariato Affari Esteri nostro vivo e cordiale apprezzamento per iniziativa sovietica, le cui premesse erano state del resto poste sin dallo scorso marzo. Ciò che il popolo italiano non dimentica. Parallelamente a quanto è stato fatto da parte sovietica, il R. Governo ha deciso di elevare codesta Rappresentanza ad Ambasciata, conferendo all'E.V. il rango personale di Ambasciatore. Ella vorrà fare immediatamente a codesto Governo le comunicazioni conseguenti che farò oggi direttamente anche all'Ambasciatore Kostylev. Aggiungo che sarebbe nostro proposito che l'E.V. fosse munita di regolari Lettere Credenziali che la accreditassero presso il Capo dello Stato nelle sue nuove funzioni. Governo nordamericano e tutti i latino-americani faranno certamente altrettanto. E sarebbe indubbiamente opportuno che anche da parte italo-sovietica si adottasse la stessa procedura, la quale sanzionerebbe infatti esplicitamente il carattere e la forma di definitiva ripresa delle relazioni diplomatiche fra i due paesi. Prego V.E. accertare questo punto telegrafando al più presto. È superfluo aggiunga che non dubito che Ella sarà sotto ogni riguardo all'altezza delle sue nuove funzioni, in cui vorrà trovare una prova della nostra fiducia.

503

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2719/491. Berna, 31 ottobre 1944, ore 14,45 3•

Seguito a mio telegramma 456 e telegramma di V.E. 367 giunto oggi 4 .

Dipartimento politico federale mi conferma di aver incaricato il Consolato di Svizzera a Parigi di esaminare mezzi migliori per svolgere colà in via contingente un'azione di collegamento con la commissione di cittadini italiani costituitasi nella capitale francese e ciò nel quadro della Rappresentanza ufficiosa e provvisoria degli interessi italiani a Parigi da parte della Svizzera.

l Spedito in russo tramite l'Ambasciata dell'U.R.S.S. a Roma.

2 Con T. 2674/62 del 25 ottobre, pervenuto il 30 tramite l'A.C., Quaroni aveva riferito: «Signor Dekanozov mi ha invitato per comunicarmi che l'Unione Sovietica ha deciso di istituire piene relazioni diplomatiche con l'Italia mediante la nomina di un Ambasciatore straordinario e plenipotenziario».

3 Pervenuto tramite l'A.C. il 2 novembre alle 13,30.

4 Vedi D. 495.

Circa rapporti itala-francesi nella zona di frontiera tra i due Paesi informo che in questi giorni è pervenuta alla Delegazione Nazionale per l'Alta Italia una urgentissima comunicazione da parte dei capi della nostra resistenza sulla frontiera alpina nella quale viene fatto presente come in taluni settori, dove le nostre unità si sono viste obbligate a sconfinare, le Autorità locali francesi abbiano mostrato poca comprensione e siano giunte persino al disarmo delle nostre formazioni.

Non mancherò di interessare della questione questa Rappresentanza francese. Aggiungo però che per molti motivi una definizione diretta della situazione esistente tra l'Italia e Francia appare più urgente e necessaria.

504

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. 2738/494. Berna, 31 ottobre 1944 1•

Ho visto il Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale dell'Italia del Nord che è in Svizzera per un breve periodo e ritorna ora a Milano. Abbiamo combinato in via di principio che tutte le possibilità di aiuti dalla Svizzera per la nostra resistenza siano impiegate in futuro secondo un piano uniforme d'intesa con il Comitato di Milano ogni volta che se ne presenti la necessità. Ciò include il materiale che è stato possibile trasferire in tempo dalla Val d'Ossola (non Briga) dove questa Legazione l'aveva depositato.

505

IL MINISTRO A BERNA, MAGISTRATI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2714/495. Berna, 31 ottobre 1944, ore 20,27 2 .

Mi riferisco varie precedenti comunicazioni circa difficile situazione italiani in Tunisia3 . Governo Federale comunica che sono colà avvenuti arresti in massa nostri connazionali. Console Svizzera, intervenuto, ha appreso che Residenza intende espellere circa mille connazionali. Per l'impossibilità inviarli in Italia, essi verrebbero portati coattivamente in Algeria. È stato vagamente promesso che essi potrebbero liquidare propri beni. Su mia richiesta Console Svizzera interviene nuovamente per tentare ottenere una proroga fino a ristabilimento comunicazioni con l'Italia.

I Ricevuto il 3 novembre tramite l'A.C. 2 Pervenuto tramite l'A.C. il 2 novembre alle 13,45. 3 Vedi DD. 416 e 447.

506

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT

L. 44/03455/30 1• Roma, 1• novembre 1944.

A seguito del cortese invito pervenuto al Governo italiano dal Sig. Cordell HulP, giunge costà la missione economico-finanziaria composta da S.E. il Barone Quinto Quintieri e dal dr. Raffaele Mattioli, che con pieno mandato di fiducia ricevuto dal Governo da me presieduto è incaricata di prendere contatti con le Autorità governative americane per porre le basi di una più stretta e fattiva collaborazione economica fra i nostri due Paesi.

Ho affidato ai nostri delegati il compito di illustrare a Lei, Signor Presidente, e a quelle personalità americane che essi avranno agio di incontrare, l'attuale situazione dell'Italia che, dopo venti anni di malgoverno fascista, si trova oggi sconvolta dalle più spaventose distruzioni della guerra, dalla paralisi delle comunicazioni, da una gravissima inflazione, da una immane crisi di mezzi di produzione e da una minacciosa scarsezza di alimenti.

L'Italia ha mutato il suo volto e si è allineata con slancio a fianco delle Nazioni Unite per combattere il comune nemico, pervasa ormai da quegli ideali democratici da cui si era così fallacemente allontanata e che sono alla base delle libera convivenza tra i popoli. Essa non chiede che di rialzare le sue sorti per riprendere il cammino della sua rinascita.

Il Governo italiano Le è grato, Signor Presidente, per la comprensione già in tante occasioni da Lei dimostrata nei problemi che oggi pesano sulla vita italiana, e ha appreso con viva riconoscenza le decisioni già adottate dal Governo americano per venire incontro alle prime necessità inerenti alla situazione economico-finanziaria italiana 3 . •

Le sarò grato, Signor Presidente, di voler accogliere con la stessa benevola comprensione i delegati che il Governo italiano Le invia, mentre La assicuro che essi si recano negli Stati Uniti con il preciso incarico, raccolto dall'unanime consenso di tutti i membri del Gabinetto da me presieduto, di dare il massimo contributo alla intensificazione dei rapporti di collaborazione con gli Stati Uniti d'America, che il Governo e il popolo italiani intensamente e sinceramente augurano.

507

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO, DEL BALZO, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO SEGRETO. Roma, l" novembre 1944.

Dowling, nella lunga conversazione che ho avuto con lui, mi ha soprattutto parlato della ripresa delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti e l'America latina.

I Il testo inglese manca. 2 Vedi D. 355. 3 Vedi D. 472, allegato.

Premesso che parlava a titolo personale ed amichevole, ha detto che la designazione del Conte Sforza ad Ambasciatore a Washington 1 gli pareva molto felice, per il prestigio che egli gode in America e nei paesi democratici di Europa. Dowling aveva raccolto la voce che il Conte Sforza intendesse limitare al minimo il suo soggiorno negli Stati Uniti. Questo -se vero -gli sembrava francamente un errore dal punto di vista dei rapporti itala-americani. Dowling si rendeva perfettamente conto che la Missione Sforza non poteva non avere carattere temporaneo, ma si augurava che tale temporaneità fosse misurata in termini di mesi o «semestri» e non di settimane. Si tratta, infatti, di una «ripresa di relazioni diplomatiche» che richiede un'opera paziente e costante e non di una pura missione di «good will».

Egli era, del resto, convinto che il Conte Sforza che ha al suo attivo una così brillante carriera diplomatica, ed è quindi un tipico «uomo del mestiere», valuterà subito sul posto quale carattere e durata dovrà avere la sua missione.

Dowling mi ha quindi domandato se il Governo aveva proceduto alla designazione dei capi missione per l'America latina e se vi erano per tali nomine «pressioni» dei partiti politici.

Ho risposto che le nomine erano, per quanto ne sapessi, tuttora allo studio e che, mentre i partiti rappresentati al Governo seguono con particolare interesse la ripresa dei rapporti diplomatici con le Nazioni Unite, non mi risultava che essi avessero avanzato candidature per il continente americano.

Dowling ha detto che ne era particolarmente lieto, giacché, a suo avviso, non sarebbe questo il momento di inviare, come capi missione nell'America latina, personalità politiche, specie se di sinistra. In particolare egli si augurava che a Rio de Janeiro fosse destinato qualcuno che avesse larga esperienza di trattative economiche e di questioni di lavoro. Il Brasile può, infatti, dare un rilevante contributo per la soluzione di molteplici problemi italiani, a condizione però che chi rappresenta l'Italia a Rio «non insospettisca i brasiliani a causa del suo colore politico», ed abbia, invece, la necessaria preparazione tecnica. Dowling si permetteva di fare questi rilievi in forza della sua lunga esperienza di carriera a Rio.

Dowling mi ha infine domandato se poteva sperare di ricevere nei prossimi giorni una comunicazione ufficiale circa il richiamo di Garbaccio da Buenos Aires. Lo ho assicurato che la riceverà 2•

508

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO

T. 2204/138. Roma, 2 novembre 194P.

Your 1324 . I confirm that it is our desire and in our best interests that Mameli should remain at his post. Please endeavor to continue your action accordingly. Similar

l Vedi D. 484. 2 Vedi D. 515. 3 Trasmesso tramite l'A.C. il 3 novembre alle ore Il. 4 Vedi D. 486.

action shall be locally taken by us with Allies. Both Mameli and yourself should however bear in mind that our requests ought not be put forward in such a manner so as to stiffen Soviet Authorities in their old plan of removing our Mission from Sofia.

509

IL SEGRETARIO DEL GABINETTO PIERANTONI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Roma, 2 novembre 1944.

S.E. il Presidente del Consiglio mi ha detto di avere incontrato in una casa privata il signor Exindaris, rappresentante della Grecia in seno alla Commissione Alleata.

Il Signor Exindaris ha manifestato la massima comprensione per il nostro desiderio di vedere entrare anche i rapporti italo-greci in una nuova fase, superando il giusto risentimento del popolo greco per l'aggressione subita dall'Italia fascista. Egli ha fatto però presente che, se nelle classi dirigenti greche si sapeva distinguere fra le colpe del cessato regime fascista e l'atteggiamento del popolo italiano verso il popolo greco, lenta era invece l'evoluzione delle masse popolari greche, per cui è necessario attendere ancora prima di poter contare su una revisione totale dei sentimenti popolari del suo paese verso l'Italia.

In merito ad una eventuale ripresa delle relazioni diplomatiche con l'Italia, il signor Exindaris ha assicurato che egli avrebbe prospettato la questione in occasione di un suo prossimo viaggio ad Atene, previsto fra una o due settimane.

In complesso S.E. il Presidente del Consiglio ha riportato l'impressione che il rappresentante greco sia animato dal desiderio di agevolare il ristabilimento di relazioni cordiali fra il suo paese e l'Italia.

510

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, ROCCO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. PER CORRIERE 3278/029. Ankara, 3 novembre 1944 1•

Nel ricevermi quest'oggi in udienza di commiato, questo Presidente della Repubblica Ismet Inonu, che era assistito dal Ministro degli Affari Esteri Hasan Saka, mi ha espresso cordiali voti augurali per l'Italia, esprimendomi la fiducia che il

l Pervenuto tramite l'A.C. il 4 dicembre.

587 nostro Paese supererà felicemente l'attuale crisi, grazie alle virtù del suo popolo, e riprenderà il suo cammino verso un migliore avvenire.

Egli ha calorosamente condiviso e ricambiato i miei voti pel mantenimento ed il felice sviluppo di cordiali e fiduciose relazioni fra l'Italia e la Turchia, nel quadro della generale cooperazione internazionale fra le Nazioni Unite.

Si è molto interessato, e con viva simpatia, alle attuali condizioni della vita italiana, al contributo bellico dell'Italia alla guerra, alla lotta dei patrioti italiani contro i nazi-fascisti ed all'andamento della guerra in Italia.

Mi ha chiesto quale sarà il cerimoniale della presentazione delle credenziali del nuovo Ambasciatore di Turchia a Roma, informandosi con interesse dell'istituzione del Luogotenente Generale del Regno, di cui gli ho spiegato i precedenti storici e la sua attuale funzione, nonché delle correnti dell'opinione pubblica italiana circa la questione costituzionale.

Ha pure accolto molto favorevolmente miei accenni ad un desiderabile sviluppo di scambi economici e commerciali fra l'Italia e la Turchia, non appena una ripresa delle comunicazioni potrà consentirlo.

Ha infine avuto lusinghiere espressioni per l'assolvimento della mia missione e mi ha intrattenuto con grande cordialità e benevolenza.

Questo Ministro degli Affari Esteri ha offerto in mio onore una colazione ufficiale di addio, cui erano invitati anche altri due membri del Governo, cioè i Ministri della Giustizia e dell'Economia, tutti i membri dell'Ambasciata con le loro consorti, nonché i Capi servizio del Ministero degli Affari Esteri.

511

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

PROMEMORIA. Roma, 3 novembre 1944.

Il Ministro di Cina presso la Santa Sede, nel dare al Presidente Bonomi l'annuncio ufficiale della ripresa di relazioni diplomatiche normali fra l'Italia e la Cina 1 , suggerisce, d'ordine del suo Governo, che da parte italiana si compia sollecitamente un gesto formale di non riconoscimento del Manciukuo e del Governo di Nanchino.

Il Presidente gli risponde che la ripresa delle relazioni lascia necessariamente presumere che la politica italiana è ovviamente inspirata a quelle direttive, ma che comunque esaminerà con ogni buona volontà se e che cosa sia possibile fare di più concreto.

Spiego da parte mia al Ministro Sié che la nostra riluttanza a compiere gesti pubblici e aperti al riguardo, che sono del resto impliciti in tutta la nostra politica nei confronti della Cina, è anche motivata dal timore di colpire gli interessi e i cittadini italiani che tuttora trovansi sia nel Manciukuo che nella Cina controllata dai giapponesi.

I Vedi D. 502.

Nel telegramma diretto dal Presidente Bo nomi al Maresciallo Chang Kai-Shek 1 vi è del resto un esplicito accenno all'integrità del territorio cinese e all'integrale ricupero della sovranità cinese su tutto il territorio nazionale che costituiscono una precisa e netta presa di posizione al riguardo.

Si prega l'ufficio interessato di esaminare comunque la questione, riferendo i risultati di tale esame, insieme a quelli richiesti con promemoria precedente 2•

512

IL CAPO DEL CERIMONIALE, DIANA, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

APPUNTO. Roma, 4 novembre 1944.

Il Signor Carlier, Console del Belgio, in conversazione amichevole, mi ha detto incidentalmente che, benché nessuna notificazione ufficiale ce ne sia stata fatta, il Governo belga ha emanato da tempo addietro un decreto che dichiara l'esistenza dello stato di guerra fra il Belgio e l'Italia. Il signor Carlier riteneva che anche 'altri Governi esuli (Norvegia, etc.) abbiano fatto analoga dichiarazione, a richiesta od istigazione del Governo britannico. Accennando alla recente ripresa di relazioni diplomatiche da parte dei Paesi dell'America latina, egli ha detto che come quegli Stati seguono le direttive degli Stati Uniti, così i Paesi europei devono conformare il loro atteggiamento a quello della Gran Bretagna.

Il signor Carlier ha detto che egli aveva anche l'incarico ufficioso di occuparsi pure degli interessi lussemburghesi in Italia (vi sono a Roma venticinque cittadini del Lussemburgo) ma non sapeva quale fosse la situazione dei circa diecimila italiani che vivono nel Granducato e se fossero o meno considerati da quelle autorità come sudditi di uno Stato nemico.

Il signor Carlier ha infine detto che egli riteneva che il Governo belga non si sarebbe opposto al ritorno nel Belgio di quegli stranieri che se ne erano allontanati durante la guerra, ma che vi erano stati dapprima stabilmente residenti, con speciale riguardo per quegli stranieri che avevano per moglie una cittadina belga. Vi erano a Roma una ventina di famiglie italo-belghe, alle quali egli aveva già dato qualche affidamento per il loro ritorno nel Belgio non appena le circostanze lo permetteranno e vi saranno mezzi di trasporto disponibili.

I Il telegramma (n. 2261/56), spedito il 5 novembre, diceva: «Il Governo e il popolo italiano hanno accolto con viva e profonda soddisfazione l'annuncio della ripresa dei rapporti diplomatici normali fra l'Italia e la Cina. I nostri due Paesi, ambedue rappresentanti di antiche e sempre rinnovantesi civiltà, riprendono da oggi quella fiduciosa solidarietà che non avrebbe dovuto essere mai interrotta e che sarà compito del mio Governo di restaurare in pieno. Il popolo italiano ha sempre seguito con ammirazione l'eroica lotta che, sotto la Vostra guida, il popolo cinese conduce da anni contro l'invasore giapponese. Ed è con profonda sincerità che io La prego di accogliere, Signor Maresciallo, i voti migliori e più cordiali per la sollecita restaurazione dell'integrità della Cina e per il ricupero della piena e incontrastata sovranità del suo Governo su tutto il territorio nazionale».

2 Vedi D. 475.

513

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO

T. A MANO 2259. Roma, 5 novembre 1944.

Come Ella sa la ripresa dei rapporti diplomatici con noi è stata ormai perfezionata pressoché con tutte le Nazioni Unite. Mancano la Francia, Jugòslavia, Cecoslovacchia, Grecia, Polonia, Belgio, Olanda. Anche con queste ultime Potenze sono peraltro in atto rapporti diretti de facto, ma unilaterali, cioè esse sono rappresentate a Roma in vario modo, ma non l'Italia presso i rispettivi loro Governi. Aggiungo che discussioni sono in corso per sistemare la questione e che certamente, dopo l'esempio delle Grandi Potenze, anche queste ultime finiranno col porsi sulla stessa strada. Ma conviene a noi affrettare in tutti i modi questo processo di scongelamento e far sì che il rapporto diplomatico fra l'Italia e il mondo esterno ridiventi al più presto assolutamente generale e normale.

Parli, la prego, di questa situazione presso la Segreteria di Stato. Dica che un consiglio amichevole della Santa Sede presso alcuni Governi cattolici, quale ad esempio la Polonia ed il Belgio, potrebbe indubbiamente giovare a sollecitare iniziative che sono del resto sin da ora pressoché mature. Sopratutto gioverebbe a vincere le ultime resistenze e a trascinare gli ostinati e i restii e sarebbe per noi ragione di ulteriore riconoscenza per la Santa Sede. Spieghi che la nuova Italia vuol essere elemento di stabilità e di pace e spingere innanzi l'opera di pacificazione con tutti. Ed il solo mezzo per farlo è quello di sapere in concreto con chi discutere e iniziare a discutere. Naturalmente un consiglio o suggerimento che fosse da parte vaticana dato anche al Governo provvisorio francese nello stesso senso, potrebbe indubbiamente essere proficuo. La Segreteria di Stato vedrà se e con quali più opportuni mezzi anche questo possa essere effettuato.

Per completare il quadro delle nostre relazioni con i Paesi stranieri, preciso che con la Norvegia e il Lussemburgo non si è avuta sinora occasione di prendere alcun contatto 1•

514

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BONOMI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO JUGOSLAVO, SUBASIÉ, A LONDRA

T. 2262/57. Roma, 5 novembre 1944.

La prego di rendersi interprete presso il Governo ed il popolo jugoslavo dei vivi e cordiali sentimenti del Governo e del popolo italiano per la liberazione di Belgrado dall'oppressore tedesco 2 e dei nostri voti cordiali per un avvenire di feconda pacificazione fra i nostri due popoli 3 .

I Per la risposta vedi DD. 521 e 537. 2 Le parole seguenti furono aggiunte a mano con calligrafia non identificata. 3 Non è stata rinvenuta risposta a questo telegramma.

515

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALL'AMBASCIATA DEGLI STATI UNITI A ROMA

NOTA VERBALE 1/810. Roma, 6 novembre 1944.

l. Il R. Ministero degli Affari Esteri ha riesaminato con cura la situazione della R. Ambasciata in Argentina sulla base delle segnalazioni cortesemente trasmessegli dall'Ambasciata degli Stati Uniti dietro analoghe istruzioni del Dipartimento di Stato ed ha l'onore di riassumere brevemente le conclusioni raggiunte.

2. -É superfluo ricordare ancora una volta quali vasti interessi l'Italia abbia in Argentina e come numerosi siano gli italiani colà dimoranti. Nonostante tale situazione, che è del resto perfettamente nota al Dipartimento di Stato, malgrado la circostanza che in quasi tutte le altre Repubbliche sudamericane, in seguito al precedente stato di guerra o alla rottura delle relazioni diplomatiche, gli interessi ed i cittadini italiani hanno subito danni e pregiudizi gravissimi, il R. Governo, dopo attenta riconsiderazione di tutto il complesso problema, ha tuttavia deciso di provvedere, non solo al richiamo in Patria dell'attuale Incaricato d'Affari, signor Garbaccio, ma altresì anche del suo primo segretario, signor Simone, che è stato infatti trasferito ad altra destinazione consolare. La R. Ambasciata a Buenos Aires resterà in conseguenza affidata, in qualità di Incaricato d'Affari, al secondo segretario, signor Sensi 1• I telegrammi di rimpatrio e di trasferimento dei due predetti funzionari sono già partiti da oltre una settimana, sicché i provvedimenti di cui trattasi debbono attualmente essere già entrati in via di rapida esecuzione. Il R. Ministero degli Affari Esteri sarebbe in conseguenza grato al Dipartimento di Stato se volesse cortesemente provvedere al rimpatrio del signor Garbaccio, che ha ricevuto istruzioni di trasferirsi a Roma al più presto possibile. 3. -Il R. Ministero degli Affari Esteri, nel sottolineare che i provvedimenti indicati costituiscono il massimo sforzo cui il R. Governo può giungere per non compromettere gravemente e definitivamente interessi nazionali fondamentali e per non ulteriormente pregiudicare cittadini italiani, già sottoposti quasi da per tutto a sacrifici e sofferenze innumerevoli, tiene in modo particolarissimo a far presente che i provvedimenti stessi sono stati unicamente ispirati dal suo vivo desiderio di far cosa grata agli .Stati Uniti; di mostrare con un gesto concreto la solidarietà italo-americana; di dar prova della sua riconoscenza per la cordiale assistenza ed appoggio ricevuti dal popolo americano in questo gravissimo periodo della storia nazionale italiana. La sua decisione deve in conseguenza essere interpretata esclusivamente in termini di fiduciosa e grata amicizia verso il Governo ed il popolo nordamericano. 4. -Ogni forma di pubblicità sarà da parte italiana evitata in merito ai disposti richiami e il R. Ministero degli Affari Esteri sarebbe molto grato al Dipartimento di Stato se volesse anche da parte sua mantenere lo stesso atteggiamento. È super-

I Vedi D. 488.

fluo aggiungere che il richiamo dell'Incaricato d'Affari e del suo secondo e la circostanza che la R. Ambasciata sarà diretta da un giovane segretario sono fatti che parlano di per se stessi e non hanno dunque bisogno di essere comunque sottolineati con pubblicità e commenti pregiudizievoli. Resta inteso che la precedente richiesta di invio in Argentina del consigliere di legazione signor Berio, va considerata annullata.

Il R. Governo, vivamente sr augura che l'attuale situazione fra Stati Uniti e Argentina evolva rapidamente verso una fase di progressiva pacificazione, che possa consentire anche da parte italiana una sollecita normalizzazione dei suoi rapporti con Buenos Aires.

516

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE DEGLI STATI UNITI NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, KIRK

L. 19/3644/34. Roma, 7 novembre 1944.

I should like to draw once again your kind attention on the subject of our prisoners1• You know how this questi o n causes grave concern to the Government and in generai to the entire Italian population. It should really be faced anew with different criteria and in a different spirit.

You know that for reasons that bave always appeared to me hardly convincing, our troops in Great Britain and in the United States stili bave the status of prisoners of war. You also know that by a unilateral initiative of the two Governments they bave been partly utilized in subordinate work and only indirectly connected with the war effort, and in part they bave been left idle and bave not been utilized.

W e are perfectly aware that, with the exception of those who are under French contro! and whose conditions continue to be very bad, the materia! circumstances of our officers and soldiers both in Great Britain and, above ali, in the United States, are satisfactory under every aspect, and for this we are very grateful. But I am not referring bere to the materia! circumstances, although these also are important, but principally to their conditions of spiri t and morale and, in other words, of human dignity.

It is therefore perfectly natura! that under the circumstances the Country should be, as it actually is, extremely concerned as to the conditions in which about half-million Italians, who by chance represent the best physical part of the Nation, will return to their Country: that is to say, humiliated, disorientated, ignorant of events, and therefore unsatisfied, discontented and very likely pervaded by a dangerous spirit of indiscipline and rebellion.

I Vedi D. 463.

Together with the measures which should be urgently taken in order finally to end their status of prisoners of war and so include them more directly and to better advantage in the generai war effort, I should like to suggest that some pian should already now be put into effect for their graduai and progressive repatriation.

Groups of several thousands of officers and men who would, according to a pian to be arranged, gradually return, could easily be re-assorbed within the Italian Army and so increase its efficiency and effectives, and in civil life, either in the agricultural and industriai rehabilitation work of the Country, or in the maintenance of public order which, as you know, is essential in times that are becoming increasingly more hard and difficult. These soldiers of ltaly could thus become most useful and participate in the common effort.

Above ali, I repeat, we should avoid that this half-million men will be returned to us in block and in the most delicate and weak moment of the national life, namely, when military operations at least in Europe will be finished, when everywhere possibilities of civilian work will be going through a serious crisis and when dangerous social unrest will rise to the surface everywhere.

I believe that a graduai and progressive repatriation effected according to a utility priority to be fixed, would instead avert grave dangers and many drawbacks which is in the generai interest to avoid.

I should, therefore, be most grateful if you would kindly examine with particular attention this question and if you would employ your high authority towards the solution of the problem on the above lines.

517

IL MINISTRO A LISBONA, ROSSI LONGHI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. RISERVATISSIMA 1984. Lisbona, 7 novembre 1944 1•

Non voglio lasciar passare l'opportunità che mi si presenta per ragguagliarti brevemente sui primi contatti che ho avuto con Sampayo e Salazar in occasione delle mie visite protocollari avvenute quasi immediatamente dopo il mio arrivo in sede.

Recatomi infatti al Ministero il 2 novembre sono stato ricevuto da Sampayo il 3 e da Salazar il 4, rapidità a quanto pare insolita e che mi è stata fatta rilevare come un atto di particolare cortesia.

Circa tali colloqui ho riferito al Ministero con breve telegramma 2 necessariamente redatto in termini vaghi e generici. Con Sampayo il colloquio è stato cordialissimo. Mi ha intrattenuto cinquanta minuti. Mi sono regolato secondo le tue istruzioni 3 . Era specialmente interessato

I Manca l'indicazione della data d'arrivo. 2 T. 2795/338 R. del 5 novembre, non pubblicato. 3 Vedi D. 417.

alla situazione italiana ed all'atteggiamento alleato di fronte ai nostri problemi. Ha, mostrato molta comprensione ed interessamento, non celando in qualche momento la sua commozione. Questo primo contatto non poteva essere più soddisfacente, per quanto la conversazione sia stata di carattere generale. Egli ti ringrazia per il tuo saluto che ti ricambia cordialmente.

Anche Salazar si è mostrato particolarmente interessato alle condizioni politiche, economiche e sociali dell'Italia nonché all'atteggiamento degli Alleati nei nostri confronti. Si è augurato che in Italia prevalga uno spirito di moderazione che consenta di valersi degli elementi onesti e capaci per affrontare l'opera di ricostruzione. Ha detto di avere fiducia «nelle qualità e nel buon senso del popolo italiano che consentiranno di fronteggiare e scongiurare il pericolo comunista» ed al riguardo mi ha dichiarato di essere convinto che il mantenimento dell'ordine in Italia è di grande importanza per la Gran Bretagna interessata a che l'Italia sia in grado di far fronte al bolscevismo russo, vero vincitore della guerra.

Anche il colloquio con lui ha avuto carattere molto cordiale. Mi ha ringraziato per il saluto che gli portavo da parte tua e mi ha pregato di ricambiartelo e di aggiungerti che era spiacente di non averti potuto rivedere.

Senza attendere la presentazione delle credenziali ho creduto poi opportuno di prendere subito contatto, ufficiosamente, con I'Ambasciata britannica e con I'Ambasciata americana.

Ieri infatti, in assenza dell'Ambasciatore che trovasi in Spagna, ho fatto visita al Ministro Consigliere inglese Clarke il quale mi ha accolto molto simpaticamente. Anch'egli ha voluto essere messo al corrente della situazione italiana e mi ha detto che sperava che i buoni rapporti di collaborazione già esistenti fra le due rappresentanze si sarebbero sempre più migliorati. Gli ho risposto che questo era anche il mio più vivo desiderio e che avrei fatto tutto quanto fosse stato in mio potere per raggiungere tale risultato, ma che d'altra parte non avrei mancato di esprimere sempre ed in ogni circostanza, con molta franchezza e lealtà, il mio pensiero. Mi ha presentato il personale dell'Ambasciata che si occupa degli affari italiani. Quando mi sono congedato mi ha invitato a colazione, con parole molto cortesi.

Questa mattina ho poi visto l'Ambasciatore degli Stati Uniti. Anch'egli mi ha intrattenuto sulla situazione interna italiana dopo di che si è soffermato a parlarmi del Portogallo prendendone in esame la posizione in relazione al presente conflitto.

Dopo avermi tratteggiato brevemente la figura di Salazar, che mi ha descritto come un uomo animato da alti principi morali, onesto, difficile a convincersi ma fedele ai suoi impegni una volta assunti, unico e solo padrone del Portogallo senza, a suo giudizio, una apprezzabile opposizione, malgrado l'opinione diversa di molti, mi ha detto di ritenere che il Portogallo, liberato ormai da una possibile minaccia tedesca, non avrebbe dovuto rimanere neutrale nella guerra contro il Giappone perché non è concepibile che Timor, il più bel gioiello dell'impero portoghese, venga liberato senza intervento portoghese e perché il Portogallo non avrebbe potuto pretendere di sedere al tavolo della Conferenza della pace, «che alla fine della guerra si riunirà a Washington», se fosse rimasto neutrale perché alla Conferenza della pace non vi sarà posto per i neutri.

Mi ha aggiunto che egli si sforzava di chiarire tale situazione a Salazar agendo in stretto contatto con l'Ambasciatore d'Inghilterra e con l'Ambasciatore del Brasile rilevando a tale riguardo che se la politica portoghese è stata sempre dominata dal fattore politico inglese e dai vincoli che l'uniscono al Brasile, sta di fatto che ormai gli Stati Uniti sono la maggiore potenza mondiale navale, cosa che il Portogallo non può trascurare anche perché, come è noto, la più grande parte dei rifornimenti, particolarmente quelli alimentari che assicurano la vita del popolo portoghese, provengono dall'America.

Quanto mi ha detto il Signor Norweb mi sembra interessante ma è forse ancora più interessante che egli si sia espresso con me in tali termini al nostro primo incontro.

518

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.l., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 8 novembre 1944.

l. La proposta francese di riprendere le relazioni dirette col Governo italiano, tramite Couve de Murville con rango di Ambasciatore, ma senza reciprocità a Parigi1 , è inaccettabile. Invece che chiarire le relazioni italo-francesi -come è proposito concorde dei due Governi -le intorbiderebbe ulteriormente. Una proposta siffatta, nel momento in cui tutti gli altri Paesi riprendono relazioni normali con noi, rappresenterebbe d'altra parte una discriminazione pressoché offensiva e certamente umiliante nei nostri confronti.

2. -Siamo disposti ad iniziare senz'altro la discussione sulla Tunisia e a impegnarci da parte nostra a discutere, non più sulla base delle Convenzioni del '96, bensì soltanto su quella di una Convenzione di stabilimento di tipo liberale. Al momento in cui assumeremo questo impegno, dovrebbe senz'altro essere concretata e attuata la ripresa consolare. 3. -La firma della nuova Convenzione di stabilimento per la Tunisia dovrebbe coincidere: a) con la ripresa delle relazioni diplomatiche normali con la Francia;

b) con un impegno da parte francese (che potrebbe assumere la forma di uno scambio di lettere de Gaulle-Bonomi, anche segrete) ove si precisi che i conti con l'Italia sono con ciò liquidati e che, soppressa la sola ragione di frizione fra i due Paesi, Italia e Francia si impegnano a non contrastare i reciproci sforzi per il ricupero del loro rango in Europa e nel mondo e a favorire invece ogni iniziativa atta a riavvicinarle.

l Vedi allegato.

ALLEGATO

PROGETTI FRANCESI DI LETTERE E COMUNICATI 1

Roma, 4 novembre 1944.

1

Monsieur le Président,

J'ai l'honneur de vous faire savoir que le Gouvernement provisoire de la République française est disposé à établir avec le Gouvernement italien des relations directes et officielles.

Il m'a en conséquence autorisé à entrer dès maintenant en rapports directs avec Votre Excellence, et m'a, à cette occasion, attribué le rang d'Ambassadeur.

Veuillez agréer, Monsieur le Président, !es assurances de ma haute considération.

11

Monsieur le Président,

J'ai l'honneur de vous informer que le Gouvernement provisoire de la République française est disposé à accepter dès maintenant, à titre provisoire, l'ouverture d'offices consulaires italiens à Paris, Marseille et Toulouse. Ces offices seront chargés d'assurer la défense des intérèts des ressortissants italiens en France. Ils seront gérés par des agents qui ne porteront pas le titre de Consul, mais qui pourront ètre choisis dans le Corps consulaire italien, et qui devront ètre agréés par le Gouvernement français.

Je crois nécessaire de souligner que la compétence de ces offices consulaires sera nécessairement limitée, car Ieur ouverture n'implique pas la remise en vigueur des Conventions consulaires et d'établissement qui existaient précédemment.

Les dispositions don t j'ai l'honneur de vous faire part me semblent néanmoins de nature à répondre en grande partie aux préoccupations que m'avait exprimées le Ministère des Affaires Etrangères touchant la défense des intérèts italiens en France2 . En prenant une décision à Ieur sujet, mon Gouvernement a pris notamment en considération I'importance de la colonie italienne en France, et la tenue de la plupart de ses éléments pendant !es semaines de la libération du territoire français.

Veuillez agréer, Monsieur le Président, !es assurances de ma haute considération.

111

Le Gouvernement Provisoire de la République Française a décidé d'entrer en relations directes avec le Gouvernement italien. Les relations seront établies par l'intermédiaire de M. Couve de Murville, délégué français au Conseil Consultati[ pour !es Affaires Italiennes, à qui le rang d'Ambassadeur a été attribué.

IV.

Le Gouvernement Provisoire de la République Française a décidé d'autoriser l'ouverture d'offices consulaires italiens à Paris, Toulouse et Marseille afin d'assurer auprès des autorités françaises la défense des intérèts des ressortissants italiens. Cette décision a été prise en considération notamment de l'importance de la colonie italienne en France et de la tenue de la plus grande partie de ses éléments pendant !es semaines de la libération.

1 Questo titolo è scritto su uno dei quattro documenti qui pubblicati. Un'altra annotazione precisa: «Proposte francesi al Presidente Bonomi. 8 novembre 1944».

2 Vedi D. 459.

519

IL SEGRETARIO DEL GABINETTO PIERANTONI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

APPUNTO. Roma, 8 novembre 1944.

S.E. il Presidente del Consiglio mi ha detto che il sig. Loret Console Generale della Polonia a Roma, da lui ricevuto questa sera, gli ha comunicato la decisione del Governo polacco di Londra di ristabilire le relazioni diplomatiche con il Governo italiano.

Il Rappresentante polacco ha pregato di prender nota delle intenzioni del Governo di Polonia che egli assuma sin d'ora le funzioni di Incaricato d'Affari presso il Governo italiano e di voler considerare l'opportunità di inviare al più prest<;> un Incaricato d'Affari italiano presso il suo Governo.

S.E. il Presidente del Consiglio mi ha aggiunto, a questo proposito, che in un primo tempo si potrebbe incaricare il Conte Carandini di prendere, al suo prossimo arrivo a Londra, senz'altro contatto con il Governo polacco, a meno che quest'ultimo non desideri che si provveda alla designazione del R. Incaricato d'Affari, nel qual caso egli ritiene si possa provvedere al più presto ad aderire a tale richiesta.

520

IL CAPO DI GABINETTO, MARCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 8 novembre 1944.

È venuto da me Monsignor Alcide Marina, da parecchi anni Delegato Apostolico in Iran. Giunto da pochi giorni da Teheran, egli aveva avuto dal Primo Ministro dell'Iran l'esplicito incarico di accertare se il Governo italiano gradirebbe la ripresa delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

Appena ricevuta questa assicurazione il Primo Ministro inizierebbe i passi necessari per la realizzazione dell'intento, e ci farebbe pervenire richiesta formale in tal senso.

Ho risposto a Monsignor Marina che il R. Governo non solo accoglieva ma gradiva moltissimo l'iniziativa. Il che gli fu poi confermato da S.E. il Sottosegretario.

Monsignor Marina ha assicurato che telegraferebbe subito tale risposta, tramite Vaticano, all'Incaricato d'Affari della Santa Sede in Teheran.

521.

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. PER CORRIERE 2872/615. Roma, 9 novembre 1944 (per. 1'11).

Ho intrattenuto la Segreteria di Stato nel senso indicatomi da V.E. col telegramma n. 2259 1•

Ho trovato ancora una volta in Segreteria di Stato la più larga comprensione per i nostri interessi e mi è stato assicurato che la Santa Sede non mancherà di esplicare ogni possibile azione per favorire la normalizzazione dei rapporti diplomatici dell'Italia con i Paesi delle Nazioni Unite. Naturalmente questa azione potrà essere più efficacemente svolta verso i Governi di paesi cattolici, quali la Polonia ed il Belgio.

Mi è stato fatto presente che per il Lussemburgo la Segreteria di Stato non ha alcun tramite per esplicare un'azione nel senso da noi desiderato 2 .

522

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

L. 1/822. Roma, 9 novembre 1944.

Nella stampa, negli ordini del giorno di alcuni Partiti, e, ieri l'altro, anche in un ordine del giorno del Comitato di Liberazione Nazionale «si è richiesto al Governo di riconoscere il Comitato di Liberazione Nazionale del Nord come proprio organo nelle regioni occupate e di promuovere energicamente l'azione necessaria per il riconoscimento giuridico internazionale della qualifica di militari italiani a tutti i patrioti attualmente impegnati nei combattimenti oltre la linea del fronte».

Ti ho già riferito con la mia lettera di ieri (n. 1/818) 3 sul riconoscimento del

C.L.N. del Nord; desidero ora fornirti ogni utile elemento -per l'uso che riterrai più opportuno -circa la seconda questione: riconoscimento giuridico internazionale dei patrioti.

Come sai il Ministero degli Affari Esteri ha svolto, al riguardo, una duplice azione: l'una presso il Comitato Internazionale della Croce Rossa, l'altra presso la Commissione Alleata. Come certamente ricorderai con lettera, a tua firma, all'Ammiraglio Stone fu richiesta, in data 2 agosto 4 , la pubblicazione da parte del Co-

I Vedi D. 513. 2 Vedi D. 537. 3 Non pubblicata: ricordava il D. 339. 4 Vedi D. 313.

mando Supremo alleato in Italia, di una dichiarazione con la quale si riconoscesse ai patrioti italiani la qualifica di combattenti regolari che fanno parte integrante delle Forze di spedizione alleate in Italia e che, come tali, sono quindi protetti dalle Convenzioni internazionali. Il testo di detta dichiarazione (che ad ogni buon fine ti allego in copia) fu concordato tra te e l'Ammiraglio Stone durante una conversazione avvenuta il 7 agosto scorso 1 . Successivamente, il 17 agosto scorso 2 , ci è stato assicurato che l'Ammiraglio Stone aveva inviato alle Autorità Militari alleate il testo della dichiarazione in parola la cui pubblicazione si riteneva imminente dato che nessuna obiezione era pervenuta dal Generale Alexander. Nessuna assicurazione ci è pervenuta però, in seguito, al riguardo; abbiamo quindi provveduto a sollecitare 3 .

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa è stato da noi interessato invece, per l'estensione ai patrioti del trattamento di prigionieri di guerra: detto Comitato, aderendo alla nostra richiesta, ha notificato alle autorità germaniche che i patrioti si contraddistinguono dal bavero tricolore e con tale notifica ha quindi riconosciuto. che i patrioti italiani, quando siano provvisti del prescritto segno distintivo, debbono essere protetti dalle leggi internazionali che governano il trattamento dei prigionieri di guerra. Non ci risulta ufficialmente che la Germania abbia favorevolmente accolto la dichiarazione del Comitato Internazionale della Croce ·Rossa, però la mancanza di obiezioni a tale dichiarazione viene interpretata dal C.I.C.R. stesso come accettazione del principio in essa contenuto.

523

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 2332/71. Roma, 10 novembre 1944, ore 144 .

Legazione Bucarest informa che Autorità sovietiche organizzano trasporto in Russia di varie migliaia di militari italiani già tenuti prigionieri dai tedeschi in Romania per essersi rifiutati dopo 8 settembre collaborare con essi e con sedicente repubblica sociale.

Bova Scoppa è già intervenuto presso Commissione Interalleata Bucarest, ma chiede anche intervento codesta Ambasciata. Pregola interessare d'urgenza alla

1 Vedi D. 350.

2 Vedi D. 350, nota l p. 434.

3 Con appunto n. 6/993 del IO novembre Del Balzo riferiva: <dn conformità alle istruzioni ricevute ho richiamato l'attenzione del Ministro Hopkinson sulla lettera inviata il 2 agosto u.s. dal Presidente Bonomi al Commodoro Stone circa il riconoscimento dei patrioti come parte integrale delle Forze Armate italiane, e sul progetto di comunicato relativo a tale riconoscimento. Ho ricordato a Hopkinson le assicurazioni fornite dal Commodoro Stone il 17 agosto (appunto di questo Ufficio n. 6/268 in pari data). Mi ha assicurato che si interesserà subito alla questione e si è riservato una risposta al più presto».

4 Trasmesso tramite l'A.C.

questione codesto Governo; militari di cui trattasi non (dico non) debbono essere considerati né trattati come prigionieri di guerra e ci attendiamo che siano facilitate pratiche per il loro rimpatrio conformemente a richiesta di cui al mio telegramma

n. 2263/58 del 5 u.s. 1• Per sua norma la informo che, d'accordo con Alleati, è in corso rimpatrio dalla Grecia di varie migliaia soldati e ufficiali italiani che si trovavano colà in analoghe condizioni e che si sono presentati ai comandi britannici dopo liberazione di quel Paese 2•

524

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI POLACCO, ROMER

L. 1/829. Roma, 10 novembre 1944.

Il Ministro Loret mi ha consegnato la sua cortese lettera del 27 ottobre3 , e mi ha in pari tempo comunicato le ulteriori decisioni del suo Governo di riprendere con l'Italia le relazioni diplomatiche normali.

L'iniziativa è stata accolta con viva e profonda soddisfazione dal Governo e dal popolo italiano. V.E. sa quali profondi vincoli abbiano sempre legato l'Italia alla Polonia, vincoli che è proposito mio e del mio Governo di approfondire e rinsaldare.

Abbiamo seguito con ammirazione la vostra epica lotta contro l'aggressore tedesco e le vostre dolorose vicende: anche i comuni dolori e le comuni sofferenze affratellano i nostri due popoli.

Tengo a dirLe, Signor Ministro, in modo particolare di quale atmosfera di cordialità e di amicizia siano qui circondati i combattenti polacchi in Italia e con quale massima stima sieno apprezzate le loro alte virtù militari, il loro cordiale cameratismo verso i militari italiani coi quali hanno combattuto fianco a fianco.

Ed è con animo estremamente sincero e cordiale che io faccio voti per la risurrezione della Polonia e per l'avvenire dei rapporti fra i nostri due Paesi, che la ripresa delle relazioni diplomatiche, oggi decisa, farà certamente entrare in una rapida fase di progressiva amicizia e collaborazione.

Mentre mi riservo di indicarLe le disposizioni concrete che saranno adottate da parte nostra circa la nomina del rappresentante diplomatico italiano presso la

I Si riferisce al T. 69 per Mosca con il quale Quaroni era invitato ad agevolare l'azione di Bova

Scoppa, interessando le competenti autorità sovietiche.

2 Per la risposta vedi serie decima, vol. II, D. 7.

3 Vedi D. 496.

Repubblica polacca, mi è particolarmente grata l'occasione per offrirLe stgnor Ministro, i sensi della mia cordiale e viva considerazione 1•

525

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 10 novembre 1944.

L'Ambasciatore Charles mi informa che è avviso del Foreign Office 2 che l'Ambasciatore Carandini riproponga, appena giunto in Inghilterra, la questione relativa ad un eventuale soggiorno a Londra della Missione Quintieri-Mattioli di ritorno da Washington.

Il rinvio della definitiva risposta del Foreign Office va probabilmente attribuito al proposito britannico di dare o no corso alla nostra richiesta a seconda dei risultati che la Missione stessa otterrà a Washington 3 .

526

IL CONSOLE GENERALE DI CECOSLOVACCHIA A ROMA, VANEK, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

L. 342/44. Roma, 12 novembre 1944.

J'ai l'honneur de Vous transmettre le texte du communiqué donné à la presse tchécoslovaque à Londres le 20 Octobre 1944 par le gouvernement tchécoslovaque 4 dans lequel il exprime sa satisfaction sur la déclaration du governement italien du 26 Septembre 19445.

En remerciant encore une fois V.E. pour tout ce qu'Elle a voulu témoigner dans la réalisation de cet acte approchant tant nos deux pays, je La prie d'agréer. ..6 .

I Bonomi inviò in pari data al presidente del Consiglio polacco, Mikolajczyk, il seguente telegramma (n. 1990, tramite l'A.C.): <<La ripresa delle relazioni diplomatiche normali fra Italia e Polonia è stata accolta con profondo compiacimento dal Governo e dal Popolo italiano. Le vostre e le nostre città martirizzate e distrutte, il sangue polacco sparso in Italia. le comuni sofferenze e i comuni dolori costituiscono altrettanti vincoli che legano i nostri due Paesi saldamente nel presente e per l'avvenire. La prego di accogliere, Signor Presidente, i nostri voti cordiali per la risurrezione della Polonia e per la fortuna del suo popolo eroico e cavalleresco».

2 Vedi D. 427.

3 Il contenuto di questo promemoria fu trasmesso alla Rappresentanza a Londra con Telespresso 1/880 del 18 novembre 1944. Per la risposta vedi D. 548. 4 Non pubblicato. 5 Vedi D. 438, nota l. 6 Per la risposta vedi D. 540.

527

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C., STONE

L. 1/843. Roma, 13 novembre 1944.

The supplies by air to the patriots m Northern Italy have of late met with serious difficulties owing to bad atmospheric conditions, to the considerable Iosses of machines and to the necessity, so I am assured, of having to give priority to operations in Jugoslavia.

According to information, which I have no means of checking and I am, therefore, giving you merely as an indication, it would appear that at one moment the British authorities responsible for this service were led to consider the opportunity of giving orders to «disband» to our formations in Piedmont and in Liguria.

In consideration, however, of the grave mora! and materia! consequences of such an act, it was instead preferred to examine the possibility of forming, near the French frontier, depots of foodstuffs and clothing, to which the patriots could accede using sledges and skis.

The depots would be formed by the American service to which would be attached Italian officers. The British service also, on their part, would form their own depots. There appear, however, to be no small difficulties on the part of the American for the supply of foodstuffs and clothing, and others due to the fact that the French harass and illtreat the Italians who are thus obliged to cross the frontier. Other difficulties, furthermore, derive from the fact that the funds which have been granted by the Americans to the Committee of Liberation of Northern Italy, owing. to the system followed in their distribution, only arrive in a minimum quantity to the Patriot Bands who are instead just the people to whom the major part of the funds should go.

I should be grateful, dear Admiral, if you would kindly check up the above information in order to arrive at a solution apt to improve the patriots' conditions and to increase and develop their efficiency and activity which is in our interest and in the common interest. You know how the Government and the entire Italian population have this problem at heart and I shall much appreciate if you will kindly give us ali possible assurances in the matter. You may be sure of our complete and thorough co-operati an 1•

1 Stone rispose il 18 novembre: «l am in receipt ofyour letter of 13 November 1944 and wish to assure you that the whole question of supplying patriots in Northern Italy is receiving the most earnest considerati o n of the Allied authorities. I ha ve discussed the matter a t lenght with the services concerned and I am glad to give you an assurance that it is intended to allot an increased and considerable tonnage of supplies during the present winter. With regard to the particular situation of the Patriot formations in Piedmont and Liguria, steps are being taken with the appropriate organizations to examine the situation and find a means to alleviate it>>.

528

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MASCIA, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 6819/2288. Madrid, 14 novembre 1944 1•

Assicuro V.E. che non mancherò di informare la mia azione alle direttive impartitemi con il dispaccio n. 2/474 del 22 settembre u.s. 2 .

L'atmosfera in cui si svolgono i nostri rapporti con questo Paese è però singolarmente pesante e le circostanze non sembrano per il momento influire in senso favorevole ad una auspicabile chiarificazione.

La struttura antiliberale ed autocratica del regime falangista è una realtà che non si lascia facilmente obliterare e che si riflette sulle relazioni estere della Spagna, con manifestazioni particolarmente incresciose nei nostri riguardi.

Se il Dicastero spagnolo degli Esteri, già sede di tendenze debolmente moderatrici con Jordana, è suscettibile oggi con Lequerica di esplicare un'azione più decisa per adeguare la politica nel campo internazionale alle circostanze attuali e future, le altre leve di comando della Nazione, dai Ministeri tecnici alla stampa, sono in mano di uomini ligi al falangismo e permeati di sentimenti filogermanici, o per lo meno tanto opportunisti da non desiderare di creare difficoltà scostandosi da una via che credono loro imposta dall'alto.

In tali condizioni non vi è da meravigliarsi se l'influenza predominante della Falange, nei cui ranghi il crollo del fascismo ed il risorgere dell'era democratica in Italia è stato ed è risentito con l'intensità di un tradimento, e l'azione delle autorità da essa direttamente od indirettamente emananti ostacolano in forma spesso astiosa una politica più obiettiva verso il nostro Paese.

Gli aspetti pratici di tale situazione si chiamano: prolungato ed indebito internamento delle nostre navi da guerra nei porti delle Baleari; persistente elusione a discutere il grave problema finanziario in relazione al pagamento del debito di guerra spagnolo ed allo sbloccamento del clearing; tergiversazioni senza fine sull'argomento della restituzione del grano ed in generale sugli Accordi di Nizza; denuncia della Convenzione aerea; applicazione della clausola di riscatto nei riguardi dell'Italcable; atteggiamento della stampa, generalmente pronta a carpire e mettere in evidenza in tono malevolo il lato meno favorevole degli avvenimenti italiani; diffusione autorizzata di libelli quale il noto «Italia fuera de combate» di Herraiz; compiacente tolleranza e spesso aperto appoggio concessi agli emissari del sedicente governo social-rcpubblicano per l'esercizio di attività legalmente inammissibili;

I Manca l'indicazione della data d'arrivo. 2 Vedi D. 421.

trattamento rigorosissimo, a volte inumano, ed espulsione di qualche connazionale accusato di appartenenza a sette massoniche o ad organizzazioni comuniste.

Questo è il pesante passivo della politica spagnola nei nostri riguardi fino ad oggi. E purtroppo, per quello che ci concerne, la situazione non appare in questo momento suscettibile di un miglioramento rapido.

Differenti sono invece le prospettive future per quanto riguarda l'atteggiamento spagnolo verso la Nazioni alleate. Il Ministro Lequerica, forse per farsi perdonare atteggiamenti passati, ha iniziato, per quanto sta in lui, una manovra di lento riavvicinamento agli anglo-americani, ostacolato però in questo da resistenze numerose e pertinaci.

L'obiettivo principale dei suoi sforzi sono gli Stati Uniti. Però anche in questa manovra affiora sempre l'ostilità verso il nostro Paese, forse per ottenere almeno su questo punto il consenso delle forze opposte.

Persino nelle recenti dichiarazioni di Franco al rappresentante della « United Press» -che con la loro sovrabbondanza di enunciazioni di principi, di affermazioni ben poco aderenti alla realtà e di insinuazioni conciliative hanno provocato un effetto opposto a quello desiderato sollevando vibrate critiche e producendo irritazioni particolarmente in questi ambienti diplomatici anglo-americani -si è voluta inserire la puntata antitaliana riesumando innecessariamente la «pugnalata nella schiena» per creare un contrasto con un preteso nobile atteggiamento di questo Paese nei riguardi della Francia.

Pur essendo le acque così inquinate dal «virus» falangista, è da augurarsi che l'evidente interesse della Spagna al mantenimento di relazioni amichevoli con l'Italia e la Francia, ed al loro miglioramento, si faccia finalmente largo nei cervelli di questi governanti e si imponga con l'affermarsi dell'idea di una proficua, necessaria collaborazione delle tre Potenze latine.

Certo il prossimo arrivo a Roma dell'Ambasciatore Sangroniz, che assumerà il suo alto incarico dopo un breve soggiorno parigino -destinato a preparare l'insediamento del suo successore e ad appianare le non lievi difficoltà sorte di recente nelle relazioni fra i due Paesi -è di buon auspicio anche perché il nuovo rappresentante spagnolo possiede notevoli doti di intelligenza, tatto, abilità ed esperienza, gode la fiducia del Ministro Lequerica ed è ascoltato e forse temuto per la sua multiforme attività e per la sua influenza in molti settori della vita nazionale e dell'emigrazione spagnola.

Egli ha sempre mantenuto cordiali relazioni con gli anglo-americani che lo volevano Ambasciatore a Parigi e prima Ministro degli Affari Esteri; può essere elemento fattivo di intesa e contribuire con la sua azione al ripristino di una sana normalità di rapporti in una atmosfera ripulita da preconcetti e più aderente agli interessi generali in una Europa che dovrà affrontare appieno il problema della sua ricostruzione materiale, politica e sociale 1 .

I Vedi serie decima, vol. Il, D. 61.

529

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A STOCCOLMA, GUARNASCHELLI

T. 2399/94. Roma, 15 novembre 1944, ore 13,15 1•

Come le è noto sono state in questi giorni riprese relazioni diplomatiche dirette con Stati Uniti e Gran Bretagna e con i Paesi dell'America latina nonché con Polonia. Con l'U.R.S.S. tali relazioni erano già state riprese sin dal 14 marzo 1944. Cecoslovacchia, Belgio e Olanda sono rappresentate a Roma da Consoli Generali; trattative sono però in corso anche con questi Paesi per addivenire scambio normali rappresentanti diplomatici. A tutt'oggi non abbiamo invece avuto occasione stabilire alcun contatto con legittimo Governo norvegese. Voglia opportunamente rappresentare quanto precede a codesto Ministro di Norvegia pregandolo far pervenire suo Governo nostro vivo desiderio normalizzare relazioni con Norvegia, Paese cui siamo uniti da lunga ininterrotta tradizione di amicizia 2 .

530

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C., STONE

L. CONFIDENZIALE l /856. Roma, 15 novembre 1944.

The Committee of National Liberation reports that it is meeting with serious financial difficulties for the maintenance of the 45,000 Patriots operating, under its orders, in the Alpine valleys. The monthly expenditure runs into about 45 million lire.

The forthcoming winter will render much more hard the task of the Italian patriots who, owing to adverse climatic conditions, will find local resources much diminished and will not be able to count on sufficient air supplies. It appears therefore absolutely necessary to assist them, in this crucial period of the resistance front, at least with ali possible financial aid.

The Italian Government, whilst proposing to do all in their power and with the means a t their disposal to assist financially the patriots, will be most grateful if you, dear Admiral, will kindly enlist the interest of the competent Allied Authorities in the matter towards the same aim. Particularly appreciated would be an assurance that the Allied organizations in Switzerland will continue, during the winter, to issue funds in favour of the patriots operating in Piedmont, as they have done in the past.

Confident of your active and decisive interest in the matter, I wish to thank you in advance for your kindness and courtesy 3 .

I Spedito tramite l'A.C. 2 Per la risposta vedi D. 539. 3 Non è stata rinvenuta la risposta.

531

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C., STONE

L. 1/861. Roma, 16 novembre 1944.

I have received your Note dated 13th October (n. 301/9 Cos.) 1 wherein you ask me to amplify paragraph 6-C of the Memorandum on the transformation of the Allied Commission, which reads: «Pronta smobilitazione di Sottocommissioni, Uffici e uomini della Commissione Alleata».

I would like to note in the first piace that in the English rough translation of this paragraph the term «suppression» has been inappropriately used as translation from the Italian «smobilitazione»; it would, namely, have been better to say «a speedy demobilisation of Sub-Commissions, Sections and Officers depending on the Allied Commission». I wish to emphasize, thereby, that it was not intended to suggest, sic et sempliciter, the total elimination of ali the Sub-Commissions, Sections and Officers of the Allied Commissions. What was meant was the elimination of certain Sections and the substantial reduction of others.

Amplifying further, I am of opinion that the generai principles should be the following: a) A graduai transformation of the Allied Commission from a military into a civil body.

b) The elimination of those Sub-Commissions and Sections which, as mentioned in paragraph 3) of the Memorandum, «have no direct and immediate connection with the war effort, nor aim at a direct, substantial and concrete assistance thereto». For instance, it is obvious that Sub-Commissions and Sections connected with the Ministries of Justice and Public Education, the activities of which-except very indirectly in the field of pure legislation -have no relation with the conduct of the war, should be comprised in this category.

c) The substantial reduction of ali other Sub-Commissions and pertinent Sections, together with the speedy and progressive elimination of ali !oca! offices whose task is almost exclusively that of exercising that «contro!» which it is intended to eliminate. The basic principle, in this field, should be that of Iimiting the functions of the Allied Commission to a direct cooperation, at the centre, with the highest ltalian authorities, responsible for each field of activity. Once the guiding principles on the activities that these ltalian authorities are called upon to perform have thus been agreed upon at the centre, any interference should cease in the executive stage and in ali questions of detail, eliminating the present practice of a continuous interference exercised through direct contacts between Allied officers and !oca! Italian offices. The latter should receive their orders exclusively from the Italian centrai authorities.

In other words, the responsibility of carrying out whatever is, in common agreement, decided upon at the centre between the Allied Commission and the

I Vedi D. 454, nota 2.

Italian Government, should fall entirely on the latter and its competent authorities. The centrai Italian authorities would, in their turn, be directly responsible to the Allied Commission for the execution of the agreed directions.

In this connection I wish to add, in a generai way, that if, at times, Allied interferences, whether !oca! or in the strictly technical field, answer a well-intentioned purpose of meeting the alleged deficiencies of the Italian Administration, it is also true that such interferences stifle all spirit of initiative and sense of responsibility, besides reflecting, in the majority of cases, methods and habits that do not correspond to those of the Italian people and are therefore doomed to remain unproductive.

In this same field I wish also to refer "to the particularly delicate aspect of the interferences exercised not only at the centre but also locally in matters of appointment, removal, transfer and substitution of personnel, and to point out that whilst from the technical standpoint these interferences have an absolutely contrary effect, they are also to be considered superfluous from the politica! aspect, in view of the wide and determined epuration measures that are being taken by the Italian Government.

d) The trasformation (in relation to be above outlines) of the Allied Commission and of its Sub-Commissions in one single body of joint Italo-Allied cooperation with the participation, therefore, of an Italian Authority, to which should be attached all other Italian officials within the Sub-Commissions, and which would act as their natura! coordinating body.

The status of this centrai Italian Authority and of these officials should, furthermore, be transformed from the present one of liaison officers into that of actual representatives of the various Ministries within the Allied Commission. This should lead to the elimination of the Allied Offices within the individuai Ministries.

e) This transformation of the Allied Commission in a prevalently civilian body would bring to the fore the problem of how to most appropriately fit within the new framework all the important activity carried on up to now by the Military Sub-Commissions.

In view of the fact that the Italian Government is more than ever anxious to develop its contribution in the field of the military effort, which it has foremost at heart, I would like to suggest that the above Sub-Commissions should, for the duration of the war, be transformed and brought together into a «Military Mission». Once the hostilities over, it would be superseded by Military Attaches. The time, the conditions and the ways and means of such a transformation might be worked out together between the competent Allied Authorities and the ltalian Generai Staff.

I am perfectly aware that these further explanations are stili of a genera! character. But the complexity and vastness of the subject render a greater circumstantiation extremely difficult, specially if it should be attempted only from our side. I should thercfore like to remind you of the proposal outlined in my previous Memorandum 1 , namely, a joint examination of all the questions con-

I Vedi D. 454, allegato.

607 nected with the transformation of the Commission with a view to reaching an agreed solution. Such an examination would allow a practical clarification of the respective points of view and, moreover, bring to light the reasons both of certain, often not fuliy understood, aliied interferences, as of much apparent impatience on our side.

As we are on this subject, I should like to insist on one particular aspect of the question. If it is realiy intended to effect a transformation of the present contro! system which, albeit progressive not only as to form but as to the substance, would lighten the already grave burdens weighting on the Country, it is absolutely necessary to break, determinately, the innate tendency of ali bureaucracies; namely, that of expanding and taking root, creating the function in order to maintain the organ. For these same reasons, having framed a pian, it will also be necessary to take great care that the offices that will be eliminated or reduced in one piace will not tend to reappear elsewhere under different form. In other words, once the cuts are decided upon they should be applied clearly and definitely. Otherwise, any reduction or elimination will remain purely academic and the Allied Commission will continue to be what it was in the past, an Aliied Contro! Commission.

Before closing this letter I wish to emphasize, dear Admiral, that the above remarks and proposals are not framed in any controversia! spirit but purely in a spiri t of friendship and with the positive aim of searching for the best formula that will Iead to a fruitful co-operation. We fuliy appreciate the efforts made by the

A.C.C. ever since the distant days of its inception at Brindisi, and not only in respect of «contro!» in its restrictive sense, but also in its aims to give a concrete and valuable contribution towards the solution of the infinite problems that faced and stili face our Country. We know that in this task we bave found, in you ali, rea! friends who have taken to heart the needs of the people and those of our rehabilitation. Just as we know that the further cooperation of the Allied Commission is and will be of inestimable value not only in the immediate task of furthering the war effort for the defeat of the common enemy and the complete liberation of our territory, but also in the forthcoming work for the economie and financial rehabilitation of the Country. I repeat, however, that it is in the interest of these very tasks that the direct responsibility, without which there cannot be a healthy revival, should be returned to the Italian Government, according with the generous intentions expressed by President Roosevelt and Prime Minister Churchill as far back as September last at Hyde Park.

P.S. Since writing this Ietter, I bave learned of the appointment of Mr. Macmillan as Head of the Allied Commission 1• It appears to me that the nomination of a politica! personality in the stead of a military one, is indicative of the intention, also on the part of the Allies, to transform the Commission along the lines envisaged in the present letter. This beginning is for us cause of sincere pleasure, as is no less the confirmation as Chief Commissioner of an old and proven friend like you.

1 Tale nomina era avvenuta il IO novembre: il comunicato è in United States and Italy, cit., p. 97.

532

IL MINISTERO DEGLI ESTERI AL RAPPRESENTANTE DELLA FRANCIA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, COUVE DE MURVILLE

APPUNTO. Roma, 17 novembre 1944 1•

A seguito di precedenti segnalazioni sul trattamento che ~iene fatto ai beni ed ai cittadini italiani in Tunisia, si comunica che, sulla base delle informazioni pervenute al Ministero degli Affari Esteri, la situazione degli italiani nella Reggenza diverrebbe sempre più penosa e preoccupante.

Risulta infatti che le Autorità del Protettorato continuano ad infierire sistematicamente su scala sempre più larga contro gli italiani, prendendo di mira in particolar modo ed indiscriminatamente i proprietari, i professionisti, i commercianti e gli industriali.

I campi di concentramento, specie nel sud, sono pieni di italiani che il più spesso vi sono stati internati con la menzione generica di «ressortissants de l'Axe», quasi che l'armistizio tra l'Italia e le Nazioni Unite non avesse valore per il territorio della Reggenza. Altri sono stati analogamente confinati nel sud algerino.

Parecchi italiani, per lo più già da tempo internati in campi di concentramento, hanno recentemente ricevuto la notifica di decreti di espulsione dalla Reggenza, e sono stati frattanto segregati in campi speciali.

Le requisizioni di beni italiani e le perquisizioni a domicilio avvengono a ritmo sempre più accelerato, assumendo un carattere spiccatamente vessatorio. Le requisizioni di alloggi sono state estese al punto da ridurre molte volte gli italiani più facoltosi ad abitare nel canto più umile dei loro alloggi, talvolta nella camera stessa del portiere indigeno del loro palazzo.

I medici italiani, salvo pochissime eccezioni, e tutti i farmacisti italiani sono stati sospesi dall'esercizio professionale.

La situazione creata agli italiani aventi le loro proprietà ed aziende sotto sequestro è tale da costringerli molte volte a liquidare i loro beni a prezzi irrisori, talvolta corrispondenti appena al decimo del loro valore.

Continua su larga scala l'imposizione ad italiani, e specialmente a studenti e professionisti, di corvées di lavori, anche fra i più penosi e degradanti, che debbono compiersi sotto la sorveglianza di personale di colore.

Dalle informazioni in possesso del Ministero, delle quali non si citano che alcuni punti dolorosi fra i molti, risulta che dall'aprile dello scorso anno gli italiani residenti in Tunisia sono in sostanza vittime di un complesso di misure ostili e di persecuzioni svolte con rigore così spietato da tenere gli stessi in uno stato d'animo di permanente incertezza ed angoscia e da additarli all'odio pubblico. Le cose sarebbero al punto che molte famiglie italiane incontrerebbero le più gravi difficoltà nell'acquisto dei viveri, perché i fornitori rifiuterebbero di servirle proprio per la loro qualità di italiane.

l Una nota avverte: «Consegnato a Couve de Murville dal Ministro Prunas il 25 novembre 1944».

Il Ministero degli Affari Esteri osa sperare che tale opera non risponda a superiori direttive politiche ma sia solo il risultato di azioni individuali contro le quali le competenti Autorità non hanno finora preso le necessarie misure.

Poiché siffatta opera, oltre ad apparire in stridente contrasto con la nostra comune aspirazione ad una distensione fra i nostri due Paesi, è evidentemente contraria non solo al diritto ma anche al più semplice spirito umanitario, il Ministero degli Affari Esteri prega il Signor Co uve de M urville affinché voglia interporre i suoi buoni uffici allo scopo di far sì che contro i fatti sopra lamentati vengano adottati tutti quei necessari provvedimenti che, oltre a riparare od almeno attenuare i danni provocati alle cose ed alle persone, valgano ad impedire che essi possano comunque ripetersi.

La questione, oltre tutto, riveste un carattere essenzialmente umanitario ed il Ministero degli Affari Esteri si appella per la sua soluzione all'alto senso di comprensione e di dignità che ha sempre ispirato le Autorità francesi. Il Ministero degli Affari Esteri prega pertanto il Signor Couve de Murville di voler far presente quanto precede al Governo della Repubblica e gradirà ricevere un cortese eventuale cenno di assicurazione in proposito.

533

IL CONSOLE GENERALE DI CECOSLOVACCHIA A ROMA, VANEK, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. 395/44. Roma, 17 novembre 1944 (per. il 18).

En me référant à ma lettre du 17 Octobre 1944 No. 114/44, et à notre conversation du 27 Octobre 1944 1 je me permcts d'attirer Votre aimable attention sur les faits suivants:

l) Vous m'avez bien voulu notifier oralement, comme réponsc à ma lettre du 17 Octobre, que le Gouvernement Italien voudrait éviter la publication officielle des mesures qui pourraient heurter ouvertement le gouvernement soi-disant «slovaque», étant donné qu'il y a encore des ltaliens sur ce territoire vis-à-vis desquels on pourrait user des représailles.

Or la Slovaquie étant sous la domination allemande et l'Italie étant en guerre avec l' Allemagne, les intérèts sur ce territoire ne peuvent évidemment ètre sauvegardés par la voie diplomatique directe, sauf probablement pour !es ltaliens qui se déclarèrent pour le régime républicain fasciste.

Et comme dans la déclaration du 26 Septembre 1944 I'Italie a explicitement déclaré nuls et non avenus les traìtés de Munich, avec toutes ses conséquences, il y a à présumer que la pratique pourra ètre en accord avec cette déclaration, surtout dans le cas aussi typique que les passeports slovaques.

l Vedi DD. 476 e 497.

Permettez-moi donc, M. le Secrétaire Général, de soulever encore une fois la question et je Vous prie de vouloir bien m'informer si le Gouvernement Italien a l'intention de reconnaitre toujours !es passeports dits «slovaques» et, dans le cas contraire, comment le Gouvernement Italien compte procéder avec ceux qui ne se sont pas soumis à l'échange de ces documents après le délai fixé du 27 Octobre 1944. Je voudrais souligner encore une fois à cette occasion que notre souci est surtout celui de procurer à tous nos ressortissants des documents personnels valables.

2) Quant à l'intervention du Saint-Siège au profit de quelques prètres munis encore des passeports «slovaques» pour leur conserver ce document sans validité, je me permets de remarquer que cette question est d'ordre purement administrative intérieure du Gouvernement Tchécoslovaque. Faisant appel à notre «tolerance» dans cet affaire administrative le Vatican se charge ainsi de protéger !es intérèts du soi-disant «Etat slovaque». Or il existe, en effet, toujours au Vatican un représentant officiel du dit «Etat», le Ministre Sidor, citoyen tchécoslovaque, déclaré traitre par le Gouvernement Tchécoslovaque.

Les tchécoslovaques de religion catholique apprécieraient beaucoup si le Saint-Siège, au lieu de soutenir une fraction traìtre, voudrait bien soutenir moralemeni la foi catholique des tchécoslovaques en recommandant à tous la loyauté envers l'Etat tchécoslovaque légal.

Pour donner largement la possibilité aux prètres tchécoslovaques munis encore des s.d. passeports «slovaques», auxquels le Saint-Siège s'intéresse, d'échanger leurs passeports contre des documents tchécoslovaques valables, nous pouvons proroger le délai expiré le 27 Octobre, irrévocablement jusqu'au ler décembre 1944.

534

1L SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE A MOSCA, QUARONI

T. 2472/73. Roma, 19 novembre 1944, ore 14 1•

Con riferimento mio telegramma 23/27 del 22 agosto2 prego S.V. voler insistere presso Governo sovietico sulla urgente necessità di comunicare gli elenchi nominativi dei nostri prigionieri di guerra e sull'opportunità di stabilire un regolare scambio di messaggi con le loro famiglie. Se gli elenchi non fossero ancora completi sarebbe utile averne frattanto dei parziali per incominciare a rispondere alle pressanti domande di tante famiglie che attendono ansiose di sapere se i loro congiunti sono ancora in vita, e farmi comunque conoscere quanto le sia stato possibile ottenere in merito e a che punto trovasi attualmente trattazi5ne detta questione.

Prego accusare ricevuta del presente telegramma 3 .

I Trasmesso tramite l'A.C. 2 Vedi D. 359. 3 Per la risposta vedi serie decima, vol. II, D. 5.

535

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. PERSONALE l. Roma, 19 novembre 1944.

Mi sono dimenticato di dirti che ieri è venuto da me l'ambasciatore russo per comunicarmi il gradimento del suo governo alla nomina del Quaroni ad ambasciatore d'Italia.

Credo che egli tenga molto che la notizia sia pubblicata e nel contempo che si ricordi essere stata la Russia la prima nazione a ristabilire i rapporti diplomatici con l'Italia.

Ho buttato giù a matita un comunicato stampa che tu dovresti limare e poi mandare a Rossini per la diffusione 2•

Nella conversazione col Signor Kostylev egli mi è parso ricordare assai inesattamente il nostro comunicato del 26 o 27 ottobre nel quale si accennava al precedente riconoscimento russo. Vuoi rintracciarlo? Io debbo andare all'Ambasciata russa lunedì a colazione.

Sono sulle mosse per andare a Napoli. Ti riferirò l'esito dei miei colloqui.

536

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL RAPPRESENTANTE DESTINATO A LONDRA, CARANDINI

L. PERSONALE 4 . Roma, 19 novembre 1944.

L'esame dei documenti che ti sono stati rimessi ti rivelerà lo stato attuale dei nostri rapporti cogli Alleati: ne hai del resto seguito a Roma le successive tappe.

Noi abbiamo creduto che nello stato di cose derivante dalle condizioni dell'armistizio una via sola fosse da definirsi: cercare di stabilire coi rappresentanti alleati dei rapporti personali molto amichevoli e soprattutto molto leali e conseguire giorno

l Lettera autografa.

2 Il testo del comunicato, dopo la revisione fatta da Visconti Venosta, fu il seguente: «L'Ambasciatore dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche S.E. Kostylev ha comunicato sabato 18 corrente al Presidente del Consiglio il gradimento sovietico alla nomina del Signor Quaroni al rango di Ambasciatore d'Italia a Mosca. È opportuno ricordare che sin dallo scorso marzo il Governo dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche stabilì rapporti ufficiali e diretti col Governo italiano, inviando fra noi come suo Rappresentante il Signor Kostylev e ricevendo a Mosca come Rappresentante del Governo italiano il Signor Quaroni, ambedue con regolari privilegi diplomatici. Sin dalla fine dello scorso ottobre l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, che già aveva dato per prima l'avvio, con gesto amichevole e generoso, alla ripresa delle relazioni con noi in un momento particolarmente duro della nostra vita nazionale, fece ufficialmente sapere che intendeva elevare al rango di Ambasciatore, con reciprocità piena, il suo Rappresentante in Italia. Con la comunicazione dello scorso sabato l'iniziativa, che ha particolare rilievo e significato, ha dunque piena e completa esecuzione».

3 Carandini giunse a Londra il 20 novembre.

4 Minuta autografa.

612 per giorno, modestamente ma tenacemente, dei successivi miglioramenti della nostra situazione onde riportare l'Italia a condizioni di dignità internazionale. Non tutti i nostri desideri sono stati soddisfatti, ma notevoli vantaggi sono stati conseguiti. Inoltre, ed è quel che più importa, l'avvenire non è stato in nessuna guisa ipotecato, né nel campo territoriale né in quello politico, né in quello economico. Non abbiamo ricercato successi clamorosi ma non abbiamo mai pagato i vantaggi conseguiti.

Abbiamo manovrato liberamente tra Inghilterra ed America a seconda delle contingenze senza mai fare assegnamento su loro dissensi sempre componibili in più vasta sfera di interessi internazionali.

Credo che dobbiamo perseverare: sganciarci passo passo dalle catene armistiziali rafforzando in sostituzione i legami di collaborazione amichevole. Permangono indipendenti e cordiali i nostri rapporti colla Russia, che però sono alquanto statici.

Noi vogliamo aderire alla Carta Atlantica e non comprendiamo la ragione degli ostacoli frapposti alla nostra domanda. Non è un desiderio vuoto di significato, è un punto di partenza. Crediamo dovere nostro di partecipare attivamente all'organizzazione di una vera pace europea apportandovi un concreto contributo: stabilire saldi e chiari rapporti di amicizia colla Francia e colla Jugoslavia. Sarà una dura fatica, ci vorrà del tempo, ma ci riusciremo. In tal senso sarà bene che tu parli anche col Presidente Benes, che certo intenderà l'essenziale importanza di questa nostra volontà di concordia.

Credo vantaggioso per noi ritardare la discussione delle condizioni del nostro trattato di pace, indispensabile sfuggire a vincoli finanziari ed economici. In essi può consistere il vero asservimento. Forse ti verrà talvolta molto di sfuggita fatta qualche allusione all'eventualità di future intese particolari e dirette tra Italia ed Inghilterra. Ritengo preferibile di accoglierle con aperta simpatia, ma senza inoltrarsi nel discorso.

A Londra si possono stringere cordiali rapporti coi rappresentanti dei Dominions e dell'Egitto: sai quanto ci stia a cuore la ripresa con loro di relazioni.

Per quanto atroci siano le nostre sventure, per quanto strazianti siano le nostre miserie, noi siamo decisi a vivere, decisi a risorgere. Di questa sicurezza tu sarai a Londra l'interprete e l'araldo.

537

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO PER CORRIERE 3064/656. Roma, 20 novembre 1944 (per. stesso giorno).

Mio telegramma n. 615 del 9 corrente 1•

Ho nuovamente intrattenuto Mons. Tardini sulla questione della normalizzazione dei rapporti diplomatici dell'Italia con i Paesi cattolici in Europa.

Ho fatto presente a Mons. Tardini come, dopo la nostra ultima conversazione, le relazioni diplomatiche con la Polonia erano state felicemente riprese, che invece le trattative in corso con il Governo provvisorio francese incontravano tuttora non poche difficoltà. L'ho messo al corrente degli ultimi sviluppi della situazione e gli ho lungamente

' Vedi D. 521.

illustrato i motivi per cui sembrava esser non solo interesse dell'Italia ma della Francia stessa e per ovvi motivi anche della Santa Sede a che la normalizzazione delle relazioni diplomatiche fra i due grandi paesi cattolici mediterranei non tardasse oltre.

Mons. Tardini mi ha risposto che la Santa Sede condivideva perfettamente questo nostro punto di vista e mi ha assicurato che avrebbe esplicato ogni possibile azione, pur nelle difficoltà che essa stessa incontrava in questo momento presso il Governo de Gaulle, per i motivi esposti nel mio rapporto riservato n. 983/632 in data I 2 corr. 1 , nell'intento di facilitare la normalizzazione delle relazioni italo-francesi.

538

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALLE DIREZIONI GENERALI DEGLI AFFARI POLITICI ED ECONOMICI

APPUNTO SEGRETO 1/894. Roma, 20 novembre 1944.

Prima di partire per Londra il Ministro Macmillan ha avuto un lungo colloquio sia col Presidente del Consiglio che col Sottosegretario degli Affari Esteri 2 , coi quali si è intrattenuto, tra l'alto, delle questioni inerenti all'attuale situazione armistiziale in relazione ad una sua eventuale modifica.

Il Ministro Macmillan ha pregato a tale riguardo di volergli far avere, nella forma più schematica e succinta possibile, un appunto sui principali e più urgenti desiderata del Governo italiano, circa il quale egli intendeva intrattenere personalmente il Primo Ministro Churchill.

È stato pertanto rimesso al Ministro Macmillan l'appunto di cui si trasmette qui unito copia 3 .

539

IL MINISTRO A STOCCOLMA, GUARNASCHELLI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3071/121. Stoccolma, 2 l novembre 1944, ore 16,454 .

Telegramma di V.E. 94 5 .

Ho interessato opportunamente questo Ministro Norvegia il quale, pur ritenendo Governo norvegese condivida desiderio R. Governo normalizzare reciproci rapporti, si è riservato interpellare suo Governo. Telegraferò ulteriormente appena possibile6 .

l Non pubblicato.

2 Il colloquio ebbe luogo nel pomeriggio del 17 novembre.

3 È lo stesso documento allegato al D. 430.

Pervenuto attraverso l'A.C. il 22 novembre alle ore 19.

s Vedi D. 529.

6 Con T. 3757/159 del 28 dicembre, pervenuto il 3 gennaio 1945. Guarnaschelli comunicava: <<Questo Ministro di Norvegia Jans Bull, nell'annunciarmi ufficialmente che Governo norvegese considera del tutto normalizzati rapporti con l'Italia, mi ha confermato notizia Reuter circa sua nomina quale Ministro a Roma. Nulla mi risulta a suo riguardo che sconsigli concessione gradimento».

540

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI, AL CONSOLE GENERALE DI CECOSLOVACCHIA A ROMA, VANEK

L. 15/04193. Roma, 21 novembre 1944.

Ho ricevuto la Sua lettera n. 342/44 del 12 novembre 19441 e la ringrazio per il cortese invio del testo del comunicato diramato dal Governo cecoslovacco alla stampa cecoslovacca di Londra in data 20 ottobre 1944.

Mi è grata questa occasione per riaffermarle che ho sempre considerato l'amicizia tra l'Italia e la Cecoslovacchia come la più naturale espressione di una simpatia secolare e come uno dei principi fondamentali per la pace e la ricostruzione europea.

541

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL VICE PRESIDENTE DELL'A.C., STONE

L. 04071/13. Roma, 21 novembre 1944.

With letter n. 1/236 of August the l5th 2 , and in relation on the present military events, I pointed out to you the anxiety caused to the Italian Government and to the whole ltalian nation by the possibility of clashes between armed bands and peaceful citizens on occasion of the departure of the German troops from Venezia Giulia. In the same letter, through your influential authority, I drew the attention and the interest of the Allied Governments on the eventuality of acts of violence and of massacres being carried out in those provinces with a view to them already pre-arranging the necessary countermeasures.

You have been so kind as to inform me, on August the 19th 3 , and H. E. the President of the Council, on September the 22d 4 , that this anxiety had been brought to the knowledge of the Supreme Allied Command and that the matter was being kept in sight by the competent Allied Authorities.

In consideration of the further developments of the military operations, and in the eventuality that the victories of the Allied Armies should cause a generai withdrawal of the Germans from the Adriatic zone, I take the liberty, my dear Admiral, of newly requesting you to interpose your authority in the proper quarters so that the matter should continue to be held in due consideration 5 .

l Vedi D. 526.

2 Vedi D. 344.

3 Vedi D. 344, nota 2.

4 Vedi D. 405, nota 3.

5 L'A.C. rispose il 27 novembre (504/105/Cos): «<n rep1y to your letter 04071/13 of 16 November signed by Visconti Venosta, I have to inform you that the subject has been given the fullest consideration at the highest levels and that adequate steps have been arranged to meet the circumstances envisaged in the letter». La data del 16 novembre è quella della redazione italiana del documento.

43 -Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I (4213051)

542

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

APPUNTO. Roma, 22 novembre 1944.

Come a tutte le Nazioni Unite, è stato da tempo espresso anche al Governo olandese il vivo desiderio del Governo italiano di riprendere le relazioni diplomatiche normali.

Il Governo olandese ha ieri l'altro risposto in termini e tono che sono certamente intempestivi.

Si è girata. la difficoltà proponendo al Ministro d'Olanda che ritirasse senz'altro il suo testo -che aveva del resto la forma anodina di un semplice promemoria su carta non intestata -che avremmo in conseguenza considerato come non presentato.

Da parte nostra avremmo invece preso l'iniziativa di confermare per iscritto al Governo olandese sia il ripudio della politica estera fascista anche nei confronti dei Paesi Bassi, sia il desiderio del Governo democratico italiano di riallacciare rapporti di cordiale amicizia col Governo di Sua Maestà la Regina, solo e legittimo rappresentante del Paese.

È stata in conseguenza predisposta l'acclusa lettera per la firma di V.E.

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI,

AL CONSOLE GENERALE DEI PAESI BASSI A ROMA, CRANDIJK

L. 1/934. Roma, 24 novembre 1944.

Le sarò molto grato se vorrà cortesemente far pervenire al Suo Governo la seguente comunicazione ufficiale che interpreta il vivo ed unanime desiderio italiano di riallacciare con l'Olanda quelle normali e amichevoli relazioni già felicemente in atto con la maggior parte delle Nazioni Unite:

«Il Governo italiano ha, da tempo, pubblicamente e solennemente sconfessato la politica estera fascista che ha costretto il Paese, suo malgrado, alla guerra contro le Potenze democratiche e lo ha condotto alla durissima condizione attuale 1 . Tale pubblica e solenne sconfessione, nel pensiero del Governo italiano, riguarda naturalmente anche l'Olanda, Nazione con la quale l'Italia non ha mai avuto ragione di dissidio e di contrasto e colla quale intende ristabilire quell'atmosfera di cordiale amicizia che era salda ed antica tradizione dei due Paesi.

Il Governo democratico italiano ripudia in conseguenza atteggiamenti ed atti che, il precedente regime possa eventualmente avere assunto e compiuto nei confronti dell'Olanda e di cui non può ritenersi responsabile. Esso non dubita che il Governo di Sua Maestà la Regina, che ha così degnamente e coraggiosamente impersonato la legittima continuità del Paese, condivida il leale e cordiale proposito di pacificazione italiano, necessaria premessa di una nuova concreta politica di amicizia e di collaborazione fra i due Paesi» 2 .

I Vedi D. 263.

2 Un promemoria di Prunas del 26 novembre ricorda: «Ho consegnato oggi al Console Generale di Olanda la lettera del Presidente Bonomi. Egli ritiene che la comunicazione sarà vivamente apprezzata dal suo Governo, il quale dovrebbe in conseguenza astenersi, a suo avviso personale, dal chiedere o porre condizioni per una eventuale ripresa di rapporti analoghe a quelle di cui al noto promemoria».

543

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

R. 1547/85. Bucarest, 23 novembre 1944 (per. il 21 febbraio 1945).

In base all'ordine di cui al telegramma di V.E. n. 2007 1 ho chiesto udienza a

S.M. il Re Michele.

Sua Maestà si è degnato invitare mia moglie e me ad una colazione intima che ha avuto luogo nel palazzo della Principessa Elisabetta e alla quale han presenziato soltanto S.M. la Regina Elena e gli ufficiali d'ordinanza di servizio.

Prima ancora che io avessi il tempo di formulare i ringraziamenti del R. Governo per l'atteggiamento che Sua Maestà ha coraggiosamente tenuto durante un anno per difendere la posizione politica e la situazione personale dei membri della missione reale italiana, Sua Maestà mi ha rivolto calorose espressioni di elogio dicendomi che «era al corrente di quanto avevo fatto per la Romania e che desiderava ringraziarmi vivamente».

Ho risposto al Sovrano che io avevo fatto solo il mio dovere di servitore del mio Paese e di amico sincero della Romania.

Sua Maestà la regina che nel corso del 1942 quando più acuto era il dissidio tra la Corte e il Maresciallo Antonescu mi chiamò due volte per pregarmi di intervenire presso il Presidente Antonescu -a sua volta è intervenuta per dichiararmi che «non avrebbe mai dimenticato quello che avevamo fatto per la Romania e per Lei». Sua Maestà ha avuto l'estrema bontà di dire tanto a mia moglie che a me che tanto il Re quanto Lei avevano pensato moltissimo a noi durante tutto l'anno trascorso, dolenti di non poter fare nulla di più marcato per poter rendere meno difficile la nostra situazione.

Ho detto ai Sovrani che il debito di gratitudine era tutto nostro e che appunto

V.E. mi aveva incaricato di uno speciale messaggio per esprimere a Sua Maestà il Re tutta la riconoscenza del R. Governo per il coraggio con cui aveva difeso, in circostanze estremamente difficili, la nostra posizione. Il Sovrano ha allora avuto la bontà di dirmi che tanto il Maresciallo quanto Mihai Antonescu durante sei mesi gli avevano portato messaggi di Hitler e di Ribbentrop che insistevano perché egli ricevesse il Ministro fascista Odenigo e avevano insistito anch'essi, specie il Maresciallo, molto vivamente. Il Re ha detto testualmente: «Dissi ad Antonescu sempre di no; arrivai perfino a dichiarargli che avrei preferito rompermi una gamba piuttosto che accettare le vostre lettere di richiamo e ricevere il sig. Odenigo. Il mio atteggiamento nei vostri confronti fu chiaro ed esplicito e non ammisi mai al riguardo discussioni malgrado le pressioni violente che mi venivano fatte».

Dopo colazione Sua Maestà si è intrattenuto per circa un'ora con me raccontandomi in dettaglio gli sviluppi delle giornate storiche nel corso delle quali Egli aveva diretto il movimento insurrezionale antitedesco.

I Vedi D. 485. 2007 è il numero con cui il telegramma venne ritrasmesso da Ankara a Bucarest.

Premesso che la convivenza col Maresciallo era da lungo tempo diventata impossibile, Sua Maestà mi ha citato vari episodi del dispregio in cui le sue prerogative erano tenute dall'ex Conducator.

Fin dal giugno 1941, epoca in cui la Romania stava per lanciarsi nella disgraziata avventura della guerra contro la Russia, i rapporti tra capo del Governo e capo dello Stato erano tesissimi. Il Maresciallo Antonescu ignorò il Re in tutta la fase preliminare dei negoziati con la Germania che dovevano legare la Romania al carro tedesco. La guerra fu iniziata a insaputa del Sovrano. Il Re seppe che la Romania si trovava in guerra da un capitano del suo reggimento della guardia! Invitato il Maresciallo a Corte per un'ora determinata al fine di dare delle spiegazioni, questi vi giunse-com'era solito fare-con due ore di ritardo e alle richieste del Re gli disse di non mischiarsi nelle cose politiche. «Non ero affatto di questo parere -mi ha precisato il Re che per effetto delle ultime vicende mi si è dimostrato d'una grande maturità politica e di una viva sensibilità -tanto vero che immediatamente presi per mio conto contatti con gli Alleati e li ho mantenuti per oltre due anni, dato che avevo fin dall'inizio capito che si portava il Paese alla catastrofe. Inutile vi descriva, ha continuato il Sovrano, il contegno del Maresciallo nei miei confronti durante tutta la guerra; voi ne siete al corrente. Chi non ho capito in tutta questa tragica vicenda è stato Mihai Antonescu. Egli veniva sovente da me e mi riferiva degli incitamenti e degli incoraggiamenti che riceveva specialmente da parte vostra e ogni qual volta io gli dic.evo di agire con me egli rifiutava di farlo. La situazione è continuata così fino alla vigilia dell'ultimo viaggio del Maresciallo Antonescu al Quartier Generale tedesco quando, venuto a conoscenza da terzi di tale viaggio, alle 5 della mattina del 6 agosto mi precipitai alla villa del Maresciallo a Snagov per chiedergli conto di che cosa si proponesse di fare a mia insaputa. Egli andò come sempre su tutte le furie; mi disse che il Re non doveva mischiarsi nelle questioni politiche (era l'arma che adoperava regolarmente quando io intendevo esercitare i poteri che mi sono affidati dalla costituzione); che "egli aveva fatto la grande Romania e che avrebbe fatto una Romania ancora più grande"! Mi resi conto allora che non v'era tempo da perdere e organizzai il colpo di stato che accelerai in vista delle dichiarazioni assurde che Hitler aveva fatte ad Antonescu. Mi ero deciso ad agire il 19 agosto ma alcuni dettagli ci impedirono di farlo quel giorno e così decisi l'azione pel 23 agosto. Alle 3 del pomeriggio venne per primo da me Mihai Antonescu; gli esposi il mio punto di vista; invece di schierarsi con me immediatamente, tergiversò malgrado tutte le esortazioni che aveva avuto specialmente da voi e da alcuni uomini dell'opposizione. Capii che al momento cruciale del destino l'uomo esitava ed aveva paura. Poco dopo venne il Maresciallo: gli chiesi perentoriamente se era disposto a firmare subito un armistizio dato che sapevo che gli Alleati eran0 pronti a firmarlo. Mi rispose che non Io poteva fare senza informare la Germania e senza chiedere delle garanzie agli Alleati! D'altra parte egli riteneva che bisognasse attendere perché era probabile un intervento turco nella guerra e forse c'era da attendersi ad uno sbarco degli inglesi a Costanza. Io sapevo però, dalle informazioni che avevo, che egli progettava di ritirarsi con delle truppe in Transilvania per continuare colà la lotta assieme ai tedeschi contro gli Alleati.

Di fronte ai suoi dinieghi gli dissi che accettavo le sue dimissioni. Il Maresciallo cominciò a protestare ma io mi ritirai mentre gli ufficiali che erano destinati ad arrestarlo entravano nella stanza. I due Antonescu assieme all'abbietto Vasiliu, all'Elefterescu e al gen. Pantazi furono rinchiusi nel "safe" del Palazzo.

Poco dopo si presentò il Ministro delle Comunicazioni Ata Costantinescu; aveva saputo d'un attentato contro di me e voleva vedermi. Quando gli dissi che il Maresciallo era stato arrestato si offerse d'essere arrestato anche lui! Gli dissi che se ne andasse a spasso perché egli non aveva nessuna veste politica. L'emozione del Constantinescu (che è un obeso) fu la nota comica in mezzo al dramma! Poco dopo mi fu annunziata la visita del Ministro di Germania von Killinger. Entrò da me con quell'aria impudente e irriverente che vi era certamente nota. Mi chiese con arroganza se era vero quanto aveva saputo e cioè che il Maresciallo e Mihai Antonescu erano stati arrestati. Siccome per noi si trattava di guadagnare tempo per evitare lo scatenarsi della reazione tedesca prima che certi ordini fossero dati e certe misure venissero prese, così per il bene del Paese mentii e dissi che non era vero. Il Ministro mi chiese allora dove erano e quando gli risposi di non saperlo minacciò le folgori della vendetta tedesca sulle nostre teste. Fu allora che dopo averlo congedato mi decisi a rivolgermi con un appello radio alla Nazione. Alle 3 del mattino dopo aver dato tutte le istruzioni partii in automobile per Craiova».

Sua Maestà dopo avermi raccontato altri particolari di quei giorni mi ha detto che i comunisti non gli perdonavano di avere fatto lui la rivoluzione perché avrebbero voluto prendersene loro tutto il merito; che il Paese aveva risposto come un uomo solo al suo appello; che perfino i sottufficiali e i soldati del reggimento del Maresciallo Antonescu che erano tutti armatissimi si lasciarono arrestare senza la minima reazione. Il Sovrano ha aggiunto che la Provvidenza lo aveva molto aiutato perché i tedeschi avrebbero potuto impadronirsi di Bucarest se avessero agito tempestivamente e arrestare moltissima gente e paralizzare tutta l'azione liberatrice. Egli aveva però fatto pervenire a tempo agli americani le istruzioni sui luoghi che avrebbero dovuto essere bombardati e l'intervento dell'aviazione americana ebbe carattere decisivo in un certo senso.

Sua Maestà mi ha poi lungamente intrattenuto sulla situazione attuale della Romania e mi ha manifestato le sue vive preoccupazioni per il fatto che i russi mentre esigono dalla Romania l'esecuzione integrale delle clausole della convenzione di armistizio mettono poi a soqquadro l'economia del Paese, ciò che rende impossibile il rispetto degli impegni assunti. «Ho parlato di questo col sig. Vyshinskymi ha detto il Re -e l'ho trovato molto ragionevole e ben disposto. Ma disgraziatamente le misure destinate a disorganizzare l'industria, l'agricoltura e l'economia in genere del Paese continuano. Si impongono consegne di materiali e di merci che superano tutte le nostre possibilità di produzione, si asportano le installazioni industriali, non si impedisce il caos e non si frenano alcune tendenze anarcoidi nelle provincie dove l'autorità del Governo non viene più rispettata perché gli estremisti si impongono vantando l'appoggio dell'Armata rossa e tutto questo crea uno stato di cose estremamente delicato e prolunga una crisi che diventa assai difficile da risolvere».

Il Sovrano mi ha chiesto poi che cosa pensassi della situazione e se avevo i mezzi per chiarirla come potevo ai russi. Ho risposto a Sua Maestà che escludevo ogni malafede e ogni arrière pensée da parte russa. Le dichiarazioni del Governo sovietico antiche e recentissime sul rispetto dell'indipendenza degli altri paesi, l'ultima affemazione solenne che regimi comunisti e capitalisti potevano benissimo coesistere erano le prove che i russi non nascondevano dietro le spalle nessun pugnale per assassinare la Romania. Credevo piuttosto che le difficoltà che si accumulavano nel Paese dipendevano da inevitabili contrasti che si producevano in questo primo contatto del mondo russo con paesi occidentali aventi struttura, tradizioni, mentalità e forme diverse. Tutto ciò mi sembrava inevitabile. Mi permettevo di suggerire a Sua Maestà che con tanta abilità aveva guidato le sorti del suo popolo di continuare a fornire a Mosca prove sincere di amicizia di lealtà e di volenterosa collaborazione. Era codesto il presupposto per una garanzia di avvenire e d'indipendenza per la Romania. Sua Maestà mi ha ringraziato di parlargli con tanta franchezza, mi ha detto che egli si rendeva conto di tale necessità; ma avrebbe desiderato più comprensione della difficilissima situazione romena da parte dei russi. Gli ho aggiunto che per quanto potevo non avrei mancato di fare opera di chiarificazione con essi.

Sua Maestà si è poi vivamente interessato della situazione in Italia. Purtroppo ho potuto fornirGli pochissimi elementi data l'assenza di ogni comunicazione fra noi e il Regno.

Il Sovrano mi ha detto che era dolente che il popolo italiano non si fosse tutto schierato dietro la Monarchia come era successo in Romania e mi ha chiesto quale fosse la situazione di S.A.R. il Luogotenente del Regno e quali prospettive vi fossero per l'avvenire del Paese e della Dinastia Sabauda. Ho risposto che l'Italia viveva un'ora altamente drammatica della sua vita nazionale e del suo destino; che il Luogotenente assolveva con grande cura ai suoi doveri costituzionali e che sull'avvenire del regime si sarebbe pronunciato il popolo italiano alla fine della guerra e appena l'Italia avesse ritrovato la sua unità.

Sua Maestà mi ha ripetuto il suo grande amore per l'Italia, la sua amarezza di sapere che tante ricchezze insostituibili andavano distrutte e mi ha dichiarato che sperava molto in un'intesa intima tra l'Italia e la Romania per l'avvenire.

In termini altrettanto calorosi verso l'Italia si è espressa con mia moglie e con me Sua Maestà la Regina Elena.

544

IL SEGRETARIO DELLA MISSIONE ECONOMICO-FINANZIARIA A WASHINGTON, ORTONA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

L. PERSONALE. Washington, 23 novembre 1944 (per. il 7 dicembre).

Spero che abbiate ricevuto i miei primi telegrammi attraverso il Vaticano 1• Poiché debbo forzatamente essere un po' laconico in simili comunicazioni, proprio negli accenni che attengono agli scopi principali della Missione qui, ho pensato di approfittare della gentile offerta di S.E. Monsignor Cicognani, Delegato Apostolico,

l Si riferisce a due telegrammi che non si pubblicano: il primo, del 19 novembre, è ampiamente riportato nell'allegato; il secondo, pervenuto il 29 novembre, riferiva sui contatti presi da Ortona con i dirigenti deii'U.N.R.R.A.

e di inviare col corriere vaticano elementi più dettagliati circa il lavoro svolto finora. Allego quindi a questa lettera alcuni rapporti sui principali argomenti trattati dalla Missione nel suo complesso o da membri di essa 1• Ti sarò grato se, ritenendolo opportuno, vorrai sottoporli a S.E. il Sottosegretario.

In questa lettera però desidero darti qualche impressione di carattere generale sull'accoglienza ricevuta, i contatti avuti sia in via officiosa che privata, e l'andamento generale del lavoro qui.

Viaggio rapidissimo ìn cui Lawler ci è stato di molto aiuto, in quanto a nessun aerodromo, compreso quello di New Y ork, eravamo attesi. Giunti a New Y ork il giorno precedente le elezioni, abbiamo ritenuto opportuno non recarci subito a Washington e attendere che l'evento si compisse. Appena qui giunti abbiamo iniziato le visite protocollari al Dipartimento di Stato, dove fino ad ora abbiamo soltanto visto come elemento gerarchico massimo Mr. Dunn, capo degli Affari Policiti europei. Colloquio di pura presa di contatto, limitato alle cortesie convenzionali con nessun riferimento sostanziale agli scopi della Missione. In complesso i primissimi contatti col Dipartimenti di Stato, sia nel settore politico (naturalmente abbiamo subito avuto molto a che fare con l'Italian Desk) che nel settore economico, mi hanno dato l'impressione che da parte americana si mantenesse un atteggiamento di cautela e si cercasse di non incoraggiare deviazioni da quella che era la caratterizzazione della nostra Missione, quale formulata dalla lettera di Cordell Hull «technical representatives in an unofficial capacity to discuss economie and financial questions» 2• Tale impressione mi si è poi confermata al momento della consegna all'Italian Desk delle lettere di presentazione per il Presidente Roosevelt 3 , Cordell Hull, e Morgenthau. Il funzionario capo della sezione italiana, pur astenendosi dal fare il minimo commento, ha lasciato trapelare una certa sorpresa, che da parte nostra non è stata naturalmente accusata. Non voglio con questi miei accenni originare l'impressione che l'accoglienza non sia stata più che cortese e improntata alla maggiore cordialità. Era naturale però che i primi approcci ufficiali si svolgessero con una certa ritenutezza da parte dei funzionari americani, tanto più in quanto si sono trovati di fronte a una Missione che si presentava con mandato di piena fiducia del Presidente del Consiglio italiano, mentre essi si erano dichiarati pronti a ricevere la Missione stessa solo in una «unofficial capacity».

Questo atteggiamento di riserva si è presto sbloccato ed è andato man mano stemperandosi specialmente dopo le prime riunioni, ed a seguito dei vari contatti avuti anche singolarmente con i funzionari americani. Ne è testimonianza il fatto che dopo pochi giorni la Missione era ricevuta dal Segretario del Tesoro Morgenthau. Da quanto riferisco a parte nel rapporto con oggetto «conversazioni economico-finanziarie», apparirà chiaro come i nostri rapporti si vadano ora svolgendo su un piano di cordialità e di comprensione da parte americana. Notevole il fatto che fino ad oggi nessun riferimento sia stato fatto al passato e alla nostra condizione di ex-nemici e che nessuna nota polemica stridente abbia finora turbato l'atmosfera delle conversazioni.

1 L'unico rinvenuto si pubblica in allegato. 2 Vedi D. 355. 3 Vedi D. 506.

Con altro rapporto a parte riferisco sulla Conferenza di Rye (ex-Atlantic City). Il giorno del primo contatto al Dipartimento di Stato ci veniva infatti comunicato che eravamo stati ammessi a prender parte alla Conferenza. Veniva allora deciso che la delegazione si sarebbe divisa. S.E. Quintieri si è recato a Rye, dove ha avuto la collaborazione dell'Ing. Di Veroli, anche egli delegato della Camera di Commercio di Roma, che per la sua conoscenza dell'ambiente, la sua residenza a New Y ork da quattro anni e la sua versatilità nel campo economico e commerciale si è rivelato molto utile. Da Rye S.E. Quintieri è tornato il giorno 20. A Washington è rimasto il dott. Mattioli con il resto della Missione, che ha subito iniziato i contatti su cui riferisco a parte. Vedrai dall'impostazione data dal dott. Mattioli all'esame del problema, come si sia fatto da parte sua tutto il possibile per affrontare le questioni più spinose gradualmente, senza urti e con la necessaria accortezza.

A prescindere dalle conversazioni ufficiali, non manchiamo di cogliere ogni occasione per mobilitare ogni possibile simpatia in nostro favore, in contatti privati, sociali o ufficiosi con i singoli funzionari interessati ai nostri problemi e cioè funzionari del Dipartimento di Stato, sezione politica e sezione economica, della Foreign Economie Administration (organismo creato per il periodo della guerra per i problemi di carattere economico che interessano l'America nei suoi rapporti con l'estero), della Tesoreria, dell'Office of War Information (organismo analogo ai Ministeri della Propaganda europei anch'esso istituito per la durata della guerra), del Federai Reserve Board, del Department of Commerce (Sottosegretario Taylor) e del War Department (la cui autorità specie nei riguardi della «shipping» è decisiva). Mattioli ha già avuto anche una conversazione con il Ministro della Giustizia Biddle. È ovvio che in tali contatti nostro compito principale è quello di lumeggiare gli americani sui danni da noi subiti e sulla situazione economica che ne è derivata per il nostro Paese. Debbo dire che, dal punto di vista della documentazione statistica, questi uffici sono ampiamente ragguagliati. Manca indubbiamente, ed è naturale che così sia per chi giudica da migliaia di miglia di distanza, la conoscenza, direi, episodica, di quello che è il nostro dramma attuale. I problemi sono quindi considerati con una rigida obiettività che è nostro compito di correggere con quegli elementi di pathos necessari ad inquadrare i problemi stessi nella loro vera luce. E in questo troviamo i nostri ascoltatori ricettivi ed estremamente interessati. La domanda che ci viene rivolta con maggiore frequenza è quale potrà essere lo sviluppo politico del nostro Paese nei prossimi anni. È implicita, anche se non apertamente confessata, la generale preoccupazione sui vari fattori di influenza politica che potranno giocare non solo in Italia, ma nella Europa tutta, in avvenire. L'America si trova a dover affrontare fin da ora i problemi della sua affermazione economica sul mercato europeo del dopo guerra, specialmente in vista dei formidabili compiti che l'attendono per il momento della così detta «industriai reconversion». Ed è naturale che qui ci si preoccupi di accertare le tendenze politiche dominanti per individuare fin da ora come esse potranno giocare in relazione al problema economico americano. Comunque mi riservo in altra occasione, quando cioè i nostri contatti si saranno moltiplicati, di riferire in modo più completo su questo argomento di carattere generale. Per intanto, a titolo preliminare ed illustrativo, ti accludo, per il caso che il Ministero non l'abbia avuto, il ritaglio di un significativo articolo pubblicato il 12 u.s. sul Washington Post col titolo «Moscow and Security».

Molti altri sono gli argomenti su cui vorrei riferire, ma penso più opportuno attendere, con il compiersi del mio soggiorno qui, di avere maggiori elementi. Ti accennerò sommariamente ancora a qualcuno.

Voglio dirti che è viva l'aspettativa per la nomina del nostro Ambasciatore a Washington, vivissima poi negli ambienti itala-americani. Questo degli itala-americani è un argomento di eccezionale delicatezza. I tre giorni di New Y ork sono bastati a darmi l'impressione della assoluta necessità che si riapra al più presto il nostro Consolato Generale, e che esso venga retto da persona ferma, autorevole e sopratutto in grado di rendersi conto, con una precisa obiettività di giudizio, delle varie tendenze che si urtano quotidianamente nel campo politico in quella che è la più popolosa città d'Italia. Se la nostra popolazione nuovayorkese era nota per le faide di comune che la dilaniavano, oggi si trova ancora più divisa nel campo politico. Divisa a grossi blocchi, riferiti non solo alle correnti politiche locali, ma determinati anche dalla separazione degli animi sul tema della politica nazionale. È significativo però notare che una grande maggioranza ha votato per Dewey, perché insoddisfatti del trattamento usato dal Governo di Roosevelt all'Italia. È indubbio che i pensieri dei nostri italiani si rivolgono tuttora all'Italia con un certo attaccamento nostalgico e che, specialmente nella grande massa di coloro che hanno ancora parenti in Italia, l'attenzione è polarizzata sulla nostra situazione economica, che è giudicata in tutta la sua gravità. Molto quindi si potrebbe ottenere, almeno per ciò che concerne la ripresa economica italiana, facendo leva su questa consapevolezza dei nostri problemi, armonizzando le varie tendenze e convogliando le varie forze in una stessa direzione. E ciò sia per il grande peso politico che gli itala-americani qui rappresentano, sia per il contributo che essi potrebbero dare, sul piano pratico, al cosidetto «relief» e alla ricostruzione. Non so se, con la ripresa delle relazioni diplomatiche, sia prevista e possibile la riapertura dei nostri consolati. È ovvio però l'interesse che noi avremmo a che ciò avesse al più presto pratica attuazione in questo Paese.

Con i rapporti che ti accludo riferisco sui vari argomenti. Sono tutti quelli di cui è stata giudicata a tutt'oggi possibile e utile una trattativa. Non vogliamo mettere «troppa carne al fuoco» perché l'esame dei problemi particolari, di cui molti sono anche spinosi, abbia a turbare l'andamento della trattativa del grosso problema finanziario, su cui è oggi concentrata la nostra attenzione, e anche quella dei funzionari americani. Per questo ho preferito astenermi dal toccare a tutt'oggi l'argomento del dissequestro dei beni italiani, che affronterò in seguito, pur constandomi come in tale campo le cose procedono ancora con il vecchio metro. La Legazione di Svizzera mi ha, per esempio, segnalato come proprio ieri il Dipartimento di Stato abbia chiesto di vendere 1'85% delle azioni di una nostra importante ditta di tabacchi, sotto sequestro da due anni e finora non toccata. Ti segnalo la cosa perché è bene che la sappiate e ne teniate conto. Per parte mia ho preferito chiedere alla Legazione di Svizzera di procedere per suo conto dilazionando ogni provvedimento, fino a che non sarà possibile e opportuno per noi affrontare l'argomento generale del dissequestro e quelli particolari ad esso connessi. (Vedi ad esempio, anche banche italiane in America). Lo stesso dicasi per la questione delle navi ed altre ancora. Non appena avremo concretato qualcosa nel campo finanziario «attaccheremo» anche queste. Voglio cogliere quest'occasione per dirti fin d'ora come io sia rimasto veramente colpito dall'accuratezza e dal lodevolissimo interessamento alle cose nostre del funzionario incaricato dei nostri interessi alla Legazione di Svizzera, signor Weingaertner. Siamo in continuo cordialissimo contatto e nei prossimi giorni, non appena cioè il Ministro Bruggmann, che è stato tutto questo tempo ed è tuttora a Chicago per la conferenza dell'aviazione, mi avrà ricevuto, esaminerò con Weingaertner tutte le questioni più importanti inerenti alla gestione svizzera dei nostri interessi.

Ti pregherei di leggere nei due giornali dell'U.N.R.R.A., che accludo al rapporto «Aiuti dell'U.N.R.R.A. all'Italia», il verbale della riunione che ha avuto luogo a Montreal a metà settembre sull'argomento. Si tratta in fondo del primo dibattito internazionale, a cui hanno preso parte tutte le Nazioni Unite, comprese le ex-nemiche, e nel quale la questione dell'Italia, del suo atteggiamento passato e presente hanno costituito il principale soggetto di discussione.

Non posso dirti ancora per quanto tempo io preveda la durata della Missione. Tutto dipende dall'andamento delle conversazioni finanziarie che, come riferisco a parte, sono anche subordinate all'accertamento dei dati, da parte americana, che prenderà ancora qualche giorno. Solo dopo di questo potremo entrare nel vivo della questione, e quanto tempo sarà poi necessario per giungere ad una soddisfacente soluzione è difficile prevederlo. Non credo. però che possiamo esaurire tutto in meno di un mese, e anche questo è alquanto arrischiato affermarlo. Mi duole che i mezzi di comunicazione non mi consentano di riferirti più di frequente e con quella compiutezza che l'importanza dell'argomento richiederebbe. Ti prego di scusarmene. Cercherò di approfittare sempre di questo corriere settimanale, sperando che le mie comunicazioni possano giungere con una certa rapidità.

ALLEGATO

IL SEGRETARIO DELLA MISSIONE ECONOMICO-FINANZIARIA A WASHINGTON, ORTONA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.l., BONOMI

R. S.N. Washington, 23 novembre 1944.

Ho già segnalato nel telegramma n. l la mia conversazione con il Dipartimento di Stato circa la nostra possibilità di ammissione alle conferenze internazionali, a cui ha dato spunto la comunicazione fattami relativamente alla nostra ammissione a Rye. Mi è stato risposto che se per Rye non vi erano state difficoltà, trattandosi di una conferenza di carattere privato, tali difficoltà sussistevano per le conferenze di carattere ufficiale. Il Dipartimento di Stato aveva dovuto infatti comunicare a Kirk che non era stato possibile ammetterci alla conferenza per l'aviazione a Chicago. Ho fatto presente a Jones (capo deli'Italian Desk), le varie argomentazioni con cui noi avevamo motivato le nostre richieste di partecipazione alle precedenti conferenze. Mi sono riferito al mutato «status» dell'Italia, alla sua partecipazione alla guerra, a motivi di carattere morale e, sul piano pratico, ho ritenuto opportuno fargli notare come ad esempio si sia rivelato utile, non solo per il nostro Paese, ma sopratutto nel quadro degli interessi generali europei e degli sforzi bellici comuni, la partecipazione, originariamente ufficiosa, ma poi da tutti ufficialmente ammessa, del generale Di Raimondo alla «European Inland Transport Conference» di Londra. Ho fatto notare come non fosse possibile analogamente elaborare a Chicago un completo programma di comunicazioni aeronautiche europee e mondiali senza tener conto dell'Italia, delle sue esigenze e delle possibilità che la sua situazione geografica offre. Jones mi ha detto che il suo governo «simpatizzava» sinceramente con il nostro punto di vista e si rendeva pienamente conto delle ragioni che avevano motivato le nostre richieste di partecipazione ai vari congressi internazionali. Egli era certo che la nostra ammissione a Rye significava la prima incrinatura nella posizione di minorità in cui erano tenuti e sperava che per l'avvenire sarebbe stato concesso all'Italia di prendere sempre maggior parte alle iniziative internazionali. Il Governo americano non avrebbe mancato di venire incontro, per quanto possibile e per quanto consentito dalle reazioni di certi membri delle Nazioni Unite, alle nostre richieste.

La questione della nostra partecipazione agli istituti e alle conferenze internazionali è anche stata inclusa nell'agenda delle conversazioni con i ministeri e gli organi tecnici americani e non mancherà di essere opportunamente sollevata dalla Missione anche nel corso delle discussioni awenire. Con prossimo corriere riferirò sulla conferenza dell'aviazione civile a Chicago che dovrebbe concludersi in questi giorni.

545

IL RAPPRESENTANTE DELLA GRAN BRETAGNA NEL COMITATO CONSULTIVO PER L'ITALIA, CHARLES, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS

COMUNICAZIONE. Roma, 26 novembre 1944.

Le meilleur service que le Président du Conseil peut rendre à la cause alliés à ce moment est de rester à son poste et de renforcer par tout moyen possible l'unité du Gouvernement et la collaboration des partis politiques. Dans l'opinion du Gouvernement britannique rien ne pourrait étre plus désastreux aux intéréts de l'Italie que la reprise de disputes internes pendant que l'Italie reste un champ de bataille.

546

L'INCARICATO D'AFFARI AD ANKARA, GUGLIELMINETTI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3248/174. Ankara, 27 novembre 1944, ore 21 1•

Mameli informa aver trasmesso a codesto Ministero, per il tramite Ministero degli Affari Esteri bulgaro, seguente telegramma: «Ministro degli Affari Esteri mi ha comunicato vuole ristabilire relazioni diplomatiche con Italia e mi ha chiesto fargli conoscere intenzioni del Governo italiano. Prego darmi istruzioni e autorizzarmi, in relazione questo telegramma ed istruzioni chieste precedentemente e per rispondere domanda Ministro, di confermare la Missione che è rimasta fedele qui ai miei ordini».

l Pervenuto tramite l'A.C. il lo dicembre alle ore 13,30.

Chiedo per telegrafo urgente risposta anche in relazione precedente richiesta di questa Ambasciata e da ultimo telegramma 132 ottobre 25 1• Ho fatto presente Mameli quanto oggetto del telegramma di V.E. n. 138 novembre 22•

547

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

R. 49/1. Londra, 27 novembre 1944 (per. il 30 dicembre).

Non sono naturalmente in grado di fare per il momento un qualsiasi rapporto che contenga apprezzamenti, sia pure superficiali, sulla situazione politica generale come è vista da Londra, né di riferire come si presenti in questo Paese la posizione dell'Italia nelle fasi attuali del conflitto.

Posso appena accennare, come ho fatto con il mio telegramma 3 , alla cordiale accoglienza ricevuta da parte del Signor Eden ed alle buone disposizioni del Foreign Office per facilitare una presa di contatto iniziale anche con il Corpo Diplomatico qui accreditato. Vedrò quanto prima il Signor Cadogan ed il Signor Sargent4 per un primo scambio di idee sul quale non mancherò eventualmente di riferire a tempo debito.

Nel campo non ufficiale, e cioè quello degli uomini politici e delle personalità altrimenti influenti negli ambienti londinesi, l'accoglienza è stata, a mio giudizio, molto fredda. Avevo del resto posto ogni cura a che il mio arrivo, se non addirittura inosservato, passasse nella stampa senza il minimo scalpore. Quei pochi amici personali che avevo avvicinato, qui come a Roma, erano stati concordi con me nel ritenere che questa fosse la sola linea di condotta da seguire; e difatti, tranne brevi accenni di cronaca in alcuni quotidiani, soltanto un articolo di Franzero nel Daily Telegraph ha sottolineato questa ripresa di relazioni diplomatiche con un articolo infelice e nettamente sfavorevole, che offre peraltro il vantaggio di essere stato aspramente criticato negli stessi ambienti inglesi e del Foreign Office. Il Franzero, che di sua iniziativa mi è già venuto a vedere più di una volta, mostra di essersene reso conto e non ho motivo di dubitare delle sue intenzioni per il futuro.

I Vedi D. 486.

2 Vedi D. 508. Con successivo T. 3264/177 del 30 novembre, pervenuto il 2 dicembre, Guglielminetti comunicava: «Questa Legazione di Bulgaria mi ha consegnato oggi per incarico del suo Governo e con preghiera di trasmettere a codesto Ministero degli Affari Esteri telegramma di Mameli trascritto nel mio telegramma n. 174 del 27 corrente. Nella comunicazione datami oggi Mameli aggiunge di rispondere telegraficamente attraverso Legazione di Bulgaria a Ankara e a Berna». Per la risposta vedi

D. 554. 3 T. 3256/2 del 25 novembre 1944, non pubblicato. 4 Vedi D. 548.

Caratteristica e numerosa è stata la corrispondenza che ho ricevuto fin qui da parte di privati cittadini. Si tratta per lo più di vecchi amici dell'Italia che mi porgono il loro saluto, mentre una sola lettera (anonima) mostrava intenzioni non offensive, ma certo non amichevoli. Alcuni ex prigionieri di guerra britannici hanno tenuto a farmi sapere la loro riconoscenza per quei contadini italiani che li avevano, con grave rischio, sottratti ai tedeschi durante l'occupazione germanica; e la più voluminosa corrispondenza dei nostri prigionieri cooperatori conferma nei nostri soldati immutata devozione alla Patria e fede nel suo avvenire.

Si è pure messo a disposizione dell'Ambasciata il gruppo degli italiani che collabora con la B.B.C. e quello del movimento «Italia Libera» composto in gran parte degli stessi elementi.

Lord Strabolgi che presiede il gruppo parlamentare degli amici dell'Italia ha chiesto sin dal giorno seguente il mio arrivo di prendere immediati contatti e per «The Friends of free Italy» mi ha rivolto un cortese messaggio il deputato laburista lvor Thomas, autore di un opuscolo «A Free Italy in a Free Europe» che ho l'onore di rimettere qui accluso all'E.V. Vedrò il primo domani stesso, e quanto prima il secondo che, per unanime riconoscimento, è il membro del Parlamento britannico che più si sia adoperato per difendere l'Italia da non poche accuse infondate. •

Allego i ritagli concernenti il mio arrivo, nonché l'articolo di Franzero, e mi riservo di riferire a parte sulla consegna da parte della Legazione svizzera della Cancelleria e dell'immobile dell'Ambasciata ch'essa intende ora subordinare alla riassunzione da parte nostra della protezione degli interessi italiani.

Anche sulla situazione dei nostri prigionieri ed internati riferirò in separata sede non appena avrò potuto raccogliere i necessari elementi e sarò in gradQ di formulare, se necessario, delle proposte.

548

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

T. 3155/3. Londra, 29 novembre 1944 1•

Nel corso del mio primo incontro con Sir Orme Sargent ho accennato all'opportunità che la Missione Quintieri venga a Londra durante il viaggio di ritorno dagli Stati Uniti 2• Sono anche tornato di nuovo sull'argomento ieri con il Capo dell'Ufficio competente, signor Howard, ricavandone l'impressione che la questione è vista con interesse. Ho ragione di credere che l'Ambasciatore britannico in Roma verrà richiesto di trattare in proposito con V.E.

t Pervenuto tramite l'A.C. il 9 dicembre. 2 Vedi D. 525.

549.

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.l., BONOMI

PROMEMORIA. Roma, 29 novembre 1944.

L'Ambasciatore degli Stati Uniti ha fatto stamane al Presidente Bonomi la seguente comunicazione d'ufficio:

«La continuazione della crisi di governo in Italia può produrre soltanto le più sfavorevoli ripercussioni sulla opinione pubblica americana sopratutto in un momento in cui l'esame del ristabilimento dei pieni rapporti diplomatici con l'Italia è imminente davanti al Congresso degli Stati Uniti cui la nomina di un Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia può essere presentata al Senato durante la prossima settimana.

Il Governo degli Stati Uniti ritiene importante il carattere rappresentativo del precedente Governo in Italia e si augura sinceramente che questo carattere rappresentativo sarà mantenuto in qualsiasi soluzione che venga raggiunta nella presente crisi.

La composizione del Gabinetto è considerata dal Governo degli Stati Uniti come un problema interamente italiano ma il grado di cooperazione e di amicizia con le Nazioni Unite e con lo sforzo bellico degli Alleati in Italia di cui ogni nuovo Governo italiano darebbe prova è naturalmente una questione che interessa il Governo americano.

Ogni nuovo Governo italiano verrebbe necessariamente richiesto di confermare tutti gli impegni italiani verso gli Alleati a partire dal 3 settembre 1943.

Prima che l'Ambasciatore degli Stati Uniti possa ricevere istruzioni di presentare le Credenziali al Governo italiano dovrebbero essere presi in considerazione gli elementi di cui sopra».

550

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MASCIA

T. 2671/1064. Roma, 2 dicembre 1944, ore 15,15 1•

Per Buenos Aires: «N. 129 del 2 dicembre. Telespresso di codesta Ambasciata

n. 889/163 in data 24 ottobre u.s. 2• Voglia comunicare a codesta Ambasciata dell'Equatore che Governo italiano prega sia fatto pervenire all'Assemblea Nazionale equatoriana suoi più vivi ringraziamenti per la mozione di simpatia e solidarietà

I Trasmesso tramite l'A.C. 2 Non pubblicato.

a favore dell'Italia. R. Incaricato di Affari a Quito, già nominato, al suo arrivo in sede provvederà poi a ringraziare personalmente Presidente detta Assemblea. Pregasi inoltre far pervenire espressione vivo apprezzamento questo Ministero al dott. Max Orefice, Presidente Società Mazzini di Quito, al quale già telegrafato direttamente per suo messaggio del 4 settembre (telespresso di codesta Ambasciata del 14 settembre u.s.)».

551

L'INCARICATO D'AFFARI A DUBLINO, CONFALONIERI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3358/64. Dublino, 2 dicembre 1944, ore 21,56 1•

Mio telegramma 57 del 6 novembre 2•

Ieri sera Signor De Valera ha proposto a Parlamento approvazione concessione .a Croce Rossa Irlandese di contributo di centomila (dico centomila) lire sterline da destinarsi tale tramite a Comitato promosso Pontefice per aiuti popolazione italiana. De Valera nel promuovere proposta ha dichiarato che essa doveva intendersi come risposta appello Pontefice del settembre scorso e gesto solidarietà ad una popolazione tanto provata dagli eventi.

Opposizione generale Mulcahy ha formulato approvazione suo gruppo esprimendo parole più viva simpatia per Italia ed a lui si è aggiunto capo dei laburisti con analoghi sentimenti. In attesa di esprimere personalmente a nome V.E. a Signor De Valera ringraziamenti di cui a telegramma ministeriale 18 del 16 ottobre3 , ho pregato immediatamente Segretario permanente Ministero Esteri di comunicare a Primo Ministro sentimenti di vivo apprezzamento e gratitudine.

552

L'INCARICATO D'AFFARI PRESSO LA SANTA SEDE, BABUSCIO RIZZO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. PER CORRIERE 3314. Roma, 3 dicembre 1944 (per. il 7).

Con Nota Verbale del 29 novembre la Segreteria di Stato ha comunicato le seguenti notizie pervenutele circa lo stato attuale della colonia italiana in Francia: «Alcuni membri della suddetta colonia hanno pregato l'Ecc.mo Nunzio Apostolico a Parigi di far presenti alle competenti Autorità italiane le loro gravi soffe

1 Pervenuto' tramite l'A.C. il IO dicembre alle ore 8. 2 T. 2941/57, non pubblicato. 3 T. 1985/18, non pubblicato.

renze, aggravate dalla mancanza di una qualsiasi Autorità diplomatica o consolare e nonostante gli interventi del Comitato Italiano di Liberazione.

Nel Sud e nel Sud-Ovest della Francia si trovano, inoltre, molti soldati italiani, già appartenenti all'organizzazione Todt, che pare soffrano al presente duri trattamenti nei campi nei quali sono stati internati».

553

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., BONOMI

TELESPR. 102/11. Londra, 3 dicembre 1944 1•

Il lo corrente, nella ricorrenza della giornata nazionale jugoslava, ha avuto luogo una solenne cerimonia al Centrai Hall di Westminster sotto gli auspici della «Jugoslav Society in Great Britain».

Ha presieduto la riunione il signor Amery, Segretario di Stato per l'India, il quale ha rivolto un appello al popolo inglese di appoggiare la società nella sua opera assistenziale a favore delle popolazioni jugoslave.

Ha preso quindi brevemente la parola Re Pietro che, dopo aver auspicato la vittoria finale, ha dichiarato che, nonostante gli sforzi del nemico, trionferà l'idea di una Jugoslavia unita che non è una illusione o creazione del Trattato di Versailles ma, bensì, una precisa aspirazione di tqtto il popolo.

Infine, il Vice Primo Ministro Drago Marusic, riferendosi alle regioni comprese entro i nostri confini, ha dichiarato che esse dovranno venire restituite alla «madrepatria». «Noi pretendiamo riaverle, non perché l'Italia era nemica e noi alleati, ma' per un criterio di giustizia e perché ciò risponde all'unanime volontà del popolo jugoslavo». Concludendo il Ministro ha detto di ritenere che questo era anche il desiderio degli Alleati.

La stampa non ha dato alcun rilievo all'avvenimento ma, avendo avuto occasione di vedere il signor Amery, che già mi aveva cortesemente invitato giorni or sono ad incontrare alcuni suoi amici politici, egli mi ha detto che, come del resto è già noto a V.E., i dirigenti jugoslavi sono tutti concordi nella loro pretesa di portare i confini della nuova Jugoslavia all'Isonzo e non tralasciano occasione per ripetere al pubblico inglese questa loro aspirazione.

Quanto al punto di vista britannico il signor Amery non ha detto cosa nuova affermando che secondo lui la cosa dovrà essere regolata in sede del trattato di pace.

1 Manca l'indicazione della data d'arrivo.

554

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ANKARA, GUGLIELMINETTI

T. 2703/187. Roma, 4 dicembre 1944, ore 16 1•

Suoi telegrammi 174 e 1772•

Pregola comunicare a codesto Rappresentante bulgaro e a Mameli che siamo lieti normalizzare rapporti diplomatici con Bulgaria. Per conto nostro confermiamo mandato ad attuale nostra rappresentanza Sofia, che dopo 8 settembre è rimasta fedele legittimo Governo italiano.

Come noto non esiste attualmente a Roma alcun rappresentante diplomatico bulgaro, ma accoglieremo con piacere persona che Governo Sofia vorrà designare per tale incarico di cui restiamo in attesa conoscere nome al più presto 3•

555

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, QUARONI

T. PER CORRIERE 2728/78. Roma, 6 dicembre 1944 1•

Come è noto, Autorità britanniche ed americane hanno da tempo concesso rimpatrio prigionieri di guerra italiani invalidi o che abbiano compiuto sessanta anni o che avendo oltrepassato i cinquanta anni siano in prigionia da oltre due anni. Uguale beneficio è stato accordato a prigionieri cui famiglie in Italia versano in particolari condizioni penose o cui presenza in Patria è necessaria per riorganizzazione forze armate od opera ricostruzione.

La S.V. è pregata di comunicare quanto precede a codesto Governo, chiedendo analoga decisione da parte Autorità sovietiche, sottolineando opportunità che nostri prigionieri in Russia vengano equiparati a quelli in mano anglo-americana, e facendo rilevare che provvedimento non mancherebbe provocare favorevoli ripercussioni sentimento popolo italiano. La S.V. è pregata di far inoltre presente che rientro predetti nostri prigionieri dal territorio sovietico appare ora facilitato da possibilità transito Romania e Bulgaria. In data odierna questa Ambasciata dell'U.R.S.S. è stata interessata in tal senso.

Si prega di assicurare telegraficamente comunicando ogni eventuale elemento di risposta al riguardo.

1 Trasmesso tramite l'A.C.

2 Vedi D. 546 e nota 2 allo stesso.

3 Con T. 2704/498 analoga comunicazione venne inviata a Magistrati affinché ne informasse il rappresentante bulgaro a Berna.

44 -Documenti diplomatici • Serie X · Vol. l (4213051)

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APPENDICI

APPENDICE I

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(9 settembre 1943-11 dicembre 1944)

MINISTRO

GUARIGLIA Raffaele, ambasciatore, fino all'l l febbraio 1944 1 ; BADOGLIO Pietro, Maresciallo, capo del Governo 2 , dall'l l febbraio 1944; BoNOMI lvanoe, presidente del Consiglio, interim dal 18 giugno 1944.

SOTTOSEGRETARI DISTATO

VISCONTI VENOSTA Giovanni dal 18 giugno 1944; MoRELLI Renato, per gli Italiani all'estero, dal 18 giugno 1944.

GABINETTO DEL MINISTRO

Capo del Gabinetto: MARCHETTI Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe, dal 15 luglio 1944.

Segretari: PIERANTONI Aldo, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944; MoRozzo DELLA RoccA Antonino, vice console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; GUAZZARONI Cesidio, addetto consolare, dal 28 luglio al 10 settembre 1944.

SEGRETARIO GENERALE

Rosso Augusto, ambasciatore, cessato il 14 settembre 1943; PRuNAS Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe, dal 2 novembre 1943.

l Essendo Guariglia rimasto a Roma, la firma per gli affari del Ministero degli Esteri fu affidata al capo del Governo con R.D. 15 novembre 1943. 2 Presidente del Consiglio dal 17 maggio 1944.

Addetti alla segreteria generale: VENTURINI Antonio, primo segretario di legazione di seconda classe, dal l O ottobre 1943; ANZILOTTI Enrico, primo segretario di legazione di seconda classe, dal maggio al 27 luglio 1944; CASARDI Alberico, primo segretario di legazione di seconda classe, dal 27 ottobre 1943 al 27 luglio 1944; MACCHI DI CELLERE Francesco, primo segretario di legazione di seconda classe, dal 3 novembre 1943 al 27 luglio 1944; GRILLO Remigio, primo segretario di legazione di seconda classe, dal 23 settembre 1943; BERRI Gino, console di prima classe, dal 9 febbraio 1944; Buzzi Cesare Pier Alberto, console di prima classe, dal 23 febbraio 1944; MALFATTI DI MoNTETRETTO Carlo, console di prima classe, dal 9 febbraio 1944; SERRA DI CASSANO Gian Battista, console di prima classe, dall'ottobre 1943; NASI Giovanni, console di seconda classe, dal 9 febbraio 1944; GIURATO Giovanni, console di seconda classe, dal 20 febbraio 1944; PÀVERI FONTANA Alberto, console di seconda classe, dal 9 febbraio 1944; 0RLANDINI Gustavo, console di seconda classe, dal 9 febbraio 1944; DALLA RosA PRATI Rolando, console di seconda classe, dal maggio al 27 luglio 1944; MAZIO Aldo Maria, console di seconda classe, dal 20 ottobre 1943 al 27 luglio 1944; RoBERTI Guerino, console di seconda classe, dal 12 ottobre 1943 al 27 luglio 1944; MONTANARI Franco, console di terza classe, dall'ottobre 1943 al 27 luglio 1944; FARACE Alessandro, console di terza classe, dall'ottobre 1943 al 27 luglio 1944; Duccr Roberto, console di terza classe, dal 10 ottobre 1943 al 27 luglio 1944; DELLA CHIESA n'ISASCA Renato, console di terza classe, dal 4 dicembre 1943 al 27 luglio 1944; MARCHIORI Carlo, console di terza classe, dall'ottobre 1943 al 14 luglio 1944; BouNous Franco, console di terza classe, dall'ottobre 1943 al 27 luglio 1944; MIZZAN Ezio, console di terza classe, dal 9 febbraio al 27 luglio 1944; THEooou Livio, console di terza classe, dal 9 febbraio al 27 luglio 1944; DE GIOVANNI Luigi, vice console di prima classe, dal 23 aprile 1944; CAPECE MINUTOLO Alessandro, vice console di prima classe, dal 19 dicembre al 27 luglio 1943; MARESCA Adolfo, vice console di prima classe, dal 9 febbraio 1944; SANFELICE DI MONTEFORTE Ignazio, vice console di prima classe, dal febbraio al 27 luglio 1944; GAJA Roberto, vice console di prima classe, dal 28 febbraio al 27 luglio 1944; MESSERI Girolamo, vice console di prima classe, dall'Il novembre 1943 al 25 agosto 1944; RuBINO Eugenio, vice console di seconda classe, dal 9 febbraio al 27 luglio 1944; STAMPA Guidobaldo, vice console di seconda classe, dal settembre 1943 al 27 luglio 1944; RICCARDI Roberto, addetto consolare dal 30 ottobre 1943 al 27 luglio 1944; VARALDA Maurilio, addetto consolare dal 19 dicembre 1943 al 27 luglio 1944; CAVALLETTI Marcello, addetto consolare dal 10 novembre 1943 al 27 luglio 1944; MANZINI Raimondo, addetto consolare, dal 26 aprile al 27 luglio 1944; JEZZI Alberto, addetto consolare dal novembre 1943 al 27 luglio 1944; GuAZZARONI Cesidio, addetto consolare, dall'Il settembre 1944; BoLASCO Vincenzo, addetto stampa, dal febbraio 1944.

Segretario particolare del Segretario Generale: FRANZÌ Mario, addetto consolare, dal 28 luglio 1944.

UFFICIO COORDINAMENTO DELLA SEGRETERIA GENERALE

Capo ufficio: FoRNARI Giovanni, primo segretario di legazione di prima classe, dal 15 luglio 1944.

Segretari: CASARDI Alberico, primo segretario di legazione di seconda classe, dal 28 luglio 1944; THEODOLI Livio, console di terza classe, dal 28 luglio 1944; GAJA Roberto, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944; PLAJA Eugenio, vice console di prima classe, dall'8 novembre 1944.

CONTENZIOSO DIPLOMATICO

Capo ufficio: PERASSI Tommaso, professore ordinario di diritto internazionale all'Università di Roma, dal 15 luglio 1944.

Consulenti: PENNETTA Antonio, consigliere della Corte Suprema di Cassazione, dal 2 novembre 1944; CuciNOTTA Ernesto, consigliere della Corte Suprema di Cassazione, dal 2 novembre 1944; BENEDETTI Dante, sostituto procuratore generale della Corte d'Appello, dal 2 novembre 1944.

Segretari: MARESCA Adolfo, vice console di prima classe, dal 15 luglio 1944; DE Rossi Michele G., dal 2 novembre 1944.

UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON LE AUTORITÀ ALLEATE

Capo ufficio: DEL BALZO Giulio, primo segretario di legazione di prima classe, dal 15 luglio 1944.

Segretari: RoBERTI Guerino, console di seconda classe dal 28 luglio al 19 novembre 1944; LEPRI Stanislao, console di seconda classe dal 28 luglio al 21 ottobre 1944; FARACE Ruggero, console di terza classe dal 28 luglio al 31 ottobre 1944; WINSPEARE GUICCIARDI Vittorio, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944; PASCUCCI RIGHI Giulio, vice console di prima classe dal 28 luglio 1944; MANZINI Raimondo, addetto consolare, dal 28 luglio al 30 ottobre 1944.

UFFICIO DEL CERIMONIALE

Capo del cerimoniale: DIANA Pasquale, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe, dal 15 luglio 1944.

Segretari: SALLIER DE LA ToUR Paolo, primo segretario di legazione di prima classe, dal 28 luglio 1944; GUASTONE BELCREDI Enrico, console di terza classe dal 28 luglio 1944; DE FERRARI Giovanni Paolo, vice console di terza classe, dal 28 luglio 1944; BoRROMEO Giovanni Lodovico, vice console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; PROFILI Mario, addetto consolare, dal 28 luglio 1944.

UFFICIO STAMPA ESTERA

Capo ufficio: MASCIA Luciano, consigliere di legazione, dal 15 luglio al settembre 1944.

Segretari: GAETANI Massimo, console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; CAVALLETTI Francesco, console di seconda classe, dal 14 agosto 1944; DELLA CHIESA o'IsASCA Renato, console di terza classe, dal 28 luglio al 30 novembre 1944; BouNous Franco, console di terza classe, dal 28 luglio 1944; Ducci Roberto, console di terza classe, dal 28 luglio 1944; BAsso Maurizio, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944; lEZZI Alberto, addetto consolare, dal 28 luglio 1944; AILLAUD Enrico, addetto consolare, dal 28 luglio 1944.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI

Direttore generale: ZoPPI Vittorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe, dal 15 luglio 1944.

Segretario: T ALLARIGO Paolo, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944.

UFFICIO I

Impero britannico e Paesi arabi del Medio Oriente.

Capo ufficio: ANZILOTTI Enrico, primo segretario di legazione di seconda classe, dal 15 luglio 1944.

Segretari: PLAJA Eugenio, vice console di prima classe, dal 28 luglio al 7 novembre 1944; NuTI Giampiero, vice console di seconda classe, dal 18 novembre 1944; MoLAJONI Paolo, addetto consolare, dal 28 luglio 1944; CALENDA Carlo, addetto consolare, dal 28 luglio 1944.

UFFICIO II

Francia e colonie francesi.

Capo ufficio: SILVESTRELLI Luigi, primo segretario di legazione di seconda classe (reggente), dal 15 luglio 1944.

Segretari: DE MICHELIS Paolo, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944; DE GIOVANNI Luigi, vice console di prima classe, dal 28 luglio I 944; P ANSA Paolo, addetto consolare, dal 28 luglio 1944.

UFFICIO III

Penisola iberica, colonie spagnole e portoghesi, Andorra.

Capo ufficio: MARCHIORI Carlo, console di terza classe (reggente), dal 15 luglio 1944.

Segretari: MaNDELLO Mario, vice console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; FABBRICOTTI Fabrizio, addetto consolare, dal 28 luglio al 25 novembre 1944.

UFFICIO IV

U.R.S.S., Europa danubiana e balcanica, Turchia.

Capo ufficio: BaRGA Guido, primo segretario di legazione di prima classe, dal 15 luglio 1944.

Segretari: FRANCO Fabrizio, console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; CERULLI IRELLI Giuseppe, console di terza classe, dal 28 luglio 1944; PERRONE CAPANO Carlo, vice console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; RAMONDINO Ferruccio, commissario tecnico per l'Oriente di terza classe, dal 28 luglio 1944.

UFFICIO V

Germania, Paesi Bassi, Belgio, Svizzera, Paesi scandinavi, Paesi baltici, San Marino.

Capo ufficio: FECIA m CosSATO Carlo, consigliere di legazione, dal 15 luglio 1944.

Segretari: CoTTAFAVI Antonio, primo segretario di legazione di prima classe, dal 28 luglio 1944; EMo CAPODILISTA Gabriele, console di terza classe, dal 28 luglio al 22 novembre 1944; FRAGNITO Giorgio, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944; VARALDA Maurilio, addetto consolare, dal 28 luglio 1944.

UFFICIO VI

Americhe ed Estremo Oriente.

Capo ufficio: DI STEFANO Mario, consigliere di legazione, dal 15 luglio 1944.

Segretari: MAZIO Aldo Maria, console di seconda classe, dal 28 luglio al 31 ottobre 1944; DE FRANCHIS Carlo, console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; GuADAGNINI Piero, console di terza classe, dal 28 luglio 1944; DELLA CHIESA n'IsASCA Renato, console di terza classe, dal 1° dicembre 1944; FABIANI Oberto, vice console di prima classe, dal 1° settembre 1944; CAREGA Giorgio, interprete.

UFFICIO VII

Santa Sede.

Capo ufficio: MIGONE Bartolomeo, primo segretario di legazione di prima classe, dal 15 luglio al 19 novembre 1944.

Segretari: MACCHI DI CELLERE Francesco, primo segretario di legazione di seconda classe dal 28 luglio 1944; MASSIMO LANCELLOTTI Paolo Enrico, addetto consolare, dal 28 luglio 1944.

UFFICIO VIII

Stra/cio Albania.

Capo ufficio: SoLARI Pietro, console di seconda classe, dal 15 luglio 1944.

Segretari: MoscATO Niccolò, console di terza classe, dal 28 luglio al 17 ottobre 1944; PuRI PvRINI Giuseppe, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944; VoLPE Arrigo, addetto consolare, dal 28 luglio 1944.

UFFICIO IX

Prigionieri di guerra, Internati civi!Ì, Protezione interessi italiani in Paesi nemici ed ex-nemici.

Capo ufficio: CoRRIAS Angelino, primo segretario di legazione di prima classe, dal 15 luglio 1944.

Segretari: ZAPPI Filippo, console di prima classe dal 28 luglio 1944; Lo SAvio Pio, console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; FARACE Alessandro, console di terza classe dal 28 luglio 1944; VITELLI Girolamo, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944; STADERINI Ettore, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI

Direttore generale: DI NoLA Angelo, consigliere di Stato, dal 1° agosto 1944.

Vice direttore generale: GRAZZI Umberto, consigliere di legazione, dal 15 luglio 1944.

UFFICIO I

Comunicazioni, Affari Generali e Paesi transoceanici.

Capo ufficio: SANTOVINCENZO Magno, console di prima classe, dal 15 luglio 1944.

UFFICIO II

Europa centrale e occidentale.

Capo ufficio: N.N.

Segretari: LoNI Aldo, vice console di prima classe, dal 19 ottobre 1944; ToscANI MILLO Antonio, vice console di prima classe, dal 9 settembre 1944; EGIDI Marcello, assistente addetto commerciale di prima classe, dal lO ottobre 1944.

UFFICIO III

Europa orientale e Balcani.

Capo ufficio: MosCATO Niccolò, console di terza classe, dal 18 ottobre 1944.

UFFICIO IV

Applicazione armistizio.

Capo ufficio: ORTONA Egidio, primo segretario di legazione di prima classe, dal 18 ottobre 1944.

DIREZIONE GENERALE DEL PERSONALE E AFFARI GENERALI

Direttore generale: VIDAU Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe, dal 15 luglio 1944.

Vice direttore generale: ScAMMACCA Michele, consigliere di legazione, dal 15 luglio 1944.

Segretario: RiccARDI Roberto, addetto consolare, segretario particolare del direttore generale, dal 28 luglio 1944.

.UFFICIO I

Personale.

Capo ufficio: ScAMMACCA Michele, consigliere di legazione, dal 15 luglio 1944.

Segretari: (sezione A) CoNTI Mario, primo segretario di legazione di seconda classe, dal 28 luglio 1944; PINNA CABONI Mario, console di terza classe, dal 28 luglio 1944; CATALANO Felice, vice console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; STAMPA Guidobaldo, vice console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; (sezione B) PRATO Eugenio, console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; CAPECE MINUTOLO Alessandro, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944;

FIGAROLO DI GROPELLO Adalberto, vice console di prima classe, dal 15 novembre 1944; VALDETTARO Luigi, addetto consolare, dal 28 luglio 1944; CIOTTI Luigi, segretario dei Servizi Tecnici, dal 28 luglio 1944; (sezione C) PRATO Eugenio, console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; ToN CI Francesco, addetto consolare, dal 28 luglio 1944; GASPARINI Carlo, vice console di prima classe, dall'l I dicembre 1944.

UFFICIO II

Amministrativo.

Capo ufficio: BoLLATI Attilio, console generale di seconda classe, dal 15 luglio 1944.

Segretario: BLANDI Silvio, ispettore capo dei Servizi Tecnici, dal 28 luglio 1944.

UFFICIO III

Sedi demaniali e Intendenza.

Capo ufficio: N.N.

Segretario: FERRINI Guglielmo, ispettore capo dei Servizi Tecnici, dal 28 luglio 1944; FossATI Mario, vice ispettore dei Servizi Tecnici.

UFFICIO IV

Cifra e Crittografico.

Capo ufficio: DALLA RosA PRATI Rolando, console di seconda classe (reggente), dal 15 luglio 1944.

Segretari: TIBERI Giorgio, console di terza classe, dal 28 luglio 1944; SANFELICE DI MoNTEFORTE Ignazio, vice console di prima classe, dal 28 luglio 1944; CERACCHI Giuseppe, commissario consolare di prima classe; PAOLINI Ennio, commissario consolare di prima classe, dal 1° agosto 1944; PALAZZI CATTANEO Ernesto, segretario dei Servizi Tecnici, dal 28 luglio )944.

UFFICIO V

Corrispondenza e corrieri.

Capo ufficio: ToMMASINI Mario, ispettore superiore dei Servizi Tecnici, dal 15 luglio 1944.

Segretario: RoTA Armando, vice ispettore dei Servizi Tecnici dal ! 0 settembre 1944; MIGNEco Mario Tullio, segretario dei Servizi Tecnici, dal 28 luglio 1944.

SERVIZIO AFFARI GENERALI

Capo servizio: PERSICO Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe, dal 15 luglio 1944.

UFFICIO I

Istituti, Conferenze e Congressi internazionali, Relazioni culturali.

Capo ufficio: ToRELLA Raimondo, primo segretario di legazione di seconda classe, dal 15 luglio all'Il ottobre 1944; GÀBRICI Tristano, console di terza classe, dall'l l dicembre 1944.

Segretari: MIZZAN Ezio, console di terza classe, dal 28 luglio al 10 dicembre 1944; GASPARINI Carlo, vice console di prima classe, dal 28 luglio al 10 dicembre 1944; MARINUCCI DE REGUARDATI Costanzo, vice console di seconda classe, dal 16 agosto 1944.

UFFICIO II

Trattati e Atti.

Capo ufficio: Russo Augusto, vice console di pnma classe (reggente), dal 15 luglio 1944.

Segretario: RUBINO Eugenio, vice console di seconda classe, dal 28 luglio 1944.

UFFICIO III

Storico-diplomatico.

Capo ufficio: MACCOTTA Giuseppe, vice console di prima classe (reggente), dal 15 luglio 1944.

Segretari: LUCIOLLI Giovanni, vice console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; RoccHI Giovanni Stefano, vice console di seconda classe, dal 28 luglio 1944.

Addetto alla direzione generale del personale: CuCINOTTA Ernesto, consigliere della Corte Suprema di Cassazione, dal 28 luglio 1944.

ARCHIVIO STORICO E BIBLIOTECA

Capo ufficio: N.N.

FUNZIONARI DISTACCATI PRESSO ALTRI MINISTERI

Presidenza del Consiglio dei Ministri: MoNTANARI Franco, console di terza classe, dal 28 luglio 1944; 0RLANDI CaNTUCCI Corrado, vice console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; M ANASSEI Alessandro, vice console di seconda classe, dal 28 luglio 1944; CAVALLETTI Marcello, addetto consolare, dal 28 luglio 1944.

Ministero delle Finanze: ORTONA Egidio, console di seconda classe, dal 28 luglio al 17 ottobre 1944.

APPENDICE Il

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(9 settembre 1943-11 dicembre 1944)

AFGHANISTAN

Kabul -QUARONI Pietro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 23 maggio 1944; ANZILOTTI Enrico, primo segretario, fino al maggio 1944.

ARGENTINA

Buenos Aires -GARBACCIO Livio, consigliere, incaricato d'affari, fino al 20 novembre 1944; SIMONE Nicola, console con funzioni di primo segretario, fino al 19 novembre 1944; SENSI Federico, console con funzioni di primo segretario, incaricato d'affari ad interim, dal 21 novembre 1944; CoRNAGGIA MEDICI CASTIGLION! Gherardo, vice console con funzioni di terzo segretario; ROMEO Antonio, comandante, addetto navale per l'aeronautica; PRATI Riccardo, maggiore, addetto militare.

BULGARIA

Sofia 1 -MAMELI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DANEO Silvio, primo segretario; CAMPANELLA Francesco Paolo, secondo segretario; VINCI Piero, terzo segretario.

FINLANDIA

Helsinki -GUARNASCHELLI Giovanni Battista, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 15 marzo 1944; Rossi LONGHI Gastone, primo segretario fino al 15 marzo 1944.

GRAN BRETAGNA

Londra -CARANDINI Niccolò, rappresentante politico, dal 17 novembre 1944; MIGONE Bartolomeo, consigliere, dal 20 novembre 1944; RoBERTI Guerino, primo segretario, dal 20 novembre 1944.

l La legazione riprese a funzionare il 18 settembre 1944.

IRLANDA

Dublino -BERARDIS Vincenzo, inviato straordinario e mm1stro plenipotenziario, fino al 19 ottobre 1944; CoNFALONIERI Giuseppe Vitaliano, primo segretario, incaricato d'affari, dal 19 ottobre 1944; MALASPINA Falchetto, primo segretario.

PORTOGALLO

Lisbona -PRUNAS Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 31 ottobre 1943; Rossi LONGHI Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 1° novembre 1944; LANZA o'AJETA Blasco, consigliere, incaricato d'affari, dal 1° novembre 1943 al 23 settembre 1944; AssETTATI Augusto, primo segretario, incaricato d'affari, dal 23 settembre al 31 ottobre 1944; SILJ Francesco, primo segretario, fino al 17 maggio 1944 e dal 15 novembre 1944; MAZIO Aldo Maria, primo segretario, dal 1° novembre 1944; DALLA RosA PRATI Rolando, secondo segretario; FARACE Ruggero, secondo segretario, dal l o novembre 1944; MACCAFERRI Franco, terzo segretario, fino al settembre 1944; MANZINI Raimondo, quarto segretario, fino al 26 aprile 1944; CuoiA DI SANT'ORSOLA Umberto, capitano di vascello, addetto navale; BIANCHI, colonnello, addetto aeronautico; ARMANINO, capitano, addetto aeronautico aggiunto.

ROMANIA

Bucarest-BovA ScaPPA Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GERBORE Pietro, primo segretario; CARACCIOLO DI SAN VITo Roberto, secondo segretario, fino al 1° novembre 1944; DE LUIGI Pier Giuliano, terzo segretario; RELLI Guido, commissario per l'Oriente.

SANTA SEDE

Roma-BABUSCIO Rizzo Francesco, consigliere, incaricato d'affari; BALDONI Corrado, consigliere; FERRETTI Raffaele, primo segretario; SoRa Giovanni Vincenzo, secondo segretario; MoRozzo DELLA RoccA Antonino, terzo segretario, fino al 27 luglio 1944; MaNDELLO Mario, terzo segretario, fino al 15 luglio 1944.

SPAGNA

Madrid-PAULUCCI DI CALBOLI BARONE Giacomo, ambasciatore, fino al 1° ottobre 1944; MASCIA Luciano, consigliere, incaricato d'affari, dal 2 ottobre 1944; LA TERZA Pier Luigi, consigliere, fino all'agosto 1944; 0TTAVIANI Luigi, consigliere, fino all'agosto 1944; V ANNI o'ARCHIRAFI Paolo, primo segretario; FORMENTINI Omero, primo segretario; CARUSO Casto, primo segretario; SANFELICE DI MoNTEFORTE Antonio, secondo segretario, fino all'agosto 1944; CLEMENTI DI SAN MICHELE Raffaele, secondo segretario, fino al 7 gennaio 1944; MILESI FERRETTI Gian Luigi, terzo segretario; SIOTTO PINTOR Aureliano, terzo segretario; F ABBRICOTTI Fabrizio, vice console con funzioni di terzo segretario, dal 26 novembre 1944; VAGNETTI Leonida, consigliere per l'emigrazione; CARNEVALE Ottavio, colonnello, addetto militare; Tucc1 Carlo, capitano di fregata, addetto navale; FILIASI Luigi, capitano di fregata, addetto navale; FERRI Forte, colonnello, addetto aeronautico, fino al settembre 1944; BERTUZZI Carlo, capitano, addetto aeronautico aggiunto.

SVEZIA

Stacco/ma -RENzETTI Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 16 ottobre 1944; GuARNASCHELLI Giovanni Battista, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 16 ottobre 1944; GUIDOTTI Gastone, primo segretario; MAJOLI Mario, primo segretario; CoLONNA DI PALIANO Guido, secondo segretario; CoNTI Luciano, terzo segretario; RoERO DI CoRTANZE Giuseppe, colonnello, addetto militare; KLINGER Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

SVIZZERA

Berna -MAGISTRATI Massimo, inviato straordinario e m1mstro plenipotenziario, fino al 9 dicembre 1944; BERlO Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, incaricato d'affari, dal 9 dicembre 1944; ALESSANDRINI Adolfo, consigliere, fino al dicembre 1944; ScoLA CAMERINI Giovanni, primo segretario; TOFFOLO Giovanni Battista, primo segretario; T ASSONI EsTENSE DI CASTELVECCHIO Alessandro, console con funzioni di primo segretario; BoMBASSEI FRASCANI DE VETTOR Giorgio, secondo segretario; PROFILI Giacomo, secondo segretario; BoccHINI Marcello, terzo segretario; MANASSEI Alessandro, quarto segretario; BIANCHI Tancredi, generale, addetto militare; GHERZI, capitano, addetto militare aggiunto; CHIGLIA Elbano, maggiore, addetto aeronautico.

TURCHIA

Ankara-Rocco Guido, ambasciatore, fino al 10 novembre 1944; GUGLIELMINETTI Giuseppe, consigliere, incaricato d'affari dal 10 novembre 1944; D'AQUINO DI CARAMANICO Alfonso, primo segretario, fino al 20 novembre 1944; ZAVATTARI Edmondo, colonnello di Stato Maggiore, addetto militare, fino al 19 ottobre 1944; LEVESI Alessandro, tenente colonnello di cavalleria, addetto militare aggiunto; BESTAGNO Giuseppe, capitano di vascello, addetto navale; TRIMBOLI, colonnello, addetto aeronautico, fino al settembre 1944.

U.R.S.S.

Mosca -QuARONI Pietro, rappresentante politico, dal 29 maggio 1944; MESSERI Girolamo, vice console, segretario, dal 25 agosto 1944.

45 -Documenti diplomatici -Serie X -Vol. I

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(9 settembre 1943-11 dicembre 1944)

Afghanistan: Abdul SAMAD Khan, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Mohammed Au, primo segretario.

Argentina: Oscar ONETO AsTENGO, consigliere, incaricato d'affari; Guido CoMOLLI, consigliere commerciale.

Belgio: CARLIER, console generale, dal 1° novembre 1944.

Brasile: Vasco Leitao DA CUNHA, incaricato d'affari, dal 26 ottobre 1944; Octavio DE SA' NEVES DA RocHA, secondo segretario, dal 6 dicembre 1944; Mozart GuRGEL VALENTE, terzo segretario, dal 26 ottobre 1944.

Cecoslovacchia: Vladimir VANEK, console generale, dal 22 settembre 1944.

Gran Bretagna: sir Noel CHARLES, rappresentante politico, dall'll ottobre 1944; Henry HoPKINSON, ministro consigliere, dall'l l ottobre 1944.

Irlanda: Michael MAc WHITE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Messico: Mario GARZA RAMos, incaricato d'affari ad interim, dall'll dicembre 1944.

Paesi Bassi: D.G.E. MIDDELBURG, console generale, dal 26 maggio 1944; F.W. CRANDIJK, console generale, dal 15 settembre 1944.

Polonia: Maciey LORET, incaricato d'affari ad interim, dall'8 novembre 1944.

Portogallo: Josè LoBo n'AVILA LIMA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Josè PEDROSO DE LIMA, segretario.

Santa Sede: Francesco BoRGONGINI DucA, monsignore, arcivescovo titolare di Eraclea, nunzio apostolico; Ambrogio MARCHIONI, uditore; Giuseppe PAUPINI, segretario.

Sezione Assistenza: Antonio RIBERI, arcivescovo titolare di Dara.

Spagna: Eduardo GARCIA COMIN, ministro plenipotenziario, incaricato d'affari; Rafael FoRNs, primo segretario; Pedro LoPEZ GARCIA, primo segretario; César Daniel ALARCON, primo segretario; Ramon SAENZ DE HEREDIA Y DE MANZANOS, primo segretario; Mario PoNCE DE LEON, secondo segretario, incaricato degli affari consolari; Angel ScANDELLA, maggiore di Stato Maggiore, addetto militare aggiunto; Mario DRENA, maggiore di aviazione, addetto aeronautico aggiunto.

Stati Uniti d'America: Alexander KIRK, ambasciatore, dal 7 dicembre 1944.

Svezia: Torsten HAMMARSTROMM, consigliere, incaricato d'affari; Fred FALKMAN, capitano di vascello, addetto navale;

Svizzera: Pierre DE SALIS, consigliere, incaricato d'affari ad interim; Bernard MALLET, consigliere; Oscar RosSETTI, addetto; Roberto SULZER, addetto.

Sezione Interessi Stranieri: Maxime DE STOUTZ, ministro plenipotenziario, incaricato degli interessi stranieri, fino all'ottobre 1944; Carlo SOMMARUGA, consigliere giuridico; Guido RIVA, addetto; Leonardo TRIPPI, capitano, addetto, capo del servizio per le visite ai prigionieri di guerra ed internati civili; Mare CHAUVET, addetto; Claude CAILLAT, addetto.

U.R.S.S.: Mikhail KosTYLEV, rappresentante politico, dal 25 marzo 1944, ambasciatore, dal 25 ottobre; Ivan MARTINOV, consigliere, dal 9 luglio 1944; Nikolaj GoRCHAKOV, primo segretario, dal 19 aprile 1944; Enver MAMEDOV, addetto; Ivan ANOUROV, addetto, dal 15 luglio 1944.